lunedì 24 settembre 2012
pc 24 settembre - Turchia: verso la legge marziale contro il popolo kurdo
La Turchia ha un ruolo fondamentale nei piani di guerra imperialisti in Siria.
Da un lato è membro della coalizione di stati terroristi NATO a guida USA, ha trasformato da tempo il suo territorio in una base americana, contendendo ai nazisionisti israeliani il ruolo di cane da guardia degli interessi imperialisti in Medio Oriente, dall'altro, con la destabilizzazione e l'intervento in Siria, coglie l'occasione per la sua "soluzione finale" della questione curda che il cosiddetto "dopo Assad" potrebbe rafforzare in termini di autonomia e autodeterminazione in funzione antiturca.
Intanto continuano i raid aerei dell’aviazione turca contro le postazioni della guerriglia kurda nel sud-est della Turchia e, persino, fin dentro i confini kurdo-iracheni. E l'estrema destra nazionalista turca in questi giorni sta spingendo per il ritorno della legge marziale e dello stato d'emergenza nel territorio del Kurdistan.
dal sito Nena News - «Se i terroristi non sono distrutti, la Turchia sprofonderà nell'oscurità della separazione...la legge marziale e lo stato di emergenza devono essere previsti per le province in cui si registrano gli attacchi». Con queste parole Devlet Bahceli, leader degli ultranazionalisti turchi del Mhp, ha chiesto l'introduzione della legge marziale nelle province dell'Anatolia Orientale nelle quale sono in corso scontri con i ribelli curdi del Pkk.
Bahceli, facendosi portavoce della linea dura, sposata anche da altre formazioni politiche, mette sotto pressione il premier Recep Erdogan accusato dall'opposizione di dedicare più spazio alla «caduta» di Bashar Assad in Siria che all'offensiva dei separatisti curdi in corso dallo scorso luglio. Lo stesso presidente del parlamento Cemil Cicek - del partito Akp di Erdogan - ha detto che «legge marziale e stato di emergenza sono previsti dalla costituzione, spetta al governo decidere se applicarli».
La legge marziale è stata imposta in diverse province del Kurdistan turco fra il 1987 e il 2002 suscitando severe critiche per le numerose violazioni dei diritti umani
Dall'inizio dell'anno gli scontri hanno fatto almeno 600 morti, 500 ribelli e 100 soldati e poliziotti turchi, secondo Ankara. In realtà le perdite turche sarebbero molto più alte. Il governo turco - che in Siria appoggia i ribelli sunniti anti-Assad - accusa Damasco di sostenere la ribellione curda. Finora l'esercito non e' riuscito a respongere i ribelli, che per la prima volta da anni non colpiscono per poi subito ritirarsi nelle basi arretrate nelle montagne del Nord-Iraq, ma cercano di prendere il controllo di fette di territorio. Ankara ha spostato nell'Anatolia orientale migliaia di soldati appoggiati da elicotteri d'attacco, da F16 e dall'intelligence fornita dai droni Usa. Le operazioni sono seguite personalmente dal capo di stato maggiore Necdet Ozel.
Non e' servita neppure la repressione contro presunti fiancheggiatori del Pkk. Centinaia di amministratori locali, giornalisti, politici, studenti sono in carcere accusati di collusione col Pkk o con la Kck, l'Unione delle Comunita' del Kurdistan..
Intanto ieri il Pkk ha rivendicato l'uccisione in un attentato del procuratore capo della città di Ovacik Murat Uzun, accusato di curdi di aver promosso indagini contro civili innocenti. Un uomo e una donna hanno atteso mercoledi Uzun davanti a casa e lo hanno colpito con un colpo di pistola alla testa. I due esecutori dell'attentato, secondo la stampa turca, avrebbero partecipato anche al rapimento del deputato socialdemocratico Huseyin Aygun il 12 agosto a Tunceli. Il parlamentare era stato rilasciato dopo due giorni. Nena News
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