sabato 9 aprile 2011
pc 9 aprile - CONTRO GLI ARRESTI E LE PERQUISIZIONI A BOLOGNA VERSO CHI LOTTA CONTRO I CIE
"Nella notte fra il 5 e il 6 aprile, mentre nel Mediterraneo avveniva l’ennesima strage di donne, uomini e bambini affogati a causa delle leggi razziali della Fortezza Europa, le solerti forze dell’ordine&disciplina si presentavano, in diverse città, nelle case di una sessantina di compagni/e con un mandato di perquisizione.
Un’operazione in grande stile mediatico che ha portato in carcere alcuni compagni/e a Bologna e Ferrara, propinando ad altri/e misure restrittive in base ad accuse che puzzano di montatura lontano un miglio – e che come tali cadranno, ma non prima di aver fatto fare loro gratuitamente alcune settimane, se non mesi, di galera, come sempre.
Quello che i giornali non dicono – e non diranno mai – è che le compagne e i compagni inquisiti e arrestati da anni denunciano la violenza di luoghi come i Cie – campi di concentramento per migranti – e le violenze perpetrate al loro interno, dalle violenze sessuali nei confronti delle donne migranti agli abusi e alle umiliazioni nei confronti degli uomini.
Il loro impegno è teso a smascherare le connivenze tra imprese italiane come l’Eni, Finmeccanica ecc., con regimi dittatoriali (come Libia e Nigeria) e le loro responsabilità nella devastazione ambientale e nello sfruttamento delle popolazioni colonizzate.
E’ chiaro che quello che dà fastidio al potere sono i contenuti su cui si dibatte e si lotta: denunciare le violenze di questo sistema che non lascia scampo a chi non gli è asservito/a né funzionale, invitare a pensare in maniera critica e auspicare una possibile ribellione alla guerra e alla violenza dello Stato in cui viviamo. Sono questi i veri capi di imputazione, è questo ciò che fa paura ai veri violenti e
mafiosi che detengono il potere!
Noi ci sentiamo solidali con chi ha lottato insieme a noi, con chi con noi ha denunciato le violenze dei e nei Cie e le politiche colonizzatrici dello Stato italiano, del suo esercito e delle sue imprese.
Vogliamo ricordare il sostegno concreto che proprio l’area anarchica ha dato alla lotta femminista contro i Cie, senza alcun settarismo e nel rispetto delle differenze.
E’ arrivato il momento di mettere da parte la paura della repressione ed essere tutte/i solidali con compagne/i che non si sono fatte/i intimorire o fermare da queste logiche repressive. La repressione avanza se noi ci autoreprimiamo e veniamo meno nel riconoscimento reciproco e nella solidarietà.
Terrorista, per noi, è chi sfrutta, imprigiona, stupra, tortura, bombarda.
Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare alla settimana di iniziative in solidarietà con le compagne e i compagni del Centro di documentazione Fuoriluogo arrestati.
* Domenica 10 aprile: h. 15, presidio sotto al carcere della Dozza (Bologna); h. 19, presidio sotto al carcere di Ferrara – in solidarietà con le/gli arrestati e contro tutte le gabbie
* Martedì 12 aprile: h. 13, pranzo sociale davanti alla mensa universitaria – contro i lager di stato e tutti i loro complici
* Giovedì 14 aprile: h. 18, in piazza dell’Unità a Bologna – assemblea pubblica per il corteo di sabato 16/4
* Sabato 16 aprile h. 15, piazza XX Settembre (Bologna) corteo contro la guerra d’occupazione in Libia e al fianco degli insorti in Nordafrica; contro la guerra interna fatta di proibizioni e repressione; contro i lager di Stato e al fianco di chi si ribella dentro e fuori; contro tutte le gabbie e in solidarietà alle compagne e ai compagni arrestati e a tutti i/le reclusi"
Noinonsiamocomplici
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/
pc 9 aprile - MARGHERA LE LAVORATRICI SI MOBILITANO CONTRO LE UCCISIONI DI PROSTITUTE IMMIGRATE
Oggi, sabato, a Marghera mercato, volantinaggio delle Lavoratrici -immigrate e non- di Slai Cobas per il sindacato di classe contro l'assassinio di Faith a Marghera.
MARGHERA. "E' morta ieri notte all'ospedale di Mestre, dov'era ricoverata in coma da tre giorni, la giovane prostituta nigeriana trovata priva di sensi sul ciglio di una strada a Marghera, poco dopo la mezzanotte di sabato. Originaria di Benin City, aveva 23 anni. L'ipotesi è di omicidio: il corpo non presentava segni evidenti di lesioni o ferite ma gli investigatori sono convinti che la donna sia rimasta vittima di un'aggressione che le avrebbe provocato il vasto edema cerebrale che ne ha causato la morte.
La donna è stata trovata priva di sensi da una famiglia che faceva ritorno a casa. Non aveva documenti nella borsetta, ma solo pochi euro... Non è escluso che possa essere stata vittima dell'aggressione di un cliente.
Nel 2002 si era verificato un caso simile a Marghera, rimasto irrisolto: una prostitura di colore era stata seviziata con una bottiglia di coca cola".
Riportiamo dal volantino diffuso dalle lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe di Marghera
“... NOI SIAMO LAVORATRICI E DIVERSE DI NOI SONO DISOCCUPATE, molte di noi sono immigrate e anche della stessa nazionalità di “Faith”.
Come in moltissimi altri casi, l’Unità un paio di mesi fa riportava oltre 200 i casi di donne nigeriane uccise in Italia, a morire è stata una donna NIGERIANA.
La NIGERIA ha più di 100 milioni di abitanti, forse 130 milioni oggi, e quello che sta avvenendo è un genocidio pianificato dalle multinazionali petrolifere, anche italiane, che hanno distrutto il sistema di vita tribale precedente per estrarre petrolio, e che in questo modo hanno portato decine di milioni di persone a vivere nelle megalopoli, nelle metropoli, in città-inferno dove l’unica cosa che conta sono i soldi, e dove esistono disparità sociali immense, dove mancano del tutto i servizi sociali, dove per andare a scuola occorre pagare. Per questo moltissime giovani donne vengono spedite in Europa dietro la promessa di un facile lavoro e di una introduzione sociale, che spesso si conclude con la morte. Infatti, una volta scese dagli aeroporti, i loro sfruttatori le privano del passaporto, e le costringono alla prostituzione finché non arrivano a pagare una certa “cifra” di riscatto, senza la quale se fuggono o si rifiutano di prostituirsi, rischiano di essere uccise. Queste cose la Polizia le sa, le sanno tutti, e però nessuno pone un rimedio a questa situazione. Solo di tanto in tanto, anziché portare nei CIE le prostitute rese così “clandestine”, gli organi inquirenti arrivano ai “centri” dello sfruttamento. Anche questo, è il prodotto della legge Bossi-Fini. In Italia, non arriva dalla Nigeria solo un mare di immigrazione e di donne sfruttate, arriva anche il petrolio. E’ questo lo “scambio” che i potenti fanno. Vite umane contro soldi...
... Chiediamo che l’AMBASCIATA DELLA NIGERIA così come le altre ambasciate, inizi a rilasciare passaporti gratuiti a quelle donne nigeriane che denunciano di averlo smarrito, poiché va detto che i loro passaporti (loro arrivano regolarmente in Europa), una volta che arrivano in Italia, vengono distrutti dai loro sfruttatori.
COME LAVORATRICI E DISOCCUPATE, COME DONNE, CHIEDIAMO A TUTTE LE DONNE DI AVVIARE UNA LOTTA SENZA QUARTIERE CONTRO LO SFRUTTAMENTO SESSUALE E CHI LO PROTEGGE...
Lavoratrici e Disoccupate di SLAI Cobas per il sindacato di classe
pc 9 aprile - la campagna di sostegno india a Milano
I PROLETARI DI VIALE MONZA
Riempiendo la fermata della Metro e gli
angoli della piazza in via dei Transiti con i manifesti della campagna
internazionale, esponendo la mostra, diffondendo 200 copie dell’appello
e altre centinaia di copie della mozione operaia, dossier informativo
sulla politica assassina della TATA e del suo legame col capitalismo
Fiat, della genocida operazione “Caccia Verde”, i compagni di
proletari comunisti a cui si è unito un compagno del Si. Cobas hanno
portato una ventata di speranza tra i proletari che abitano il
quartiere. Tanta la curiosità che ha suscitato la mostra con il chiaro
e semplice messaggio che emergeva dalle foto, ma anche il manifesto
“Tata Fiat =legami di sangue”, principalmente tra gli immigrati e in
particolare tra quelli del Bangladesh e arabi. Qualcuno si è fermato a
discutere per saperne di più, altri hanno fatto domande per capire i
legami tra Italia e India. Una piccola ma significativa iniziativa che
ha portato tra i giovani, gli immigrati, i lavoratori del quartiere
multietnico la voce- la pratica- la speranza che la rivoluzione indiana
rappresenta per gli oppressi di tutto il mondo e che ha catalizzato l’
attenta e numerosa presenza di squadra politica di polizia e
carabinieri, una quindicina in tutto.
Circolo proletari comunisti
milano
8-04-2011
pc 9 aprile - VITTORIA GIUDIZIARIA DI PAOLO DORIGO (benchè in ritardo)
Si tratta di una lunga e ricca sentenza.
Su di essa nei prossimi giorni pubblicheremo un articolo/commento dello stesso Paolo Dorigo.
La sentenza della Corte Costituzionale stabilisce che va riaperto il processo conclusosi con una condanna all'esito di un procedimento giudiziario giudicato non equo dalla Corte europea dei diritti dell'uomo; di conseguenza viene stabilita l'illegittimità costituzionale dell'art. 630 del cpp nella parte in cui non prevede questa revisione al fine di conformarsi a un verdetto della Corte dei diritti dell'uomo.
Questa pronuncia importante viene fatta proprio sul processo di Paolo Dorigo, condannato per l'attentato alla base di Aviano del 1993. Questo processo era stato fin dall'inizio gravemente inquinato con violazione delle regole elementari di giustizia, tra cui quella di ritenere veritiere dichiarazioni di tre coimputati che però non avevano mai voluto fare il confronto diretto che Paolo più volte richiedeva.
Per questo ingiusto e illegale processo Paolo Dorigo è rimasto in carcere per 13 anni!
Ora, finalmente la Corte costituzionale gli dà ragione. Purtroppo troppo tardi! Paolo Dorigo si è fatto tutti i lunghi anni di carcere, spesso duro, ed è uscito solo grazie alla lunga mobilitazione di tanti compagni, comunisti, democratici, intellettuali, sia italiani che stranieri, e alla pervicace campagna fatta da Proletari Comunisti nella cui organizzazione Paolo ora porta milita.
SENTENZA N. 113 ANNO 2011
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: Presidente: Ugo DE SIERVO; Giudici : Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO, Alfonso QUARANTA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSESE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI, Giorgio LATTANZI,
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
LA CORTE COSTITUZIONALE...
... dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 630 del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede un diverso caso di revisione della sentenza o del decreto penale di condanna al fine di conseguire la riapertura del processo, quando ciò sia necessario, ai sensi dell’art. 46, paragrafo 1, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, per conformarsi ad una sentenza definitiva della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 4 aprile 2011.
F.to:
Ugo DE SIERVO, Presidente
Giuseppe FRIGO, Redattore
Gabriella MELATTI, Cancelliere
Depositata in Cancelleria il 7 aprile 2011.
Il Direttore della Cancelleria
F.to: MELATTI
pc 9 aprile - Palermo - operai e lavoratori a sostegno della guerra popolare in India
Alla Fincantieri dove la maggioranza degli operai è in cassa integrazione è stata fatta l’affissione del manifesto e delle locandine con invito alle due iniziative, quella all’Accademia delle Belle Arti che si è tenuta il 7 aprile e quella presso la sede sindacale dello Slai Cobas per il sindacato di classe prevista per il pomeriggio dell’8.
Ieri pomeriggio quindi si è tenuta l’assemblea con lavoratori, precari e alcuni disoccupati. Sono stati spiegati, grazie anche all’ausilio della mostra, di filmati e diapositive, e dei documenti presenti sul banchetto, i motivi della campagna di solidarietà internazionale. È stata sottolineata la necessità dell’informazione praticamente negata dai mezzi di stampa e di comunicazione ufficiali e la differenza di fondo tra la guerra popolare guidata dal partito comunista indiano maoista e le altre “guerre”, Iraq, Afghanistan… o le rivolte cui assistiamo in questi giorni principalmente nei paesi arabi. In particolare si è parlato degli aspetti legati al mondo del lavoro, fabbriche, call center, e alle strette relazioni anche tra le politiche di svendita e privatizzazione del settore pubblico dei vari paesi “sviluppati” ed “emergenti” che peggiorano, o rendono impossibili, le condizioni di vita e di lavoro delle grandi masse. Sono stati riportati esempi di come i compagni indiani guidano le lotte sindacali organizzando gli operai, i lavoratori, i grandi scioperi e le manifestazioni di massa che vengono messe in campo contro i padroni, il governo indiani.
Sempre particolarmente toccante in questi momenti è, all’interno delle condizioni generali, il racconto/denuncia delle condizioni delle donne ma soprattutto la risposta in senso rivoluzionario che queste stesse donne sempre di più danno, aderendo come protagoniste in prima linea alla guerra popolare, al governo reazionario indiano che attraverso l’operazione Green Hunt sta commettendo un genocidio contro il proprio popolo. Tra i documenti citati, che denunciano questa operazione e che è stato anche utilizzato un po’ come “guida” nel percorso del sostegno alla guerra popolare, vi è il resoconto di Arundhaty Roy “In marcia con i compagni” che i presenti e in particolare le donne lavoratrici e precarie hanno richiesto con molta curiosità ed interesse.
Alla fine è stata letta la mozione di solidarietà che è stata sottoscritta da tutti i presenti.
*****
TESTO DELLA MOZIONE
India, il paese dove “gli operai bruciano i padroni”
Noi operai, lavoratori, precari, disoccupati salutiamo la lotta delle masse popolari indiane contro il regime reazionario indiano e l’imperialismo che lo sostiene.In India le masse lottano contro i padroni che licenziano e sfruttano, contro il carovita, la corruzione e il terrorismo di Stato, con grandi scioperi e manifestazioni, occupazioni di fabbriche, attacchi ai padroni.In India il governo è deciso a vendere le risorse naturali e umane alle multinazionali imperialiste occidentali, ai nuovi monopoli dei padroni delle grandi fabbriche automobolistiche e siderurgiche, come Tata, Essar, Jindal, Mittal, ecc., che traggono dallo sfruttamento selvaggio di operai, spesso donne e bambini, i profitti che permettono loro di divenire acquirenti e partecipanti dei grandi monopoli internazionali del settore, in alleanza anche con i padroni italiani.Contro tutto questo le masse popolari indiane si ribellano e sviluppano una guerra di popolo guidata dal partito della classe operaia indiana, il Partito Comunista dell’India maoista.Il governo indiano e l’imperialismo scatenano contro le masse ribelli una repressione che, sotto il nome di “operazione Green Hunt”, è fatta di massacri, esecuzioni sommarie, repressione verso interi villaggi e settori della popolazione, per cercare di cancellare quello che i padroni del mondo definiscono “la più grave minaccia interna e un pericolo per il sistema internazionale”, la guerra di popolo che ha invece per obiettivo quello di stabilire un governo popolare basato sull’unità di operai e contadini, rovesciando gli imperialisti, la borghesia e le classi feudali.La lotta per i diritti dei lavoratori e dei popoli, la lotta per il lavoro, i salari, le condizioni di vita; la lotta per la libertà, per la democrazia; la lotta per rovesciare il potere dei padroni e per il potere nelle mani dei lavoratori e delle masse popolari, è una lotta internazionale che ci unisce in ogni angolo del mondo.Per questo esprimiamo la massima solidarietà alle masse popolari indiane, al Partito che le guida, perchè respingano gli attacchi del nemico e avanzino fino alla vittoria.
proletari comunisti - PCm Italy
campagna di sostegno internazionale alla guerra popolare in India 2-9 aprile
diffuso in fabbriche, posti di lavoro, organizzazioni sindacali, lotte proletarie
pc 9 aprile - PRESCRIZIONE BREVE CONTRO I PROCESSI PER MORTI SUL LAVORO E STRAGI
Un colpo di spugna per padroni e Stato assassini. I 7 morti operai della Thyssen di Torino, i 32 morti di Viareggio, i 40 operai morti per amianto alla Fincantieri di Palermo, e tante altre decine, centinaia, migliaia di morti per omicidi sul lavoro, per malattia da lavoro non esisteranno più, come i loro famigliari che per anni si stanno battendo. Morti fino ad ora fastidiosi e tra poco finalmente invisibili per padroni, governo, Stato. Morti che non avranno neanche un minimo di giustizia mentre i padroni continueranno ancora di più a far morire per i profitti, tutelati dallo Stato dell'ingiustizia.
Facciamo della sentenza per la strage della Thyssen, il giorno 15 aprile, una mobilitazione nazionale davanti al Tribunale di Torino:
Contro l'impunità dei padroni assassini sostenuti da questo governo!
No alla prescrizione breve del governo!
Assediamo il Tribunale a Torino il 15 aprile
Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
per adesioni: bastamortesullavoro@gmail.com
pc 9 aprile - BERGAMO: RESPINGIAMO MARONI!
sabato 9 aprile ore 9.00 in via Tasso, davanti alla Prefettura
In questi giorni, resi ancora più drammatici dalle continue tragedie in mare, migliaia di uomini e donne cercano scappare a guerre, povertà e condizioni di vita inumane migrando verso l'Italia: la Tunisia, scossa da una rivolta mai vista a quelle latitudini, è base di partenza per chi cerca una vita migliore e lo fa in Italia per scappare all'autoritarismo e all'incertezza. La risposta del governo e del ministro Maroni è il respi...ngimento: tramite accordi bilaterali con il governo tunisino i migranti che arriveranno sulle coste italiane saranno rimpatriati e quindi rimandati in quell'inferno dal quale cercano di scappare. Le politiche dell'accoglienza italiane sono fatte di tendopoli, show televisivi di Berlusconi, centri di detenzione con condizioni pessime e il ministro Maroni è uno dei responsabili (spinto dai fondamentalisti del suo partito) di questa linea che nega la situazione eccezionale in cui si trova la Tunisia attuale. Noi oggi vogliamo respingere il ministro Maroni, per il diritto di libera circolazione degli individui, contro le retoriche securitarie del governo e contro l'istituzione de facto di CIE per fare fronte ad un'emergenza che è tutta umanitaria. MARONI FO' DI COIONI! NO BORDER NO NATION
venerdì 8 aprile 2011
pc 8 aprile - IN ONORE DI MARA
L'8 aprile 1945 nasceva, a Sardagna di Trento, Margherita Cagol, fondatrice, militante e dirigente, nome di battaglia Mara, delle Brigate Rosse e uccisa il 5 giugno 1975 ad Arzello d' Acqui dai carabinieri.
In quella occasione le compagne e i compagni della rivista Rosso scrissero questo articolo:
"Margherita Cagol.
Dipinta come un'appendice del marito, da cui "dovrebbe"aver preso l'ideologia rivoluzionaria più per amore che per la sua reale scelta politica, Margherita Cagol, ora assassinata nello scontro di Acqui, è considerata dallo Stato e dalla stampa borghese come una donna totalmene incapace di scelte personali dettate da una presa di coscienza politica.
La stampa borghese, serva dei padroni, porta nei suoi confronti un duplice abominevole attacco: oltre alla denigrazione politica anche la denigrazione personale che colpisce la donna in quanto sottospecie umana incapace di fare scelte rivoluzionarie autonome.
Margherita è morta, assassinata dallo Stato della violenza come migliaia di altri ed altre rivoluzionarie, pienamente cosciente della sua scelta di lotta fatta per abbattere il sistema capitalistico e per eliminare, quindi, lo sfruttamento di qualsiasi essere umano su un altro essere umano.
Evidentemente non meraviglia affatto i compagni rivoluzionari l'attacco politico della stampa sia di Stato che riformista sulle forme di organizzazione e di resistenza armata oggi esistenti in Italia, ma piuttosto il fatto che a questo si aggiunge l'attacco alla donna che non può fare queste scelte politiche se non in quanto manipolata da un uomo di cui si è innamorata perdutamente e per frustrazioni amorose in generale. E'il caso anche della compagna Ulrike Meinhof oggi coinvolta nel processo più scandalosamente antidemocratico e illegale dell'occidente capitalistico.
Ulrike Meinhof avrebbe intrapreso l'attività all'interno di un'organizzazione armata a causa di sue precedenti delusioni amorose. E' la disperazione individuale, l'isoddisfazione all'interno dei rapporti personali che muove le donne a votarsi e a sacrificarsi per la causa rivoluzionaria. Noi sappiamo che sia Margherita sia Ulrike hanno fatto le loro scelte di classe e d'organizzazione in base a una presa di coscienza precisa e ad una analisi del momento politico, (fase politica, autonomia della classe, ruolo del riformismo, organizzazione) che pur non condividendo, non possiamo che rispettare.
Nel conto che dovranno pagare i padroni e i loro servi, aggiungiamo anche questo modo di trattare la donna."....
Contro l'impunità dei padroni assassini sostenuti da questo governo! No alla prescrizione breve del governo! Tutti a Torino il 15 aprile
Riportiamo l'appello nazionale:
A Torino il 15 aprile per la sentenza ThyssenKrupp!
Assediamo il Tribunale perchè vogliamo una pesante condanna per i padroni assassini!
Il 15 Aprile il Tribunale di Torino deciderà se condannare o meno i padroni della ThyssenKrupp,responsabili di una delle più terribili stragi di lavoratori nel nostro paese dove 7 operai morirono sul lavoro bruciati vivi.
La rabbia e la mobilitazione sono stati fattori decisivi per questo processo e hanno fatto sì che ai padroni venisse contestato, per la prima volta in processi per le morti di lavoratori, il reato di "omicidio volontario".
La Rete nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro fa appello per una partecipazione rappresentativa e combattiva davanti al Tribunale di Torino il giorno della sentenza che riguarda sì i famigliari dei 7 operai morti bruciati ma anche tutti coloro che si battono per la difesa della vita degli operai nei luoghi di lavoro e per avere giustizia nei processi.
Noi della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, assieme ai famigliari e ai compagni del CCP, siamo stati l'unica realtà nazionale che si è battuta per non fare spegnere i riflettori su questa tragica vicenda con una manifestazione nazionale a Torino nel primo anniversario della strage, con la presenza continua alle udienze e con una corrispondenza puntuale riportata nel blog, nei numeri del Bollettino e nella rete di contatti nazionale.
La sentenza che verrà emessa a Torino è una tappa fondamentale nello scontro di classe perchè, se i padroni della Thyssen saranno assolti, tutti i padroni si sentiranno ancora più forti nell'andare avanti nella guerra quotidiana ai lavoratori e i processi Eternit, Viareggio, Paderno Dugnano, Umbria Olii e tanti altri, seguiranno questa strada.
I padroni della ThyssenKrupp hanno mandato avanti i loro mercenari prezzolati che li difendono per dire che non vogliono un processo politico contro di loro.
Sì, signori, invece vogliamo che diventi un processo politico contro di voi che avete perseguito un solo interesse, quello della ricerca assoluta del profitto per cui la sicurezza dei lavoratori è un costo, contro di voi che avete fin da subito cercato di inquinare le prove e offeso le vittime pure al processo con un atteggiamento strafottente.
Un processo politico contro tutto il sistema su cui dominate fatto di terrorismo psicologico, ricatti, precarietà, di controlli e ispezioni inesistenti, di sindacati compiacenti, un sistema che vogliamo mettere in discussione perchè è incompatibile con la sicurezza e la salute degli operai!
Ai lavoratori ai comitati di famigliari delle vittime, alle forze politiche e sindacali, al movimento studentesco.
Tutti a Torino il 15 aprile nel giorno dell'ultima udienza, dov'è più che mai necessaria una mobilitazione di massa che assedi il Tribunale di Torino per impedire l'impunità per i padroni assassini, per chiedere pesanti condanne contro di essi, per dire basta alla giustizia negata dai Tribunali, per dire basta alle morti sul lavoro, per lottare contro questo governo che ha peggiorato la legislazione sulla sicurezza, dalle sanzioni del Testo Unico ai controlli sugli apparati di controllo e prevenzione, dimostrando nei fatti la sua vera natura di comitato d'affari dei padroni.
Raccogliamo adesioni, organizziamo la partecipazione.
Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro.
Adesioni a: bastamortesullavoro@gmail.com
pc 8 aprile - corrispondenza da manduria
Gli immigrati stavano prevalentemente fuori dal campo. Alcuni si dividevano vestiari e aiuti arrivati da gente solidale, altri ballavano grazie alle presenze di alcuni giovani della zona che facevano musica, altri ancora parlavano a gruppi
Quando siamo arrivati siamo stati subito bene accolti e circondati da un numero rilevante di immigrati; ci riconoscono ormai facilmente, e sono cominciate le discussioni, le domande.
Da parte loro volevano sapere soprattutto se i permessi di soggiorno ci saranno veramente e quando, mentre ad altri interlocutori antirazzisti, e in particolare ad un compagno della zona che parla arabo, rivolgevano molte domande circa il viaggio, il modo di arrivare a Milano, Torino, ecc. e poi in Francia che resta il paese di maggior riferimento.
Molti di loro hanno fiducia in questo permesso di soggiorno di 6 mesi e sembra cresciuto il numero di immigrati che vuole rimanere in Italia, sia da parte di chi ha già un appoggio, sia di chi non lo ha.
Molto forte è la denuncia del governo francese e con grande attenzione vengono ascoltate le valutazioni e le spiegazioni del perchè la Francia ha questa attitudine. Questo ha permesso di parlare delle condizioni degli immigrati di origini araba in Francia, delle rivolte delle banlieues e della particolare attenzione messa da Sarkozy a tutto questo.
Verso la posizione del governo italiano vi è molta attesa, divisa tra speranza, apprezzamento e timori fondati; per questo alcuni di loro dicono: cominciassero subito... quando vedremo i primi 50 partire, ci crederemo realmente...
Le condizioni del campo restano abbastanza critiche: il freddo serale, il cibo insoddisfacente – non tutti mangiano sempre; la possibilità però di uscire liberamente dal campo e l'attesa dei permessi di soggiorno ha tranquillizzato in parte la situazione. Ma nello stesso tempo c'è consapevolezza diffusa che la ribellione di sabato scorso, la continuazione della lotta in altre forme nei giorni di domenica e lunedì ha permesso di ottenere risultati anche in termini di minore controllo nel campo.
Nelle discussioni, la mancanza di lavoro viene esposta come la principale ragione dell'abbandono della Tunisia; è forte la denuncia del governo della corruzione di Ben Alì, ma anche la sfiducia nel nuovo governo basato sui militari; la situazione di vita in Tunisia rimane uguale, non si vedono prospettive di lavoro. Abbiamo chiesto della presenza dei comunisti, delle organizzazioni sindacali, alcuni di loro sapevano che i comunisti sono fuorilegge, sui sindacati invece dicono, secondo quelli con cui abbiamo parlato, che o non ci sono o sono troppo legati al governo. Prevale una visione pessimista sul futuro e le elezioni annunciate per luglio non sembrano creare speranze.
Una parte degli immigrati – minoritaria, per quanto abbiamo potuto capire – non è contraria al ritorno.
Il rapporto con chi arriva al campo è molto caloroso in generale. I fascisti sono comunque spariti dalla zona.
Sulle misure repressive occorre fare un discorso, da un lato sono assolutamente inaccettabili e illegali e vanno contrastate, dall'altro non impediscono tuttora, data la presenza degli immigrati prevalentemente all'esterno del campo, di parlare, discutere, legarsi ad essi. Gli uomini della Digos svolgono un servizio di particolare attenzione verso i compagni conosciuti, e noi “godiamo” di un'attenzione assillante, vengono scattate foto a distanza, si cerca di ascoltare quando parliamo, di sapere cosa pensiamo di fare, ecc. Ciononostante, con discrezione sono stati distribuiti volantini/messaggi con parole d'ordine e indicazioni, che segnano anche la messa a disposizione dello Slai cobas per il sindacato di classe nella tutela dei diritti.
E' proseguita la polemica con gli “antirazzisti legalitari” che avevano dato pessima prova di sé in occasione della protesta di sabato scorso e che continuano a darla; la loro azione è prevalentemente assistenziale, pacificatrice, tranquillizzante, seminano fiducia nello Stato, nel governo e nelle forze dell'ordine, anche se naturalmente gli immigrati hanno sete di avere indicazioni anche tecniche per ottenere e poi gestire questo permesso di soggiorno, se sarà realmente dato.
Il campo resta off limits per tutti, tranne che per la delegazione del PD, guidata dal responsabile nazionale per la sicurezza – ed è tutto dire....
Ieri sera è arrivata 'Porta a Porta' e senza timore molti degli immigrati hanno voluto farsi spettatori e interlocutori della trasmissione sapendo che ci sarebbe stato il Ministro degli Interni.
Sono cominciate ad essere smontate una parte delle tende; ma ora come ora non è possibile fare una valutazione definitiva, può essere una misura volta semplicemente ad allentare per ora la tensione verso le amministrazioni locali (le dimissioni del Sindaco sono infatti rientrate), ma può essere anche il segno della creazione di una struttura stabile e definitiva che ospiti 1500 immigrati, un nuovo CIE o simil CIE. I prossimi giorni scioglieranno la situazione.
E' fondamentale dare un messaggio di lotta e di autorganizzazione collettiva, spiegare e fornire indicazioni per dare agli immigrati strumenti nelle proprie mani e non, come alcuni vorrebbero, per renderli degli eterni assistiti.
Domani c'è la manifestazione regionale antirazzista. Ma la questione importante è se la prossima settimana arriveranno o no i permessi di soggiorno. Se questo non avverrà, è la ribellione l'aspetto principale da sviluppare.
Manduria 7.4.2011
pc 8 aprile - PROCESSO THYSSENKRUPP: UDIENZA DEL 8 APRILE
Iniziano le due sostitute del procuratore Raffaele Guariniello: le due dottoresse, Laura Longo e Francesca Traverso, effettuano un'esposizione di circa due ore durante la quale confutano - anche utilizzando un filmato che ricostruisce le drammatiche sequenze della telefonata ai Vigili del Fuoco effettuata nei momenti dell'incendio che ha provocato l'eccidio del 6 dicembre 2006 - da par loro tutte le baggianate e le palesi falsità asserite dalle difese sui vari temi di prova.
L'incisività del ragionamento delle rappresentanti della procura della Repubblica è molto ben dimostrata dal fatto che l'avvocato Ezio Audisio 'regge' circa mezz'ora prima di scappare, visibilmente irritato, dall'aula, lasciandovi i soli Maurizio Anglesio ed Andrea Garaventa per circa mezz'ora: evidentemente è ben consapevole di essere stato un bugiardo, e di aver a più riprese sostenuto tesi indecenti al solo scopo di cercare di salvare il c... ai padroni stragisti di cui è un servo molto ben remunerato.
Successivamente, a concludere l'intervento della pubblica accusa, interviene il dottor Raffaele Guariniello: il pm alessandrino annuncia di presentare, nelle conclusioni scritte che consegna alla Corte, ulteriori elementi di prova rappresentati dalle sentenze, della suprema Corte di Cassazione, intervenute sui temi oggetto del procedimento nell'arco temporale in cui si è svolto lo stesso.
Sottolinea inoltre, insieme con il suo piacere di avere rapporti dialettici con l'avvocato Cesare Zaccone, come le richieste da lui fatte sono il frutto della propria coscienza, prendendo così le distanze da chi le ha criticate, sia perché ritenute troppo alte, sia troppo basse.
A seguire la parola passa alle parti civili che confermano ed argomentano le proprie richieste, depositando contestualmente le proprie conclusioni scritte, come peraltro richiesto dalla presidente Iannibelli per consentire alla difesa l'esercizio del contraddittorio.
L'udienza viene sospesa definitivamente alle ore 13:30, e rinviata a mercoledì 13 aprile, quando sarà la volta delle difese replicare.
Infine venerdì 15 aprile si chiuderà il procedimento e la Corte si ritirerà per formulare la sentenza.
Nelle stesse ore è prevista, davanti a Palazzo di Giustizia, una manifestazione della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, che si concluderà soltanto dopo la lettura delle condanne.
Torino, 08 aprile 2011
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino
pc 8 aprile - Milano in piazza contro la guerra di aggressione in Libia
No imperialist intervention in Libya !
National mobilization against Italian imperialism !
Smash the Berlusconi’s government,modern fascist, neo-colonial and warmonger.
Protest against the bases of war in the South Italy: Naples, Sicily, Taranto.
Support for the Arab masses in revolt!
For the new democratic revolution throughout the Arab world!
For the path of people's war led by genuine proletarian parties, with a united front and liberation army!
CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA
SOSTEGNO DEI POPOLI IN LOTTA
SOLIDARIETA' CON I MIGRANTI
SABATO 9 APRILE MILANO
ORE 16,30 IPERCOOP DI VIALE UMBRIA
ORE 17,00 VIALE PADOVA ANGOLO VIA ARQUÀ
NO ai BOMBARDAMENTI "UMANITARI"!
SOSTEGNO alle LOTTE POPOLARI! FUORI L'ITALIA DALLE ALLEANZE E GUERRE
IMPERIALISTE Contro l'egoismo razzista e sciovinista che prima rapina
risorse e poi respinge le persone ! CONTRO LA RETORICA RAZZISTA
dell'INVASIONE e le POLITICHE di RESPINGIMENTO nel MEDITERRANEO
Le lotte popolari che stanno scuotendo il mondo arabo rappresentano un
avvenimento rivoluzionario nel contesto di crisi generale che investe
il
capitalismo su scala internazionale. La cacciata di Mubarak in Egitto e
di Ben Alì in Tunisia dimostrano che l'unità e la lotta popolare
possono raggiungere obiettivi importanti e mettere in moto processi con
i quali tutte le parti sono costrette a fare i conti. E' per questo che
l'aggressione alla Libia rappresenta la testa di ponte preventiva per
tentare di fermare le rivolte del Maghreb prima che appicchino
l'incendio in tutti gli altri Stati della regione. Evidente è il
tentativo di strumentalizzare le rivolte nel segno del "cambiare tutto,
per non cambiare nulla". Con il pretesto di appoggiare gli insorti
contro il regime di Gheddafi, il 19 marzo la "Coalizione dei
Volenterosi", formata dalle potenze occidentali, tra cui l'Italia senza
distinzione tra centro-destra e centro-sinistra, ha iniziato, sotto
l'egida dell'ONU, i bombardamenti sulla Libia. L'obiettivo dei
bombardamenti è quello di ridefinire e controllare il riassetto
geopolitico nordafricano. Nel muovere guerra all'ex amico Gheddafi,
entrato con investimenti in numerose multinazionali (FIAT, ENI,
UNICREDIT su tutti nel caso italiano) e garante del controllo e della
repressione del flusso migratorio da quella sponda del mediterraneo, i
paesi imperialisti coalizzati nell'aggressione militare alla Libia sono
anche in concorrenza tra di loro per determinare chi si accaparrerà la
fetta più grossa della Libia dell'eventuale "dopo Gheddafi". La guerra
si tramuterà anche in un ulteriore giro di vite alle politiche
economiche e sociali antipopolari riservate a noi lavoratori in Italia,
chiamati a nuovi sacrifici per pagarne i costi. Per questi motivi noi
lavoratori, precari, studenti, donne e migranti, dobbiamo insieme
contrastare questa guerra, perché è fatta contro le masse in rivolta
che lottano per liberarsi dall'oppressione dei governi gendarmi
dell'imperialismo nella zona e, così facendo, rafforzare e rilanciare
la nostra lotta contro qualsiasi governo capitalista. Dopo la
Jugoslavia, l'Iraq e l'Afghanistan... la Libia. La guerra è una
componente sempre più pressante della politica neocoloniale di rapina
dei Paesi occidentali che esigono sottomissione ai loro interessi di
classe. Questa è la causa che spinge migliaia di persone a fuggire dai
loro Paesi, stretti nella morsa della miseria e della devastazione,
attraversando il Mediterraneo per approdare in luoghi come l'Italia
dove
viene riservato loro un trattamento da criminali, rinchiusi in lager a
cielo aperto e sottoposti a legislazioni speciali.
NO ALLE GUERRE NEOCOLONIALISTE! NON PAGHEREMO LA VOSTRA GUERRA! PER
L'AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI! SOLIDARIETA' PER GLI IMMIGRATI!
LIBERTA' DI CIRCOLAZIONE PER TUTTE E TUTTI!
S.I. Cobas - C.s.a. Vittoria - C.p.o. "La Fucina" - Comitato
Antirazzista Milanese - Rete Milanese B.D.S.(Boicottaggio,
Disinvestimento e Sanzioni dell'economia di guerra di Israele) -
Freedom Flotilla Italia - Sinistra Critica - P.C.L. -
Proletari Comunisti
pc 8 aprile - vento del popolo equador a sostegno della GP india
Apoyemos la lucha revolucionaria del pueblo de la India
La revolución en la India es la esperanza más importante y trascendental para los proletarios y campesinos del mundo en este momento. Representa el anhelo de millones de trabajadores que buscamos poner fin al dominio del capitalismo imperialista y su brutalidad económica, política, militar y cultural.
Si bien están ocurriendo una serie de revueltas en África y Asia, sin desmerecer el heroico y valeroso esfuerzo de las masas de estos países, estos procesos no van en dirección de que el pueblo sea poder –como algunos reformistas buscan hacernos creer-, sino que son protestas democráticas que al no estar dirigidas por comunistas, se estrellarán en cambios de gobierno y no resolverán los problemas estructurales de su sociedad, como el carácter colonial y semicolonial de esos países.La Revolución en la India es un proceso que lleva muchos años de lucha y construcción y que alimenta las esperanzas de todos quienes sabemos posible un mundo distinto. Las enseñanzas de los camaradas de la India representan un aporte trascendental para el movimiento comunista internacional, tanto por las variantes organizativas desplegadas, como por las enseñanzas políticas que nos deja.
Vientos del Pueblo se compromete a difundir, como lo hemos hecho hace ya algún tiempo, el proceso revolucionario de la India, suceso que ha sido ocultado por el revisionismo y reformismo en nuestro país. No es que los señores reformistas desconozcan este proceso, sino que buscan ocultarlo para seguir justificando su podrida farsa electorera y oportunista.
VP apoya la lucha del pueblo de la India, apoya a los cientos de miles de campesinos, trabajadores, comunidades tribales y estudiantes que se están enfrentando a uno de los bastiones del imperialismo. Llamamos a todos los camaradas a difundir estos acontecimientos y a profundizar nuestro conocimiento sobre la guerra popular en la India.
Viva la lucha de clases y su forma más avanzada de lucha!!!
Soplan Vientos del Pueblo para la organización popular!!!
movimiento vientos del pueblo
equador
pc 8 aprile - altre dichiarazioni dalle organizzazioni che sostengono la guerra popolare in india
Desde Reconstrucción Comunista queremos adherirnos a las campañas de solidaridad con el CPI (Maoísta) y el Ejército de Liberación Popular, que lucha por la emancipación de la clase obrera y la toma del poder político en la India.
Por lo que nos toca, por ser del estado español, también debemos defenderles de los ataques de los revisionistas, homólogos del CPI y del CPI(marxista), herederos del revisionismo prosoviético derechista y Breznevista, verdaderos agentes del capitalismo para destruir el auténtico movimiento comunista, difamándoles por “izquierdistas” y confraternizar con lo que ellos llaman “Partidos nacionalistas”.
Los Naxalitas son un ejemplo a seguir, un faro de luz en tiempos de absoluta destrucción del movimiento comunista, una luz de esperanza para todos los pueblos oprimidos, un ejemplo de lucha contra el imperialismo.
Hay que desenmascarar a los revisionistas que los atacan y a su triste intento de “reconstrucción internacional del comunismo”, que no es más que revisionismo y folclore, mucho símbolo y ninguna lucha.
El parlamentarismo Burgués que practican el CPI y el CPI (marxista) no consiste en otra cosa que en el parlamentarismo de poner el cazo y callarse la boca, para comerse las migajas de los poderosos, prueba de ellos es que su frente de izquierdas que es su marca electoral, ha apoyado a gobierno pro yankee y capitalista que tiene la India durante años.
La guerra popular es algo necesario, y que además objetivamente está dando sus frutos, ya que dominan un tercio del país, que teniendo en cuenta que es el segundo país más poblado del mundo, es decir mucho del gran éxito de la guerra popular en la India.
Por todo esto desde RC nos solidarizamos con todo el proceso revolucionario Indio. Con la lucha revolucionaria armada.
Reconstrucción Comunista.
Publicado por Odio de Clase en 07:58
pc 8 aprile - il movimento femminista proletario rivoluzionario con le donne della guerra popolare in India
Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario aderisce alla campagna
internazionale a sostegno della guerra popolare in India, e coglie questa
occasione per mandare il suo saluto e abbraccio alle masse femminili indiane
e alle donne che partecipano e sostengono la guerra popolare e il Partito
Comunista dell'India maoista.
Tutta la stampa internazionale ha rilevato come le donne siano in prima
linea a guida della rivoluzione in India. Una recente indagine ha mostrato
che di circa 290 maoisti che operano nella aree della guerra di popolo nel
Maharahstra, 74 sono donne, e sono donne membri dei Comitati di divisione,
dei Comandanti, anzi gli uomini sono superati dalle donne tra i quadri di
comandanti e aggiunti. Protagoniste degli attacchi alle basi dello Stato
repressivo sono donne.
Lo Stato, le forze della repressione sono particolarmente feroci verso le
donne usando anche l'arma degli stupri. Nello stesso tempo la natura
dell'oppressione di classe e sessuale delle donne è di lunga durata. Ma
proprio per questo la guerra popolare di lunga durata attrae e aiuta la
partecipazione di molto donne oppresse e questo rende effettivamente la
guerra popolare una guerra di massa.
Questo fa di questa guerra di popolo un fenomeno internazionale della lotta
di liberazione delle donne e della rivoluzione nella rivoluzione, per
combattere sui due fronti, della lotta di classe e della lotta di genere,
necessaria alle masse femminili per affermare il loro cammino e portare una
visione generale, trasformante della lotta di rivoluzionaria.
Come racconta la scrittrice, esponente di punta del movimento
antiglobalizzazione e del movimento delle donne, Arundhati Roy, queste
compagne vengono da lunghi anni di lotta delle donne all'interno del
partito, non solo per affermare i loro diritti ma per convincere il partito
che l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un'ideale di società
giusta .
Queste donne vengono dalla ribellione ai retaggi feudali, alle tradizioni
del matrimonio forzato, del rapimento delle donne, alle violenza e alle
bestiali mutilazioni...
Non hanno ancora vinto tutte le battaglie, ma - aggiunge Arundhati Roy -
"quali femministe le hanno vinte?"
La lotta delle compagne indiane è una fonte di esempio e di ispirazione per
il movimento delle donne in ogni angolo del mondo.
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario- Italia
2.4.2011
pc 8 aprile - Red Block a sostegno della guerra popolare in India
I giovani maoisti di Red Block, organizzazione giovanile di proletari comunisti- Pcm Italia, aderisce alla Campagna Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India.
In india è in corso una Guerra Popolare combattuta dall’eroico Esercito Guerrigliero Popolare di Liberazione e diretto dal glorioso Partito Comunista Indiano (maoista) che sta cambiando il volto del secondo paese più popolato al mondo.
Nella “più grande democrazia del mondo” dove in realtà la gran parte del popolo vive nella miseria ed espropriato dei propri diritti fondamentali per il profitto del capitalismo indiano asservito all’imperialismo, nelle zone liberate si sta sviluppando la democrazia popolare delle masse povere, contadine, adivasi e tribali, delle donne, un vero e proprio embrione dello stato di nuova democrazia preludio del socialismo. Lo stato reazionario indiano vuole stroncare sul nascere tutto ciò e l’anno scorso ha lanciato l’operazione green hunt, una vera e propria guerra contro i popoli che lottano in India con impiego di centinaia di migliaia di paramilitari, una campagna genocida e criminale a cui il popolo sta resistendo con eroismo sia nel “Corridoio Rosso” che nel resto dell’India dove trova la solidarietà dell’intellighenzia democratica nelle università e nelle città in generale.
Con genuino spirito internazionalista appoggiamo la Guerra Popolare in India perché è determinante per l’avanzamento della rivoluzione mondiale, per noi giovani rivoluzionari maoisti operanti nelle cittadelle e metropoli imperialiste, la Guerra Popolare in India è fonte d’ispirazione e di incoraggiamento nel nostro lavoro rivoluzionario.
Per questo saremo impegnati,in particolare durante la campagna, nell’informazione e mobilitazione dei giovani a sostegno della Guerra Popolare in India nelle scuole, università e nei quartieri proletari dove siamo presenti.
Viva il marxismo-leninismo-maoismo!
Viva la Guerra Popolare in India!
Viva le masse indiane dirette dal PCI(m)!
Viva l'eroico EGLP!
Per un secolo di Guerre Popolari!
red block
7 aprile 2011
giovedì 7 aprile 2011
pc 7 aprile - Palermo accademia di belle arti ..SOSTEGNO ALLA GUERRA POPOLARE IN INDIA
Il Cail, Collettivo Autorganizzato dell'Accademia di Belle Arti di Palermo, ha ospitato i rappresentanti locali del Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India nell'aula 5 occupata di Palazzo Santa Rosalia, edificio situato in pieno centro a Palermo e adiacente al quartiere popolare "Capo".
La settimana di propaganda in città con attacchinaggi estesi del manifesto nazionale e volantinaggi dell’appello, è sfociata in questa prima iniziativa oggi che ha visto la partecipazione di studenti e lavoratori all'assemblea di informazione accompagnata dalla proiezione di immagini e video sulla guerra popolare in corso in India.
Una buona partecipazione è venuta anche da alcuni studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia che si stanno avvicinando alla politica e sono stati coinvolti dalla propaganda effettuata dall'organizzazione giovanile Red Block .
I temi approfonditi sono stati molteplici: l'India paese complesso definito dalla borghesia “emergente” - le condizioni di vita degli operai e delle masse contadine - la guerra popolare in corso guidata dal Pci maoista con accenni storici sulla sua formazione e sviluppo della guerra popolare - la repressione del governo indiano contro le masse rivoluzionarie con approfondimenti in merito all'operazione Salwa Judum e l'attuale operazione Green Hunt (caccia verde)- le condizioni di vita delle donne soggette ad un’oppressione “di lunga durata” di classe, di genere e feudale soprattutto per le donne che vivono nelle zone dell’entroterra, la loro ribellione e adesione crescente alla guerra popolare, la lotta delle compagne contro il maschilismo e patriarcalismo nella società e all'interno del partito - la via del maoismo e della guerra popolare.
Sono stati messi a disposizione e quindi presentati alcuni materiali scritti per approfondire la questione, tra questi l'opuscolo pubblicato dalla rivista "Internazionale” della scrittrice Arundathi Roy "Nella giungla con i maoisti" e la rivista “Maoist Road”.
Nell'aula è stata anche visionata per la prima volta a Palermo la mostra concettuale fornita dal comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India.
Tutti i partecipanti hanno dimostrato interesse per l'iniziativa visto che non capita tutti i giorni, fino ad ora, di sentire parlare di guerre di popolo all'interno dei luoghi della "formazione" che siano scuole, Università, Accademie di Belle Arti o altro ancora.
L'iniziativa si è conclusa con un aperitivo sociale in un clima piacevole tra i partecipanti che sono stati messi a conoscenza dell’altra iniziativa prevista per domani, una assemblea proletaria presso la sede dello Slai Cobas per il sindaacto di classe.
pc 7 aprile - Solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione!
pc 7 aprile - IL PARLAMENTO COSA PARTORIRA' OGGI?
I cinque senatori ricostituenti sostengono di voler abolire un reato d’opinione. Ma la rinascita di un partito chiamato fascista non appartiene al campo delle opinioni, ampiamente garantite dalla presenza degli eredi di Mussolini in ben quattro partiti chiamati in altro modo (Forza Nuova, La Destra, Fli e Pdl). Appartiene a quello dei fatti. E il solo evocarla provoca una reazione collettiva e irrazionale di disgusto, perché va a ferire il subconscio di una comunità, la nostra, che nel secondo dopoguerra si è formata proprio intorno all’antifascismo, inteso come ripudio del razzismo e della violenza politica.
Layla Buzzi - Bologna
6.4.11
pc 7 aprile - LE LAVORATRICI DEL MFPR OGGI ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DONNE FIOM
Costruiamo uno SCIOPERO DELLE DONNE
Alle delegate Fiom, alle lavoratrici Fiom,
Salutiamo con interesse questa assemblea nazionale delle donne Fiom. Essa si realizza in un momento importante in cui da un lato il padronato, con il piano Fiat di Marchionne, sta mostrando oggi l’intreccio tra attacchi alle condizioni di lavoro come operaie e alle condizioni di vita e diritti come donne. I piani padronali per le donne significano insieme a tutto il resto anche discriminazioni, umiliazioni, doppio attacco alla salute, a diritti fondamentali come quello per la maternità, una inaccettabile violenza fisica e psichica; inoltre per le donne aumenta il rischio di “ritorno a casa”, di subire per prime cassintegrazione, esuberi. Dall'altro il governo, ultimo con le “politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro”, rende, come giustamente denuncia un documento donne fiom, per norma il lavoro precario l'unico possibile e concesso alle donne, appunto per mantenere e rafforzare il nostro ruolo di “ammortizzatori sociali” nella famiglia, di paracadute per i tagli e gli aumenti dei costi dei servizi sociali e di aumento sulle nostre spalle del lavoro di cura; in questo anche le misure di flessibilità dell'orario ipocritamente presentate come favorevoli alle lavoratrici, di fatto vogliono soltanto continuare a garantirsi, soprattutto nella crisi e nel peggioramento delle condizioni di vita in generale, il nostro lavoro riproduttivo gratis: della serie più doppio sfruttamento... e dovremmo anche ringraziarli... E mentre ci rinchiudono di più in casa al servizio di una “sacra” famiglia sempre più oppressiva, in maniera perversa, per fare cassa, aumentano l’età pensionabile, non riconoscendo neanche il nostro doppio lavoro.
Tutti questi attacchi si traducono inevitabilmente in maggior oppressione. Essi mirano a riaffermare costantemente la posizione di “debolezza” e subalternità di noi donne in questo sistema sociale, come ben dimostra il governo del porco Berlusconi e della sua corte che fanno anche del disprezzo della dignità delle donne la loro politica, subcultura principale. Questi attacchi alimentano poi quel clima culturale e ideologico di sopraffazione, di maschilismo, di disprezzo per la vita delle donne, che costituisce un humus favorevole anche all’aumento di violenze sessuali e di sempre più frequenti uccisioni delle donne, proprio nella famiglia in cui ci costringono.
Ma nello stesso tempo questa assemblea avviene in un momento in cui in questi mesi le operaie, in primis della Fiat, tante altre lavoratrici, dall'Omsa all'Eutelia, lavoratrici precarie, disoccupate del sud, stanno dicendo NO e stanno lottando con determinazione e coraggio.
Alla Fiat molte operaie sono state in prima fila a dire no al piano Marchionne - scontrandosi con azienda e capi, ma anche spesso respingendo pressioni di mariti e famiglia affinchè non si esponessero – perchè anche questa, come hanno detto alcune operaie, è una lotta per la dignità!
E il 13 febbraio 1 milione di donne è scesa in piazza per una “rivolta di dignità”.
ORA E' TEMPO DI COSTRUIRE INSIEME UNO “SCIOPERO DELLE DONNE”
DENTRO LO SCIOPERO GENERALE MA ANCHE OLTRE...
Uno sciopero che veda protagoniste, nella costruzione, nella gestione, le donne, uno sciopero autorganizzato dalle donne. Uno sciopero per affermare sui posti di lavoro, nelle piazze, il nostro punto di vista delle donne, e la doppia determinazione delle donne.
Uno sciopero che sia una novità nell’attuale movimento sindacale e anche per gli stessi lavoratori. Una rottura inaspettata per padroni, governo, Istituzioni, mass media.
Come è giusta la battaglia per lo sciopero generale, così è giusto – possiamo dire doppiamente giusto e necessario - lo sciopero costruito dalle lavoratrici e da tutte le donne, autorganizzandoci sui posti di lavoro - come per es. il coordinamento donne alla Fiat di Termoli - , ma anche nei quartieri, e una piattaforma che esprima l’insieme della condizione di doppio sfruttamento e oppressione. “Se non ora quando?”.
Anche su questo non possiamo delegare. Non ci basta essere inserite in un punto della piattaforma sindacale, vogliamo trasformare anche il movimento sindacale/operaio.
Lavoratrici, precarie, disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Palermo, Taranto, Milano, L'Aquila, - mfpr@libero.it – T/F 0994792086 - 3475301704
mercoledì 6 aprile 2011
pc 6 aprile - a genova - dieci anni ancora impuniti ..da Red Block
Sono passati ormai dieci anni da quel 20 luglio del 2001 quando il compagno Carlo Giuliani morì sulle strade di Genova durante il G8 assassinato dallo Stato per mezzo delle forze dell'(dis)ordine.
A distanza di dieci anni ancora nessuna giustizia.
La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo,cui i familiari di Carlo erano ricorsi, con sentenza definitiva, ha assolto il 24 Marzo 2011 l'Italia dalle accuse di aver responsabilità nella morte di Carlo Giuliani. I giudici della cosiddetta "Grande Camera" hanno stabilito la piena assoluzione di Mario Placanica, ovvero il carabiniere che sparò a Carlo, confermando così la sentenza di primo grado emessa il 25 agosto 2009.
Dalla sentenza emerge dunque che l'Italia ha organizzato, pianificato e condotto in modo adeguato le operazioni di polizia durante il summit.
Certo, l'Italia ha condotto in maniera adeguata tutte le operazioni, ma adeguata per chi?
Adeguata certamente per i "potenti" al potere e la loro legge, erano forse "giusti" il raid alla Diaz, le torture alla caserma Bolzaneto, i massacri in piazza e tutte le porcate commesse dalle forze dell'ordine italiane?
A queste domande esistono due risposte, la prima quella della giustizia borghese ovvero assolvere, anzi promuovere, tutti i dirigenti delle operazioni di polizia e riconoscere all'Italia il "merito" di aver gestito al meglio le situazioni;
la seconda risposta invece è quella di tutte quelle migliaia e migliaia di giovani che si ribellavano all'imperialismo e lottavano per un futuro migliore.
Non ci aspettavamo altro ovviamente dalle sentenze che possono emettere corti nazionali, europee o internazionali, giustizia a distanza di dieci anni ancora non è stata fatta e giustizia per noi ribelli rivoluzionari vuol dire vendetta!
Tutti a Genova per il decennale dal G8 del 2001, radicali e compatti come abbiamo dimostrato di esserlo lo scorso 14 dicembre a Roma; contro i carrieristi politici alla Agnoletto e/o Casarini serve un corteo antimperialista animato dall'ondata degli studenti che hanno assaltato i palazzi del potere nell'autunno 2010 e i ribelli in tutto il mondo
pc 6 aprile - Napoli..interrotto alla Federico II di napoli il Job meeting dell'ENI
Mai titolo fu più appropriato di quello del meeting: “Le persone sono la risorsa più preziosa!”; persone da sfruttare in stage, rendendole sempre più ingranaggi e vittime di un sistema universitario, figlio di un'economia di rapina e sfruttamento, sempre più “privilegio” che “diritto” e sempre più dipendente dal prestito. È in questo contesto che si inserisce il passaggio dalle borse di studio ai prestiti d'onore, che trasformano ulteriormente uno dei diritti fondamentali degli studenti in “probabilità”, facendo entrare nella società gli studenti già con un forte debito.
Queste occasioni sono il risultato di un processo di trasformazione tutt'altro che volto all'interesse della reale componente studentesca, bensì a quello delle aziende che vogliono trarne profitto.
Oltre a ribadire la nostra contrarietà a questi meccanismi vogliamo spendere qualche parola rispetto a chi ha organizzato questa conferenza, l'ENI: gruppo guidato da Scaroni, è il principale operatore internazionale nell'estrazione di petrolio e gas in Libia, dov'è presente fin dai tempi di Mattei e dove ha una presenza assicurata fino al 2045 grazie al rinnovo delle concessioni.
La guerra, che in questi giorni l'Italia, al fianco di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti sta combattendo sul suolo libico non è altro che una difesa a spada tratta dei propri interessi, magari per timore che i privilegi della multinazionale italiana, possano essere in pericolo.
Se oggi ci troviamo in uno stato di guerra lo dobbiamo a quei poteri economici che hanno fatto dell'imperialismo e dello sfruttamento il loro pane quotidiano. Questo è il loro reale interesse: i profitti sulle spalle dei lavoratori, degli studenti e delle popolazioni oppresse da secoli.
Per questo abbiamo deciso di interrompere e impedire questa conferenza e a ribadire l'appuntamento nazionale di sabato 16 aprile.
È giunto il momento di dire la nostra, mentre riscrivono la storia del Mediterraneo attraverso le bombe, la violazione dei diritti dei migranti e la continua militarizzazione del nostro e del loro territorio.
Sabato 16 Aprile
CORTEO NAZIONALE A NAPOLI CONTRO LA GUERRA IN LIBIA
stopwar.altervista.org
Studenti napoletani
Assemblea contro la guerra
Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 06 Aprile 2011 13:50 )
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pc 6 aprile - ma quale base popolare ...da genova
C'è stato un tempo in cui si raccontava la favola - consolatoria per gli insuccessi dei partiti della falsa sinistra italiana - che il partito dei legaioli era quello che prendeva i voti dai ceti popolari perché quello più fisicamente vicino ad essi, essendo presente in mezzo a loro.
Non ci voleva molto acume per capire che non era così, e che questa era solo una storiella messa in piedi per giustificare in qualche modo le continue débacle dei riformisti sedicenti di sinistra: basta guardare quali interessi difende questa banda di xenofobi e razzisti in camicia verde per capire che con il popolo c'entrano proprio poco.
Nel primo fine settimana di aprile ci sono state due manifestazioni palesi della veridicità di quanto vado affermando: la prima, un incontro tenuto a Genova; la seconda, la fuga precipitosa di Cota da un incontro organizzato dai suoi sgherri ad Avigliana.
Venerdì 1° aprile a Genova, presso la sala conferenze del museo di Sant'Agostino in piazza Sarzano, si tiene un incontro voluto dai consiglieri regionali Edoardo Rixi e Francesco Bruzzone: una cinquantina di antirazzisti si raduna davanti alla sede del convegno per portare il loro 'caloroso saluto'; gli organizzatori scappano a gambe levate verso la vicina questura, facendosi scudo delle 'forze dell'ordine' che difendono i due gatti presenti in sala.
Il giorno successivo tocca al presidente della regione Piemonte, l'avvocato novarese Roberto Cota, fare la figura del vero coniglio: un folto gruppo di NO TAV lo attende fuori dall'hotel Caprice per ricordargli che il TAV in Val di Susa non deve essere assolutamente passare, ed il 'signore' in questione pensa bene di scappare precipitosamente.
Poi, siccome è ben conscio di aver fatto una figura di m..., rilascia una dichiarazione a Maurizio Tropeano della busjarda nella quale spiega che la sua "è stata una scelta di responsabilità per evitare di impiegare per un'iniziativa politica 300 uomini delle forze dell'ordine".
Siccome ogni partito ha il proprio servizio d'ordine, ci si chiede perché mai bisognerebbe impiegare trecento uomini in divisa per salvare la faccia del politicante di turno: tanto più in questo caso, dato che i legaioli da sempre straparlano di centinaia di loro pronti ad imbracciare i fucili per difendere i propri schifosi interessi.
E pensare che un tempo i legaioli erano parte integrante del movimento NO TAV: poi sono andati al governo con al Pappone ed è cambiato tutto.
Genova, 03 aprile 2011
Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova
pc 6 aprile - a chi serve il processo breve ?
Abbiamo iniziato il nostro cammino di Associazione dei familiari della strage di Viareggio proprio con una manifestazione sulla giustizia, contro il processo breve, sabato 30 gennaio 2010, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e ci siamo ritrovati nelle parole del Procuratore Generale Deidda: “… e chi lo dirà ai padri e alle madri di Viareggio che hanno perso ragazzi di 18-20 anni che lo Stato rinuncia ad accertare la verità solo perché il processo si è rivelato complicato e difficile?”
Abbiamo continuato questo percorso il 6 marzo 2010 quando siamo stati a L’Aquila, insieme a cittadini martoriati da un’altra grande tragedia, per manifestare contro il processo breve.
Proprio in questi giorni un altro colpo (come se quelli subiti non fossero stati sufficienti!), un’altra mazzata che vorrebbe ancora farci chinare la testa: un’accelerazione sul processo breve, sulla prescrizione breve! Uno scempio ai danni dei cittadini per difendere gli interessi di un presidente del Consiglio (?).
Questa legge riguarderà tanti importanti processi come il nostro. I 38 indagati della strage di Viareggio sono quasi tutte persone incensurate e, quindi, molti di questi usufruiranno della riduzione della prescrizione, potranno essere esclusi dai dibattimenti e quindi uscire impuniti: nessuno responsabile di quanto accaduto a Viareggio!
A Viareggio il 29 giugno 2009 non è quindi accaduto niente, quando bruciarono vive 32 persone che stavano riposando nelle proprie abitazioni.
Solo il pensiero che ciò possa accadere ci addolora tremendamente, uccide ancora una volta i nostri cari e uccide anche noi, che stiamo lottando con le unghie e con i denti per avere giustizia. Così non è più possibile andare avanti!
Il 5 ed il 6 aprile saremo di nuovo a L’Aquila dove, insieme a tante altre persone martoriate dall’ingiustizia, costituiremo un’Associazione a livello nazionale per essere tutti assieme pronti a lottare contro un vero colpo di spugna sui nostri diritti.
Non ci piegheranno mai, perché il nostro dolore non può essere piegato da alcun terremoto (neppure quello giudiziario) e non può essere prescritto.
Siamo pronti e pronte a tutto pur di difendere la verità, la giustizia e la sicurezza di tutti. Lo dobbiamo, in primo luogo, alle persone che non ci sono più, lo dobbiamo a noi e a tutti i cittadini di questo paese per definirci ancora esseri umani, uomini e donne.
Viareggio, 2 aprile 2011 - Associazione “Il mondo che vorrei”
e-mail: info@mondochevorrei.it
- Assemblea 29 giugno
e-mail: assemblea29giugno@gmail.com
pc 6 aprile - dal nepal il sostegno alla guerra popolare in India
Let us condemn the state terror on the oppressed people of India by Indian reactionary government.
Let us unite in support of the Great People's War of India.
First of all we would like to express our strong solidarity to the International Campaign in support of People’s War in India.
Marxism–Leninism –Maoism: Zindawad
New Democratic Revolution: Zindawad
The Great Peoples War of Indaia: Zindawad
April 4, 2011
Rishi Raj Baral
Convener
Revolutionary Intellectual –Cultural Forum, Nepal
We Nepalise intellectuals, who faught ten years people's war with pen and gun, have formed a Revolutionary Intellectual–Cultural Forum. Just now we have a statement in support of people's war of India .
pc 6 aprile - sulle ragioni della guerra d'aggressione imperialista in Libia
La guerra finanziaria in Libia
di ANDREA FUMAGALLI
Leggendo i commenti economici e politici sulla stampa nazionale e internazionale, il riferimento al ruolo strategico della Libia nell’estrazione e nell’esportazione del petrolio non manca mai. E’ una delle chiavi di volta per analizzare e commentare, sia in termini critici che in termini positivi, il recente intervento militare occidentale. Che il tema del petrolio e del controllo non solo delle fonti energetiche ma anche dei flussi sia importante non può essere negato. Al riguardo, è interessante notare come le rivolte che si sono sviluppate nel Bahrain abbiamo lasciato più o meno indifferente l’Occidente, demandando all’Arabia Saudita il compito di controllarle (e reprimerle, così come in Yemen). Come ricordato dal Financial Times il 25 febbraio scorso, nel Bahrain vi sono i terminali del flusso di greggio saudita per una quota pari al 18% dell’intera produzione. Mettere le mani su tale flusso (comunque già in parte sotto il controllo saudita-americano) significa condizionare l’export di petrolio verso i mercati del Sud-est asiatico (Cindia), e si sa bene come la dipendenza da petrolio sia uno dei colli di bottiglia nevralgici che può condizionare l’economia cinese (la guerra in Irak e in Afghanistan ha soprattutto questo obiettivo strategico). Eppure non sembra che le principali nazioni dell’”Impero di Occidente” vogliamo approfittare dell’instabilità che si è creata in quell’area per rinserrare e affinare un’arma geoeconomica sicuramente rilevante nella competizione tra Usa e Cina.
Invece, apparentemente senza una logica di immediata comprensione, la testa occidentale del bicefalo Impero, neanche sei ore dopo il placet dell’Onu, ha cominciato a bombardare selvaggiamente la Libia di Gheddafi[1]. Come ricordato da Christian Marazzi in un articolo su questo sito, apparso il 28 febbraio scorso, dal titolo Maghreb e mercati finanziari: la logica del contagio, “se è vero che già il 60% della produzione (libica) è stato congelata, il che corrisponde alla perdita dell’1.1 percento dell’offerta mondiale di petrolio, l’Arabia Saudita può facilmente colmare una perdita di questa entità”. In altre parole, la produzione libica pesa poco in un mercato estrattivo che negli ultimi trent’anni si è fortemente globalizzato e che ha visto una netta riduzione del peso dell’Opec nel mercato petrolifero mondiale (oggi, è la Russia a essere il paese maggiormente produttore).
Se veramente il petrolio svolge ancora un ruolo assolutamente strategico, era più funzionale per l’Occidente intervenire nel Bahrain (o affiancare l’Arabia Saudita nell’opera repressiva) piuttosto che in Libia. Una settimana dopo il terremoto e la tragedia nucleare in Giappone, l’obiettivo principale è diventata la Libia, inizialmente non presa in considerazione quando i primi fuochi della rivolta nell’area si erano accesi.
La tesi che sosteniamo è che l’intervento dello schieramento occidentale in Libia non sia dipeso solo da ragioni legati al controllo del petrolio, ma soprattutto da altri fattori, in primo luogo quelli legati ai mercati finanziari.
La Libia di Gheddafi, a differenza di altri paesi della regione, non è affatto un’economia chiusa, ma è fortemente globalizzata soprattutto per quanto riguarda i flussi e le partecipazioni finanziarie. Si potrebbe fare un lungo e noiosissimo elenco di svariate pagine per elencare tutte le partecipazioni detenute nelle casseforti della Banca Centrale Libica e della Libyan Investment Autority (LIA), entrambe strettamente sotto il controllo del colonnello. Ci limitiamo per brevità a segnalare, per quanto riguarda l’Italia, il 7,58% di Unicredito (per un valore liquido di circa 351 milioni di euro), il 14,79% di Retelit (13,7 milioni di euro), il 2% di Finmeccanica (circa 2,2 miliardi di euro), l’1% di Eni, il 2,5 di Tamoil (in compartecipazione con Germania, Germania e Svizzera); per quanta riguarda la Gran Bretagna, invece, si registra la partecipazione libica nell’hedge funds, Capital Partners, il 3% nel gruppo editoriale Pearson (320 milioni di Euro), il 14% dell’immobiliare Cornhill. In Spagna, Gheddafi ha investito in modo cospicuo nel settore immobiliare (vedi, il progetto Magerit Life a Marbella). In Olanda, la società Oilnvest nel settore petrolifero, più nota con il marchio Tamoil, è posseduta al 100% dalla Libia. Anche il Lussemburgo, in specifico nel settore bancario, vede la presenza di partecipazioni finanziarie libiche, mentre in Canada e in Russia, oggetto degli investimenti libici sono rispettivamente ancora un volta il petrolio (Verenex) e l’alluminio (1,43% della Rusal).
Se sommiamo le diverse partecipazioni finanziarie detenute dalle autorità libiche abbiamo una somma tale che se venisse smobilizzata per trasformarla in liquidità immediata causerebbe un forte impatto negativo sui listini di borsa non dissimile da quello causato dal fallimento della Lehmann Brothers nel settembre 2008. Ed è proprio il rischio che una somma cosi ingente di capitali finanziari possa essere “smobilizzata” a obbligare i paesi occidentali a intervenire perché ciò non si verifichi. Nel periodo iniziale della rivolta, il mantenimento di una stabilità finanziaria, garantita da Gheddafi, aveva avuto il sopravvento: in cuor loro, molte società finanziarie speravano nella tenuta di Gheddafi. In Italia, le posizioni del governo in tal senso erano anche dettate dai numerosi affari lucrosi che le imprese italiane detenevano sul territorio libico, soprattutto nel campo delle infrastrutture (Impregilo in testa). Con il peggiorare della situazione, l’incremento dell’instabilità e il rischio di una vittoria dei ribelli della Cirenaica, la possibilità che le forze in campo, soprattutto i rivoltosi di Bengasi, potessero mettere le mani sul “tesoro finanziario” di Gheddafi provvedendo alla sua liquidazione in moneta sonante per finanziare la stessa guerra e la ricostruzione, si è fatto più concreto. Di fatto, l’intervento occidentale da un lato vuole liberarsi di un partner economico, come Gheddafi, affidabile, ma comunque autonomo e poco manovrabile, dall’altro mettere le mani avanti sul possibile congelamento delle partecipazioni finanziarie libiche, per impedire che una loro messa in vendita, deprimi un mercato finanziario, che solo ora si sta faticosamente riprendendo dalla crisi recente e che, anche in seguito agli avvenimenti giapponesi, mostra ancora tutta la sua instabilità.
Si traveste da guerra umanitaria ciò che è invece una guerra finanziaria.
[1] Il che lascia affiorare il sospetto che una simile azione era stata preventivata ed organizzata in anticipo.
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Scheda sugli interessi libici in Italia
Stralci di informazioni contenute nell’articolo: “Quote libiche: Italia pronta al blocco”, di Rossella Bocciarelli e Isabella Bufacchi, Il Sole24ore, 6 marzo 2011
Esiste una banca, con sede nel Barhain, presente da decenni in Italia con una filiale. È la Arab Banking Corporation. Nel 1992 – vent’anni fa – si diceva che stesse acquistando azioni Perrier per conto degli Agnelli. In Italia, insomma, la Arab Banking Corporation non è una nuova arrivata. Nuovi arrivati sono però i suoi azionisti di maggioranza: solo tre mesi fa, il 2 dicembre 2010, a la banca centrale libica è salita al 60% di questo istituto tanto grande quanto sconosciuto ai più. Fino ai primi del 2010 la Libia era un’azionista minoritario, ma nell��ultimo anno in più tappe è salita alla maggioranza. Così, con un tempismo incredibile, alla vigilia della guerra civile a Tripoli e Bengasi, ecco che in terra italica spunta la filiale di una nuova banca a maggioranza libica: la Arab Banking Corporation con sede nel centro di Milano in via Amedei 8.
Questo è solo l’ultimo tassello di un puzzle che il Colonnello Gheddafi da anni – da quando ancora la Libia era sotto embargo – costruisce in Italia. ….. È il 1976 quando il Colonnello, spendendo l’equivalente di 415 milioni di dollari, fa il primo acquisto clamoroso: compra il 10% della Fiat dopo il viaggio in Libia dell’Avvocato Agnelli. ….. Nel 1986 la presenza libica nella casa automobilistica desta però l’allarme del presidente americano Ronald Reagan, così quell’anno Gheddafi esce dal Lingotto: con una ricca plusvalenza (pari a oltre il 300% dell’investimento).
Anche nel 1997 – in pieno embargo – Gheddafi conquista un altro peso massimo italiano. Quell’anno la Libyan Arab Foreign Bank paga 400 milioni di dollari per comprare il 5% della Banca di Roma in fase di privatizzazione. L’operazione non aggirava l’embargo, perché non era il governo libico a comprare direttamente. D’altronde, si sa:pecunia non olet. Così, negli anni successivi, le varie braccia finanziarie di Tripoli entrano in Oilinvest che controlla Tamoil Italia, nel gruppo tessile Olcese, nella Juventus. Piano piano, senza destare grandi clamori, il puzzle si allarga. E queste sono le partecipazioni note: se è vero quello che dichiarava nel 2001 a Bloomberg il numero uno della Lafico Ali El Huwej, cioè che la strategia di Gheddafi era di comprare piccole quote azionarie in giro per il mondo anche dietro schermi societari per aggirare i divieti dell’embargo, allora anche in Italia si potrebbe immaginare una presenza più corposa. Ma non si sa.
È comunque dopo la fine dell’embargo, nel 2003, che la Libia può veramente aprirsi al mondo. Usando anche il fondo sovrano Libyan Investment Authority, creato qualche anno dopo, aumenta i pezzi del puzzle anche in Italia. Oggi è presente in Finmeccanica (con il 2,01%), in Eni (circa l’1%), in Retelit (14,79%), nella Juventus (7,5%), nella Triestina Calcio (33%), in Banca Ubae (67,55%). La partecipazione che ha fatto più clamore, però, è quella in UniCredit dove la Libia (attraverso soggetti diversi) ha 7,58%. La più recente è quella in Arab Banking Corporation, con filiale a Milano. Nessuna di queste quote azionarie è stata finora congelata.
[Da: http://uninomade.org/la-guerra-finanziaria-in-libia/]
pc 6 aprile - i venti di rivolta ..dall'india all'università di palermo.Accademia delle belle arti
IL CAIL OSPITA NELL'AULA 5 DI PALAZZO S.ROSALIA IL COMITATO INTERNAZIONALE DI SOSTEGNO ALLA GUERRA POPOLARE IN INDIA. NEMMENO LA CENSURA INTERNAZIONALE E IL CONTROLLO DEI MEDIA POSSONO FERMARE I VENTI DI RIVOLTA! DALLE FORESTE INDIANE ALLE METROPOLI EUROPEE RIBELLARSI E' GIUSTO E NECESSARIO! GIOVEDI' 7 APRILE ORE 16.00 A SEGUIRE APERITIVO SOCIALE!
pc 6 aprile - processo Thyssenkrupp a torino - verso l'udienza finale il 15 aprile
A Torino il 15 aprile per la sentenza ThyssenKrupp
Assediamo il Tribunale perchè vogliamo una pesante condanna per i padroni assassini!
Il 15 Aprile il Tribunale di Torino deciderà se condannare o meno i padroni della ThyssenKrupp, responsabili di una delle più terribili stragi di lavoratori nel nostro paese dove 7 operai morirono sul lavoro bruciati vivi.
La rabbia e la mobilitazione sono stati fattori decisivi per questo processo e hanno fatto sì che ai padroni venisse contestato, per la prima volta in processi per le morti di lavoratori, il reato di "omicidio volontario".
La Rete nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro fa appello per una partecipazione rappresentativa e combattiva davanti al Tribunale di Torino il giorno della sentenza che riguarda sì i famigliari dei 7 operai morti bruciati ma anche tutti coloro che si battono per la difesa della vita degli operai nei luoghi di lavoro e per avere giustizia nei processi.
Noi della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, assieme ai famigliari e ai compagni del CCP, siamo stati l'unica realtà nazionale che si è battuta per non fare spegnere i riflettori su questa tragica vicenda con una manifestazione nazionale a Torino nel primo anniversario della strage, con la presenza continua alle udienze e con una corrispondenza puntuale riportata nel blog, nei numeri del Bollettino e nella rete di contatti nazionale.
La sentenza che verrà emessa a Torino è una tappa fondamentale nello scontro di classe perchè, se i padroni della Thyssen saranno assolti, tutti i padroni si sentiranno ancora più forti nell'andare avanti nella guerra quotidiana ai lavoratori e i processi Eternit,Viareggio, Paderno Dugnano,
Umbria Olii e tanti altri, seguiranno questa strada.
I padroni della ThyssenKrupp hanno mandato avanti i loro mercenari prezzolati che li difendono per dire che non vogliono un processo politico contro di loro.
Sì, signori, invece vogliamo che diventi un processo politico contro di voi che avete perseguito un solo interesse, quello della ricerca assoluta del profitto per cui la sicurezza dei lavoratori è un costo, contro di voi che avete fin da subito cercato di inquinare le prove e offeso le vittime pure al processo con un atteggiamento strafottente.
Un processo politico contro tutto il sistema su cui dominate fatto di terrorismo psicologico, ricatti, precarietà, di controlli e ispezioni inesistenti, di sindacati compiacenti, un sistema che vogliamo mettere in discussione perchè è incompatibile con la sicurezza e la salute degli operai!
Ai lavoratori ai comitati di famigliari delle vittime, alle forze politiche e sindacali, al movimento studentesco.
Tutti a Torino il 15 aprile nel giorno dell'ultima udienza, dov'è più che mai necessaria una mobilitazione di massa che assedi il Tribunale di Torino per impedire l'impunità per i padroni assassini, per chiedere pesanti condanne contro di essi, per dire basta alla giustizia negata dai Tribunali, per dire basta alle morti sul lavoro, per lottare contro questo governo che ha peggiorato la legislazione sulla sicurezza, dalle sanzioni del Testo Unico ai controlli sugli apparati di controllo e prevenzione, dimostrando nei fatti la sua vera natura di comitato d'affari dei padroni.
raccogliamo adesioni, organizziamo la partecipazione.
Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro
347-1102638
adesioni a
bastamortesullavoro@gmail.com
pc 6 aprile - dal Canadà - nessuna democrazia senza potere popolare..boicottiamo le elezioni
Vota con la lotta!
Nessuna democrazia senza potere popolare!
Boicottiamo le elezioni!
Il 2 maggio si terranno in Canada le elezioni federali. Subito dopo l'annuncio ufficiale, tutti i quattro grandi partiti - conservatori, liberali, NDP e Bloc Québécois - hanno iniziato la campagna per "Sedurre" tutti gli elettori. Noi stiamo proponendo una campagna "elettorale" radicalmente diversa: facciamo appello a tutti quelli che si tengono fuori dalla sciarada parlamentare, lavoratori sfruttati, studenti, madri single, migranti e popoli autoctoni di tutto il Canada, a partecipare alla campagna di boicottaggio delle elezioni 2011.
Questa campagna di boicottaggio nazionale, che ci proponiamo di diffondere in tutto il paese, è prima di tutto un definitivo voto di "sfiducia" per tutti quei partiti borghesi che ancora, dopo 150 anni di parlamentarismo, vogliono farci credere che rappresentano gli interessi della maggioranza del popolo del Canada. Vogliamo rompere la fasulla democrazia borghese, che concede al popolo nient’altro che un voto ogni quattro anni. Questo voto è in realtà una coperta bagnata sulla democrazia popolare. La classe dominante, in sostanza, dice: “Andate a votare oggi, ma statevene zitti per i prossimi 4 anni!”.Per questo, rispondiamo: “boicottiamo le elezioni e nei i prossimi organizziamoci per un vero potere del popolo!”
Nei discorsi dei candidati, possiamo già vedere la solita serie di accuse reciproche e dichiarazioni teatrali, tutte allo scopo di distrarre dal il vuoto delle loro proposte: “Harper è un bugiardo!”, dicono; “No, è Ignatieff!” “Un voto per il NDP è inutile!” e così via. In realtà, tutti questi partiti sono molto simili. Si distinguono solo per qualche sfumatura. Tutte i partiti danno priorità alla protezione del capitale e degli affari rispetto ai bisogni delle masse sfruttate, compresi immigrati, lavoratori poveri, disoccupati, madri single. Quale sia stato il partito al potere, le statistiche mostrano che il trend di crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri prosegue senza sosta. Questo perché tutte i partiti sono prima di tutto interessati a puntellare il sistema capitalista. Tutti vogliono un Canada che sia un paese “Attrattivo” per gli affari, il che significa mantenere bassi i salari dei lavoratori, criminalizzazione dei poveri, annientamento lotte degli autoctoni e finanziamento di società che sfruttano i popoli di tutto il mondo.
Queste politiche e l’impoverimento che producono non sono nuovi. Che partiti si collochino un po’ più a sinistra o a destra, tutti le loro politiche hanno lo stesso effetto di proteggere il borghese che sfrutta le masse. Il NDP lo ha dimostrato a livello locale, quando è stato al potere in Ontario dal 1990 al 1995 e nella British Columbia, dal 1991 al 2001. Il suo partito gemello in Quebec, il Bloc Québécois fratello, ha fatto lo stesso durante il suo lungo primato in Québec.
Se ogni partito presenta qualche sfumature differente, tutti applicano lo stesso programma generale, quello dei ricchi, altrimenti detti la borghesia. È ora di quel programma che ci spingono ad andare a votare il 2 maggio 2011.
Questa non è democrazia!
L'attuale sistema "democratico" in Canada è fatto per la borghesia. Dal 1867, la classe dominante canadese impone un parlamentare sistema che monopolizza l'intera attività politica e la riduce a campagne elettorali ogni quattro anni. Questo processo elettorale difficilmente può influenzare le leggi, la disuguaglianza sociale e le decisioni economiche che sono al cuore dell'esercizio del potere politico. Al contrario, le elezioni borghesi dare a una classe di piccole dimensioni un grande potere che le consente di agire per sé, di influenzare e anche imporre politiche che sono per il migliore interesse dei capitalisti che esse rappresentano. La pratica del voto ha lo scopo far credere alle masse di aver influenza quando in realtà l'intera politica e il sistema economico è stato creato per impedire alle masse di essere in poter influenzare la politica canadese.
Il costante calo di affluenza alle urne per le elezioni federali (la più bassa affluenza alle urne della storia della Elezioni in Canada è stato raggiunto nelle elezioni del 2008 con il 58,8%) indica sicuramente che la gran parte delle masse hanno perso fiducia sia verso il parlamento borghese canadese sia verso i vari partiti che vi siedono da quasi 150 anni. Per la maggior parte delle masse, e per i più poveri tra esse, questa disaffezione ne rivela il reale sentimento: le elezioni non cambiano la loro vita. Questa mancanza di interesse: è anche il risultato delle ripetute bugie, delle promesse tradite, degli abusi di potere, della corruzione crescente, della spudorata ricchezza di truffatori che restano impuniti e dei privilegi e i favori di cui gode la classe borghese e la sua élite politica, mentre parte significativa della popolazione soffre la povertà. Anche quando ottengono qualcosa in più, la maggioranza del popolo deve continuare a lottare per soddisfare le necessità fondamentali della vita: una casa, il vitto e vestiario per sé e le loro famiglie mentre la minoranza benestante vive una vita di eccessi grotteschi e devastanti per l'ambiente.
Facciamo appello a trasformare questa disaffezione, da “passiva” astensione in un boicottaggio dinamico e costruttivo.
Chiediamo di farne un movimento che esprima veramente il tipo di democrazia che vogliamo, la democrazia popolare e, soprattutto, il tipo di società che vogliamo, una società egualitaria libera da ogni forma di oppressione e di sfruttamento di classe.
Noi vogliamo:
Denunciare il vuoto dei programmi politici borghesi e opporre a essi un programma di rivendicazioni per il popolo.
Mostrare che come le elezioni borghesi siano antidemocratiche e chiamare a un’azione politica reale, che è difendere, lottare e organizzarsi per la democrazia e il vero potere del popolo di. Questa campagna di boicottaggio attivo comprenderà manifestazioni pubbliche e incontri e la realizzazione e la diffusione di giornali, volantini, dichiarazioni che estendano informazione sul boicottaggio e aprano il dibattito su come creare una uguaglianza e una democrazia reali.
Nei giorni e settimane a venire, siete tutti invitato a partecipare come singoli o gruppi alla alle Campagna Boicottaggio 2011.
Potete farlo:
Facendo circolare il manifesto ufficiale della campagna, che è disponibile in inglese e francese;
Partecipando alle squadre della campagna che diffonderanno informazioni sul boicottaggio in diversi città di tutto il Canada, anche attraverso dichiarazioni, volantini o il giornale bisettimanale bilingue Partisan, che cercherà di sviluppare la prospettive e coinvolgere nella discussione sul tipo di società e di democrazia che vogliamo e per cui lottiamo!
Partecipando a diversi incontri pubblici e azioni che si svolgeranno lungo tutta la campagna elettorale;
Contattandoci all'indirizzo: info@boycott2011.ca
Vota con la lotta!
Partecipa al boicottaggio attivo!
Per ulteriori informazioni, visitare il sito:
Supportato dal Partito Rivoluzionario Comunista.