sabato 5 maggio 2012

pc 4-5 maggio - sul corteo degli operai a Termini Imerese

Lunedì 30 aprile, abbiamo partecipato al corteo degli operai ex Fiat a Termini Imerese, un corteo di circa 1000 persone dove non vi era però la presenza piena degli operai sia tra gli esodati (che in tutto sono circa 600) che tra gli operai in cassa integrazione, più presenti indotto e operai e operaie delle ditte di pulizia e mensa, corteo infarcito poi di gente varia proveniente per lo più dalle istituzioni.

Poche anche le bandiere dei confederali, non è circolato alcun volantino tranne quello nostro sul 1 maggio internazionalista e quello dello Slai Cobas per il sindacato di classe più specifico sulla questione exFiat/Dr Motor che venivano presi o richiesti dagli operai.

Durante la manifestazione abbiamo avuto modo di parlare con alcuni operai, il clima è caratterizzato da aspetti di pessimismo e preoccupazione per un futuro che si delinea sempre più cupo visto che a tutt'oggi la situazione è in una fase di stallo, e se per gli esodati ancora la situazione non si è sbloccata per gli altri operai si tratta di cassa integrazione fino a dicembre, e poi??? Ma tanta è anche la rabbia per i ritardi e le complicazioni relative all'operazione passaggio dalla Fiat alla Dr Motor confermata dalle ultime notizie, riportate anche dal quotidiano la Repubblica di Palermo: “Cinque mesi di ritardo sulla tabella di marcia che pesano sulle spalle dei 2.200 operai e iniziano a fare dubitare della solidità del piano di Dr Motor. Tre istituti di credito, Intesa Sanpaolo, UniCredit e Monte dei Paschi di Siena, che respingono al mittente la richiesta di prestito avanzata da Massimo Di Risio. Il silenzio da parte delle istituzioni, che non riescono a dare risposte rassicuranti ai sindacati. La questione dei 640 esodati, rimasti senza tutele dopo la retromarcia del governo Monti e che adesso rischiano di compromettere l’intero progetto di riconversione. (…) con le banche che non vogliono concedergli i 95 milioni di euro necessari per avviare la produzione. Nonostante siano garantiti al 90 per cento dalla Regione. (…) Alla base delle preoccupazioni degli istituti di credito c’è la posizione finanziaria della casa madre a Macchia d’Isernia: 30 milioni di euro di debiti, un fatturato che nel 2011 è stato di 16,4 milioni, a fronte di costi per 26,5 milioni e di una perdita di 11. Situazione che condiziona l’erogazione degli stipendi dei 180 lavoratori (60 dei quali in cassa integrazione da febbraio), che non vengono pagati da novembre.(…) Ma Invitalia getta acqua sul fuoco e assicura che la situazione si risolverà presto. “Ci sono – spiegano all’agenzia partecipata dal ministero dell’Economia – quattro società pronte a entrare nel capitale di Dr con immissioni di liquidità. Sono già partner tecnologici di Di Risio che hanno manifestato l’interesse a diventare soci azionari e potrebbero sbloccare il prestito delle banche.”

Se questi nuovi partner sono stati scelti con la stessa “cura” con cui Invitalia ha scelto Di Risio i dubbi restano tutti!

Ma la rabbia di diversi operai era indirizzata anche alla mancanza di proposte concrete di lotta da parte dei sindacati tutti. Alcuni di loro ci hanno detto che all'assemblea che si era tenuta la settimana precedente sempre a Termini, al Comune, l'atmosfera era incandescente, una buona parte degli operai ha protestato contro Fim, Uilm e la stessa Fiom per la non mobilitazione di questi ultimi mesi, una giovane operaia in particolare, la stessa che insieme ad altri giovani operai a dicembre ai cancelli della Fiat aveva contestato Mastrosimone dicendo che non si doveva lasciare la fabbrica ma occuparla, anche ora ci ha detto di avere proposto insieme a qualche altro operaio di mettere in campo un'azione forte "tanto che abbiamo da perdere" proponendo di nuovo l'occupazione, ma è stata subito zittita da tutti i sindacalisti che hanno immediatamente posto la questione dell'impossibilità della cosa dicendo che "non ci sono le condizioni", il pericolo della repressione delle forze dell'ordine che scatterebbe subito con denunce, e via di seguito, che bisogna mantenere "l'unità" e non seminare divisione…

Questi operai hanno concordato con noi sul fatto che i sindacati, aspettando "il miracolo" hanno continuato a concentrarsi solo sulle richieste e attese verso il governo nazionale e regionale facendo così deviare la lotta dall'obiettivo principale, cioè il padrone fascista Marchionne.

Adesso con la questione DrMotor i sindacati continuano a fare appelli al governo Monti e alla Regione invano (anche la riunione che ci doveva essere il 3 maggio è saltata) e gli operai??? devono continuare a stare a casa ad aspettare o devono rialzare la testa??? quando gli operai si mobilitano realmente prendendo nelle loro mani la lotta le cose possono avere un corso diverso, vedi per esempio la forte lotta messa in campo dagli operai della Fincantieri nei mesi scorsi che ha messo un temporaneo freno al piano di migliaia di licenziamenti nei vari stabilimenti…

A cinque mesi dal previsto inizio delle attività le affermazioni di Invitalia sembrano fare il paio con quelle fatte in tutto questo periodo per tenere buoni gli operai! Landini e Mastrosimone continuano con i buoni propositi riportati dal quotidiano: “Se non ci saranno risposte in tempi rapidi, daremo visibilità nazionale con le opportune iniziative” minaccia il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. Adesso se ne accorge!!! “Non c’è più tempo – dice Roberto Mastrosimone della Fiom Palermo – a questo punto, se Di Risio non è un interlocutore credibile, preferiamo che ce lo dicano adesso e che si trovi un’altra soluzione,” e "basta con le manifestazioni civili del cazzo!" ha detto durante il comizio dopo il corteo nella piazza di Termini "se non ci saranno risposte concrete metteremo in campo iniziative di lotta ogni giorno senza fermarci"; alcuni operai hanno applaudito più per incoraggiamento che per vera convinzione.

La prima “novità” di questo “cambio di passo” è stata la modifica del nome del viale davanti Fiat: da Viale Gianni Agnelli a Viale del Primo Maggio!!!

Noi rimaniamo convinti che gli operai devono occuparsi direttamente del proprio destino...

pc 4-5 maggio - il boicottaggio elettorale a Palermo

“La malattia del cretinismo parlamentare è un'infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l'onore di annoverarli tra i suoi membri.

Marx e Engels, Rivoluzione e controrivoluzione in Germania, 27 luglio 1852, in C. Marx, Scritti scelti, vol. II, Ed. in lingue estere di Mosca, p. 112”



“La potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi.
Lenin, Sullo Stato, 11 luglio 1919 - Opere complete, vol. 29, p. 447 “





Ieri pomeriggio il Circolo di proletari comunisti di Palermo ha chiuso a modo suo la campagna elettorale: con un volantinaggio per il centro e quartieri popolari invitando ancora una volta cittadini, lavoratori e disoccupati a boicottare queste elezioni farsa e a rimboccarsi le maniche contro il governo nazionale e contro la prossima giunta comunale, chiunque essa sia.

Come in tutte le campagne elettorali non sono mancati i faccioni vecchi e “nuovi”, quintali di promesse elettorali, candidati arrestati per mafia…



Da parte nostra l’invito al boicottaggio elettorale attivo in questa fase politica è l’unica scelta politica coerente per gettare le basi di un reale cambiamento politico.

Partiamo dal primo obiettivo della nostra campagna che funge da base per tutto il resto: sfatare l’illusione che la partecipazione elettorale sia fonte di cambiamento e/o di scelta.



Chi sarebbe l’oggetto di tale “scelta”?



Tutti i partiti politici ufficiali sostengono direttamente o indirettamente il governo Monti:

tra i primi vi è il blocco formato da PD-PDL-UDC-FLI la “vecchia politica” che a livello locale sostiene i loro “giovani” Ferrandelli e Costa come candidati a sindaco; tra i secondi troviamo IDV-RIFONDAZIONE COMUNISTA-VERDI (per questioni contingenti assente la Lega Nord) che in tutte le circoscrizioni elettorali fanno alleanza con il pilastro del governo monti il Pd, fa eccezione proprio Palermo dove queste forze sostengono un altro candidato a sindaco ovvero Orlando (non proprio un sinonimo di cambiamento, neanche anagraficamente).

Stesso discorso per il movimento 5 stelle già al governo in altre città con il PD come a Torino.

A destra la candidata Caronia con scarse possibilità di arrivare al ballottaggio, sosterrà molto probabilmente il candidato Costa nella seconda tornata.

Andando all’ultimo partito politico presente nella competizione elettorale, il Partito Comunista dei Lavoratori con un proprio candidato a sindaco, come certificato di coerenza politica dichiara di non appoggiare nessun altro candidato neanche al ballottaggio ed evidentemente non avendo possibilità neanche lontanamente di arrivarvi, la propria partecipazione alla competizione elettorale è utilizzata come “tribuna politica” per far conoscere il proprio programma politico. Ma come può farsi una cosa del genere se non manca l’elemento principale ovvero l’attivismo politico come agente e protagonista nella lotta di classe in qualsiasi modo e forma, cosa che il Pcl a Palermo non fa, eccetto per i fini della campagna elettorale stessa contribuendo a diffondere l’illusione elettorale tra le masse.

Rimanendo su chi spande illusioni, in questa campagna elettorale non mancano i sedicenti compagni in questa bolgia di candidati, parliamo di Tony Pellicane, leader storico del “Comitato 12 luglio” una volta in lotta per la casa, ultimamente “ridotto ai minimi termini” (testuali parole di Tony) e a quanto pare ultimamente convertito a comitato elettorale.

Ci vuole coraggio dopo 10 anni di lotta dal basso a candidarsi nelle liste di SEL (gli squadristi del 15 ottobre romano, quelli della malasanità pugliese, degli scandali di corruzione che stanno investendo il rinnegato Nichi Vendola) per Ferrandelli il candidato sostenuto dal PD al governo regionale con Lombardo indagato per mafia e insieme agli exPDL di Vizzini.

L’operazione del Pellicane è veramente di bassa lega: utilizzare come credenziali la partecipazione e organizzazione di una lotta che fu, attualmente morta e sepolta, stravolgendone il significato, infatti se il Comitato 12 luglio ha ottenuto qualcosa in passato è stato proprio grazie alla lotta conflittuale contro i palazzi e non ai meccanismi di rappresentanza istituzionali, lo slogan scelto “le lotte popolari in consiglio comunale” è contradditorio e opportunista, inoltre i risultati raggiunti da quella lotta ci sono stati grazie alla partecipazione di tutti i senza casa e non grazie a Tony Pellicane in quanto individuo.





In ogni caso, disertare le urne non basta, è un primo passo che deve essere immediatamente accompagnato da un’azione in prima persona di chiunque voglia conquistarsi i propri diritti. Chi quotidianamente lotta capisce bene il nostro linguaggio e possiede le basi per non farsi abbindolare dalla farsa elettorale, è il caso dei lavoratori della Gesip che giusto ieri durante il nostro volantinaggio itinerante erano in presidio a piazza pretoria davanti la sede del comune, accogliendo bene le bandiere e il volantino di proletari comunisti. Ma nelle ultime settimane la novità della riapertura del teatro Garibaldi, leggi occupazione da parte degli artisti, è la prova lampante che ciò a cui la politica ufficiale non può e/o non vuole risolvere, con la lotta si ottiene in maniera semplice e immediata. Gli artisti del teatro Garibaldi occupato hanno dato una vera e propria lezione ai politicanti e “compagni” a sinistra adottando coerentemente la posizione di non farsi strumentalizzare da nessun candidato a sindaco respingendo un paio di tentativi in particolare dei candidati Caronia, Ferrandelli e Orlando di svolgere propaganda elettorale all’interno del teatro.



Coerentemente con la nostra attività e ideologia rivoluzionaria, lavoriamo per contribuire a creare e incrementare il divario tra proletari e masse popolari da un lato e lo stato borghese, le sue istituzioni, i suoi partiti politici con i loro affari, compravendite, voto di scambio e malaffare dall’altro.

Partiti che per i loro sporchi fini di mantenimento del potere non esitano a fare la campagna elettorale anche calpestando la memoria dei morti di Portella della Ginestra come si è permesso di fare il PD supportato da SEL invitando il segretario del partito Bersani e principale sostenitore del governo antioperaio e antipopolare Monti.

Un affronto per tutti i lavoratori e disoccupati l’indegna presenza che giustamente ha subito una pesante contestazione in differenti momenti, simile alla “via crucis” sostenuta dal sindaco di Torino Fassino, sfociata in un atteggiamento squadrista da parte dei dirigenti locali del PD che sono partiti per bastonare e sono stati bastonati…

Contro tutto questo è necessario sfiduciarli non andando a votare e lottare instancabilmente!

Diamo appuntamento a lavoratori, disoccupati, precari, giovani e donne per il ballottaggio per la prosecuzione della campagna di boicottaggio elettorale attivo per un’autorganizzazione dal basso delle lotte sociali e un’organizzazione politica proletaria autonoma dalla borghesia.







pc 4-5 maggio - Padroni assassini

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Uomo ritrovato morto in un torrente su cui la procura di Sanremo ha aperto un fascicolo per occultamento di cadavere. Potrebbe trattarsi di un operaio di un cantiere edile, deceduto a seguito di un incidente sul lavoro.
Il corpo è stato recuperato una settimana fa nel torrente Argentina a Taggia (Imperia). In un primo momento gli inquirenti pensavano che si trattasse di un suicidio o di una caduta accidentale, ora ipotizzano che invece sia stato gettato quando era già morto, probabilmente a seguito di un incidente sul lavoro. Secondo i carabinieri che stanno svolgendo le indagini, non è escluso che la vittima sia deceduta in qualche cantiere edile, e poi si siano sbarazzati del corpo.
Dall’autopsia, è risultato che l’uomo aveva delle lesioni toraciche e addominali, risultate mortali, e gravi traumi avvenuti dopo la morte. Secondo il medico legale, le lesioni letali sono compatibili con una precipitazione, così come quelle causate dopo la morte. L’uomo, oltre a numerose fratture, e un trauma importante alla colonna vertebrale aveva numerosi traumi interni. Le indagini ora proseguono non solo nei cantieri della zona, e della provincia di Imperia: i carabinieri non escludono che l’incidente possa essere avvenuto anche in Piemonte o nella vicina Costa Azzurra. I militari sono stati in alcuni cantieri aperti nei pressi del luogo del ritrovamento del corpo, senza trovare elementi utili per l’indagine. Il corpo è ancora senza identità e questo lascia pensare che si possa trattare di un lavoratore in nero o di uno straniero non in regola.
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AVELLINO - Grave incidente sul lavoro in provincia di Avellino. Un operaio di 44 anni, Michele Renzi, è ricoverato in prognosi riservata presso il Centro grandi ustionati dell'ospedale Cardarelli di Napoli per gravissime
ustioni agli arti inferiori e superiori riportate mentre era intento alla pulitura di un forno alla Sir Press di Nusco, una azienda che produce componentistica in alluminio per automobili.
Renzi che è originario di Lioni (Avellino) è stato avvolto dalle fiamme mentre stava eseguendo lavori di manutenzione e pulizia al macchinario. È stato immediatamente soccorso dai compagni di lavoro che hanno allertato i
soccorsi. Sulle cause dell'incidente indagano i carabinieri della compagnia di Lioni. I sanitari potranno sciogliere la prognosi soltanto dopo le prossime 48 ore.
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Operaio folgorato dall'elettricità E' avvenuto in via Celoria L'uomo stava eseguendo lavori di manutenzione nell'edificio dell'Università degli Studi di Milano quando è accaduta la disgrazia
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Milano, 4 maggio 2012 - Un operaio egiziano di una ditta di saldature è rimasto folgorato da una scossa elettrica mentre svolgeva lavori di manutenzione all'Università degli Studi di Milano di via Celoria.L’uomo, un 35enne, è stato soccorso dal personale del 118 e trasportato in codice giallo all’ospedale Fatebenefratelli.
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a Bergamo e Pisa Morti  due operai
Un operaio di 48 anni è morto stamani cadendo dal tetto della Imetec, l'azienda di frigoriferi aAzzano San Paolo (Bergamo). Roberto Boarato, 48 anni, di Sovere, dipendente della "Tecnostrutture di Vertova", è salito sul tetto per eseguire dei lavori di manutenzione, quando un lucernario ha ceduto e l'uomo è precipitato di sotto, finendo prima contro contro gli
scaffali del magazzino e poi cadendo a terra.
Un altro incidente si è verificato a Santa Croce sull'Arno (Pisa) dove un operaio di 50 anni è morto stamane schiacciato dal furgone della ditta per cui lavorava. Secondo una prima ricostruzione l'uomo, dipendente di Acqueservizi,
stava eseguendo dei lavori in un pozzo, in una zona di campagna in località Staffoli, frazione di Santa Croce sull'Arno, quando a un certo punto è tornato a cercare degli attrezzi nel retro del furgone: il mezzo si è mosso, e lo ha travolto schiacciandolo. Il 50enne è morto sul colpo.

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Morte sul lavoro a Messina, operaio precipita da 15 metri Messina, 04.05.2012 :Il quarantacinquenne lavorava ad un lucernaio, in un cantiere di Santa Margherita, ed è caduto dall'impalcatura. L'impatto col suolo non gli ha lasciato scampo. Cosimo Messina è morto sotto gli occhi di un collega che ha tentato inutilmente di salvarlo.
Ha 45 anni l'operaio morto stamane a Santa Margherita mentre lavorava ad un lucernaio. Cosimo Messina è precipato da un'impalcatura, da circa 15 metri d'altezza. Il violentissimo impatto col suolo non gli ha lasciato scampo: è morto sul colpo.
Sul posto Carabinieri e Polizia di Stato che stanno verificando le condizioni di sicurezza del cantiere.
L'uomo era a lavoro su un'impalcatura all'interno del complesso Saratoga, dove stava sistemando una tettoia. Messina ha perso l'equilibrio ed è caduto giù dal quarto piano, malgrado ol tentativo di un collega di trattenerlo. Sequestrato il cantiere per ordine della magistratura. sostituto procuratore Antonella Fradà vuole ora ascoltare i colleghi della vittima per ricostruire la dinamica del fatto e verificare le condizioni di sicurezza del cantiere.









pc 4-5 maggio - ripresa delle lotte operaie dopo il primo maggio - 2 ore di sciopero alla fiat sata



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VENERDI' 4 MAGGIO  2 ORE DI SCIOPERO  NELLA SATA E NELL'INDOTTO indetto dalla fiom
CON MANIFESTAZIONE DALLE 12.00 NELL'AREA INDUSTRIALE DI SAN NICOLA DI MELFI

In questi mesi il Governo Monti è impegnato a condurre un attacco alle lavoratrici, ai lavoratori e ai
pensionati che ha pochi precedenti nella storia del nostro paese. Si è iniziato con le PENSIONI
spacciando spudoratamente per riforma dei puri e semplici TAGLI INDISCRIMINATI. Nonostante le
LACRIME DI COCCODRILLO della Ministra Fornero, questi tagli penalizzano tutti: vecchi e giovani. I vecchi perché andranno in pensione ancora più tardi ( oltre i 67 anni ), e i giovani perché, di conseguenza, entreranno più tardi nel mondo del lavoro, mettendo da parte contributi molto bassi che non garantiranno una pensione dignitosa.
Il governo ha detto che voleva estendere gli AMMORTIZZATORI SOCIALI anche a quelle fasce di popolazione che ancora non ne avevano diritto. Era una bugia. La verità è che hanno cercato di cancellare la Cassa Integrazione Straordinaria, e hanno introdotto l' Aspi (Assicurazione Sociale per l'Impiego) che non prevede una reale universalità nel sostegno al reddito e scarica tutti i costi dalla fiscalità generale ai lavoratori stessi, penalizzando ancora di più il Sud e
la Regione Basilicata, riducendole indennità di mobilità, gli ammortizzatori in deroga, lasciando privi di strumenti di integrazione alreddito tutti i lavoratori di imprese sotto i 15 dipendenti Per non parlare delle tante forme di lavoro precario, che ormai rappresentano un vero e proprio dramma per milioni di persone, e che non vengono significativamente
disincentivate.C'è poi la questione dell' ARTICOLO 18. Modificare l'articolo 18 significa semplicemente cancellarlo,
permettendo alle aziende di licenziare su due piedi tutti coloro che non sono graditi: chi soffre dimalattie professionali, gli anziani, chi non tiene più certi ritmi, chi non asseconda sempre i voleri del capo o del padrone di turno, ecc. Parlare di MOTIVI ECONOMICI è una presa in giro,infatti ogni lavoratore per le aziende è di per sé UN COSTO ECONOMICO e
questo basta adammettere il licenziamento in tronco. Inoltre, il disegno di legge svuota di valore l'articolo 18, in
quanto il risarcimento economico diventa la regola di fronte ai licenziamenti senza giustificato
motivo, rendendo il reintegro un miraggio, e non un diritto certo in capo al lavoratore, comeconfermato anche dal premier Monti." per la FIOM l'ARTICOLO 18 non deve essere toccato per nessuna ragione, ma anzi va esteso a tutti, per impedire che OGNI LAVORATORE SARA' PRECARIO A VITA.Inoltre, la nostra lotta ha anche l' obiettivo della riconquista del
Contratto Nazionale; un CCNL che tuteli davvero le Lavoratrici ed i Lavoratori, che tuteli le retribuzioni, che ponga freno alla precarietà,che non sia derogabile e garantisca pari dignità e pari retribuzione a parità di lavoro svolto, impedendo
la concorrenza al ribasso, e che riaffermi la Democrazia all' interno dei luoghi di lavoro attraverso il voto.

pc 4-5 maggio - contro il pericolo di progrom anti rom a Pescara !

Pescara, una vergogna nazionale!
La situazione è a Pescara è fuori controllo, dopo l'omicidio di Domenico Rigante. Gravi e deliranti le reazioni di un gruppo di ultras del Pescara Calcio ma altrettanto pericolose le parole del Sindaco Masci che getta benzina sul fuoco criminalizzando tutti i circa duemila Cittadini italiani, appartenenti alla minoranza storico linguistica dei rom abruzzesi. Il Ministero dell'Interno e la Prefettura devono intervenire vietando la manifestazione di domenica prossima. L'Ordine dei Giornalisti intervenga per bloccare i media che rilanciano dichiarazioni razziste senza stigmatizzarle.
Tutto è iniziato la sera del 1 maggio con l'aggressione a Domenico Rigante (ultras del Pescara Calcio) che muore per un colpo di pistola sparato contro di lui, era accovacciato sotto il tavolo, mentre il fratello Antonio fuggiva. Prima di morire Domenico Rigante fa il nome di Massimo Ciarelli. La stampa afferma che Massimo Ciarelli cercasse Antonio Rigante, gemello di Domenico Rigante, per un aggressione subita il giorno prima ma che già in passato c'erano state delle liti. Uno scambio di persona.
Fin qui un bruttissimo episodio di cronaca nera, immediatamente condannato dall'intera comunità rom. Ma dopo pochi minuti l'aggressione a Domenico Rigante, prima ancora della sua morte in ospedale, due molotov artigianali sono state lanciate da ignoti contro l'abitazione di Massimo Ciarelli, presunto colpevole dell'aggressione insieme ad altre persone. Da quel momento abbiamo un continuo di attacchi razzisti veri e propri: sassi contro le case delle famiglie rom, scritte sui muri anche delle scuole inneggianti la morte dei rom...
Le Istituzioni si mobilitano e ieri il Prefetto convoca un Comitato per la sicurezza che incontra i capi degli ultras mentre di fronte al Municipio vengono affissi tre striscioni enormi con la scritta “AVETE CINQUE GIORNI PER CACCIARLI DALLA CITTA'”.
In contemporanea viene rilasciato un comunicato stampa delirante in cui si legge: “Non possiamo permetterci di far finta di niente, non possiamo permetterci di perdere il nostro territorio: per troppi anni hanno fatto il porco del comodo loro, ora li dobbiamo cacciare via tutti, ora devono sparire. Abbiamo deciso di invitare tutta la cittadinanza in piazza, dove devono essere presenti tutte le istituzioni, perché altrimenti ci vediamo costretti ad agire come sappiamo fare e come meglio ci riesce. Abbiamo un fratello da vendicare, o li fate sparire voi o ci pensiamo noi”.
Il Sindaco Masci ci mette del suo e all'uscita dal Comitato Sicurezza rilascia la seguente dichiarazione scioccante: “La verità è che oggi, per colpa di scelte politiche scellerate compiute in passato dalla politica e che non condivido, Pescara è una città che conta tra i propri residenti molte famiglie di nomadi abituate a delinquere, che però fanno parte non del tessuto economico, visto che non producono economia, ma del tessuto sociale, perché qualcuno ha dato loro una casa popolare, dalla quale abbiamo difficoltà anche a mandarli via quando delinquono”.
Gli ultras dichiarano di preparare una manifestazione per domenica mattina a cui sembra parteciperà sia il Sindaco che il Presidente della Provincia. Una manifestazione che ha tutta l'aria di trasformarsi nell'ennesimo pogrom contro le famiglie rom, come è successo pochi mesi fa a Torino nel quartiere delle Vallette.
Nessuno in Città ha alzato la voce per dire no! I rappresentanti delle associazioni rom sono di fatto oscurati dai media mentre per due giorni siamo stati martellati da dichiarazioni razziste degli ultras, senza nessuna stigmatizzazione, ne nessun contraddittorio. Non c'è quotidiano o testata che non enfatizzi l'appartenenza etnica del presunto omicida. Una vergogna nazionale!
Sucar Drom ha chiesto ieri al Governo italiano di intervenire immediatamente a Pescara perchè ritenevamo insufficiente l'azione di prevenzione contro atti razzisti della Prefettura. E' stata inviata anche una segnalazione all'Ordine dei giornalisti e sono stati fatti interventi su internet per stigmatizzare le dichiarazioni più violente.
Invitiamo tutte le associazioni rom e sinte a dare il proprio appoggio alle associazioni rom abruzzesi che in queste ore difficili stanno lavorando per evitare il peggio e chiediamo a tutti gli attivisti antirazzisti di intervenire sui social network e sui siti internet dei quotidiani per stigmatizzare la criminalizzazione di un'intera comunità per il gesto grave e delittuoso di un singolo.

PUBBLICATO DA U VELTO

pc 4-5 maggio - alle elezioni amministrative boicottaggio politico

Proletari comunisti invita a boicottare le elezioni amministrative del 6-7 maggio.
Approfondiamo il distacco dei proletari e masse popolari dallo stato borghese, dal sistema elettorale attuale, dal sistema dei partiti parlamentari ed elettoralisti.
Portiamo con forza la parola d'ordine della lotta, dell'autorganizzazione sociale, dell'organizzazione politica dei proletari per lottare contro il governo Monti e ogni governo dei padroni, contro le giunte di centro destra o di centro sinistra al servizio dei padroni e ceti dominanti, nel sistema di spartizione e corruzione politica dilagante.

Il boicottaggio è attualmente interno al lavoro politico comunista della costruzione del partito, del fronte, della forza combattente necessarie a far avanzare la via rvoluzionaria.
Consideriamo una idiozia autoreferenziale la presentazione senza radicamento di massa di forze che si dicono comuniste e un vero salire sul carro del riformismo e del degrado politico il sostegno - come fanno i Carc /nPCI - ad alcune liste minori.
Proletari comunisti manterrà questo orientamento anche all'eventuale ballottaggio- con la sola eccezione di Taranto, ove arrivasse al ballottaggio il figlio 'trota' del caporione fascista, razzista e malavitoso attualmente in carcere, Giancarlo Cito.

proletari comunisti - PCm Italia
5 maggio 2012

giovedì 3 maggio 2012

pc 2-3 maggio - suicidi da crisi

Sono stati 362 nel 2010 i suicidi dei disoccupati, superando i 357 casi del 2009, che già rappresentavano una forte impennata rispetto ai 270 accertati in media del triennio precedente (rispettivamente 275, 270 e 260 nel 2006, 2007 e 2008), confermando la correlazione tra rischio e integrazione nel tessuto sociale. E' quanto emerge dal Secondo rapporto Eures Il suicidio in Italia al tempo della crisi. La situazione economica non ha effetti solo sui 'senza lavoro', ma anche anche fra imprenditori e autonomi, inducendo al suicidio molti artigiani, commercianti o comunque imprenditori 'autonomi'. Secondo l'Eures nel 2010 in questa categoria ben 336 si sono tolte la vita, contro i 343 del 2009. Solo nei primi mesi del 2012 1, 23 imprenditori si sono tolti la vita.

Fattori di rischio. Lo studio definisce "molto alto il rischio suicidario" nella componente della forza lavoro direttamente esposta all'impatto della crisi. Nel 2010 si sono contate 192 vittime tra i lavoratori in proprio (artigiani e commercianti) e 144 tra gli imprenditori e i liberi professionisti (sono state 151 nel 2009), costituite in oltre il 90% dei casi da uomini, confermando come tutte le variabili legate a fattori materiali presentino "indici di mascolinità superiori a quello già
elevato rilevato in termini generali".

Le percentuali crescono nella fascia degli esodati. Secondo lo studio però i rischi di suicidio nei momenti di difficoltà economica sarebbero più alti tra disoccupati e imprenditori, meno invece tra i dipendenti. Considerando l'indice di rischio specifico (suicidi per 100 mila abitanti della medesima condizione) sono i disoccupati a presentare l'indice più alto (17,2), seguiti con scarti significativi dagli imprenditori e liberi professionisti (10) colpiti dalle fluttuazioni del mercato e dai ritardi nei pagamenti per i beni e servizi venduti (in primo luogo da parte della Pubblica Amministrazione) e dalla conseguente difficoltà di accesso al credito. Seguono i lavoratori in proprio (5,5) e chiudono la graduatoria del rischio i "più tutelati" lavoratori dipendenti (4,5). Soltanto di poco più alto, infine, l'indice di rischio suicidario degli inattivi (pensionati, casalinghe, studenti, eccetera).

Il rischio suicidio è inoltre sempre più in agguato nella fascia dei cosiddetti esodati, in genere di età compresa tra i 45 e i 64 anni, facendo segnare un incremento di casi del 12,6% nel 2010 rispetto al 2009 e del 16,8% rispetto al 2008.

I dati complessivi. Complessivamente, dopo l'aumento dei suicidi registrato nel 2009 (+5,6% rispetto al 2008), prosegue nel 2010 la crescita del fenomeno (+2,1%). I suicidi accertati in Italia salgono a 3.048 (sono stati 2.986 nel 2009 e 2.828 nel 2008). L'incremento, che investe trasversalmente la popolazione, coinvolge la componente maschile (+2,4%) in misura maggiore di quella femminile (+0,9%), consolidando la caratterizzazione al maschile del fenomeno: nel 2010 l'indice di rischio suicidario risulta tra gli uomini quattro volte superiore a quello delle donne (8,2 a fronte di 2,1). Secondo la fotografia dell'Eures sono aumentati nel 2010 i suicidi nelle regioni del Centro-Nord; ma a livello territoriale il primato se l'è aggiudicato la Lombardia (con 496 casi, +3% rispetto al 2009), seguita dal Veneto (320, pari al 10,5% del totale, con un aumento del 16,4% sul 2009) e l'Emilia Romagna (278, 9,1%).

pc 2-3 maggio - ancora un suicidio per effetto della crisi - un commento da Napoli

Si chiamava Alfonso Salzano. Si è tolto la vita impiccandosi con un cavo elettrico nella sua abitazione in provincia di Caserta.


Alfonso, al momento in cui scriviamo, dovrebbe essere l’ultima persona di un lungo elenco di uomini e donne che, da alcuni mesi, ricorrono a questo gesto estremo quando le loro esistenze impattano, spesso improvvisamente, con i diversificati effetti che l’incidere del corso della crisi sta provocando ad ampio raggio.

Oramai scorrendo le quotidiane cronache giornalistiche sta diventando una (triste) consuetudine apprendere tali notizie le quali nella parossistica babele del circo mediatico in cui siamo tutti immersi si configurano alla stregua di “brevi” spogliate e vivisezionate dall’immenso carico di sofferenza umana e sociale di cui sono comunque impregnate.

Se, poi, a tale allucinante fenomenologia aggiungiamo l’aumento esponenziale ed assoluto del numero delle persone vittime della svariate tipologie di depressione - comunque derivanti dal proprio sentirsi inadeguato rispetto agli standard di vita ufficiali - raggiungiamo cifre di popolazione considerevoli le quali popolano queste autentiche fabbriche dell’infelicità che sono le moderne società.

Tantissime volte il background che sta alla base di tali comportamenti è una inadeguatezza personale fatta artatamente percepire come un limite rispetto ad una presunta soglia da raggiungere ad ogni costo per sentirsi in qualche maniera appagati e rispondenti efficacemente all’ideologia, ai valori ed ai codici comportamentali vigenti e, soprattutto, dominanti.

Senza nessuna esagerazione ideologica, a fronte dello spaventoso aumento del numero di questi suicidi, possiamo iniziare ad ipotizzare che si sta intravedendo, particolarmente nei paesi capitalistici più avanzati, il configurarsi di quegli aspetti criminali e criminogeni propri delle forme mature del capitale globalizzato.

Un sapiente e capillare mix il quale affianca, alla bisogna, ai classici dispositivi di sfruttamento e di alienazione nuove modalità di abbrutimento diffuso le quali – spesso – alludono e provocano pratiche di annientamento sociale dispiegato anche se, volgarmente, camuffate dall’ azione opacizzante dei media ufficiali da suicidi disperati e/o di massa.

Su tale versante della discussione teorica e culturale esiste una ampia documentazione a cui richiamiamo a partire dagli scritti economici e filosofici di Marx fino alle numerose ricerche della sociologia non allineata la quale ben descrive questa vera e propria produzione di morte.

Da marxisti e, soprattutto, da militanti impegnati nel gorgo del conflitto sociale dobbiamo interrogarci su tale perversione dei rapporti sociali e delle forme del dominio che si stanno incuneando, nel tessuto sociale, in relazione all’attuale scorcio della crisi ed in questa congiuntura politica dagli aspetti soporiferi e narcotizzanti.

Cosa sta succedendo – ora - nella società e nelle famiglie più esposte ai colpi della crisi?

Come mai un gesto senza ritorno - come il suicidio - diventa l’approdo naturale per molti individui di fronte al palesarsi di difficoltà economiche le quali, per quanto gravi, non giustificano assolutamente un tale livello di mortificazione, di umiliazione e di annullamento delle persone?

Tentare di rispondere a questi interrogativi non è cosa semplice se si vogliono evitare le banalizzazioni d’accatto e le ipocrite lacrime di coccodrillo che ascoltiamo quotidianamente nelle volgari trasmissioni televisive e/o leggiamo sulla stampa quotidiana.

Una vicenda enorme, come quella della diffusione dei suicidi “a causa della crisi” attiene ad argomentazioni le quali, solo in parte, derivano dall’oggettivo corso antisociale della crisi, da mere ragioni economiche, ma sono riconducibili, in ogni caso, alla gigantesca opera di atomizzazione e di disciplinamento coatto a cui, da tempo, sono soggetti i segmenti più deboli della composizione di classe e della società.

Spesso, in occasioni del genere, nella psiche di un individuo vengono a compimento, seppur in maniera tumultuosa e rovinosa, fattori diversificati che producono una sorta di black/out della ragione che spinge verso esiti di questa dimensione.

Una mostruosa induzione dall’alto, apparentemente una scelta individuale e disperata, la quale è da ascrivere ai crimini di questi schifosi rapporti sociali che regolano le nostre vite.

Ci domandiamo allora, in maniera non formale, che rapporto c’è tra l’esplodere di questa tipologia di suicidi e la perdita, oramai da tempo, di tutti quegli elementi di identità collettiva di classe che, per decenni, hanno fatto vivere ai lavoratori e ai disoccupati una particolare forma di orgoglio e di nemicità antisistemica la quale riusciva a fare barriera verso i processi di destrutturazione e di frammentazione del lavoro e della società.

Ci domandiamo, quindi, che relazione c’è tra la liquidità delle nostre metropoli e la dissoluzione di ogni vincolo comunitario, classista e per alcuni aspetti anche territoriale che riusciva a creare quel cuscinetto di protezione e quella protezione diffusa verso i meno garantiti e i ceti sociali subalterni.

Se oggi persino la pratica religione, nella forma del Cristianesimo, non riesce più - pur disponendo di un immaginario ricco e mitologico, di una storia millenaria e di un radicamento sociale enorme - a fare collante nella società allora possiamo ipotizzare che ci stiamo approssimando, seppur tendenzialmente e in maniera diversificata, a quegli scenari che molto hanno a che fare con ciò che definiamo, non solo nei classici ma anche nella corrente narrazione, come la barbarie!

Naturalmente queste considerazioni, per quanto amare e nette e per quanto preoccupate rispetto al quadro sociale esistente ed all’insufficienza di una adeguata risposta di mobilitazione e di lotta, non vogliono essere un invito - anche inconsapevole - alla passivizzazione o ad un atteggiamento di mera osservazione verso la diffusione del degrado sociale e della devastazione prodotta dalla crisi.

Continuiamo a ritenere che rimane inalterata la funzione e l’azione di una moderna soggettività comunista ed anticapitalistica la quale, a condizione di una ritrovata forma di incuneamento nei settori sociali, anche attraverso modalità inedite e sperimentali, potrà svolgere quel ruolo storico ed immediato verso l’urgenza e la necessità di rivoltare e distruggere questi insopportabili e mortiferi rapporti sociali.



* Rete dei Comunisti - Napoli



pc 2-3 maggio -"Non ci avete fermato con la violenza, con i lacrimogeni e i pestaggi delle forze dell’ordine, non ci fermerete con i processi!" - NO TAV


03 MAGGIO 2012

No Tav: Inizia il processo a carico di 22 attivisti accusati di rottura dei sigilli del cantiere e abuso edilizio

E’ terminata da poco la prima udienza del processo agli attivisti notav per la costruzione della Baita Clarea con un rinvio al 18 Luglio. Tra gli imputati Giorgio Rossetto, notav ancora detenuto presente in aula dietro le sbarre.

I notav si sono stretti intorno a Giorgio in aula e fuori con un presidio che ha preso il via alle 9 puntale, molti momenti di solidarietà e conforto seppur in aula di tribunale.
Al termine appalusi per Giorgio e i notav lasciano l’aula al grido di Sarà’ Dura!

Fuori dal Palazzo di Giustizia, decine di attivisti No Tav hanno distribuito un volantino dal titolo più che mai significativo: "No Tav associazione a resistere!".


Ecco il testo del volantino:

Siamo qui perchè decine di No Tav sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di abuso edilizio per la costruzione della baita Clarea.

Durante tutto l'inverno del 2010/2011centinaia e centinaia di notav, donne e uomini di tutte le età, hanno lavorato insieme volontariamente per costruire questa baita sui terreni di proprietà del movimento destinati al cantiere TAV in val di Susa, nel cuore della Val Clarea, nei pressi dell’area archeologica della Maddalena, tra i comuni di Giaglione e Chiomonte.

Un presidio del movimento per impedire l’inizio dei lavori per l’Alta Velocità, ma anche un modo per restituire alla comunità un bosco di castagni secolari, per dimostrare che questa terra può e deve essere vissuta e valorizzata anziché distrutta a scopo di speculazione.

Già durante la costruzione provarono a fermarci, la Procura di Torino ordinò il sequestro della baita, ma il movimento non esitò a rompere i sigilli e portare avanti questa piccola, preziosa opera.

Oggi ci troviamo in uno dei giganteschi paradossi del nostro paese: per la giustizia italiana la nostra baita di 36 metri quadri, ecologica, costruita in stile alpino con legno e pietra del posto viene considerata abusiva, mentre un cantiere di 50.000 metri quadri, previsto sopra e intorno alla baita che distrugge i boschi e le falde acquifere, diffonde amianto e uranio, risulta legale. Una lobby di mafiosi e politici della casta che vuole sperperare 20 miliardi di euro di soldi pubblici per i propri interessi viene tutelata, e una popolazione intera che difende la propria terra e il proprio futuro viene perseguitata. Questo evidentemente è il senso della realtà della magistratura italiana.

Noi siamo qui oggi solo per lanciare un messaggio: non abbiamo paura.

Non ci avete fermato con la violenza, con i lacrimogeni e i pestaggi delle forze dell’ordine, non ci fermerete con i processi!.

Diciamo questo mentre alcuni notav sono ancora in carcere, altri sottoposti a misure restrittive, da quasi 4 mesi. Dopo gli arresti del gennaio scorso il movimento non si è fermato un giorno e continua a lottare per la loro liberazione e per bloccare il TAV.In questo momento la baita è circondata dal filo spinato e dalle truppe; i nostri terreni sono stati prima occupati militarmente e poi espropriati per fare spazio al cantiere, e per prima cosa i castagni antichissimi della Val Clarea sono stati rasi al suolo.

pc 2-3 maggio - Torture e violenze nelle carceri di Stato


«Ecco come pestavamo i detenuti in carcere»

http://www.corriere.it/inchieste/ecco-come-pestavamo-detenuti-carcere/353fa4e2-946e-11e1-ae3e-f83a8e51ff45.shtml


Le intercettazioni di 5 guardie carcerarie di Asti dedite al pestaggio quotidiano. Le tante facce della violenza in cella - di Antonio Crispino
ROMA - La falange del dito destro l'hanno cercata tutto il giorno in cella. Era nello stomaco del detenuto assieme ai tendini strappati alla guardia penitenziaria. A.P. era intervenuto per sedare una rissa nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Lui, piccolo, magro, contro un extracomunitario due volte la sua altezza, rinchiuso in una piccola cella da chissà quante ore. Esasperato, non ci ha visto più e l'ha aggredito. I colleghi, i sindacati, la stampa sono intervenuti per sottolineare la gravità del fatto, la violenza che si vive quotidianamente in carcere. Tra l'altro anche la beffa giudiziaria di vedere assolto il proprio aggressore.

Ma la violenza in carcere ha tante facce. Quella più oscura è quella sui detenuti, difficile da trattare, da dimostrare e persino da ipotizzare. Quello che avviene all'interno del carcere resta chiuso tra quattro mura. Nessuno denuncia niente. O si trova il modo di fargli cambiare idea. «A Sollicciano, il carcere fiorentino, i detenuti si stavano rivoltando per i pestaggi. Le rivolte sono state sedate con la semplice promessa che li avrebbero fatti lavorare e guadagnare qualche soldo in carcere» racconta Alessio Scandurra dell'associazione Antigone. Andiamo a Poggioreale. Da qui ci giungono la maggior parte di segnalazioni di violenze, pestaggi, vessazioni. «Non credete a quello che vi fanno vedere. Sicuramente vi porteranno nei reparti migliori come l'Avellino. Ma negli altri reparti i detenuti malmenati non si contano». Lo scrive la moglie di un ragazzo detenuto a Poggiorele da quattro anni. Quasi una veggenza.
Il giorno dopo ci portano a visitare il padiglione Avellino e quello Venezia. Tutto pulito e nuovo. I detenuti all'interno non ci sono. Solo televisori accesi. Non ci permettono di parlare con nessuno. La nostra domanda è sempre la stessa: «Vi risultano violenze in carcere?». Quando un anziano si avvicina alle sbarre e inizia a raccontare qualcosa, il capitano delle guardie penitenziarie di Poggioreale ci spintona via, cerca di strapparci la telecamera di mano. «Se non chiudi 'sta telecamera te la spacco in testa». La visita finisce lì.

Ma è ad Asti che capiamo bene cosa davvero può succedere in un carcere. Le intercettazioni di un processo descrivono cinque guardie dedite quotidianamente al pestaggio. Ma la scoperta avviene per caso. Gli inquirenti se ne accorgono seguendo il filone della droga che gira in quel carcere. Troppa. Tanti detenuti, anche non tossicodipendenti, risultato positivi ai test durante le visite mediche. Sono gli agenti che la portano, insieme con i superalcolici ed altro. Si scopre uno strano scambio di favori tra guardie e detenuti che consigliano dove comprare la cocaina. Da qui vengono fuori pestaggi gratuiti, ingiustificati, coperti dall'omertà degli altri agenti, il digiuno forzato (fin anche una settimana) e poi le celle. Quelle di isolamento. «Le chiamavamo una estiva e l'altra invernale» racconta Andrea Fruncillo, una ex guardia penitenziaria cacciata dal corpo per favoreggiamento ai detenuti e altri reati. Lui era tra quelli che assistevano ai pestaggi, per non dissociarsi girava la faccia dall'altra parte. «Nella invernale li portavamo quando faceva freddo perché alle finestre non c'erano i vetri. In quella estiva quando era troppo caldo. La finestra c'era ma era sigillata con una lamiera e solo due buchi per far passare l'aria». I particolari che racconta sono agghiaccianti. Tutti riscontrati nel processo di primo grado conclusosi a fine gennaio scorso. «Tutti assolti» scrive il giudice. Secondo il magistrato i comportamenti delle guardie configurerebbero il reato di tortura e in Italia sono anni che si tenta di introdurlo nel nostro ordinamento. L'udienza di appello è stata fissata il 21 maggio prossimo. «Prima che un'altra sentenza di Stato racconti una verità di carta - dice Fruncillo - voglio che la gente sappia cosa avviene in quel carcere e penso in tanti altri posti. Sono stanco di vedere davanti agli occhi gente pestata. Vivo con il rimorso di non aver denunciato prima. E' ora che se ne parli e si inizi a parlare di questo strazio».

Antonio Crispino
3 maggio 2012 | 14:56

pc 2-3 maggio - ASSASSINI!!

Altri tre suicidi in poche ore: in Sicilia un uomo di 35 anni licenziato da un negozio dove lavorava come commesso; in provincia di Caserta un muratore di 56 anni che dall'inizio dell'anno non trovava più lavoro; in provincia di Arezzo un immigrato nordafricano di 45 anni si è ucciso perchè non riusciva più a pagare il mutuo della casa.

SI TRATTA DI ASSASSINII!
Dall'inizio di quest'anno sono più di 30 i suicidi, e i responsabili hanno nomi e cognomi.
Il governo, lo Stato, il grande capitale stanno procedendo ad una sorta di "selezione", che ricorda la selezione nazista: chi non ce la fa a vivere senza lavoro, senza salario, senza reddito, senza casa; chi non può pagare gli aumenti dei prezzi, delle bollette, delle tasse... che muoia! Non c'è posto per loro!
L'attacco al lavoro, ai salari, alle condizioni di vita, all'interno di una ingiustizia inaccettabile e odiosa, di pochi ricchi sempre più ricchi, di politici borghesi sempre più ladri e ingrassati, di profitti del grande capitale tra supersfruttamento dei proletari e scarico della crisi sull'insieme dei lavoratori e delle masse popolari, non sono solo dei freddi dati economici, si tratta di vite concrete, coscientemente distrutte.

Ma questo sistema sociale capitalista, questi governi, questo Stato mostrano in questo modo la loro putrefazione, la necessità della loro fine. Questa fine è un fatto "vitale" per i proletari!

Basta con i suicidi, perchè dobbiamo organizzare la nostra disperazione, la rabbia, la nostra lotta rivoluzionaria contro gli assassini!

pc 2-3 maggio - A NAPOLITANO UNA MACCHINA CHE GRONDA FATICA E SUDORE...


Ieri Jonn Elkan e Sergio Marchionne hanno consegnato una Lancia Thema per "servizi istituzionali" al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

SE QUELLE MACCHINE "SCINTILLANTI" POTESSERO PARLARE!

Racconterebbero la fatica, il sudore (che non è scintillante), a volte il sangue, degli operai, la loro condizione da schiavitù, di rinuncia ai loro diritti;
racconterebbero di uno stabilimento Chrysler in cui gli operai sono stati obbligati a rinunciare per anni allo sciopero;
racconterebbero di una fabbrica Mirafiori in cui gli operai e le operaie hanno fermato il lavoro perchè non ce la fanno più a stare dietro ai ritmi e ai carichi di lavoro;
racconterebbero di donne che per fare quelle macchine si ammalano e rischiano di non poter avere figli, di operai invalidati per i "moderni scientifici" sistemi di produzione;
racconterebbero di stabilimenti come Pomigliano in cui il loro padrone Marchionne opera come nel fascismo la selezione: chi accetta di rinuciare ai propri diritti sindacali, alla dignità, dentro a lavorare, gli altri via;
racconterebbero di operai umiliati, che devono non solo dare le braccia e il corpo al padrone ma anche la loro testa...

AUGURI, PRESIDENTE NAPOLITANO...

pc 2-3 maggio - la lotta delle donne Mfpr di taranto disturba gli stupratori

PROCESSO PER CARMELA: IL PRESIDIO DEL MFPR A TARANTO DISTURBA GLI AVVOCATI DEGLI STUPRATORI

"La manifestazione di protesta del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario davanti al Tribunale (per Carmela, ultima quella del 27 aprile) ha indotto i legali degli imputati a chiedere la remissione del processo in altra sede per incompatibilità ambientale" - Dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 1° maggio.

La battaglia che da anni le compagne del Mfpr di Taranto stanno facendo perchè venga fatta verità e giustizia per Carmela - la ragazzina di 13 anni violentata dagli uomini e uccisa dallo Stato nell'aprile del 2007 quando si buttò da un balcone a Taranto - e perchè i suoi stupratori vengano finalmente condannati, ora sta dando evidentemente molto disturbo.
Questo è un bene.
Gli avvocati dei tre stupratori vogliono il comodo silenzio, vogliono continuare in pace a cercare mille scuse per non fare il processo e, in caso si debba per forza svolgere, per non arrivare ad una sentenza di condanna.
Come in un primo processo a tre violentatori minorenni di Carmela hanno ottenuto una vergognosa sentenza di "perdono", oggi vogliono continuare a violentare e uccidere per la seconda volta Carmela!
Ma la protesta, la denuncia forte, l'iniziativa continua ad ogni udienza del MFPR lo sta impedendo! E loro chiedono allora di spostare addirittura il processo in altra sede! Per "incompatibilità con la lotta delle donne"!

Questo non può che spingerci ad andare avanti.
IL PROCESSO DEVE RIMANERE A TARANTO! IL 22 GIUGNO, DATA DELLA PROSSIMA UDIENZA SAREMO PIU' DI PRIMA DAVANTI AL TRIBUNALE.

GLI STUPRATORI DEVONO ESSERE CONDANNATI!
BASTA CON GIUDICI E ISTITUZIONI COMPLICI!

IL SILENZIO "UCCIDE" CARMELA, LA NOSTRA VOCE, LA VOCE DELLE DONNE, DELLE RAGAZZE CHE È ANCORA DEBOLE A TARANTO, LA DEVE FAR VIVERE!

Le compagne del MFPR - Taranto

pc 2-3 maggio - Sosteniamo con forza la lotta dei prigionieri politici palestinesi


 Continua la “Battaglia delle pance vuote” così in Palestina è conosciuta la lotta dei prigionieri politici palestinesi che a partire dal 17 aprile in 1500 hanno iniziato uno sciopero della fame, per il miglioramento delle durissime condizioni carcerarie e per la fine dell’odiosa pratica della detenzione amministrativa.
Lo sciopero della fame è ormai arrivato al 14 ° giorno, e va crescendo, ad oggi sono oltre 2300 gli scioperanti, un segnale chiarissimo della capacità di resistenza che sta crescendo tra gli oltre 4300 detenuti palestinesi. Tra questi Ahmad Sa'adat leader del FPLP le cui condizioni a seguito dello sciopero della fame si sono aggravate ed è stato trasferito nel carcere di Ramleh .
Con questa forma di lotta pacifica e drammatica, negli ultimi mesi i prigionieri politici palestinesi hanno portato lo scontro con l’occupante israeliano fin dentro le carceri, lanciando al tempo stesso un indicazione di unità e di resistenza verso il proprio popolo. Già ad ottobre dello scorso anno centinaia di prigionieri palestinesi iniziarono a rifiutare il cibo per tre settimane. E’ stata poi la volta di Kadher Adnan che ha resistito per più di 64 giorni nel suo sciopero della fame contro l’ennesimo arresto arbitrario e preventivo a cui era sottoposto, seguito da Hana Shalabi una donna che è stata rilasciata ed esiliata dopo oltre 40 giorni di digiuno politico. I prigionieri palestinesi insieme alle associazioni di sostegno come Addameer e la Palestinians’ Prisoners Society , chiedono:
La fine della detenzione amministrativa; Il diritto alle visite per famiglie dei prigionieri della Striscia di Gaza, a cui questo diritto è negato da oltre 6 anni;
Il miglioramento delle condizioni di vita dei prigionieri e la fine della legge 'Shalit', che priva i detenuti palestinesi dell’accesso ai giornali e ai media, e persino del materiale didattico .
La fine alle le politiche di umiliazione inflitte ai detenuti e alle loro famiglie, quali perquisizioni corporali, le irruzioni notturne nelle celle e le punizioni collettive.
Dalle carceri israeliane i resistenti palestinesi chiedono la solidarietà internazionale, il sostegno alla loro lotta e la denuncia della macchina repressiva israeliana che si fa ogni giorno più dura. Dinanzi ai preparativi di possibile conflitto con l’Iran, e più in generale di fronte al quadro di instabilità e di tendenza alla guerra i palestinesi rappresentano, per i governanti sionisti, il fronte interno e quindi una popolazione estranea da tenere brutalmente sotto controllo. Come per altri aspetti, la comunità internazionale ossia l’Unione Europea e gli Stati Uniti, lasciano mano libera all’alleato israeliano che può così rafforzare la sua occupazione.
Questa lotta dei prigionieri palestinesi rappresenta una tappa del movimento di liberazione nazionale, ma a differenza di altre del passato si svolge in uno scenario inedito per difficoltà e contesto internazionale . Il movimento che si sta sviluppando nelle prigioni israeliane, sta crescendo per influenza e capacità organizzativa, tanto che nel secondo comunicato del Supremo Comitato Direttivo questi conferma la prosecuzione e l’estensione del movimento di protesta finché le richieste non saranno accolte.
Il Primo Maggio in Palestina è stata la giornata dei lavoratori e dei prigionieri, è stata l’ennesima giornata di resistenza popolare contro l’occupazione israeliana con manifestazioni in molte città e villaggi palestinesi.
l movimento di solidarietà internazionalista è chiamato a sostenere come ha fatto nella giornata del 17 aprile la lotta dei prigionieri politici palestinesi .
Forum Palestina



mercoledì 2 maggio 2012

pc 2-3 maggio - la contestazione a Bersani a Palermo nella cronaca di 'proletari comunisti'-PCm Italia

La forte contestazione a Bersani in quanto sostenitore del governo, i compagni del circolo di proletari comunisti, ieri 1° maggio, l’hanno cominciata subito davanti alla Casa del Popolo di Piana degli Albanesi. Nell’attesa che partisse il corteo davanti la Casa del popolo dov’era stato invitato Bersani per fare la presentazione dei candidati alle prossime elezioni locali, era visibile lo striscione del circolo “contro la crisi del capitalismo, una sola soluzione la rivoluzione”, le bandiere al vento, mentre andava avanti la distribuzione del volantino del primo maggio internazionale e lo scambio di opinioni con alcuni disoccupati dell’edilizia arrivati da Termini Imerese; l’arrivo di Bersani, ben “protetto” dai suoi e con uno stuolo di giornalisti attorno, ha spinto le compagne innanzi tutto ad iniziare una serie di invettive e accuse: insieme ad alcuni altri abbiamo gridato “lavoro, lavoro” e poi “vergogna, vergogna…
Abbiamo gridato con forza che i morti di Portella sono nostri e non del governo che ieri come oggi i lavoratori li uccide in un modo o nell’altro! Che è assolutamente immorale fare spot elettorali usando i morti come stavano facendo in questo caso quelli del Pd di Piana… queste affermazioni in particolare hanno acceso gli animi con i presenti che “difendevano” Bersani, ma ammettevano a gran voce che stavamo disturbando la loro campagna elettorale!
I“militanti” del Pd hanno provato a fare cordoni e a“tenerci buoni” con varie argomentazioni: “non capite, sta lavorando per salvare l’Italia”!!! “state profanando i morti”!!! “Non siete compagni”!!! E ancora: mentre facevamo girare alla svelta i tacchi all’ex presidente del Consiglio comunale Garraffa, ricordandogli che i lavoratori lo stanno ancora cercando per dargli bastonate, ci hanno mandato un sopravvissuto della strage che con fare arrogante voleva convincerci invano che stavamo sbagliando.
Questa prima parte della contestazione, fatta quasi esclusivamente dai compagni del circolo, tutto questo parapiglia, è stata riportata in forme molto ridotta dai giornalisti nonostante le attente riprese e i tanti primi piani che riprendevano tutte le scene!!! Comunque la notizia della contestazione era già arrivata sulla spianata di Portella a chi aspettava l’arrivo del corteo.
Abbiamo quindi anticipato il corteo e quando siamo arrivati a Portella abbiamo piazzato lo striscione davanti la spianata e continuato a distribuire volantini
Arrivato il corteo, Bersani con la sua faccia da sepolcro imbiancato è stato subito accolto da alcuni fischi. Ma dopo gli interventi sulla spianata dei vari sindacalisti confederali e rappresentanti istituzionali di turno con la stessa retorica di sempre sulla strage di Portella, al passaggio di Bersani dalla spianata verso la strada, forte è riesplosa la contestazione, in questo frangente molto più ampia, vista la presenza di compagni dei centri sociali come l’Anomalia,alcuni sindacati di base come l’Usb ma anche parecchi altri giovani, donne con figli, anziani presenti alla manifestazione.

Forti le accuse a Bersani/Pd in quanto pieno sostenitore dell’attuale governo che taglia salari e posti di lavoro, che aumenta le tasse, che fa solo e soltanto gli interessi del fascismo padronale alla Marchionne e delle banche, che sperpera soldi per la sporca guerra imperialista e per le mega opere come la Tav solo per il profitto e la speculazione dei padroni…, gli slogan “giù le mani dal primo maggio” “Bersani come Monti e Lombardo” “pagherete caro pagherete tutto” , sono allora scoppiati tafferugli con alcuni della “base” del Pd che hanno provato ad impedire la contestazione ma sono stati subito fortemente insultati, spintonati e respinti fisicamente, la polizia si è allora schierata in assetto antisommossa pronta ad intervenire ma la contestazione è diventata ancora più forte con tutti i compagni pronti a rispondere mentre denunciavano a gran voce lo stato di polizia al servizio del moderno fascismo che avanza di cui anche il Pd ne è parte integrante

“ Portella è nostra! Non ci fermerete! la nostra lotta sarà sempre più dura!” si è continuato a gridare sventolando in alto le bandiere fino alla scomparsa di Bersani costretto ad allontanarsi protetto dai suoi amici e dalla digos.

Circolo proletari comunisti Palermo

pc 2-3 maggio - clamoroso sondaggio di Repubblica,- il 32,2 per cento .. per uscire dall'attuale situazione, l'unico mezzo è la rivoluzione

Cosa occorre per cambiare il nostro Paese? La maggioranza degli intervistati (50,9%) propende per la strada delle riforme, con interventi graduali e condivisi (35,7%) ma anche impopolari (14,6%). I più propensi a una via riformista sono gli uomini, gli over 54enni, e i cattolici praticanti. L'aspetto forse più sorprendente è che per il 32,2 per cento degli intervistati - praticamente un italiano su 3 - l'unico mezzo per uscire dall'attuale situazione è la rivoluzione. C'è poi un 17,2% totalmente pessimista, che sentenzia: "questo Paese non cambierà mai". Un dato da collegare, probabilmente, all'onda montante dell'antipolitica.

1 maggio - contestati Fassino e Bersani - ma a Palermo c'era Proletari Comunisti in prima fila a contestare come le immagini TV dimostrano

Maggio - Contestati Bersani e Fassino

Un Primo Maggio senza sconti. Il sostegno al governo Monti fa fischiare le orecchie ai dirigenti del Pd. In Sicilia è toccato nuovamente a Bersani. A Torino è stato contestato Fassino. Attaccare il mulo dove dice il padrone non è una buona politica.

Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani è stato contestato da un folto gruppo di giovani dei centri sociali mentre era all'interno della casa del popolo a Piana degli Albanesi per celebrare il 1 Maggio a Portella delle Ginestre. I manifestanti hanno urlato «lavoro, lavoro» e «vergogna, vergogna», durante l'intervento del leader del partito democratico rimproverandogli il sostegno al governo Monti. Le visite in Sicilia in Bersani non sembrano passare inosservate. A febbraio una trentina di giovani aveva esposto uno striscione davanti al teatro Zappalà – dove era atteso Bersani per una iniziativa del Pd - con su scritto ''Vergogna! Luca in fin di vita per i vostri profitti'', con riferimento al giovane militante No Tav in fin di vita dopo essere caduto da un traliccio dell’alta tensione per impedire l’occupazione del suo terreno da parte della polizia.

A Torino invece, il corteo del primo maggio si è aperto con una contestazione al sindaco Piero Fassino da parte di alcuni giovani del movimento No Tav. Il sindaco stava muovendo i primi passi alla testa del corteo, quando i giovani hanno iniziato a contestarlo tentando di entrare nel corteo per avvicinarsi a lui. È subito intervenuta la polizia che fisicamente bloccato i ragazzi schierandosi tra loro e Fassino. È esplosa un petardo, e dopo un momento di tensione, tre giovani sono stati fermati dalla polizia e portati in Questura.. Il corteo, che vedeva in prima fila, accanto al sindaco Fassino, tutte le autorità locali (schierata a favore della Tav) è poi proseguito per via Po ma è stato diviso in due dalla polizia. Un centinaio dei giovani dei centri sociali è infatti riuscito ad infilarsi nel corteo, poco dietro le istituzioni, ma un fitto cordone di agenti antisommossa si è messo davanti a loro per tenerli a distanza.

http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/8509-contestati-bersani...
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TO: Le forze dell'ordine sfilano al 1°maggio? chiedilo a Fassino

Davvero surreale questo primo maggio torinese in cui il sindaco della città si vede costretto a farsi scortare da polizia e forze dell'ordine per poter sfilare.
Già nei primi momenti del corteo un nutrito gruppo di studenti e studentesse della verdi occupata insieme a molte altre persone dello spezzone sociale e molti cittadini e cittadine incuriosite da quanto si determinava, hanno contestato la presenza del sindaco Fassino al corteo del primo maggio torinese. Non era accettabile che chi è responsabile della chiusura di molti asili a causa del licenziameno (o non rinnovo del contratto come lo chiamano loro) di centinaia di insegnanti nella nostra città, del completo smantellamento del comparto sociale attraverso il non pagamento delle cooperative a cui negli scorsi anni è stato delegato tutto il settore dell'assistenza, possa farsi vetrina di se stesso nella giornata dedicata ai lavoratori.
Immediata la reazione delle forze dell'ordine che sono entrate in mezzo al corteo manganellando e picchiando chiunque trovassero a loro tiro comprese persone anziane e fermando, dopo aver picchiato selvaggiamente, 4 persone poi rilasciate nel primo pomeriggio.
Notevole la reazione delle persone presenti nel corteo che hanno più volte applaudito al lungo speakeraggio che ha attraversato tutta via po letteralmente riconquistata dopo un tentativo della polizia di impedire ad alcune persone chiuse in una via laterale di rientrare.
Nel frattempo gli studenti delle scuole medie superiori animavano la campagna contro la gtt ed il rincaro dei biglietti dei pullman e dei parcheggi sanzionando tutti i parchimetri presenti nella centralissimi via po.
La polizia ha quindi letteralmente scortato Fassino per tutto il corteo sino al suo intervento dal palco di piazza San Carlo. Ma anche qui il teatrino che avrebbero voluto non è andato in scena con dure contestazioni da gran parte della piazza, dalle insegnanti presenti alle persone che, come noi, vedono nel sindaco il responsabile dello sfacelo di questa città ad eccezione unicamente dei pochi rimasti fedeli al partitino come si vede chiaramente dai video che stanno girando in rete.
Lo spezzone sociale quindi non si è fermato in piazza san carlo ma ha proseguito dirigendosi verso il comune dove con un trabattello ed una scala issata sul furgone si è raggiunta la balconata del comune e qui si sono appese le foto dei NOTAV Giorgio e Luca ancora in stato di arresto (41 bis per Giorgio e censura sulle comunicazioni!) dal 26 gennaio. Anche qui , nuovamente, la polizia reagisce selvaggiamente caricando più volte le centinaia di persone presenti mettendo a rischio anche le persone che in quel momento si trovavano sulla scala. Dopo alcune cariche e momenti di tensione il furgone ritorna nuovamente e viene rimontata la struttura per riportare a casa chi nel trambusto era rimasto ostaggio nella staccionata portandoli in salvo ma non prima di aver esposto un ulteriore striscione "liberi tutti/e" ed aver issato un bandiera notav a finaco di quelle istituzionali.

Un primo maggio di lotta dunque e non di mera ricorrenza, è davvero il momento di dire basta!

http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/4608-tole-forze-dellordine-sfilano-al-1°maggio?-chiedilo-a-fassino
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VIDEO CARICHE A TORINO :
http://www.youtube.com/watch?v=C4UEVM_Kr7Q&feature=player_embedded
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Primo Maggio a Portella della Ginestra: contestato Bersani

Quest'anno per il Primo Maggio a Portella della Ginestra non si è assistito soltanto alla solita retorica di commemorazione della strage fatta da partiti e sindacati sul viale del tramonto, ma si è tornato a parlare davvero di politica.
Quest'anno il primo maggio si è trasformato in un occasione di contestazione al governo Monti, alla riforma del Ministro Fornero tesa a smantellare diritti e precarizzare sempre di più il lavoro, e soprattutto al segretario del PD Bersani che queste politiche le supporta e ogni tanto sembra dimenticarsi quanto la sua agibilità politica all'interno delle piazze sia finita.
Così a ricordargli quanto sia inaccettabile la sua presenza a Portella della Ginestra, come in qualunque altra piazza del primo Maggio e delle lotte reali, sono stati un centinaio di manifestanti tra NoTav, studenti, precari e sindacati di base.
Bersani è stato oggetto di contestazione sin dalla prima mattinata quando il suo intervento previsto presso la casa del popolo di Piana degli Albanesi è stato interrotto a più riprese senza permettergli che il suo discorso potesse fungere da cassa di risonanza per le sue campagne elettorali e per le politiche di sacrifici del governo Monti.
Dopo lo svolgimento del corteo, alla quale era presente anche uno spezzone regionale dell'opposizione sociale partecipato da centinaia di persone, tra Piana e Portella della Ginestra il segretario PD è stato colpito da un'altra, ancora più fragorosa, contestazione che ha ribadito quanto fosse sgradita la sua presenza.
La piazza ha decretato di non voler accettare che, chi non si fa scrupoli a parlare di sacrifici da scaricare sui lavoratori e sui soggetti deboli o chi supporta e avalla la costruzione del treno ad alta velocità in Val Susa nonostante la resistenza portata avanti dalla popolazione valligiana, abbia la possibilità di partecipare a momenti di memoria di chi ha vissuto le manifestazioni e le piazze pagando con la vita la propria determinazione a cambiare lo stato di cose.
Sessantacinque anni fa, infatti, queste campagne erano state al centro di una grande manifestazione contadina volta all'occupazione delle terre dei latifondi. Questa manifestazione, la prima della festa dei lavoratori dopo la dittatura del ventennio fascista, era stata repressa nel sangue dagli apparati politico-mafiosi a servizio di capitale e latifondisti. Quegli stessi interessi che oggi sono portati avanti proprio dalla cricca tecnocratica di Monti e dei suoi lacchè, quegli stessi interessi che Bersani e il PD portano avanti in Val di Susa insieme alla lobby SiTav.
Bersani dunque non è riuscito a sfilare tranquillamente in una piazza che dopo oltre sessant'anni è tornata ad esprimere incompatibilità e conflitto, perché il primo maggio torni ad essere una giornata di lotte sociali e non di semplice ricordo.

Da Torino

1° Maggio La Dichiarazione congiunta internazionale del 1° maggio diffusa in centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo - il testo in turco e in arabo

Kapitalizmin krizinin yegâne çözümü proletarya devrimidir!




“Burjuvazinin sistemi, kendi bağrında yaratılan zenginlikleri barındıramayacak denli daralmıştır. – Burjuvazi bu krizleri nasıl atlatıyor?

Bir yandan siddet kullanmak suretiyle üretici güçleri kitlesel olarak yokederek, öte yandan yeni pazarlar ele geçirerek ve eski pazarlarını daha da acımasızca sömürerek. Bunun sonucunda ne oluyor? Böylece bir yandan daha genel (yaygınlaşmış) ve daha muhteşem krizlerin hazırlığı yapılırken bu krizlerin önüne geçmenin yolları da azalıyor. Burjuvazinin bir zamanlar feodal düzeni yıkarken kullandığı silâhlar, bugün bizzat kendisine çevrilmekte.

Ancak burjuvazi kendisini yok edecek silâhları yaratmakla yetinmedi, bir yandan da bu silâhları kullanacak olan insanları, modern işçileri, proleterleri de üretti.”



Karl Marx ve Friedrich Engels, Komünist Parti Manifestosu, 1847



Bu alıntı ilk yayımlanmasından 165 yıl sonra bugün tüm anlamını koruyor. Dünyanın hangi Hükûmeti olursa olsun, ülkeleri ister örtülü bir diktatörlükle, ister burjuva demokrasisiyle veya açık bir diktatörlükle yönetiliyor olsun, bu alıntı, dünya proletaryasının ve geniş halk kitlelerinin içinde bulundukları koşulları kavramamızı sağlıyor.

Emperyalist burjuvazi en yüksek kâr oranlarına ulaşmaya ve krizi de bu amaçla kullanarak üretim aygıtını yeniden yapılandırmaya çalışıyor. Bu çerçevede, ezilen ülkelerdeki yönetici sınıflar artı-değerden aldıkları payları korumaya ve arttırmaya çalışıyorlar. Bu yeniden yapılanma tüm ülkeleri etkiliyor ve sanayinin başka ülkelere kaydırılması, üretim araçları sökülen ülkelerdeki işçi sınıfı ve geniş halk yığınları için bu, fabrikaların kapatılması, ücretlerin düşürülmesi, işsizlik, aşırı borçlanma, yoksulluk ve sefalet anlamına geliyor. Yeni fabrikaların kurulduğu ülkelerdeyse, aynı yeniden yapılanma şu anlama geliyor: Topraklara el konması, yerel köylülüğün mülksüzleştirilmesi, sınırsız sömürü, sefil ücretler, yaşam alanının kirletilmesi, vs.

Emperyalist burjuvazinin hizmetindeki hâkim sınıflar Devlet aygıtını kullanarak mücadeleleri bastırmaya ve proletaryanın ve geniş halk yığınlarının isyân ederek devrim için örgütlenmelerinin önünü almaya uğraşıyor. Dünyanın her yerinde Devlet aygıtı giderek daha fazla polis Devleti kimliğine bürünüyor, ve kendi halkını yakından denetleyerek, fişleyerek bastırmaya çalışıyor.

İster “solcu” olsun, ister sağcı, burjuvazinin hiçbir kesimi krizi çözebilecek güce sahip değil. Bu durum maskeli bir biçimde ilerleyen faşist hareketin ekmeğine yağ sürüyor. Faşist hareket halkçı söylemlerle ve ekonomik krize dayanarak ilerliyor ve adım adım güçleniyor. Zamanı gelince maskesini atacak ve en saldırgan biçimde finans kapitalin çıkarlarını korumaya soyunacak. Öte yandan, tekelci sermayenin çeşitli blokları arasındaki rekabet, pazarın yeniden paylaşımı sorununu ve buna bağlı olarak yeni savaşların çıkması ihtimâlini de gündeme getiriyor.

Merkezî sorun Devletin sınıfsal yapısıdır. Aldığı biçim yalnızca koşullara bağlı olarak belirmekte. Devletin âşikâr amacı hizmetinde olduğu hâkim sınıfın çıkarlarını korumak, yani emperyalist burjuvazinin ve/veya ezilen ülkelerdeki devasa çoğunluğu temsil eden ve dünyanın dört bir yanında acımasızca sömürülen kadın, erkek ve çocukların karşısında çok küçük bir azınlığı temsil eden bürokrat-komprador ve feodal burjuvazinin çıkarlarını güvence altına almaktır. Devletin bu rolü, krizle birlikte geniş halk yığınlarının gözünde git gide daha belirgin bir hâl alıyor. Her devrimin merkezinde yatan temel sorun da zaten burjuvazinin Devlet aygıtını “en tepeden en aşağıya” kadar yerle bir etmek ve sonrasında da, bu yıkıntının üzerinde yükselecek yeni bir aygıt inşa etmektir: Radikal bir biçimde farklı olan ve temel amacı komünizme doğru ilerleyebilmek için sosyalist bir toplumun kurulmasını sağlayacak bir Devlet. Başka bir deyişle, krize verilecek yegâne karşılık devrimdir!

Bugün dünyanın dört bir yanındaki ülkelerde proletarya ve geniş halk kitleleri mücadele ediyor ve başkaldırıyor. Bu başkaldıri kendini çeşitli vesilerle ve değişik biçimlerde ifâde ediyor: Genel grevler, hayat pahalılığına, işten çıkarmalara karşı verilen mücadeleler, çalışmak için, sendika ayrımcılığına karşı verilen mücadeleler, toprak edinme hakkı için sürdürülen savaşımlar, çevreyi korumak için verilen mücadeleler, boş konut işgâlleri, boş toprak işgâlleri, polis şiddetine karşı verilen savaşımlar, işsiz ve geleceksiz bir yaşama karşı sürdürülen mücadeleler, kadınların yürüttüğü direnişler, vs.

Arap ülkelerinde, devrimci önderliklerden yoksun yürütülen başkaldırı sonrasında, hâkim sınıflar ve emperyalizm durumdan yararlanarak “demokrasi adına” harekete geçtiler ve devrimci sürecin takip edilmesine karşı çıkıp, halkı sömürmeye devam ediyorlar. Karşı çıkışlar ya emperyalist müdahâlelerle, ya da gerici güçlerce veya reformist laiklerin veya dincilerin eliyle bertaraf ediliyor; o da yetmezse, kanla bastırılıyor.

Arap Dünyasının ezilen ülkelerinde, sömürge ve yarı-sömürge ülkelerde olduğu gibi, bugün sosyalist devrimin ayrılmaz bir parçası olan yeni demokrasi devrimini geliştirmek kaçınılmaz bir hâl almıştır.

Emperyalist ülkelerdeki öfkeliler hareketi ve “Occupy!”, halkın sabrının taştığını yansıtan gelişmeler olmakla birlikte, sistemi devirmeye varacak denli sistem karşıtı olmadıklarını da gösteriyor.

Proletaryanın bu mücadeleleri, bu başkaldırı hareketleri, kendiliğinden devrimci bir karaktere sahip değiller. Yine de bu gelişmeler sayesinde, kitlelerin bilinçlenmesinde ve devrimin zorunluluğunu kavramalarında ilk adımı attıklarını görüyoruz; bu anlamda barış içinde geçiş yolları yöntem ve yanılsamalarının maskelerinin düşürülmesi, sağın ve solun sırayla yer değiştirdiği hileli seçimlerin ifşa edilmesi büyük önem kazanıyor.

Bugünün komünistleri olan Maoistler, bu hareketlere katılmalı ve zaman içinde bunların önderliğini üstlenmelidirler; proletaryanın devrimci gücünü ideolojik, siyasî ve ögütsel alanlarda inşa etmeli böylece devrimin üzerinde yükseleceği üç zorunlu bileşeni hayata geçirmelidirler: Maoist Komünist Parti, Birleşik Devrimci Cephe ve özgül koşullara uygun olarak, Silâhlı Kuvvetler.

Varolan sendikalarda ve kitle örgütlerinde bulunan reformistlere, revizyonistlere ve oportünistlere karşı, onların arabulucu, uzlaşmacı politikalarına karşı mücadele etmeli, talepler için yürütülen mücadelelerde kapitalist ve emperyalist sistem içinde buldukları “çözümleri” sunmaktan başka bir şey bilmeyen bu şahıslara karşı, bu davranışlarıyla, kitlelerin zihninde oluşturdukları yanılsamaların, seçim yolunun, barışçıl yöntemlerin belki de proletarya ve geniş halk kitleleri için de krize karşı bir çözüm olabileceği yanılsamasının maskesini düşürmek için mücadele etmelidirler. Bu şahıslar devrime hazırlanan işçi sınıfinın ve halk yığınlarının girişecekleri sınıf mücadelesinin gelişmesinin önünde birer engel olarak dikilmektedirler.

İktidardaki gericilere gelince, bunlar da ulus, köken, dinî inanç farklılıklarını kullanarak işçi sınıfını bölmeye, proletaryayı ve halk kitlelerini parçalamaya, böylece iktidarlarını sürdürmeye çalışıyorlar.

Dünyanın çeşitli yerlerinde sürdürülen halk savaşlarını tanıtmak ve desteklemek, bunların emperyalizmin krizine karşı yürütülen en ön cephedeki mücadeleler olduğunu bildirmek görevimiz arasındadır.

Hindistan Maoist Partisinin yürüttüğü Halk Savaşı, güçlü düşmanının saldırılarına başarıyla karşı koymakla kalmıyor, aynı zamanda yaygınlaşıyor ve güçleniyor. Filipinler’de de Maoist olduğunu açıklayan Filipinler Komünist Partisi önderliğinde bir Halk Savaşı gelişiyor. Peru’daki tasfiyeci akıma rağmen Halk Savaşı sürüyor. Türkiye’deki Maoistlerin yürüttüğü devrimci mücadele de halk savaşı stratejisine uygun olarak gelişiyor. Başka ülkelerde de halk savaşı, yeni inisiyatiflerin önderliğinde ve yeni gelişmelerin ışığında hazırlanıyor.

Bu eşitsiz gelişme sürecinde mücadeleye hız kazandırmalı ve kapitalist sistemi yeryüzünden kaldırmalı, sömürüsüz, ezilen halkların özgürleştiği, katliamların savaşların olmadığı, yeni bir dünya kurmalıyız: sosyalist ve komünist bir dünya.

Yeryüzünün her ülkesinde çalışmalı ve komünistlerin uluslarası örgütünü, enternasyonali inşa etmeliyiz. Bu örgüt Marksizm-Leninizm-Maoizm ilkeleri doğrultusunda inşa edilmeli ve bugünün somut koşullarına uygulanmalıdır; ancak böyle bir ortak mücadele geliştirerek devrimin yolunda ilerler ve Komünist Enternasyonali yeniden kurabiliriz.

Yaşasın Enternasyonalist 1 Mayıs!

Yaşasın Proletarya Enternasyonalizmi!



Afganistan Komünist Partisi (Maoist), Hindistan Komünist Partisi (ML) [Naxalbari], Maoist Komünist Parti – Fransa, Maoist Komünist Parti – İtalya, Manipur Maoist Komünist Partisi, Maoist Komünist Parti – Türkiye/Kuzey Kürdistan, Devrimci Komünist Parti – Kanada, Avusturya (Maoist) Komünist Parti İnşa Komitesi, Maoist Komünist Hareketi – Tunus, Tunus Maoist Komünist Örgütü, Fas Marksist-Leninist-Maoistleri, Afganistan Emekçiler Örgütü (MLM), Manolo Bello Halkın Mücadelesi Komitesi – Galiçya, Devrimci Pratik (Birleşik Krallık), Halka Hizmet (medya MLM) – Oksitanya (Fransa)
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الرأسمالية.


" لقد أصبحت العلاقات البرجوازية أضيق من أن تستوعب الثروات الناشئة فى رحمها فكيف تتغلّب البرجوازية على هذه الأزمات ؟ تتغلّب عليها بالتدمير القسري لمجمل القوى المنتجة من جهة و بالإستيلاء على أسواق جديدة و التكثيف من استغلال الأسواق القديمة من جهة أخرى.فماذا تكون النتيجة اذن؟. التحضير لازمات عامة وهائلة ، و الحد من امكانية تلافي هذه الأزمات.

فالأسلحة التى إستخدمتها البرجوازية للقضاء على الإقطاعية ترتد اليوم إلى صدر البرجوازية نفسها. و لكن البرجوازية لم تصنع فقط الأسلحة التى سوف تقتلها، بل أخرجت أيضا الرجال الذين سيستعملون هذه الأسلحة: وهم العمال العصريون ، اي البروليتاريون".( ماركس و إنجلز ، بيان الحزب الشيوعي ، 1847)

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لايزال هذا الاستشهاد صالحا الى يومنا هذا بعد 165 سنة من نشره . إنّه يسمح لنا بفهم الوضع الذي تعيشه الطبقة العاملة و البروليتاريا و الجماهير الشعبية فى كافة البلدان ، بغض النظر عن طبيعة الحكومة: دكتاتورية مقنعة ، أم دكتاتورية ديمقراطية برجوازية أو دكتاتورية وحشية .

إنّ البرجوازية الإمبريالية تبحث عن أقصى نسب الربح وهي تستعمل الأزمة تعلّة لتحقيق هدفها المتمثّل فى إعادة هيكلة الإنتاج وتنعكس اعادة الهيكلة هذه على جميع البلدان و تعنى بالنسبة للطبقة العاملة و الجماهير الشعبية: نقل الصناعات الكبرى الى مواقع اخرى ,غلق مصانع و تخفيض أجور و بطالة و ديون و فقر إلخ. لكن فى الأماكن التى سيقع فيها بعث مصانع جديدة ، فذلك يعنى, إفتكاك الأرض و مصادرة أملاك الفلاحين المحلّيين و إستغلال فاحش و أجور زهيدة و تخريب البيئة إلخ .

وفي اطار خدمة البرجوازية الإمبريالية, تستخدم الطبقات السائدة جهاز الدولة لقمع نضالات البروليتاريا و منع الجماهير من التمرّد و التنظم من أجل القيام بالثورة. فقد اصبحت الدولة بصفة واضحة دولة بوليسية تضع مواطنيها تحت المراقبة و تعرّضهم للقمع.

فلا اليسار ولا اليمين ولا أية فئة من البرجوازية قادرة على الخروج من الأزمة.و يمهد تواصل الأزمة الأرضية للفاشية التى تتقدّم بصفة غير مباشرة. إنّها تتقدم خطوة خطوة عبر الديماغوجيا الشعبوية ، معتمدة على الأزمة الإقتصادية. و فى الوقت المناسب ، ستبيّن الفاشية وجهها الحقيقي وستدافع بكل شراسة عن مصالح رأس المال المالي. و فى الوقت نفسه ، يبرز التنافس بين الكتل الإحتكارية المختلفة حول إعادة تقسيم الأسواق و بالتالى بروز حروب جديدة فى الأفق .

ان الطبيعة الطبقية للدولة هي المسالة المحورية. اما الشكل الذى تتخذه هذه الدولة فهو شكل ظرفي لا غير. ويظل الهدف الأوّلي للدولة هو خدمة مصالح الطبقة الحاكمة ، أي ، مصالح البرجوازية الإمبريالية وهي فئة قليلة مقارنة بالأغلبية العريضة للرجال و النساء و الأطفال الذين يواجهون الاستغلال عبر العالم . ومع استفحال الأزمة ، يصبح دور الدولة أوضح لدى الجماهير. ان المهمّة المركزية لاية ثورة هي التحطيم الكلي لجهاز الدولة البرجوازية و بناء على أنقاضها دولة جديدة مختلفة جذريّا، تعمل على تركيز البناء الإشتراكي باتجاه التحول الى الشيوعية. وباختصار تظل الثورة هي الإجابة الوحيدة على الأزمة !

و اليوم ، تناضل البروليتاريا و الجماهير الشعبية و تتمرّد فى عديد البلدان. و تعبّر هذه التمرّدات عن نفسها بطرق متنوّعة و متباينة: الإضرابات العامة ، النضال ضد ارتفاع الأسعار، و ضد تسريح العمّال ،و من أجل حق الشغل ، و ضد التمييز بين النقابات، ومن اجل المحافظة على البيئة ، إحتلال المنازل و الأراضي الشاغرة، و تمرّدات الشباب ضد عنف الشرطة و ضد الحياة دون عمل ودون مستقبل ، و نضالات النساء إلخ.

و فى البلدان العربية واثر الإنتفاضات التى افتقدت لقيادة ثورية ، إستعادت الطبقات الحاكمة و الإمبريالية السيطرة على الوضع بإسم " الديمقراطية" ، وواصلت إستغلال الشعب وتصدت للسيرورة الثورية. وهكذا اصبحت الحركة الإحتجاجية إمّا ضحية التدخلات الإمبريالية و القوى الرجعية و الإصلاحية العلمانية أو الدينية، أو محل قمع دمويّ.

وفى البلدان المضطهَدَة العربية ، مثلما هو الحال فى جميع البلدان المستعمرة و شبه المستعمرة ، أضحى أكثر من ضروري تطوير الثورة الديمقراطية الجديدة كجزء لا يتجزّأ من الثورة الإشتراكية .

و فى البلدان الإمبريالية ، تعكس حركة " أوكوباي" [ إحتلال الشوارع و الساحات] الغضب الكبير للشعوب ، لكنّها لا تتحدّى بما فيه الكفاية النظام برمّته. ان هذه النضالات البروليتارية و التمرّدات ليست ثورية فى حدّ ذاتها لكنّها تمثل خطوة أولى على درب الوعي بضرورة الثورة كما انه من الهام فضح وهم التحول السلمي و التداول على السلطة ، و كشف الإنتخابات المزيفة.

يجب على شيوعيّي اليوم ( الماويّون) أن يساهموا فى هذه النضالات ويكونوا في طليعتها. يجب أن يبنوا القوّة الثورية للبروليتاريا على المستويات الإيديولوجية و السياسية و التنظيمية، و بصورة خاصّة الأدوات الثلاث للإستراتيجيا الثورية:حزب شيوعي ماوي ، جبهة متحدة ثورية و قوّة قتالية.

ينبغى أن نناضل ضد الإصلاحيين و التحريفيين و الإنتهازيين الذين يقومون بالنضالات الإحتجاجية بروح وفاقية فى النقابات و فى المنظّمات الجماهيرية الموجودة ، فهم لا يقدّمون سوى " حلولا" فى إطار النظام الرأسمالي و الإمبريالي القائم، مروّجين فى صفوف الجماهير أنّ النهج الإنتخابي و السلمي يمكن أن يكون الحلّ بالنسبة للبروليتاريا و للجماهير لتجاوز الأزمة. إنّهم يمثّلون عراقيل أمام تطور الصراع الطبقي و تنظيم الطبقة العاملة و الجماهير من أجل الثورة.

اما فيما يخص السلطة الحاكمة , فيستعمل الرجعيون الاختلافات العرقية و الدينية كما يستعملون العنصرية لتقسيم صفوف البروليتاريا ، و الطبقة العاملة و الجماهير الشعبية ، كحيل للحفاظ على سلطتهم.

و فى العالم أجمع علينا التعريف بالحروب الشعبية ومساندتها باعتبارها رأس حربة للنضال ضد الإمبريالية التي تتخبط في أزمتها.

تواجه الحرب الشعبية في الهند بقيادة الحزب الشيوعي الماوي هجمات العدوّ العنيفة لكنها تحقق النجاحات في مستوى الانتشار والتقدم. كما ان حرب الشعب فى الفيليبين تتطور هي الاخرى بقيادة الحزب الشيوعي الفليبيني ، الذى يرفع راية الماوية ، وتتواصل فى البيرو حرب الشعب رغم الأعمال التخريبية للتيّار التصفوي. و فى تركيا ، يتقدّم النضال الثوري بقيادة الماويين وفق إستراتيجيا حرب الشعب. و فى بلدان أخرى ، يقع الإعداد لمبادرات و خطوات تدفع عجلة الثورة إلى الأمام .

ينبغى أن نناضل ضمن سيرورة التطور اللامتكافئ للقضاء على النظام الرأسمالي عبر العالم بأسره و بناء عالم جديد خال من الإستغلال و من إضطهاد الشعوب و الحروب الدامية ، فى سبيل عالم اشتراكي و شيوعي .

ويجب ان نعمل على إعادة بناء المنظمة الاممية للشيوعيين في العالم على قاعدة الماركسية – اللينينية – الماوية حسب الاوضاع الملموسة اليوم. كما يجب أن نطورمعا النضال من أجل القيام بالثورة والتقدم نحو الاممية الشيوعية الجديدة .

عاش يوم غرّة ماي العالمي !

عاشت الأممية البروليتارية !

الامضاء:

الحزب الشيوعي الماوي-افغانستان

الحزب الشيوعي الهندي(الماركسي اللينيني) نقزلباري

الحزب الشيوعي الماوي في فرنسا

الحزب الشيوعي الماوي –ايطاليا

الحزب الشيوعي الماوي في مانيبور

الحزب الشيوعي الماوي – تركيا / شمال كردستان.

الحزب الشيوعي الثوري-كندا

لجنة تأسيس الحزب الشيوعي الماوي-النمسا-

الحركة الشيوعية الماوية –تونس

المنظمة الشيوعية الماوية-تونس

الماركسيون اللينيون الماويون-المغرب

المنظمة العمالية افغانستان-الماركية اللينينية الماوية-

لجنة النضال الشعبي مانولو بلّو قاليس- أسبانيا

الممارسة الثورية –المملكة المتحدة

في خدمة الشعب(اعلام ثوري ماركسي لينيني ماوي) أكسيتاني-فرنسا

الديمقراطية والصراع الطبقي-بلاد الغال

(ترجمة الحركة الشيوعية الماوية –تونس)

1 maggio - Risoluzione N°1 approvata alla Riunione Speciale di Partiti mlm del Movimento Rivoluzionario Internazionalista

Il sistema imperialista sta attraversando la sua più grave crisi dagli anni '30. I tentativi attuali per affrontarla e superarla non fanno che approfondirla ed estenderla.
La crisi strutturale, esplosa nel campo della finanza, si è gradualmente estesa il campo della produzione, provocando una crescente recessione. La crisi procede secondo la legge dello sviluppo diseguale all'interno della ricerca della massima estorsione del plusvalore e della contesa sul mercato mondiale.
La crisi trova origine nelle leggi stesse di funzionamento del sistema capitalista. Essa è la manifestazione dei limiti della produzione per il profitto e della contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione, tra carattere globale e generalizzato della produzione e appropriazione privata. Nello scenario mondiale ciò significa un divario sempre più grande tra la ricchezza di un pugno di paesi imperialisti e la povertà di tre quarti dell'umanità dei paesi oppressi dall'imperialismo; tra la ricchezza nelle mani della borghesia e l'impoverimento assoluto e relativo dei proletari e delle masse popolari all'interno dei paesi imperialisti; tra la straripante ricchezza di una borghesia compradora e parassitaria e le condizioni di vita di miseria e fame delle masse proletarie e popolari nei paesi oppressi dall'imperialismo.
È evidente che un sistema dominato da queste leggi, queste dinamiche, non può che andare in crisi, e sovrapproduzione ed eccedenza dei capitali diventano fattori di crisi.
I fenomeni di “finanziarizzazione” speculativa ed accentuata sono la punta di iceberg della dinamica del sistema che diventano il punto di implosione ed esplosione.
La “finanziarizzazione” dell'economia, principale causa immediata di questa crisi, tende a respingere qualsiasi controllo. Perciò gli sforzi del capitalismo e delle potenze imperialiste dominanti di uscirne attraverso regole e controllo dei mercati finanziari e utilizzo degli sbocchi offerti dagli alti tassi di crescita, anche se disarticolati, di alcuni dei paesi, quali Cina, India e Brasile, non hanno avuto finora successo. Anche se questi sforzi non vanno sottovalutati, essi non possono che assicurare una ripresa temporanea che apre le porte a nuove crisi ancora più laceranti.
Il mondo è ancora di fronte a due possibilità: o l’uscita dal capitalismo o una dolorosa ripresa temporanea da questa crisi rafforzando, potenziando i meccanismi del capitale e prolungando così la miseria delle masse.
Le borghesie imperialiste di tutto il mondo approfittano della crisi per ristrutturare l'imperialismo su scala mondiale e salvarlo nell'interesse della propria classe, in funzione dei loro profitti. Questo porta a scaricare l’odioso peso della crisi sui proletari e le masse popolari. Nei paesi oppressi dall’imperialismo come nei paesi imperialisti, aumentano la disoccupazione, la precarietà, il costo della vita e si intensifica lo sfruttamento sino a forme di moderno schiavismo, si tagliano i diritti dei lavoratori, si cancellano le loro conquiste sociali acquisite in anni di lotte, si chiudono le fabbriche con massicci licenziamenti, si mandano in rovina e si inducono al suicidio i contadini, si sviluppano tagli delle spese sociali e privatizzazioni della scuola, sanità, si estende la logica della mercificazione e del profitto ai beni primari, acqua, aria, sole, ecc.
Queste politiche si svolgono all'interno di una contesa imperialista per il dominio del mercato mondiale e delle zone geopolitiche strategiche, ma il carattere unitario delle politiche per scaricare la crisi sui proletari e le masse popolari è ben evidente.
Le politiche dell'imperialismo accentuano e rendono sempre più catastrofici gli effetti del sistema in termini di disastri ecologici e naturali. L’imperialismo trasforma fattori di sviluppo nel campo della scienza, della cultura e scolarizzazione, dell’informatizzazione e accesso ai mezzi di informazione, comunicazione, dell’estensione delle libertà dei giovani e dei processi di emancipazione femminile, in nuove e più raffinate catene. Nel contesto della crisi ciò produce la massiccia disoccupazione intellettuale, il controllo sociale e le forme più esasperate di imbarbarimento, il nuovo attacco neo medioevale ai diritti delle donne, l’irregimentazione della gioventù.
I frapporti di forza tra gli imperialisti sono fluttuanti. Pur restando gli USA la sola superpotenza, le loro potenzialità sono considerevolmente indebolite dalla resistenza delle loro vittime e dalla crisi. Questo lascia un certo spazio al raggruppamento dell’UE, anche se fattori simili hanno impatto negativo anche sulle sue posizioni. La Russia non è altrettanto colpita dalla crisi. Grazie all’asse con la Cina e consolidando i legami con le repubbliche ex-sovietiche, ha guadagnato un certo vantaggio e ha incrementato la contesa. Nel complesso, la collusione resta principale nelle relazioni  interimperialiste, ma l’imperialismo in crisi sviluppa contraddizioni al suo interno che possono divenire potenziali fonti di una nuova guerra mondiale. Le potenze imperialiste, principalmente gli USA, scatenano ed accentuano guerre di aggressione, invasione e neocolonialismo nei diversi scenari del mondo in cui i loro interessi sono vitali o minacciati. Nello sviluppare queste guerre proseguono nella corsa agli armamenti e si dotano di strumenti militari sempre più devastanti, superando ogni limite sancito dalle convenzioni internazionali e dai diritti umani.
Nei paesi oppressi, una qualche forma di controllo fascista è sempre stata la norma, anche là dove esiste un sistema parlamentare. Negli ultimi anni una tendenza al moderno fascismo cresce anche dentro i paesi imperialisti. Ciò prende forma secondo caratteristiche della storia, della realtà e della cultura di ciascun paese, punta a riaffermare forme totalitarie, razziste, securitarie e da Stato di polizia del dominio della borghesia.
L’imperialismo è miseria, reazione e guerra. La crisi svela come benessere, democrazia e pace diventano sempre più parole che coprono una sostanza opposta.
La devastante crisi economica dell'imperialismo e i suoi effetti sui proletari e le masse popolari hanno risvegliato in tutto il mondo un’ondata di lotte e rivolte.
Nei paesi oppressi dall’imperialismo, le proteste, le ribellioni, le lotte di liberazione hanno trovato nelle rivolte dei Paesi arabi e del Golfo Persico una nuova altezza e una nuova alba. Giovani, proletari e masse popolari, e in alcuni casi settori organizzati di operai, hanno attaccato e rovesciato regimi dittatoriali asserviti all'imperialismo che sembravano inamovibili. Ciò ha aperto la strada a nuove rivoluzioni di nuova democrazia antimperialista, antisionista, antifeudale.
Regimi falso antimperialisti, come quelli di Libia, Siria, Iran, o apertamente filo imperialisti come quelli di Arabia Saudita, Bahrein, Yemen, Marocco, Algeria, così come i regimi militari che si sono sostituiti ai tiranni reazionari in Tunisia ed Egitto, hanno scatenato eccidi, repressioni. Nascondendosi dietro la bandiera della democrazia, l’imperialismo è intervenuto in queste lotte e ha manovrato per rimuovere regimi inaffidabili e sostituire dei servitori logorati con degli altri nuovi. Hanno lanciato la guerra e occupato la Libia, ma l'ondata delle “primavere arabe” continua. Complessivamente, esse hanno conseguito un’importante posizione quale nuovo fronte nella battaglia tra imperialismo e popoli. Si uniscono a quelle già esistenti in Iraq, Afghanistan e Palestina. In questi pesi l’occupazione e le invasioni dell'imperialismo e dei sionisti hanno incontrato una dura resistenza. Ciò li ha costretti a rivedere i loro piani di occupazione e ha sostanzialmente impedito la realizzazione dei loro obiettivi. Oltre che nei paesi arabi e dell’Asia occidentale, anche in America Latina, Africa e altre regioni dell’Asia i popoli sono ripetutamente scesi in piazza per resistere agli attacchi contro le loro condizioni di vita. Notevoli sono la persistenza e la crescita degli scioperi operai e delle lotte contadine in Cina.
In questa nuova ondata di lotte e resistenza dobbiamo sostenere e rafforzare la lotta per la liberazione dei popoli e per la nuova democrazia, verso il socialismo e il comunismo, e contrastare le correnti filo occidentali e islamiste che cavalcano la tigre della lotta popolare per imporre nuove catene e nuova subordinazione alle classi reazionarie e ai padroni di sempre, l’imperialismo, principalmente USA ed europeo.
L’ondata di agitazione, i focolai di ribellione e le lotte che coinvolgono centinaia di migliaia di giovani nei paesi imperialisti sono un tratto caratteristico del mondo attuale. Le entusiasmanti rivolte dei giovani proletari, che scuotono le cittadelle imperialiste, segnano l’entrata in campo di una nuova generazione. Davanti a una vita senza futuro gridano che “ribellarsi è giusto” e dichiarano che è il capitalismo che non deve avere futuro. Questo sviluppo si appaia, ora in fusione, ora in parallelo, a una crescita delle lotte operaie. Gli scioperi generali hanno richiamato alla lotta l'intero movimento operaio, in particolare nei paesi più duramente colpiti dalla crisi: Grecia, Spagna, Italia ...
Le lotte operaie hanno avuto un nuovo sviluppo nei paesi dell'Est Europa, dove al morso del capitalismo selvaggio succeduto al crollo dei regimi falso socialisti si è aggiunto il loro rapido trasformarsi in sistemi ancora peggiori dei precedenti.
Nuove ondate di immigrati affollano i paesi imperialisti nella speranza di una vita migliore. Essi fuggono dalla miseria e devastazioni di guerra causate dagli stessi paesi imperialisti. Per raggiungere la loro meta devono mettere a rischio la loro vita attraverso indicibili sofferenze, che spesso trasformano i mari in cimiteri. Gli imperialisti rispondono con dure leggi anti-immigrati e razzismo. L'emergenza del moderno fascismo, degli Stati di polizia, la crescente frequenza di guerre di aggressione e leggi anti-immigrati leggi trovano risposta da parte delle masse con lo sviluppo dei movimenti anti-fascista e anti-razzista e di vasti movimenti contro la guerra.
È in questo contesto che si sviluppa ed emerge una potenziale nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale che ha come punti di riferimento e ancoraggio strategico le guerre popolari guidate dai partiti maoisti. A ciò va aggiunta la preparazione di numerose nuove guerre popolari, in particolare in Turchia e sud Asia, con le potenzialità di essa nei paesi dell’America Latina, e, in tutto il resto del mondo, la costituzione dei partiti comunisti marxisti-leninisti-maoisti. In questo quadro, i nuovi partiti comunisti MLM nei paesi imperialisti rappresentano le potenzialità per un salto di qualità della lotta rivoluzionaria nel mondo e per l’unità delle due correnti della rivoluzione proletaria mondiale: la rivoluzione proletaria e socialista nei paesi imperialisti e la rivoluzione di Nuova Democrazia in marcia verso il socialismo nei paesi oppressi dall'imperialismo.
Tutto questo dimostra che la contraddizione principale nel mondo è tra imperialismo e popoli oppressi; mentre si acutizzano anche sia le contraddizioni tra proletariato e borghesia sia le contraddizioni interimperialiste. Emerge sempre più chiaro nella crisi che la rivoluzione è la tendenza principale.
Nell’attuale situazione internazionale il compito dei comunisti è fare la rivoluzione nei diversi paesi, perché la rivoluzione è l’unica soluzione alla crisi, l’unica via d’uscita dall'imperialismo e il solo modo per raggiungere il fine ultimo delle lotte dei proletari e dei popoli oppressi.
Ciò richiede il rafforzamento e la costruzione di partiti comunisti marxisti-leninisti-maoisti in ogni paese, come partiti comunisti di tipo nuovo, come reparti d’avanguardia del proletariato e nucleo dirigente di tutto il popolo, come partito di combattimento per la rivoluzione.
Nei paesi oppressi dall'imperialismo avanza la prospettiva della guerra popolare. In India, la guerra popolare diretta dal Partito Comunista dell’India (Maoista) resiste con successo agli attacchi senza precedenti del nemico ed è in grado di espandersi e progredire. La guerra popolare nelle Filippine diretta dal Partito Comunista delle Filippine avanza e si afferma come parte importante dell’ondata della rivoluzione mondiale. La guerra popolare in Perù, iniziata sotto la guida del Partito Comunista del Perù diretto dal presidente Gonzalo, rimane un faro ideologico e strategico per l’intero movimento comunista internazionale. Anche se subisce battute d’arresto causate dagli attacchi del nemico e dei revisionisti all'interno del partito, la lotta per superare questi ostacoli continua. In Nepal, dieci anni di guerra popolare hanno arricchito la storia e l'esperienza del movimento comunista internazionale e fatto un significativo passo avanti verso la vittoria della rivoluzione di nuova democrazia. Ma negli ultimi è emersa una linea revisionista che tradisce la guerra popolare e la rivoluzione, capeggiata da Prachanda e Bhattarai. I maoisti all’interno del Partito Comunista del Nepal Unificato (Maoista) devono salvaguardare la rivoluzione e riprenderne la marcia, rivoltandosi contro quella linea e mantenendosi saldi contro le esitazioni centriste, dentro e fuori del partito. In Turchia, le lotte rivoluzionarie guidate dai maoisti stanno avanzando seguendo la strategia della guerra popolare adattata alle condizioni di questo paese, posto com’è tra due scacchieri internazionali, i paesi imperialisti europei e i regimi reazionari dell’Asia occidentale. In altri paesi del Sud Asia e America Latina, la guerra popolare è in preparazione per nuovi inizi e avanzamenti. È compito dei comunisti di tutto il mondo mettere in pratica l'internazionalismo proletario, divulgare e sostenere le guerre popolari e le lotte rivoluzionarie.

Nei paesi imperialisti vanno sempre più in crisi l'elettoralismo, il parlamentarismo e il riformismo politico e sindacale e, attraverso ciò, il revisionismo fa bancarotta. Sempre di più avanza e si rafforza nel movimento operaio e popolare il bisogno di un’organizzazione rivoluzionaria e di una strategia rivoluzionaria per rovesciare la borghesia e conquistare il potere. Si diffonde l’idea che finché il proletariato non sarà al potere è illusorio pensare che la sua sorte possa migliorare. Le lotte operaie e le rivolte proletarie e giovanili devono coordinarsi ed elevarsi in una prospettiva di rovesciamento dei governi e degli Stati della borghesia per la presa del potere da parte del proletariato. Per trasformare queste esigenze in realtà, questi movimenti in rivoluzione, occorre costruire partiti comunisti marxisti-leninisti-maoisti nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame con le masse, per la rivoluzione proletaria, con la strategia marxista-leninista-maoista della guerra rivoluzionaria che culmini con l’insurrezione, adattata a ciascun paese secondo le sue condizioni concrete.
In tutti i paesi servono partiti comunisti basati sul marxismo-leninismo-maoismo, capaci di dirigere la lotta di classe in tutti i campi, finalizzata alla conquista del potere politico. In ogni paese i comunisti maoisti sono impegnati a rispondere all’esigenza di una direzione scientifica e determinata della lotta di classe, combattendo ogni tipo di deviazione riformista e revisionista o dogmatico estremista in tutte le loro forme.
La nostra classe può contare sull'immenso tesoro di esperienza delle lotte e delle rivoluzioni a oltre 140 anni dalla nascita della gloriosa Comune di Parigi, attraverso le vette della Rivoluzione d’Ottobre, della Rivoluzione Cinese e della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. Dobbiamo imparare dalle nostre vittorie come dalle nostre sconfitte, dalla nostra correttezza e dai nostri errori.
Sempre, in tutta la loro storia, i comunisti hanno costruito, partecipato e contato su una organizzazione internazionale del proletariato e delle masse oppresse. Senza la Prima, la Seconda, la Terza Internazionale, il movimento comunista non si sarebbe diffuso in ogni angolo del mondo né avrebbe realizzato le sue grandi vittorie, e non avrebbe tratto insegnamento dalle sue temporanee sconfitte.
La battaglia di Mao è stata una battaglia internazionale che ha permesso la rinascita dei partiti comunisti dopo l’affermazione nel movimento comunista internazionale del revisionismo kruscioviano.
Dopo la morte di Mao e la fine della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, la nascita del Movimento Rivoluzionario Internazionalista ha permesso ai marxisti-leninisti-maoisti nel mondo di cominciare ad unirsi su scala internazionale per riprendere la marcia verso una nuova Internazionale Comunista.
Oggi, a fronte della crisi e del collasso del MRI, bisogna ricostruire l’organizzazione internazionale dei partiti e organizzazioni marxisti-leninisti-maoisti sulla base delle esperienze positive e negative del MRI. La situazione attuale presenta la necessità di unire in questa nuova organizzazione tutti i partiti e le organizzazioni MLM, dentro e fuori del MRI, per un salto politico e organizzativo. Ciò è necessario per porre il movimento comunista all’altezza della lotta di classe del nuovo secolo. Così si può dare risposta alle necessità del proletariato e delle masse oppresse oggi che fronteggiano gli effetti della crisi dell’imperialismo.
La nuova organizzazione internazionale deve raccogliere nel suo seno partiti e organizzazioni comuniste autenticamente MLM, che esistano e agiscano nella lotta di classe, che trasformino la teoria rivoluzionaria in pratica rivoluzionaria, che sappiano essere parte avanzata e integrante del proletariato e delle masse oppresse, liberandosi dalle scorie vecchie e nuove non solo del revisionismo ma del rivoluzionarismo piccolo borghese e del “virtualismo” autoreferenziale.
Per costruire questa nuova organizzazione internazionale occorre rompere con il revisionismo in tutti i suoi aspetti e in particolare con quelli che hanno portato all’attuale crisi e collasso del MRI, la “nuova sintesi” post-MLM di Bob Avakian nel PcrUSA e la linea revisionista affermata nel PCUNm da Prachanda/Battarai.
La nuova organizzazione internazionale dovrà dotarsi di un centro operativo, la cui vita interna deve corrispondere allo stadio e ai metodi condivisi da partiti e forze che danno vita a questa organizzazione, in particolare traendo lezione dalle esperienze positive e negative del CoRim.
L’organizzazione internazionale dei comunisti MLM è e deve essere il nucleo centrale di un fronte, alleanza internazionale antimperialista dei proletari e dei popoli oppressi.
È questo che potrà permettere ai partiti comunisti MLM di affermare, sviluppare, il marxismo-leninismo-maoismo, realizzare una nuova unità del movimento comunista internazionale, porlo alla testa della lotta dei popoli del mondo e scatenare pienamente e realizzare la potenziale nuova ondata della rivoluzione mondiale.
L'imperialismo non ha futuro, il futuro è del comunismo!