lunedì 16 aprile 2012
pc 16 aprile - con Vik nel cuore
15/04/2011-15/04/2012: VITTORIO “UTOPIA” ARRIGONI, UN ANNO DOPO
L’assedio è attesa,
Attesa su una scala inclinata
Dove più infuria l’uragano.
Soli, siamo soli a bere l’amaro calice,
Se non fosse per le visite dell’arcobaleno.
Abbiamo dei fratelli dietro quella spianata,
Fratelli buoni, che ci amano. Ci guardano e piangono.
Poi si dicono in segreto:
“Ah! Se quest’assedio venisse dichiarato…”
Lasciano la frase incompiuta:
“Non lasciateci soli, non abbandonateci”.
Il 14 Aprile dello scorso anno veniva rapito e dopo poche ore ucciso Vittorio, compagno e fratello che ci raccontava da Gaza le storie della sofferenza e della resistenza palestinese con quell’umanità di cui ogni giorno sentiamo la mancanza e portiamo la memoria. Un anno dopo è ancora difficile parlarne, perché diciamolo, senza la voce di Vik che portava così bene sulle spalle la voce, le sofferenze e le speranze dei Palestinesi, siamo più soli, più sperduti.
Vik ci ripeteva costantemente che l’ingiustizia palestinese porta il germe di tutte le ingiustizie, Vik rifiutava il compromesso e attaccava duramente chiunque cadesse nell’ipocrisia tutta Occidentale della giustificazione, dell’ignavia, del due pesi – due misure; Vik ci riportava le buone notizie antisioniste, riusciva a ironizzare su tutto; Vik era sempre disponibile, sempre cordiale, sempre capace di toccare le corde emotive di tutti, facendo sparire le incomprensioni.
Per tutto quello che ci ha lasciato, per l’esempio di straordinaria solidarietà della sua vita, per la sua empatia e umanità, al di là dei tentativi di screditare la sua figura, noi, come le migliaia di palestinesi e di persone da tutto il mondo che lo portano nel cuore, ancora non ci capacitiamo delle oscure ragioni della sua morte, che dopo mesi dall’inizio del processo sono tutt’altro che chiare, ma affermiamo con vigore, nel supportare la lotta palestinese, la verità sulla sua vita, perché “in ogni nostro gesto c’è dell’intifada e della preghiera laica, affinchè nulla sia dimenticato e quindi reso...”
Carrarmati di bigottismo e perbenismo colonialista continuano a solcare il mondo, con quella presunzione di chi si permette di decidere le sorti e i destini di popoli, regioni, paesi marcando il suo ruolo da oppressore per di più mascherato da velleità umanitarie e vuote retoriche democratiche. Non bisogna lasciar passare niente. Non bisogna dimenticare la totale assenza di rappresentanti delle istituzioni italiane all’arrivo della salma di Vik allo scalo merci dell’aeroporto di Fiumicino, non bisogna dimenticare la completa strafottenza delle stesse nei confronti del processo farsa ancora in corso. Continueremo a chiedere verità e giustizia ribadendo comunque e sempre che la responsabilità politica della sua morte rimane di chi ha fatto della Palestina un luogo di oppressione e di apartheid dove l’umanità lotta ogni giorno per non scomparire di fronte all’orrore razzista del sionismo.
A maggio dell’anno scorso, durante la manifestazione in sostegno alla Freedom Flotilla 2, Vauro nel suo intervento disse:
“Bisogna capire fino in fondo cosa vuol dire Restiamo Umani, dietro c’è un nonostante. Nonostante la prepotenza, nonostante l’arroganza, nonostante il cinismo e la vergogna di chi ci governa, nonostante la ferocia di chi bombarda, nonostante l’orrore e il terrore che la guerra porta. Ci dicono che la guerra non giustifica il terrorismo, ci dicono che noi giustifichiamo il terrorismo ma se è vero, il terrorismo forse giustifica la guerra? O non sono la stessa cosa? Non sono uno spargere terrore ovunque negando i diritti? Restiamo Umani nonostante e resteremo nonostante perché questo lo dobbiamo a Vittorio. Perché scusatemi se lo dico con amarezza, torno a parlare della morte di Vittorio ma solo per un minuto perchè quella morte è anche colpa nostra, quella morte è colpa nostra, anche. Perché l’abbiamo lasciato troppo solo, perché abbiamo lasciato sole troppo spesso e troppo a lungo le persone di pace, perché siamo rimasti disillusi dalle nostre battaglie perse e ci siamo consentiti il privilegio e il lusso della disillusione e della distrazione e chi quel privilegio l’ha rifiutato l’abbiamo lasciato solo. E allora io oggi qui prometto mai più! Mai più! Siamo qui, siamo qui! E vorrei che con noi ci fosse anche Vittorio, non c’è, non ci facciamo illusioni, perché è morto! Ma noi Vittorio veramente lo porteremo nel cuore e non lasceremo mai più sole le persone di pace!”
Quest’intento non può che tradursi nella quotidianeità di una lotta che bisogna portare avanti a 360 gradi che non riguarda solo la Palestina ma di cui la Palestina è un’incredibile metafora, che ci porta a confrontarci costantemente con noi stessi e con gli altri, a ritrovare passione e stimoli, mantenendo quella tensione all’ “Utopia” con cui Vik costantemente si firmava.
Eppure viviamo un momento di estrema frammentazione e difficoltà nella creazione di una vera opposizione sociale a chi procede nella disumanizzazione della vita con le sue riforme, le sue dichiarazioni, le sue guerre, le sue fabbriche, la sua meccanica routine, la sua propaganda razzista, la sua corruzione… un momento da ribaltare con uno sforzo di ripresa che ci consenta di superare le frustrazioni, l’impotenza e la stanchezza, e di riconoscere e affrontare di nuovo gli oppressori per “creare le condizioni d’esistenza ideali d’un mondo umano”.
Vik, noi ci proviamo davvero a Restare Umani e forse, paradossalmente, la tua morte ha permesso alla tua vita di esplodere travasandosi in così tante vite che ora ascoltano e leggono quello che ci raccontavi da Gaza sulle note mai dome di Guerrilla Radio mentre ribadivi, nel tuo primo post, il diritto di inveire, denunciare, sovverchiare, sconvolgere.
Speriamo che quelle onde radio si tramuteranno davvero in onde sismiche di una burrasca mondiale.
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