domenica 8 maggio 2011
pc 8 maggio - grandi proteste in Tunisia, cariche della polizia, la rivoluzione tunisina richiede il rovesciamento dei servi dell'imperialismo
TUNISI - Nuove proteste e nuovi disordini in Tunisia. Soprattutto nella capitale, tanto che il ministero dell'Interno ha decretato il coprifuoco notturno (dalle 21 alle 5) nell'area della "Grande Tunisi", che comprende anche le zone di Ariana, Ben Arous e Manouba. Una decisione che riporta il Paese ai giorni della rivoluzione che alla fine riuscì a rovesciare il regime del presidente Ben Ali. In un comunicato si legge che tale decisione "è stata presa in seguito agli atti di violenza e saccheggio e agli attentati ai beni pubblici che hanno avuto luogo, venerdì e sabato, in alcuni quartieri della città di Tunisi, e al fine di preservare la sicurezza dei cittadini".
Si chiude così una settimana di tensione altissima a Tunisi, scossa da manifestazioni anti-governative e in qualche modo alimentate anche dalle deflagranti dichiarazioni dell'ex ministro dell'Interno, Farhat Rajhi, che aveva sostenuto (comunque attenuando in seguito la portata delle sue parole) che le forze armate tunisine, guidate dal generale Rachid Ammar, capo di Stato maggiore delle tre Armi, avrebbero attuato un golpe in caso di vittoria, alle elezioni politiche, dei partiti confessionali, intorno ai quali sta crescendo il consenso popolare.
molte decine di giovani sono scesi in piazza ieri pomeriggio e questa mattina. La polizia ha represso duramente le proteste, utilizzando gas lacrimogeni e anche unità cinofile anti-sommossa. I dimostranti hanno fatto proprie le argomentazioni di Rajhi chiedendo che si dia piena attuazione alla "rivoluzione dei gelsomini" e che il governo provvisorio guidato dal premier Beji Caid Essebsi ceda il passo, accusandolo di non essere stato capace di espellere, dalla macchina politica del Paese, le scorie del regime di Ben Ali.
Proprio questa sera, una decina di partiti politici di sinistra e dell'area riformista, accusando il governo, hanno apertamente denunciato il pericolo che in Tunisia prevalga una deriva autoritaria, stigmatizzando soprattutto le violenze di cui ieri sono stati fatti oggetto quindici giornalisti, picchiati dagli agenti mentre stavano seguendo la manifestazione svoltasi in Avenue Bourghiba, dove ha sede il ministero dell'Interno.
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