martedì 1 novembre 2011
pc 1 novembre - TERRORISTI NERI
Lo scopo duplice dell’uscita di Sacconi “la violenza verbale sull’art. 18/licenziamenti può alimentare nuove forme di terrorismo”, avallata da Tiraboschi, dirigente del Centro studi intitolato a Marco Biagi e consulente del Ministero del Lavoro, il quale prende carta e penna ogni volta che c’è da demonizzare le lotte dei lavoratori, è chiaro:
da un lato creare il clima politico, ideologico, mass mediatico favorevole a legittimare la repressione delle lotte inevitabili dei lavoratori, che non si potranno sempre risolvere con una passeggiata attraverso Villa borghese e un sit in, come il 21 ottobre;
dall’altra deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle manovre, queste sì totalmente illegali, che il governo ha messo e continuerà a mettere in campo per scaricare la crisi sui lavoratori e le masse popolari.
Tiraboschi, Sacconi in questi giorni sulla stampa cercano di giocare con le parole, dicendo che “è in atto un tentativo di mistificazione… come ai tempi di Marco Biagi…”. Ma sono proprio loro i campioni della “mistificazione”!
Chiamano “incentivo ad assumere” ciò che è palesemente libertà ai padroni per licenziamenti selvaggi, aumento della disoccupazione, precarizzazione quotidiana (che va anche oltre la “certezza” dei contratti a tempo determinato). Parlano di “modernizzazione”: “La strada che porta alla modernizzazione del mercato del lavoro è costellata nel nostro paese di intimidazioni, atti di violenza e anche morti”, quando la loro “modernizzazione” fa retrocedere i lavoratori a livelli di schiavitù eliminando diritti fondamentali, riporta la condizione dei lavoratori a prima della stessa Costituzione, per affermare un moderno fascismo in cui anche scioperare è reato; e quando è la loro “modernizzazione” che è costellata da violenza quotidiana verso le condizioni di vita e di lavoro, da morti di lavoro e di non lavoro, da attacco alla salute, all’ambiente, ecc. Dicono che chi si oppone a questa modernizzazione vuole “intaccare la fiducia e la sicurezza delle persone”, dimenticandosi di aggiungere che parlano delle “persone” della loro classe borghese, perché le milioni di persone della popolazione del nostro paese è da tempo che hanno perso fiducia e sicurezza.
Usano in maniera squallida e strumentale la situazione dei “giovani, dei disoccupati del mezzogiorno, delle donne” per tentare di convincere che a licenziamenti corrisponderebbe più possibilità di lavoro; quando bastano semplici dati: se passasse questo attacco la disoccupazione salirebbe dall’attuale 8,1% all’11,1% , una su quattro donne se licenziate non troverebbe più lavoro, e al sud tra vecchia e nuova disoccupazione, mobilità, cassa integrazione, le percentuali in alto della disoccupazione si elevano ogni mese.
Ma, chiaramente, a queste “mistificazioni” non ci crede più nessuno. Per questo la parola passa alla repressione, al “loro” terrorismo politico e ideologico. Opporsi, difendersi, scioperare, fare le manifestazioni, questo viene chiamato “terrorismo”.
Cercano di trovare i “violenti” da isolare e trovano proprio quei giovani, di cui Tiraboschi, Sacconi parlano per avvalorare l’abolizione dello Statuto dei lavoratori; parlano di reprimere chi parla di “rivolte” e sono accerchiati dal sud al nord da lotte “normali” delle masse popolari (dalla No Tav, alle zone disastrate) che assumono per forza il carattere delle rivolte.
E – come diceva Marx - se ogni fermento della società viene visto dalla borghesia come una minaccia, allora ogni fermento è una minaccia!
A Tiraboschi che dice in un’intervista al Giornale: “siamo intimiditi e minacciati, ma siamo impotenti”, non possiamo, quindi, che rispondere: ebbene sì. Solo che non si tratta di “piccoli gruppi terroristi”, ma di milioni di giovani, lavoratori, donne.
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