Sono 39 i braccianti, tutti di origine marocchina, che per 2 settimane hanno dato vita al presidio davanti ai campi dove lavoravano a
Castelnuovo Scrivia, provincia di Alessandria. Impiegati nell’azienda agricola Lazzaro, erano entrati in sciopero per protestare contro il mancato pagamento
degli stipendi degli ultimi due anni. I carabinieri intervenuti sul posto all’inizio dello sciopero si sono trovati davanti 30 uomini e 9 donne, di cui
11 senza permesso di soggiorno. Per Bruno Lazzaro, titolare dell’azienda, solo 20 di questi lavoravano per lui: “Gli altri sono stati chiamati, dai caporali
della zona per mettermi nei guai e farmi chiudere”. La ditta produce ortaggi che poi vengono distribuiti in tutta Italia, tra i maggiori clienti dei Lazzaro
ci sono 2 supermercati Bennet uno a Milano e l’altro a Roma. Il proprietario dell’azienda agricola prometteva 5 euro all’ora, quando il contratto provinciale
prevede una paga oraria non inferiore ai 9 euro. Inoltre negli ultimi 2 anni il titolare aveva accumulato importanti ritardi nei pagamenti dei suoi braccianti
a dava assegni da poche centinaia di euro una volta ogni due o tre mesi, questo secondo la versione raccontata dai braccianti che viene negata da Lazzaro: “L’anno
scorso c’è stato qualche ritardo, ma dovuto ai problemi di un’annata troppo calda che ha rovinato i raccolti, ho perso 400 mila euro. Quest’anno invece i ritardi
– continua – erano solo di una decina di giorni, avrebbero potuto aspettare”. La situazione economica e le dure
condizioni di lavoro hanno portato allo sciopero che si concluderà lunedì, dopo che Lazzaro verserà parte del dovuto ai suoi lavoratori.
Ma questa non è la punta dell’iceberg, Antoino Olivieri, sindacalista Cgil dichiara: “I contadini di quest’area non potrebbero
lavorare senza i migranti, ce ne sono tantissimi” e continua “per alcuni di loro è facilmente ipotizzabile la riduzione in schiavitù”
di Cosimo Caridi
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