mercoledì 9 novembre 2011
pc 9 novembre -Turchia: Lavoratori del cuoio licenziati per aver 'occupato' la fabbrica
Turchia: Lavoratori del cuoio licenziati per aver 'occupato' la fabbrica
Savranoglu Leather and Kampana Leather sono due fabbriche di proprietà dello stesso imprenditore. La Savranoglu si trova a Smirne e la Kampana si trova a Istanbul. Per oltre 6 mesi il sindacato Turco Deri-Is ha portato avanti una lotta intensa contro gli atteggiamenti antisindacali del datore di lavoro.
Nel maggio 2011 Deri-Is organizzò i lavoratori della fabbrica Kampana - e il datore di lavoro licenziò 16 lavoratori. I lavoratori avviarono quindi un picchetto che dura da oltre 220 giorni.
In seguito, il datore di lavoro spostò la produzione a Smirne, ma il sindacato organizzò i lavoratori delle 3 diverse società che operavano contemporaneamente nella fabbrica. Allora il managemente della società licenziò 3 lavoratori che, anche lì, cominciarono un picchetto di resistenza.
Successivamente il datore di lavoro decise di chiudere lo stabilimento di Smirne e invitò i lavoratori ad andare ad Istanbul. Pensava che i lavoratori non avrebbero lasciato la propria famiglia. Ma per salvare il loro potere organizzativo, 38 lavoratori accettarono l'esilio e arrivarono ad Istanbul il 3 ottobre.
Il datore di lavoro lasciò loro nemmeno un giorno libero per trovare un posto dove abitare. Così i lavoratori furono costretti a non lasciare la fabbrica per una notte. Allora il management affermò che si trattava di un'occupazione e cercò di provocare l'intervento delle forze di polizia. Ma la polizia non intervenne, perché se l'avesse fatto ci sarebbe stato uno sciopero generale in tutto il Distretto.
Il 13 ottobre il datore di lavoro ha licenziato 36 lavoratori senza indennità di fine rapporto sostenendo che avevano occupato l'impianto di Istanbul. Inoltre, ha cercato di riaprire l'impianto di Smirne, cambiando nome alla fabbrica.
I lavoratori in esilio sono tornati a Smirne per continuare la resistenza e stanno impedendo la produzione della "new company".
La situazione è gravissima. I lavoratori soffrono di malattie causate dalle sostanze chimiche, e non ci sono misure per la tutela di sicurezza e salute. L'orario di lavoro è lunghissimo, fino alle 2-3 del mattino. Percepiscono il salario minimo che è di 220 euro al mese. Inoltre il datore di lavoro avvelena l'ambiente versando prodotti chimici nel terreno.
Le richieste dei lavoratori sono che il datore di lavoro rispetti i loro diritti fondamentali e riconosca il sindacato.
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