martedì 1 febbraio 2011
pc quotidiano 1 febbraio - napoli dopo lo sgombero, la mobilitazione, la repressione, attacco all'Università
Prima di ieri: quando la polizia non entrava nelle università…
.Se di una cosa fino a ieri eravamo se non convinti, quasi, era che l’Università fosse un luogo di confronto, dal quale potessero partire le lotte sia degli studenti che degli altri soggetti che agitano le nostra città. Ma i palazzi che ospitano le nostre facoltà sono anche sempre stati il luogo in cui rivedersi dopo momenti “concitati”, facendo leva sul fatto che i rettori, garanti (in teoria) della democraticità e della libera espressione, quasi mai danno l’autorizzazione alle forze dell’ordine ad entrare; è successo in momenti bui della storia, ad esempio durante la dittatura militare in Grecia, il 17 novembre, quando l’esercito entrò nell’Università di Atene.
Nell’Italia di oggi eventi del genere accadono, e sempre più spesso, creando precedenti sempre più pericolosi per un paese e un’Università che amano definirsi “democratici”, e il margine di discrezionalità del potere militare si sposta sempre più in avanti. Recentemente è successo all’università di Reggio Calabria, dove gli studenti hanno trovato uno schieramento di polizia in antisommossa all’ingresso dell’Aula Magna, e qui a Napoli, dove ieri, 31 gennaio, la Rettrice Lida Viganoni ha autorizzato la polizia ad entrare a Palazzo Giusso per sgomberare lo Z.E.R.O.(81), spazio occupato nella ex-mensa dell’Orientale: un gesto sconsiderato, che militarizza le relazioni fra studenti e organi accademici, a scapito di un confronto sempre più frequentemente bypassato.
Per chiedere spiegazioni di questa gravissima azione repressiva nei confronti di chi lotta ogni giorno per un futuro migliore - o semplicemente un futuro – e di rifiuto di qualsiasi forma di dialogo, siamo andati, pochi minuti dopo l’irruzione della celere, dalla Rettrice, che intanto apriva un’“interessantissima” conferenza sul commercio dei diamanti.
La domanda che le abbiamo posto è stata chiara e concisa: ci interessava sapere se fosse consapevole e se, in qualche modo, rivendicasse l’azione delle forze dell’ordine nell’Università. La risposta ricevuta è stata altrettanto secca: “era necessario ristabilire la legalità”.
Insomma, nulla più che “ordinaria amministrazione”, in nome di una legalità che ha tanto l’aspetto di un dito dietro il quale nascondersi per evitare di affrontare seriamente i problemi politici posti da noi studenti.
Incassata la risposta, ci siamo riuniti in più di duecento per partire in corteo per le strade del centro, per denunciare, ancora una volta con forza, il vergognoso atto repressivo messo in atto dai vertici dell’università. Il corteo è terminato a Largo Banchi Nuovi, piazza in cui c’erano sia lo Z.E.R.O.(81) che lo Spazio Occupato Fanon, recuperato grazie al lavoro degli occupanti dal degrado dovuto a 30 anni di abbandono e, nonostante questo, anch’esso sgomberato.
Il corteo, dopo che la polizia si è ritirata, in un primo momento, nella ex-mensa, è stato caricato più volte e i lanci di lacrimogeni sono seguiti fino all’ingresso di Palazzo Giusso, arrivando a colpire i balconi dell’Aula Magna (vedi foto 1 2 3 sul sito cau) e ad entrare nelle aule studio, sfondando una finestra e una vetrina (foto 1 2 3) e spaventando chi stava semplicemente studiando. Una studentessa è rimasta ferita da un lacrimogeno così come altri ragazzi sono rimasti feriti da lacrimogeni lanciati ad altezza uomo. (vedi sul sito cau video che ricostruisce alcuni momenti delle cariche e delle azioni di sgombero della polizia)
Dell’operato delle forze dell’ordine non ci stupiamo più di tanto. Ciò che oggi invece necessita di una riflessione è l’azione del Rettore. Forse la ristrutturazione in senso autoritario della governance universitaria voluta dal ministro Gelmini e da Confindustria non è solo uno scenario futuribile: evidentemente qualche rettore vuole dimostrarsi già da oggi pronto a usare il pugno di ferro che la “legge Gelmini” gli concede.
Per noi si tratta di un motivo in più per combattere contro le riforme dell’istruzione e contro la deriva autoritaria dello stato in tutte le sue articolazioni.
Collettivo Autorganizzato Universitario - Spazio Occupato Fanon
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