Operazione Dia, indagato capo della Mobile
Sotto inchiesta Vittorio Pisani. "Perplessità" di Mantovano "sull'avvio dell'azione penale".
maroni e manganelli coprono ogni tipo di crimine dei poliziotti
Telefonata di Maroni al capo della polizia Manganelli: "stima e fiducia" nel funzionario indagato.
Maxi operazione Dia Napoli nei confronti dei presunti prestanome dei boss Lo Russo. Gli agenti al comando di Maurizio Vallone hanno sequestrato importanti locali della città di Napoli. In particolare sono stati messi i sigilli alla catena di ristorazione Regina Margherita. Negli atti dell'inchiesta due nomi eccellenti: quello del capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, indagato per favoreggiamento; e quello del calciatore Fabio Cannavaro. Il blitz della Dia comprende pure sequestri in corso in altre parti d'Italia e precisamente nelle città di Genova, Bologna, Torino, Varese, Caserta.
Il procuratore Lepore: per Pisani una sorta di esilio
CANNAVARO PRESTANOME DI UN IMPRENDITORE - Cannavaro al momento non risulta indagato; secondo le indagini avrebbe fatto da prestanome all' imprenditore Marco Iorio, legato al gruppo di Mario Potenza, dedito all' usura e legato a clan camorristici.
Il grafico dell'operazione della Dia
DIVIETO DI DIMORA PER IL CAPO DELLA SQUADRA MOBILE - Sempre in questa indagine il capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, è indagato con l'accusa di favoreggiamento nei confronti dei titolari di un ristorante. Pisani è inoltre destinatario della misura di divieto di dimora a Napoli.
LE ACCUSE AL SUPER POLIZIOTTO - Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Napoli, il capo della squadra mobile Vittorio Pisani avrebbe rivelato all'imprenditore Marco Iorio notizie riservate sull'inchiesta in corso, consentendogli così di sottrarre beni al sequestro e di depistare le indagini.
Titolare del fascicolo è il pm della Dda Sergio Amato, con il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico. Alle indagini hanno dato un contributo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, ex capoclan dell'omonima organizzazione criminale attiva nel quartiere Miano, che ha riferito, tra l'altro, degli stretti legami di amicizia tra lui e il capo della squadra mobile.
CITATA ANCHE UNA INTERVISTA - "Il dottor Vittorio Pisani, legato con solidi e comprovati rapporti di amicizia con Marco Iorio ed in rapporti con Salvatore Lo Russo, sui confidente, non ha esitato a rivelare a Iorio l' avvio dell' indagine da parte di questo ufficio, informandolo al contempo del contenuto di alcune annotazioni di servizio redatte dal suo stesso uficio". Questo un brano centrale di un durissimo comunicato firmato dal procuratore di Napoli Giandomenico Lepore e dall' aggiunto Alessandro Pennasilico distribuito ai giornalisti nel corso della conferenza stampa alla Procura di Napoli sul sequestro di ristoranti e locali pubblici a Napoli nell' ambito di un' inchiesta su usura e riciclaggio del clan Lo Russo. "Ciò - prosegue il comunicato della Procura - inevitabilmente ha arrecato un serio pregiudizio alle indagini, specialmente sotto il profilo della compiuta individuazione ed acquisizione dei beni da sequestrare, essendosi sia Marco Iorio che Bruno Potenza,a sua volta informato da Iorio, immediatamente attivati per occultare i capitali,parte dei quali effettivamente già trasferiti all' estero, programmando in queste ultime settimane addirittura la vendita a prestanome delle stesse attività di ristorazione". "Ma si è anche accertato - prosegue il testo - che il dottor Vittorio Pisani era da anni a conoscenza del reimpiego dei capitali illeciti da parte di Marco Iorio e non solo non ha mai effettuato alcuna indagine, nè redatto alcuna comunicazione di notizie di reato, ma ha intrattenuto quotidiani rapporti amicali con questo ultimo, frequentando il ristorante "Regina Margherita". "Ma le indagini - prosegue il testo - hanno rivelato anche qualcosa di più grave, che attiene al comportamento tenuto proprio in relazione alle indagini in corso, da parte del dirigente della Mobile, il quale si è fortemente speso in difesa dell' amico Iorio, tenendo comportamenti decisamente contrari ai doveri connessi con l' alto ruolo ancora oggi rivestito. E mentre trasferiscono i soldi in Svizzera gli indagati cominciano anche a immaginare una strategia difensiva e - come rivelato dalle intercettazioni ambientali - si dovrebbe concretizzare nell' attribuzione delle quote occulte al nero accumulato negli anni per effetto di una mera evasione fiscale". " Diventa allora inevitabile che appaia quasi come un' anticipazione delle linea difensiva degli indagati - conclude il comunicato dei vertici della Procura di Napoli - l'intervista che lo stesso Pisani rilascia alla fine del mese di marzo 2011 dal titolo 'I professionisti evadono il fisco e riciclano i soldi in bar e ristoranti. L' opinione manifestata dal dirigente della Mobile è infatti che nel riciclaggio sono coinvolti sopratutto i medici, gli avvocati, i notai, ed i commercialisti. Non una parola sulla camorra nè su altre e reali fonti illecite".
I locali sequestrati
IL CAPO DEI PM: IL POLIZIOTTO RIVELO' UNA INDAGINE - Il capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani rivelò all' imprenditore Marco Iorio, referente per il riciclaggio del clan Lo Russo notizie sull' indagine in corso. Lo afferma il Procuratore di Napoli Giandomenico Lepore. Parla di una "vicenda dolorosa", il procuratore che in conferenza stampa, ha voluto ricordare l'importanza dell'attività di indagine svolta dalla Squadra mobile in questi anni, alla quale ha ribadito "stima e fiducia": "Tante deleghe alla Mobile sono in corso e tante ne daremo". "Mi dispiace, Vittorio Pisani era anche un amico, lo conosco dai tempi in cui stavo in Tribunale e alla Procura generale - ha sottolineato - è un personaggio noto e che si fa voler bene, ha arrestato latitanti del calibro di Iovine e Russo".
LEPORE: PISANI NON INDAGO' SU CAPITALI CLAN - Il capo della Mobile di Napoli Vittorio Pisani "non ha indagato per anni su capitali illeciti" prodotti dal riciclaggio e l' usura praticati dal clan Lo Russo. Lo affermano il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore e l' aggiunto Alessandro Pennasilico in un comunicato congiunto.
PISANI, PARLA IL PENTITO LO RUSSO - "Ho rapporti con il dottor Pisani dalla seconda metà degli anni '90". Apre così il boss poi pentito Salvatore Lo Russo, fin dalle dichiarazioni spontanee del 12 ottobre 2010, il capitolo dei suoi rapporti con uno dei migliori investigatori che Napoli abbia avuto. Lo Russo racconta di essere stato chiamato dal boss Paolo Di Lauro, capo del clan da cui si stavano separando gli 'spagnoli' di Raffaele Amato e Cesare Pagano, per tentare di comporre "fare il possibile per porre fine alla guerra". "Di tale circostanza io informai il dottor Pisani - dice Lo Russo - in quanto questi era impegnato nella cattura di Paolo Di Lauro. In quell'occasione in cui ci siamo visti al ristorante, il dottor Pisani mi diede il suo recapito telefonico, dicendomi che potevo rivolgermi a lui se avessi avuto bisogno di qualcosa...trovai strana la circostanza e quella sera stessa lo chiamai da una cabina telefonica. Fui così che ci incontrammo e lui disse che era sua intenzione catturare latitanti dell'Alleanza di Secondigliano".
IL BOSS: TEMEVO PIU' LUI DI 100 CAMORRISTI - "Per quanto riguarda le dichiarazioni che da ultimo ho reso sul dottor Pisani, dico che la paura che provo non è da meno. Sono perfettamente consapevole della potenza del dottor Pisani e non so cosa possa accadermi. Le dico anzi che temo più la sua persona che cento camorristi". E' un brano delle dichiarazioni rese il primo marzo scorso dal boss Salvatore Lo Russo, oggi collaboratore di giustizia, ai pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo, titolari dell'inchiesta sul riciclaggio di denaro della camorra nel cui ambito è indagato il capo della Squadra Mobile, Vittorio Pisani.
"Dico ciò - prosegue Lo Russo - perchè ho già riferito del rapporto di complicità avuto con lui. Io me ne sono servito perchè in questo modo da un lato mi garantivo l'impunità, dall'altro avevo uno strumento per attaccare i miei nemici. Il dottor Pisani ovviamente sapeva bene tutto ciò e si era impegnato a dirmi qualsiasi cosa avesse appreso nel corso delle sue indagini in merito ad agguati programmati nei miei confronti da altri clan... Confermo che ovviamente non potevo mai essere destinatario di indagini da parte del dottor Pisani".
IL CASO LAVEZZI - Lo scambio di favori tra l'imprenditore Marco Iorio e il capo della Mobile, Vittorio Pisani, era continuo, come emerge dalle intercettazioni contenute nella misura cautelare. Iorio, per esempio, fornisce al funzionario legna per il camino e organizza un incontro tra il figlio di Pisani e i suoi amichetti con i calciatori del Napoli, tramite Fabio Cannavaro. "Ma anche Vittorio Pisani - scrive il gip - è disponibile con l'imprenditore e non esita a intervenire in suo favore contattando il commissariato di polizia che stava seguendo le indagini che lo avevano visto coinvolto in una rissa (lo scorso dicembre, ndr) assieme al calciatore Lavezzi". Della vicenda Iorio parla in auto con la moglie: "Questo ci ha accusato a me e Lavezzi di lesioni a queste persone... Per Lavezzi il Napoli vuole pagare, per non far andare Lavezzi in Tribunale vuole dare 20.000 euro a questi ragazzi... Non vuole che Lavezzi va in Tribunale... fotografi...le telecamere. Ma tu hai capito che noi siamo stati aggrediti e il giudice ha detto che io e Lavezzi abbiamo aggredito a questi qua perchè non abbiamo voluto cacciare i documenti con la forza... Io non voglio dare neanche un euro.. I giudici devono leggere le carte. Poi dentro a questo commissariato, il commissario l'ha avvisato Vittorio".
manganelli vattene e vergognati
MANGANELLI: FIDUCIA IN MAGISTRATI E IN PISANI - "Confermo stima e fiducia nel dottor Vittorio Pisani, che destinerò ad altro incarico per corrispondere alle determinazioni dell'autorità giudiziaria, nella quale ripongo altrettanta fiducia ed i cui provvedimenti, io personalmente e l'Istituzione che rappresento, rispettiamo incondizionatamente". Lo dice il capo della Polizia Antonio Manganelli, raggiunto telefonicamente dall'Ansa negli Stati Uniti dove si trova in questi giorni, in relazione all'indagine di Napoli in cui è indagato il capo della Mobile. "In questo momento - ha proseguito Manganelli - desidero mandare un abbraccio affettuoso alle donne e agli uomini della Squadra Mobile di Napoli che, a prezzo di enormi sacrifici personali e delle loro famiglie e pur in presenza di risorse umane e strutturali non sempre adeguate alle necessità, hanno ottenuto negli ultimi anni, proprio sotto la guida del dottor Pisani, risultati straordinari". Dunque agli agenti, conclude il capo della Polizia "dico di continuare ad essere la magnifica squadra, solida e coesa, capace di fronteggiare con coraggio e determinazione l'inondazione criminale, non solo camorrista, che affligge quel territorio ed alla quale troppo spesso da più parti si risponde solo con la convegnistica e con vane analisi sociologiche. A loro dico di vivere a testa alta questi momenti di comprensibile amarezza, continuando a fare il proprio dovere al fianco della magistratura e in stretta sinergia con le altre forze di polizia nell'interesse della comunità napoletana e dell'intero Paese".