martedì 7 agosto 2012
pc 5-6-7 agosto - ILVA TARANTO: NOTIZIARIO 2
La giornata di oggi è caratterizzata dal pesante intervento ricattatorio dell'attuale portavoce di padron Riva, Bruno Ferrante, che, abbandonando i “guanti gialli” e l'atteggiamento diplomatico dei giorni scorsi, dice nettamente che la conferma dei provvedimenti del giudice e la loro attuazione comporterebbe la chiusura dell'Ilva di Taranto ma anche ei Genova e Novi Ligure, per non parlare delle centinaia di fabbriche dell'indotto di Taranto, Genova e Novi Ligure, nonché un'altra serie di aziende legate al ciclo produttivo dell'Ilva - è di oggi per esempio la notizia che anche la Sanac di Gattinara (Vercelli) con 108 operai che produce mattoni refrettari per altoforni che per l'80% finiscono a Taranto, sarebbe colpita dal provvedimento di chiusura.
Questa posizione ha uno scopo solo, cercare di portare nettamente dalla propria parte le forze politiche, istituzionali e i vertici sindacali e soprattutto mantenere il morso della linea aziendalista e neocorporativa sugli operai Ilva, veicolata da capi, tecnici in fabbrica. Questo disegno di padron Riva deve essere contrastato prima di tutto in fabbrica perchè le condizioni attuali in nessuna maniera permettono a padron Riva di cavarsela così.
L'ilva non si chiude ma va risanata con gli operai dentro.
Padron Riva e i suoi uomini devono pagare per le loro responsabilità, in tutte le sedi.
Intanto, come se fossimo di fronte a due tattiche, le cose vanno diversamente al Tavolo riunitosi presso la Regione in questa cosiddetta “cabina di regia” per l'ambientalizzazione dello stabilimento, che comprende Regione, Enti locali, Ministero, Arpa e azienda. Qui l'Ilva è sembrata acconsentire ad una serie di misure immediate relative al controllo della diossina, degli idrocarburi policlini e aromatici, polveri totali e diossina al suolo. Ha dichiarato una disponibilità blanda anche ad un taglio della produzione per ridurre il benzopirene, mentre ha riproposto per i parchi minerali piani già conosciuti e nettamente insufficienti. Così i toni verso l'inchiesta della magistratura sono in continuità con lo stile che Ferrante ha usato dal suo insediamento a Taranto. Quale è tattica e quale è strategia in questi due volti dell'Ilva?
Anche su questo quello che conta è il punto di vista operaio e i risultati concreti della mobilitazione cittadina. Gli operai sostengono e sosterranno tutti gli interventi necessari per la bonifica degli impianti, anzi, devono essere coinvolti anche in termini di proposte per questo. Gli operai sono pronti, o almeno devono esserlo, a stringere il collo all'azienda perchè faccia quello che è necessario e metta il massimo dei soldi necessari allo scopo.
Riva non è un industriale che gioca al casinò della finanza, né è dedito alla satrapia e al lusso di altri pezzi del capitalismo italiano. Riva tende ad investire in azienda gli utili o ad allargare il proprio impero industriale, nonché a salvaguardarlo dai colpi di coda delle crisi che lo toccano. Ci sono quindi le condizioni per costringere Riva ad utilizzare questa attitudine, questa volta, perchè concentri le energie sul fronte del risanamento. E sono ancora gli operai in fabbrica l'arma necessaria per piegare padron Riva su questo.
Il sindacalismo confederale ha ceduto su tutta la linea in questi anni e quindi è diventata una parte del problema in fabbrica. Gli operai devono scegliere ora la strada del sindacalismo di classe e della lotta di classe in fabbrica come unica reale possibilità di salvare lavoro e stabilimento ed essere parte integrante e dirigente della lotta per una fabbrica bonificata e una città risanata.
Il sindacalismo confederale questo non lo fa. La contestazione di giovedì scorso ha messo in luce che loro sono solo disponibili ad una strada, quella di mantenere il loro potere dentro il sistema Riva e impedire l'autorganizzazione e la ribellione operaia. Nello stesso tempo, il capintesta di questa linea è la Uilm di Palombella e la Fim ha risposto prontamente con la sospensione di Francesco Rizzo – ex Fiom passato alla Fim per 'copertura sindacale' e partecipante alla contestazione di giovedì. Questi sindacati confederali si contrappongono agli operai dentro e fuori la fabbrica, sposano la linea aziendalista e governativa, e non è così che gli operai in fabbrica e le masse popolari in città potranno raggiungere i loro obiettivi in termini di lavoro e salute.
La Fiom di Landini, sempre più allo sbando, che giovedì ha scelto la linea dell'attacco frontale alla contestazione, fa oggi ritornare lo stesso Landini per cercare di mettere una “pezza”; ma questo sindacato non ha né la linea né gli uomini per rappresentare un'alternativa. Di questo si sono già resi conto gli operai ribelli e contestatori, gli operai iscritti e organizzati con lo slai cobas e un'ampia fetta di operain di base Fiom ancora non organizzata.
Lo Slai cobas persegue la linea dell'unità òper il sindacato di classe di questa componente per costruire nel fuoco dello scontro, in fabbrica principalmente, e in stretto legame con la massa degli operai la costruzione dell'alternativa di classe.
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I magistrati impegnati nell'inchiesta, guidati dal Procuratore Sebastio, stanno alimentando lo scontro con la diffusione e la riproposizione di ampi stralci dell'inchiesta che testimoniano la gravità della situazione e i suoi effetti mortali, la responsabilità diretta dell'Ilva in questo e le responsabilità anche penalmente rilevanti di chi dirige lo stabilimento nelle violazioni delle leggi.
A sostegno di questa inchiesta sono state messe in campo le intercettazioni dell'inchiesta parallela sul ruolo dell'Ilva nella corruzione di chi doveva fare i controlli istituzionali e di chi doveva essere dentro il sistema Riva, sindacati confederali, giornali, perchè l'azione del padrone si potesse dispiegare libera e impunita. Su questo i nomi non vengono ancora fatti e soprattutto manca il ruolo della corruzione dei magistrati e gli “inquinamenti ambientali” nel Tribunale, della cui denuncia finora lo Slai cobas è stata punta di lancia senza trovare né il sostegno necessario delle forze che attualmente sono mobilitate contro l'inquinamento, né quel riscontro giudiziario che era doveroso e necessario.
Ma il punto resta sempre quello che stiamo sottolineando: la Procura non distingue le responsabilità dei padroni dai veri danneggiati della vicenda, operai, prima colpiti in fabbrica e ora a rischio del posto di lavoro. E non è vero che il compito dei magistrati è solo di applicare le leggi, in nessuna delle vicende giudiziarie che hanno riguardato eventi sociali così importanti è mai mancato un'analisi oggettiva e soggettiva del rapporto tra gestione della magistratura ed effetti sulla condizione di lavoro degli operai. Là dove questo è successo gli esiti sono stati nefasti: si è passati da Craxi a Berlusconi e si passa dalla chiusura dell'Ilva allo stato attuale di Bagnoli.
L'autonomia operai e il sindacalismo di classe affrontano il problema non all'insegna del primato della magistratura e del cretinismo giudiziario, ma della lotta operaia e delle masse popolari che rispondono ai danni e si difendono dai danni del capitale e dello Stato e costruiscono la forza materiale per il cambiamento reale attaccando il capitale e la legge del profitto che ne è alla base.
In questo senso, se siamo chiaramente d'accordo con la denuncia del fronte ambientalista i cui temi sono stati da noi tante volte anticipati e affrontati con la lotta – vedi morti per il lavoro, Palazzina Laf, caso Nuova Siet, Rete nazionale per la sicurezza su scala anche nazionale che ha contribuito ben prima degli ambientalisti a fare dell'Ilva un caso nazionale -, combattiamo invece apertamente gli esiti illusori e perdenti della posizione “chiudiamo ml'Ilva e lo Stato si occupi degli operai licenziati”. Inutile, poi, sprecare frasi per idioti che dicono “non ci frega niente del lavoro a noi basta il reddito”, ecc.
In questa lotta bisogna realizzare l'unità di classe e unità popolare, in primis contro Riva e lo Stato dei padroni, in alternativa al sindacalismo confederale collaborazionista, e in lotta netta contro lavoratori guidati da capi al servizio di padron Riva e ambientalismo della piccola e media borghesia che sostiene il capitalismo senza le sue brutture e inevitabili conseguenze.
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