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APPUNTAMENTO ELETTORALE TRAVESTITOLunedì 9 maggio - alle ore 17:00, presso
la sede della provincia di Torino, sita in via Maria Vittoria 12 - il
periodico di area sedicente democratica Sicurezza e Lavoro, diretto da
Massimiliano Quirico, propone alla cittadinanza torinese un convegno sulla
sentenza Thyssenkrupp.
Il parterre degli invitati è molto ricco: il presidente della Provincia,
Antonio Saitta; la assessora al Lavoro della Regione, Claudia Porchietto;
gli assessori al Lavoro di Comune e Provincia, Tom Dealessandri (che è anche
vicesindaco) e Carlo Chiama; il presidente della commissione Lavoro del
Comune, Enzo Lavolta; gli avvocati delle parti civili Alessandro Mattioda,
Regione, Alberto Mittone, Provincia, Donatella Spinelli, Comune; l'avvocato
di molti ex operai Thyssenkrupp, Sergio Bonetto; rappresentanti dell'Api
(Associazione delle piccole imprese); ex operai e familiari delle vittime,
tra cui l'onorevole Antonio Boccuzzi.
Ma il vero dulcis in fundo è la presenza dell'avvocato Ezio Audisio, colui
che ha svolto il ruolo di coordinatore del crocchio di servi prezzolati -
gli altri erano: Cesare Zaccone, Andrea e Nicoletta Garaventa, Maurizio
Anglesio, Paolo Sommella, Franco Coppi - che ha sostenuto la difesa dei
padroni assassini.
A prima vista sembrerebbe un gruppo di oratori di tutto rispetto, ed in
effetti non si può dire il contrario; sembra però incredibile come questi
signori riescano a parlare di un processo storico come questo - per la prima
volta il padrone assassino viene condannato, per omicidio volontario, ad
anni sedici e mesi sei di meritatissima galera - senza preoccuparsi di
contattare l'unico organismo che ha seguito tutto il procedimento,
dall'inizio alla fine.
Il nodo torinese della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro è
stata l'unica organizzazione che ha presenziato costantemente alle udienze -
con qualunque tempo atmosferico: pioggia, neve, grandine, solleone, non
importa - con un presidio all'esterno di Palazzo di Giustizia, ed un
'inviato' in aula per relazionare il più possibile in tempo reale
sull'andamento delle sedute.
Cosa non si fa per raccattare qualche misero voto: questo è semplicemente un
appuntamento elettorale dei sedicenti democratici travestito da
convegno.Torino, 07 maggio 2011
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino
__________
sabato 7 maggio 2011
pc 7 maggio - nuova criminalizzazione per i compagni di Torino del CCP
GLI AMICI DEI FASCISTI ORDINANO ANCORA PERQUISIZIONI E INDAGINI CONTRO I
COMPAGNI DEL CCP.
Sabato 7 maggio alle 7,30 del mattino, otto sbirri inviati dalla Procura
della Repubblica di Torino, irrompono nelle case dei compagni Valter e
Paolone, militanti comunisti del Collettivo Comunista Piemontese, alla
ricerca di materiale esplodente che ipotizzano fosse servito a terrorizzare
il candidato sindaco Coppola e i suoi scagnozzi durante una loro iniziativa
elettorale in piazza Madama Cristina a Torino.Gli sbirri della Procura hanno
perquisito le due abitazioni e rinvenuto un “pericolosissimo ordigno”costituito
da un fumogeno da stadio. L’ordigno è stato quindi sequestrato dai
poliziotti operanti.
E’ la seconda volta nel giro di qualche mese che i politicanti fascisti, per
mano di Magistrati come Enrico Arnaldi Di Balme, (già responsabile della
persecuzione contro la compagna accusata di avere lanciato il fumogeno
contro Bonanni della CISL), sguinzagliano i loro sbirri nel tentativo di
intimidire i compagni che combattono i fascisti e che non abbassano la testa
di fronte alla repressione e alle angherie della borghesia. Come sempre i
compagni non intendono assolutamente abbassare la guardia di fronte alle
intimidazioni e alla repressione ordinata da politicanti infami e attuata da
Pubblici Ministeri compiacenti.
Ne il parafascista Coppola, ne il destro Fassino, ne tanto meno altri
politicanti razzisti e speculatori, troveranno buona accoglienza nel
quartiere di San Salvario, come negli altri quartieri in cui i comunisti e
gli antifascisti vivono, lavorano e si organizzano!
Collettivo Comunista Piemontese tel 3476558445 colcompiemonte@yahoo.it
COMPAGNI DEL CCP.
Sabato 7 maggio alle 7,30 del mattino, otto sbirri inviati dalla Procura
della Repubblica di Torino, irrompono nelle case dei compagni Valter e
Paolone, militanti comunisti del Collettivo Comunista Piemontese, alla
ricerca di materiale esplodente che ipotizzano fosse servito a terrorizzare
il candidato sindaco Coppola e i suoi scagnozzi durante una loro iniziativa
elettorale in piazza Madama Cristina a Torino.Gli sbirri della Procura hanno
perquisito le due abitazioni e rinvenuto un “pericolosissimo ordigno”costituito
da un fumogeno da stadio. L’ordigno è stato quindi sequestrato dai
poliziotti operanti.
E’ la seconda volta nel giro di qualche mese che i politicanti fascisti, per
mano di Magistrati come Enrico Arnaldi Di Balme, (già responsabile della
persecuzione contro la compagna accusata di avere lanciato il fumogeno
contro Bonanni della CISL), sguinzagliano i loro sbirri nel tentativo di
intimidire i compagni che combattono i fascisti e che non abbassano la testa
di fronte alla repressione e alle angherie della borghesia. Come sempre i
compagni non intendono assolutamente abbassare la guardia di fronte alle
intimidazioni e alla repressione ordinata da politicanti infami e attuata da
Pubblici Ministeri compiacenti.
Ne il parafascista Coppola, ne il destro Fassino, ne tanto meno altri
politicanti razzisti e speculatori, troveranno buona accoglienza nel
quartiere di San Salvario, come negli altri quartieri in cui i comunisti e
gli antifascisti vivono, lavorano e si organizzano!
Collettivo Comunista Piemontese tel 3476558445 colcompiemonte@yahoo.it
pc 7 maggio - iniziativa a Marghera in occasione dello sciopero generale
Lavoro NON guerra !
NO al sistema schiavistico degli appalti !
6 maggio 2011 - distribuito dentro la manifestazione CGIL e davanti alla Stazione FS di Venezia.
Siamo lavoratori autorganizzati, che non credono ai Sindacati intesi come organi burocratici e terminali della politica economica e fiscale del governo, bensì credono nel Sindacato come organo e strumento NELLE MANI DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI STESSI-E.
Molti di noi vivono e lavorano attorno e dentro gli stabilimenti industriali e della logistica, negli appalti e nelle cosiddette “cooperative”, all’interno cioè di un SISTEMA di sfruttamento e di negazione dei più elementari diritti conquistati dal movimento operaio. Per questo, mentre si rivendicano i diritti per tutti, la politica concertativa con il padronato, che spesso coincide ad individui e gruppi senza scrupoli né rispetto per leggi e per la Costituzione, li nega per questa fascia di lavoratori più sfruttati, per la CLASSE OPERAIA.
Noi siamo parte della classe operaia e ne andiamo fieri-e, tutto ciò che circola e produce la ricchezza passa per le nostre mani, eppure molti di noi sono pieni solo di debiti con le banche per poter arrivare alla fine del mese.
In questi anni il nostro Sindacato ha portato avanti e anche concluso positivamente molte vertenze sugli appalti Fincantieri, nelle aziende di autotrasporti, fatto reintegrare lavoratori e lavoratrici, anche dopo sentenze contro contratti a termine nulli, e denunciato molte situazioni-limite, sia di gruppi di cooperative che somigliano più alle associazioni per delinquere che ad aziende, sia di circuiti come quello delle pulizie degli alberghi, dei lavapiatti, ove spesso i diritti retributivi e lavorativo sono legati alla rinuncia di altri diritti ed alla disponibilità agli straordinari in nero.
UN ANNO FA, dopo aver assistito al progressivo insabbiamento dello scandalo-Fincantieri scoppiato nell’aprile 2009, ci siamo rivolti al neo-Sindaco di Venezia, questa importante Città dove il primo Sindaco dopo la Liberazione, Giobatta Gianquinto, che di mestiere difendeva gli operai nei Tribunali, dovette mostrare in Piazza San Marco, dai balconi del Municipio dell’epoca, le camice insanguinate di due operai uccisi dalla polizia davanti ai cantieri navali di Marghera (che all’epoca si chiamavano Breda). Quegli operai comunisti uccisi, erano della Cgil, una Cgil ben diversa da quella di oggi, dato che nemmeno alle nostre denunce e lotte, abbiamo avuto da loro un diretto e chiaro sostegno !
.pdf
Ancora oggi il Sindaco Orsoni non ci risponde. Noi vorremmo che anche a Venezia predominasse l’articolo 1 della Costituzione, e che la Città ci sostenesse, anche con il diretto intervento del Sindaco.
LAVORATORI E LAVORATRICI IN DELEGAZIONE
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE MARGHERA E PROVINCIA –
NO al sistema schiavistico degli appalti !
6 maggio 2011 - distribuito dentro la manifestazione CGIL e davanti alla Stazione FS di Venezia.
Siamo lavoratori autorganizzati, che non credono ai Sindacati intesi come organi burocratici e terminali della politica economica e fiscale del governo, bensì credono nel Sindacato come organo e strumento NELLE MANI DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI STESSI-E.
Molti di noi vivono e lavorano attorno e dentro gli stabilimenti industriali e della logistica, negli appalti e nelle cosiddette “cooperative”, all’interno cioè di un SISTEMA di sfruttamento e di negazione dei più elementari diritti conquistati dal movimento operaio. Per questo, mentre si rivendicano i diritti per tutti, la politica concertativa con il padronato, che spesso coincide ad individui e gruppi senza scrupoli né rispetto per leggi e per la Costituzione, li nega per questa fascia di lavoratori più sfruttati, per la CLASSE OPERAIA.
Noi siamo parte della classe operaia e ne andiamo fieri-e, tutto ciò che circola e produce la ricchezza passa per le nostre mani, eppure molti di noi sono pieni solo di debiti con le banche per poter arrivare alla fine del mese.
In questi anni il nostro Sindacato ha portato avanti e anche concluso positivamente molte vertenze sugli appalti Fincantieri, nelle aziende di autotrasporti, fatto reintegrare lavoratori e lavoratrici, anche dopo sentenze contro contratti a termine nulli, e denunciato molte situazioni-limite, sia di gruppi di cooperative che somigliano più alle associazioni per delinquere che ad aziende, sia di circuiti come quello delle pulizie degli alberghi, dei lavapiatti, ove spesso i diritti retributivi e lavorativo sono legati alla rinuncia di altri diritti ed alla disponibilità agli straordinari in nero.
UN ANNO FA, dopo aver assistito al progressivo insabbiamento dello scandalo-Fincantieri scoppiato nell’aprile 2009, ci siamo rivolti al neo-Sindaco di Venezia, questa importante Città dove il primo Sindaco dopo la Liberazione, Giobatta Gianquinto, che di mestiere difendeva gli operai nei Tribunali, dovette mostrare in Piazza San Marco, dai balconi del Municipio dell’epoca, le camice insanguinate di due operai uccisi dalla polizia davanti ai cantieri navali di Marghera (che all’epoca si chiamavano Breda). Quegli operai comunisti uccisi, erano della Cgil, una Cgil ben diversa da quella di oggi, dato che nemmeno alle nostre denunce e lotte, abbiamo avuto da loro un diretto e chiaro sostegno !
Ancora oggi il Sindaco Orsoni non ci risponde. Noi vorremmo che anche a Venezia predominasse l’articolo 1 della Costituzione, e che la Città ci sostenesse, anche con il diretto intervento del Sindaco.
LAVORATORI E LAVORATRICI IN DELEGAZIONE
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE MARGHERA E PROVINCIA –
pc 7 maggio - sulla contestazione a Palermo della CGIL
scrive la stampa borghese
"...Ma non è tutto rose e fiori, attimi di tensione si sono sfiorati durante
la manifestazione quando a trovare spazio sono stati la polemica e la contestazione dei Red Block. Bandiere rosse alla mano con falce e martello e giornalini autoprodotti... ma capaci di rigurgitare una rabbia inaudita nei confronti della Cgil.
Chiedono uno “sciopero vero”, come se quello che sfilava oggi rappresentasse tutt’altro...".
http://www.livesicilia.it/2011/05/06/lavoro-fisco-equo-democraziala-ricetta-della-cgil-contro-la-crisi/
pc 7 maggio - Bergamo: La Cisl fa lo sbirro e parla di democrazia....da quale pulpito!!!
Uliano (Cisl): Bruciare le bandiere
è un'offesa a militanti e lavoratori
6 maggio 2011Economia
“È un gesto inqualificabile e inconcepibile in un paese democratico, quello che si è consumato oggi durante lo sciopero della CGIL in piazza a Bergamo”. Ferdinando Uliano, segretario generale della FIM CISL di Bergamo condanna in maniera netta quanto successo al termine del corteo bergamasco .
“Bruciare una bandiera di un'organizzazione come la FIM CISL significa offendere tutti quei militanti e lavoratori che negli anni hanno portato miglioramenti e conquiste a tutti i lavoratori e al paese. Ci auguriamo che la FIOM e la CGIL(In alcune foto pubblicate da un giornale locale on line si notano personaggi con bandiere FIOM e magliette del sindacato che quantomeno non impediscono di bruciare la bandiera, ndr) condannino senza alcun distinguo questo gesto e prendano i dovuti provvedimenti nei confronti dei responsabili”.
venerdì 6 maggio 2011
pc 6 maggio - dalla fiat pomigliano ..4 operai della fiat allo sciopero di Napoli
NON PAGA NELLE FABBRICHE FIAT LA NEW STRATEGY DELLA FIOM INAUGURATA AL REFERENDUM DELLA EX BERTONE DI GRUGLIASCO: DISERTATA DAGLI OPERAI FIAT DI POMIGLIANO LA MANIFESTAZIONE CGIL DI NAPOLI.
Stamattina erano proprio e solo in quattro (a fronte dei circa 5.000 in organico) gli operai che reggevano lo striscione della Fiat di Pomigliano d’Arco nella principale manifestazione, quella di Napoli con la Camusso, indetta dalla CGIL in occasione dello sciopero generale. A colmare gli “impresentabili” metri vuoti di striscione si mobilitavano, di rincalzo, alcuni sindacalisti territoriali ex dipendenti Fiat quali Caccavale, Napolitano, Nuzzi.
“Altro che ‘mossa del cavallo’: alla luce dei fatti”, dichiara lo Slai cobas, “possiamo ben dire che si è trattato di una vera e propria ‘mossa dell’asino’ quella con cui la Fiom ha inaugurato l’altro giorno la new strategy in occasione del referendum all’ex Bertone di Grugliasco! E il ‘naufragio’ (sotto gli occhi di tutti) di oggi della Fiom alla Fiat Pomigliano dimostra che sostenere il Si a Marchionne per
‘legittima difesa’ equivale ad abdicare definitivamente ad ogni - sia pure solo millantata - difesa delle ragioni e dei diritti della maggioranza degli operai della catene di montaggio delle grosse fabbriche Fiat a maggioranza schierati per il NO. E’ questo un importante segnale politico-sindacale che non si può ignorare e che rilancia e rafforza l’importanza della presenza, nelle fabbriche Fiat, dei sindacati di base cui oggi passa il compito di rappresentare il forte dissenso operaio alle pretese autoritarie e neoschiavistiche della Fiat che fa da bandiera all’intero padronato sia privato che pubblico”.
Slai cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate – 6/5/2011
Stamattina erano proprio e solo in quattro (a fronte dei circa 5.000 in organico) gli operai che reggevano lo striscione della Fiat di Pomigliano d’Arco nella principale manifestazione, quella di Napoli con la Camusso, indetta dalla CGIL in occasione dello sciopero generale. A colmare gli “impresentabili” metri vuoti di striscione si mobilitavano, di rincalzo, alcuni sindacalisti territoriali ex dipendenti Fiat quali Caccavale, Napolitano, Nuzzi.
“Altro che ‘mossa del cavallo’: alla luce dei fatti”, dichiara lo Slai cobas, “possiamo ben dire che si è trattato di una vera e propria ‘mossa dell’asino’ quella con cui la Fiom ha inaugurato l’altro giorno la new strategy in occasione del referendum all’ex Bertone di Grugliasco! E il ‘naufragio’ (sotto gli occhi di tutti) di oggi della Fiom alla Fiat Pomigliano dimostra che sostenere il Si a Marchionne per
‘legittima difesa’ equivale ad abdicare definitivamente ad ogni - sia pure solo millantata - difesa delle ragioni e dei diritti della maggioranza degli operai della catene di montaggio delle grosse fabbriche Fiat a maggioranza schierati per il NO. E’ questo un importante segnale politico-sindacale che non si può ignorare e che rilancia e rafforza l’importanza della presenza, nelle fabbriche Fiat, dei sindacati di base cui oggi passa il compito di rappresentare il forte dissenso operaio alle pretese autoritarie e neoschiavistiche della Fiat che fa da bandiera all’intero padronato sia privato che pubblico”.
Slai cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate – 6/5/2011
pc 6 maggio - a Napoli corteo antifascista il 12 maggio
l 29 aprile può essere considerato il venerdì nero per la Napoli antifascista, medaglia d’oro alla Resistenza. In quella data la città ha visto i propri figli aggrediti, accoltellati, minacciati e, in seguito, denunciati e denigrati.
I fascisti che ci accoltellano stanno dalla stessa parte di chi inquina, devasta e sfrutta i nostri territori, di chi ci sfrutta sul lavoro, di chi ci impone disoccupazione e precarieta’.
Chi ci accoltella sta dall’altra parte della barricata.
Sono anni che lottiamo per migliorare le condizioni di vita di tutti, sono anni che lottiamo contro questo stato di cose. Contro la disoccupazione, per la raccolta differenziata porta a porta, per una scuola e un’università pubblica, contro la devastazione dei nostri territori, contro i licenziamenti, per l’acqua pubblica e contro il nucleare.
Non ci fermeranno le lame dei fascisti né le denunce che ci piovono addosso.
E’ necessario ripartire dalle lotte che tutti i giorni portiamo avanti nei territori, nelle scuole, nelle università, nelle piazze! Ripartire per dare un segnale, per reagire, per dimostrare l’unità e l’orgoglio della nostra gente che non si arrende a morire di miseria, precarietà, munnezza e fascismo.
Facciamo appello a tutti gli studenti, ai disoccupati, ai precari, ai lavoratori, ai comitati e a tutte le individualità che ogni giorno resistono, per fare di giovedì 12, una giornata di mobilitazione in cui riprendere la parola e vivere da protagosisti la nostra città.
12 MAGGIO CORTEO ANTIFASCISTA ORE 16:30 PIAZZA DEL GESU’
PER L’ACQUA PUBBLICA
RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA
NO AL NUCLEARE
SCUOLA E UNIVERSITA’ PUBBLICA
CONTRO I LICENZIAMENTI
CONTRO IL RINCARO DEI BIGLIETTI
CONTRO FASCISMO, SESSISMO, RAZZISMO.
Liberta’ per i precari bros
liberta’ per tutti
pc 6 maggio - ma di che si preoccupano a napoli i dirigenti della CGIL..il SLL lavora per la CGIL
da una risposta del SLL a una comunicazione della CGIL di Napoli
Oggi è pervenuta al nostro sindacato una comunicazione (riportata in allegato) del sig. Enrico Panini, membro della Segreteria Nazionale della CGIL e Responsabile d’Organizzazione, che respinge la nostra adesione allo sciopero generale di domani e ci diffida “da qualsiasi iniziativa di disturbo e turbativa delle iniziative e manifestazioni” della CGIL. Motivo: i contenuti del comunicato di adesione allo sciopero che abbiamo diffuso il 2.05, anche questo riportato in allegato.
Sinceramente, i veti del sig. Enrico Panini non fanno che confermarci l’importanza della partecipazione allo sciopero generale del nostro sindacato e di quanti sono decisi a farne una giornata di lotta e mobilitazione!
In questi mesi il nostro sindacato ha contribuito alla costruzione dello sciopero di domani partecipando ai lavori di Uniti per lo Sciopero e sviluppando la lotta, all’interno del sindacalismo di base, contro le posizioni settarie rispetto alla sinistra sindacale e il boicottaggio dello sciopero: abbiamo operato per contribuire a trasformare lo “sciopericchio” indetto dalla Camusso e dagli altri nipotini di Craxi presenti nella CGIL in un vero sciopero generale, politico e generalizzato che sia contro Berlusconi e Marchionne, ma anche contro la Confindustria e i vertici della CISL e UIL; in uno sciopero in cui confluiscono, rafforzandosi reciprocamente, tutte le lotte in corso nel nostro paese (dalla lotta contro il piano Marchionne alla lotta per l’applicazione della Costituzione, dalla lotta contro la chiusura delle fabbriche a quella per un lavoro utile e dignitoso per tutti, dalla lotta contro la devastazione ambientale a quella di studenti, professori e ricercatori contro la riforma Gelmini, dalla lotta contro la guerra a quella contro le leggi razziali e la politica dei respingimenti dei migranti, dalla lotta antifascista a quella contro il nucleare); in uno sciopero che blocchi realmente il nostro paese, che elevi la determinazione e la combattività delle masse popolari contro i tentativi dei padroni di farci pagare la loro crisi, che contribuisca a rafforzare il coordinamento tra le organizzazioni operaie e popolari e che segni un passo deciso verso la costruzione dell’unica vera alternativa al marasma in cui ci ha infognato la borghesia, il padronato e il Vaticano: un governo d’emergenza popolare, composto e sostenuto dalle organizzazioni operaie e popolari, che adotti tutte le misure necessarie per far fronte agli effetti peggiori della crisi, a partire da un lavoro utile e dignitoso per tutti!
Con questi contenuti e per questi obiettivi domani saremo in piazza!
Il diritto di sciopero e di manifestazione è una conquista e un diritto dei lavoratori, non spetta ai padroni, al governo e tantomeno al sig. Enrico Panini della Segreteria Nazionale CGIL stabilire chi può e chi deve scioperare e manifestare!
Chiamiamo gli esponenti della CGIL, della Fiom e le Rsu a denunciare e prendere le distanze da questa grave presa di posizione e da questa chiara iniziativa di boicottaggio dello sciopero!
Per la SN del SLL
Luigi Sito
Sindacato Lavoratori in Lotta – per il sindacato di classe
Oggi è pervenuta al nostro sindacato una comunicazione (riportata in allegato) del sig. Enrico Panini, membro della Segreteria Nazionale della CGIL e Responsabile d’Organizzazione, che respinge la nostra adesione allo sciopero generale di domani e ci diffida “da qualsiasi iniziativa di disturbo e turbativa delle iniziative e manifestazioni” della CGIL. Motivo: i contenuti del comunicato di adesione allo sciopero che abbiamo diffuso il 2.05, anche questo riportato in allegato.
Sinceramente, i veti del sig. Enrico Panini non fanno che confermarci l’importanza della partecipazione allo sciopero generale del nostro sindacato e di quanti sono decisi a farne una giornata di lotta e mobilitazione!
In questi mesi il nostro sindacato ha contribuito alla costruzione dello sciopero di domani partecipando ai lavori di Uniti per lo Sciopero e sviluppando la lotta, all’interno del sindacalismo di base, contro le posizioni settarie rispetto alla sinistra sindacale e il boicottaggio dello sciopero: abbiamo operato per contribuire a trasformare lo “sciopericchio” indetto dalla Camusso e dagli altri nipotini di Craxi presenti nella CGIL in un vero sciopero generale, politico e generalizzato che sia contro Berlusconi e Marchionne, ma anche contro la Confindustria e i vertici della CISL e UIL; in uno sciopero in cui confluiscono, rafforzandosi reciprocamente, tutte le lotte in corso nel nostro paese (dalla lotta contro il piano Marchionne alla lotta per l’applicazione della Costituzione, dalla lotta contro la chiusura delle fabbriche a quella per un lavoro utile e dignitoso per tutti, dalla lotta contro la devastazione ambientale a quella di studenti, professori e ricercatori contro la riforma Gelmini, dalla lotta contro la guerra a quella contro le leggi razziali e la politica dei respingimenti dei migranti, dalla lotta antifascista a quella contro il nucleare); in uno sciopero che blocchi realmente il nostro paese, che elevi la determinazione e la combattività delle masse popolari contro i tentativi dei padroni di farci pagare la loro crisi, che contribuisca a rafforzare il coordinamento tra le organizzazioni operaie e popolari e che segni un passo deciso verso la costruzione dell’unica vera alternativa al marasma in cui ci ha infognato la borghesia, il padronato e il Vaticano: un governo d’emergenza popolare, composto e sostenuto dalle organizzazioni operaie e popolari, che adotti tutte le misure necessarie per far fronte agli effetti peggiori della crisi, a partire da un lavoro utile e dignitoso per tutti!
Con questi contenuti e per questi obiettivi domani saremo in piazza!
Il diritto di sciopero e di manifestazione è una conquista e un diritto dei lavoratori, non spetta ai padroni, al governo e tantomeno al sig. Enrico Panini della Segreteria Nazionale CGIL stabilire chi può e chi deve scioperare e manifestare!
Chiamiamo gli esponenti della CGIL, della Fiom e le Rsu a denunciare e prendere le distanze da questa grave presa di posizione e da questa chiara iniziativa di boicottaggio dello sciopero!
Per la SN del SLL
Luigi Sito
Sindacato Lavoratori in Lotta – per il sindacato di classe
pc 6 maggio - solidarietà agli antifascisti amalfitani - ancora una vile aggressione
ANCORA VIOLENZA FASCISTA. ANCORA CASA POUND E LA COSTIERA.
Un altro triste e grave episodio di violenza fascista torna a far parlare della costiera amalfitana. Lo scorso 29 aprile alcuni studenti di sinistra, nei pressi dell’università di Napoli, sono stati aggrediti e accoltellati da militanti di destra, appartenenti all’organizzazione neofascista Casa Pound. La loro “colpa” è stata rimuovere alcune scritte minacciose, tipo antifà vi buchiamo quando vogliamo, e una serie di svastiche e croci celtiche, proprio come sui nostri muri, apparse sulle facciate dell’università napoletana. Improvvisamente sono stati accerchiati e aggrediti da un gruppo di fascisti. Questi squadristi, pronti alla violenza, si sono presentati armati di coltelli. A farne le spese, purtroppo, tre giovani di sinistra che hanno riportato ferite da arma da taglio. Uno dei giovani compagni aggrediti è stato anche operato in quanto la lama gli ha trapassato la mano, recidendo i tendini. La violenza brutale e squadrista è continuata di notte, quando parte degli stessi militanti si sono presentati nella folta piazza universitaria, durante una festa, armati di bastoni, lame di diversa dimensione e con il volto coperto, creando panico e confusione tra le centinaia di giovani presenti.
Teniamo a sottolineare, come riportato anche da quotidiani nazionali, che purtroppo, ancora una volta, quei “bravi ragazzi”, fascisti di Casa Pound, della costiera amalfitana sono stati presenti, rappresentati da un loro simile. Tale Alessandro Mennella, maiorese, di Casa Pound, già noto per diversi episodi di intolleranza e violenza, sia qui in costiera che altrove (come dimostra pure la foto). Ricordiamo le aggressioni della scorsa estate prima a danno di un giovane in vacanza con la famiglia a Minori, accerchiato e poi aggredito da giovani locali appartenenti a Casa Pound; poi a danno del nostro compagno Salvatore e dei suoi amici, in cui il Mennella, insieme ad altri fascisti napoletani, si è contraddistinto per vigliaccheria e violenza gratuita. Ultime azioni squadriste solo in ordine di tempo, perché basta andare un po’ indietro e ritrovare aggressioni fisiche e verbali per le strade di Minori, o comunque notare la presenza dei fascisti della costiera nelle varie organizzazioni squadriste campane, fino a una partecipazione diretta nelle occupazioni napoletane, finite con un nulla di fatto, grazie alla militanza dei compagni e all’impegno della gente, antifascista. Per ulteriori informazioni basta consultare internet, a partire da napoli indymedia.
Questi stessi ragazzi di Casa Pound, presenti tra Minori e Maiori, oggi difendono il loro affiliato, rovesciando la realtà, a favore dell’operato della loro organizzazione, che in realtà è un manipolo di fascisti, reazionari, sessisti e razzisti.
Abbiamo sempre combattuto ogni forma di in tolleranza e di violenza e lo continueremo a fare. Da sempre rivendichiamo con forza il nostro antifascismo e in momenti come questi siamo convinti che i neofascisti, ovunque, devono essere fermati, allontanati.
Nessun spazio, nessuna agibilità per chi sostiene idee folli, per chi ancora inneggia a Mussolini, o peggio ad Hitler; per chi fa della violenza l’unica forma di comunicazione e di propaganda, per chi esaspera il clima, anche propagandando simboli fascisti che non possono più essere accettati, né per folclore, né come pure azioni goliardiche, compiute da giovanissimi.
Da parte nostra, non permetteremo che in costiera si verifichino mai episodi del genere, ma invitiamo tutti a stare con gli occhi aperti, a fare una seria vigilanza democratica. Il fascismo e ogni sua forma o devianza deve essere combattuto, in ogni modo. Che vengano isolati questi soggetti, che non sia assegnato loro nessuno spazio. Protetti e difesi dalle istituzioni amiche, tocca a noi smascherarli, metterli all’angolo ed evitare ulteriori danni.
Comunisti e antifascisti – costiera amalfitana
Un altro triste e grave episodio di violenza fascista torna a far parlare della costiera amalfitana. Lo scorso 29 aprile alcuni studenti di sinistra, nei pressi dell’università di Napoli, sono stati aggrediti e accoltellati da militanti di destra, appartenenti all’organizzazione neofascista Casa Pound. La loro “colpa” è stata rimuovere alcune scritte minacciose, tipo antifà vi buchiamo quando vogliamo, e una serie di svastiche e croci celtiche, proprio come sui nostri muri, apparse sulle facciate dell’università napoletana. Improvvisamente sono stati accerchiati e aggrediti da un gruppo di fascisti. Questi squadristi, pronti alla violenza, si sono presentati armati di coltelli. A farne le spese, purtroppo, tre giovani di sinistra che hanno riportato ferite da arma da taglio. Uno dei giovani compagni aggrediti è stato anche operato in quanto la lama gli ha trapassato la mano, recidendo i tendini. La violenza brutale e squadrista è continuata di notte, quando parte degli stessi militanti si sono presentati nella folta piazza universitaria, durante una festa, armati di bastoni, lame di diversa dimensione e con il volto coperto, creando panico e confusione tra le centinaia di giovani presenti.
Teniamo a sottolineare, come riportato anche da quotidiani nazionali, che purtroppo, ancora una volta, quei “bravi ragazzi”, fascisti di Casa Pound, della costiera amalfitana sono stati presenti, rappresentati da un loro simile. Tale Alessandro Mennella, maiorese, di Casa Pound, già noto per diversi episodi di intolleranza e violenza, sia qui in costiera che altrove (come dimostra pure la foto). Ricordiamo le aggressioni della scorsa estate prima a danno di un giovane in vacanza con la famiglia a Minori, accerchiato e poi aggredito da giovani locali appartenenti a Casa Pound; poi a danno del nostro compagno Salvatore e dei suoi amici, in cui il Mennella, insieme ad altri fascisti napoletani, si è contraddistinto per vigliaccheria e violenza gratuita. Ultime azioni squadriste solo in ordine di tempo, perché basta andare un po’ indietro e ritrovare aggressioni fisiche e verbali per le strade di Minori, o comunque notare la presenza dei fascisti della costiera nelle varie organizzazioni squadriste campane, fino a una partecipazione diretta nelle occupazioni napoletane, finite con un nulla di fatto, grazie alla militanza dei compagni e all’impegno della gente, antifascista. Per ulteriori informazioni basta consultare internet, a partire da napoli indymedia.
Questi stessi ragazzi di Casa Pound, presenti tra Minori e Maiori, oggi difendono il loro affiliato, rovesciando la realtà, a favore dell’operato della loro organizzazione, che in realtà è un manipolo di fascisti, reazionari, sessisti e razzisti.
Abbiamo sempre combattuto ogni forma di in tolleranza e di violenza e lo continueremo a fare. Da sempre rivendichiamo con forza il nostro antifascismo e in momenti come questi siamo convinti che i neofascisti, ovunque, devono essere fermati, allontanati.
Nessun spazio, nessuna agibilità per chi sostiene idee folli, per chi ancora inneggia a Mussolini, o peggio ad Hitler; per chi fa della violenza l’unica forma di comunicazione e di propaganda, per chi esaspera il clima, anche propagandando simboli fascisti che non possono più essere accettati, né per folclore, né come pure azioni goliardiche, compiute da giovanissimi.
Da parte nostra, non permetteremo che in costiera si verifichino mai episodi del genere, ma invitiamo tutti a stare con gli occhi aperti, a fare una seria vigilanza democratica. Il fascismo e ogni sua forma o devianza deve essere combattuto, in ogni modo. Che vengano isolati questi soggetti, che non sia assegnato loro nessuno spazio. Protetti e difesi dalle istituzioni amiche, tocca a noi smascherarli, metterli all’angolo ed evitare ulteriori danni.
Comunisti e antifascisti – costiera amalfitana
pc 6 maggio -Torino ..cariche della polizia contro gli studenti
Tensione e cariche della polizia
Dallo spezzone degli studenti anatgonisti lanciate uova contro il Miur, petardi e scritte davanti alla sede di Equitalia. Rissa con gli alpini al fondo del corteo
gli studenti universitari del Collettivo autonomo e degli studenti medi che fanno capo a SKA. avevano già dal principio deciso di partire da una sede differente, piazza Arbarello, e di inrociare il corteo dei sindacati in via Cernaia. Per un breve tratto, fino sotto la sede del Miur, il gruppo antagonista composto da circa cinquecento persone, è rimasto all'interno del corteo autorizzato. Sotto la sede dell'ex provveditorato ha lanciato uova e poi si è sgnaciato dalle migliaia di manifestanti nonostante un tentativo delle forze dell'ordine di fermarli. Raggiunta piazza Solferino, passando davanti alla sede di Equitalia, hanno prima tentato di entrare poi lanciato petardi, acceso fumogeni e scritto con la vernice "ladri". Ma è in via XX Settembre nei pressi della sede di Unicredit che si è alzata la tensione tra manifestanti e forze dell'ordine. Gli agenti hanno caricato due volte e nello scontro alcuni ragazzi sono rimasti contusi, due sono stati fermati e portati in questura. Non è ancora chiara invece la dinamica che ha portato quasi alla rissa tra un gruppetto di studenti vicini all'area antagonista e uno di alpini in via Po. Tra loro è scoppiato un battibecco, perché a quanto pare gli alpini avrebbero commetato l'atteggiamento degli studenti, tant'è che a un certo punto uno di questi si è avvicinato e ha colpito un alpino alle spalle con un pugno.
Dallo spezzone degli studenti anatgonisti lanciate uova contro il Miur, petardi e scritte davanti alla sede di Equitalia. Rissa con gli alpini al fondo del corteo
gli studenti universitari del Collettivo autonomo e degli studenti medi che fanno capo a SKA. avevano già dal principio deciso di partire da una sede differente, piazza Arbarello, e di inrociare il corteo dei sindacati in via Cernaia. Per un breve tratto, fino sotto la sede del Miur, il gruppo antagonista composto da circa cinquecento persone, è rimasto all'interno del corteo autorizzato. Sotto la sede dell'ex provveditorato ha lanciato uova e poi si è sgnaciato dalle migliaia di manifestanti nonostante un tentativo delle forze dell'ordine di fermarli. Raggiunta piazza Solferino, passando davanti alla sede di Equitalia, hanno prima tentato di entrare poi lanciato petardi, acceso fumogeni e scritto con la vernice "ladri". Ma è in via XX Settembre nei pressi della sede di Unicredit che si è alzata la tensione tra manifestanti e forze dell'ordine. Gli agenti hanno caricato due volte e nello scontro alcuni ragazzi sono rimasti contusi, due sono stati fermati e portati in questura. Non è ancora chiara invece la dinamica che ha portato quasi alla rissa tra un gruppetto di studenti vicini all'area antagonista e uno di alpini in via Po. Tra loro è scoppiato un battibecco, perché a quanto pare gli alpini avrebbero commetato l'atteggiamento degli studenti, tant'è che a un certo punto uno di questi si è avvicinato e ha colpito un alpino alle spalle con un pugno.
pc 6 maggio - genova cariche poliziesche alla stazione controgli studenti in lotta
Scontri davanti alla stazione
la polizia carica gli studentiNel mirino soprattutto i ragazzi più giovani. Un manifestante accusa: "Cercavano di colpire soprattutto le ragazze, alcune le hanno anche inseguite"
Scontri tra polizia e manifestanti davanti alla stazione Principe, alcuni ragazzi sono rimasti feriti. Alla conclusione della manifestazione di studenti e lavoratori che ha sfilato per le vie del centro, un centinaio di ragazzi ha provato a entrare dentro la stazione Principe. I portoni sono stati chiusi e quello che rimaneva del corteo si e' spezzato in due. "Era tutto tranquillo", racconta un ragazzo di 21 anni, "quando e' esploso un forte botto e il poliziotto più' anziano ha urlato ai suoi - Ora basta, caricate!- ". Negli scontri in strada sono rimasti feriti alcuni manifestanti, molti dei quali giovanissimi. "Siamo stati circondati dalla polizia", racconta un ragazzo di 14 anni dell'Istituto Nautico, vistosamente ferito a un braccio. "Stavo scappando dalla carica quando Polizia e Guardia di Finanza ci sono venuti davanti minacciosi. Per coprire le mie compagne ho ricevuto una manganellata sul braccio da un finanziere. Non so perche' ci hanno attaccato, so solo che cercavano di colpire soprattutto le ragazze ". Alcune studentesse delle scuole superiori sono state portate all'ospedale per ferite alle spalle, alla testa, agli occhi. "Non so spiegarmi perche' sia successo", continua un manifestante dei centri sociali. "Eravamo tutti giovani e giovanissimi, le forze dell'ordine hanno caricato improvvisamente e in molti sono fatti male. Ci urlavano - Andate a lavorare - e provavano a colpire le ragazzine, alcuni le hanno anche inseguite. Quando ci siamo dispersi ho visto alcuni studenti di 14 e 15 anni andare dai poliziotti per dir loro amaramente -Vergogna, potreste essere i nostri genitori - ".
pc 6 maggio: palermo - lavoratori, precari, disoccupate, studenti contestano la CGIL
Con due grandi striscioni con su scritto “per un vero sciopero generale” e “per la caduta del governo, contro i padroni, i sindacati venduti, rivolta popolare”, un pannello riportante “contro la guerra imperialista per i profitti dei padroni – LAVORO!!!” e tante bandiere, lavoratrici e lavoratori, precarie e precari, disoccupate dello Slai Cobas per il sindacato di classe insieme ai compagni di proletari comunisti, ai giovani di Red Block e agli studenti del Collettivo autorganizzato dell’Accademia di Belle Arti, sono scesi oggi in piazza a Palermo portando agli operai, lavoratori, precari, studenti presenti allo sciopero generale contenuti e lotta diversi in forte critica nei confronti della Cgil, a cominciare dalla segretaria nazionale Camusso.
Sin dall’inizio del corteo armati di megafono abbiamo spikerato per spiegare a tutti i presenti le ragioni della nostra critica alla Cgil rivolgendoci al corteo di alcune migliaia di partecipanti che ha iniziato a sfilare in un modo che poi è continuato per quasi tutto il tempo, a parte poche eccezioni, quasi in silenzio senza slogan e solo con la musica assordante del sound sistem alla testa.
Per la caduta del governo Berlusconi e di tutti i governi dei padroni
Per un vero sciopero generale per il lavoro, il salario garantito, la salute e sicurezza nei posti di lavoro
Per un vero sciopero prolungato, fatto di mille azioni di lotta di assedio al parlamento e alle sedi di padroni e sindacati collaborazionisti
Contro licenziamenti, precarietà, disoccupazione, miseria, carovita solo la rivolta popolare e solo essa può aprire la strada a una situazione nuova favorevole ai proletari e alle masse popolari
questi messaggi lanciati con forza e determinazione, spiegati e argomentati con piccoli comizi alternando soste in più punti davanti al corteo che sfilava a momenti in cui ci si muoveva in un vero e proprio corteo alternativo ai fianchi della strada, hanno trovato la condivisione da parte di diversi lavoratori, precari Cgil della scuola, del pubblico impiego, di operai Fiom della Fiat di Termini Imerese e della Fincantieri, pochissimi al corteo, di studenti che si sono avvicinati, con i quali si è potuto interagire, che hanno detto di essere d’accordo sulle critiche fatte alla Camusso e alla dirigenza sindacale Cgil viste le azioni messe in campo non ultimo per esempio il parere positivo sul decreto sull’apprendistato = sancire il precariato a vita o le dichiarazioni pubblicate proprio sui quotidiani di oggi sullo “sforzo necessario” per cercare l’unità con Cisl e Uil, ma sono state condivise in generale anche le critiche fatte alla Fiom alla luce per esempio dell’ultimo caso della Bertone dove le rsu di fatto hanno spinto gli operai a piegarsi al diktat padronale.
Forte è stata invece la contestazione al passaggio dei diversi dirigenti sindacali, in particolare contro i dirigenti Fiom della Fiat di Termini Imerese e Fincantieri che non hanno avuto nemmeno il coraggio di guardare in faccia i lavoratori, i precari, i disoccupati, gli studenti che a gran voce gli gridavano contro “venduti”, “al servizio del fascismo padronale” mentre agli operai si diceva “per tutti gli operai cassa integrati, licenziati, 10, 100, 1000 occupazioni” “siamo precari, disoccupati in lotta, vi esortiamo a lottare, a non piegarvi, a ribellarvi, voi siete il cuore della classe, dobbiamo lottare insieme contro governo, padroni, sindacati collaborazionisti”, alcuni operai Fiat ci hanno invitato ad entrare nel loro spezzone.
La contestazione e la protesta è continuata fino alla fine del corteo a Piazza Verdi dove il comizio finale ha visto la segretaria regionale della CGIL parlare incentrando quasi tutto l’intervento solo ed elusivamente sulla questione fiscalità.
Le lavoratrici e i lavoratori, le precarie e i precari, le disoccupate dello Slai Cobas per il sindacato di classe si sono quindi spostati in un corteo improvvisato alla prefettura portando tutte le ragioni delle loro lotte in corso in questi mesi contro rischio di licenziamenti, precarietà, disoccupazione.
La contestazione alla Cgil ha trovato spazio in diversi servizi mandati in onda nelle edizioni serali dei tg siciliani.
pc 6 maggio - sciopero generale a bari - contestata la CGIL , la polizia del sindacato e gli sbirri uniti
Bari, tensione al corteo Cgil
Alcuni collettivi di sinistra e coordinamenti del terzo settore hanno contestato i dirigenti Cgil chiedendo maggiore vicinanza alle fabbriche.
Rabbia e protesta, ma anche momenti di tensione nella mobilitazione generale promossa dalla Cgil a Bari. Secondo fonti sindacali i livelli di adesione allo sciopero hanno raggiunto il 60% alla Magneti Marelli, il 50% alla Bosch, alla Getrag ed alla Om. Circa cinquemila invece, le persone scese in piazza, tra lavoratori, disoccupati, migranti e studenti, che hanno attraversato il centro della città in corteo prima di riunirsi in piazza Castello per il comizio finale. Proprio durante l'assemblea, cui ha preso parte Vera Lamonica, segretaria confederale Cgil, collettivi di sinistra e coordinamenti dei lavoratori del terzo settore hanno contestato i dirigenti della Cgil Ne è scaturita una piccola rissa, tra spintoni e insulti, sedata dopo qualche minuto. Una ragazza è stata bloccata e identificata dalla Digos.
pc 6 maggio - buttare giù dal treno i controllori fascisti..l'episodio di bari
Insulti razzisti ai migranti sul treno
il controllore rischia il licenziamento
Aperta un'indagine interna per individuare il dipendente delle Ferrovie Appulo Lucane che si è reso responsabile del vergognoso episodio.
"Speriamo che viene Hitler, ti taglia la testa e ti mette nel forno crematorio". Il dipendente delle Ferrovie appulo lucane che ha insultato un extracomunitario che viaggiava senza biglietto su un treno regionale pugliese, rischia ora il licenziamento. Dopo la diffusione del video raccolto dall'associazione "Il grillaio" e pubblicato ieri da Repubblica. it, la Regione e il presidente delle Fal hanno immediatamente aperto un'indagine interna per fare luce sull'accaduto. "Abbiamo chiesto sia su Facebook sia tramite il sito delle Ferrovie - spiega l'assessore ai Trasporti, Guglielmo Minervini - che chi ha fatto il video ci indichi almeno l'orario e la tratta in modo tale da poter risalire al controllore. Quello che abbiamo visto è inaccettabile, insopportabile, soprattutto in una regione come la Puglia che storicamente ha l'accoglienza nel suo dna".
La diffusione del video sta sollevando un polverone: in centinaia di persone stanno scrivendo alle Fal mail o post su Facebook chiedendo immediatamente un provvedimento nei confronti del dipendente razzista. Effettivamente il tenore del dialogo ripreso da un viaggiatore con il telefonino è agghiacciante. Un gruppo di ragazzi extracomunitari sale in treno, senza biglietto. Arriva il controllore. Prima è accomodante. "Fate i bravi che siamo alle pezze in Italia..." dice. Uno dei ragazzi racconta di non avere al lavoro. I toni salgono. "E vai a lavorare, invece di stare davanti al supermercato a dare fastidio". Il ragazzo lo accusa di razzismo. Il controllore va su tutte le furie. "E si, vanno bene quelli che ti fanno fare i comodi tuoi in Italia, eh? Vanno bene quelli che ti fanno mangiare e ti danno pure il resto a te, eh?". Infine la vergognosa chicca finale. "Speriamo che viene Hitler, ti taglia la testa e ti mette nel forno crematorio".
Qualcuno ha raccontato anche che episodi del genere sarebbero sempre più frequenti, soprattutto da quando i treni regionali sono spesso popolati di extracomunitari che si muovono dal Cara di Bari o dalla tendopoli di Manduria. "Faremo tutto quello che è necessario fare" ha assicurato, imbarazzato, il presidente Matteo Colamussi. "Abbiamo però bisogno di capire esattamente quando e dove è successo per capire cosa è accaduto e individuare il dipendente". "Soltanto qualche giorno fa" racconta Marialisa Moramarco, del comitato "F. A. L... le Migliorare", "un altro episodio suscitò l'indignazione dei viaggiatori, che segnalarono sempre al nostro comitato come una donna incinta che si lamentava di non aver trovato posto, visto che non ci sono posti riservati per gestanti ed anziani, venne invitata da un controllore a non usufruire più del treno".
il controllore rischia il licenziamento
Aperta un'indagine interna per individuare il dipendente delle Ferrovie Appulo Lucane che si è reso responsabile del vergognoso episodio.
"Speriamo che viene Hitler, ti taglia la testa e ti mette nel forno crematorio". Il dipendente delle Ferrovie appulo lucane che ha insultato un extracomunitario che viaggiava senza biglietto su un treno regionale pugliese, rischia ora il licenziamento. Dopo la diffusione del video raccolto dall'associazione "Il grillaio" e pubblicato ieri da Repubblica. it, la Regione e il presidente delle Fal hanno immediatamente aperto un'indagine interna per fare luce sull'accaduto. "Abbiamo chiesto sia su Facebook sia tramite il sito delle Ferrovie - spiega l'assessore ai Trasporti, Guglielmo Minervini - che chi ha fatto il video ci indichi almeno l'orario e la tratta in modo tale da poter risalire al controllore. Quello che abbiamo visto è inaccettabile, insopportabile, soprattutto in una regione come la Puglia che storicamente ha l'accoglienza nel suo dna".
La diffusione del video sta sollevando un polverone: in centinaia di persone stanno scrivendo alle Fal mail o post su Facebook chiedendo immediatamente un provvedimento nei confronti del dipendente razzista. Effettivamente il tenore del dialogo ripreso da un viaggiatore con il telefonino è agghiacciante. Un gruppo di ragazzi extracomunitari sale in treno, senza biglietto. Arriva il controllore. Prima è accomodante. "Fate i bravi che siamo alle pezze in Italia..." dice. Uno dei ragazzi racconta di non avere al lavoro. I toni salgono. "E vai a lavorare, invece di stare davanti al supermercato a dare fastidio". Il ragazzo lo accusa di razzismo. Il controllore va su tutte le furie. "E si, vanno bene quelli che ti fanno fare i comodi tuoi in Italia, eh? Vanno bene quelli che ti fanno mangiare e ti danno pure il resto a te, eh?". Infine la vergognosa chicca finale. "Speriamo che viene Hitler, ti taglia la testa e ti mette nel forno crematorio".
Qualcuno ha raccontato anche che episodi del genere sarebbero sempre più frequenti, soprattutto da quando i treni regionali sono spesso popolati di extracomunitari che si muovono dal Cara di Bari o dalla tendopoli di Manduria. "Faremo tutto quello che è necessario fare" ha assicurato, imbarazzato, il presidente Matteo Colamussi. "Abbiamo però bisogno di capire esattamente quando e dove è successo per capire cosa è accaduto e individuare il dipendente". "Soltanto qualche giorno fa" racconta Marialisa Moramarco, del comitato "F. A. L... le Migliorare", "un altro episodio suscitò l'indignazione dei viaggiatori, che segnalarono sempre al nostro comitato come una donna incinta che si lamentava di non aver trovato posto, visto che non ci sono posti riservati per gestanti ed anziani, venne invitata da un controllore a non usufruire più del treno".
pc 6 maggio - Bari la polizia a difesa di casapound contro gli antifascisti
Casa Pound, scontri in centro tra antifascisti e polizia
Massima allerta per tutta la notte. In città il raduno delle croci celtiche. I collettivi di sinistra hanno cercato di violare la zona rossa. "Picchiati con i manganelli", accusano. La replica: "Costretti a difenderci"
Scontri e manganellate, con l'allerta in città che continuerà per tutta la notte. Come si temeva, la concomitanza tra la manifestazione della Cgil e il raduno dei militanti di Casa Pound a Bari ha impegnato le forze dell'ordine, accusate di aver picchiato un gruppo di antifascisti. "Costretti a difenderci", replicano i poliziotti.
GU
L'occasione è la presentazione del libro di Casa Pound e Arditamente nel pomeriggio, "Nessun dolore, una storia di Casa Pound" il titolo del volume, cui hanno partecipato decine di militanti nella biblioteca provinciale Santa Teresa dei Maschi. L'iniziativa di Casa Pound, già rinviata a causa delle polemiche suscitate per il patrocinio concesso dalla Regione Puglia e la partecipazione di due consiglieri comunale, uno del Pdl e uno del Idv. Un gruppo di circa 50 persone appartenenti ai collettivi antifascisti hanno cercato di violare la zona rossa intorno al luogo dell'incontro. Un primo scontro si è verificato in in strada San Benedetto dove sono stati bloccati i manifestanti, che successivamente hanno si sono diretti su corso Vittorio Emanuele bloccando il traffico. La polizia li ha inviatato a salire sui marciapiedi per permettere la circolazione e è a quel punto che sono volate le manganellate.
Bloccati definitivamente in piazza Chiurlia - transennata da polizia, carabinieri e guardia di finanza - si sono diretti in corteo su via Sparano, distribuendo volantini contro l'iniziativa. Ma è massima allerta in tutta la città per il timore che stanotte possano verificarsi altri scontri.
Massima allerta per tutta la notte. In città il raduno delle croci celtiche. I collettivi di sinistra hanno cercato di violare la zona rossa. "Picchiati con i manganelli", accusano. La replica: "Costretti a difenderci"
Scontri e manganellate, con l'allerta in città che continuerà per tutta la notte. Come si temeva, la concomitanza tra la manifestazione della Cgil e il raduno dei militanti di Casa Pound a Bari ha impegnato le forze dell'ordine, accusate di aver picchiato un gruppo di antifascisti. "Costretti a difenderci", replicano i poliziotti.
GU
L'occasione è la presentazione del libro di Casa Pound e Arditamente nel pomeriggio, "Nessun dolore, una storia di Casa Pound" il titolo del volume, cui hanno partecipato decine di militanti nella biblioteca provinciale Santa Teresa dei Maschi. L'iniziativa di Casa Pound, già rinviata a causa delle polemiche suscitate per il patrocinio concesso dalla Regione Puglia e la partecipazione di due consiglieri comunale, uno del Pdl e uno del Idv. Un gruppo di circa 50 persone appartenenti ai collettivi antifascisti hanno cercato di violare la zona rossa intorno al luogo dell'incontro. Un primo scontro si è verificato in in strada San Benedetto dove sono stati bloccati i manifestanti, che successivamente hanno si sono diretti su corso Vittorio Emanuele bloccando il traffico. La polizia li ha inviatato a salire sui marciapiedi per permettere la circolazione e è a quel punto che sono volate le manganellate.
Bloccati definitivamente in piazza Chiurlia - transennata da polizia, carabinieri e guardia di finanza - si sono diretti in corteo su via Sparano, distribuendo volantini contro l'iniziativa. Ma è massima allerta in tutta la città per il timore che stanotte possano verificarsi altri scontri.
pc 6 maggio - Maroni contestato a Bologna
17.30 i ragazzi dei centri sociali e gli studenti, 400 persone circa, sono tornati in strada dopo la mattina di sciopero generale per manifestare contro il ministro dell'Interno.
Hanno partecipato allo sciopero generale della Cgil, ma sciolte le file sono rimasti in strada e il loro corteo è ripartito, attorno alle 17.30, con un obiettivo preciso: contestare il ministro dell'Interno Roberto Maroni, oggi sotto le Due Torri per sostenere la corsa a sindaco del leghista Manes Bernardini. Sono però stati bloccati e respinti dalle forze dell'ordine, anche con l'uso di manganelli, all'angolo tra via Porta Nova e via Cesare Battisti. Un ragazzo è stato fermato e portato in Questura, l'incontro in Prefettura è saltato.
I manifestanti sono partiti dall'incrocio tra via Indipendenza, via Rizzoli e via Ugo Bassi (la 't' bloccata per tutto il pomeriggio per "generalizzare" lo sciopero della cgil). I manifestanti sfilano dietro lo striscione "Emergenza maroni, respingiamo il governo Berlusconi". I cori: "Odio la Lega", "Maroni stiamo arrivando" e "Indovina dove andiamo".
Arrivato all'altezza della piazzola, il corteo ha svoltato per imboccare via dei Mille. All'angolo tra via Porta Nova e via Cesare Battisti i ragazzi che andavano verso la prefettura sono stati fermati da un cordone di forze dell'ordine. Hanno provato a forzarlo ma sono stati respinti con una carica di alleggerimento e coi manganelli. Durante gli scontri un ragazzo è stato caricato e portato in Questura. Dalle file dei manifestanti gli slogan: "Sam libero subito". Sono divisi dalle forze dell'ordine da pochissimi metri, quando arrivano altre camionette della polizia: i manifestanti vengono fatti defluire da Cesare Battisti in via Barberia. La manifestazione è continuata fino in piazza Malpighi dove una decina di minuti prima delle 19 i manifestanti hanno bloccato il traffico chiedendo la liberazione del ragazzo fermato.
pc 6 maggio - la fiom e la bertone -- la critica della USB
Dopo il caso Bertone le contraddizioni della FIOM sono ormai ad un punto critico: a questo punto che senso ha chiamare allo sciopero del 6 maggio?
05/05/2011
Il voto dei lavoratori della Officine Automobilistiche Grugnasco, alla vigilia dello sciopero indetto dalla Cgil per il 6 maggio, pone un problema politico di sostanza in una fabbrica in cui la maggioranza dei lavoratori è iscritto alla Fiom.
Non ci sorprende che l’88% dei lavoratori della Bertone abbia votato si, visto che tutti i sindacati presenti in quella fabbrica hanno dato la stessa indicazione di voto, semmai quello che può sorprendere è che l’unanimismo del voto chiesto ai lavoratori è stato rotto dai tanti no che comunque ci sono stati.
Un voto il cui esito sindacalmente negativo ed in contrasto con l'opposizione degli operai che in varie forme si è prodotta a Mirafiori ed a Pomigliano, non può essere imputato prioritariamente ai lavoratori che dopo anni di cassa integrazione, con una azienda fallita e sottoposta al ricatto della Fiat, si sono trovati anche senza una indicazione alternativa.
Un risultato però di cui non è possibile sottovalutare la portata per gli effetti che potrebbe produrre in altri luoghi di lavoro e perché evidenzia che anche la Fiom, complessivamente, sta assumendo un atteggiamento fortemente contraddittorio e che, in definitiva, per molti versi potrebbe essere considerato simile a quello di Fim e Uilm da una parte e della propria confederazione, la Cgil, dall'altra.
In tre situazioni Fiat sostanzialmente simili il referendum ha avuto un esito diverso. In tutte e tre le fabbriche ha vinto il si, ma le percentuali non sono state le stesse.
Pomigliano d’Arco è stato il primo dei siti su cui è caduto il ricatto della Fiat: se l’accordo non fosse passato la fabbrica sarebbe stata chiusa in quanto non vi sarebbero stati nuovi investimenti e nuovi modelli da produrre.
Alle carrozzerie di Mirafiori la Fiat fece un analogo ricatto, ossia la promessa di investimenti e di nuovi modelli se l’accordo fosse passato. In caso contrario avrebbe proceduto allo “spegnimento” progressivo dello stabilimento mano a mano che i modelli attualmente in produzione fossero andati fuori produzione.
Analogo ricatto è stato posto ai lavoratori della ex Bertone.
Se a Pomigliano il NO ha registrato percentuali altissime ed a Mirafiori il SI ha vinto di poco, alla Bertone l’accordo è passato con un ampio margine.
E' quindi evidente che le posizioni Fiom, espresse in modo diverso nelle tre situazioni, hanno fortemente contribuito a determinare risultati diversi. Un atteggiamento che non è possibile scindere tra quello che dice la dirigenza nazionale e quello che fanno le proprie RSU. In tutti gli stabilimenti la Fiom ha detto di non riconoscere la validità del referendum, in quanto ricattatorio ed imposto da Marchionne, tanto che sia a Pomigliano che a Mirafiori non dette indicazione di voto, anzi, a Pomigliano decise di non partecipare alla commissione elettorale mentre a Mirafiori vi partecipò in qualità di osservatore. Vi è stata quindi una profonda differenza con quanto accaduto alla Bertone, dove se la Fiom nazionale formalmente ha mantenuto una posizione critica, dall’altra i propri Rsu hanno fatto campagna elettorale per il Si.
Non è poi marginale anche il fatto che alla ex Bertone non è presente il sindacato di base e conflittuale, che sia a Pomigliano che a Mirafiori ha svolto invece un importante ruolo di opposizione ed una battaglia limpida ed ufficiale per il No.
A Mirafiori il comitato per il NO non si costituì spontaneamente, come fu riportato da alcuni organi di stampa, ma venne costituito ufficialmente dall’USB e dai COBAS.
A Pomigliano furono USB e Slai Cobas che decisero di accettare apertamente lo scontro ed entrarono anche nella commissione elettorale.
A questo punto è lecito domandarsi quali saranno adesso le conseguenze a livello nazionale per le fabbriche in crisi, quali saranno i comportamenti del padronato, dei sindacati “collaborazionisti” e del governo che vedono nell’esito di questo referendum la conferma della giustezza della loro linea politica.
Questa situazione non può ripetersi. E' aberrante che il padronato possa scegliere con chi trattare e fare accordi, oppure che possa decidere di far votare i lavoratori su quesiti che, in caso di bocciatura dei ricatti padronali, prevedono il licenziamento dei lavoratori o la chiusura delle fabbriche.
Un nuovo protagonismo dei lavoratori ed il rafforzamento del sindacalismo conflittuale sono gli elementi che potranno impedire che queste situazioni si ripetano, così come è necessaria una nuova legge sui diritti dei lavoratori, sulla democrazia e sulla rappresentanza sindacale.
Su questi elementi continueremo a lavorare, nella convinzione che la partita con il padronato e con Marchionne non è chiusa ma che sia ancora tutta da giocare.
Ma resta un altro aspetto veramente contraddittorio alla luce della vicenda Bertone ed è rappresentato dal prossimo sciopero generale del 6 maggio indetto dalla Cgil.
Come si può chiamare allo sciopero generale se si rinuncia preventivamente al conflitto, pur essendo il più grande sindacato italiano e in una realtà lavorativa come la Bertone, dove addirittura si è ampiamente maggioritari. Si ha paura di perdere o di vincere?
Lo sciopero del 6 maggio, che è stato alimentato soprattutto attraverso un utilizzo strumentale della legittima richiesta di conflitto e di opposizione alle politiche padronali e del governo che sale tra i lavoratori, si rivela oggi per quello che è realmente: uno sciopero politico che ha risposto esclusivamente alla necessità dettate dal mantenimento di instabili equilibri interni. Uno sciopero per il quale non si spende una parola contro Marchionne e la Confindustria, che invece è tutto mirato contro il governo e che essendo collocato a pochi giorni dalle elezioni, assume evidentemente una forte valenza “pre-elettorale”.
Uno sciopero “sfogatoio” che preparerà la strada, entro pochissime settimane, alla ripresa ufficiale della collaborazione con Cisl e Uil per la costruzione, insieme a Governo e Confindustria, di un nuovo Patto Sociale, obiettivo che la Cgil della Camusso non ha mai abbandonato.
Che farà a quel punto la Fiom? Se dovessimo rispondere in base a ciò che sta accadendo in questi giorni nell'ambito della vicenda Fiat, verrebbe spontaneo pensare ad un ritorno, magari parziale e lento, verso le politiche ufficiali della Cgil.
05/05/2011
Il voto dei lavoratori della Officine Automobilistiche Grugnasco, alla vigilia dello sciopero indetto dalla Cgil per il 6 maggio, pone un problema politico di sostanza in una fabbrica in cui la maggioranza dei lavoratori è iscritto alla Fiom.
Non ci sorprende che l’88% dei lavoratori della Bertone abbia votato si, visto che tutti i sindacati presenti in quella fabbrica hanno dato la stessa indicazione di voto, semmai quello che può sorprendere è che l’unanimismo del voto chiesto ai lavoratori è stato rotto dai tanti no che comunque ci sono stati.
Un voto il cui esito sindacalmente negativo ed in contrasto con l'opposizione degli operai che in varie forme si è prodotta a Mirafiori ed a Pomigliano, non può essere imputato prioritariamente ai lavoratori che dopo anni di cassa integrazione, con una azienda fallita e sottoposta al ricatto della Fiat, si sono trovati anche senza una indicazione alternativa.
Un risultato però di cui non è possibile sottovalutare la portata per gli effetti che potrebbe produrre in altri luoghi di lavoro e perché evidenzia che anche la Fiom, complessivamente, sta assumendo un atteggiamento fortemente contraddittorio e che, in definitiva, per molti versi potrebbe essere considerato simile a quello di Fim e Uilm da una parte e della propria confederazione, la Cgil, dall'altra.
In tre situazioni Fiat sostanzialmente simili il referendum ha avuto un esito diverso. In tutte e tre le fabbriche ha vinto il si, ma le percentuali non sono state le stesse.
Pomigliano d’Arco è stato il primo dei siti su cui è caduto il ricatto della Fiat: se l’accordo non fosse passato la fabbrica sarebbe stata chiusa in quanto non vi sarebbero stati nuovi investimenti e nuovi modelli da produrre.
Alle carrozzerie di Mirafiori la Fiat fece un analogo ricatto, ossia la promessa di investimenti e di nuovi modelli se l’accordo fosse passato. In caso contrario avrebbe proceduto allo “spegnimento” progressivo dello stabilimento mano a mano che i modelli attualmente in produzione fossero andati fuori produzione.
Analogo ricatto è stato posto ai lavoratori della ex Bertone.
Se a Pomigliano il NO ha registrato percentuali altissime ed a Mirafiori il SI ha vinto di poco, alla Bertone l’accordo è passato con un ampio margine.
E' quindi evidente che le posizioni Fiom, espresse in modo diverso nelle tre situazioni, hanno fortemente contribuito a determinare risultati diversi. Un atteggiamento che non è possibile scindere tra quello che dice la dirigenza nazionale e quello che fanno le proprie RSU. In tutti gli stabilimenti la Fiom ha detto di non riconoscere la validità del referendum, in quanto ricattatorio ed imposto da Marchionne, tanto che sia a Pomigliano che a Mirafiori non dette indicazione di voto, anzi, a Pomigliano decise di non partecipare alla commissione elettorale mentre a Mirafiori vi partecipò in qualità di osservatore. Vi è stata quindi una profonda differenza con quanto accaduto alla Bertone, dove se la Fiom nazionale formalmente ha mantenuto una posizione critica, dall’altra i propri Rsu hanno fatto campagna elettorale per il Si.
Non è poi marginale anche il fatto che alla ex Bertone non è presente il sindacato di base e conflittuale, che sia a Pomigliano che a Mirafiori ha svolto invece un importante ruolo di opposizione ed una battaglia limpida ed ufficiale per il No.
A Mirafiori il comitato per il NO non si costituì spontaneamente, come fu riportato da alcuni organi di stampa, ma venne costituito ufficialmente dall’USB e dai COBAS.
A Pomigliano furono USB e Slai Cobas che decisero di accettare apertamente lo scontro ed entrarono anche nella commissione elettorale.
A questo punto è lecito domandarsi quali saranno adesso le conseguenze a livello nazionale per le fabbriche in crisi, quali saranno i comportamenti del padronato, dei sindacati “collaborazionisti” e del governo che vedono nell’esito di questo referendum la conferma della giustezza della loro linea politica.
Questa situazione non può ripetersi. E' aberrante che il padronato possa scegliere con chi trattare e fare accordi, oppure che possa decidere di far votare i lavoratori su quesiti che, in caso di bocciatura dei ricatti padronali, prevedono il licenziamento dei lavoratori o la chiusura delle fabbriche.
Un nuovo protagonismo dei lavoratori ed il rafforzamento del sindacalismo conflittuale sono gli elementi che potranno impedire che queste situazioni si ripetano, così come è necessaria una nuova legge sui diritti dei lavoratori, sulla democrazia e sulla rappresentanza sindacale.
Su questi elementi continueremo a lavorare, nella convinzione che la partita con il padronato e con Marchionne non è chiusa ma che sia ancora tutta da giocare.
Ma resta un altro aspetto veramente contraddittorio alla luce della vicenda Bertone ed è rappresentato dal prossimo sciopero generale del 6 maggio indetto dalla Cgil.
Come si può chiamare allo sciopero generale se si rinuncia preventivamente al conflitto, pur essendo il più grande sindacato italiano e in una realtà lavorativa come la Bertone, dove addirittura si è ampiamente maggioritari. Si ha paura di perdere o di vincere?
Lo sciopero del 6 maggio, che è stato alimentato soprattutto attraverso un utilizzo strumentale della legittima richiesta di conflitto e di opposizione alle politiche padronali e del governo che sale tra i lavoratori, si rivela oggi per quello che è realmente: uno sciopero politico che ha risposto esclusivamente alla necessità dettate dal mantenimento di instabili equilibri interni. Uno sciopero per il quale non si spende una parola contro Marchionne e la Confindustria, che invece è tutto mirato contro il governo e che essendo collocato a pochi giorni dalle elezioni, assume evidentemente una forte valenza “pre-elettorale”.
Uno sciopero “sfogatoio” che preparerà la strada, entro pochissime settimane, alla ripresa ufficiale della collaborazione con Cisl e Uil per la costruzione, insieme a Governo e Confindustria, di un nuovo Patto Sociale, obiettivo che la Cgil della Camusso non ha mai abbandonato.
Che farà a quel punto la Fiom? Se dovessimo rispondere in base a ciò che sta accadendo in questi giorni nell'ambito della vicenda Fiat, verrebbe spontaneo pensare ad un ritorno, magari parziale e lento, verso le politiche ufficiali della Cgil.
pc 6 maggio - manifestazione a milano 8 maggio a sostegno della rivolta in Siria
Domenica in piazza per la Siria
8 maggio 2011 ore 15,00 Piazzale Loreto
Domenica 8 maggio manifestazione per il sostegno della rivolta in Siria.
La comunità siriana a Milano insieme alla Confederazione Unitaria di Base denunciano la repressione sanguinosa portata dal regime della Siria di fronte alle proteste pacifiche condotte da una vasta massa popolare che chiedevano la fine di un regime repressivo e impopolare.
Con quest’occasione, le organizzazioni chiedono all'opinione pubblica in Italia e nel mondo il pieno sostegno di queste mobilitazioni con l’obiettivo di cacciare regimi come quelli in Tunisia e in Egitto.
pc 6 maggio - la fiom e la bertone -- la critica dello slai cobas pomigliano
Comunicato stampa
PIANO MARCHIONNE / REFERENDUM EX BERTONE
Con la “new strategy” messa in campo alla ex Bertone “per togliersi dall’isolamento” la Fiom ha scelto di far approvare il SI a “furor di popolo” per “garantire” a Marchionne l’opportunità di “togliersi dallo stallo e mettersi in sella all’agognato presidenzialismo” ad oggi negatogli a muso duro dagli operai di Pomigliano e Mirafiori che, coi precedenti referendum, avevano fortemente “offuscato” l’immagine pubblica e politica dell’a.d. della Fiat.
Per un sindacato che si vanta di rappresentare la stragrande maggioranza dei lavoratori di Grugliasco sarebbe stato facile consentire un risicato “SI” alla Fiat continuando (come hanno insegnato i lavoratori di Pomigliano e Mirafiori) a contrapporre alla risicata “vittoria di Pirro” della Fiat la sostanziale delegittimazione di consenso sulle catene di montaggio, posizionando la minacciosa “spada di Damocle” degli operai sulla testa delle autoritarie pretese aziendali. Ma ciò non avrebbe prodotto alcuna possibilità nello scambio con la Fiat. E’ questa in sintesi la “vittoria” cercata da Landini ed “offerta” alla Fiat: “io col tuo aiuto posso controllare gli operai e te l’ho dimostrato, tu mi riconosci ed aiuti il mio sindacato perché a differenza di Pomigliano e Mirafiori - dove ci sono anche i sindacati di base - se vuoi il plebiscito come a Grugliasco, hai bisogno della Fiom” ! Avrà anche il coraggio di dirlo ai lavoratori dai palchi delle “manifestazioni” del prossimo 6 maggio…?!
Alla luce dei fatti si può senz’altro ribadire e confermare, oggi come allora, che il risultato del NO di Pomigliano e Mirafiori non solo non è ascrivibile alla Fiom (che non prese mai parte con chiarezza alla campagna per il NO promossa invece dai sindacati di base) né da questa può essere rappresentato, ma ha addirittura impedito il ricercato rientro, di questo sindacato, nelle grazie aziendali.
Dichiarare che “la lotta al piano-Marchionne equivale al suicidio operaio” e che per questo bisognava votare “SI” significa non solo dare credibilità ai fantomatici piani di deindustrializzazione speculativa della Fiat (Pomigliano e Mirafiori sono ancora in cassa come lo sarà Grugliasco, con Modena come Termini Imerese senza dimenticare la chiusura e la speculazione edilizia nei suoli ex Alfa Romeo ecc.) ma innanzitutto abdicare definitivamente alla -sia pure solo millantata - difesa delle ragioni dei lavoratori ed accettare l’ineluttabilità delle conseguenze di lacrime e sangue ed ogni intollerabile uso politico-ricattatorio e neoschiavistico della crisi economica e finanziaria contro i lavoratori stessi.
Così facendo la Fiom ha scelto di “perdere la guerra per la sopravvivenza datorialmente assistita dell’organizzazione”, ciò a discapito della condizione dei lavoratori e - cosa se possibile ancora più grave - all’interno di una vertenza “epocale” che vede la Fiat fare da bandiera all’intero padronato che punta alla destrutturazione eversiva di ogni norma democratica e contrattuale in ogni luogo di lavoro sia privato che pubblico.
Ma FIOM-FIM-UILM come sindacati-unici stanno a Grugliasco, in molte fabbriche ci sono ancora i sindacati di base che “resistono” nonostante i feroci attacchi della Fiat: su di loro potranno sempre contare i lavoratori.
Slai cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate – Pomigliano d’arco, 4/5/2011
PIANO MARCHIONNE / REFERENDUM EX BERTONE
Con la “new strategy” messa in campo alla ex Bertone “per togliersi dall’isolamento” la Fiom ha scelto di far approvare il SI a “furor di popolo” per “garantire” a Marchionne l’opportunità di “togliersi dallo stallo e mettersi in sella all’agognato presidenzialismo” ad oggi negatogli a muso duro dagli operai di Pomigliano e Mirafiori che, coi precedenti referendum, avevano fortemente “offuscato” l’immagine pubblica e politica dell’a.d. della Fiat.
Per un sindacato che si vanta di rappresentare la stragrande maggioranza dei lavoratori di Grugliasco sarebbe stato facile consentire un risicato “SI” alla Fiat continuando (come hanno insegnato i lavoratori di Pomigliano e Mirafiori) a contrapporre alla risicata “vittoria di Pirro” della Fiat la sostanziale delegittimazione di consenso sulle catene di montaggio, posizionando la minacciosa “spada di Damocle” degli operai sulla testa delle autoritarie pretese aziendali. Ma ciò non avrebbe prodotto alcuna possibilità nello scambio con la Fiat. E’ questa in sintesi la “vittoria” cercata da Landini ed “offerta” alla Fiat: “io col tuo aiuto posso controllare gli operai e te l’ho dimostrato, tu mi riconosci ed aiuti il mio sindacato perché a differenza di Pomigliano e Mirafiori - dove ci sono anche i sindacati di base - se vuoi il plebiscito come a Grugliasco, hai bisogno della Fiom” ! Avrà anche il coraggio di dirlo ai lavoratori dai palchi delle “manifestazioni” del prossimo 6 maggio…?!
Alla luce dei fatti si può senz’altro ribadire e confermare, oggi come allora, che il risultato del NO di Pomigliano e Mirafiori non solo non è ascrivibile alla Fiom (che non prese mai parte con chiarezza alla campagna per il NO promossa invece dai sindacati di base) né da questa può essere rappresentato, ma ha addirittura impedito il ricercato rientro, di questo sindacato, nelle grazie aziendali.
Dichiarare che “la lotta al piano-Marchionne equivale al suicidio operaio” e che per questo bisognava votare “SI” significa non solo dare credibilità ai fantomatici piani di deindustrializzazione speculativa della Fiat (Pomigliano e Mirafiori sono ancora in cassa come lo sarà Grugliasco, con Modena come Termini Imerese senza dimenticare la chiusura e la speculazione edilizia nei suoli ex Alfa Romeo ecc.) ma innanzitutto abdicare definitivamente alla -sia pure solo millantata - difesa delle ragioni dei lavoratori ed accettare l’ineluttabilità delle conseguenze di lacrime e sangue ed ogni intollerabile uso politico-ricattatorio e neoschiavistico della crisi economica e finanziaria contro i lavoratori stessi.
Così facendo la Fiom ha scelto di “perdere la guerra per la sopravvivenza datorialmente assistita dell’organizzazione”, ciò a discapito della condizione dei lavoratori e - cosa se possibile ancora più grave - all’interno di una vertenza “epocale” che vede la Fiat fare da bandiera all’intero padronato che punta alla destrutturazione eversiva di ogni norma democratica e contrattuale in ogni luogo di lavoro sia privato che pubblico.
Ma FIOM-FIM-UILM come sindacati-unici stanno a Grugliasco, in molte fabbriche ci sono ancora i sindacati di base che “resistono” nonostante i feroci attacchi della Fiat: su di loro potranno sempre contare i lavoratori.
Slai cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate – Pomigliano d’arco, 4/5/2011
pc 6 maggio - a taranto in piazza i disoccupati organizzati fuori e contro la CGIL
non erano tantissimi questa mattina i disoccupati organizzati che hanno partecipato al concentramento alternativo dello slai cobas per il sindacato di classe in piazza castello a taranto sotto il Comune, ma erano allegri, compatti e combattivi
la piazza imbandierata e con striscioni riventicazioni sociali della lotta per il lavoro che li vede protagonisti e antagonisti reali in città, ma anche con 'no alla guerra,razzismo, fascismo' ' no al nucleare del capitale' 'nessun licenziamento deve passare' via il governo della guerra, della repressione, della disoccupazione
si è tenuta una assemblea per fare il punto della lotta, dell'importante convegno cittadino a grossa partecipazione e a grosso riconoscimento tenuto la sera prima sulla raccolta differenziata porta a porta,della nuova mobilitazione a bari sotto il palazzo della regione per martedì 10 omsieme ai lavoratori ex-sma in mobilità che lottano per l'immediata assunzione da parte dell'agenzia regionale,quindi si è deciso di organizzarsi in grossa suqadra per volantinare il centro fino al comizio CGIL..
qui c'era poco da contestare, la manifestazione poco partecipata si contestava da se e la retorica della dirigente nazionale della fiom Laura spezia, che parlava di piazze piene non faceva strada in un pubblico di pensionati convogliati dalla provincia, funzionari e attivisti sindacali CGIL e in un gruppo di giovani LinK- cloro rosso, divenuti quest'ultimi una sorta di depandance rabbonita della CGIL e della sinistra parlamentare e gratificati recentemente di un piano di 200.000 da parte dell'amministrazione comunale
scarsissima la presenza operaia ILva e appalto, anche se su questo purtroppo non c'è da rallegrarsi attualmente all'ilva c'è pace sociale e scarsa ttivismo sindacale in genere
comunque a taranto uno sciopericchio che nnon lascia traccia
la piazza imbandierata e con striscioni riventicazioni sociali della lotta per il lavoro che li vede protagonisti e antagonisti reali in città, ma anche con 'no alla guerra,razzismo, fascismo' ' no al nucleare del capitale' 'nessun licenziamento deve passare' via il governo della guerra, della repressione, della disoccupazione
si è tenuta una assemblea per fare il punto della lotta, dell'importante convegno cittadino a grossa partecipazione e a grosso riconoscimento tenuto la sera prima sulla raccolta differenziata porta a porta,della nuova mobilitazione a bari sotto il palazzo della regione per martedì 10 omsieme ai lavoratori ex-sma in mobilità che lottano per l'immediata assunzione da parte dell'agenzia regionale,quindi si è deciso di organizzarsi in grossa suqadra per volantinare il centro fino al comizio CGIL..
qui c'era poco da contestare, la manifestazione poco partecipata si contestava da se e la retorica della dirigente nazionale della fiom Laura spezia, che parlava di piazze piene non faceva strada in un pubblico di pensionati convogliati dalla provincia, funzionari e attivisti sindacali CGIL e in un gruppo di giovani LinK- cloro rosso, divenuti quest'ultimi una sorta di depandance rabbonita della CGIL e della sinistra parlamentare e gratificati recentemente di un piano di 200.000 da parte dell'amministrazione comunale
scarsissima la presenza operaia ILva e appalto, anche se su questo purtroppo non c'è da rallegrarsi attualmente all'ilva c'è pace sociale e scarsa ttivismo sindacale in genere
comunque a taranto uno sciopericchio che nnon lascia traccia
pc 6 maggio- Palermo sciopero generale - contestata la Cgil
dal CAIL - prima comunicazione
CONTESTATA LA CGIL A PALERMO
Questa mattina mentre la CGIL faceva la sua sfilata con un po’ di musica, un nutrito gruppo di lavoratori e studenti hanno contestato la direzione della CGIL che ha lanciato questo inutile sciopero di quattro ore chiamandolo “sciopero generale”.
Il “disturbo” è iniziato dal concentramento (con uno striscione con su scritto“ PER UN VERO SCIOPERO GENERALE” e un altro “PER LA CADUTA DEL GOVERNO, CONTRO PADRONI E SINDACATI VENDUTI, RIVOLTA POPOLARE”)
fino ad arrivare alla piazza del comizio CGIL (piazza Verdi) organizzando praticamente un corteo parallelo di contestazione.
Ci fa molto piacere che la rabbia da noi espressa è stata ben accolta da molti lavoratori della base della CGIL che erano d’accordo con le critiche che ponevamo.
Ciliegina sulla torta è stato lo scarso interesse dei lavoratori a partecipare al comizio: dopo circa 45 minuti dall’arrivo in piazza verdi avevano abbandonato la piazza lasciando solo i fedeli alla CGIL a parlarsi addosso dicendosi parole consolanti.
pc 6 maggio - libertà per i compagni arrestati e perseguiti a Firenze
Firenze repressione Nella mattinata di mercoledì 4 maggio, 21 studentesse e studenti medi, universitari ed un lavoratore, sono stati bruscamente svegliati da uomini in divisa. Immediatamente sono scattate le perquisizioni, seguite dalla schedatura e dalla consegna di 22 ordinanze di custodia cautelare tra cui 5 arresti domiciliari.
Mentre sui maggiori quotidiani e tg nazionali le veline ci narrano di questi "pericolosi anarchici" arrestati perchè violenti e quindi accusati di appartenere ad un'unica associazione a delinquere, uno studio più accurato degli atti accusatori delinea i contorni di un'operazione intimidatoria.
Gli atti "criminosi" che sarebbero stati commessi dai giovani compagni sono quasi tutti collocati all'interno delle lotte per il diritto allo studio e contro l'università-azienda.
Sono una semplice conseguenza dell'aver condotto una ferma resistenza alle politiche di smantellamento di scuola ed università ed alla capacità di autorganizzarsi.
Non si tratta, però, soltanto di colpire gli studenti in quanto tali, ma c'è la precisa volontà di aumentare il livello repressivo nei confronti di chi oggi si oppone con mobilitazioni di massa, cortei, occupazioni ed autogestioni di spazi di socialità e lotta.
Azioni compiute da migliaia di persone vengono trasformate dal prisma della questura in semplici atti di deliquenza "comune", quando invece sono stati l'unica risposta possibile al comportamento criminale del governo e dell'Unione Europea in materia di istruzione pubblica, lavoro, ambiente e politiche sociali.
Non lasceremo che questura e magistrati, attraverso simili montature realizzate ad arte per i media FERMINO LA NOSTRA LOTTA!
COMPAGNE E COMPAGNI UNITI CONTRO LA REPRESSIONE.
*********
Mentre sui maggiori quotidiani e tg nazionali le veline ci narrano di questi "pericolosi anarchici" arrestati perchè violenti e quindi accusati di appartenere ad un'unica associazione a delinquere, uno studio più accurato degli atti accusatori delinea i contorni di un'operazione intimidatoria.
Gli atti "criminosi" che sarebbero stati commessi dai giovani compagni sono quasi tutti collocati all'interno delle lotte per il diritto allo studio e contro l'università-azienda.
Sono una semplice conseguenza dell'aver condotto una ferma resistenza alle politiche di smantellamento di scuola ed università ed alla capacità di autorganizzarsi.
Non si tratta, però, soltanto di colpire gli studenti in quanto tali, ma c'è la precisa volontà di aumentare il livello repressivo nei confronti di chi oggi si oppone con mobilitazioni di massa, cortei, occupazioni ed autogestioni di spazi di socialità e lotta.
Azioni compiute da migliaia di persone vengono trasformate dal prisma della questura in semplici atti di deliquenza "comune", quando invece sono stati l'unica risposta possibile al comportamento criminale del governo e dell'Unione Europea in materia di istruzione pubblica, lavoro, ambiente e politiche sociali.
Non lasceremo che questura e magistrati, attraverso simili montature realizzate ad arte per i media FERMINO LA NOSTRA LOTTA!
COMPAGNE E COMPAGNI UNITI CONTRO LA REPRESSIONE.
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giovedì 5 maggio 2011
pc 5 maggio - rivolta al centro immigrati di Serraino, Vulpitta , Trapani
Libertà per gli immigrati in tutti i CIE, centri di prima accoglienza, tendopoli...
Ennesima rivolta ieri pomeriggio a Trapani al Centro di prima accoglienza "Serraino Vulpitta". Un gruppo di migranti ha appiccato il fuoco ad alcuni materassi. Le fiamme sono state subito domate dai Vigili del Fuoco. Sul posto sono intervenuti Polizia e Carabinieri, che hanno sedato gli animi sedando la rivolta. I migranti per tutto hanno gridato, da dietro la ringhiera bianca del Serraino, "Libertà". Al momento nel centro si trovano circa una cinquantina di migranti.
Ennesima rivolta ieri pomeriggio a Trapani al Centro di prima accoglienza "Serraino Vulpitta". Un gruppo di migranti ha appiccato il fuoco ad alcuni materassi. Le fiamme sono state subito domate dai Vigili del Fuoco. Sul posto sono intervenuti Polizia e Carabinieri, che hanno sedato gli animi sedando la rivolta. I migranti per tutto hanno gridato, da dietro la ringhiera bianca del Serraino, "Libertà". Al momento nel centro si trovano circa una cinquantina di migranti.
pc 5 maggio - assassinio di Bin laden.. non vogliamo mostrare immagini atroci...
non si preoccupi mr.Obama, siamo di stomaco forte, ci fate vedere voi, cani imperialisti yankees molto di peggio tutti i giorni con le vostre guerre, le vostre politiche di fame e rapina dei popoli, le vostre atrocità delle guantanamo..
avete una lunga storia di atrocità realizzate e dispiegate..
siete in buona compagnia.. con gli hitler della storia e vi state a preoccupare ?
ci sottoponete quotidianamente a un orrore senza fine e ora vi fate scrupolo ?
noi siamo per la guerra all'imperialismo, siamo per la guerra di popolo perchè solo essa può vincere contro l'imperialismo..
siamo per mettere fine all'orrore senza fine del vostro sistema.
proletari comunisti - PCm Italy
5 maggio 2011
avete una lunga storia di atrocità realizzate e dispiegate..
siete in buona compagnia.. con gli hitler della storia e vi state a preoccupare ?
ci sottoponete quotidianamente a un orrore senza fine e ora vi fate scrupolo ?
noi siamo per la guerra all'imperialismo, siamo per la guerra di popolo perchè solo essa può vincere contro l'imperialismo..
siamo per mettere fine all'orrore senza fine del vostro sistema.
proletari comunisti - PCm Italy
5 maggio 2011
pc 5 maggio - il Parlamento vota la guerra d'aggressione in Libia che poi viene scaricata anche nei suoi costi su operai,precari,disoccupati,studenti.
il voto, o i voti del Parlamento, sui bombardamenti in Libia mostra se c'è ne fosse ancora bisogno che in esso tutti, tranne qualche eccezione, sono guerrafondai, imperialisti al servizio dei signori del petrolio e della guerra.
Governo e opposizione parlamentare sono dentro il moderno fascismo in formazione che si nutre di guerre e neocolonialismo, così come di trasformazione reazionaria dello Stato, fascismo padronale, razzismo, ecc.
E' tutto questo parlamento, i suoi partiti, i suoi componenti, tranne qualche eccezione, che deve essere denunciato e attaccato; è tutto questo insieme che deve essere bersaglio della protesta operaia e popolare, antifascista e antimperialista.
La sinistra opportunista fuori dal parlamento ci vuole rientrare e sa bene che può farlo solo alleandosi con parte di esso e dentro coalizioni guidate; per cui è solo una foglia di fico della pseudo opposizione parlamentare.
Certo, esistono anche mosche cocchiere, codisti e pulci che si credono elefanti del genere, disobbedienti-carc/nPCI che fanno della partecipazione elettorale la loro vera carta di identità.
Come dire nel movimento di opposizione non ci facciamo mancare niente...
Il boicottaggio elettorale e l'allargamento dell'astensionismo di massa operaio e popolare è l'unica e seria forma per contrastare tutto questo.
Contro la guerra imperialista in Libia, a fianco delle masse arabe in rivolta!
Contro l'imperialismo italiano, il suo governo, i suoi partiti i suoi sindacati!
Serve la rivolta popolare!
Proletari comunisti
5 maggio 2011
Governo e opposizione parlamentare sono dentro il moderno fascismo in formazione che si nutre di guerre e neocolonialismo, così come di trasformazione reazionaria dello Stato, fascismo padronale, razzismo, ecc.
E' tutto questo parlamento, i suoi partiti, i suoi componenti, tranne qualche eccezione, che deve essere denunciato e attaccato; è tutto questo insieme che deve essere bersaglio della protesta operaia e popolare, antifascista e antimperialista.
La sinistra opportunista fuori dal parlamento ci vuole rientrare e sa bene che può farlo solo alleandosi con parte di esso e dentro coalizioni guidate; per cui è solo una foglia di fico della pseudo opposizione parlamentare.
Certo, esistono anche mosche cocchiere, codisti e pulci che si credono elefanti del genere, disobbedienti-carc/nPCI che fanno della partecipazione elettorale la loro vera carta di identità.
Come dire nel movimento di opposizione non ci facciamo mancare niente...
Il boicottaggio elettorale e l'allargamento dell'astensionismo di massa operaio e popolare è l'unica e seria forma per contrastare tutto questo.
Contro la guerra imperialista in Libia, a fianco delle masse arabe in rivolta!
Contro l'imperialismo italiano, il suo governo, i suoi partiti i suoi sindacati!
Serve la rivolta popolare!
Proletari comunisti
5 maggio 2011
pc 5 maggio - la firma dell'accordo Bertone e la posizione dei delegati rsu bertone serve solo l'interesse della Fiat e dei padroni
E' davvero difficile fare gli equilibristi alla Landini sull'accordo bertone
questa firma e il risultato del referendum è una sorta di controcampagna rispetto alla resistenza di Pomigliano, Mirafiori.
E' un calcio in bocca ai delegati Fiat Sata licenziati per aver creduto nella lotta e nel ruolo della Fiom.
Ogni altra affermazione è pura stronzata.
Questa firma è l'inizio della fine dell'"anomalia Fiom".
Serve la scissione e la ricostruzione del sindacato di classe; la scissione non di una organizzazione sindacale, ma tra interessi operai e interessi dei padroni.
Chi non lavora per la scissione della Fiom non fa parte del campo operaio e classista
ma del campo dell'opportunismo e centrismo.
Proletari comunisti
5 maggio 2011
questa firma e il risultato del referendum è una sorta di controcampagna rispetto alla resistenza di Pomigliano, Mirafiori.
E' un calcio in bocca ai delegati Fiat Sata licenziati per aver creduto nella lotta e nel ruolo della Fiom.
Ogni altra affermazione è pura stronzata.
Questa firma è l'inizio della fine dell'"anomalia Fiom".
Serve la scissione e la ricostruzione del sindacato di classe; la scissione non di una organizzazione sindacale, ma tra interessi operai e interessi dei padroni.
Chi non lavora per la scissione della Fiom non fa parte del campo operaio e classista
ma del campo dell'opportunismo e centrismo.
Proletari comunisti
5 maggio 2011
pc 5 maggio - l'importanza dello sciopero del 6 si misura dal grado di contestazione alla direzione CGIL
La vigilia dello sciopero chiarisce ancor più la questione che è al centro di esso.
La direzione della Cgil, Camusso e soci, usa lo sciopero per firmare accordi antioperai con padroni e governo - apprendistato e Marchionne - e per lanciare un assalto finale la ambigua direzione della Fiom.
Uno sciopero per spegnere fuochi e lotte, uno sciopero al servizio dell'opposizione parlamentare e del governo dei padroni.
Chi non dice questo, sinistra ex-parlamentare, disobbedienti, gruppi opportunisti, alla Carc maniera, anche se non ci sono certo solo loro, basisti operaisti, inganna i lavoratori e non costituisce una alternativa alla direzione della Cgil ma parte del problema per la costruzione di questa alternativa.
Su provvedimenti sociali, guerra, repressione, la opposizione parlamentare è perfino a volte a destra del governo.
Allo sciopero di domani si partecipa autonomamente in maniera visibile e per contestare la direzione Cgil.
Ogni altra partecipazione è grancassa - compreso le estemporanee iniziative dell'arco disobbediente, travestito da precari e studenti - della direzione Cgil e non serve gli interessi degli operai ma è alla coda della sinistra parlamentare e riformista
Proletari comunisti
5 maggio 2011
La direzione della Cgil, Camusso e soci, usa lo sciopero per firmare accordi antioperai con padroni e governo - apprendistato e Marchionne - e per lanciare un assalto finale la ambigua direzione della Fiom.
Uno sciopero per spegnere fuochi e lotte, uno sciopero al servizio dell'opposizione parlamentare e del governo dei padroni.
Chi non dice questo, sinistra ex-parlamentare, disobbedienti, gruppi opportunisti, alla Carc maniera, anche se non ci sono certo solo loro, basisti operaisti, inganna i lavoratori e non costituisce una alternativa alla direzione della Cgil ma parte del problema per la costruzione di questa alternativa.
Su provvedimenti sociali, guerra, repressione, la opposizione parlamentare è perfino a volte a destra del governo.
Allo sciopero di domani si partecipa autonomamente in maniera visibile e per contestare la direzione Cgil.
Ogni altra partecipazione è grancassa - compreso le estemporanee iniziative dell'arco disobbediente, travestito da precari e studenti - della direzione Cgil e non serve gli interessi degli operai ma è alla coda della sinistra parlamentare e riformista
Proletari comunisti
5 maggio 2011
pc 4 maggio - grande e riuscito attacco dei guerriglieri maoisti del PCm India a Dhardhariya.
En un golpe demoledor 11 miembros del personal de seguridad murieron y casi 40 resultaron heridos cuando guerrilleros maoístas los emboscaron.
informe a cura
del comitato di sostegno alla gp in india
csgpindia@gmail.com
Los guerrilleros maoístas provocarón la explosión de varias minas terrestres para emboscar a los agentes de seguridad CRPF en Dhardhariya.
Ocho de personal CRPF y tres policías del distrito fueron aniquilados en la emboscada. Un espeso humo envolvió la zona del tiroteo. Los rebeldes guerrilleros abandonaron el lugar sin bajas.
Casi 40 miembros de personal de seguridad fueron heridos y llevados al centro de salud local, dijo un funcionario policial. Siete de los heridos fueron trasladados posteriormente a un hospital.
El personal de seguridad fue a Urumuru después de un chivatazo sobre los maoístas pero regresó después de no encontrar a nadie, cuando los maoístas les tendieron la emboscada.
Publicado por Odio de Clase en 09:34 0 comentarios
Etiquetas: GUERRA POPULAR EN INDIA
informe a cura
del comitato di sostegno alla gp in india
csgpindia@gmail.com
Los guerrilleros maoístas provocarón la explosión de varias minas terrestres para emboscar a los agentes de seguridad CRPF en Dhardhariya.
Ocho de personal CRPF y tres policías del distrito fueron aniquilados en la emboscada. Un espeso humo envolvió la zona del tiroteo. Los rebeldes guerrilleros abandonaron el lugar sin bajas.
Casi 40 miembros de personal de seguridad fueron heridos y llevados al centro de salud local, dijo un funcionario policial. Siete de los heridos fueron trasladados posteriormente a un hospital.
El personal de seguridad fue a Urumuru después de un chivatazo sobre los maoístas pero regresó después de no encontrar a nadie, cuando los maoístas les tendieron la emboscada.
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Etiquetas: GUERRA POPULAR EN INDIA
mercoledì 4 maggio 2011
pc 4 maggio - DALL'ASSEMBLEA DI PALERMO, UN IMPORTANTE DOCUMENTO: DA DOVE VIENE E QUALE SCIOPERO GENERALE E' NECESSARIO
Più di cento tra lavoratori e lavoratrici della scuola, del policlinico, precari e precarie della cooperative sociali, disoccupate insieme ad un gruppo di studenti hanno animato l’assemblea che si è svolta ieri pomeriggio a Palermo presso la sede dello Slai Cobas per il sindacato di classe in vista
dell’imminente sciopero generale del 6 Maggio indetto dalla CGIL.
La richiesta di uno sciopero generale arriva da mesi dal basso, alcuni momenti importanti in cui essa è emersa con forza sono stati la grande manifestazione nazionale Fiom del 16 ottobre a Roma con la contestazione al comizio finale di Epifani levatasi da lavoratori, precari, disoccupati, studenti di proletari comunisti, red block e slai cobas per il sindacato di classe che hanno incoraggiato altre realtà in piazza ad unirsi al grido “sciopero, sciopero generale!”, lo sciopero nazionale della Fiom del 28 gennaio dove in diverse piazze le dirigenze sindacali CGIL sono state fischiate e contestate come è successo per esempio alla manifestazione di Termini Imerese in Sicilia ma non solo, per non parlare della importantissima lotta che gli studenti hanno portato avanti nei mesi scorsi contro la riforma Gelmini e tutto il governo culminata nella grande e forte giornata del 14 Dicembre a Roma dove gli studenti hanno realmente concretizzato e messo in campo primi embrioni di lotta volta ad una volontà di cambiare realmente lo stato attuale delle cose contro il governo al servizio dei padroni affiancati dai sindacati confederali negli attacchi antioperai e antiproletari quotidiani.
In tutte queste occasioni la Cgil, in primis nella persona della nuova segretaria Camusso, ha fatto orecchio da mercante, ha preso tempo dicendo che non c’erano le condizioni per lo sciopero generale fino a prendere decisamente e vergognosamente le distanze dalle forme di lotta degli studenti condannandole come violenza gratuita che non porta a nulla (ma su questa posizione anche la Fiom di Landini si è accodata).
Ma vuoi o non vuoi a fronte di una pressione dal basso arrivata da più fronti la CGIL doveva cercare di salvarsi la faccia come si suole dire ed ecco allora la proclamazione dello sciopero generale del 6 maggio, in realtà uno “scioperetto” con una piattaforma generale e generica che non mira affatto a far cadere il governo Berlusconi e non rivolto affatto all’attacco dei padroni sempre più pesante che in questi mesi si è concretizzato sempre più chiaramente alla Fiat con i cosiddetti piani Marchionne.
Viviamo in una realtà nel nostro paese in cui la disoccupazione continua ad aumentare dalle fabbriche fino all’ultimo angolo lavorativo esistente, massiccio è il ricorso dei padroni agli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o la mobilità, qui a Palermo per esempio gli operai Fiat sono in cassa fino al 09 maggio e continueranno così come gli operai della Fincantieri
sono praticamente tutti a casa in questo periodo, da un lato diminuiscono i salari e dall’altro si aumenta l’età pensionabile, aumentano i morti sul lavoro ma padroni e governo si scagliano vergognosamente contro la sentenza di condanna dei padroni Thyssen, non ultimo il ministro Sacconi che riguardo alle tragiche morti degli operai di quella fabbrica parla di “ sentenza esagerata” mostrando tutto il disprezzo verso la vita degli operai sfruttati ogni giorno sempre di
più dentro le fabbriche, vera e propria carne da macello al servizio del profitto dei padroni.
E ancora Sacconi e company si scagliano contro lo Statuto dei lavoratori “incoraggiati” da economisti anche “dell’altra” sponda come il solerte Ichino, si attacca il diritto di sciopero, la rappresentanza sindacale, i piani fascisti alla Fiat di Marchionne a Pomigliano, a Mirafiori insegnano per non parlare dell’ultimo caso della Bertone dove accade i caso delle RSU Fiom che in nome di una "genialità operaia", come ha detto Airaudo e di un atto "coraggioso, di legittima difesa", come ha detto Landini hanno di fatto spinto gli operai a piegarsi al diktat padronale.
La scuola pubblica viene massacrata giornalmente con licenziamenti di massa dei precari, oltre i 12.000 tagli già fatti solo quest’anno da questo governo se ne aggiungeranno altre migliaia anche quest’anno e la Sicilia è tra le regioni che saranno più falcidiate ma pesanti tagli vengono fatti anche alle risorse destinate ai servizi sociale e sanitari.
Si attacca la Costituzione, l’art. 1 è un ostacolo da cambiare per avere via libera nella strada di governo, padroni e falsa opposizione verso la costruzione di un moderno regime, il Sole 24 ore (il giornale dei padroni?!) ha calcolato 100 e oltre tentativi ad oggi da parte del governo ma non solo di modificare/attaccare la Costituzione.
Lavoro non guerra! è stata la parola d’ordine che in alcuni striscioni hanno portato realtà di lavoratori, precari in lotta dai disoccupati di Taranto ai precari delle Coop Sociali di Palermo: lo capiamo che siamo in guerra??? governo, “opposizione”, Napolitano, cercano di convincerci che non è così, parlano di “missione umanitaria”, di “obiettivi e bombardamenti mirati ma solo per difendere i civili” con una ipocrisia e falsità indecente mentre si spendono 260.000.000 di euro per le spese militari, ma si sa per i bottini di guerra ( petrolio, sfruttamento delle risorse, controllo geostrategico nei paesi come la Libia) valgono questo e altro, e si agita lo spettro “dell’invasione migranti” per scatenare e fomentare tra le masse il razzismo deviandone l’attenzione dai problemi quotidiani che subiscono.
Il grado di emancipazione di una società lo si vede dalla condizione in cui versano nella stessa le donne, l’Italia in questo caso dimostra pienamente la marcia in senso reazionario della società attraverso un attacco doppio che ogni giorno sempre di più subiscono le donne, le lavoratrici, le operaie, le precarie, le disoccupate non ultimo il vergognoso accordo governo/Sindacati compreso la CGIL della Camusso siglato proprio l’8 marzo sulle politiche di conciliazione lavoro/famiglia che mirano a rendere le donne sempre più ammortizzatori sociali su cui scaricare il lavoro di cura e a ricacciale a casa in un moderno medioevo.
Sciopero generale??? dinanzi a tutto questo è urgente e necessario ma in che forme???
Solo in una città come Palermo tra gli operai in cassa da mesi o già licenziati, i precari Gesip che in questi giorni stanno mettendo a ferro a fuco la città contro la minaccia della perdita di lavoro contrastando la repressione della polizia, i precari della formazione professionale che da giorni sono sopra i tetti dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione, i lavoratori dell’Amia SM senza stipendi da mesi, per non parlare delle lotte che anche noi portiamo avanti contro precarietà, licenziamenti,
ipersfruttamento, disoccupazione, lo sciopero generale dovrebbe fare davvero scintille, figuriamoci se guardiamo a livello generale.
I governi non sono mai neutrali, fanno le leggi che servono ai padroni e a mantenere il potere della classe borghese dominante.
Lo sciopero generale proclamato dalla CGIL non è per la caduta del governo, contro i padroni, contro i sindacati venduti come la Cisl e la Uil, la Camusso più volte ha parlato di guardare alla possibilità reale di ricreare un’unità con i due sindacati confederali, il I° maggio a Marsala la Camusso ha speso le sue parole solo in questo senso, provare a riunirsi con Bonanni della Cisl
che ha parlato solo di fisco come il vero problema da risolvere e Angeletti della UIL che ha apertamente dichiarato di essere contrario non solo allo scontro tra sindacati ma anche a quello con le controparti, cioè con i padroni.
Noi lavoratori, precari, disoccupati presenti qui oggi il 6 maggio scenderemo in piazza con parole d’ordine diverse e contenuti e pratiche diverse, in forte critica e contestazione verso la CGIL ( e in alcune forme verso la stessa Fiom) la cui linea di conciliazione filo padronale e filo istituzionale al servizio della reazione va contrastata ogni giorno nei posti di lavoro dove gli operai, i lavoratori la sperimentano sulla propria pelle con l’obiettivo di dare un segnale forte, determinato, combattivo, altro: per la cacciata del governo Berlusconi qui e ora rivolta popolare, lavoro e non guerra imperialista, per un vero sciopero generale, operai, lavoratori, precari, disoccupati e studenti
uniti nella lotta.
“Siamo una goccia nel mare” ha detto una lavoratrice della scuola di Palermo al corteo delle lavoratrici, precarie, disoccupate dell’8 marzo scorso, “ma il mare è fatto di tante gocce”, questo è lo spirito ribadito dall’assemblea che si vuole portare di nuovo in piazza il 6 maggio nella nostra città.
L'assemblea dei lavoratori, precari, disoccupate, studenti
Slai cobas per il Sindacato di classe Palermo
dell’imminente sciopero generale del 6 Maggio indetto dalla CGIL.
La richiesta di uno sciopero generale arriva da mesi dal basso, alcuni momenti importanti in cui essa è emersa con forza sono stati la grande manifestazione nazionale Fiom del 16 ottobre a Roma con la contestazione al comizio finale di Epifani levatasi da lavoratori, precari, disoccupati, studenti di proletari comunisti, red block e slai cobas per il sindacato di classe che hanno incoraggiato altre realtà in piazza ad unirsi al grido “sciopero, sciopero generale!”, lo sciopero nazionale della Fiom del 28 gennaio dove in diverse piazze le dirigenze sindacali CGIL sono state fischiate e contestate come è successo per esempio alla manifestazione di Termini Imerese in Sicilia ma non solo, per non parlare della importantissima lotta che gli studenti hanno portato avanti nei mesi scorsi contro la riforma Gelmini e tutto il governo culminata nella grande e forte giornata del 14 Dicembre a Roma dove gli studenti hanno realmente concretizzato e messo in campo primi embrioni di lotta volta ad una volontà di cambiare realmente lo stato attuale delle cose contro il governo al servizio dei padroni affiancati dai sindacati confederali negli attacchi antioperai e antiproletari quotidiani.
In tutte queste occasioni la Cgil, in primis nella persona della nuova segretaria Camusso, ha fatto orecchio da mercante, ha preso tempo dicendo che non c’erano le condizioni per lo sciopero generale fino a prendere decisamente e vergognosamente le distanze dalle forme di lotta degli studenti condannandole come violenza gratuita che non porta a nulla (ma su questa posizione anche la Fiom di Landini si è accodata).
Ma vuoi o non vuoi a fronte di una pressione dal basso arrivata da più fronti la CGIL doveva cercare di salvarsi la faccia come si suole dire ed ecco allora la proclamazione dello sciopero generale del 6 maggio, in realtà uno “scioperetto” con una piattaforma generale e generica che non mira affatto a far cadere il governo Berlusconi e non rivolto affatto all’attacco dei padroni sempre più pesante che in questi mesi si è concretizzato sempre più chiaramente alla Fiat con i cosiddetti piani Marchionne.
Viviamo in una realtà nel nostro paese in cui la disoccupazione continua ad aumentare dalle fabbriche fino all’ultimo angolo lavorativo esistente, massiccio è il ricorso dei padroni agli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o la mobilità, qui a Palermo per esempio gli operai Fiat sono in cassa fino al 09 maggio e continueranno così come gli operai della Fincantieri
sono praticamente tutti a casa in questo periodo, da un lato diminuiscono i salari e dall’altro si aumenta l’età pensionabile, aumentano i morti sul lavoro ma padroni e governo si scagliano vergognosamente contro la sentenza di condanna dei padroni Thyssen, non ultimo il ministro Sacconi che riguardo alle tragiche morti degli operai di quella fabbrica parla di “ sentenza esagerata” mostrando tutto il disprezzo verso la vita degli operai sfruttati ogni giorno sempre di
più dentro le fabbriche, vera e propria carne da macello al servizio del profitto dei padroni.
E ancora Sacconi e company si scagliano contro lo Statuto dei lavoratori “incoraggiati” da economisti anche “dell’altra” sponda come il solerte Ichino, si attacca il diritto di sciopero, la rappresentanza sindacale, i piani fascisti alla Fiat di Marchionne a Pomigliano, a Mirafiori insegnano per non parlare dell’ultimo caso della Bertone dove accade i caso delle RSU Fiom che in nome di una "genialità operaia", come ha detto Airaudo e di un atto "coraggioso, di legittima difesa", come ha detto Landini hanno di fatto spinto gli operai a piegarsi al diktat padronale.
La scuola pubblica viene massacrata giornalmente con licenziamenti di massa dei precari, oltre i 12.000 tagli già fatti solo quest’anno da questo governo se ne aggiungeranno altre migliaia anche quest’anno e la Sicilia è tra le regioni che saranno più falcidiate ma pesanti tagli vengono fatti anche alle risorse destinate ai servizi sociale e sanitari.
Si attacca la Costituzione, l’art. 1 è un ostacolo da cambiare per avere via libera nella strada di governo, padroni e falsa opposizione verso la costruzione di un moderno regime, il Sole 24 ore (il giornale dei padroni?!) ha calcolato 100 e oltre tentativi ad oggi da parte del governo ma non solo di modificare/attaccare la Costituzione.
Lavoro non guerra! è stata la parola d’ordine che in alcuni striscioni hanno portato realtà di lavoratori, precari in lotta dai disoccupati di Taranto ai precari delle Coop Sociali di Palermo: lo capiamo che siamo in guerra??? governo, “opposizione”, Napolitano, cercano di convincerci che non è così, parlano di “missione umanitaria”, di “obiettivi e bombardamenti mirati ma solo per difendere i civili” con una ipocrisia e falsità indecente mentre si spendono 260.000.000 di euro per le spese militari, ma si sa per i bottini di guerra ( petrolio, sfruttamento delle risorse, controllo geostrategico nei paesi come la Libia) valgono questo e altro, e si agita lo spettro “dell’invasione migranti” per scatenare e fomentare tra le masse il razzismo deviandone l’attenzione dai problemi quotidiani che subiscono.
Il grado di emancipazione di una società lo si vede dalla condizione in cui versano nella stessa le donne, l’Italia in questo caso dimostra pienamente la marcia in senso reazionario della società attraverso un attacco doppio che ogni giorno sempre di più subiscono le donne, le lavoratrici, le operaie, le precarie, le disoccupate non ultimo il vergognoso accordo governo/Sindacati compreso la CGIL della Camusso siglato proprio l’8 marzo sulle politiche di conciliazione lavoro/famiglia che mirano a rendere le donne sempre più ammortizzatori sociali su cui scaricare il lavoro di cura e a ricacciale a casa in un moderno medioevo.
Sciopero generale??? dinanzi a tutto questo è urgente e necessario ma in che forme???
Solo in una città come Palermo tra gli operai in cassa da mesi o già licenziati, i precari Gesip che in questi giorni stanno mettendo a ferro a fuco la città contro la minaccia della perdita di lavoro contrastando la repressione della polizia, i precari della formazione professionale che da giorni sono sopra i tetti dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione, i lavoratori dell’Amia SM senza stipendi da mesi, per non parlare delle lotte che anche noi portiamo avanti contro precarietà, licenziamenti,
ipersfruttamento, disoccupazione, lo sciopero generale dovrebbe fare davvero scintille, figuriamoci se guardiamo a livello generale.
I governi non sono mai neutrali, fanno le leggi che servono ai padroni e a mantenere il potere della classe borghese dominante.
Lo sciopero generale proclamato dalla CGIL non è per la caduta del governo, contro i padroni, contro i sindacati venduti come la Cisl e la Uil, la Camusso più volte ha parlato di guardare alla possibilità reale di ricreare un’unità con i due sindacati confederali, il I° maggio a Marsala la Camusso ha speso le sue parole solo in questo senso, provare a riunirsi con Bonanni della Cisl
che ha parlato solo di fisco come il vero problema da risolvere e Angeletti della UIL che ha apertamente dichiarato di essere contrario non solo allo scontro tra sindacati ma anche a quello con le controparti, cioè con i padroni.
Noi lavoratori, precari, disoccupati presenti qui oggi il 6 maggio scenderemo in piazza con parole d’ordine diverse e contenuti e pratiche diverse, in forte critica e contestazione verso la CGIL ( e in alcune forme verso la stessa Fiom) la cui linea di conciliazione filo padronale e filo istituzionale al servizio della reazione va contrastata ogni giorno nei posti di lavoro dove gli operai, i lavoratori la sperimentano sulla propria pelle con l’obiettivo di dare un segnale forte, determinato, combattivo, altro: per la cacciata del governo Berlusconi qui e ora rivolta popolare, lavoro e non guerra imperialista, per un vero sciopero generale, operai, lavoratori, precari, disoccupati e studenti
uniti nella lotta.
“Siamo una goccia nel mare” ha detto una lavoratrice della scuola di Palermo al corteo delle lavoratrici, precarie, disoccupate dell’8 marzo scorso, “ma il mare è fatto di tante gocce”, questo è lo spirito ribadito dall’assemblea che si vuole portare di nuovo in piazza il 6 maggio nella nostra città.
L'assemblea dei lavoratori, precari, disoccupate, studenti
Slai cobas per il Sindacato di classe Palermo
pc 4 maggio - Napoli istituto orientale ..fuori i padroni dall'università
Oggi, 3 maggio, studenti e studentesse napoletani hanno interrotto l’iniziativa “Biotecnologie incontro Università-Impresa”, che si teneva presso la nuova facoltà di biotecnologie e la commissione statuto dellUniversità di Napoli Orientale, atta a riscrivere lo statuto dell'ateneo.
La mattinata inizia con un'azione durante l'iniziativa a Biotecnologie.
Al momento dell’apertura dello striscione “fare l’università non deve essere un’impresa”, due studentesse hanno preso la parola, sollevando una serie di critiche rispetto ai precedenti interventi.
Denunciamo il tentativo subdolo di mettere a tacere la contestazione portata avanti da quei rappresentanti istituzionali della facoltà presenti in aula: se a parole, infatti, si sono ipocritamente detti aperti al dialogo con gli studenti, nei fatti hanno fatto in modo che l’aula si svuotasse in parte, abbandonandola essi stessi e sollecitando lo stesso atteggiamento da parte della platea.
Probabilmente avrebbero avuto poco da dire rispetto alla messa in evidenza di un progressivo rafforzamento del potere delle imprese nelle nostre università, proprio loro che alle imprese hanno aperto di buon grado la porta principale delle nostre facoltà, proprio loro che le invitano nella più pomposa cornice istituzionale di strutture non attive ma tirate a lucido per l’occasione (poi poco importa che gli studenti continuino a frequentare aule e laboratori fatiscenti…)
Non avrebbero avuto niente da dire neanche rispetto alla crescente influenza che i privati hanno nella distribuzione dei fondi di ricerca e nella sua pianificazione, nell’organizzazione dei tirocini pre-laurea, occasione di lavoro non retribuito, dato in cambio di un apprendimento parcellizzato, spendibile solo presso poche aziende in cui andare a prestare mano d’opera a basso costo all’indomani della laurea.
Denunciamo quindi il vile apparentamento tra professori universitari e imprese, che troveranno sempre la nostra opposizione ferma.
Nel pomeriggio gli studenti si sono recati a palazzo Du Mesnil dove si teneva la seduta della commissione-statuto dell'Orientale.
Ancora una volta abbiamo ribadito che l'unico modo per evitare l'applicazione della riforma sia quello di bloccare l'iter burocratico impedendo alle commissioni di riscrivere gli statuti, recependo le nuove disastrose norme dell'ormai legge.
Ci sembra assurdo che una facoltà che vanta trasparenza e confronto democratico con la platea studentesca, abbia deciso di nominare questa commissione a porte chiuse, escludendo dal dibattito noi studenti.
Nonostante, questa volta, anche le rappresentanze studentesche abbiano sollevato determinate contraddizioni, la rettrice, a nome della commissione, ha espresso la propria contrarietà a dare un segnale politico forte di opposizione a questo tipo di logiche, rendendosi quindi complice dello smantellamento dell'università.
La nostra lotta per un’università accessibile a tutti e di qualità non si fermerà!
Student* napoletan*
pc 4 maggio - condanniamo gli arresti di 3 membri del comitato centrale del PCI maoista nel bihar
il comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare in India
fa appello a tutte le realtà proletarie e antimperialiste a una denuncia e mobilitazione nel quadro della campagna di sostegno
csgpindia@gmail.com
Condannare gli arresti dei membri del CC del PCI (Maoista) Compagni V. Subramanyam (Vimal / Shrikant), Vijay Kumar Arya (Jaspal ji), Punendu Shekhar Mukherjee (Saheb da) e altri da parte dei servizi segreti e dell’APSIB [Andhra Pradesh Special Intelligence Bureau]!
Chiediamo che tutti i compagni arrestati vengano portati davanti al giudice immediatamente!
Le agenzie centrali di intelligence e i famigerati sicari dell’APSIB hanno arrestato i nostri tre compagni V CC. Subramanyam, Vijay Kumar Arya, Punendu Shekhar Mukherjee insieme ad alcuni altri compagni e simpatizzanti nel distretto di Katihar nel Bihar su precise informazioni. In effetti, il compagno Subramanyam è stato sotto sorveglianza da parte dell’APSIB da tanti mesi. Avevano anche progettato di assassinarlo. Ma a causa della denuncia della loro cospirazione davanti al popolo, non potevano ucciderlo. Gli assassini con licenza di uccidere dell’APSIB e altri settori dell’intelligence indiano addestrati dalla CIA e dal Mossad hanno preso di mira i leader della rivoluzione indiana come parte della loro 'guerra contro il popolo' da molto tempo. Amatissimi dirigenti del popolo indiano come Azad, Patel Sudhakar, Shakhamuri Apparao, Prasad e BK sono stati uccisi da questi assassini per ordine della cricca al governo Sonia-Manmohan-Chidambaram, a braccetto con i loro padroni imperialisti. Alcuni altri leader e attivisti sono stati arrestati e messi nelle celle di varie carceri.
Le classi dirigenti indiane da un lato hanno venduto la nazione alle multinazionali e alle aziende del Grande Affare firmando centinaia di protocolli di intesa con loro, e d'altra parte hanno cercato di schiacciare il movimento rivoluzionario in modo da assicurarsi che nessuna resistenza venisse messa in campo contro le loro politiche anti-popolari e pro-imperialiste. Dato che il nostro partito è in prima linea nelle lotte di massa contro questo sistema di corruzione, oppressione e sfruttamento, le classi dominanti indiane stanno usando ogni mezzo repressivo a loro disposizione per lasciare le masse indiane senza direzione.
Il Comitato Centrale del PCI (Maoista) condanna gli arresti illegali e le torture fisiche e mentali cui sono sottoposti questi compagni. Facciamo appello agli operai, ai contadini, agli studenti, agli intellettuali e a tutti i settori oppressi del nostro paese a condannare la guerra ingiusta delle classi dominanti contro il popolo e mettersi in prima linea per far avanzare la rivoluzione di nuova democrazia indiana spazzando via il feudalesimo, la borghesia burocratica compradora e l'imperialismo.
(Abhay)
Portavoce,
Comitato Centrale,
PCI (Maoista)
fa appello a tutte le realtà proletarie e antimperialiste a una denuncia e mobilitazione nel quadro della campagna di sostegno
csgpindia@gmail.com
Condannare gli arresti dei membri del CC del PCI (Maoista) Compagni V. Subramanyam (Vimal / Shrikant), Vijay Kumar Arya (Jaspal ji), Punendu Shekhar Mukherjee (Saheb da) e altri da parte dei servizi segreti e dell’APSIB [Andhra Pradesh Special Intelligence Bureau]!
Chiediamo che tutti i compagni arrestati vengano portati davanti al giudice immediatamente!
Le agenzie centrali di intelligence e i famigerati sicari dell’APSIB hanno arrestato i nostri tre compagni V CC. Subramanyam, Vijay Kumar Arya, Punendu Shekhar Mukherjee insieme ad alcuni altri compagni e simpatizzanti nel distretto di Katihar nel Bihar su precise informazioni. In effetti, il compagno Subramanyam è stato sotto sorveglianza da parte dell’APSIB da tanti mesi. Avevano anche progettato di assassinarlo. Ma a causa della denuncia della loro cospirazione davanti al popolo, non potevano ucciderlo. Gli assassini con licenza di uccidere dell’APSIB e altri settori dell’intelligence indiano addestrati dalla CIA e dal Mossad hanno preso di mira i leader della rivoluzione indiana come parte della loro 'guerra contro il popolo' da molto tempo. Amatissimi dirigenti del popolo indiano come Azad, Patel Sudhakar, Shakhamuri Apparao, Prasad e BK sono stati uccisi da questi assassini per ordine della cricca al governo Sonia-Manmohan-Chidambaram, a braccetto con i loro padroni imperialisti. Alcuni altri leader e attivisti sono stati arrestati e messi nelle celle di varie carceri.
Le classi dirigenti indiane da un lato hanno venduto la nazione alle multinazionali e alle aziende del Grande Affare firmando centinaia di protocolli di intesa con loro, e d'altra parte hanno cercato di schiacciare il movimento rivoluzionario in modo da assicurarsi che nessuna resistenza venisse messa in campo contro le loro politiche anti-popolari e pro-imperialiste. Dato che il nostro partito è in prima linea nelle lotte di massa contro questo sistema di corruzione, oppressione e sfruttamento, le classi dominanti indiane stanno usando ogni mezzo repressivo a loro disposizione per lasciare le masse indiane senza direzione.
Il Comitato Centrale del PCI (Maoista) condanna gli arresti illegali e le torture fisiche e mentali cui sono sottoposti questi compagni. Facciamo appello agli operai, ai contadini, agli studenti, agli intellettuali e a tutti i settori oppressi del nostro paese a condannare la guerra ingiusta delle classi dominanti contro il popolo e mettersi in prima linea per far avanzare la rivoluzione di nuova democrazia indiana spazzando via il feudalesimo, la borghesia burocratica compradora e l'imperialismo.
(Abhay)
Portavoce,
Comitato Centrale,
PCI (Maoista)
pc 4 maggio - elezioni farsa a Napoli.. liste infestate dai clan camorristi BOICOTTAGGIO
la campagna elettorale a Napoli è il chiaro specchio del degrado sociale, politico e umano delle elezioni in questo regime di moderno fascismo in formazione e con partiti principalmente rappresentanti del sistema che domina la città
liste infestate dai clan camorristi - fascisti in liste pdl e pd tutto teso a dimostrarsi difensori degli interessi dominanti
intanto la stampa informa della denuncia di 20 antifascisti che hanno contestato lettieri, dopo l'ccoltellamento deglim studenti alla federico II e l'attacco all' istituto orientale e prosegue in campagna stampa volte a criminalizzzare le area politiche e sociali antagoniste come il Collettivo autorganizzato universitario,i disoccupati di banchi nuovi ed altre aree
l'ordine pubblico a napoli non è difeso solo dagli sbirri, ma da un intero sistema politico che comprende magistratura e partiti di destra come di 'sinistra', i sindacati confederali ecc ed l'ordine della malavita,della corruzione, della disoccupazione e precarietà, della guerra e della repressione
contro tutto questo le elezioni sono non solo un'arma spuntata ma una vera deviazione dalle necessità di lotta, di coscienza ed organizzazione dei proletari, gli studenti, le donne, i movimenti
che le elezioni siano connaturate ai partiti riformisti di 'sinistra' rappresentati
dal RC,Pdci eccnon stupisce certo, sono compagni di strada da sempre di tutto questo
quello che è grave è la posizione di disobbedienti e carc-sll, che fanno mda comparse aggiunte in questa farsa
il boicottaggio lettorale e l'astensionismo di massa è parte integrante e forma adeguata della lotta proletaria in questa fase
proletari comunisti
4 maggio 2011
lotta
liste infestate dai clan camorristi - fascisti in liste pdl e pd tutto teso a dimostrarsi difensori degli interessi dominanti
intanto la stampa informa della denuncia di 20 antifascisti che hanno contestato lettieri, dopo l'ccoltellamento deglim studenti alla federico II e l'attacco all' istituto orientale e prosegue in campagna stampa volte a criminalizzzare le area politiche e sociali antagoniste come il Collettivo autorganizzato universitario,i disoccupati di banchi nuovi ed altre aree
l'ordine pubblico a napoli non è difeso solo dagli sbirri, ma da un intero sistema politico che comprende magistratura e partiti di destra come di 'sinistra', i sindacati confederali ecc ed l'ordine della malavita,della corruzione, della disoccupazione e precarietà, della guerra e della repressione
contro tutto questo le elezioni sono non solo un'arma spuntata ma una vera deviazione dalle necessità di lotta, di coscienza ed organizzazione dei proletari, gli studenti, le donne, i movimenti
che le elezioni siano connaturate ai partiti riformisti di 'sinistra' rappresentati
dal RC,Pdci eccnon stupisce certo, sono compagni di strada da sempre di tutto questo
quello che è grave è la posizione di disobbedienti e carc-sll, che fanno mda comparse aggiunte in questa farsa
il boicottaggio lettorale e l'astensionismo di massa è parte integrante e forma adeguata della lotta proletaria in questa fase
proletari comunisti
4 maggio 2011
lotta
pc 4 maggio - s.maria capua vetere ... come guantanamo
Denuncia sul campo profughi
"E' come Guantanamo"Visita di due senatori, Perduca e Carloni all'ex caserma di Santa Maria: ecco la loro denunciadi RAFFAELE SARDO
Il senatore Perduca (radicali) e la senatrice Annamaria Carloni sono usciti poco fa dal CIE di santa maria. Lo hanno visitato insieme ai volontari delle associazioni umanitarie.
Hanno trovato una situazione igienica pessima. Un caso di scabbia. 10 persone con arti ingessati frutto della "battaglia" per la fuga di pasqua e pasquetta. Dormono sui materassi a terra. Senza più' reti perché le usavano per scalare il muro di cinta. 11 o 12 per tenda e possono uscire una volta al giorno per andare in bagno. _Urinano in bottihlie di plastica nelle tende.
"E' come Guantanamo" hanno commentato all'uscita della ex caserma andolfato. Il senatore Perduca ha chiesto l'intervento della commissione speciale diritti umani del senato.
"E' come Guantanamo"Visita di due senatori, Perduca e Carloni all'ex caserma di Santa Maria: ecco la loro denunciadi RAFFAELE SARDO
Il senatore Perduca (radicali) e la senatrice Annamaria Carloni sono usciti poco fa dal CIE di santa maria. Lo hanno visitato insieme ai volontari delle associazioni umanitarie.
Hanno trovato una situazione igienica pessima. Un caso di scabbia. 10 persone con arti ingessati frutto della "battaglia" per la fuga di pasqua e pasquetta. Dormono sui materassi a terra. Senza più' reti perché le usavano per scalare il muro di cinta. 11 o 12 per tenda e possono uscire una volta al giorno per andare in bagno. _Urinano in bottihlie di plastica nelle tende.
"E' come Guantanamo" hanno commentato all'uscita della ex caserma andolfato. Il senatore Perduca ha chiesto l'intervento della commissione speciale diritti umani del senato.
pc 4 maggio - fischi a La russa il fasciomilitarista a torino
Fischi per il ministro La RussaLe contestazioni dalla folla mentre il ministro prendeva la parola sul palco in piazza Castello. Lui: "Sono poveri, piccoli fischiatori di professione" Il presidente della Repubblica e il ministro della Difesa
Fischi e contestazioni per Roberto Cota e Ignazio La Russa alle celebrazioni per i 150 anni dell'Esercito a Torino. E' da poco iniziata la cerimonia in piazza Castello e già si sono fatte sentire le contestazioni per il ministro della Difesa e per il presidente della Regione. Poco dopo l'arrivo del presidente Giorgio Napolitano, atterrato a Torino per l'occasione - si fermerà però solamente un paio d'ore - Ignazio La Russa ha preso la parola dal palco e immediatamente sono partiti fischi dalla folla che da questa mattina si accalca per le vie del centro nella speranza di ottenere una buona postazione per assistere alla festa. La Russa ha immediatamente replicato ai contestatori: "Sono poveri, piccoli fischiatori di professione - ha detto - che non hanno nulla a che vedere con le divisioni partitiche". Anche per Roberto Cota, nel momento in cui, inquadrato dalle telecamere, è apparso sul maxischermo, è stato brevemente fischiato proprio come era accaduto in occasione delle celebrazioni per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia, in presenza di Giorgio Napolitano.
Fischi e contestazioni per Roberto Cota e Ignazio La Russa alle celebrazioni per i 150 anni dell'Esercito a Torino. E' da poco iniziata la cerimonia in piazza Castello e già si sono fatte sentire le contestazioni per il ministro della Difesa e per il presidente della Regione. Poco dopo l'arrivo del presidente Giorgio Napolitano, atterrato a Torino per l'occasione - si fermerà però solamente un paio d'ore - Ignazio La Russa ha preso la parola dal palco e immediatamente sono partiti fischi dalla folla che da questa mattina si accalca per le vie del centro nella speranza di ottenere una buona postazione per assistere alla festa. La Russa ha immediatamente replicato ai contestatori: "Sono poveri, piccoli fischiatori di professione - ha detto - che non hanno nulla a che vedere con le divisioni partitiche". Anche per Roberto Cota, nel momento in cui, inquadrato dalle telecamere, è apparso sul maxischermo, è stato brevemente fischiato proprio come era accaduto in occasione delle celebrazioni per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia, in presenza di Giorgio Napolitano.
pc 4 maggio - grave operazione repressiva a firenze e in altre città
Studenti, incensurati, quasi tutti fiorentini. L'operazione della polizia contro gli esponenti del gruppo anarchico "spazio Liberato 400 colpi" è in corso a Firenze dall'alba. Il Gip Rocchi ha emesso 22 misure cautelari nell'ambito di un'inchiesta della procura che vede indagate 78 persone. Sono per lo più ragazzi che fanno riferimento a un gruppo anarchico che ha sede in una strada del centro storico.
Le misure cautelari riguardano 19 toscani, un napoletano, uno di Ancona e uno Nuoro. I destinatari dei provvedimenti hanno tutti tra i venti e trenta anni e sono ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione istigazione a delinquere, occupazione abusiva di edifici pubblici, danneggiamento, deturpamento e imbrattamento di beni immobili, resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e violenza privata.
I reati contestati riferiscono a violenze che risalgono allo scorso autunno e fanno riferimento anche alle contestazioni della Riforma Gelmini dell'università. Fra gli episodi per esempio, i danneggiamenti ai bancomat di istituti di credito fiorentini, il sabotaggio dei sistemi di videosorveglianza della città, ripetuti danneggiamenti di sedi di partiti o di sindacati e di istituzionali nazionali ed internazionali, l'occupazione abusiva di beni immobili comunali e di enti privati, episodi di violenza contro le forze dell'ordine e infine episodi di interruzione di pubblico servizio concretizzatisi nel blocco prolungato della circolazione ferroviaria e stradale.
Le misure cautelari sono state eseguite dalla Digos e coordinate dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione (Ucigos). Cinque i giovani agli arresti domiciliari, 17 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Nello scorso gennaio su alcuni blog dell'area anarchica era stato denunciato che nella sede di "Spazio liberato 400 colpi" di via del Parione a Firenze erano state trovate due microspie. La notizia con tanto di foto era girata su Internet.
Le misure cautelari riguardano 19 toscani, un napoletano, uno di Ancona e uno Nuoro. I destinatari dei provvedimenti hanno tutti tra i venti e trenta anni e sono ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione istigazione a delinquere, occupazione abusiva di edifici pubblici, danneggiamento, deturpamento e imbrattamento di beni immobili, resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e violenza privata.
I reati contestati riferiscono a violenze che risalgono allo scorso autunno e fanno riferimento anche alle contestazioni della Riforma Gelmini dell'università. Fra gli episodi per esempio, i danneggiamenti ai bancomat di istituti di credito fiorentini, il sabotaggio dei sistemi di videosorveglianza della città, ripetuti danneggiamenti di sedi di partiti o di sindacati e di istituzionali nazionali ed internazionali, l'occupazione abusiva di beni immobili comunali e di enti privati, episodi di violenza contro le forze dell'ordine e infine episodi di interruzione di pubblico servizio concretizzatisi nel blocco prolungato della circolazione ferroviaria e stradale.
Le misure cautelari sono state eseguite dalla Digos e coordinate dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione (Ucigos). Cinque i giovani agli arresti domiciliari, 17 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Nello scorso gennaio su alcuni blog dell'area anarchica era stato denunciato che nella sede di "Spazio liberato 400 colpi" di via del Parione a Firenze erano state trovate due microspie. La notizia con tanto di foto era girata su Internet.
pc 4 maggio - SI allo sciopero generale..ma per contestare la direzione CGIL
proletari comunisti invita a partecipare allo sciopero del 6 maggio
questa partecipazione ove è possibile deve essere volta a unire le ali dei lavoratori,precari,disoccupati più combattivi, ma allo stesso tempo critici verso la direzione della cgil rappresentata dalla camusso e ora dopo l'accordo alla bertone
verso la direzione fiom
non importa quanto larga la partecipazione, problema relativamente poco importante
visto la programmatica mancanza di incisività dello sciopero e delle manifestazioni
rispetto alla lotta contro i padroni e il governo
questo, indipendentemente dalla partecipazione, resta uno sciopericchio
questo sciopero e volto alla conciliazione con cisl e uil e alla concertazione con padroni e governo
questo è a sostegno dell'opposizione parlamentare, di stampo elettorale e volto a creare le condizioni per un n uovo governo dei padroni
per queste ragioni le uniche cose che in questo sciopero che contano è il grado di dissenso e contestazioni della direzione cgil
ove questo non si ponesse e ci siano condizioni per appuntamenti alternativi
è importante che questa alternativa sia visibile
noi non condividiamo la posizione di quei sindacati di base o spezzoni di essi che il 6 non partecipino allo sciopero
e ancor meno condividiamo la posizione di gruppi 'comunisti' o 'operaisti' che esaltino questo sciopero e si pongano alla coda della cgil
questa ultima posizione fa più danno della prima
serve un vero sciopero generale per il lavoro e il salario garantito
serve un vero sciopero prolungato, fatto di mille azioni di lotta di assedio
al parlamento e alle sedi di padroni e sindacati collaborazionisti
in grado di aprire uno scontro con il governo e lo stato dei padroni
questo governo non cade con questo tipo di sciopero cgil, nè con le elezioni
ma solo con la rivolta popolare, solo essa può aprire la strada a una situazione nuova favorevole ai proletari e alle masse popolari
proletari comunisti
4 maggio 2011
questa partecipazione ove è possibile deve essere volta a unire le ali dei lavoratori,precari,disoccupati più combattivi, ma allo stesso tempo critici verso la direzione della cgil rappresentata dalla camusso e ora dopo l'accordo alla bertone
verso la direzione fiom
non importa quanto larga la partecipazione, problema relativamente poco importante
visto la programmatica mancanza di incisività dello sciopero e delle manifestazioni
rispetto alla lotta contro i padroni e il governo
questo, indipendentemente dalla partecipazione, resta uno sciopericchio
questo sciopero e volto alla conciliazione con cisl e uil e alla concertazione con padroni e governo
questo è a sostegno dell'opposizione parlamentare, di stampo elettorale e volto a creare le condizioni per un n uovo governo dei padroni
per queste ragioni le uniche cose che in questo sciopero che contano è il grado di dissenso e contestazioni della direzione cgil
ove questo non si ponesse e ci siano condizioni per appuntamenti alternativi
è importante che questa alternativa sia visibile
noi non condividiamo la posizione di quei sindacati di base o spezzoni di essi che il 6 non partecipino allo sciopero
e ancor meno condividiamo la posizione di gruppi 'comunisti' o 'operaisti' che esaltino questo sciopero e si pongano alla coda della cgil
questa ultima posizione fa più danno della prima
serve un vero sciopero generale per il lavoro e il salario garantito
serve un vero sciopero prolungato, fatto di mille azioni di lotta di assedio
al parlamento e alle sedi di padroni e sindacati collaborazionisti
in grado di aprire uno scontro con il governo e lo stato dei padroni
questo governo non cade con questo tipo di sciopero cgil, nè con le elezioni
ma solo con la rivolta popolare, solo essa può aprire la strada a una situazione nuova favorevole ai proletari e alle masse popolari
proletari comunisti
4 maggio 2011
pc 4 maggio - Bergamo-BASTA RAZZISMO: Campo rom, due incendi dolosi in tre settimane
Grassobbio - In via Magellano ancora fiamme volute ai danni dell'abitazione di una famiglia che fortunatamente non era presente. Altro rogo a metà aprile
3 maggio 2011
Secondo incendio nel giro di tre settimane ai danni della casa di una famiglia rom nell’accampamento abusivo di via Magellano, a Grassobbio. Dai primi accertamenti l’ultimo incendio, scoppiato durante la sera di domenica primo maggio, risulta essere doloso; il bilancio, fortunatamente, non è grave: la struttura, un prefabbricato in legno di circa 100 metri quadrati, era disabitata già da alcuni giorni.
Stando alle ricostruzioni avviate dai carabinieri di Zanica, i malviventi hanno tagliato la recinzione del campo (un terreno di 1.500 metri quadrati che da anni ospita un accampamento rom abusivo), hanno cosparso con della benzina l’intero perimetro della casa e hanno appiccato il fuoco.
Le fiamme sono state notate immediatamente da alcune persone di passaggio, e l’incendio è stato domato attorno alla mezzanotte: la struttura, così come alcuni container in lamiera vicini, è stata completamente carbonizzata.
La famiglia nomade che abitava nel campo, al momento del rogo era assente. Solo tre settimane fa erano stati oggetto di un episodio simile: durante la notte una molotov era stata lanciata contro l’abitazione mentre gli occupanti dormivano all’interno, e il tetto era stato parzialmente rovinato. Probabile quindi che la famiglia abbia voluto lasciare la zona per salvaguardare la propria incolumità.
La struttura abusiva doveva essere sgomberata già da tempo: “Da anni il Comune ha emesso un’ordinanza di demolizione – ha spiegato il sindaco Ermenegildo Epis – e finora essere comprensivi con la famiglia non è servito a nulla”. “L’ufficio tecnico ha ora avviato le procedure per l’esproprio definitivo del terreno” ha quindi concluso Epis.
il precedente
Bottiglia incendiaria in un campo rom Una persona ferita a Grassobbio - domenica 10 aprile 2011
Web Site: http://www.ecodibergamo.it/ Orario: 14.42
Data: ( domenica 10 aprile 2011 )
Una bottiglia incendiaria e un ferito. È successo nella notte tra sabato 9 e domenica 10 aprile a Grassobbio. In località Capannelle, ignoti hanno lanciato verso una casa prefabbricata una bottiglia incendiaria che ha bruciato parte della struttura e ferito alle braccia una persona.
3 maggio 2011
Secondo incendio nel giro di tre settimane ai danni della casa di una famiglia rom nell’accampamento abusivo di via Magellano, a Grassobbio. Dai primi accertamenti l’ultimo incendio, scoppiato durante la sera di domenica primo maggio, risulta essere doloso; il bilancio, fortunatamente, non è grave: la struttura, un prefabbricato in legno di circa 100 metri quadrati, era disabitata già da alcuni giorni.
Stando alle ricostruzioni avviate dai carabinieri di Zanica, i malviventi hanno tagliato la recinzione del campo (un terreno di 1.500 metri quadrati che da anni ospita un accampamento rom abusivo), hanno cosparso con della benzina l’intero perimetro della casa e hanno appiccato il fuoco.
Le fiamme sono state notate immediatamente da alcune persone di passaggio, e l’incendio è stato domato attorno alla mezzanotte: la struttura, così come alcuni container in lamiera vicini, è stata completamente carbonizzata.
La famiglia nomade che abitava nel campo, al momento del rogo era assente. Solo tre settimane fa erano stati oggetto di un episodio simile: durante la notte una molotov era stata lanciata contro l’abitazione mentre gli occupanti dormivano all’interno, e il tetto era stato parzialmente rovinato. Probabile quindi che la famiglia abbia voluto lasciare la zona per salvaguardare la propria incolumità.
La struttura abusiva doveva essere sgomberata già da tempo: “Da anni il Comune ha emesso un’ordinanza di demolizione – ha spiegato il sindaco Ermenegildo Epis – e finora essere comprensivi con la famiglia non è servito a nulla”. “L’ufficio tecnico ha ora avviato le procedure per l’esproprio definitivo del terreno” ha quindi concluso Epis.
il precedente
Bottiglia incendiaria in un campo rom Una persona ferita a Grassobbio - domenica 10 aprile 2011
Web Site: http://www.ecodibergamo.it/ Orario: 14.42
Data: ( domenica 10 aprile 2011 )
Una bottiglia incendiaria e un ferito. È successo nella notte tra sabato 9 e domenica 10 aprile a Grassobbio. In località Capannelle, ignoti hanno lanciato verso una casa prefabbricata una bottiglia incendiaria che ha bruciato parte della struttura e ferito alle braccia una persona.
pc 4 maggio - Bergamo: operai senza stipendio da mesi
aumentano i casi di operai che non vengono pagati da mesi....
mentre nei giorni scorsi cgil-cisl-uil bergamo hanno firmato accordi provinciali che detassano gli straordinari...
nei prossimi mesi aumenteranno anche i licenziati, tutto questo è un motivo in più per trasformare lo sciopero del 6 maggio e le manifestazioni innocue stile passeggiata nella città in una giornata di lotta contro la politica di padroni e governo con blocchi e assedio dei palazzi
e per far sentire la rabbia operaia alla convention dei padroni che saranno a bergamo il 7 maggio...
Alla Ipsa arrivano i carabinieri
Lavoratori esasperati: sono senza paga da tre mesi 21 aprile 2011 | economia
Non prendono lo stipendio da tre mesi e sono in attesa della previdenza integrativa dall’aprile del 2009. La situazione si sta facendo veramente insostenibile per la settantina di dipendenti della Ipsa srl (ex Cattaneo Presse) di Albano Sant’Alessandro e ieri mattina all’esterno dello stabilimento si sono registrati attimi di tensione, tanto che intorno alle 9.30 si sono fatti vivi anche i carabinieri. Gli operai, in sciopero dal 1° aprile, fino a quell’ora avevano bloccato la portineria per impedire l’ingresso a una decina di colleghi, che poi hanno potuto invece iniziare la giornata lavorativa. «Ma in realtà se ne stanno là a guardare in aria, perché di lavoro da svolgere non ce n’è per nessuno e dunque neanche per loro - fa notare il sindacalista Battista Pasta della Fiom-Cgil, che segue da vicino le contrastate vicende dell’azienda metalmeccanica bergamasca - in queste prime settimane di aprile qualcuno ha deciso di entrare in fabbrica nonostante lo sciopero. Mai comunque più di dieci persone e in molti casi si tratta di lavoratori disperati, molto preoccupati ovviamente per il proprio futuro ma al tempo stesso ancora con qualche speranza che questa azienda possa avere un futuro». Ma di spazi per conservare un minimo di ottimismo in realtà sembrano non essercene più. «In questo momento - conviene Battista Pasta - la fiducia è finita sotto i tacchi e non potrebbe essere altrimenti. Pensiamo alla situazione che stanno vivendo dei lavoratori che non percepiscono un euro da due mesi e che dello stipendio di gennaio sinora hanno visto solo poco più di un terzo. Però ci interessa capire una volta per tutte quali possano essere effettivamente le prospettive dell’ex Cattaneo Presse e per questo stiamo facendo tutto il possibile affinché venga convocato un tavolo per discutere la situazione con i responsabili dell’azienda e del sindacato, ma anche con quelli della Provincia di Bergamo. Per ora l’unica cosa che ci sentiamo ripetere dall’amministratrice unica Giovanna Meneghetti è che non ci sono soldi. Sugli scenari futuri, invece, neanche una parola». Intanto continuano sia lo sciopero sia il presidio all’esterno dell’azienda, con una ventina di operai che si alternano fuori dai cancelli dalle 8 alle 17.
Operai senza stipendio da mesi:
protesta al cantiere Brebemi3 maggio 2011Cronaca
La protesta dei lavoratori al cantiere di BrebemiRuba un assegno da 85 mila euro ma all'incasso la banca lo scopre
Auto storiche sulle Mura Torna l'Historic Gran Prix
Per circa un'ora hanno bloccato l'ingresso al cantiere Brebemi di Cassano gridando tutta la loro esasperazione per quattro mesi di stipendi non pagati. Questa la manifestazione di protesta inscenata da una trentina di operai della Else di Milano, la ditta a cui il consorzio Bbm (braccio operativo di Brebemi) ha affidato la costruzione dei viadotti dell'autostrada.
Insieme a loro rappresentanze sindacali Cisl, Cgil e Uil di Bergamo e Milano impegnati nella risoluzione di una situazione che si trascina ormai da mesi e che si è venuta a creare per le difficoltà economiche della ditta Else che ha alle sue dipendenze 127 operai di cui circa 50, per lo più extracomunitari del Milanese, impegnati nella costruzione delle fondazioni e sottofondazioni dei ponti dell'autostrada.
È da febbraio che non prendono stipendi e rimborso spese (alcuni anche da gennaio). Così è scattata la protesta. «Il nostro è un lavoro duro – afferma Homs Mahmoud, egiziano –. Come vi sentireste voi a lavorare tutto il giorno nel fango non sapendo se sarai pagato? La mia famiglia in Egitto sta aspettando che gli invii dei soldi».
Sul posto anche il comandante dei carabinieri di Cassano Donato Capriglia che ha cercato da fare da mediatore. Gli operai per rimuovere il blocco hanno però posto come condizione di incontrare rappresentanti della Else e della Bbm.
mentre nei giorni scorsi cgil-cisl-uil bergamo hanno firmato accordi provinciali che detassano gli straordinari...
nei prossimi mesi aumenteranno anche i licenziati, tutto questo è un motivo in più per trasformare lo sciopero del 6 maggio e le manifestazioni innocue stile passeggiata nella città in una giornata di lotta contro la politica di padroni e governo con blocchi e assedio dei palazzi
e per far sentire la rabbia operaia alla convention dei padroni che saranno a bergamo il 7 maggio...
Alla Ipsa arrivano i carabinieri
Lavoratori esasperati: sono senza paga da tre mesi 21 aprile 2011 | economia
Non prendono lo stipendio da tre mesi e sono in attesa della previdenza integrativa dall’aprile del 2009. La situazione si sta facendo veramente insostenibile per la settantina di dipendenti della Ipsa srl (ex Cattaneo Presse) di Albano Sant’Alessandro e ieri mattina all’esterno dello stabilimento si sono registrati attimi di tensione, tanto che intorno alle 9.30 si sono fatti vivi anche i carabinieri. Gli operai, in sciopero dal 1° aprile, fino a quell’ora avevano bloccato la portineria per impedire l’ingresso a una decina di colleghi, che poi hanno potuto invece iniziare la giornata lavorativa. «Ma in realtà se ne stanno là a guardare in aria, perché di lavoro da svolgere non ce n’è per nessuno e dunque neanche per loro - fa notare il sindacalista Battista Pasta della Fiom-Cgil, che segue da vicino le contrastate vicende dell’azienda metalmeccanica bergamasca - in queste prime settimane di aprile qualcuno ha deciso di entrare in fabbrica nonostante lo sciopero. Mai comunque più di dieci persone e in molti casi si tratta di lavoratori disperati, molto preoccupati ovviamente per il proprio futuro ma al tempo stesso ancora con qualche speranza che questa azienda possa avere un futuro». Ma di spazi per conservare un minimo di ottimismo in realtà sembrano non essercene più. «In questo momento - conviene Battista Pasta - la fiducia è finita sotto i tacchi e non potrebbe essere altrimenti. Pensiamo alla situazione che stanno vivendo dei lavoratori che non percepiscono un euro da due mesi e che dello stipendio di gennaio sinora hanno visto solo poco più di un terzo. Però ci interessa capire una volta per tutte quali possano essere effettivamente le prospettive dell’ex Cattaneo Presse e per questo stiamo facendo tutto il possibile affinché venga convocato un tavolo per discutere la situazione con i responsabili dell’azienda e del sindacato, ma anche con quelli della Provincia di Bergamo. Per ora l’unica cosa che ci sentiamo ripetere dall’amministratrice unica Giovanna Meneghetti è che non ci sono soldi. Sugli scenari futuri, invece, neanche una parola». Intanto continuano sia lo sciopero sia il presidio all’esterno dell’azienda, con una ventina di operai che si alternano fuori dai cancelli dalle 8 alle 17.
Operai senza stipendio da mesi:
protesta al cantiere Brebemi3 maggio 2011Cronaca
La protesta dei lavoratori al cantiere di BrebemiRuba un assegno da 85 mila euro ma all'incasso la banca lo scopre
Auto storiche sulle Mura Torna l'Historic Gran Prix
Per circa un'ora hanno bloccato l'ingresso al cantiere Brebemi di Cassano gridando tutta la loro esasperazione per quattro mesi di stipendi non pagati. Questa la manifestazione di protesta inscenata da una trentina di operai della Else di Milano, la ditta a cui il consorzio Bbm (braccio operativo di Brebemi) ha affidato la costruzione dei viadotti dell'autostrada.
Insieme a loro rappresentanze sindacali Cisl, Cgil e Uil di Bergamo e Milano impegnati nella risoluzione di una situazione che si trascina ormai da mesi e che si è venuta a creare per le difficoltà economiche della ditta Else che ha alle sue dipendenze 127 operai di cui circa 50, per lo più extracomunitari del Milanese, impegnati nella costruzione delle fondazioni e sottofondazioni dei ponti dell'autostrada.
È da febbraio che non prendono stipendi e rimborso spese (alcuni anche da gennaio). Così è scattata la protesta. «Il nostro è un lavoro duro – afferma Homs Mahmoud, egiziano –. Come vi sentireste voi a lavorare tutto il giorno nel fango non sapendo se sarai pagato? La mia famiglia in Egitto sta aspettando che gli invii dei soldi».
Sul posto anche il comandante dei carabinieri di Cassano Donato Capriglia che ha cercato da fare da mediatore. Gli operai per rimuovere il blocco hanno però posto come condizione di incontrare rappresentanti della Else e della Bbm.
martedì 3 maggio 2011
pc 3 maggio - BERTONE, LA FIOM SI CREDE FURBA, MA MARCHIONNE VINCE...
La indicazione della Fiom di votare Si al referendum alla Bertone non è affatto una "genialità operaia", come dice Airaudo, nè un atto "coraggioso, di legittima difesa", come dice Maurizio Landini.
Ogni spiegazione fatta su questa decisione appare un "arrampicarsi sugli specchi", un aggrapparsi contraddittorio al fatto che "comunque la Fiom nazionale non firmerebbe l'accordo". La Fiom e i delegati si illudono di essere furbi, di spiazzare in questa maniera Marchionne, di spuntare la pistola che padron Fiat ha puntato alla testa degli operai, ma è un'illusione che durerà poco, perchè è evidente che la azienda non avrà alcuna intenzione sui punti del piano di fare marcia indietro o di riaprire la trattativa - non l'ha avuta e anzi ha peggiorato il piano quando il Si ai referendum era di poco superiore ai No, figurarsi ora che potrà avere una larga maggioranza.
La realtà è che Marchionne sta ottenendo quello che vuole, il suo ricatto vince, e ha di fronte un'opposizione sindacale sempre più solo di parole, come parole sono le sue promesse di mantenimento dei posti di lavoro in cambio di una rinuncia pesante ai diritti sulle condizioni di lavoro e salariali, ai diritti sindacali e di sciopero.
La realtà è che la Fiom, da dopo Mirafiori, per sua responsabilità, ha fatto perdere agli operai e alle operaie il momento buono di mettere in piazza un rapporto di forza favorevole, di chiamare all'unità e ad un vero sciopero generale tutto il mondo del lavoro. E nell'assemblea nazionale Fiom invece di fare un piano articolato e serio di lotta ha fatto un piano di "propaganda e assemblee".
La realtà è che la linea della Cgil della Camusso di riaprire il rapporto unitario con cisl e uil e il dialogo a perdere con padronato e governo Camusso sta passando nella Fiom.
NOI, NEI DUE SPECIALI FIAT "CONTRO IL FASCISMO PADRONALE" AVEVAMO PREVISTO E DETTO TUTTO QUESTO. E ABBIAMO CHIAMATO GLI OPERAI PIU' COSCIENTI ALLA NECESSITA' DI COSTRUIRE ORGANIZZAZIONE SINDACALE DI CLASSE, LINEA E LOTTA INDIPENDENTE DA QUELLA DEI VERTICI FIOM.
Ora i 10 delegati Fiom della Bertone dicono: "Gli operai ci avevano dato il mandato di difendere lavoro e diritti, noi non ci siamo riusciti, nessuna vera trattativa si è aperta, e dunque è giusto restituire la parola ai lavoratori" e si dimetteranno dopo il risultato del referendum. Ma che razza di discorso, linea è mai questa? Prima non hanno difeso i lavoratori e ora, a completamento di una linea fallimentare, dicono di votare Si? E si dimettono, e ora, dopo la sconfitta, restituiscono la democrazia sindacale ai lavoratori? Troppo facile e inutilmente demagogico ora, prima occorreva farlo!
Così Landini non può dire che il referendum è una truffa, che "Non c'è una scelta per i lavoratori qui alla Bertone, ma solo un diktat" e poi dire agli operai di piegarsi a questo diktat; e pensare di opporsi al fascismo padronale con i ricorsi giudiziari.
In nome di non dividere i lavoratori tra chi avrebbe votato no e chi avrebbe votato sì "per disperazione"(NO che qui, tra l'altro, avrebbe stravinto visto la presenza rilevante della Fiom), i dirigenti e delegati Fiom sono responsabili di fatto di aver fatto vincere la "DISPERAZIONE"! (come emblematicamente dimostra anche il tentativo di suicidio dell'operaio della Bertone).
Al di là dei toni dei dirigenti e delegati Fiom della Bertone che cercano di mantenere una linea di resistenza, la "minaccia" più concreta che resta a Marchionne sono i ricorsi legali della Fiom - certo utili, ma poca cosa a fronte dei diktat padronali, di norme a favore dei lavoratori che possono essere cambiate da un momento all'altro dal governo, di giudici che possono essere bravi contro Berlusconi ma che sono mosche bianche quando devono difendere i lavoratori.
La Fiom dice che non firmerà nulla, ma quando durerà questa linea? Come l'indicazione di voto al referendum dimostra, una volta presa una china si va rapidamente verso terra.
La Fiom crede di essere più furba di Marchionne, ma Marchionne vince...
Ogni spiegazione fatta su questa decisione appare un "arrampicarsi sugli specchi", un aggrapparsi contraddittorio al fatto che "comunque la Fiom nazionale non firmerebbe l'accordo". La Fiom e i delegati si illudono di essere furbi, di spiazzare in questa maniera Marchionne, di spuntare la pistola che padron Fiat ha puntato alla testa degli operai, ma è un'illusione che durerà poco, perchè è evidente che la azienda non avrà alcuna intenzione sui punti del piano di fare marcia indietro o di riaprire la trattativa - non l'ha avuta e anzi ha peggiorato il piano quando il Si ai referendum era di poco superiore ai No, figurarsi ora che potrà avere una larga maggioranza.
La realtà è che Marchionne sta ottenendo quello che vuole, il suo ricatto vince, e ha di fronte un'opposizione sindacale sempre più solo di parole, come parole sono le sue promesse di mantenimento dei posti di lavoro in cambio di una rinuncia pesante ai diritti sulle condizioni di lavoro e salariali, ai diritti sindacali e di sciopero.
La realtà è che la Fiom, da dopo Mirafiori, per sua responsabilità, ha fatto perdere agli operai e alle operaie il momento buono di mettere in piazza un rapporto di forza favorevole, di chiamare all'unità e ad un vero sciopero generale tutto il mondo del lavoro. E nell'assemblea nazionale Fiom invece di fare un piano articolato e serio di lotta ha fatto un piano di "propaganda e assemblee".
La realtà è che la linea della Cgil della Camusso di riaprire il rapporto unitario con cisl e uil e il dialogo a perdere con padronato e governo Camusso sta passando nella Fiom.
NOI, NEI DUE SPECIALI FIAT "CONTRO IL FASCISMO PADRONALE" AVEVAMO PREVISTO E DETTO TUTTO QUESTO. E ABBIAMO CHIAMATO GLI OPERAI PIU' COSCIENTI ALLA NECESSITA' DI COSTRUIRE ORGANIZZAZIONE SINDACALE DI CLASSE, LINEA E LOTTA INDIPENDENTE DA QUELLA DEI VERTICI FIOM.
Ora i 10 delegati Fiom della Bertone dicono: "Gli operai ci avevano dato il mandato di difendere lavoro e diritti, noi non ci siamo riusciti, nessuna vera trattativa si è aperta, e dunque è giusto restituire la parola ai lavoratori" e si dimetteranno dopo il risultato del referendum. Ma che razza di discorso, linea è mai questa? Prima non hanno difeso i lavoratori e ora, a completamento di una linea fallimentare, dicono di votare Si? E si dimettono, e ora, dopo la sconfitta, restituiscono la democrazia sindacale ai lavoratori? Troppo facile e inutilmente demagogico ora, prima occorreva farlo!
Così Landini non può dire che il referendum è una truffa, che "Non c'è una scelta per i lavoratori qui alla Bertone, ma solo un diktat" e poi dire agli operai di piegarsi a questo diktat; e pensare di opporsi al fascismo padronale con i ricorsi giudiziari.
In nome di non dividere i lavoratori tra chi avrebbe votato no e chi avrebbe votato sì "per disperazione"(NO che qui, tra l'altro, avrebbe stravinto visto la presenza rilevante della Fiom), i dirigenti e delegati Fiom sono responsabili di fatto di aver fatto vincere la "DISPERAZIONE"! (come emblematicamente dimostra anche il tentativo di suicidio dell'operaio della Bertone).
Al di là dei toni dei dirigenti e delegati Fiom della Bertone che cercano di mantenere una linea di resistenza, la "minaccia" più concreta che resta a Marchionne sono i ricorsi legali della Fiom - certo utili, ma poca cosa a fronte dei diktat padronali, di norme a favore dei lavoratori che possono essere cambiate da un momento all'altro dal governo, di giudici che possono essere bravi contro Berlusconi ma che sono mosche bianche quando devono difendere i lavoratori.
La Fiom dice che non firmerà nulla, ma quando durerà questa linea? Come l'indicazione di voto al referendum dimostra, una volta presa una china si va rapidamente verso terra.
La Fiom crede di essere più furba di Marchionne, ma Marchionne vince...