sabato 11 febbraio 2012

pc 12 febbraio - In carcere si muore ma il governo apre alle banche anche il sistema carcerario

da l'Espresso del 9/02/2012
Carceri liberalizzate. La soluzione scelta dal governo Monti può suonare come un controsenso: liberalizzare le carceri. Lo Stato si affida a banche e imprenditori per avere nuovi penitenziari e li incarica anche della gestione dei servizi, tranne la custodia. L’operazione, suggerita dal ministero delle Infrastrutture, prevede il project financing per la realizzazione di nuove prigioni. Una norma particolare che, secondo un pm antimafia, «rischia di esser violata dall’infiltrazione della criminalità organizzata che andrebbe a gestire le carceri». Di fatto, però, il decreto mette nelle mani delle fondazioni bancarie il sistema carcerario. I privati, quindi, realizzeranno gli istituti di pena che daranno in concessione allo Stato per 20 anni. E dallo Stato si faranno pagare cento euro al giorno per ogni detenuto. Oggi costa all’amministrazione 120 euro, di cui cento per la custodia e i servizi amministrativi (che dovranno continuare ad essere assicurati dallo Stato), e 20 euro per il vitto e l’alloggio.


11 FEBBRAIO 2012

Carceri: Tre detenuti morti in poche ore

Un vero e proprio bollettino di guerra quello che ci arriva dalle carceri italiane. Diverse le morti registrate nelle ultime ore nei penitenziari di Regina Coeli a Roma, al Dozza di Bologna e a Campobasso, denunciate da garanti dei detenuti e sindacati.

ROMA, UN MORTO A REGINA COELI -La prima è quella di ristretto italiano di 30 anni morto la scorsa notte, per cause ancora da accertare, nel carcere di Regina Coeli. A riferire della scomparsa del giovane è il Garante del Lazio Angiolo Marroni. Si tratta del secondo decesso in meno di un mese “registrato nel carcere di via della Lungara”. “L’uomo è stato trovato privo di vita questa mattina dagli agenti di polizia penitenziaria all’interno della sua cella nella IV sezione (quella riservata ai tossicodipendenti) – spiega Marroni – del carcere romano. Il decesso sarebbe avvenuto nel corso della notte ed anche il compagno di cella non si sarebbe accorto di nulla. Sarà la magistratura ad accertare , le cause di questo decesso – ha detto ancora il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni - che è il secondo in meno di un mese a Regina Coeli. Ormai è evidente che l’impegno encomiabile degli agenti di polizia penitenziaria, della direzione del carcere, dei volontari non basta più e questa struttura non è più in grado di garantire condizioni di vita accettabili ai detenuti e a quanti la frequentano quotidianamente”.

DECESSO A BOLOGNA – Un altro detenuto di 39 anni è stato trovato morto nel proprio letto, dal compagno di cella, verso le 7 di questa mattina nel carcere bolognese della Dozza. Lo ha detto il segretario generale Uil penitenziari, Eugenio Sarno ”parrebbe, in attesa dei rilievi del medico legale, che la morte sia sopravvenuta per cause naturali”, ha spiegato il sindacalista.

DETENUTO MORTO A CAMPOBASSO – La terza triste storia consumatasi nelle ultime 24 ore è quella di un altro detenuto di Napoli. ”E’ purtroppo morto in ospedale il detenuto napoletano che si era sentito male nel carcere di Campobasso. Il prezioso e tempestivo intervento degli agenti di Polizia penitenziaria, immediatamente intervenuti a soccorre il ristretto, aveva fatto si’ che l’uomo, di circa 40 anni in carcere per associazione a delinquere e rapina, fosse ricoverato presso il locale ospedale. Ma purtroppo li’ ha cessato di vivere“. A riferirlo Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).

pc 11 febbraio - grande sciopero generale in grecia -


appello del KOE - organizzazione comunista della grecia , vicina ai marxisti-leninisti maoisti All the streets! To leave now Troika and government neoragiadon! Do not sign the new "Dan

sciopero generale e scontri, le forze classiste e rivoluzionarie prendono
l'iniziativa
palazzi assediati - domani giornata straordinaria di lotta

proletari comunisti è a fianco delle forze che si battono per la rivoluzione
come unica soluzione per la crisi greca

i proletari e le masse popolari italiane devono apprestarsi a rispondere
alle misure monti nella stessa maniera

proletari comunisti PCm italia
11 febbraio 2012

pc 11 febbraio. a Torino, al processo Eternit, con la rete nazionale per la sicurezza sul lavoro



Processo Eternit: la verità la sappiamo,
ora vogliamo giustizia!
13 febbraio Presidio al Tribunale di Torino
Amianto mai più!
L’Eternit di Casale ha fatto una strage pianificata di lavoratori e dell’ambiente di immani proporzioni, com’è accaduto
anche negli altri suoi siti a livello nazionale e internazionale.
Il 13 febbraio ci sarà la sentenza di primo grado contro i padroni dell’amianto che con la polvere-killer si sono arricchiti
mentre gli operai, le loro famiglie, i cittadini di Casale sono morti e continuano a morire.
I padroni miliardari, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier de Marchienne, sono accusati di
disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro.
“Una tragedia mai vista e mai letta” - ha commentato il PM Raffaele Guarinello.
Quello di Torino è il più grande processo per reati ambientali da lavoro in Europa, iniziato il 10 dicembre 2010, con 2 anni
di dibattito processuale e 65 udienze, oltre alle 18 preliminari e 3 mila costituzioni di parte civile.
Un processo a cui si è arrivati dopo anni di battaglie, di esposti, di ribellioni degli operai ai ritmi, ai soprusi imposti dal
sistema di potere padronale, operai costretti a lavorare in ambienti altamente nocivi, sottoposti pure a minacce. A loro si è
unita la stessa popolazione che si è autorganizzata in comitati ed associazioni per ristabilire la verità su questa strage e
contrastare una gigantesca multinazionale con a capo Schmidheiny che conosceva bene i rischi che correvano gli operai, le
popolazioni e l’ambiente su cui riversava le sue polveri mortali, ma che ha continuato a fare profitti con la corruzione, la
complicità e le coperture istituzionali e la manipolazione dell’informazione spacciandola per “scientifica” così come la sua
immagine di “filantropo” mentre ha continuamente cercato di affossare la verità .
Questo processo è una vittoria dei lavoratori.
Questo incessante lavoro dal basso è il materiale su cui ha lavorato il PM Guarinello, uno dei pochissimi giudici che in
questo paese è andato fino in fondo nel perseguire i reati contro i lavoratori.
La Rete per la sicurezza sul lavoro ha fatto appello alla mobilitazione per questo importante processo, a partire dal 10
dicembre 2010, quando ha indetto una manifestazione nazionale davanti al Tribunale, unendosi ai comitati e associazioni
italiane, francesi e svizzere presenti in massa e costituitesi parte civile al processo. Delle udienze la Rete è stata l’unica
realtà che ha dato una puntuale informazione e che, per il giorno della sentenza, è stata raccolta in un opuscolo che mette
a disposizione di tutti coloro che vogliono tenere alta l’attenzione su questa strage, per non perdere la memoria storica e la
denuncia politica contro tutto questo sistema che mette il profitto al primo posto.
A questa sentenza guardano non solo gli operai superstiti, le loro famiglie
e le popolazioni che hanno lavorato e vivono ancora nei territori delle
fabbriche della morte, che, con grande dignità e fermezza hanno rifiutato
l’”offerta del diavolo”, il risarcimento del miliardario Schmidheiny per
rinunciare ad essere parte civile al processo. Ma la sentenza è attesa
anche da centinaia di migliaia di lavoratori in tutto il mondo che sono
stati, o che ancora lo sono, esposti alle fibre d’amianto e da tutti coloro
che si battono contro le morti sul lavoro e contro la nocività del Capitale.
Il 13 febbraio è un’altra tappa importante per la battaglia contro i padroni
assassini, per la giustizia degli esposti all’amianto e la loro tutela sanitaria,
per le bonifiche che vogliamo tutte a carico dei padroni.
La Rete Nazionale promuove una mobilitazione davanti il Palazzo di
giustizia di Torino e lancia l’appello a fare iniziative nelle altre città.
Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro
richiedi l’opuscolo sul
processo di Torino a
bastamortesullavoro@gmail.com


la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro con la partecipazione
al processo Eternit del 13 febbraio a torino
- sono disponibili un volantino nazionale, una locandina nazionale, un
opuscolo che raccoglie le cronache di tutte le udienze di questo importante
processo - avvia una campagna lunga che porterà quest'anno a una nuova
ASSEMBLEA NAZIONALE e a UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE
dopo quelle degli anni scorso di TORINO e TARANTO
Sin da ora invitiamo tutte le realtà interessate a far pervenire la loro
disponibilità, dato che si dovrà preparare insieme un nuovo appello e
definire il percorso che porterà a toccare tutte le città italiane da
palermo a torino, da taranto a trento, da ravenna a genova, da napoli a
marghera e che si concluderà con una manifestazione nazionale

rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoro@gmail.com
mailing list
bastamortesullavoro@domeus.it
blog
http://bastamortesullavoro.blogspot.com
febbraio 2012

pc 11 febbraio - leggi il blog di red block


ANALISI:
"CONTRO IL GOVERNO MONTI, FORCONI O RIVOLTA POPOLARE ?"
http://redblock-it.blogspot.com/2012/02/contro-il-governo-monti-forconi-o.html
ANTIFASCISMO:
"10-100-1000 ACCA LARENTIA. RICACCIAMOLI NELLE FOGNE!"
http://redblock-it.blogspot.com/2012/01/10-100-1000-acca-larentia-ricacciamoli.html
"GIORNATA DEL RICORDO? RICORDIAMO CON ORGOGLIO I PARTIGIANI ITALIANI E JUGOSLAVI CHE CI LIBERARONO DAL NAZIFASCISMO!"
http://redblock-it.blogspot.com/2012/02/giornata-del-ricordo-ricordiamo-con.html
INTERNAZIONALISMO:
Marocco: "LIBERTA' PER I COMPAGNI DELLA VIA DEMOCRATICA DI BASE M-L-M"
http://redblock-it.blogspot.com/2012/01/liberta-per-i-compagni-della-via.html
MOVIMENTO STUDENTESCO:
"CONTRO L'ABOLIZIONE DEL VALORE LEGALE AL TITOLO DI STUDIO"
http://redblock-it.blogspot.com/2012/02/contro-labolizione-del-valore-legale-al.html

pc 11 febbraio - LA FIOM PERDE ISCRITTI: MA IL PROBLEMA E' LA FIOM.

Nei giorni scorsi, la Fim-Cisl e la stampa padronale – Il Sole 24 ore – hanno dato ampio rilievo alla fuoriuscita dalla Fiom di operai iscritti e delegati Fiom e del passaggio di una parte di questi alla Fim. In particolare fanno riferimento a due situazioni importanti: la Fiat Sata di Melfi e l’Ilva di Taranto – per quest’ultimo stabilimento poi viene dato molto spazio soprattutto ad una lettera di “commiato” di un delegato Ilva, F. Rizzo, componente del direttivo provinciale e regionale Fiom e del Comitato Centrale nazionale della Fiom, indirizzata a Landini e alla Camusso.
Secondo queste notizie e lettera: all’Ilva, 400 lavoratori e 6 Rsu si sarebbero dimessi, di cui 150 e 2 delegati sarebbero passati alla Fim; alla Fiat Sata 200 operai Fiom sarebbero passati alla Fim, mentre tre delegati si sarebbero dimessi

Questa notizia, anche se volutamente amplificata, esprime però una realtà effettiva, che aumenterà nel prossimo futuro, frutto essenzialmente di due questioni.
Da un lato – ed è l’aspetto principale – la politica del “piede in due staffe” della Fiom di Landini: trattata dalla Fiat, dalle aziende metalmeccaniche come e a volte peggio dei cobas, a cui vengono tolti tutti i diritti sindacali ma organicamente impossibilitata a rispondere come i cobas; una Fiom che, a fronte del fascismo padronale che fa carta straccia di regole e diritti democratici, di contratti, di leggi, di Costituzione, chiede “democrazia”, che va alla “guerra dei padroni e del governo” con il codice in una mano e l’ordinaria lotta/manifestazioni innocue dall’altra; una Fiom che ha abbandonato anche ogni precedente elemento critico/conflittuale con la direzione della Cgil con la Camusso che ha ricostruito ‘senza se e senza ma’ - dal famoso accordo del 28 giugno 2011 ai Tavoli odierni sul mercato del lavoro e art. 18 - l’unità con cisl e uil e dichiara la sua indiscussa disponibilità a trattare con governo Monti e Confindustria.
Questa politica è evidente che non può portare nulla di positivo agli operai, ai lavoratori; è un lamentarsi impotente. E la Fiom ne paga le conseguenze in termini di tenuta di iscritti.
Gli operai, le operaie Fiom si oppongono come possono, come sono stati abituati (male) a questa situazione; sono eroici, soprattutto nelle fabbriche Fiat, a Pomigliano, nella resistenza dignitosa e/o arrabbiata che oppongono al piano apertamente fascista, illegale di Marchionne di tenere fuori tutti i lavoratori iscritti Fiom. Ma non basta: in questa guerra vince il padrone e la Fiom non ha né linea, né pratica, né ideologia, né volontà per affrontare questa guerra e trasformarla in guerra di classe.
La Fiom svolge oggettivamente e soggettivamente una funzione di “diga” al necessario straripare della rabbia operaia.
In questo, come abbiamo detto in altre occasioni, la direzione Fiom è un problema non la soluzione del problema; ed è la prima responsabile di questa fuoriuscita di operai e delegati.

Dall’altro, nella crisi, quando il gioco si fa duro, l’opportunismo sindacale rompe le righe, e i passaggi alla Fim, all’Ilva come alla Sata, sono delle prime avvisaglie di una corsa a destra, alla copertura personale di delegati che si trovano da un giorno all’altro, o possono trovarsi tra un po’, scoperti, senza permessi sindacali (usati e abusati), senza quella tutela sindacale accettata dall’azienda. Improvvisamente di fronte al fatto che dovrebbero fare i delegati veri, portare avanti nei contenuti e nei metodi un sindacalismo di classe a cui non sono certo abituati e che non hanno nelle loro corde, preferiscono “abbandonare la nave con tutto l’equipaggio a bordo”. Denunciano in alcuni casi, a giustificazione, la mancanza di democrazia nell’apparato dirigente Fiom, la burocrazia sindacale, ma anche su questo non sono credibili, nel momento in cui – come il delegato Rizzo dell’Ilva – dicono che questa “democrazia” l’avrebbero trovata nella Fim (!?) e tenuto conto che fino a poco fa facevano parte anche essi di questo apparato burocratico.
Proprio il caso Rizzo rende chiaro che si tratta di una scelta coscientemente a destra. Qualche giorno prima questo delegato aveva fatto incontri con lo Slai cobas per il sindacato di classe, partecipato ad una sua assemblea con operai Ilva per costruire il Cobas all’Ilva, assunto impegni in questo senso davanti a decine e decine di suoi compagni di lavoro che non volevano altro che si organizzasse lo slai cobas in fabbrica e che chiedevano al Rizzo di mettere in questo importante lavoro il suo impegno e la sua esperienza.
Ma Rizzo, proprio quando è nato lo Slai cobas in Ilva e si è aperta la possibilità di ridare il sindacato nelle mani degli operai, ha abbandonato i suoi compagni e se n’è andato alla Fim, rivendicando addirittura questo passaggio come “democratico”, e condendolo di vere e proprie sciocchezze su “fine del comunismo”, critica di “stalinismo” alla Fiom – che se rispetto alla Fiom non ci “azzeccano”, dimostrano solo che il passaggio è effettivamente di destra!
In questa fuoriuscita dalla Fiom, anche i lavoratori che passano ai sindacati padronali non sono “innocenti”. Sono responsabili di staccarsi dalla classe per guardare solo al proprio interesse personale; si vendono per un “piatto di lenticchie” dando credibilità ai nemici degli operai.
Nessuna giustificazione può eliminare questa manifestazione personale di trasformismo e opportunismo.

Questo fenomeno pone una situazione di polarizzazione tra sindacato padronale e sindacato riformista, in cui gli operai, i lavoratori, le lavoratrici, subiscono solo conseguenze negative.
La Fiom di Landini può alzare la voce, fare alte denunce, ma non ha alcuna possibilità di riconquistare posizioni perdute.
Ma questa situazione rappresenta anche una opportunità per la battaglia per il sindacato di classe.
Su questo oggi si devono misurare le forze del sindacalismo di base e di classe che avrebbero oggi un’occasione storica di costruire il sindacato di classe nelle fabbriche, per fare della battaglia dei cobas una battaglia della maggioranza dei lavoratori e del loro cuore, gli operai di fabbrica; un’occasione che è anche un dovere, per impedire il passaggio di fette di lavoratori ai sindacati padronali.
La sapranno cogliere questa opportunità?
Guardando la maggioranza delle forze organizzate del sindacalismo di base diremmo di NO, perché la loro linea, la loro ideologia, la loro prassi non guarda alla maggioranza della classe, non è in sintonia con i fenomeni complessi, contraddittori presenti nelle fabbriche, tende ad auto coltivarsi non a fare una battaglia disinteressata per il sindacato di classe, unendo tutte le spinte dei lavoratori in questo senso da qualsiasi parte vengano e comunque ora siano organizzate.
Diverso è lo Slai cobas per il sindacato di classe che è nato, agisce non per auto conservarsi ma per contribuire alla battaglia per il sindacato di classe nelle mani dei lavoratori.
Oggi la questione Fiom, pone a tutti di lavorare in questo senso.

MC proletari comunisti taranto

pc 11 febbraio - Le nuove provocazioni imperialiste contro l'Iran e le possibili conseguenze

Le nuove provocazioni imperialiste contro l'Iran e le possibili conseguenze.

6 Febbraio 2012. A World To Win News Service. di A. Peyman.
Dal momento in cui il nuovo capo dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) Yukiya
Amano ha presentato il suo rapporto sul programma nucleare iraniano nel novembre scorso, parole dure sono state scambiate tra le potenze occidentali e la Repubblica islamica dell'Iran. Queste tensioni hanno il potenziale per creare una nuova guerra in Medio Oriente, una regione instabile del mondo già tormentato da numerose guerre e conflitti violenti.
L'ultimo rapporto dell'AIEA ha accusato l'Iran di fare sforzi per arricchire l'uranio al livello del 20 per cento, portando a compimento ricerche sulla produzione di testate di guerra e di pianificazione per la fabbricazione di missili capaci di trasportare tali testate. Questo è stato il più duro rapporto
sul programma nucleare iraniano finora e potrebbe essere considerato un salto nella posizione dell'agenzia sulla questione.
Il precedente rapporto dell’AIEA parlava di quelli che definiva i punti oscuri e le domande senza risposta in merito al programma nucleare iraniano, ma mai aveva accusato l'Iran di adozione effettiva di misure per la produzione di armi nucleari o affermato che vi erano prove che il regime intendeva farlo. Il cambiamento di posizione dell'AIEA non rappresenta il fatto che ci siano nuove
prove, ma un cambiamento di posizione politica.
La credibilità del rapporto dell'AIEA è stata attaccata da molte persone tecnologicamente e politicamente consapevoli, tra cui il noto giornalista Seymour Hersh, che ha studiato una possibile azione militare contro l'Iran nell'ultimo decennio. Egli sostiene che il nuovo rapporto cita poco il
materiale prodotto dall’intelligence dopo il 2003 - e sottolinea che un rapporto degli USA del 2007 ancora segreto, ma ben noto, concludeva che l'Iran aveva abbandonato alcuni programmi apparentemente bellici, quell'anno. ("L'Iran e l'AIEA", New Yorker, 18 novembre 2011).
Infatti, le conclusioni del rapporto dell'AIEA sono state contraddette direttamente dall'Istituto per la Scienza e la Sicurezza Internazionale (Isis) fondata da un esperto di armi nucleari David Albright, che in precedenza aveva lavorato con l'AIEA. In un rapporto recente Isis ha scritto: "Anche se l'Iran è coinvolto nella copertura nucleare" (cercando la capacità di produrre e consegnare le armi nucleari se e quando decide di farlo), "nessuna prova è emersa che il regime abbia deciso di costruire armi nucleare". L'articolo del Guardian facendo rivelazioni su questo documento aggiunge: "La relazione si avvicina molto a ciò che è noto delle valutazioni ufficiali del governo degli Stati Uniti" (Isis-online.org, Guardian, 25 gennaio 2012)
Ciò è stato indirettamente confermato addirittura dal segretario alla difesa statunitense Leon Panetta. Il 18 dicembre dello scorso anno, ha detto alla rete televisiva CBS che l'Iran è lontano meno di un anno dalla capacità di costruire un'arma nucleare. Tuttavia in un'intervista con la rete stessa in data 8 gennaio 2012, disse: "Stanno cercando di sviluppare un'arma nucleare? No. Ma noi sappiamo che stanno cercando di sviluppare una capacità nucleare. Ed è quello che ci riguarda. E la nostra linea rossa con l’Iran è di non sviluppare un'arma nucleare".

Sanzioni e provocazioni
Infatti, il recente rapporto AIEA fornisce la scusa che gli Stati Uniti e i suoi alleati stavano aspettando per intensificare la loro pressione, comprese le sanzioni, ad un livello molto più elevato, e potrebbe anche essere preso come pretesto per un'azione militare contro l'Iran.
Alla fine del 2011 il presidente americano Barack Obama ha firmato una legge che in genere nega l'accesso al sistema finanziario americano alle istituzioni finanziarie straniere che fanno affari significativi con la Banca Centrale del’Iran, l'agenzia governativa che raccoglie di solito i pagamenti per la maggior parte delle esportazioni di petrolio iraniano e altre materie prime.
Questo potrebbe essere considerato un embargo effettivo non solo per le vendite petrolifere iraniane, ma anche per qualsiasi tipo di commercio con l'Iran. L'Unione europea ha approvato un divieto ancora più severo totale delle importazioni di petrolio dall'Iran a partire dal prossimo luglio.
Questo mette sotto una pressione enorme il sistema finanziario iraniano e l'economia del paese.
Dopo anni di trattative in cui la Gran Bretagna, la Germania e la Francia non sono riusciti a costringere il regime iraniano a fermare il suo programma di arricchimento dell'uranio, la questione è stata deferita al Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il Consiglio di Sicurezza ha imposto quattro round di sanzioni contro l'Iran finora. All'inizio hanno sostenuto che le sanzioni sono state progettate per non danneggiare le masse popolari, ma avevano solo di mira il programma nucleare e coloro che ne sono coinvolti. Ma ora le potenze occidentali stanno ampliando le sanzioni a un livello destinato a mettere il regime islamico in ginocchio, e questo avrà sicuramente un effetto drastico sul popolo iraniano.
Quando la Russia e la Cina hanno dichiarato la loro opposizione a qualsiasi ulteriore sanzione contro l'Iran, bloccando qualsiasi ulteriore risoluzione del Consiglio di Sicurezza, gli Stati Uniti e l’Unione europea sono andati avanti con i loro piani unilaterali per accendere il fuoco sul regime iraniano.
Tra l'aumento delle preoccupazioni circa una possibile azione militare contro l'Iran, vari politici in Occidente e anche alcuni funzionari israeliani hanno continuato a insistere sul fatto che non hanno alcun desiderio di lanciare un'azione militare contro l'Iran - che stanno aumentando la pressione per
rendere inutile l'azione militare. Ad esempio, nella sua successiva intervista alla CBS Panetta ha detto, "la cosa responsabile da fare adesso è quella di continuare a fare pressione diplomatica ed economica su di loro."
Il Ministro degli esteri britannico William Hague ha riferito in Parlamento che "tutte le opzioni restano sul tavolo", ma che il suo governo non "vuole vedere un conflitto militare su questo" (BBC, 24 gennaio). Il Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha dichiarato che il suo paese non avrebbe partecipato ad alcuna discussione relativa ad un intervento militare, dicendo che tale azione sarebbe "controproducente". Alan Juppé, ministro degli Esteri francese, ha avvertito che l'intervento militare sarebbe la cosa peggiore e che potrebbe "trascinarci in una spirale incontrollabile". (AFP, 14 novembre)
Sembra che i politici delle potenze occidentali stiano assicurando tutti che non sono per l'opzione militare, almeno al momento attuale. Ma le forme di pressione “non di guerra” possono perseguire le stesse finalità delle azioni militari su larga scala e potrebbero preparare il terreno per queste.
Prima di tutto, le sanzioni stanno assumendo dimensioni che sempre più colpiranno tutti in Iran e rovineranno l'economia in un modo che colpisce la gente comune per la maggior parte. Gli imperialisti sperano che questo renderà più facile per loro di interferire negli affari interni del paese.
In secondo luogo, la pressione non è stata limitata alle sanzioni economiche, o al cosiddetto isolamento diplomatico della Repubblica islamica, ma comprende anche attività come il sabotaggio, l'assassinio e altre operazioni segrete.
L'11 gennaio di quest'anno, Mostafa Ahmadi-Roshan, uno scienziato nucleare iraniano, è stato ucciso da una bomba magnetica attaccata sulla sua auto da due motociclisti mentre andava a lavorare guidando nel traffico dell'ora di punta mattutina. Il regime iraniano e alcuni media hanno accusato gli Stati Uniti e Israele. Mentre il governo degli Stati Uniti ha ufficialmente condannato
l'uccisione, funzionari di alto rango dei servizi segreti israeliani (Mossad) vantavano l'efficacia della campagna terroristica che ha ucciso altri quattro scienziati nucleari iraniani, in circostanze analoghe nel corso degli ultimi anni. (The New York Times, 29 gennaio)
In una base missilistica iraniana il 12 novembre un'esplosione ha ucciso il comandante in capo dei Pasdaran responsabile del programma missilistico iraniano, Hassan Tehrani Moghaddam, insieme ad altri 16 uomini, e distrutto gran parte della base. Tali azioni sono coerenti con le pratiche adottate in passato da Israele.
Nonostante i tentativi del governo degli Stati Uniti di prendere le distanze da questa campagna, alcuni credono che gli Stati Uniti possano aver fornito le informazioni di intelligence che hanno reso possibile questi attacchi e lasciando il lavoro sporco agli israeliani.
È ormai chiaro che uno dei compiti in corso di attuazione da parte delle forze militari americane in Iraq e in Afghanistan è quello di spiare e di effettuare altre operazioni segrete in Iran. L'abbattimento, nel profondo dell’Iran, di un drone USA RQ-170 che può volare ad alta quota per evitare il rilevamento radar ha portato alcuni di tali operazioni alla luce lo scorso dicembre. Washington ha recentemente ammesso che sta trasferendo droni dagli impianti americani in Iraq. L'agenzia di stampa iraniana Fars (2 gennaio) ha citato un comandante dell’aviazione della Guardia Rivoluzionaria che ha detto che mentre gli Stati Uniti stanno principalmente utilizzando i loro droni in Afghanistan e in Iraq, "alcuni" sono entrati nello spazio aereo iraniano. Egli ha affermato che l'Iran ne aveva abbattuti "molti" sul Golfo Persico.
I membri dei think tank statunitensi discutono apertamente sui vantaggi delle operazioni segrete all'interno dell'Iran e del sabotaggio invece del pieno impegno militare, almeno per il momento. Per esempio, Patrick Clawson, direttore dell’Iran Security Initiative del Washington Institute per la Politica del Vicino Oriente ha detto, "Il sabotaggio e l'assassinio sono il modo per andare avanti, se questo si può fare. Non provoca una reazione nazionalista in Iran, che potrebbe rafforzare il regime. E permette all'Iran di smettere, se decide che il costo della ricerca dell'arma nucleare è troppo alto". (NYT, 11 gennaio 2012)
Oltre a queste azioni segrete, è stato riportato che il 12 gennaio il vettore aereo statunitense USS Carl Vinson, dotato di 80 jet da combattimento ed elicotteri, era nel Mare Arabico, mentre si avviava verso il Golfo Persico, la stessa destinazione del vettore degli Stati Uniti Abraham Lincoln, con base di solito nell'Oceano Indiano. Il 17 gennaio è stato riferito che la Nave britannica di sua maestà Daring ha lasciato il Regno Unito per il Golfo Persico. Nonostante il disgusto dichiarato di Parigi per l'"opzione militare", le navi americane e inglesi sono state raggiunte da una nave da guerra francese che è passata dallo Stretto di Hormuz.
Per come viene applicata la pressione economica all’Iran, sembra che siano in corso i preparativi per una guerra.
Ma se tutto questo porterà ad una guerra contro l'Iran non è chiaro. In effetti, data l'attuale situazione economica e militare per gli Stati Uniti e l'Occidente nel suo complesso, e una certa opposizione nei circoli dirigenti delle potenze imperialiste compresi gli Stati Uniti, le provocazioni attuali non necessariamente condurranno ad una guerra o ad una aperta azione militare contro l'Iran in questo momento. Ma "tutte le opzioni sono sul tavolo" significa esattamente quello che dice. E data la sensibilità della regione e le tensioni nei rapporti, le cose potrebbero sfuggire di mano nonostante le intenzioni di tutti.
Qualunque cosa accada in questo ciclo di tensione, quello che gli imperialisti stanno facendo oggi potrebbe essere considerata la preparazione per la guerra e un contributo a spianarle la strada. Le decennali sanzioni economiche contro il regime di Saddam Hussein prima dell'invasione del 2003 non solo ha reso la vita difficile e spesso dolorosa per le masse irachene e causato la morte di molte
migliaia di bambini a causa della mancanza di medicine e di malnutrizione.
Hanno anche distrutto la dipendente economia del paese, l’hanno spogliato delle sue armi, e, quando la classe dirigente degli Stati Uniti ha pensato che fossero pronti per una guerra in Medio Oriente, queste misure avevano preparato il terreno come uno sbarramento di artiglieria può essere utilizzato per "ammorbidire" il nemico e preparare la strada ad un attacco frontale.
In realtà il regime iraniano è stato nel mirino degli Stati Uniti per un lungo periodo di tempo, non principalmente a causa del programma nucleare iraniano, ma sulla base di interessi globali americani. Insieme con l'Iraq e la Corea del Nord, l’“asse del male” del presidente americano George Bush nel 2002 includeva l'Iran. A quel tempo era opinione diffusa che Bush stava progettando di attaccare l'Iran, ma dato che le guerre in Iraq e poi in Afghanistan, due paesi
confinanti con l'Iran, erano in difficoltà e non andavano secondo i piani, il caso dell'Iran, si potrebbe dire, era stato solo rinviato. È difficile immaginare che sia stato abbandonato.
Infatti qualunque sia il piano strategico globale degli Stati Uniti, il ruolo chiave del Medio Oriente per il dominio globale non è stato cambiato.
Al momento gli Stati Uniti devono affrontare alcuni gravi ostacoli conducendo un'altra guerra in Medio Oriente. Le guerre in Iraq e Afghanistan non sono andate bene per Washington. Gli Stati Uniti hanno avuto un certo successo, ma pochi direbbero che la posizione generale degli Stati Uniti nel mondo è stata rafforzata da queste. Poi c'è la crisi economica che sta così profondamente colpendo gli imperialisti occidentali.
Inoltre, qualsiasi guerra contro l'Iran non dovrebbe avere l'approvazione del Consiglio di Sicurezza, perché la Russia e la Cina hanno già dichiarato la loro opposizione anche a sanzioni più severe. La Russia, in particolare, ha già iniziato a mettere in guardia contro qualsiasi azione militare. Il russo vice primo ministro e inviato alla Nato Dimitri Rogzine ha detto che avrebbe considerato "qualsiasi intervento militare in Iran come una minaccia" per la propria sicurezza. (BBC, 13 gennaio)
La Cina, invece, ha dato segnali contrastanti, esprime collaborazione con le sanzioni, ma rifiuta di andare avanti con l'imposizione di nuove sanzioni stabilite da Consiglio di Sicurezza, sostenendo che "le sanzioni minacciano il commercio globale, più di ogni singola nazione." (NYT, 20 gennaio)
In un certo senso, gli Stati Uniti toccano gli interessi di questi paesi, oltre quelli del regime iraniano. Ciò che è importante per gli Stati Uniti è il controllo su una regione che è la chiave per i propri interessi strategici globali. Se l'Iran non sta cooperando nel modo richiesto dagli Stati Uniti, gli Stati Uniti non hanno il controllo della regione. Ciò che è anche più frustrante per gli Stati Uniti e l'UE è che in reazione alla pressione da parte dell'Occidente, e forse anche per altri motivi, l'Iran ha rivolto la propria attenzione più ad Est, ossia alla Russia e alla Cina. Il principale partner commerciale dell'Iran non è più la Germania o l'Unione europea, ma la Cina. Nei primi quattro mesi del 2011, l'80 per cento del reddito dell'Iran dalla vendita di petrolio e gas passa attraverso le banche cinesi e russe.
Un altro fattore nuovo ha a che fare con le rivolte in Medio Oriente e nei paesi del Nord Africa, da un lato, e l'invasione della Nato della Libia dall'altro.
Gli imperialisti occidentali sono consapevoli che la Repubblica islamica dell'Iran è isolato e odiata dalle masse iraniane. Le rivolte nei paesi arabi rendono più facile immaginare una sollevazione da parte del popolo iraniano.
Gli Stati Uniti e l’UE potrebbero sperare di approfittare della situazione. E aumentando la pressione sul popolo, possono avere la speranza di essere in grado di intervenire militarmente utilizzando il modello libico in Iran. Almeno questo viene preso in considerazione e potrebbe essere considerato come una possibilità.
Il dibattito sull'opportunità o meno di colpire l'Iran in questo momento che si sta sviluppando negli Stati Uniti, tra gli USA e altri imperialisti, e all'interno della struttura di potere israeliano, riflette non solo i diversi interessi in alcuni casi, ma anche diverse stime dei potenziali guadagni e costi per gli interessi reazionari in gioco.
Ci sono già due guerre in corso nella regione (Iraq e Afghanistan), nonché l’occupazione armata israeliana della Palestina. Pakistan, Libano, Siria, Yemen, Bahrain e Kurdistan in Turchia non sono nemmeno in pace, perciò gli imperialisti potrebbero perdere il controllo della situazione completamente e le turbolenze potrebbero estendersi ben oltre il Medio Oriente. Ne potrebbe
risultare una instabilità oggi inimmaginabile. La rapida diffusione della rivolta nel mondo arabo durante lo scorso anno ha mostrato quanto sia infiammabile la regione.
Quindi, dato tutto questo è logico presumere che il potere dominante degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno calcolato che il risultato di una simile guerra sarebbe molto incerto e gli Stati Uniti correrebbero il rischio di avere ancora più problemi.
Tuttavia la logica degli imperialisti potrebbe essere diversa e la forza della necessità potrebbe superare qualsiasi logica o ciò che potrebbe sembrare ragionevole. In altre parole, vedono le cose con le loro lenti, il che rende la previsione molto difficile e forse impossibile. Ma ciò che è chiaro è che quando i loro interessi sono in gioco, non hanno bisogno di alcuna giustificazione e molto tempo fa hanno dimostrato che non si fermano davanti ad alcuna brutalità.
Quindi, l’intensificazione della pressione sull’Iran è direttamente o indirettamente collegata ai preparativi per una guerra o ad un'azione militare in futuro a meno che il regime iraniano si impegni a venire a patti con le potenze occidentali. Anche questo potrebbe o non potrebbe immunizzare il regime iraniano contro l'intervento.

In ogni caso, ciò che è necessario per i popoli del mondo è sollevarsi e protestare contro ogni tipo di provocazione imperialista, di guerra e intervento, per opporsi a qualsiasi tipo di intervento imperialista, rifiutando di sostenere ogni regime reazionario e invece con tutto il cuore sostenere la
lotta dei popoli per la liberazione e la rivoluzione.

Un articolo tradotto da a World To Win news.

pc 11 febbraio - Omaggio eterno a Pierre Overnay - operaio maoista - ucciso 40 anni fa - iniziativa a parigi

E' con orgoglio e amore che partecipiamo in Italia a questa commemorazione.
Orgoglio perchè è stato il nostro Partito - proletari comunisti-PCm Italia - che in occasione del di un meeting internazionalista ha riscoperto e reso omaggio alla tomba di Pierre e ha organizzato a Parigi con i compagni francesi, un meeting e un approfondimento nel 2008 in occasione dell'anniversario del maggio francese sull'esperienza della Gauche proletarienne - a cui noi apertamente ci rifacciamo, in un quadro di bilancio storico critico-autocritico sui maoisti nei paesi imperialisti.
Oggi ricordiamo Pierre e gridiamo con forza: VIVA GLI OPERAI MAOISTI! VIVA LA COSTRUZIONE DEL PARTITO COMUNISTA MAOISTA IN ITALIA E NEI PAESI IMPERIALISTI!



Rendiamo omaggio a Pierre Overney
operaio maoista ucciso 40 anni fa



40 anni fa, Pierre Overney operaio e militante maoista della Gauche Proletarienne [Sinistra Proletaria],è stato ucciso da Jean Antoine Tramoni, membro della milizia del padrone della fabbrica Renault Billancourt.Al centro della ondata di criminalità di matrice razzista di allora, Pierrot stava distribuendo un volantino per una manifestazione antifascista davanti la Metro Charonne in memoria della manifestazione repressa nel sangue dalla polizia 10 anni prima.
Le donne e gli uomini che lo hanno conosciuto, ne dicono tutto il suo entusiasmo e la vivacità , l'energia dedicata alla rivoluzione, alla causa del popolo.Al di là delle sue caratteristiche personali, Pierre Overney è un simbolo della gioventù che voleva cambiare tutto, trasformare tutto stando accanto agli sfruttati e agli oppressi.Una gioventù che non era soddisfatta dalle conquiste del maggio 68 e voleva andare oltre, una gioventù che voleva dare l'assalto al cielo.

Oggi è un dovere della memoria rendere omaggio a Pierre Overney, salutare la sua lotta e soprattutto riprenderla nelle nostre mani.Per i compagni più anziani, si tratta di trasmettere lo spirito di lotta che ha animato quell'epoca, la storia come non la si legge nei libri, la storia dal basso, la storia al fianco del popolo.
Per i compagni giovani, si tratta di appropriarsi della nostra storia, la storia del movimento operaio, la storia della Gauche Proletarienne che è stata sicuramente l'esperienza rivoluzionaria contemporanea più avanzata, la più promettente nel nostro paese.

Appropriarsi della nostra storia vuol dire farla vivere concretamente, ogni giorno, in ogni lotta, dappertutto laddove c'è oppressione e sfruttamento.Il nostro passato deve aiutarci a comprendere il nostro presente e deve servire per il futuro. E' dovere delle giovani generazioni, aiutate dai primi.
Rendiamo omaggio al compagno Pierre Overney, morto 40 anni fa!
Trasformiamo la nostalgia in energia per la lotta e la rivoluzione!
Pierre Overney vive nella nostra lotta!
Sabato 25 Febbraio ore 11:00 Meeting di omaggio al cimitero di Pere Lachaise
Linea 2 - uscita 1 15:30 Meeting, testimonianze, discussione, canzoni di Dominique Grange CICP - 21 ter rue Voltaire - 75011
Madame Rue Balls Linea 9

PC maoïste de France
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drapeaurouge.over-blog.com
La Cause du Peuple
lacausedupeuple@gmail.com
lacausedupeuple.blogspot.com

pc 11 gennaio - Bergamo- grande mobilitazione antifascista militante contro Casa Pound, la polizia difende i fasci - scontri e una compagna ferita




Sette feriti: sei poliziotti e una ragazza dell'area dei centri sociali. È il tributo che Bergamo paga alla manifestazione dell'organizzazione di estrema destra Casa Pound. Alla quale si sono opposti, con violenza, i giovani della sinistra.

a Bergamo: per oltre tre ore viale Papa Giovanni è anche stato chiuso al traffico, così come la zona dell'incrocio con via Bonomelli. Perché i giovani dei centri sociali hanno tentato, da qui, di raggiungere il piazzale degli Alpini, dove era in programma la manifestazione di Casa Pound. La polizia ha sbarrato l'accesso al piazzale.

Gli esponenti del Pacì Paciana e di altre associazioni si erano dati appuntamento sul piazzale della stazione di Bergamo già alle 19,30, un'ora e mezza prima dell'inizio dell'appuntamento di Casa Pound, previsto per le 21. Il loro obiettivo era di impedire la manifestazione.

Ma la zona già dal tardo pomeriggio era presidiata da carabineri e polizia. I giovani di casa Pound hanno cominciato ad arrivare intorno alle 21,30. Il gruppetto - una cinquantina di giovani - ha acceso fiaccole sulla scalinata dell'istituto Vittorio Emanuele, e lì è rimasto fino alla fine della manifestazione.

I ragazzi dei centri sociali si sono allora spostati alle Autolineee, tentando di aggirare il blocco. Ma la polizia li ha nuovamente fermati: sono seguiti lanci di fumogeni e di bengala da parte dei manifestanti. La polizia ha risposto con lacrimogeni e cariche. Gli scontri sono stati abbastanza duri, con la polizia impegnata contemporaneamente su più fronti, Autolinee e viale Papa Giovanni. Dal gruppetto di manifestanti - un centinaio di ragazzi - sono stati lanciati anche oggetti pericolosi, come bottiglie e pietre.

E alla fine degli scontri, durati una quindicina di minuti, si sono contati i feriti: il primo bilancio provvisorio parla di una giovane della sinistra ferita alla testa e di sei sei poliziotti contusi. Per il momento non sarebbero stati effettuati fermi.

venerdì 10 febbraio 2012

pc 11 febbraio - Afghanistan: ancora una strage di bambini per mano della Nato

Colpire la Nato!
Fuori dall'Afghanistan le truppe d'occupazione imperialista!


Oggi la Nato aggiunge ai suoi crimini quello della strage di 8 bambini, bombardati nelle montagne mentre davano da mangiare agli animali.

Questa foto ritrae i nazimarines che "esportano la democrazia"

E l'Italia imperialista con il ministro Di Paola vuole autorizzare i caccia in Afghanistan Amx (proprio quelli che andrebbero rimpiazzati dagli F-35) ad effettuare azioni di bombardamento.

pc 10 febbraio - ALFA ROMEO di ARESE:Coniglio con la testa staccata nella tenda dei licenziati

ALFA ROMEO di ARESE:
Coniglio con la testa staccata
nella tenda dei licenziati dall'azienda spionistica!

Grave atto intimidatorio e mafioso contro i 70 lavoratori Alfa Romeo di Innova Service, licenziati esattamente un anno fa e da allora in presidio permanente alla portineria sud ovest:

ieri mattina i lavoratori hanno trovato un coniglio morto con la testa staccata dentro la tenda usata per il presidio. La cerniera della tenda era chiusa.

Meno di due mesi fa era avvenuto un altro atto provocatorio e intimidatorio: erano state rubate attrezzature per il presidio che si trovavano dentro la tenda dei licenziati Alfa Romeo, era stata rotta una vetrata della portineria sud ovest, la posta del sito Alfa era stata aperta e buttata per terra.

I lavoratori hanno sporto denuncia.

Il licenziamento dei lavoratori di Innova Service è stato dichiarato illegittimo due mesi fa dal Tribunale di Milano ma, a tutt'oggi, i lavoratori sono sempre senza lavoro e non hanno neppure avuto arretrati e contributi.

La titolare di Innova Service è Angela Di Marzo;

proprio ieri pomeriggio si è tenuta a Milano la quinta udienza del processo per la microspia messa sotto il tavolo di Giuseppe Sala, amministratore delegato di EXPO 2015. La Di Marzo è sotto processo insieme al fratello e a Lorenzo Fabbrizzi, capo del personale di Innova Service fino a quando è stato arrestato a Firenze perchè accusato di aver dato tangenti ad alcuni marescialli dei carabinieri "nelle gare espletate da Uffici della Procura per il noleggio di apparati inerenti le intercettazioni ambientali ed altro", nonché per l'ottenimento illecito di dati riservati della banca dati del ministero dell'Interno.
Ieri a Milano, nel processo microspia, è stato interrogato il colonnello Sergio Pascali, comandante provinciale dei carabinieri a Milano dal 2007 all'ottobre 2011, e Roberto Aruta, commercialista torinese e rappresentante di Innova Service assieme alla Di Marzo.
Domani invieremo un comunicato sull'importante udienza di cui sopra tenutasi ieri.

Arese, 10 febbraio 2012 Slai Cobas Alfa Romeo

pc 10 gennaio - Formigoni anticipa a Milano per conto dei padroni la modifica dell'art.18 - mentre avanza la crisi a Milano e nella regione

anticipiamo la lotta contro il governo protestando contro Formigoni !


Il Pirellone accelera
sull'articolo 18
Pronto il pacchetto «per la crescita, lo sviluppo e
l'occupazione».
Il governatore Formigoni: «Non c'è nessuno strappo»

Quattro righe e 48 ore per rivoluzionare il mondo del lavoro. Domani la
giunta di Roberto Formigoni approverà il pacchetto di misure «per lo
sviluppo e l'occupazione». La legge «Cresci Lombardia», come l'hanno
ribattezzata al Pirellone, introduce di fatto un parziale superamento
dell'articolo 18 per i dipendenti da ricollocare sul mercato del
lavoro. «Garantire una indennità di terminazione, di durata e d'importo
proporzionati all'anzianità di servizio del lavoratore, in cambio della
rinuncia espressa da parte di quest'ultimo a qualsiasi rivendicazione
giudiziale». Eccolo il totem abbattuto, come anticipato dal Sole 24 Ore
di mercoledì. Un risarcimento in caso di esubero, e addio
all'impossibilità di licenziare senza giusta causa.
Roberto Formigoni
prova a minimizzare: «Non è un'abolizione dell'articolo 18. Non è la
Regione che fa contratti. Si tratta di misure che siamo pronti a
introdurre per facilitare il dialogo fra le parti sociali in vista
della contrattazione territoriale». Quanto alla concorrenza col tavolo
avviato da Monti, Formigoni assicura: «Non c'è nessuna gara, ma nemmeno
la voglia di aspettare, perché siamo la Lombardia, la regione più
produttiva d'Italia». E ancora: «Siamo attentissimi a quello che il
governo nazionale fa, però abbiamo ritenuto che la Lombardia possa e
debba fare di più». Invoca «flessibilità», anche il vicepresidente
leghista Andrea Gibelli, a conferma dell'accordo tra i due partiti
della maggioranza che «blinda» il provvedimento.
E nel mirino di
Palazzo Lombardia non c'è solo l'articolo 18: lo stesso progetto di
legge introduce anche il principio del reclutamento su base
«territoriale» degli insegnanti lombardi. Cgil sul piede di guerra,
anche in questo caso, mentre l'assessore Valentina Aprea, appena
insediata, ha benedetto la novità: «I provvedimenti che introducono
maggior autonomia avranno sempre il mio sostegno».
Alessandra Coppola e
Andrea Senesi9 febbraio 2012 (modifica il 10 febbraio 2012)©
RIPRODUZIONE RISERVATA

Metalmeccanico è crisi Raddoppiano lavoratori
in cassa
Gelo su Milano, Lecco e Varese
Aumenta del 54% il numero di
impiegati del settore in cassa integrazione ordinaria, mentre i
licenziati passano a 4.109. Ancora insufficiente il numero di contratti
di solidarietà. Bergamo, Brescia, Brianza e Mantova tra i territori più
coinvolti
Milano, 9 febbraio 2012 - Gelo sull'industria metalmeccanica
lombarda. Nel secondo semestre del 2011 sono stati licenziati 4.109
lavoratori, mentre altri 56.664 sono stati messi in cassa integrazione
ordinaria e straordinaria. Ben 2.224 sono le aziende colpite dalla
crisi (erano 1.994 nel semestre precedente). E' quanto emerge dal
32esimo Rapporto semestrale presentato a Milano dalla Fim Lombardia, il
sindacato della Cisl del settore metalmeccanico.
"La situazione è
drammatica: non solo le situazioni di difficoltà non si risolvono, ma
continuano ad aggiungersene di nuove - ha affermato Nicola Alberta,
segretario generale della Fim Cisl Lombardia -. La Regione deve
intervenire al più presto con un rinnovato impegno sulle politiche
industriali e settoriali. Occorrono interventi pubblici di sostegno
agli investimenti e all'accesso al credito, condizionati da programmi
di consolidamento industriale e piani sociali per l'occupazione da
parte delle imprese".
I dati relativi al secondo semestre evidenziano
che tutte le tipologie di sospensione sono in preoccupante aumento: la
cassa integrazione ordinaria del 54%, la straordinaria del 33%, la
mobilità del 19%. In sei mesi sono ben 1.263 le aziende che hanno
attivato nuove sospensioni di cigo per 35.415 lavoratori, 832 le
aziende con cigs per 21.249 lavoratori sospesi e 179 le aziende che
hanno proceduto a licenziamenti per 4.109 persone. Aumenta, anche se è
ancora insufficiente, l'utilizzo dei contratti di solidarietà: 97
aziende e 14.452 lavoratori nel 2011, cui si aggiungono 74 aziende e
7.649 lavoratori nel 2010. Sono quindi oltre 160 gli accordi di
contratti di
solidarietà stipulati dal 2010, per più di 22.000
lavoratori, segno di una nuova importante attenzione per questo
importante strumento di tutela dei lavoratori.
Si riduce drasticamente
la dimensione media delle imprese coinvolte da processi di crisi, che
passa dai 90 addetti per impresa del 2003 ai 38 del periodo
considerato, a conferma del drastico e costante coinvolgimento delle
piccole aziende nei processi di crisi, come dimostrato peraltro
dall'ampio utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga. I territori
maggiormente coinvolti sono quelli di Brescia (23% delle sospensioni),
Bergamo (18%), Milano (16%), Brianza (10%), seguiti da Varese (6%) e
Mantova (5%).

pc 10 febbraio - No Tav: Luca e Giorgio restano in carcere, Federico e Zeno ai domiciliari



Questa mattina (09 febbraio 2012), lo riferisce l'avvocato Lamacchia, il tribunale del riesame si è pronunciato sulle richieste di scarcerazione dei quattro No Tav per i quali c'è stata l'udienza il 6 febbraio. Luca Cientanni e Giorgio Rossetto restano in carcere, a Federico Guido e Zeno Rocca sono stati concessi i domiciliari.


A seguito della protesta al carcere delle Vallette martedì scorso (leggi la lettera nella rubrica “Lettera dal carcere”), la vendetta degli organi di polizia giudiziaria non si è fatta attendere: questa mattina Luca Cientanni è stato spostato per punizione nel carcere di Ivrea e Tobia Imperato è stato trasferito nel carcere di Cuneo. Secondo quanto scrivono i quotidiani La Stampa e CronacaQui i direttori e la polizia penitenzia delle carceri di mezza Italia non vorrebbero i detenuti No Tav, perché sono diventati punto di riferimento per gli altri prigionieri e la situazione, già incandescente per il sovraffollamento, rischia di dilagare in proteste più ampie.

L'udienza del riesame pergli altri No Tav è stata fissata il 13 febbraio: l'esito si saprà il prossimo fine settimana. Dal carcere dove è rinchiusa, Gabriela Avossa denuncia le dure e schifose condizioni di detenzione : ristretta in una cella senza finestre e dorme in un letto pieno di pulci.

Un motivo in più per essere in tanti alla manifestazione del 25 febbraio da Bussoleno a Susa

pc 10 febbraio - Galizia in lotta: migliaia di lavoratori dei cantieri navali in piazza. A Madrid manif. contro 'la 'riforma del lavoro' alla Monti

migliaia di lavoratori dei cantieri navali manifestano- appello della conf.sindacal galega per uno sciopero generale a fine marzo



GALIZA: Milleiros de traballadores do naval manifestanse en A Coruña.


correovermello-noticias
A Coruña, 09.02.02
Convocados polas centrais sindicais, milleiros de traballadores (5000 a 8000) do sector do naval manifestarinse contra a falta de traballo nos asteleiros de Navantia-Ferrol. Estes viñanse a sumar a marcha de 150 traballadores comenzada os pasados dias dende a comarca de Ferrol-terra.
Un amplo despliegue de forzas represivas custodiaban o edificio gubernamental.
Os traballadores de esta empresa e de outras auxiliares, esixiron diante da sub-Delegación do Goberno unha solución que permita manter os postos de traballo coa construcción dun dique flotante.
Entre as numerosas consignas escoitouse pontente o chamado a unha folga xeral, que onte acordou convocar para finais do mes de Marzo a Confederacion Sindical Galega www.galizacig.com/avantar.






Estado español: Multitudinaria manifestación contra la politica anti-popular del gobierno reaccionario.


LA CLASE OBRERA Y EL PUEBLO DE MADRID


GRITÓ ALTO Y CLARO:
¡¡NI RECORTES SOCIALES,




Madrid 8 de Febrero. Decenas de miles de hombres y mujeres pertenecientes a la clase obrera y a diferentes sectores de las masas populares participaron ayer en Madrid en una gran manifestación de protesta en contra de los recortes sociales y laborales que han adoptando ya y tienen previsto implantar los gobiernos del P”P” encabezados en Madrid por la archirreaccionaria Esperanza Aguirre y a nivel estatal por Mariano Rajoy, lacayo de la burguesía y del imperialismo europeo y yanqui.


Trabajadores del Metro, de la sanidad, huelguistas de ArcelorMittal, enseñantes, bomberos, estudiantes, vecinos de diferentes barriadas, se unieron como una piña para gritar alto y claro un ¡no! rotundo a las medidas antiobreras y antipopulares que los gobiernos del P”P” han puesto en marcha y anuncian van a tomar próximamente.


La plataforma unitaria Hay que Pararles Los Pies, que agrupa a varios colectivos y sindicatos alternativos y de clase, y a distintas organizaciones políticas y sociales, convocó a la clase obrera y al pueblo de Madrid a asistir a la manifestación y a unirse a su bloque en la Plaza de Neptuno a las 18.15h de la tarde. Tras su pancarta con la consigna “Ni recortes sociales, ni reforma laboral. Unificar las luchas”, varios millares de personas recorrieron el Paseo del Prado y la calle de Alcalá a los gritos de: “¡Si, si, unidad pero para luchar!”, “¡Viva la lucha de la clase obrera!”, “¡La crisis que la paguen los capitalistas!”, “¡Se va a acabar la burocracia sindical!” “¡Espe, Espe, especulación!” “¡Huelga general!” y otros más así como canciones denunciando a los cabecillas burócratas de las centrales colaboracionistas amarillas UG”T” y CC”OO” tales como: “Oé, oé / oé, oá / a Tocho y Méndez les queremos preguntar / cuántos parados hacen falta más / pá convocar una huelga general”. Un grupo de trabajadores de la enseñanza y sanidad leyeron un comunicado llamando a continuar la lucha, delante de la pancarta de Hay que Pararles los Pies ya al término de la manifestación y se hizo un llamamiento a acudir a la Puerta del Sol a las 8 de la tarde el día que el gobierno de Rajoy apruebe la proyectada nueva reforma laboral.

pc 10 febbraio - prosegue in francia la campagna per la liberazione del prigioniero rivoluzionario libanese Georges Hibrahim Abdallah


JEUDI 9 FÉVRIER :
TOUS DANS L’ACTION
POUR LIBÉRER
GEORGES ABDALLAH !

Chers amis, chers camarades,

A l’occasion de la visite officielle en France du Premier ministre libanais, Najib MIKATI, nous appelons toutes les forces progressistes, antiracistes, anticapitalistes, anticolonialistes et anti-impérialistes, à manifester concrètement le jeudi 9 février notre exigence de libération immédiate de Georges Abdallah.

Les déclarations récentes d’Yves Bonnet, ancien directeur de la DST, viennent confirmer la machination juridico-politique qui a conduit au maintien en prison de Georges Abdallah depuis 28 ans.

Alors qu’une nouvelle demande de libération vient d’être déposée, et qu’une mobilisation de l’ensemble des forces progressistes libanaises prend de l’ampleur, il est de notre responsabilité de faire du 9 février un moment déterminant de la Campagne pour la libération de Georges Abdallah.
Nous appelons tous les collectifs et organisations partout en France à prendre toutes les initiatives adéquates.

Ce jeudi 9 février, seront organisés :


une Conférence de Presse dans la matinée à Paris


et des rassemblements

A Paris :

à 18h30

devant l’ambassade du Liban,
3, villa Copernic – Paris 16e
(métro : Victor Hugo)

A Lille :


Place du Général de Gaulle à 18h30

A Bordeaux :


Place de l'Hôtel de Ville à 18h

A Marseille :


Angle Belsunce/Canebière à 18h30

A Pau :

devant la Préfecture à 18h

Collectif pour la libération de Georges Ibrahim Abdallah

pc 10 febbraio - lotta alla Fincantieri e Eurocoibenti a marghera


ore 6, presidio unitario dal basso con rallentamento del traffico mezzi in ingresso in Fincantieri, autorganizzato davanti a Fincantieri da slaiCobas per il sindacato di classe Eurocoibenti e Rsu Cgil Eurocoibenti.

Mestre alle ore 9 del presidio davanti alla Provincia, i lavoratori dello slai Cobas per il sindacto di classe organizzano il presidio, poi giungeranno tutti gli altri, il presidio durerà sino alle ore 13

le ragioni della lotta - dal volantino dello slai cobas per il sindacto di classe

Appello del Cobas Appalti Fincantieri Marghera
Lavoratori e lavoratrici della Fincantieri,
Oggi scioperano gli operai di EuroCoibenti, IsolSud e Isolfin Romagnola, infatti queste aziende, da oltre un decennio presenti a Marghera, stanno per essere buttate fuori da Fincantieri, pare che le attività di coibentazione prima appaltate a queste aziende saranno affidate ad una azienda di Genova.
Anche a Genova c'è Fincantieri, sarebbe ora e tempo che gli appalti sistabilizzassero e regolarizzassero in tutti gli aspetti, e non che vengano ogni volta cambiati per permettere il maggior sfruttamento e le più diffuse irregolarità, allo scopo di "abbassare il costo del lavoro" per ingrassare
manager parassiti capi e ladroni. Se vogliono cambiare ditta, che mantengano
il lavoro agli operai che da anni ed anni, anche otto o dieci in certi casi, sono impegnati in questa professione specifica, e che se si trovano disoccupati, molto difficilmente potranno trovare un lavoro dignitoso.
Ora 150 operai rischiano la disoccupazione, perché in Fincantieri c'è qualcuno che vuole far entrare"carne fresca", perché il tasso di sindacalizzazione in queste Aziende è troppo alto per i loro gusti ?
Tenere fermi i salari o licenziare, questa è la loro "ricetta" !
E questo mentre con un paio di spese le bollette e gli affitti ci sono qui operai anche di età non più giovane, che non hanno nemmeno i soldi per mangiare a mezzogiorno o per pagarsi la benzina del motorino !
La situazione di EuroCoibenti ed aziende collegate è gravissima, non solo
per la propensione ai licenziamenti facili, come in IsolSud, già dimostrata dai titolari di queste aziende, ma anche per la situazione di abbassamento arbitrario e di cottimizzazione del valore del lavoro da parte di Fincantieri....
La nostra O.S., organizzata direttamente dai lavoratori in Fincantieri, sta
vincendo decine di vertenze,sta recuperando somme dovute ai lavoratori dalle ditte inadempienti, anche direttamente da Fincantieri.....
Per questo oggi scioperiamo e presidiamo la Provincia in occasione dell'incontro
sindacale con EuroCoibenti e Fincantieri, augurandoci che nell'occasione
Fincantieri siassuma le sue responsabilità e partecipi anziché continuare a colpire i lavoratori.

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE - APPALTI FINCANTIERI - 9-2-2012

pc 10 febbraio - Sostenere le masse egiziane in lotta - dichiarazione comune PCmaoiste Francia - PCmaoista Italia


Questa Dichiarazione Comune dei maoisti francesi e italiani esce in questa settimana simultaneamente in Francia e Italia ed è diffusa ovunque nel nostro paese da proletari comunisti-PCmItalia.
Non è una dichiarazione pro-forma come abbandonano nel nostro movimento e in internet ma una parte degli impegni assunti nel meeting internazionale e internazionalista di Parigi del 15 ottobre 2011, a cui hanno partecipato diverse organizzazioni e partiti di diversi paesi del mondo, tra cui organizzazioni maoiste tunisine e marocchine - su iniziativa dei compagni italiani e francesi e della rivista Maoistroad.
Essa arriva nelle prossime settimane in Egitto e viene diffusa e discussa con numerose realtà del mondo arabo all'interno dei due paesi e sfocerà chiaramente in una nuova è più importante iniziativa nei prossimi mesi.
Al meeting fu deciso - e si è realizzata il 24 gennaio - una giornata internazionale di informazione e sostegno ai prigiori politici maoisti e rivoluzionari del marocco e ora si prepara una delegazione per un meeting in Tunisia a sostegno delle organizzazzioni maoiste tunisine, in primavera.
Gli atti del meeting del 15 ottobre sono attualmente pubblicati da maoistroad nell'edizione italiana e francese, mentre sono in corso di realizzazione le edizioni in lingua inglese e arabo.
richiedere a
maoistroad@gmail.com
esiste un blog aggiornatissimo in lingua originale del movimento marxista-leninista-maoista internazionale che si può visitare
http//maoistroad.blogspot.com

Egitto: sostenere le masse egiziane in lotta, sostenere il processo d’organizzazione nel percorso di una vera rivoluzione.

I giovani, i proletari, le donne, il popolo egiziano hanno cacciato Mubarak, ma la reazione all'interno e gli imperialisti non hanno realizzato nessuna delle riforme richieste dal popolo rivoluzionario.
L'esercito ha occupato la scena facendo finta di sostenere la grande rivolta del popolo egiziano, i reazionari hanno fatto finta di sparire dalla scena politica, ma si sono riorganizzati.
A Piazza Tahir la lotta non si è mai fermata e anche la classe operaia, già in lotta, prima della rivolta e sempre repressa sotto Mubarak, ha risollevato la testa, si è organizzata per se stessa e per il popolo nei sindacati indipendenti, l'unica formazione attualmente che rappresenta gli interessi della classe operaia in assenza di un partito rivoluzionario. Il popolo egiziano affronta anche le manovre dei Fratelli Musulmani, che si presentano come opposizione, ma che si vogliono sostituirsi al precedente regime, insieme ai capi militari, e contrastare qualsiasi forza rivoluzionaria, qualsiasi forza progressista che organizza la resistenza a tutte le forme di repressione e oppressione.
Le forze rivoluzionarie che esistono e si organizzano oggi che non vogliono farsi scippare la rivolta, né far fallire le proprie rivendicazioni, continuano sulla via della rivoluzione, in modo che in Egitto avanzi una nuova democrazia reale per il popolo.



Il PC maoista in Francia e il PC maoista in Italia, danno il loro sostegno alle masse egiziane in lotta contro il regime militare, i fratelli musulmani, il sionismo e l’imperialismo in Egitto; bisogna dare il massimo sostegno anche nei paesi imperialisti a tutti coloro che si battono e si organizzano sulla via della trasformazione della rivolta in rivoluzione.
Il PC maoista in Francia e il PC maoista in Italia sostengono la classe operaia in lotta, i sindacati indipendenti della classe operaia, e sostengono tutte le avanguardie operaie che lavorano per formare un nuovo partito della classe operaia, un partito comunista di tipo nuovo, marxista-leninista-maoista.
Avanti con la rivoluzione egiziana e in tutto il mondo arabo fino in fondo.

PC maoista Francia
PC maoista Italia
Febbraio 2012


Egypte : Soutenir les masses égyptiennes en lutte, soutenir le processus d'organisation sur la voie d’une vraie révolution

Les jeunes, les prolétaires, les femmes, le peuple égyptien a chassé Moubarak, mais la réaction intérieure et les impérialistes n'ont réalisé aucune des réformes exigées par le peuple révolutionnaire. L'armée a pris les devants en faisant semblant d'appuyer la formidable révolte du peuple égyptien, les réactionnaires ont fait semblant de disparaître de la scène politique dans un premier temps, mais se sont réorganisés.

La place Tahrir n'a jamais arrêté sa lutte et la classe ouvrière, déjà en lutte avant la révolte et toujours réprimée sous Moubarak, a relevé la tête, s'est organisée pour elle et pour le peuple au sein de syndicats indépendants, la seule formation défendant les intérêts de la classe ouvrière en l'absence de Parti révolutionnaire. Le peuple égyptien affronte aussi les manœuvres des frères musulmans, qui se présentent eux-mêmes comme une opposition, mais vont se substituer au régime, main dans la main avec les chefs militaires, et affronter toute force révolutionnaire, toute force progressiste qui organise la résistance à toute forme de répression et d'exploitation.
Mais les forces révolutionnaires qui existent et s'organisent aujourd'hui et qui ne veulent pas se faire voler sa révolte, mais veulent faire aboutir leurs revendications, vont poursuivre sur le chemin de la révolution, pour que l'Egypte fonde une véritable démocratie nouvelle pour le peuple.
Le PC maoïste de France et le PC maoïste d'Italie apportent leur soutien aux masses en lutte contre le régime militaire, les frères musulmans, le sionisme et l'impérialisme en Egypte. Il faut également apporter le plus grand soutien dans les pays impérialistes à toutes celles et ceux qui se battent et s'organisent, sur la voie de la transformation de la révolte en révolution.
Le PC maoïste de France et le PC maoïste d’Italie soutiennent la classe ouvrière en lutte, les syndicats indépendants de la classe ouvrière, et soutiennent toutes les avant-gardes ouvrières qui formeront le nouveau parti de la classe ouvrière, un parti communiste de type nouveau, marxiste-léniniste-maoïste.
En avant pour la révolution égyptienne et dans tout le monde arabe jusqu'au bout !

PC maoïste France
PC maoïste Italie
février 2012

pc 10 febbraio - il processo ai carc a bologna si ferma per ora ai preliminari

l'udienza dell'8 febbraio

La prima udienza si ferma ai preliminari!
Ieri a Bologna il processo contro 12 compagni che fanno (o facevano) parte del (nuovo)Partito comunista italiano, del Partito dei CARC e dell’Associazione Solidarietà Proletaria accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art. 270 bis del c.p.) si è fermato ai preliminari.

In aula
Subito dopo la costituzione delle parti (l’elenco dei presenti e degli assenti), i nostri avvocati hanno presentato una prima eccezione sulla validità del rinvio a giudizio deciso dal GUP Gamberini perché non solo ci sono state diverse irregolarità procedurali, ma soprattutto perché la sentenza era già scritta, nel vero senso della parola. La comunicazione di rinvio a giudizio inviata ad alcuni imputati recava dattiloscritta la data del 13 luglio, mentre ci sono state altre due udienze (il 15 e il 21 settembre) durante le quali gli avvocati hanno illustrato i motivi per cui non vi erano le basi per istruire un processo (così come aveva già concluso il GUP Zaccariello nel 2008)… l’unico accorgimento del GUP Gamberini è stato quello di aggiungere a mano la data del 21 settembre!
Il rinvio a giudizio fatto da Gamberini, inoltre, è un taglia e incolla del rinvio a giudizio fatto nel 2007 da Giovagnoli, mentre la Corte Cassazione (che aveva annullato il “non luogo a procedere” deciso dal GUP Zaccariello) aveva dato mandato al nuovo GUP di verificare se “l’organizzazione avesse effettivamente programmato, in termini di concretezza e attualità, azioni violente” e di valutare “in ogni caso se nella condotta emergente dagli atti sia comunque configurabile altra ipotesi delittuosa, quale quella di cui all’art. 416 c.p.” (ndr: associazione a delinquere). Questi e altri fatti evidenziano una manifesta parzialità del giudice Gamberini e un’evidente violazione dei diritti degli imputati alla difesa (gli avvocati hanno sostanzialmente parlato al vento nelle udienze del 15 e 21 settembre, il GUP aveva già preso la sua decisione il 13 luglio).
In secondo luogo gli avvocati hanno presentato un’eccezione sulla competenza del Tribunale di Bologna, visto che nel rinvio a giudizio si parla di “reati commessi in Italia, a Modena e altrove e in Francia, a Parigi”.
Sia l’avvocato dello Stato Mario Zito sia il PM, che nel frattempo è cambiato, non è più Massimiliano Rossi ma Antonio Gustapane, si sono opposti alle eccezioni sollevate dagli avvocati. In particolare il PM ha detto che quella seguita dal GUP Gamberini è prassi corrente (!!!), che il (n)PCI e il P.CARC sono organizzazioni clandestine, quindi non è possibile stabilire dove operino e ha iniziato a indicare gli imputati per nome e cognome affermando che erano clandestini e quindi non si sapeva dov’erano… salvo fermarsi quando uno di essi si è alzato dicendo che era presente in aula!
La Corte, presieduta dal giudice Leonardo Grassi, dopo essersi ritirata in camera di consiglio ha chiesto al PM di presentare i verbali di tutte le udienze preliminari, sia quelle presiedute dal GUP Gamberini nel 2011 sia quelle presiedute dal GUP Zaccariello nel 2008 e si è riservata di decidere in merito alle eccezioni presentate dalla difesa in una nuova udienza che ha fissato tra tre mesi, il 2 maggio 2012 alle h. 10.00.
Alla fine dell’udienza abbiamo assistito, come già successo in altre occasioni, al provocatorio atteggiamento della Digos di Bologna: due agenti in borghese fermano due compagni per “identificarli”, facendo vedere “al volo” i tesserini e rifiutandosi di fornire il loro numero di matricola.

giovedì 9 febbraio 2012

pc 9 febbraio - Casa Pound a Bergamo: una presenza intollerabile

da bgreport

E’ fissata per venerdì 10 febbraio alle ore 21, presso il piazzale degli Alpini, e si prevede l’affluenza di militanti da tutta la Lombardia. Il ricordo delle vittime delle Foibe è il pretesto, ma la dimensione regionale della chiamata ha il sapore della prova di forza, considerata la sistematica opposizione che le iniziative di Casa Pound hanno incontrato fino ad oggi a Bergamo. Pare che l’iniziale intenzione di lanciare una manifestazione sia stata ridimensionata in favore di un presidio, a seguito della riluttanza della Questura ad autorizzare l’iniziativa, forse in virtù delle problematiche nella gestione dell’ordine pubblico ad essa inevitabilmente connesse. Certo non è difficile immaginare l’imbarazzo del questore nell’apporre il nulla osta, considerata l’ondata d’indignazione che negli ultimi mesi, in tutto il paese, ha investito l’organizzazione neofascista, dopo la strage di cittadini senegalesi consumata a Firenze proprio da un suo militante, Gianluca Casseri.
Se le recenti polemiche hanno posto l’accento soprattutto sull’esplicito accostamento ideale di Casa Pound al fascismo, gli episodi di violenza che hanno coinvolto militanti dell’organizzazione fin dalla sua nascita rappresentano un aspetto della questione, certamente meno dibattuto, ma non per questo trascurabile. Gli episodi sono innumerevoli, a cominciare dai fatti di piazza Navona, nell’ottobre del 2009, quando un gruppo di militanti di Casa Pound, muniti di caschi e bastoni, si scontrava con i partecipanti ad una manifestazione studentesca, fino alla più recente aggressione ai danni di un gruppo di giovani del Partito Democratico, episodio a cui ha fatto seguito l’arresto del dirigente di Casa Pound Alberto Palladino. D’altro canto, lo stesso leader nazionale Gianluca Iannone è stato condannato nel2009 a4 anni di reclusione per l’aggressione ad un carabiniere in quel di Predappio, dove lo stesso si trovava per la guardia d’onore alla tomba di Mussolini.
Alcuni elementi emersi dalla corrispondenza riservata dei dirigenti di Casa Pound, carpita e resa pubblica dall’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre nel luglio del 2009, costituiscono poi fonte di motivata preoccupazione. Il giornalista Saverio Ferrari ha fatto osservare come la struttura compartimentata di Casa Pound presenti forte analogie con l’impianto già sperimentato dalle formazioni neofasciste degli anni settanta. Nel corso di queste corrispondenze sarebbe stato lo stesso Iannone, sotto lo pseudonimo di “Geronimo”, a fornire ai suoi quadri le istruzioni sulla struttura “militare”: «Compito dei coordinatori regionali è individuare gli attivisti più portati a discipline marziali e unirli sotto il servizio d’ordine locale. Il servizio d’ordine deve essere basato su un reale allenamento settimanale e una serie di letture mirate che saranno comunicate in seguito. Bell’aspetto e sangue freddo sono solo i primi due requisiti per accedere a questa struttura che avrà riunioni nazionali e compiti delicati». Ma quali sono i “compiti delicati” di cui parla Iannone?
Vi è poi un’altra storia che, pure non riguardando direttamente Casa Pound, costituisce un elemento sconcertante nella biografia dell’organizzazione. Nell’aprile del 2006, a seguito di una rapina presso una filiale Carivit di Civitavecchia, degenerata poi in una sparatoria con i carabinieri, le forze dell’ordine procedevano all’arresto di 5 persone, indicate dalla stampa locale come assidui frequentatori della sede romana di Casa Pound, presso cui uno di essi risultava persino residente. Il gruppo veniva sorpreso poco dopo presso una abitazione di Civitavecchia, dove veniva rinvenuto anche un fucile mitragliatore modificato per sparare proiettili calibro 5,56 Nato. La strage a sfondo razziale compiuta a Firenze da Casseri, che disponeva di una Magnum 357 con proiettili fabbricati in casa, confermerebbe la confidenza con le armi da fuoco di personaggi vicini all’organizzazione. Certo potrebbe trattarsi di due casi isolati, che suonano però come un campanello d’allarme.
In Lombardia Casa Pound è approdata inizialmente a Milano, come emanazione del circolo Cuore Nero, tra i cui fondatori spiccava la figura di Alessandro Todisco, già leader milanese di Hammerskin Nation (network internazionale originato a metà degli anni ottanta da una costola del Ku Klux Klan). Prima della nascita di Cuore Nero, la sede storica degli hammerskins milanesi era la tristemente nota SkinHouse di via Cannero, abituale luogo di frequentazione del gruppo di naziskins responsabile di una serie di accoltellamenti avvenuti nelle province di Bergamo e Milano tra l’estate del 2004 e la primavera del 2005. La stagione di violenza squadrista culminò in una serie di episodi che produssero non poco scalpore negli ambienti della sinistra bergamasca, come l’incendio doloso del centro sociale Pacì Paciana, l’accoltellamento di 3 suoi militanti e, alcuni mesi più tardi, di un giovane appartenente al Collettivo Autonomo Antifascista di Seriate.
A conclusione dell’esperienza di Cuore Nero, secondo quanto recentemente riportato dall’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre, l’uscita di scena di Todisco avrebbe aperto la strada a Marco Clemente come nuovo leader di Casa Pound a Milano. Clemente, già candidato con il PDL alle ultime comunali, era stato travolto la primavera scorsa da un’autentica bufera mediatica in seguito alle indiscreazioni circa l’intercettazione ambientale di una presunta conversazione dello stesso con Giuseppe Amato, considerato uomo del clan Flachi. Stando a quanto riportato nell’ordinanza del gip Giuseppe Gennari, Amato si sarebbe lamentato di un commerciante che rifiutava di pagare il pizzo e Clemente avrebbe risposto lapidario: «Speriamo che muoia come un cane». D’altronde, diversi osservatori hanno sottolineato come, a Milano, Quarto Oggiaro (dove Casa Pound ha installato la sua sede) offra uno spazio di contiguità tra “onorate famiglie” e ambienti della destra. Il caso più eccellente è forse quello di Ciccio Crisafulli, esponente di Cuore Nero e nipote ed “erede” del boss Biagio Crisafulli, il “Re di Quarto Oggiaro”.

pc 9 febbraio - L'ART. 18 NON SI TOCCA! LO DIFENDEREMO CON LA LOTTA!

Da Tavolo a Tavolo, i sindacati confederali sono pronti a toccare l’art. 18. Da avant’ieri fioccano le riunioni e i contatti per – come dicono - un accordo a tre stadi, tra cgil, cisl, uil, con la Confindustria e con il governo. In questo quello che funziona meglio è il tantem Camusso/Marcegaglia, sempre sedute affianco, sempre in contatto telefonico, per metterla a quel posto ai lavoratori.
Cisl e uil sono disponibili a ragionare sui licenziamenti per motivi economici (di fatto quello che vogliono il governo e la Confindustria), la proposta è che i licenziamenti individuali siano regolati non più dall’art. 18 ma dalla legge 223/91 sui licenziamenti collettivi per “giustificati motivi oggettivi”. Se c’è “accordo” il lavoratore perde il posto e avrà per due anni l’indennità di mobilità; se non c’è accordo può fare ricorso recuperando l’art.18 – un’evidente ipocrisia e beffa visto che nessun legale sindacale difenderà realmente quel lavoratore.
La Cgil è anche peggio, perché alla fine firmerà le modifiche all’art.18 ma ora imbroglia i lavoratori. La Camusso ha la stessa tesi del PD di Bersani che dice “se vogliamo modificare l’art. 18 va bene, ma facciamolo in fondo”.
Quindi l’art. 18 in realtà, per la Cgil, viene ad essere uno scambio tra qualche contentino sul lavoro e la sua abolizione.
La Cgil dice che il problema è il lavoro non è l’art. 18, quando il problema ora, nella guerra di classe di padroni e governo Monti, è invece proprio l’art.18!
Si spaccia per ammodernamento del mercato del lavoro, per mobilità/flessibilità in entrata e in uscita, ciò che è ideologia.
L'art. 18 viene a rappresentare in questo momento la partita in gioco nello scontro di classe dove padroni e il “tecnico” governo Monti non solo vogliono far pagare economicamente e pesantemente la crisi ai lavoratori, ma anche usare la crisi per cancellare diritti, conquiste, dignità dei lavoratori.
E’ questo che esprime l’articolo del Wall Street Journal quando scrive con un livore, apparentemente immotivato: “La più grande minaccia della crescita economica dell’Italia non è il debito pubblico” ma la norma “perversa” dell’art.18. Questa causerebbe la disoccupazione…

Per questo L’ART. 18 NON SI DEVE TOCCARE!
Anche per i lavoratori, si tratta della difesa dei posti di lavoro, ma si tratta pure di impedire un altro arretramento in questa guerra di classe.

pc 9 febbraio - Giorgio e Tobia No Tav in lotta - lettera dal carcere


Straordinari compagni, Giorgio e Tobia, che hanno protestato per le condizioni dei detenuti. Come risposta Tobia è stato trasferito al carcere di Cuneo. Ma la lotta non si ferma.
Perché la GENEROSITA' NON SI PROCESSA e chi lotta per un mondo migliore, NON SI ARRESTA!
No Tav
*******

Giorgio e Tobia - Lettera dal carcere


Torino
A tutti i compagni/e

Vogliamo farvi sapere
che ieri, mentre si svolgeva il concerto davanti al carcere, noi abbiamo dato corso a una protesta contro le pesanti condizioni di agibilità interna.
Al detenuto spettano,per disposizione ministeriale, 4 ore d’aria. In più sono concesse 2 ore di
socialità, in cui i detenuti dovrebbero, appunto, socializzare tra loro.
Fino a poco tempo fain queste ore venivano aperte le celle e si poteva passeggiare nel corridoio o,
volendo, entrare in un’altra cella. Ultimamente ci fanno uscire e, dopo unquarto d’ora, ci fanno entrare nelle celle in cui vogliamo stare.
In questi giornid’emergenza freddo è impossibile uscire all’aria anche perchè i cortili sono
invasi dalla neve e non si sono attrezzati con scarpe adatte. Se non vaiall’aria ti obbligano a stare chiuso in cella.
Ieri sera, nellanostra sezione le condizioni sono state inasprite. Invece di aprire tutte le
celle contemporaneamente venivano aperte una alla volta, ti portavano alla cella che volevi e ti richiudevano nuovamente.
Quando ci hannoaperto noi (Tobia e Giorgio) siamo rimasti in corridoio rifiutando di farci
nuovamente rinchiudere. Allora han provato a metterci contro gli altri, dicendoche fino a quando noi eravamo in corridoio non avrebbero più aperto a nessuno.
Dopo esserci consultati con gli altri detenuti, abbiamo deciso di non desistere.
Dopo un po’ diminacce, hanno chiamato la squadretta, composta da mezza dozzina di agenti
nerboruti, con il chiaro intento di intimidirci. Al nostro netto rifiuto di rientrare in cella, ci hanno presi di peso e sbattuti dentro, senza però usare
violenza.
Dopo una decina diminuti siamo stati convocati dal Direttore che, con modi gentili e molto
paternalismo si lamentava che era la terza protesta di questo tipo che avevano
messo in atto.
Noi, dopo aver precisato che non volevamo favori ne privilegi personali, abbiamo presentato a
nome di tutti i detenuti della sezione una serie di richieste di agibilità minima.
Il direttore ha
risposto che ci avrebbe riflettuto sopra e ci avrebbe fatto sapere.
Adesso stiamovalutando il da farsi.
Come i banchieri cercano di far pagare la crisi ai lavoratori, in carcere si cerca di far pagare
il sovraffollamento ai detenuti. Vengono progressivamente ridotte le dotazioni (detersivi, carta igienica, ecc.) e, con la scusa di maggiori difficoltà di gestione, gli spazi di agibilità.

La lotta non si fermerà.


i Detenuti del 26 Gennaio 2012
Giorgio e Tobia
Carcere Lorusso e
Cutugno
Via Pianezza 300 -
TORINO

pc 9 febbraio - contro la brutale repressione poliziesca nei confronti della marcia Occupy Oackland - 28 febbraio manifestazione a New York

in spagnolo facilmente comprensibile


Brutal asalto de la policía contra la marcha Ocupar en Oakland

El sábado 28 de enero, más de 1.000 manifestantes de Ocupar Oakland marcharon para ocupar un edificio de propiedad municipal en el centro de Oakland que ha estado desocupado durante los últimos seis años y para transformarlo en un centro de la comunidad.

Centenares de policías acudieron y agredieron brutal y repetidamente a los que protestaban en esta poderosa demostración de la fuerza y desafío que continúa en el Movimiento Ocupar, encerrándolos en espacios pequeños, disparando botes de gas lacrimógeno, balas de caucho y cascos tipo pólvora en bolsas contra la muchedumbre. A lo largo del día, el pueblo expresó gran valor y desafío en las narices de estos brutales ataques.

Al final del día, más de 400 personas resultaron arrestadas.

El Movimiento Ocupar ha movilizado a decenas de miles de personas para confrontar y desafiar las escandalosas desigualdades e injusticias de este sistema y en toda la sociedad, hacer abrir el debate desde hacía tiempo suprimido acerca de por qué existen estas condiciones tan intolerables y si es posible cambiar la situación y cómo. Eso es sumamente peligroso para aquellos que gobiernan un sistema basado en la explotación y opresión, que engendra enormes abismos entre los que tienen y los que no y que fomenta y compensa la pasividad, la ignorancia y la obediencia incondicional. Cuando todo eso empiece a venirse abajo, tal como ha sucedido en parte gracias al Movimiento Ocupar, eso constituye una amenaza a todo su orden social y no pueden permitir que continúe. Por eso, a pesar de toda su retórica huera sobre la "democracia" y "el gobierno del pueblo", los gobernantes de este país han tomado medidas en un esfuerzo coordinado a nivel nacional para reprimir con la violencia y cooptar este movimiento. Hasta ahora su esfuerzo no ha prosperado. Esta situación ha inspirado a millones de personas y esparcido ampliamente las semillas de la rebelión. Ahora, están desatando ataques nuevos y aún más brutales, lo que recalca la importancia de que las personas en todas partes, que han apoyado al Movimiento Ocupar así como aquellos que han participado en él, se unan a la lucha para oponerse y echar por tierra la represión de parte del estado contra el Movimiento Ocupar.

Día de mudanza contra el estado policial
Como dice el llamado de protesta de Ocupar Oakland: "Al igual que millones de personas en este país, Ocupar Oakland no tiene hogar. En el día 28 de enero, Día de Mudanza, vamos a cambiar eso. Vamos a ocupar un gran edificio desocupado y convertirlo en un centro social... Desde noviembre, las autoridades de Oakland y sus fuerzas del orden imposibilitaban que nosotros nos reuniéramos, sirviéramos comida y ofreciéramos un lugar para la gente, en nuestro hogar de origen en la plaza Oscar Grant. A la vez, por toda la ciudad, hay miles de edificios que siguen desocupados por la sencilla razón de que existen solo para enriquecer al 1% en vez de brindarle al pueblo su necesidad para espacio y refugio".

La marcha fue festiva mientras que se reunía en el parque en frente del palacio municipal de Oakland, el que fue nombrado plaza Oscar Grant, en nombre del joven negro que fue acribillado por la policía en Oakland en 2009. Hubo una fuerte sensación de comunidad. Hubo discusión y forcejeo, incluyendo con los revolucionarios quienes estaban repartiendo el periódico Revolución, el libro Lo BAsico, la declaración de Bob Avakian "Una reflexión sobre el Movimiento 'Ocupar': Un comienzo inspirador… y la necesidad de ir más allá" y el "Llamado a la acción de masas contra la represión del Movimiento Ocupar".

Cuando la marcha llegó al desocupado Centro de Convenciones de Oakland, el lugar principal que los activistas Ocupar esperaban transformar, la policía atacó en la primera de varias ocasiones, empujando a las multitudes desde ambos lados de la marcha y disparando gases lacrimógenos y proyectiles.

Haciendo uso de una táctica de acorralamiento, grandes cordones de oficiales acorralaronn a los manifestantes desde dos lados, los cercaron y los confinaron, a fin de dispersar la manifestación. Una estudiante de la Universidad de California-Berkeley (UCB) le dijo a Democracy Now!: "La mayoría de los arrestos ocurrieron después en la noche cuando intentamos marchar a un lugar de reserva y ocuparlo. Nos acorralaron dos veces. La primera vez que nos acorralaron en la calle 19 y Telegraph, estábamos acorralados desde todos lados sin la opción de dispersarnos y después nos atacaron con gases lacrimógenos mientras que estábamos acorralados. Y solo fue por el carácter irregular y el ingenio de los manifestantes que pudimos escapar ese cerco destrozando una cerca y escapándonos. Volvieron a acorralarnos 20 minutos después por otra intersección. Unos pudieron escapar sobre una reja y otros por la YMCA... Pero muchos no escaparon". (Democracy Now!, 30 de enero de 2012)

La gente se defendió con valentía contra los ataques de la policía. Escudos hechos en casa fueron utilizados para proteger a los manifestantes de los proyectiles disparados por la policía. Luego en la noche, unos manifestantes quienes no fueron arrestados entraron al palacio municipal. Una bandera estadounidense fue quemada en las escalinatas del edificio, un acto que no es ilegal.

Indignación y denuncia del ataque policial
Un comunicado del 30 de enero del Gremio Nacional de Abogados-San Francisco (NLG), que proporcionaban los observadores legales en la protesta en Oakland, dice: "Hicieron cientos de arrestos de manera indebida, sin darles oportunidad de dispersarse y luego los tuvieron detenidos muchas horas en la calle y luego en autobuses, en posición de estrés y sin baño, alimento ni agua. Una vez presos, los manifestantes sufrieron condiciones inhumanamente hacinadas, tratos abusivos y privación de acceso a asesoría jurídica. Se desconocía el paradero de muchos, si bien sin duda ya los tenían arrestados y a la espera de los trámites en la delegación dos días después de su detención".

El NLG-SF dijo que había "recibido muchos reportes de agresiones contra los manifestantes, como un incidente en que la policía le tumbó los dientes a una persona con un golpe de macana en la cara. Se informa que los oficiales tiraron a otros por una puerta de vidrio y por unas escaleras. Echaron al suelo y apalearon a un videógrafo.

"Una vez bajo la custodia del condado de Alameda, mantuvieron a los detenidos por un tiempo prolongado en nefandas condiciones, a menudo tuvieron que pasar la noche en áreas de detención sin camas y cobijas. Al parecer, mantuvieron a algunos detenidos en una sala de duchas. El NLG-San Francisco ha recibido muchos reportes de que a las personas lesionadas no les permitieron tener cuidados médicos y que a los detenidos nos les dieron acceso a necesarios medicamentos. Obligaron a las detenidas a dar muestras de orina en la presencia de oficiales masculinos, so pretexto de pruebas de embarazo".

Llevaron a una joven de 19 años de edad al hospital por un sangrado interno después de una golpiza a manos de los agentes. La policía disparó a los paramédicos que se apresuraban a atender a los lesionados.

Unos estudiantes de la UCB le dijeron a Revolución que los mantuvieron durante horas con las manos esposadas por la espalda y que rociaron con gas pimienta sobre las personas encerradas en las celdas.

Fueron arrestados al menos siete trabajadores de los medios de comunicación, incluidos reporteros del San Francisco Chronicle, la emisora KGO, Mother Jones, el San Francisco Bay Guardian y el East Bay Express. A un videógrafo que filmaba la agresión policial lo balearon en la cara con una bala de goma.

Parte de un ataque nacional
El ataque de Oakland es parte de azuzar sistemática y planificadamente a nivel nacional la violencia y represión contra el Movimiento Ocupar. Este ataque no simplemente tiene que ver con unos funcionarios municipales y policías desbocados. Por ejemplo, ha salido a la luz que la alcaldesa de Oakland participó en una conferencia telefónica con los alcaldes de al menos 18 ciudades más y el Departamento de Seguridad Interna antes de la ola de ataques policiales a los campamentos Ocupar en más de una docena de ciudades en noviembre de 2011, todos los cuales representaron un guión muy similar. Y ahora, al azotar este nuevo ataque en Oakland, las autoridades se preparaban para desalojar campamentos Ocupar en otros lugares.

Por las ondas radiales y televisivas un embate ideológico acompaña las agresiones físicas; marginan a aquellos que se esfuerzan para hacer avanzar este movimiento, los describen como no "constructivos" y los ponen en ridículo y los satanizan.

¿Por qué ocurre todo esto? El Movimiento Ocupar desempeña un papel muy importante en la movilización de la gente para ponerse en pie contra la injusticia y la desigualdad y para contribuir de maneras importantes a cambiar el ambiente en que millones de personas han presenciado la cruel ofensiva de la reacción y están acongojadas ante la ausencia de toda oposición seria. Las personas se levantan la cabeza, plantean y forcejean sobre grandes cuestiones acerca de la naturaleza y el estado de la sociedad y el mundo, y cómo cambiarlo. Se abren la contienda y la polarización en la sociedad, con el potencial aún mayor para el cambio que hace tanta falta. Aquellos que tienen el poder en este país consideran que estas protestas y estas cuestiones son peligrosas. Y han atacado con vileza.

A pesar de esos ataques, un número importante de personas ha rechazado dar marcha atrás y luchan por continuar. A lo largo del país se han dado tomas de casas bajo embargo hipotecario, ocupaciones y cierres de bancos, y la creación de lazos con aliados de distintos sectores sociales. El Movimiento Ocupar está en una encrucijada. ¿Saldrá dispersado, orillado a los márgenes o cooptado? Urge que muchas más personas, de todas partes, se unan a la lucha contra la represión de este movimiento.

Una estudiante de la UCB, entrevistado por Democracy Now!, dijo: "Se expresó mucha furia este fin de semana y creo que la furia que expresaron los manifestantes en la calle este fin de semana y la respuesta combativa que se dio reflejan una furia más amplia en Oakland que se está desbordando ante la traición del sistema. Creo que la gente, día tras día, viene dándose cuenta de que al empeorarse la economía cada día más, al empeorarse el desempleo cada día más, al empeorarse la situación de los sin techo cada día más, que el sistema económico, que el capitalismo en Oakland, nos está fallando. Además, la gente está muy enojada por eso y empieza a responder con lucha. Creo que eso es algo muy inspirador".

Otra estudiante de la UCB habló de los valores del sistema que se exhibieron en el asalto policial: "Tuvimos un gran contingente de personas quienes marcharon anteriormente y sintieron fuertemente que esta ocasión iba ser un gran día de comunidad donde posiblemente podríamos construir un lugar de estudio dentro de este nuevo edificio de la comunidad, para llamar la atención sobre la gente desplazada", le dijo a la emisora KPFA. "Este edificio ya lleva seis años cerrado. No era una situación donde este espacio se estuviera utilizando... Se está dando más importancia a la propiedad privada que ayudar a la gente que esta crisis actual ha desplazado". (Flashpoints, 30 de enero de 2012)

Al día siguiente, a pesar de no haber alcanzado la meta de "la mudanza", la gente estaba muy animada y una Asamblea General llamó a que se celebrara el 6 de febrero como día de acción contra la brutalidad policial y los arrestos y votó unánimemente por un paro general el 1º de mayo.

Llamados a MÁS represión
Es escandaloso que las autoridades, la policía y los medios informativos estén denunciando a los manifestantes por ser violentos a pesar de los numerosos videos, que se puede apreciar por el Internet, donde se muestra claramente que la policía los atacó repetidamente. Frente a esos viles ataques policiales, las autoridades piden más represión.

La columnista del San Francisco Chronicle, Debra Saunders, escribió un artículo, después del asalto policial, titulado, "Dejen que los manifestantes de Oakland ocupen una celda de prisión". Aunque la policía ha disparado gases lacrimógenos y balas de goma contra los manifestantes Ocupar tres veces en los últimos meses, mandando al menos dos personas a las unidades de cuidados intensivos, Saunders escribe: "Los Ocupantes no tienen que temer que sean castigados…" y pregunta: "¿Habrá algunas consecuencias?"

Al día siguiente de la protesta, en una entrevista en el noticiero de la CBS, el concejal de la ciudad de Oakland Ignacio de la Fuente dijo: "Tratamos con demasiada tolerancia a aquellos quienes destruyen nuestra ciudad". De la Fuente agregó que los manifestantes son "terroristas en el frente interno" y que "las instrucciones para la policía y nuestra gente iban en el sentido de hacer todo lo necesario para hacerles entender a esta gente que nosotros no vamos a seguir tolerando esto".

En un momento en que el gobierno está aprobando leyes como el Acta de Autorización de Defensa Nacional de 2012 que apodera a las fuerzas armadas para participar en actividades del orden público civil y suspender selectivamente el debido proceso legal y el habeas corpus, así como otros derechos para aquellos quienes el gobierno tilda de terroristas, este tipo de etiquetamiento es completamente inaceptable y hay que tomarlo muy en serio.

No podemos permitir que esto se vuelva la nueva norma
"Nunca sentí tan impotente y enfurecida como esta noche. Estos muchachos son héroes y el resto del país tiene que abrirse los ojos colectivos y tomar lo que quede de sus derechos civiles, porque se están evaporando, velozmente. ¿Quieres conocer cómo es un estado policial?"

— Cathy Jones, una abogada del Gremio Nacional de Abogados en un comunicado al Equipo de Medios de Ocupar Oakland

"Esta represión policíaca se está convirtiendo en la norma…. Quieren que todo el que no acuda a una marcha o a una Asamblea General, le tenga muchísimo miedo. Quieren que la gente se asuste tanto de modo que nos tache de terroristas".

— el manifestante y rapero Shake9169 por la emisora KPFA

En otras ciudades, los manifestantes se movilizaron en apoyo a Ocupar Oakland. El portal de Ocupar Oakland detalló las manifestaciones que se llevaban a cabo contra los ataques policíacos en esa ciudad en unas 20 ciudades más, como Nueva York, Los Ángeles, Washington, D.C., Chicago, Jackson, Misisipí, Des Moines, Iowa y Tulsa, Oklahoma. El New York Times informa que 300 manifestantes marcharon y corearon "Nueva York es Oakland, Oakland es Nueva York" al pasar por las calles neoyorquinas y que hubo 12 arrestos.

La gente que se preocupe por la justicia y por proteger los derechos básicos tiene que oponerse a la brutal represión del Movimiento Ocupar. No podemos aceptar una situación en que utilicen gas lacrimógeno y balas de goma contra unas personas que se movilizan y protestan en una lucha contra la injusticia, quienes, al hacerlo, forjan una nueva sensación de comunidad. No podemos permitir la represión de un movimiento que ha desafiado la desigualdad en este país y en el mundo y que le ha dado esperanzas a millones de personas.

Hace falta mucho más oposición nacional a esta represión. "Un llamado a la acción de masas contra la represión del Movimiento Ocupar" dice: "…si se permitiera que siguiera en pie esta ola ilegítima de represión… si las autoridades lograran reprimir o marginar a este nuevo movimiento… si la gente de nuevo resultara 'acorralada’, en los sentidos literal y simbólico, la situación sería mucho peor. ES NECESARIO OPONERSE EN MASA A ESTA REPRESIÓN Y ECHARLA POR TIERRA".