martedì 2 agosto 2011
pc 2 agosto - Bari con gli immigrati in rivolta ! ORA!
LA RIVOLTA DEL CARA
Dopo mesi di attesa, dopo numerose manifestazioni gli immigrati richiedenti asilo rinchiusi nel Cara di Bari hanno dato vita ad una grande rivolta che ha paralizzato strade, ferrovie, resistito e messo in scacco la polizia, imposto una trattativa.
Il Cara di Bari è una struttura che può contenere 900 persone ma da mesi stanno 1400; nel Cara vi si dovrebbe stare 35 giorni e invece ci si sta da mesi; agli immigrati è stata fatta ripetutamente la promessa che la loro richiesta sarebbe stata accolta, che la risposta vi sarebbe stata a breve. Invece da mesi non c'è né accoglienza né risposte.
Il governo razzista Berlusconi-Bossi-Maroni come ha allungato i tempi di permanenza nei CIE a 18 mesi, così ha allungato i periodi di valutazioni delle Commissioni; Commissioni peraltro insufficienti che in molti casi sembrano essere più strutture di boicottaggio con mille pretesti dei permessi di asilo che di concessione degli asilo.
Dietro il problema dei tempi c'è il razzismo di Stato, la politica dei respingimenti e delle espulsioni; di fatto i CIE sono lager e i Cara sono nuovi Cie; il diritto d'asilo è violato. Governo, Stato, polizia, con la complicità dell'Alto Commissariato per i rifugiati negano i diritti a quella parte dei “dannati della terra” che riempiono queste strutture.
La rivolta di Bari ha messo a nudo tutto questo, ha mostrato la forza, il coraggio, la dignità degli immigrati e lanciato un appello, un segnale agli immigrati di tutto il paese, prontamente raccolto a Isola di Capo Rizzuto, ha dato forza e visibilità alle numerose e sorde battaglie che si sono combattute in questi ultimi mesi, da Mineo a Torino.
Per questo la rivolta va sostenuta dai proletari e da tutto il movimento antirazzista.
Per questo bisogna fronteggiare la repressione e la rappresaglia, vera risposta del governo con la complicità dell'opposizione parlamentare e delle amministrazioni di centrodestra come di centrosinistra – in Puglia di centrosinistra.
Per questo bisogna contrastare la furiosa, oscena, incivile campagna razzista di organi di stampa che vogliono strumentalizzare i disagi della rivolta per scatenare la canea anti immigrati, la xenofobia di massa che in città come Bari hanno una presenza storica, materiale nella cultura di destra e in una opinione pubblica, oltre che istituzionale, che ha sempre chiuso gli occhi sullo schiavismo nelle campagne pugliese, altra faccia della detenzione e delle espulsioni.
Ed è straordinario che mentre scoppia la rivolta a Bari, scoppia a Nardò (LE) anche il più forte sciopero dei braccianti immigrati che si ricordi in Puglia che fa venire alla mente le grandi lotte bracciantili che hanno fatto la storia proletaria di questa Regione.
Entrando nel merito, gli immigrati hanno dimostrato grande capacità organizzativa e militare, nel muoversi uniti e in sintonia, utilizzare le armi a disposizione, per infliggere una dura lezione alle forze repressive già protagoniste, in questa regione e anche verso gli immigrati, di pestaggi e vili aggressioni, nei Cara, nei Cie ed altrove.
L'unità, nonostante le diversità di nazionalità mostra che la realtà di vita e di classe degli immigrati si impone e crea quell'embrione di coscienza di classe che si forgia nell'interesse comune e nella lotta.
Detto questo, la rivolta non è come la raccontano, e soprattutto come la vogliono dipingere non solo Mantovano, uno dei principali responsabili della situazione, ma anche ignobili demagoghi come il sindaco Emiliano di Bari e veri complici del governo, come la portavoce dell'Alto Commissariato dell'Onu, Laura Boldrini, che strillano alla violenza, incitano alla repressione, solidarizzano con le forze dell'ordine e incitano il governo a trovare soluzioni che sono perfino peggiori dell'attuale situazione.
La verità della rivolta è raccontata da Kwame, un giovane Ghanese: “Volevamo farci vedere, volevamo parlare con qualche italiano. Nel campo i giornalisti non entrano più. La polizia ci ha detto di lasciare i binari altrimenti non saremmo più rientrati nel campo. Ci siamo avvicinati e chiesto di parlare e loro hanno cominciato a sparare lacrimogeni” di tipo CS irritanti, utilizzati contro i No Tav alcuni giorni fa, considerati dal centro studi per la pace come armi chimiche, quindi pericolose, capaci di creare lesioni anatomico funzionali e vietati dalle convenzioni internazionali. “A quel punto abbiamo cominciato a lanciare sassi”.
Se la rivolta è cresciuta è dipeso anche dalla durezza, pesantezza della repressione, altro che “povere forze dell'ordine vittime della furia degli immigrati!
Così il blocco di un autobus, di macchine è stato interno ad una battaglia, altrimenti gli immigrati sarebbero stati massacrati e arrestati. E sono stati loro, certo, e non le forze dell'ordine a pretendere una trattativa condotta da Fratoianni e sancita da una carta scritta del vice prefetto.
Ma i patti non sono stati mantenuti, gli immigrati sono potuti, certo, rientrare nel Cara ma 29 di essi sono stati arrestati e ora rischiano di essere il 'capro espiatorio' di una rivolta che ha visto protagonisti 300 immigrati col sostegno di tutti 1400.
Sempre Kwame racconta: “nessuno si è tirato indietro, perchè questa situazione colpisce tutti. Sai quanti riescono ad ottenere il permesso di soggiorno? il 5%. Ma tutti noi siamo scappati dalle guerre, dalle persecuzioni”.
Sanno i cittadini che “qui dentro sembra di morire, non fai niente dalla mattina alla sera tranne giocare a pallone sul cemento. Le medicine? Sono sempre le stesse. Se ti fa male la pancia oppure la testa le “tavolette” che ti danno da masticare sono uguali. E – stringendo un lembo della maglietta – sai dove l'ho presa questa? Nei cassonetti dell'immondizia. Ci danno il dentifricio, il sapone, lo spazzolino dopo due mesi. Diventiamo matti a non fare niente e a mangiare sempre pasta che non piace alla maggior parte di noi. Li ho contati, 26/27 rigatoni a pasto e la domenica pezzetti di pollo”.
Un altro immigrato, Moamed: “fosse per me nel Cara non rientrerei, sono stato nelle galere di Gheddafi in Libia, lì si viveva meglio. Siamo pronti a protestare per tre giorni di seguito, anche senza acqua e cibo”.
Questi racconti sarebbero identici da parte di ciascuno degli immigrati del Cara, ciascuno di essi aggiungerebbe un particolare ancora più indegno, sia che stai nei lager dei Cie, sia nei finti centri per i richiedenti asilo, o nelle tendopoli “temporanee”, come a Manduria che sarebbero di prima assistenza dopo gli inenarrabili viaggi verso Lampedusa nel mare dei morti che è diventato il mediterraneo.
Chi ha ordinato di caricare gli immigrati, dopo averli vessati sa che lo ha fatto lo stesso giorno in cui ne sono morti come topi nel mare ancora altri 25.
Per questo sono oscene le cose che dice il sindaco di Bari e ancor più la Boldrini che propone come soluzione in realtà l'espulsione incentivata mentre dovrebbe occuparsi di accoglienza.
Così come la Commissione per il diritto d'asilo che sono impegnate nella ricerca capziosa di trovare i ”libici” a cui dare asilo nel mare dei profughi che viene dalla Libia, dalla guerra di Libia, e che arriva ad un'indegna “pulizia etnica” tra gli immigrati, a un “tu, sì”: 5%, e “tu, no”: 95%, attraverso una mascherata e cartacea “analisi del sangue”.
Tutti dovremmo ribellarci a questo e non dovremmo lasciare gli immigrati soli.
Tutti i proletari e le masse di questo paese dovrebbero comprendere che un simile trattamento nessuno lo accetterebbe senza ribellarsi.
Tutti dovremmo comprendere che un governo come quello che noi abbiamo che tratta indegnamente i proletari e le masse del nostro paese, che fa le guerre come in Libia, che alimentano la fuga dalla miseria e dalla guerra, è il vero responsabile della situazione e che agli immigrati del Cara come degli altri centri di detenzione, ufficiali o mascherati, spetta il permesso di soggiorno e il diritto di cercare il lavoro.
Questa rivolta ha ora una sola soluzione che è quella imposta dalla rivolta degli immigrati tunisini di Manduria, a cui abbiamo in piccola parte contribuito e di cui siamo orgogliosi, che ha imposto il permesso di soggiorno temporaneo per tutti. L'unica mediazione possibile con un governo reazionario e razzista come questo e con la falsa opposizione in parlamento e le complicità dei governi locali.
Insieme a questo, vogliamo la liberazione immediata e nessuna persecuzione per i fermati, arrestati di Bari come di Crotone, come delle altre lotte in corso degli immigrati. E facciamo appello a sostenere in tutte le forme possibili la lotta fino, almeno, ad una vittoria parziale.
proletari comunisti
2 agosto 2011
SINDACO EMILIANO PEZZO DI M....
“La città di Bari ha subito un danno enorme. Chi ha commesso reati va arrestato e processato rapidamente. Sono contrario ai blocchi stradali, quindi, nessuna indulgenza sia quando a protestare sono gli immigrati sia quando sono gli allevatori della Lega della Lega Nord”. “I gruppi politici che hanno sostenuto la protesta non capiscono che hanno fatto un regalo ai fascisti e ai razzisti... anche i gruppi antagonisti che sono dietro questi episodi...”. Cioè Emiliano arriva a dare una visione di una rivolta promossa o strumentalizzata da gruppi antagonisti per non riconoscere agli immigrati neanche la loro decisione di rivolta – una sorta di razzismo culturale.
ALTO COMMISSARIATO “ALLE ESPULSIONI DEI RIFUGIATI”.
Laura Boldrini: “Ci auguriamo che chi abbia usato violenza sia identificato e risponda alla giustizia... la Commissione deve valutare caso per caso, eritrei, somali, ivoriano avranno la protezione, gli altri, quelli che erano a lavorare in Libia e non hanno problemi nei paesi d'origine non avranno protezione... chi ha ricevuto il diniego... va aiutato a tornare a casa. Se devono tornare a casa e non hanno i soldi per l'aereo vanno riaccompagnati. Altrimenti si rischia di avere sempre più irregolari”.
PIETRO COLAPIETRO, SEGRETARIO REGIONALE DEL SILP CGIL:
“agli agenti rimasti feriti va la nostra solidarietà. Ribadiamo la nostra più ferma condanna della violenza”.
IL GRUPPO DELLE FERROVIE DELLO STATO
ha presentato denuncia contro ignoti per interruzione di pubblico servizio.
POLIZIOTTI:
“sembrava Terzigno negli scontri per l'immondizia. Non era una pioggia ma una cascata di pietre. Un attacco allo Stato, ecco cosa è successo oggi”
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NARDO': TERZO GIORNO DI SCIOPERO DEI BRACCIANTI
Sciopero, assemblea autorganizzata ad oltranza; nonostante ricatti e bisogno, tutti partecipano. Sabato mattina i padroni avevano chiesto addirittura un supplemento di lavoro, la fastidiosa divisione di pomodori in base alla grandezza degli stessi. I braccianti chiedono almeno un piccolo aumento, ma neanche questo vogliono dare. E allo sciopero fa seguito il blocco stradale della bretella 101; a dar tragico valore a questo sciopero arriva la notizia all'alba del giorno dopo della morte di un loro compagno di lavoro, un tunisino di 34 anni, che stramazza al suolo per un arresto cardiaco. E' una crudele morte sul lavoro.
Ora siamo al 3° giorno di sciopero.
I braccianti immigrati della tendopoli della Masseria Boncuri, alle porte di Nardò (LE), 350 che partecipano alla raccolta dei pomodori lottano contro paghe miseri,contratti inesistenti, caporalato imperante.
Un vero schiavismo. Ma non c'è ancora nessuna trattativa in corso.
Istituzioni, produttori e sfruttatori, dopo averli schiavizzati, ora li vogliono affamati, piegati.
La Coldiretti getta le mani avanti: “abbiamo molti dubbi sulla possibilità che le paghe non siano conformi”.
La verità è che i braccianti non ce la fanno più. Si è finalmente creata la miscela giusta. Ivan, studente Camerunense al politecnico di Torino, si è ritrovato leader della lotta, è da due settimane al centro.
5 giorni di lavoro alla settimana con meno di 30 euro al giorno. Sono del Benin, del Togo, del Sudan, così come della Tunisia, del Magreb. I caporali li prendono alle 4. I furgoncini con 30/40 ammassati, divisi per squadre etniche e per capacità produttiva. “Vengono pagati a squadra – rivela un agricoltore – la squadra è di 17 elementi a volte 20. In cinque ore raccoglie 176 cassoni, in pratica due Tir. Pago 880 euro”.
Uu migrante, quindi, dovrebbe ottenere 44 euro più gli straordinari. In realtà non è così, perchè vanno tolti i soldi del caporale, 1 euro e mezzo a cassone, 5 euro per i viaggi di andata e ritorno, 3 euro a panino. E paga quando vuole lui.
A Nardò c'è lo sciopero, ma in tanti luoghi dello schiavismo in Puglia, come quelli del foggiano, la situazione è ancora peggiore. Lavori dalla mattina alla sera, sotto il sole, bagni chimici, niente acqua.
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SFRUTTATI E SGOMBERATI
Non basta poi essere schiavi, alla Masseria Felline della frazione di Tuturano (BR), dove vivono 35 migranti sgomberati in condizioni igienico sanitarie intollerabili; sono eritrei, tutti dotati di regolare permesso di soggiorno che lavorano nelle campagne, costretti a vivere in stretto contatto con i loro stessi escrementi. Ora vengono sfrattati e per loro è ancora peggio perchè vuol dire andare a dormire direttamente in campagna, dato che li si sgombera senza neanche trovare una struttura per la loro accoglienza.
E là dove gli operai immigrati si ribellano, come è successo a quelli super sfruttati nella realizzazione degli impianti fotovoltaici nel leccese, succede che al sindacalista che ne organizza la lotta arrivano minacce di morte, dato che anche il modernissimo e alternativo “sviluppo del fotovoltaico”, è in Puglia all'insegna dell'imprenditoria nera,legata a mafia e malavita.
Per tutto questo insieme di ragioni la lotta degli immigrati di Nardò è lotta sindacale di classe, rivolta proletaria contro sistemi vecchi e nuovi di sfruttamento del capitale.
proletari comunisti
2 agosto
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