All'Amadori scatta la rappresaglia padronale contro la Rete. Dal padrone?
No, dal sindacato UIL che denuncia e ci vuole in Tribunale!
L'azione della Rete per la sicurezza sul lavoro all'Amadori di Cesena
(quello dei polli/tacchini) ha evidentemente lasciato il segno. Non è questa
volta il padrone direttamente a mettere in campo la rappresaglia ma lo fa
attraverso il sindacato confederale nella persona di Scarponi, segretario
provinciale della UIL che ha denunciato 3 attivisti per avergli offeso
"l'onore e il decoro" durante la diffusione di un questionario tra le
operaie.
Noi pensiamo invece che questo sindacalista abbia offeso l'onore e il decoro
delle operaie di Amadori.
I malori di 170 operaie sono state oggetto anche di alcune interpellanze al
Consiglio Comunale di Cesena da parte di Davide Fabbri, Capogruppo
Consiliare dei Verdi a Cesena che aveva denunciato:
"si è assistito nel corso del tempo - a partire da marzo 2007 ad oggi - a
diversi malori di lavoratori all'interno dello stabilimento di San Vittore;
in totale quasi 170 lavoratori hanno accusato preoccupanti situazioni di
malessere a livello respiratorio e oculare (male alla testa, capogiri, gola
secca, trachea irritata, irritazione agli occhi, bruciore alle narici,
nausea, vomito); 37 di questi lavoratori hanno accusato sintomi gravi da
dover ricorrere ad interventi del Pronto Soccorso dell'Ospedale; tali
malesseri hanno provocato la chiusura per quattro giorni di alcuni reparti
produttivi dell'Azienda Avi.Coop del Gruppo Amadori".
Nuovi malesseri tra i lavoratori dello stabilimento avicolo Amadori di
Cesena, dopo i circa 170 casi analoghi del 2007. A denunciarlo e' il
segretario nazionale della Flai-Cgil Antonio Mattioli che chiede la
sospensione dell'attivita' lavorativa.
Siamo intervenuti in questa fabbrica proprio per questi motivi e per cercare
di dare una soluzione al problema. Alle assemblee le stesse operaie hanno
accusato i sindacati di essere assenti quando la gente sveniva o veniva
lasciata a casa e hanno dovuto subire l'umiliazione di essere trattate come
malate immaginarie.
Eppure, invece che rilanciare la mobilitazione degli operai per denunciare
padron Amadori, mettere in sicurezza gli impianti, mettere in campo una
lotta per non subire il ricatto occupazionale ("o lavorate in queste
condizioni o sposto la produzione altrove!"), il sindacalista Scarponi ha
pensato bene che il vero problema è chi denuncia la situazione e propone
soluzioni, come noi della Rete e si pone a difesa degli interessi aziendali.
E' lo stesso Scarponi ad avere inviato ai suoi iscritti una lettera
sull'accaduto davanti ai cancelli che è stata riportata da alcuni giornali
locali il 16 luglio 2008 ("rissa sindacale all'Amadori") in cui si dichiara
sorpreso per una assemblea della Flai-Cgil perchè "i problemi aziendali
dell'Amadori dovrebbero essere affrontati con la massima azione unitaria" e
poi afferma: "non si tratta nè di rissa, nè di pugni, nè di altro; si è
solamente alzato il tono della voce e sono volate sicuramente alcune parole
grosse ma niente di più".
Invece ha tirato dritto e sporto denuncia.
Il giorno dell'udienza (26/01/2011), ovviamente, renderemo pubblico tutto
questo e invitiamo la stampa locale ad essere presente.
Di seguito riportiamo un volantino con le proposte che abbiamo fatto come
Rete.
IL POLLO VALE DI PIU' DELLA SALUTE DI UNA OPERAIA?
No, padron Amadori, lei non ha alcun diritto di continuare a peggiorare la
salute delle operaie, di minimizzare la situazione, di ricattarle, di
lasciarle a casa se denunciano malori.
Questi operai, di cui la grande maggioranza sono donne, si alzano alle 4 del
mattino per uno straccio di salario che serve a mantenere le loro famiglie e
sono stanche di essere sfruttate in quell'inferno di esalazioni nocive da
fabbrica da "Terzo mondo" e stanche pure di essere prese in giro dai medici
dell'Ausl che coprono le responsabilità del padrone.
Operaie e operai, il padrone dei polli vi ha messo in condizione di perdere
la vostra salute, giorno per giorno. Più i suoi profitti aumentano più
aumentano le vostre malattie sia fisiche che psichiche legate al processo
produttivo.
Rivendicare diritti in questa Azienda significa subire il terrorismo
padronale e l'umiliazione di medici che vi addossano la responsabilità di
tutto, negando legame tra il peggioramento delle vostre condizioni di salute
con il processo lavorativo, addirittura arrivando ad affermare che le
patologie di cui soffrite sono imputabili ai vostri stili di vita!
Tanta è la rabbia e l'indignazione che adesso si deve trasformare in
iniziative a tutela della salute delle operaie e degli operai.
Chi dovrebbe fare il suo mestiere non lo fa, dimostrando di avere più a
cuore gli interessi padronali: quando le operaie non ce la fanno più a
lavorare in ambienti nocivi e per i carichi di lavoro i sindacati
confederali e gli Rls sono completamente assenti e gli organi di vigilanza e
controllo dell'Ausl danno ragione all'Azienda.
Quindi:
noi della Rete Nazionale per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro
faremo una perizia indipendente per dimostrare che le malattie sono dovute
alle condizioni di lavoro. Pertanto invitiamo le operaie a contattarci anche
in forma anonima.
Vogliamo conoscere e informarvi sugli elementi nocivi che mettono a rischio
la vostra salute.
Vogliamo la messa in sicurezza degli impianti
Vogliamo le dimissioni dei medici dell'Ausl di Cesena e il ripristino delle
competenze dell'Ispettorato del Lavoro.
Vogliamo le dimissioni delle RSU ed Rls
E' necessaria l'elezione diretta da parte degli operai di nuovi Rls, non
nominati dalle burocrazie confederali.
E' necessario uno sciopero autorganizzato che blocchi la produzione a
sostegno di questa vertenza
Art. 9 dello Statuto del Lavoratori:
"i lavoratori, mediante le loro rappresentanze, hanno diritto di controllare
l'applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle
malattie professionali e di promuovere la ricerca, l'elaborazione e
l'attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro
integrità fisica"
Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna
tel. 339/8911853 e mail: cobasravenna@ libero.it
bastamortesullavoro@domeus.it
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