domenica 18 dicembre 2011
pc 18 dicembre - ALLA MANIFESTAZIONE DI GINOSA (TA) ANCHE GLI OPERAI IN LOTTA DEL GRUPPO MIROGLIO
Nella manifestazione delle popolazioni alluvionate tenutasi a Ginosa Marina in provincia di Taranto, hanno fatto sentire forte la loro presenza, con una grossa delegazione, anche i 225 operai e operaie dello stabilimento Miroglio, che da tre anni sono in cassa integrazione e prossimi alla mobilità.
Tanti di questi operai e operaie sono della zona dell’alluvione e quindi doppiamente colpiti per l’attacco al lavoro del gruppo Miroglio e per l’abbandono dopo l’alluvione da parte del governo; quindi era naturale stabilire un legame tra le due mobilitazioni.
La situazione di questi operai è per certi versi simile a quella delle operaie Omsa, degli operai Fiat di Termini Imerese, ecc.
Una grande azienda internazionale di Alba (Cuneo), di abbigliamento e tessuti, con un fatturato di mille milioni di euro, con 12mila dipendenti, presente in 36 paesi, tra i quali Grecia, Tunisia, Egitto, ma anche Turchia, Russia e recentemente Bulgaria, con 340 negozi in Italia e 160 all’estero, che produce marchi famosi come Elena Mirò, Krizia, Moschino, Motivi, ecc., che arriva nel sud, con le istituzioni che le stendono tappeti d’oro e danno finanziamenti, deroghe a leggi per la costruzione su terreni agricoli (diventati da un giorno all’altro edificabili con decreto regionale) e a contratti con l’accordo dei sindacati confederali, e che dopo aver sfruttato il possibile, pagando anche a sottosalari (soprattutto alle donne) chiude i due stabilimenti in provincia di Taranto, butta fuori gli operai e va all’estero dove può fare più profitti per i bassi costi del lavoro.
Un’azienda che dovrebbe essere come minimo sanzionata e a cui uno Stato minimamente legale dovrebbe chiedere la restituzione di tutti i finanziamenti, il suo padrone riceve invece dal Presidente della Repubblica l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce, “un attestato concesso a coloro che nel corso della loro vita e della loro carriera professionale si sono distinti per i valori, per l'etica e per la rilevanza sociale delle operazioni condotte”; mentre nel 2007, in occasione della “Festa della donna”, Elena Miroglio viene insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica per il “contributo dato dal marchio Elena Mirò e dall’azienda al fine di “emancipare le donne…” (parole di Giorgio Napolitano) – questa azienda che quando venne a Taranto dichiarò che per le donne 800mila lire andavano più che bene visto che per loro il lavoro era un di più…
Ieri durante la manifestazione abbiamo intervistato alcuni operai della Miroglio che ci hanno detto:
“La situazione è precipitata nelle ultime settimane perché l’azienda ha aperto la mobilità per tutti e 225 lavoratori. Questo ci ha lasciato sorpresi visto che il 21 settembre in Regione vi è stata la discussione sulle due proposte in campo di riconversione degli stabilimenti di Miroglio, una del gruppo Barbera di Alba settore alimentare e l’altra dell’azienda tessile Marcolana di Prato, e attendevamo l’incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico.
Invece dell’incontro, abbiamo avuto il 21 novembre l’apertura della procedura di mobilità. E’ il terzo anno che stiamo in cassintegrazione e questa scade il 31 dicembre.
Nelle settimane scorse volevano prolungare la cassintegrazione in deroga di 3 mesi, ma noi abbiamo rifiutato. Per 3 giorni, da lunedì a mercoledì scorso, siamo stati sul tetto dei capannoni dello stabilimento di Ginosa, il 14 dicembre c’è stato un incontro in Prefettura – dove noi abbiamo calato un lungo striscione. Il risultato dell’incontro in Prefettura è un tavolo congiunto il 22 dicembre tra Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero del lavoro, con la presenza di tutto il territorio, di Miroglio e dei 2 gruppi di interesse.
Miroglio ha chiuso lo stabilimento di Ginoisa, dopo quello di Castellaneta, perché ora ha cambiato strategia, ha stabilito rapporti con la Cina e ha aperto uno stabilimento in Bulgaria, benché qui sta avendo problemi sulla qualità del prodotto.
La Miroglio ha sfruttato fondi pubblici, la Legge 181, ha avuto un finanziamento di 160 miliardi a fondo perduto, ha fatto elevati guadagni; nonostante tutto questo non ha rispettato gli impegni ad assumere 500 operai e invece ha chiuso e buttato in mezzo ad una strada noi.
Se nell’incontro a Roma del 22 dicembre non vi sarà la riconversione dei due stabilimenti con l’assunzione di tutti i 225 operai e operaie, andremo a portare la protesta direttamente alla sede del Gruppo Miroglio ad Alba.
Sui sindacati confederali, quelli territoriali vanno meglio, ma vi sono grosse difficoltà con quelli nazionali”.
Nell’intervento che lo Slai cobas ha fatto dal palco improvvisato della manifestazione di sabato, ha espresso la sua solidarietà agli operai e operaie di Miroglio e la sua disponibilità ad essere a loro fianco, se dopo l’incontro a Roma non vi sono risultati certi per il lavoro a tutti.
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