lunedì 7 febbraio 2011
pc quotidiano 7 febbraio - SCIOPERO ALLA BONMARTINI DI VERONA E PADOVA
Comunicato n.1 - SLAI COBAS per il sindacato di classe - FEDERAZIONE AUTISTI OPERAI
E’ in corso una importante azione di sciopero dei lavoratori della Bommartini Autotrasporti, sul tappeto il mancato pagato delle tredicesime, nonché tutta una serie di mancate applicazioni del contratto nazionale del settore, che si traducono in un mix di superlavoro e di retribuzioni sotto il dovuto. Questa situazione giunge dopo una serie di assemblee del Cobas FAO di questa azienda, dovute in particolare alla riduzione arbitraria e non concordata, delle trasferte, rispetto anche solo al CCNL ma anche alle stesse “fasce” chilometriche adottate dalla azienda.
I lavoratori iscritti al ns.Sindacato, che sono ulteriormente cresciuti di numero in questi ultimi giorni, e sono attualmente 50 su 120 dipendenti, e che nella sede di Verona sono praticamente la metà dei dipendenti, a decine hanno nei mesi scorsi di dicembre e gennaio, inviato anche lettere di diffida ai sindacati confederali, invitandoli a non firmare accordi in loro nome, dato che in questa azienda non vi sono stati mai sottoscritti contratti aziendali di riconoscimento della discontinuità e di forfetizzazione degli straordinari, e che sia su straordinari che su trasferte, questi lavoratori ricevono un pagamento non evidenziato in busta paga, ossia fatto in maniera da non poter essere comprensibile.
Analogamente a questi problemi, nell’incontro che si era avuto alla fine di gennaio, la ns.O.S., la Azienda, e la Confindustria di Verona, si erano decise delle misure da adottare (sulle malattie, sulle ferie e sulla intelleggibilità delle somme di trasferta), che una mancati rispetti da parte dell’azienda e di mancati pagamenti promessi, hanno obbligato di fatto i lavoratori all’azione di sciopero del Cobas FAO, a cui hanno di fatto aderito tutti i lavoratori. Di fatto, vi è stata anche un’azione nelle ultime due settimane, tentativi e pressioni verso i lavoratori aderenti al Cobas, che pur non avendo sortito alcun effetto se non quello di aumentare il numero degli iscritti, hanno fatto capire ai lavoratori ed alla ns.O.S. che la azienda non aveva seguito l’atteggiamento dichiarato di fronte alla ns.O.S. ed ai ns.legali.
Il picchetto è iniziato alle 21 di ieri, i carabinieri sono arrivati quasi subito, lavoratori partecipanti al picchetto: oltre 40, scioperanti: oltre 100 su 120, ossia lavorano solo quelli partiti prima delle 21.Striscioni davanti al deposito e sul cavalcavia autostradale nei pressi di Soave, bandiere rosse lungo la strada che costeggia l'autostrada e davanti al deposito.
Lo sciopero ha avuto anche dei momenti di tensione, che la presenza dei carabinieri non ha potuto impedire, momenti nei quali vi sono stati anche dei brevi scontri, e con la presenza prima di un furgoncino della azienda, quindi di un camion di un terzista, nonché a causa del picchetto che staziona di fronte al deposito principale sin dalla notte della domenica. Infatti alcuni lavoratori che non avevano partecipato alle assemblee sono stati più volte avvicinati dai datori di lavoro che con alcune improvvise apparizioni avevano cercato di forzare la situazione, per convincerli a lavorare, ma sempre la discussione dei lavoratori del Cobas con i lavoratori che erano dubbiosi, li ha convinti ad aderire allo sciopero e quindi non si sono avuti tentativi di forzare il picchetto, nonostante appunto un paio di momenti di scontro che sono stati gestiti efficacemente dai lavoratori.
Sono in corso ora trattative tra i ns.legali e la Confindustria onde addivenire alla stesura per iscritto degli impegni stabiliti il 27 gennaio da parte della azienda, da sottoscrivere poi nei prossimi giorni in sede sindacale ex art.411, viceversa lo sciopero dovrà continuare.
Va detto che i carabinieri pur non essendosi posti in ostilità verso i lavoratori, hanno inteso fare da “garanti” della libertà di scelta di quei lavoratori inizialmente dubbiosi allo sciopero, in realtà dando in qualche modo legittimità, che i lavoratori hanno rifiutato, alle pressioni attuate persino a pochi metri da noi, dai datori di lavoro, con anche minacce di licenziamento, a lavoratori non iscritti, che aderivano allo sciopero. Pur non legittimando assolutamente questa sorta di legittimazione, i lavoratori hanno fatto muro al cancello della azienda senza cadere nelle provocazioni.
7 febbraio 2011 ore 9,45
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