sabato 17 luglio 2010

pc quotidiano 17-18 luglio - lo stato terrorista di Israele ha voluto uccidere. Per riscrivere il diritto internazionale nel nome dell'"autodifesa"

Un articolo del supplemento di questo mese del il manifesto, le Monde diplomatique, spiega le ragioni del massacro alla flottiglia umanitaria.

Nel nome della lotta al "terrorismo", lo stato terrorista d'Israele è intenzionato a riscrivere le norme del diritto umanitario internazionale per colpire impunemente le ong pacifiste. Dopo l'Iran, Hamas ed Hezbollah, sono nel mirino le organizzazioni di difesa dei diritti umani. Il massacro della Freedom Flottiglia "Mavi Marmara" ha isolato Israele a livello internazionale e ancora di più lo ha contribuito il rapporto Onu sul genocidio del popolo palestinese di Gaza ("operazione piombo fuso" del natale 2008), tanto che Netanyahu ha parlato di una "possibile ferma risposta da parte di dirigenti ed eminenti giuristi internazionali" per contrastare "l'effetto Goldstone" che gli ha procurato grossi problemi denunciando i crimini contro l'umanità dello stato d'Israele. Gli stessi problemi che sul campo di guerra afghano sta attraversando il suo protettore americano con l' organizzazione umanitaria Emergency, di cui ha sequestrato il personale volontario medico per scambiare la loro liberazione con la chiusura dell'ospedale nella zona di operazioni di guerra delle truppe d'occupazione.
"Siate certi che questo rapporto dell'Onu non è un problema esclusivo di Israele - aveva detto Netanyahu. Esso minaccia di legare le mani a tutti gli stati che lottano contro il terrorismo".
Le organizzazioni umanitarie, secondo lo stato terrorista israeliano, sono nemici "terroristi", altro che pacifisti, per questo il parlamento israeliano ha privato dei benefici fiscali le ong umanitarie e della possibilità di portare in un tribunale non israeliano alti ufficiali o funzionari.
Col pieno sostegno di USA ed Europa, Israele potrà continuare ad essere una minaccia per le masse arabe in Medio Oriente legittimandosi nel nome del falso "diritto all'autodifesa". Brandendo quel "diritto" hanno occupato, terrorizzato, oppresso, ucciso, incarcerato almeno 3 generazioni di palestinesi.

prolcomra

pc quotid 17- 18 luglio Vinyls: invece che lo sciopero nazionale degli operai chimici, i confederali si appellano di nuovo al governo


Martedì prossimo, CGIL-CISL-UIL convocano un presidio-manifestazione degli operai Vinyls davanti a palazzo Chigi, alla vigilia -forse- di nuovo bando di gara internazionale del Governo.
Gli impianti, secondo l'accordo del dicembre 2009 sottoscritto al ministero del lavoro, avrebbero dovuto già essere ravviati, seppur in maniera "graduale e progressiva", il 15 dicembre scorso. Invece sono ancora fermi.
Con questa manifestazione i confederali tornano ad appellarsi al governo per salvare il ciclo del cloro negli impianti di Marghera, Porto Torres e Ravenna, lo stesso governo che aveva garantito il 5 maggio che tutte le difficoltà tra Eni e Ramco erano sostanzialmente superate, smentito dopo una settimana dalla stessa Ramco che comunica la propria uscita dalla trattativa. Stesso copione quando ha sostenuto l'"illuminato" Sartor nell'acquisto, nonostante non avesse nessuna esperienza del settore.
Lo sciopero generale degli operai chimici, richiesto da RSU e cassintegrati, avrebbe portato gli operai su posizioni di forza rispetto al governo, ma i confederali stanno continuando il loro sporco gioco sulla pelle degli operai.
E' ora che la prima protesta sul web si trasformi in lotta vera, autorganizzata.

prolcomra
17/07/2010

pc quotidiano 17- 18 luglio - Fiat dopo il 16 la lotta continua !

lo sciopero di ieri è stata una prima significativa risposta all'ondata repressiva della fiat , licenziamenti repressivi a melfi e torino, verso i licenziamenti di massa a Pomigliano con la newco
dopo il no operaio di pomigliano, le lotte partite alla fiat sata e Mirafiori, lo sciopero del 16 era l'unica risposta nazionale praticabile
per questo proletari comunisti e lo slai cobas per il sindacato di classe lo hanno sostenuto sia alla fiat -dove siamo arrivati - sia nelle fabbbriche dove eravamo presenti Ilva Taranto in particolare con volantinaggio
la manifestazione in questo momento più significativa è stata quella a melfi, dove lo sciopero è stato di 8 ore , la partecipazione allo sciopero è stata parziale, ma significativa e numerosa, con molti operai non appartenenti alla fiom in sciopero e nonostante le forti pressioni fiat-sindacati della fiat - alla manifestazione circa duemila partecipanti complessivi dal centro di melfi alle mura di porta venusina, dove da giorni Barrozzino, La morte e Pignatelli sono sulle mura
il clima è partecipato e combattivo, gli interventi dal palco del segr fiom De Nicola e degli altri molto chiari e forti nella denuncia e nella analisi della situazione, la solidarietà operaia è forte e sentita
presente delegazione dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto- adesione comunicata anche dal palco e praticamente un unico volantino politico quello di proletari comunisti, leggibile nel blog , ben accolto
presenti operai della cub con auria e ferrentino, delegati licenziati dalla fiat e poi rientrati con la lotta e la causa legale, prendendo a pretesto l'operazione repressiva antiterrorismo contro lo slai cobas per il sindacato di classe nazionale -anche questa operazione di licenziamento è stata ripresa dal palco nell'intervento del segr. prov. fiom De Nicola
presenti operai di pomigliano in bus della fiom e una delegazione cobas pomigliano cobas confederazione
presente una delegazione della failms della fiat sata
presenti Vendola, Rinaldini, Cremaschi e alcuni assessori e consiglieri di rifondazione e sinistra ecologia e libertà
landini ha annunciato le prossime iniziative fiom nazionale centrata innanzitutto sulla presentazione di un articolo 28 per i licenziamenti sindacali discriminatori
nel finale della manifestazione Marco Pignatelli, l'operaio licenziato che era sulle mura venusine si è sentito male e questo ha innescato una richiesta pressante affinchè gli operai sulle mura scendessero. Particolarmente insistenti sono stati i dirigenti nazionali fiom, francamente i delegati non volevano scendere, nè le motivazioni apportate dai dirigenti fiom erano decisive...
alla fine gli operai hanno deciso di scendere con le proprie motivazioni
- 3 eravamo sulle mura, 3 lo abbiamo deciso insieme di salire e in tre vogliamo restare, dato che marco non sta bene, ora in tre scendiamo.. ma nessuna resa la lotta continua come prima..

sulla manifestazione, sugli ineterventi, sulla situazione torniamo in un prossimo più ampio articolo

proletari comunisti
vedi foto sito fiom
16 luglio2010

pc quotidiano 17-18 luglio - libertà per i lavoratori tunisini arrestati

SOLIDARIETÀ
con Rafik MAATALLAH, Mohmed NHERI e Hamza NHARI,
lavoratori immigrati tunisini, rispettivamente di 32, 24 e 20 anni,
feriti nel corso di una rissa (scoppiata ieri notte nella tendopoli di Boncuri- Nardò, Lecce)
e, subito dopo, arrestati e rinchiusi nel carcere di Lecce.

DIGNITÀ = LAVORARE MENO PER LAVORARE TUTTI

ROTAZIONE DEI LAVORATORI
AD OGNI RICHIESTA DI FORZA LAVORO
DA PARTE DEI DATORI DI LAVORO

E...”Balordo” sarà CHI, pur potendo, non ha garantito, né garantisce a tutt'oggi, una vera accoglienza, egregio Sig. assessore ai sevizi Sociali del comune di Nardò, Carlo Falangone.
Pretendete di gestire i bisogni dei lavoratori affermando di voler garantire i servizi minimi dei lavoratori, fungendo da mediatori del conflitto per frenare il malcontento e la giusta rabbia di chi viene sfruttato nelle campagne salentine e poi, ancor oggi, manca più della metà delle tende necessarie per soddisfare le esigenze di tutti i lavoratori immigrati presenti nel campo di Boncuri.
Non eravate forse voi, illustri rappresentanti delle istituzioni che, in data 25/06/2010, nel corso di una conferenza stampa, presso il Palazzo Adorno (sede della Provincia) avevate parlato di 470-500 braccianti necessari per la raccolta delle angurie nell'agro di Collemeto – Nardò – Copertino ?
Ebbene, dove sono le vostre tanto millantate tende promesse e, di cui, già il 18 giugno qualcuno denunciava la mancanza ? Forse non si era già scritto che “le tende da campo tipo Montana da otto posti e anche se di tela, per garantire il fabbisogno a 400 braccianti le avrebbe fornite l'assessorato alle Attività produttive della Provincia di Lecce ?
Tutto ciò è, a dir poco, VERGOGNOSO! A decine sono, infatti, i lavoratori che, a tutt'oggi, 15 luglio 2010, nel campo di Boncuri (Nardò), dormono per terra.
E si ha pure la sfrontatezza come ha fatto qualche giornalista nostrano - (cfr. Il Paese Nuovo di oggi) – di scrivere che la “rissa” era “scaturita probabilmente da futili motivi, alimentati dall'eccessiva quantità di alcool ingerita”.
Quante foto ha scattato di bottiglie vuote di alcool, illustre giornalista ? E quante altre foto, invece, non ha scattato di lavoratori bianchi e neri schiavizzati nelle campagne salentine ?
È la mancanza di lavoro e di un alloggio decente, è la quotidianità della miseria, è l'incertezza del futuro, è la ghettizzazione “fuori-porta”, lontano dalla vista di tutti, che determina rabbia, esasperazione e, spesso, purtroppo, contraddizioni interne fra i lavoratori.
È soltanto ciò che fomenta e potrebbe ulteriormente fomentare la rissa e guerra tra poveri!
Ma NON DEVE ACCADERE ! E NON ACCADRÀ SOLO SE RAFFORZIAMO E CONSOLIDIAMO L' UNITÀ DI CLASSE!
E tutto ciò è necessario e - poiché non ci interessa tutelare gli interessi dei proprietari terrieri ma solo quelli dei proletari agricoli – riteniamo urgente e non più rinviabile il diritto ad una VITA DIGNITOSA PER TUTTI/E lanciamo la parola d'ordine che è ora di INIZIARE con la ROTAZIONE DEI TURNI DI LAVORO affinché non ci siano più, all'interno del Campo di Boncuri, lavoratori - che lavorano - di serie “A” e lavoratori - che non lavorano - di serie “C”.

W L'UNITÀ DEI LAVORATORI

CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEL CAPITALE
SOLIDARIETÀ DI CLASSE

Collettivo di Solidarietà Internazionalista “Dino Frisullo” - Lecce
Lecce, 15/07/20010

pc quotidiano 17-18 luglio - Milazzo, lavoratore ventenne muore in hotel .Ma i padroni negano di conoscerlo

Questo povero ragazzo è morto a soli 20 anni, pe guadagnare due soldi per mantenersi e i
proprietari dell'Hotel negano di conoscerlo.
E' proprio vero, non c'è mai limite alla vergogna!!!
La vita di un lavoratore non conta nulla, e questa tragedia ne è la dimostrazione.
Saluti.
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e
Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.


14 luglio un giovane di 20 anni, Riccardo Spadaro, di Barcellona Pozzo di Gotto, trovato cadavere nel vano motori della piscina del "Silvanetta Palace Hotel", a Milazzo. Secondo gli inquirenti sarebbe morto per un incidente avvenuto all'interno della struttura alberghiera del centro mamertino. Il ragazzo, secondo quanto affermano i genitori, lavorava da oltre un mese come factotum nell'hotel. La vittima si trovava all'interno della sala motori della piscina quando, per cause ancora da accertare, è rimasto bloccato. I proprietari dell'albergo, invece, sostengono di non conoscere la vittima. L'inchiesta è coordinata dal pm Francesco Massara e dopo gli interrogatori della polizia protrattisi fino all'alba di oggi, sarebbe emerso che Spadaro, secondo una prima ipotesi, sarebbe morto per una caduta provocata da un malore mentre stava regolando l'impianto.
La Procura ha disposto per questo pomeriggio l'autopsia sul cadavere.

"Mio figlio lavorava con la società che gestisce l'albergo dallo scorso 3 giugno ed aveva un contratto part time a tempo determinato. Aveva già lavorato l'estate dell'anno scorso nella stessa struttura che conosceva bene. Non capisco come sia morto e come mai sia stato mandato a quell'ora a controllare l'impianto". Lo dice, affranto, Filippo Spadaro il padre di Riccardo, 20 anni, trovato morto la notte scorsa nel vano motori della piscina del "Silvanetta Palace Hotel". In un primo momento alcuni dipendenti hanno detto che il giovane perito meccanico, che d'estate lavorava nell'albergo per intascare qualche soldo, sarebbe caduto accidentalmente nel vano sbattendo con la testa nel motore. Versione non confermata comunque dagli inquirenti e dal magistrato che sta coordinando le indagini.
L'amministratore dell' hotel non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.

venerdì 16 luglio 2010

pc quotidiano 16 luglio - MARX: RENDERO' ONORE AGLI OPERAI...


Agli operai e alle operaie,
nel gennaio '09 abbiamo fatto un opuscolo che è una libera sintesi dell’importante e fondamentale testo di Karl Marx “Lavoro salariato e capitale”.
Oggi lo riproponiamo, invitando a richiederlo all' e mail: ro.red@libero.it.

Riportiamo la presentazione dell'opuscolo.

MARX: ”Renderò onore agli operai che non hanno nulla, che sono considerati una classe pericolosa e parteciperò attivamente alla loro organizzazione, perchè essi sono il motore collettivo della Storia dell’emancipazione, i principali costruttori di una società egualitaria”.

Oggi il peggioramento e l’impoverimento crescente della condizione degli operai, la crisi in cui si dibatte il capitalismo a livello mondiale e l’irrisolvibilità della attuale situazione economica nonostante tutte le “soluzioni” che i governi cercano di inventarsi, stanno dimostrando una cosa semplice: Marx aveva e ha ragione. E l’ironia della sorte è che sono costretti a riscoprire Marx e a chiederne lumi anche alcuni economisti borghesi.
Marx ha già dimostrato, analizzato le crisi e il perchè delle crisi, ha dimostrato che “il re è nudo”, che il cuore di tutto è nel rapporto lavoro salariato e capitale; un rapporto necessario per l’esistenza stessa del capitale, della classe dei padroni, ma che, se è la vera fonte delle rovinose condizioni di esistenza della classe operaia, di tutti i lavoratori e della maggioranze della popolazione, esso costituisce per i capitalisti anche la causa della loro rovinosa fine, un cappio in cui più i capitalisti si dibattono, tentando di salvare la loro classe, più esso si stringe intorno al loro collo.

Ma Marx ha dimostrato soprattutto che il rapporto lavoro salariato e capitale, sfruttamento/profitti, operai/padroni non è eterno, non è una maledizione inevitabile, ma una contraddizione che inevitabilmente si acuirà sempre di più e che spetta proprio agli operai farsi i “becchini” del sistema capitalista ed essere il motore collettivo della nuova Storia.

gennaio 2009

pc quotidiano 16 luglio - La brutta lettera pietista della Fiom di Mirafiori a Marchionne

Da Il Manifesto del 15 luglio: “...dai lavoratori e dai delegati Fiom di Mirafiori ieri è venuto un invito al dialogo: una lettera aperta indirizzata all'ad Sergio Marchionne...”.
Cosa scrivono i “lavoratori e delegati Fiom in questa lettera?
“... Non abbiamo una visione personalistica e semplicistica, ci sforziamo al contrario di tenere insieme il tutto... E' fin troppo noto come i lavoratori siano stati fondamentali nel corso di anni difficili, per fare in modo che la Fiat continuasse a rimanere sul mercato. Abbiamo fatto, facciamo e faremo molti sacrifici con la cassa integrazione...”
“... Non si tratta di contrapporre lavoratori e imprenditori, ma di prendere atto delle differenti condizioni e delle diverse responsabilità collaborando per il futuro con condivisione e non per coercizione”
“E' importante mettersi in gioco, come dice lei, se si tiene veramente alle persone a cui ci si rivolge, ma è altrettanto importante riconoscersi reciprocamente e non sarà certo con i licenziamenti di lavoratori e delegati della Fiom Cgil o di altri sindacati che questo avverrà. Per questo la invitiamo a venire in mezzo a noi per confrontarci e approfondire i temi trattati”.

La risposta a questa lettera non è venuta da Marchionne, che semplicemente se ne frega, ma dalla presidente della Confindustria, Marcegaglia. Ma che risposta? “... è un voler riprendere un dialogo (da parte della Fiom, naturalmente – ndr) e questo è importante. (MA) Credo che sarà impossibile cambiare le condizioni di quell'accordo perchè è stato firmato da altri sindacati, ma giudico positivo il fatto che la Fiom decida di ricominciare a fare il suo mestiere, quello di trattare”. (sempre da Il Manifesto del 15/7).

Quindi, cornuta e mazziata (la Fiom)! Bravi, bravi, dice la rappresentante dei padroni, ma... l'accordo di Pomigliano resta, gli attacchi al salario a Mirafiori anche, i licenziamenti repressivi anche; voi potete solo ricominciare a trattare qualche briciola, dato che i padroni fanno e continueranno a fare la sostanza.

Ma entriamo nel merito della lettera dei “lavoratori e delegati Fiom”.
- Marchionne ha posto pesantemente sul piatto il cuore del contrasto su cui si basa il piano imposto a Pomigliano e le politiche di attacco al salario a Mirafiori, i licenziamenti, ecc.: io sono il padrone voi siete operai che per i miei profitti dovete rinunciare a diritti, accettare peggioramento condizioni di lavoro e salariali, una condizione da moderni schiavi; Marchionne, praticamente, pro domo sua, ha svelato chiaro e tondo la contrapposizione di classe e la sua irrisolvibile; e la lettera Fiom dice: No, noi non abbiamo “una visione personalistica” - cioè, non vogliamo avere una visione di classe, necessariamente di classe e di parte, diciamo noi, ma della parte maggioritaria che si deve liberare dalla schiavitù a cui la vogliono ricacciare i padroni – No, noi “ci sforziamo di tenere insieme il tutto”, vale a dire gli interessi degli operai e quelli di padron Fiat!

- Marchionne dice che gli interessi della Fiat sono contrapposti a quelli degli operai, che il bene e la salvaguardia della Fiat richiede necessariamente il male degli operai e la subordinazione di essi ai piani Fiat; e la lettera Fiom - come se Marchionne e operai fossero seduti a tavolino e non a fare la guerra ogni giorno , ogni ora (basta che un delegato o un lavoratore aderisce ad uno sciopero e viene licenziato) – scrive: “non si tratta di contrapporre lavoratori e imprenditori”, ma di collaborare insieme con le diverse responsabilità, con il rispetto reciproco!
Ma la Fiom di Mirafiori ci fa o lo è?!

- Marchionne, come ogni bravo padrone, certo, ci “tiene veramente alle persone a cui si rivolge” solo se però queste persone/operai, fanno fare profitti alla Fiat accettando il supersfruttamento, la cancellazione di diritti anche stabiliti per legge, dalla Costituzione; ci “tiene” agli operai se sono braccia da lavoro senza testa né anima, e da spremi pluslavoro e plusvalore, cioè se non sono “persone”; perchè quando gli operai sono persone che pensano, che lottano per sé e per il futuro, allora non ci “tiene”, li può benissimo buttare via da un giorno all'altro.
Quale favola la Fiom di Mirafiori, invece, vuole raccontare agli operai?!

- La Fiat ha sfruttato gli operai, non si è fermata di fronte a niente né nel passato né negli anni più recenti: dai 23 mila cassintegrati, di fatto licenziati di Torino, con più di 200 operai suicidati, alle periodiche politiche di esuberi, ai licenziamenti politici di cui è famosa Mirafiori, all'intensificazione dello sfruttamento introducendo anche a Mirafiori la famigerata organizzazione del lavoro TMC2, considerata anche dal giudice Guariniello un attacco sistemico alla salute degli operai e operaie; e la lettera della Fiom dice: ma gli operai hanno fatto tanto “perchè la Fiat continuasse a rimanere sul mercato”, abbiamo fatto ma (ve lo promettiamo!) continueremo a fare “sacrifici con la cassa integrazione”!

Certo Marchionne ringrazia, e per ringraziamento da un sonoro calcio in faccia agli operai. E la lettera della Fiom dice, praticamente, continua a darmi i calci ma lasciami il premio di risultato...

La Fiom di Mirafiori forse non ha capito o finge di non capire che stiamo di fronte a un moderno fascismo padronale, e pensa di convincere con argomenti “democratici”, del “siamo tutti sulla stessa barca” l'attuale principale esponente di questo fascismo.
Ma questa è la classica fallimentare e pericolosa azione del riformismo, che usando i “guanti gialli” con chi usa pugni e fucili, serve, che lo voglia o no, la reazione.
Anche Marchionne nella sua lettera ha detto di fatto agli operai di Pomigliano: accettate l'accordo stiamo nella stessa barca. Ma, gli operai devono spaccarsi la schiena per remare e la Fiat deve prendersi tutto il bottino pescato da quegli stessi operai.
“Vieni in mezzo a noi per confrontarci...”, scrive nella conclusioni la lettera della Fiom. Marchionne lo ha fatto ma con una lettera altrettanto fascista quanto la filosofia dell'accordo di Pomigliano (anche se molti a sinistra si ostinano stupidamente e ciecamente a vedere una sorta di contrapposizione tra l'accordo e la lettera che sarebbe invece “democratica”, una specie di mano tesa al dialogo); una lettera (commentata nei giorni scorsi su questo blog) scritta da un dittatorello, che chiama gli operai ai “grandi valori” per imporre solo i bassi interessi capitalistici.

Sbagliano quegli operai che hanno firmato questa lettera, ragionano come subordinati, non come classe! Rispondono alla guerra dei padroni con il “dialogo”. Ma così non danno credibilità alle lotte che pur stanno facendo.
Oggi è tempo di cambiare strada, di accettarla questa “guerra dei padroni”, questa sfida fascista e attrezzarsi per non lasciare sul terreno solo le proprie penne.

pc quotidiano 16 luglio - rivolta in nord irlanda


El distrito católico de Ardoyne fue el escenario donde se registraron los mayores enfrentamientos entre grupos opuestos, y la intervención de la policía a bordo de vehículos blindados desató más violencia, destacó la edición electrónica de The Belfast Telegraph.

En los disturbios se registró la participación mayoritaria de jóvenes, incluso de niños de hasta siete y ocho años de edad, que han formado barricadas en las calles mientras policías antidisturbios con carros dotados de cañones de agua han tratado de controlarlos.

Los enfrentamientos se registraron cuando jóvenes católicos trataron de atacar la marcha protestante de la Orden Naranja del 12 de julio, que celebra una victoria militar del rey William de Orange sobre el también rey James II en el siglo XVII.

En los disturbios del pasado lunes los participantes detuvieron la marcha del tren que cubre la ruta entre Belfast y Dublín y trataron de incendiarlo pero sin éxito, reportó la británica Press Association (PA).

El jefe policial Matt Baggott acusó a republicanos opuestos al proceso de paz en Irlanda del Norte de fomentar las tensiones con los protestantes y generar así los disturbios, que han dejado 82 policías heridos, 55 de ellos la noche del lunes.

La policía de Belfast se ha defendido de críticas de representantes políticos por su actuación, y la víspera difundió un video tomado desde uno de sus helicópteros donde se ve como los agentes del orden son los atacados.

De acuerdo a las imágenes, un línea formada por agentes antidisturbios es embestida varias veces por hombres enmascarados que usaban barras de metal y de madera.

Mas información en el blog Norte de Irlanda
http://nortedeirlanda.blogspot.com/

pc quotidiano 16 luglio - rivolta in irlanda


Nel cuore dell'Europa imperialista, dietro la retorica dell'unione dei popoli europei all'interno dell'UE, una parte del popolo irlandese che vive nell'Ulster (Irlanda del Nord) è tuttora assoggettato al dominio coloniale inglese.

La "questione irlandese" cosi come la "questione basca" non accenna ad essere risolta, anzi come si è visto dagli scontri di lunedi scorso, una nuova generazione di giovani indipendentisti è scesa in campo a centinaia per reclamare ciò che è loro di diritto: la propria terra, il diritto all'autodeterminazione. Lo Sinn Fein, il partito storico indipendentista ormai si è venduto da anni al governo britannico e agisce da vera e propria forza collaborazionista nel governo dell'Ulster accanto agli unionisti. La politica collaborazionista e capitolazionista dello Sinn Feinn si è palesata ancor più durante la sigla degli accordi di pace del 1998 dove lo Sinn Feinn ha sostanzialmente rinunciato all'indipendenza e all'unione dell'Ulster con il resto della repubblica irlandese e ha disarmato L'IRA (Irish Republican Army).

Tra i partiti che si sono rifiutati di firmare questo infame accordo di pace che nulla porta agli irlandesi ci sono L'IRSP (Partito Socialista Repubblicano Irlandese) ed il 32CSM (Movimento per la Sovranità delle 32 Contee).

Esistono anche due fazioni dell'IRA che non hanno aderito all'accordo di pace : l'INLA ( Esercito Irlandese di Liberazione Nazionale) e la Rira (Vera Ira).

In questo quadro dopo il tradimento dello Sinn Feinn e un decennio di "relativa calma" sembra che il movimento indipendentista stia risorgendo e si stia riorganizzando.

Red Block saluta la rivolta dei giovani indipendentisti irlandesi contro lo stato imperialista britannico che ancora una volta ha permesso che avesse luogo l'oscena marcia unionista (organizzata dai sostenitori del dominio britannico in Ulster) passante vicino i quartieri cattolici e nazionalisti: una vera e propria provocazione.

Tutti i popoli oppressi hanno il diritto di ribellarsi contro l'invasore,

La lotta per l'indipendenza nazionale può essere vittoriosa soltanto se alla sua testa vengono poste le istanze della classe operaia e lavoratrice del popolo oppresso che ne guidino la battaglia.




A sostegno della lotte di liberazione nazionale e sociale dei proletari e del popolo irlandese
Sosteniamo la rivolta della gioventù proletaria indipendentista !

red block palermo

giovedì 15 luglio 2010

pc quotidiano 15 luglio - le responsabilità dei sindacati confederali nella vertenza!



La vertenza OMSA dimostra ancora una volta che la crisi economica e finanziaria è solo un alibi per maggiori profitti da parte dei padroni.
Le operaie avevano lottato mettendo in piedi un combattivo presidio permanente davanti alla loro fabbrica per impedire il furto e lo spostamento dei macchinari in Serbia, come già deciso dal padrone del colosso Golden Lady, che pensa di essere pure un benefattore corrispondendo solo 300 euro come salario alle operaie dell'est. Una lotta che è riuscita a coinvolgere la città e interessare tutti i lavoratori. Ma che è stata fermata dal solito accordo-truffa padroni/confederali e l'esito è sotto agli occhi di tutti.
Una lotta che dimostra che se non si mette in campo l'autorganizzazione degli operai con comitati di lotta indipendenti da CGIL-CISL-UIL rimane solo il padrone a decidere.
La CISL è stata molto attiva nel convincere le operaie a smobilitare il presidio.
Il segretario della Femca Cisl, Lorenzo Zoli, dopo l'accordo-bidone aveva dichiarato al giornalista che gli chiedeva "Ma nell’accordo ci sono garanzie sufficienti per la riconversione?
"La nostra garanzia sono gli impegni presi dal Ministero in termini di risorse economiche e sono convinto che arriveranno molte offerte perché il sito è logisticamente appetibile. Si tratterà poi di valutarle in base alla rioccupabilità del personale. Inoltre, è evidente che se anche adesso smobilitiamo il presidio e tra sei mesi ci accorgiamo che le cose non stanno andando come devono, possiamo sempre tornare a manifestare. Ma intanto, l’accordo è stato sottoscritto da tutti e tre i sindacati nazionali e se non lo rispettiamo corriamo rischi che mi preoccupano".
Quali?
"L’azienda si sta comportando come se l’accordo fosse valido. Se invece da parte nostra dovesse continuare la protesta rischiamo di dare l’alibi alla proprietà per chiudere senza rispettare questi accordi. E il sindacato si prenderebbe tutte le colpe, senza distinzione tra favorevoli e contrari".
All'intimidazione del sindacalista, le operaie hanno risposto buttando le bandiere cisline nel cesso chimico, ma non hanno avuto abbastanza fiducia in loro stesse rappresentando loro, e solo loro, costituendosi in comitato di lotta dal basso, la volontà di tutte le operaie.
Il 13 luglio si è tenuto l'incontro romano al ministero dello sviluppo economico tra confederali, Rsu e i padroni dell'azienda faentina Omsa sul piano di riconversione della famiglia Grassi.
Le 350 operaie sono tornate al punto di partenza rischiando il posto di lavoro perchè l'accordo confederale aveva fissato a fine luglio la chiusura dello stabilimento, lo spostamento dei macchinari in Serbia, la riconversione industriale, il lavoro per 104 operaie e la proroga di un'altro anno di cassa integrazione.
Sui primi due punti, i padroni sono stati adempienti, nessun interesse, invece, per la sorte delle operaie. Infatti alla vigilia della chiusura ancora non c'è nessuna certezza se ci sarà la riconversione e chi se ne farà carico. Da notizie sulla stampa fatte filtrare dai padroni, si parla di una ditta del settore agroalimentare e lattiero-caseario, e, in questo caso, la CGIL prevede un'occupazione per solamente una sessantina di persone. L'altra ipotesi è quella della green economy per realizzare impianti di produzione di energie alternative. Ipotesi per tenere sotto ricatto continuo le operaie.
A sostenere la riconversione, i confederali si sono presentati al tavolo negoziale con la proposta di un aumento degli incentivi all'esodo (da 5 a 15/20 mensilità) e la continuità lavorativa per le operaie fino alla presentazione di un piano industriale e la solita preghiera alle istituzioni.
Il solito copione per consentire ai padroni di uscire da una vertenza con il massimo risultato possibile.
Questa vertenza dimostra per l'ennesima volta che non ci potranno essere avanzamenti per i lavoratori se non si ricostruisce la forza operaia in comitati unitari di lotta autorganizzati e se non si lavora per il sindacato di classe.

prolcomra
15/07/2010

pc quotidiano 15 luglio - Genova G8..frammenti di giustizia ..o di ingiustizia ?

Continuano i frammenti di giustizia sul G8 genovese del 2001: il 'Corriere Mercantile' - noto quotidiano reazionario genovese da qualche anno abbinato alla 'busjarda' - di mercoledì 14 luglio presenta un articolo, a firma Francesco Ricci, nel quale dà conto del fatto che la Corte d'appello di Genova ha condannato - a quattro anni ciascuno più la pena accessoria di cinque anni di interdizione dai pubblici uffici - i poliziotti: Antonio Cecere, Luciano Beretti, Simone Volpini e Marco Neri (erano tutti stati assolti in primo grado).

Questi quattro rappresentanti delle 'forze dell'ordine', il 20 luglio 2001 alle ore 15:00 in piazza Manin, arrestarono ingiustamente due ragazzi spagnoli; questi vennero accusati, rispettivamente: uno di avere lanciato una molotov, l'altro di essersi scagliato contro gli agenti impugnando una sbarra di ferro.

L'ignobile scribacchino si schiera, ovviamente, dalla parte dei 'poveri' poliziotti che sono stati tutti condannati per la 'macelleria messicana' di quei giorni: a me pare chiaro, e dovrebbe esserlo anche per chiunque non abbia gli occhi foderati di prosciutto, che questi schifosi servitori dello Stato borghese - così come tutti i loro colleghi in azione in piazza in quei giorni - sono stati parte di un disegno criminale che prevedeva un colpo di Stato, abortito soltanto per la resistenza dei compagni in piazza quel giorno.

Genova, 15 luglio 2010




Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova

pc quotidiano 15 luglio - ultime dalla fiat sata

tratto da operai contro

14 luglio
La lotta contro i ritmi e contro i licenziamenti non si arresta anche oggi a Melfi, malgrado si stanno mettendo in campo le solite misure disfattiste dai sindacati collaborazionisti. Ha iniziato la Fim, che ha proclamato 2 ore di sciopero a fine turno perché la Fiat non vuole pagare il premio di risultato.
La questione è importante, anche se la Fim insieme a Uilm e Fismic l'anno scorso spezzarono le lotte che erano in corso per il pagamento integrale del premio, firmando un accordo separato in cui si accontentavano della metà di quanto da noi dovuto. La Fiat li ha premiati mettendo un anno dopo in discussione lo stesso versamento del premio.
Il fatto grave è che la Fim "lancia" questa lotta senza accennare minimamente allo scontro in corso in questi giorni alla Sata, contro l'aumento dei ritmi e i licenziamenti-rappresaglia. Eppure formalmente la stessa Fim ha partecipato a queste lotte, proclamando delle ore (poche) di sciopero.
La manovra è evidente. Si vuole distrarre gli operai usando come specchietto delle allodole una questione salariale molto sentita in fabbrica. I sindacalisti della Fim credono che la massa degli operai siano pronti a vendersi per quattro denari come sono abituati a fare loro. Ma gli operai li hanno subito smentito. Il turno C (impegnato questa settimana di mattina), che è storicamente quello meno combattivo, reagisce non scioperando dalle 12.00 alle 14.00 come proposto dalla Fim, ma dalle 12.30 alle 13.30.
Si sciopera contro i ritmi e i licenziamenti, sul premio lo scontro si aprirà quando lo decideranno gli operai. La reazione del turno A (impegnato nel turno pomeridiano) è ancora più decisa. La presa di posizione della Fim viene completamente ignorata e scatta uno sciopero di 8 ore contro i licenziamenti, che coinvolge oltre il 60% degli operai. Nel turno di notte, il turno B fa 2 ore e mezzo di sciopero non a fine turno, come voleva la Fim, ma ad inizio turno, per dimostrare che
nessuno è cascato nel giochetto Fim. Nel corso di un'assemblea fuori i cancelli si è discusso su come proseguire la lotta, anche in vista dello sciopero di 4 ore di tutto il gruppo Fiat, proclamato dalla Fiom.

Un operaio della Sata-Fiat di Melfi


15luglio

Gli operai della Fiat di Melfi del turno C, dalle ore 11.30 alle 14.00 si fermano di nuovo.

Al cambio turno delle 13.30 arrivano anche gli operai del turno A che si fermano ai cancelli in assemblea e decidono subito di continuare con un'altra ora di sciopero.
Marco Pignatelli l'operaio sospeso non è ancora arrivato davanti ai cancelli dello stabilimento, è per strada gli arriva una telefonata dalla sua famiglia: lo avvisa che è arrivata dalla Fiat la lettera di licenziamento. Per Barrozzino e Lamorte ancora nessuna notizia.
Tutte e tre Barrozzino, Lamorte e Pignatelli decidono di raggiungere Melfi, salire sul tetto della "Porta Venosina", antica torre fatta costruire dal normanno "Guglielmo Braccio di Ferro" l'unica delle sei porte antiche di Melfi ancora rimasta in piedi.
Altri operai decidono di recarsi insieme e lo sciopero viene esteso per il resto della giornata.
Dopo due ore di sciopero del turno A (turno pomeridiano) lo sciopero prosegue per il gruppo di operai che si reca a presidiare insieme ai licenziati la "Porta Venosina".
Il turno di notte (turno B) prosegue la mobilitazione con le stesse modalità del turno precedente. Sciopero pressoché totale di tutto il turno nelle prime due ore. Un nutrito gruppo di operai prosegue poi lo sciopero recandosi a Melfi a sostenere l'azione dei compagni licenziati.

mercoledì 14 luglio 2010

pc quotidiano 15 luglio - Basta accordi di "pace" sulla pelle del popolo palestinese!

Oltre l'aiuto concreto al popolo di Gaza sotto assedio, le navi pacifiste hanno il merito di tenere alta la
denuncia sui crimini dello stato d'Israele, a cominciare dall'embargo contro la popolazione sopravvissuta
al massacro. L'uccisione dei pacifisti con l'assalto israeliano del 31 maggio alla Gaza Fredoom Flottilla
non ha fermato i convogli umanitari che vogliono rompere l'assedio ed ha mostrato alle masse di tutto il
mondo l'arroganza di questo stato terrorista sostenuto da USA ed Europa che può permettersi qualunqhe cosa, come uccidere in acque internazionali e crearsi una propria commissione d'inchiesta sulla strage con elementi scelti dallo stesso governo terrorista. E in risposta a questo, l'Europa imperialista riconosce il "diritto" di Israele al blocco navale di Gaza.
L'Italia di Berlusconi-Frattini è in prima fila nell'appoggio a Israele e l'accordo Italia-Israele, stabilito
dalla Legge 17 maggio 2005 n. 94, rimane il caposaldo della cooperazione militare, che riguarda l’importazione, esportazione e transito di materiali militari, la formazione/addestramento delle forze armate.
Ma ora la parola e le azioni devono passare al popolo palestinese, dato che la politica della "soluzione
finale" contro il popolo palestinese del cane da guardia degli interessi imperialisti in Medio Oriente,
Israele, sta proseguendo senza soste.
Come sempre nella storia della resistenza palestinese i negoziati di pace sono la legittimazione dell'occupazione dello stato sionista che non riconoscerà nessun punto della piattaforma storica del
movimento di liberazione nazionale palestinese, dal diritto alla sua terra occupata nel '48 e '67, al ritorno
dei profughi, da Gerusalemme alla liberazione dei prigionieri.
Infatti sono ricominciate le riunioni preparatorie per un nuovo negoziato: Netanyahu incontra Obama
per avere l'appoggio e per continuare gli insediamenti delle colonie in Cisgiordania e Gerusalemme est,
mentre il capo del governo di Ramallah, Salam Fayyad, ha incontrato il boia Barak, ministro della difesa
israeliano.
In quest'ultima riunione, l'ANP si è detta disponibile, addirittura, a fare intervenire la Nato in Palestina
a "garantire" i confini del nuovo stato! Cosa significhi questo basta pensare a cosa è successo nei Balcani
per il Kossovo.
L'ANP è ormai screditata dal suo stesso popolo e persegue la politica repressiva al suo interno contro
giornalisti, intellettuali e insegnanti accusati di essere simpatizzanti di Hamas.
Le forze della resistenza armata contrari alla linea negoziale, Hamas, Jihad e FPLP, però sono realtà che,
in questi anni, non hanno fatto avanzare la causa palestinese.
Da queste premesse non può che scatenarsi una nuova Intifada per rispondere all'aggravarsi della
condizione di vita del popolo palestinese. Da questa nuova stagione di guerriglia contro lo stato
colonizzatore e terrorista d'Israele può emergere una nuova classe dirigente che, sul campo di battaglia,
si dimostri alternativa alle due più importanti organizzazioni della resistenza palestinese, L'ANP e
Hamas, e che si formi nel nuovo internazionalismo portato dalle guerre popolari nel mondo, dall'India al
Nepal, Filippine, Perù, Turchia. La lotta armata per l'autodeterminazione nazionale del popolo
palestinese è a queste esperienze vincenti che deve guardare per vincere.

prolcomra
14/07/2010

pc quotidiano 14 luglio - licenziato delegato fiom anche alla fiat sata

La Fiat è passata dal ricatto alla rappresaglia e alle intimidazioni ai
lavoratori. Dopo il licenziamento di ieri a Mirafiori del giovane impiegato,
oggi il provvedimento è toccato all'operaio iscritto alla Fiom di Melfi. Un
atto che prelude probabilmente anche al licenziamento dei due delegati dei
metalmeccanici Cgil tutt'ora sospesi dal lavoro. Mentre continuano gli
scioperi articolati dei turni nello stabilimento della Basilicata, i tre
lavoratori sono saliti sulla Porta Venosina, monumento storico al centro di
Melfi."

SCIOPERO GENERALE DI 4 ORE
DEL GRUPPO FIAT - VENERDÌ 16 LUGLIO 2010
CONTRO I LICENZIAMENTI E PER LA DIFESA DEL SALARIO

fiom nazionale


si allo sciopero del 16 del gruppo fiat


licenziamento oggi alla fiat di sata, dopo quello di mirafiori torino,
mentre
viene provocatoriamente avviato il piano newco a Pomigliano

uno sciopero necessario

ai cancelli e alle manifestazioni fiat
venerdì 16
slai cobas per il sindacato di classe palermo alla fiat termini
slai cobas per il sindacato di classe taranto alla fiat sata
slai cobas per il sindacato di classealla fiat mirafiori torino

slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
14 luglio 2010

Scarica il nuovo foglio mfpr


All'interno: seminario a Taranto a fine luglio

pc quotidiano - 14 luglio: Francia la legge contro il burqa è repressione verso le donne.

In Francia ieri l'assemblea nazionale ha approvato a quasi totale maggioranza, solo 1voto contrario, il progetto di legge che vieta l'uso del velo integrale islamico; se verrà ratifico a settembre in Senato, le donne che lo porteranno in luoghi pubblici o anche per strada saranno multate con 150 euro - ma è prevedibile anche di peggio,azioni da "caccia alle streghe".
Il ministro della giustizia con un'enorme faccia tosta ha dichiarato che questa legge è "una vittoria per la democrazia e per il valore francese di "uguaglianza tra uomini e donne".
MA NON E' AFFATTO COSI'! Questa legge è parte, e non è affatto altra cosa, delle norme e delle politiche del governo francese contro gli immigrati, per imporre con la repressione l'assoggettamento degli immigrati e delle immigrati ai "sacri valori delle democrazie occidentali" che nei paesi oppressi vengono imposti con le armi, la guerra, la morte e nei propri paesi con la persecuzione.
Noi siamo con le parole che disse anni fa la giornalista/attrice afghana Niloufar Pzira: "Noi che odiamo così tanto il burqa non permetteremo che sia l'imperialismo occidentale a togliercelo. Sarebbe come uno 'stupro'!".
Le donne immigrate subiscono non una ma una triplice oppressione, ma all'oppressione patriarcale delle famiglie d'origine si unisce l'oppressione moderno/imperialista dei paesi occidentali.
Ciò che accade in Francia sulla questione del velo, e che in certe forme è inziato ad essere discusso in Italia, non è altro che l'ennesima sporca strumentalizzazione dei governi imperialisti che per anni hanno accettato senza muovere un dito la brutale condizione di schiavitù delle donne vedi l'Afghanistan per esempio, sostenendo e finanziando il governo dei Talebani, e ora si allargano la bocca con proclami di volere portare "la libertà" alle donne.
Chi poi dovrebbe essere "difensore della democrazia" e dei diritti di uguaglianza delle donne? Un Sarkozy, simile al suo compagno di merende Berlusconi, che istituisce ogni giorno uno stato di polizia indirizzato soprattutto contro gli immigrati,che istituisce ben altri burqa, vedi le condizioni di soffocante controllo in cui si vive in Francia nelle banlieues?
Questi campioni della "democrazia" a senso unico non hanno certo di che vantarsi dei valori occidentali visto che grazie a questi "valori" sempre più nei paesi imperialisti, come stiamo vedendo anche nel nostro paese in questi giorni, le donne occidentali, senza alcun velo islamico, vengono uccise e violentate da uomini occidentalissimi.

pc quotidiano 14 luglio - vigili stile ku-klux-klan a Napoli

Grave episodio di razzismo dei vigili urbani, accaduto mercoledì scorso a Napoli

Car@ tutt@, ho ricevuto poco fa una email da parte di un'amica molto seria, e che preferisce rimanere nell'anonimato, che ha assistito a questo incredibile episodio di razzismo da parte dei vigili urbani di Napoli.
Tra i tanti problemi di questa città c'è chi pensa di darsi allo sport della caccia all'immigrato, anche quando si tratta della vittima di un'aggressione.

Faccio notare a tutti che anche in questo caso è stato usato il cappio.
Mi chiedo se questo oggetto, che credo vada considerato un vero e proprio strumento di tortura, sia regolamentare e se faccia effettivamente parte dell'equipaggiament o dei vigili urbani.
Dobbiamo raccogliere tutte queste testimonianze e denunciarle al Sindaco di Napoli.

Mercoledì 7 luglio, verso le sei ed un quarto, mentre mi trovavo a via Roma con un'amica, all'improvviso sento delle urla, all'altezza del Banco di Napoli. Un ragazzone pelato e forzuto, probabilmente dei quartieri, con a seguito un cane, stava massacrando di botte un ragazzo, forse di nazionalità indiana. Cerco di raggiungere il luogo dell'episodio, e vedo, fortunatamente che un gruppo di persone, accorse per l'accaduto, erano già riuscite a togliere dalle grinfie del delinquente il ragazzo straniero.

Sopraggiungono due pattuglie dei falchi che si trovavano più avanti e bloccano il bruto, quindi, credendo che la cosa sia finita lì, mi dico "va bene, adesso procederanno", ma non sarà così...dal lato di piazza Carità sopraggiunge in tutta velocità un'auto civile con a bordo 4 vigili urbani, in borghese (sic) i quali, senza chiedere agli astanti cosa fosse successo (faccio notare si erano raggruppate circa una cinquantina di persone, tra curiosi e non), afferrano il ragazzo indiano che non solo era stato malmenato di brutto ma portava i segni anche della violenza subita, oltre ad avere la camicia strappata, e cercano di trascinarlo nella loro auto.

Uno dei vigili che lo teneva immobilizzato, ha estratto all'improvviso una cintura spessa di cuoio e, a mò di laccio l'ha lanciata intorno al collo del ragazzo, accalappiandolo e stringendogli la gola, lo tirava verso l'auto...

A quel punto, la gente che continuava a protestare ha accerchiato l'auto dei vigili, in quanto quel personaggio era riuscito a spingere il ragazzo dentro l'auto, ma, quell'individuo continuava a non voler sentir ragioni, adducendo scuse del tipo: “dobbiamo portarlo in ufficio per farci spiegare l'accaduto”.
La gente che era lì si è ribellata, molti stavano anche per dare addosso a quella specie di essere umano, allora all'improvviso il ragazzo è riuscito a scappare via protetto dalle persone sempre più incazzate.

E tutti hanno tirato un respiro di sollievo, compresa me che volevo denunciare l'accaduto.
Se, per un verso, sono fiera di quei napoletani che hanno avuto il coraggio di non mollare fino alla fine ed hanno dimostrato di essere profondamente solidali, d'altro canto però, mi sono sentita impotente e indignata di fronte al comportamento di questi vigili che io reputo dei criminali.


nanà

pc quotidiano 14 luglio - Fincantieri immigrati padroncini

13-7-2010 Appalti Fincantieri Marghera -
Abbiamo avuto notizia che uno dei titolari della Rocx, il bengalese Osman, ha ritirato il tesserino a tutti i lavoratori per poterlo sostituire, e la "sostituzione" era mirata al fatto di non restituirlo a Rahman, un operaio bengalese di 23 anni, ns.iscritto, già delegato Cgil in Rocx, che si è "permesso" di andare a testimoniare all'Ufficio Ispettivo della DPL, presente l'Azienda, il 9 scorso, sul lavoro di un altro operaio Shamen, il quale il 15 gennaio ebbe un infortunio. In realtà il motivo è che la Rocx ha molta paura. Rocx secondo indiscrezioni da noi raccolte, avrebbe avuto informazioni delicate sulla sua situazione, che è assai traballante da 1 anno, cioè da quando gli agenti di p.g. della Procura hanno terminato gli accertamenti sulle estorsioni e la schiavizzazione in alcune ditte di
appalto di Fincantieri. In effetti da 1 anno si attende "qualcosa" che non avviene. Ora, Rahman è uno tra alcuni lavoratori ed ex lavoratori Rocx cha hanno aperto vertenza sulla nullità dei propri contratti di "apprendistato".
Rahman lavora come saldatore e da solo, ma è ancora "apprendista" per la Rocx, mentre per la Provincia di Venezia risulta saldatore. Il suo contratto scadrebbe tra un anno, ma il socio della Rocx Osman, lo ha oggi accusato con terminologia certo non da salotto, di "aver sbagliato" (???) ad essersi recato come testimone. Del resto peraltro Rahman ha detto solo il vero, e cioè che al momento dell'infortunio lui non era nemmeno presente, per cui perché prendersela ? Il motivo è appunto ben altro. Con questo "licenziamento di fatto" Rocx ha definitivamente dimostrato che cosa sia, una associazione dedita a sfruttare in maniera bieca, nascondendosi dietro i rapporti "ottimi" con altre O.S., e reprimendo sul nascere ognui tentativo di far valere il diritto in Fincantieri. La goccia ha traboccato il vaso. La Procura di Venezia se ne accorgerà ? . Nei prossimi giorni torneremo di fronte a Fincantieri a Marghera anche per contrastare le minacce di cassa integrazione per il 2011, fatte dall'amministratore Giuseppe Bono nei giorni scorsi.

dallo slai cobas per il sindacato di classe marghera

pc quotidiano 14 luglio - Milano una Expo del malaffare

UN EXPO A MISURA DI ‘NDRINA

Ormai solo gli struzzi o chi in malafede può continuare a difendere Expo 2015. Gli arresti di ieri non fanno che confermare un quadro che già tre anni fa era evidente: Expo è una grande opportunità per ‘ndrangheta e mafia, lo strumento ideale per lavare soldi sporchi e arricchirsi di profitti puliti.
In questi anni diverse inchieste della Magistratura hanno evidenziato il problema, solo Moratti, De Corato, Formigoni e il Prefetto sembrano non vederlo, preferendo distogliere l’attenzione dei milanesi, individuando di volta in volta pericolosi soggetti, cui rivolgere accuse e deliri securitari. Come se non bastasse, alla piovra criminale si somma la piovra politica, spesso affine alla prima come le indagini sembrano evidenziare, e in particolare il sistema di potere e clientelare che Formigoni e gli uomini della Compagnia delle Opere hanno in tutta la regione.
Oggi tutta l’operazione Expo si può dire sia gestita da uomini Cdo: da Sala, A.D. di Expo Spa, a Fiera, proprietaria delle aree, al tavolo Lombardia controllato da Formigoni, che si occupa di tutte le opere infrastrutturali, ai comuni più interessati all’evento (il sindaco a Rho, Masseroli l’uomo del PGT di Milano, i comuni della Brianza interessati da Pedemontana e altri progetti previsti in nome di Expo). La vicenda dell’acquisto delle aree, inoltre, rende ancora più chiaro che gli appetiti affaristici sono tanti e che s’intrecciano alle lotte intestine alla destra per le prossime elezioni amministrative. Appetiti ben evidenziati dalla dichiarazione del Sindaco Moratti, che lamenta l’assenza della città di Expo dal nuovo gioco Monopoli, in effetti sarebbe il posto più adatto in cui collocare la rassegna.

In questo contesto solo Boeri e il PD milanese continuano a reclamare soldi e attenzioni per Expo, forse perché devono salvare il proprio ruolo di archistar e la fetta di business per le Coop. Siamo al ridicolo, con la proposta di nuove aree dove fare la rassegna (da Arese a Porto di Mare) e con Tremonti che si erge a paladino degli Expo-scettici, dopo aver devastato scuola, università e ricerca per trovare i soldi per le grandi opere. Così come fa sorridere l’ingenuità di chi scopre solo oggi i rischi speculativi legati a Expo e propina un inutile referendum dal sapore elettorale, imbarcando chi continua a ritenere l’evento una grande opportunità per la città.
Solo un soggetto manca nella tragi-farsa: la popolazione della metro-regione Milano, coloro che pagheranno i costi per i guadagni di lorsignori. Sembra che Expo cali dall’alto e i soldi maturino nelle fantomatiche serre. Sappiamo bene che non è così, che la città sta già pagando i costi di Expo uniti e sommati a quelli della crisi. E che solo la lotta può ostacolare certe derive....


Comitato No Expo – 14 luglio 2010

pc quotidiano 14 luglio - Fiat dilaga il fascismo padronale per fermare le lotte operaie e imporre intensificazione dello sfruttamento e schiavismo

Alla Fiat Mirafiori da alcuni giorni si fermano gli operai delle Carrozzerie e della Power Train (ex Meccaniche) e un corteo di 1200 lavoratori sfila dalla porta 2 davanti al Motor Village. Anche i lavoratori dell'Iveco danno vita ad uno sciopero e a un corteo. Gli scioperi a Mirafiori sono nati sul problema del mancato pagamento del 'premio di risultato' che viene corrisposto a luglio; già l'anno scorso era stato ridotto da 1300 a 600 euro e ora si tema venga ulteriormente decurtato.
Si è trattato di scioperi fondamentalmente spontanei o con una forte spinta dal basso, dettati dalla rabbia e con il segno di una forte preoccupazione per il rapido peggioramento della condizione operaia.
La reazione agli scioperi di Torino è stata all'insegna del nuovo fascismo padronale che Marchionne da Pomigliano vuole imporre a tutti gli stabilimenti e che ha come base programmatica l'accordo di Pomigliano e la “Lettera di Marchionne”. Martedì, quindi, è partita la lettera di licenziamento per un impiegato della Fiom, Pino Capozzi, colpevole di aver inviato per e mail a 40 suoi colleghi di lavoro la lettera degli operai di Tychy – Polonia, che nei giorni precedenti al referendum a Pomigliano lanciava un messaggio di solidarietà e di unità di lotta a tutti gli operai Fiat.
L'azienda parla di “messaggio denigratorio nei confronti dell'azienda”; proprio in quei giorni le e mail aziendali erano piene dei messaggi dell'azienda e dei sindacati padronali che invitavano i lavoratori a votare Si al referendum.

Il licenziamento di Torino si aggiunge alle minacce di licenziamento dei 3 operai di Melfi, tra cui due delegati della Fiom, colpevoli questa volta di aver fermato il reparto a fronte dell'aumento dei ritmi di lavoro; ritmi di lavoro originati dall'aumento del 10% della velocità delle linee di montaggio, in atto anche allo stabilimento di Cassino. Anche qui il bersaglio sono gli scioperi partiti alla Fiat Sata contro questo aumento dei ritmi e da giovedì contro le minacce di licenziamento.
Gli operai della Fiat Sata non si sono fatti intimidire, hanno proseguito negli scioperi e nei cortei interni, una manifestazione ha avuto luogo sotto la sede dell'Assindustria di Potenza.

Quello che avviene ai due stabilimenti Fiat è parte però della grande operazione messa in atto a Pomigliano. A Pomigliano quello che è in atto è il disprezzo degli operai, l'oppressione e il ricatto, fino alla provocazione.
Lunedì mattina si è dovuti arrivare al malore, dovuto al caldo e allo stress, che ha colto due operai ai cancelli di Pomigliano dove erano in fila i lavoratori per la frima della documentazione relativa alla cassintegrazione straordinaria, “trattati come bestie” - dicono i lavoratori. Nei giorni del referendum la Fiat si era invece organizzata benissimo!
Ma di scandalosa e inaudita gravità, anche se il fascismo padronale è questo, è quello che è avvenuto in occasione dell'assemblea della Fismic tenutasi il 13 luglio. In un'assemblea organizzata in un albergo ubicato a pochi passi dalla Fiat di Pomigliano, il segretario di questo sindacato giallo ha sciorinato tutti i particolari di come prosegue “l'operazione Pomigliano”, confermando che la via scelta è quella del licenziamento di massa e del ricatto individuale della cosiddetta “Newco”: “La nuova società sarà pronta a giorni, probabilmente entro la fine di questo mese, e non sarà necessario licenziare tutto il personale per poi riassumerlo sotto nuove insegne. Alla Fiat basterà trasferire i cespiti a un'altra azienda dotata di capitale sociale sufficiente, ai sensi dell'art. 2112 del codice civile”. Insomma, trasferimento di uomini e mezzi ad altra impresa e contestuale apertura della sede della nuova società all'interno del G.B. Vico.
“Qui i dipendenti saranno chiamati a visionare il nuovo contratto che potranno liberamente firmare o meno, chi non firmerà ovviamente resterà disoccupato. Il nuovo contratto sarà modulato sull'intesa separata del 15 giugno, poi approvata a larga maggioranza dai dipendenti di Pomigliano nel referendum di fabbrica”. I sindacati firmatari, quindi, si fanno loro gestori diretti della violenza e del ricatto padronale. Angeletti per la Uil difende questa scelta: “Nella trattativa di Pomigliano non abbiamo subito nessun ricatto. Circa le questioni di incostituzionalità dell'intesa, esiste una Corte Costituzionale, in ogni caso non contiene nessuna violazione”.
“La scelta della Newco – come informa un articolo de Il Mattino - viene fatta di fronte alla verifica che non è praticabile la via istituzionale in tempi brevi. Il disegno di legge, infatti, presentato da Ichino del PD che prevede che un accordo anche se non sottoscritto da tutti i sindacati maggiormente rappresentativi vincola comunque erga omnes pure quelli che non firmano l'intesa. Questa strada presenta due ostacoli alla sua applicazione all'accordo Fiat, la legge dovrebbe essere retroattiva e i tempi di approvazione brevissimi”.
Completano l'opera, naturalmente, le dichiarazioni di Sacconi che con ignobile faccia tosta dice che l'accordo tra Fiat e i lavoratori di Pomigliano “fa scuola”, “il referendum è andato benissimo. Ma i referendum non si debbono più fare, il potere dei lavoratori in azienda deve organizzarsi solo attraverso una forma di democrazia delegata”. E' il conseguente fascismo istituzionale a tutela del fascismo padronale.
A fronte di questa marcia a carroarmato della Fiat, lo sciopero dichiarato per venerdì dalla Fiom va sostenuto in tutti gli stabilimenti Fiat, ma serve una risposta generale.
Giustamente Cremaschi dalle pagine di Liberazione riconosce che si tratta di fascismo, ma come si risponde al fascismo è un problema che si pone anche all'interno del suo sindacato, e non alludiamo alla direzione della Cgil - che in tutta questa vicenda procede in parallelo con la Fiat: dal Si al referendum alla sottovalutazione dell'attacco, ai mancati appoggi alle lotte operaie in corso e all'opera di convinzione e di pressione per allineare la Fiom - ma anche alle dichiarazioni del coordinatore nazionale del settore auto Masini che sembrano non andare oltre il ricorso legale rispetto ai licenziamenti, anche al segretario della Fiom piemontese che diventa ridicolo dichiarando “Marchionne deve decidere se rimanere Marchionne o trasformarsi in Valletta.

La sfida iniziata con il No a Pomigliano, proseguita con gli scioperi a Melfi e a Mirafiori, in attesa che entrino realmente in campo gli operai di Termini Imerese, va raccolta e proseguita.

NO AI LICENZIAMENTI REPRESSIVI
NO AI LICENZIAMENTI DI MASSA A POMIGLIANO
NO ALLA CHIUSURA DI TERMINI IMERESE
NO ALL'INTENSIFICAZIONE DELLO SFRUTTAMENTO E AI TAGLI DEL SALARIO

proletari comunisti
14 luglio 2010

pc quotidiano 14 luglio - Contro la lotta dei Disoccupati organizzati precari Bros a Napoli la risposta è solo la repressione

E' ripresa senza soluzione la lotta dei disoccupati, a Napoli come ad Acerra. Ad Acerra è stata fatta irruzione alla sede del Comune impedendo l'accesso a impiegati e pubblico. A Napoli in 200 hanno fatto irruzione nell'edificio che ospita il Museo archeologico, alla presenza di tanti turisti; i disoccupati sono rimasti a bloccare per diverse ore mentre venivano bloccati da un nutrito gruppo di donne il traffico con un corteo che da via Toledo andava per tutto il centro; alle 15,30 è stato occupato l'assessorato regionale dopo che su pressione della polizia i disoccupati avevano lasciato il Museo.
La polizia ha proceduto al fermo, alla identificazione e all'accompagnamento in Questura di 9 donne disoccupate.
I disoccupati a Napoli sollecitavano la prosecuzione dell'erogazione del sostegno al reddito in attesa dei nuovi corsi. Ad Acerra si chiedeva la proroga dei corsi di formazione.
Nel pomeriggio ad Acerra un gruppo di manifestanti ha effettuato blocchi stradali nei pressi dell'Ipercoop, cassonetti sono stati rovesciati, copertoni incendiati, lungo la strada che portava al supermercato.

La linea della 'Tolleranza zero' attuata dallo Stato ed enunciata dal Questore e dal capo della Digos è già in corso. Solo negli ultimi tre giorni sono stati denunciati 33 disoccupati, appartenenti al coordinamento di lotta per il lavoro di Banchi Nuovi per le manifestazioni del 8 giugno, accusati di essere responsabili dei reati di invasione di edificio e manifestazione non autorizzata. Già nel corso di quella stessa giornata tre disoccupati erano stati arrestati per resistenza e il giorno dopo processati per direttissima e altri dieci denunciati 'a piede libero'; per l'occupazione del Duomo avvenuta venerdì scorso altri 9 disoccupati sono stati denunciati; dirigenti del Sindacato Lavoratori in Lotta erano stati invece chiamati in questura e sottoposti a illegittime domande sul loro sindacato per accertarne la natura associativa e organizzata sulla base di un procedimento penale di cui non era stata fornita nessuna spiegazione né contenuto.

Tornando alle dichiarazioni della Digos: “Le risposte spettano alla politica... per quanto riguarda le forze di polizia invece c'è tolleranza zero”, queste vengono fatte in un momento in cui a Napoli chi è al governo della Regione e l'insieme del sistema politico mostra tutto il suo volto degradato e criminale, mentre taglia la miseria di un reddito sociale ai disoccupati del progetto Bros.
Lo scontro a Napoli è parte di una guerra sociale, di classe in corso, a cui guardano e debbono guardare tutti i disoccupati e precari del sud, tutti i proletari del nostro paese.
L'assemblea nazionale a Napoli del 21 maggio e l'incontro del 3 luglio ha lanciato un appello in questo senso e avviato l'organizzazione di un tessuto unitario, autorganizzato e di lotta coerente.

14.7.10

pc quotidiano 14 luglio - Sulla vicenda Eutelia

“..Se c'è fallimento io continuo ad avere la mia macchina, il mio autista, il mio elicottero, la mia villa...Tutto uguale e loro non ce l'hanno un lavoro..Questa è la storia”, così racconta di aver detto Antonangelo Liori ai sindacati.

Non solo senza un lavoro, ma neanche senza lo stipendio, per più di un anno, i duemila lavoratori, risucchiati nel girone infernale di scatole cinesi Eutelia, Agile, Omega che ha portato nei giorni scorsi a 8 custodie cautelari, tranne Samuele Landi scappato a Dubai, per bancarotta fraudolenta: oltre a Samuele Landi ex amministatore di Eutelia e presidente del cda Agile, suo fratello Isacco, ex consigliere di amministrazione, Pio Piccini, ex presidente e amministratore delegato di Omega e amministratore unico di Agile, Leonardo pizzichi, presidente del cda di eutelia, Claudio Marcello Massa, ex amministratore di fatto di Agile, Marco Fenu, dirigente di Agile e tesoriere di Omega, Salvatore Riccardo cammalleri, ex amministratore unico e procuratore di agile e Antonangelo Liori

Da dove parte tutta questa sporca e brutta (per i lavoratori) vicenda?

Dal gruppo familiare Landi, ex assicuratori che, nel 2003 decidono di lanciarsi nel mondo delle tlc, fondando il gruppo Plug.it, con il sostegno di banche locali e piccoli imprenditori: gran parte del traffico avviene con i numeri ad alta fatturazione: cartomanti e linee erotiche. Una crescita vorticosa la porta ad acquisire, prima, Edisontel e, poi, Nts, Bull e Getronics e ad approdare, nel 2008, in borsa col nuovo nome Eutelia. Continua l'acquisto di aziende in difficoltà o da salvare a prezzi stracciati, fino a quando ad entrare in crisi è la stessa Eutelia. Nel 2009 viene creata Agile e il tutto viene venduto a Omega per 96.000 euro.


Nel novembre scorso, i lavoratori cominciano a presidiare le sedi Agile ex Eutelia, e a denunciare l'avvio dei licenziamenti di massa, lo svuotamento della società di beni mobili e immobili, la perdita di commesse, gli stipendi non pagati: in sintesi, anticipano largamente e con precisione quanto affermato nell'ordinanza di custodia cautelare: i primi ad essere truffati, depredati- “..la distrazione di 11.179.989 milioni dalla Agile e la sottrazione di crediti della stessa società, ceduti senza garanzia ad altri soggetti per 5.529.543 milioni”, in pratica gli otto sono accusati di aver organizzato il fallimento di Agile- i lavoratori, che hanno e continuano a pagare un prezzo altissimo all'arroganza e allo strapotere di quella che viene definita bad company.
Grande merito va, in primis, ai lavoratori Agile ex Eutelia per aver affermato questa semplice verità, per non aver smesso neanche per un momento di denunciare e lottare, utilizzando tutti gli strumenti possibili, sfidando intimidazioni e arroganza padronali-rimarrà negli annali della storia del movimento operaio di questo paese “l'imprenditore col coltello” Samuele Landi che in puro stile nazista era entrato nella sede romana e aveva provato a fare un raid intimidatorio contro i lavoratori in occupazione- hanno continuato a denunciare chiaramente, nella battaglia contro la cassa integrazione, dell'ennesimo caso, in questo paese, della privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite. Di più, si sono battuti e si stanno battendo contro i licenziamenti, per un lavoro vero, contro la perdita di diritti acquisiti, ma è anche una lotta contro il governo che, pur essendo “cliente” dell' Agile ex Eutelia, non si è accorto di quanto avveniva, di quanto i lavoratori andavano denunciando.
E al governo, mentre l'inchiesta giudiziaria va avanti, chiedono risposte; e le chiedono in presidio permanente davanti la Camera.
Milano, 13 luglio

pc quotidiano 14 luglio - antifascismo militante,brevi note sull'esperienza della Raf di Ravenna

La Raf a Ravenna nasce agli inizi degli anni '90 come risposta sul campo alle aggressioni fasciste che avvenivano in questa città e in regione e, soprattutto, per unire gli antifascisti per la ripresa dell'antifascismo militante. "E' tempo di una nuova Resistenza" è stato il primo appello che avevamo lanciato per la conquista/organizzazione dei giovani su questo fronte di lotta politica. Ma fare antifascismo in questa regione vuol dire distinguersi dall'antifascismo storico, dal revisionismo degli eredi dell'ex PCI, dall'antifascismo istituzionale per questo abbiamo lavorato su una politica identitaria che tracciasse le caratteristiche della ripresa dell'antifascismo militante, riprendere la memoria storica del movimento partigiano, delle ragioni ideologiche di una scelta come la l.a. L'emilia romagna su questo ha una grande storia e, proprio per questo, bisognava contrastare la campagna portata avanti proprio dai revisionisti storici dell'ex pci, intenti a togliere le radici di classe alla memoria storica della Resistenza.

Quindi attività militante e formazione politica, un'altra pratica che ha portato a separarci dalle iniziative istituzionali che erano in funzione elettoralistica per mettere in movimento energie che avevano voglia di entrare in campo.

la raf è stata una delle prime in Italia diretta essenzialmente da compagni di proletari comunisti. La visione dei comunisti è indispensabile per non confondere, nei processi materiali della politica, cause con effetti, e, cioè, vedere (e combattere) il processo della formazione di un regime di moderno fascismo, lo stato di polizia (originato dal centrosinistra ma portato avanti sistematicamente da Berlusconi), i fascisti in divisa, come il nemico principale di cui i neofascisti sono l'effetto, i soliti servi dei servi dei servi che fanno il lavoro sporco di sempre.

Ma il problema centrale è perchè questa esperienza si è spenta?
E' stata debole e insufficiente in essa la lotta ideologica attiva contro l'influenza di posizioni e pratiche del rivoluzionarismo piccolo borghese presenti nei giovani compagni di proletari comunisti. Il campo dell'antifascismo si presta bene all'azione della piccola borghesia rivoluzionaria. Sono energie da organizzare nella lotta ai fascisti ma quando si tratta di compagni di proletari comunisti provenienti dalla piccola borghesia, a dirigere, bisogna prestare molta attenzione allo sviluppo del loro concetto della militanza, della tendenza al primato dell'azione senza una adeguata e sistematica politica proletaria,a sottovalutare un lavoro per integrare le masse nella lotta antifascista. L'attività di antifascismo militante è importante perchè utili alla crescita politica e ideologica di tutti, ma vi sono state resistenze ideologiche dei giovani compagni all'azione globale e alla trasformazione che si sono trasformate in un freno . Quando si ritiene più importante il gesto in sè piuttosto che il sistematico lavoro quotidiano culturale, politico organizzato tra le masse, in particolare quelle giovanili si porta lo stesso antifascismo militante in un vicolo cieco. I furori antifascisti si trasformano in resa ideologica politica e in abbandono ed anche esperienze avanzate possono rifluire e finire.
Trarne le lezioni è importante per riprenderle su basi più avanzate
.

da un compagno di proletari comunisti ravenna

pc quotidiano 14 luglio - solidarietà con chi si ribella nei CIE Roma manifestazione

In seguito alla rivolta avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 giugno scorso all'interno del Cie di Ponte Galeria, otto reclusi, accusati di esserne stati gli istigatori, sono stati arrestati e si trovano attualmente sotto processo con l'accusa di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento.
Il 22 luglio presso il Tribunale di Roma si terrà la seconda udienza nei loro confronti.

IN SOLIDARIETÀ CON CHI SI RIBELLA ALL'INTERNO DEI CIE
GIOVEDÌ 22 LUGLIO ORE 10.00
APPUNTAMENTO DAVANTI AL TRIBUNALE DI PIAZZALE CLODIO

Di seguito l'appello che lancia la giornata.

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«Fino a quando gli immigrati annegano nei nostri mari oppure si accontentano di raccontare storie lacrimevoli e commoventi, il buon padrone bianco sente il dovere di indignarsi e magari di protestare. Ma non appena essi mostreranno di prendere l’iniziativa senza chiedere il permesso, ben pochi saranno disposti a seguirli».


La macchina delle espulsioni messa in atto dagli stati, oltre a creare un business economico intorno alla condizione di immigrazione forzata, serve ad accrescere il grado di ricattabilità degli individui, immigrati e non, costringendoli ad accettare infime condizioni di vita e di lavoro. Per guadagnare al massimo, il padrone ha bisogno di creare una categoria di persone da tenere sempre in pugno, sotto continua minaccia (l'internamento e la deportazione ne sono un esempio). Prima sfrutta i futuri migranti fino all'osso nei loro paesi e poi li attende nei cosiddetti paesi civili per continuare a speculare sulle loro spalle: in questo contesto il padrone ha
sempre a disposizione una forza-lavoro terrorizzata e pronta a tutto per sopravvivere e in oltre sa bene che ogni sfruttato pur di non rimanere escluso dal mondo del lavoro si ritrova nella condizione di abbassare costantemente la testa.

Così, sotto il ricatto delle leggi e dalla propaganda razzista gli immigrati continuano ad essere messi all'angolo e resi schiavi: prima sfruttati come manodopera a basso costo fino quando il mercato lo richiede, poi reclusi e infine deportati, nei loro paesi d'origine. Tutto questo al fine di garantire continuità al privilegio della classe dominante, ad un sistema economico che non potrebbe trovare sviluppo se non ci fossero ampie masse di uomini e donne da sfruttare. Per questo motivo ovunque nel mondo nascono rivolte spontanee ed autorganizzate per opporsi alla schiavitù, allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, allo sfruttamento dell'uomo sulla terra. Oppressione, controllo sociale, odio per il "diverso", guerra tra
poveri, sono elementi indispensabili per chi ha intenzione di non rinunciare ad arricchirsi sulle spalle dei poveri e mascherare la propria ingordigia tra le maglie della cosiddetta democrazia.

Lager dunque, nuovi lager della democrazia vengono definiti i Cie, la loro essenza e la gestione che ne consegue ricordano quelle dei campi di Hitler e Stalin (paragone che qualche immigrato detenuto osa fare per definire la sua prigione). Luoghi sorvegliati costantemente dalla presenza di squadretta (polizia e militari armati) in cui vengono rinchiuse persone rastrellate dalle strade senza che neanche loro ne comprendano il motivo. Tenute costrette in delle gabbie in condizioni vessatorie a subire continue umiliazioni.

Come nel resto del mondo, visto che la macchina delle espulsioni è mossa da interessi globali e ha dunque prigioni sparse in giro ovunque sul pianeta, anche in Italia, in particolare dall'introduzione delle norme varate con il pacchetto sicurezza, molti/e reclusi/e nei Cie hanno alzato la testa scegliendo di non subire passivamente e nel quotidiano i soprusi del potere. Poco più di un anno fa si consumava una rivolta durante la quale veniva incendiato e reso inagibile il Cie di Lampedusa. Da quell'episodio in poi, non è praticamente passato giorno durante il quale non si siano registrati atti di protesta e rivolta all'interno dei Cie di
tutta Italia. Nel corso del tempo e a seconda dei contesti i/le reclusi/e hanno risposto in maniera diversa alla miseria della loro condizione e all'infamia dei loro aguzzini. Scioperi della fame, della sete, atti di autolesionismo come tagli sul corpo o l'ingoio di oggetti, evasioni, gesti individuali di ribellione e vere e proprie rivolte collettive.
Rivolte come quella avvenuta a Roma il 15 marzo 2010, dove sono stati procurati centinaia di migliaia di euro di danni alla struttura oppure a Gradisca d'Isonzo dove, dal 2006, i reclusi hanno distrutto gran parte del centro collezionando più di un milione di euro di danni materiali.
Devastazione dell'inferno nel quale sono costretti a sopravvivere che in alcuni casi ha portato alla chiusura della struttura stessa, come nel caso del lager di Caltanissetta e quello di Crotone.

A questi episodi sono susseguite violente reazioni da parte delle forze dell'ordine che non si sono mai risparmiate, hanno pestato a sangue (attività comunque praticata indiscriminatamente e in continuazione all'interno dei Cie, come altrove del resto) e messo in pratica vere e proprie persecuzioni nei confronti dei presunti "responsabili" dei disordini, i quali sono stati trasferiti, rimpatriati, minacciati,
incarcerati. La segregazione, come strumento empirico della repressione e del controllo sociale, si rinnova fino a progettare nuovi Cie a prova d'evasione: proprio quando il recluso viene chiamato "ospite del centro" e l'evasione non può essere considerata un reato, il sistema si inventa un nuovo inferno tecnologicamente avanzato. Da qui nascono i nuovi progetti di costruzione e ristrutturazione dei Cie su tutto il territorio nazionale e nel caso del lager di Ponte Galeria, bottino della cooperativa Auxilium, inizia in questi giorni una ristrutturazione della sezione maschile che comporta, nella prima fase, il trasferimento e il rilascio "con foglio di via dall'Italia" di tutte le persone rinchiuse.

Il 22 luglio al tribunale di Roma verranno processati gli otto immigrati imputati per la rivolta del 3 giugno all'interno del lager di Ponte Galeria a Roma mentre, dopo tre mesi, è ancora in corso il processo per i diciannove immigrati incolpati per quella scoppiata il 15 marzo. Queste denunce si vanno ad aggiungere alle innumerevoli manovre repressive dello stato in cui vengono trascinati i migranti che osano ribellarsi, come chiunque osi con atti coscienti o istintivi opporsi alla brutalità del dominio. Dunque, in un sistema in cui la normalità sono i militari nelle strade, le assoluzioni degli assassini in divisa, lo sfruttamento dell'uomo
e della terra e in cui solo una piccola parte di eletti ha diritto a far sentire la sua voce, è naturale e umano che chi viene schiacciato si ribelli con ogni mezzo, con quello che in quel momento ha a disposizione.

Per tutto questo noi scegliamo di sostenere i rivoltosi di Ponte Galeria.

22 LUGLIO 2010
ORE 10:00
DAVANTI AL TRIBUNALE DI ROMA
(PIAZZALE CLODIO)

pc quotidiano 14 luglio - cagliari - colpevoli di antifascismo

Piove sugli antifascisti a Cagliari, piovono decreti penali di condanna e avvisi orali.

La polizia politica e alcuni magistrati ci accusano di aver manifestato contro il cascismo e contro i fascisti in carne ed ossa nella nostra città, in varie occasioni:
il 2 agosto 2007 contro il raduno nazista "sei diventata nera" previsto pochi giorni dopo, il 25 aprile del 2009 e 2010 contro i fascisti che hanno occupato il centro della città, protetti dalla polizia, per celebrare i loro lugubri riti.

Queste le principali iniziative perseguite/condanna te, alle quali se ne affiancano delle altre di contorno (presidi contro i CIE, ecc.) sempre poco gradite nei contenuti e nelle pratiche ai nostri benemeriti vertici polizieschi.

Ma quali sono questi contenuti? La lotta contro il razzismo, contro il fascismo, contro il “pacchetto sicurezza” e le sue leggi razziali e classiste, contro la militarizzazione delle strade e dei quartieri, contro le espulsioni e gli internamenti di uomini e donne che hanno la sola colpa di non possedere il “documento giusto”.

Quali le pratiche? Le manifestazioni spontanee, auto-organizzate, e quelle che si svolgono nell’immediatezza degli eventi, prive quindi del necessario preavviso di tre giorni alla questura richiesto e che si trovano quindi in una condizione di incerta legalità e sono esposte al rischio di essere arbitrariamente disperse dalle forze statali.

I decreti di condanna che sono stati inviati consistono essenzialmente in una proposta che il magistrato fa per conto dello stato al singolo antifascista: paga un’ammenda e ammetti la colpa, in cambio di questo atto di sottomissione questa vicenda si considera chiusa e non verrai perseguito ulteriormente.

Ma noi non intendiamo aderire alla proposta e a questo provvedimento faremo opposizione.

L’avviso orale consiste in una sorta di ammonimento a mantenere una condotta “conforme alla legge” ma non è legato ad un reato specifico o ad un giudizio ma semplicemente alla persona, alla sua condotta, a quello che dice e pensa. È quindi un tipo di misura che, per la sua genericità e arbitrarietà, può essere estesa praticamente a chiunque e rispetto alla quale non è facile proteggersi. È inoltre l’anticamera necessaria per venire sottoposti alla sorveglianza speciale, una serie di norme restrittive sulle libertà personali, nel caso in cui l’ammonito non si ravveda e perseveri sulla “cattiva strada” confermandosi così come una persona socialmente pericolosa.

Ma noi non intendiamo ravvederci e anche a questo provvedimento faremo opposizione.

Vi è evidentemente la volontà di punire la semplice manifestazione pubblica di un pensiero e di una volontà antifasciste, con una repressione generalizzata. Grazie anche alla complicità dei giornalisti che omettono e distorcono le informazioni, si cerca di impaurire il singolo manifestante; sono palesi le minacce e le intimidazioni che stanno dietro gli avvisi orali: partecipare a iniziative spontanee e antagoniste può avere gravi conseguenze.

Ma c’è un antifascismo, vivo e vitale, che ancora ha il coraggio di lottare contro il razzismo, il militarismo, la povertà e la guerra, che si oppone alle parate dei fascisti che occupano le città con la complicità e la protezione della polizia. Un Antifascismo che viene duramente represso. Gli antifascisti vengono spiati, schedati, provocati, denunciati esattamente come accadeva nel ventennio. Questo accade e sta accadendo, anche ora, anche a Cagliari.

“Insuscettibili di ravvedimento”

pc quotidiano 14 luglio -sostenere la via rivoluzionaria in Nepal

Dopo 10 anni di vittoriosa Guerra Popolare e la conseguente vittoria elettorale per l’ Assemblea Costituente nepalese che ha consacrato il PCN (m) come partito di maggioranza relativa, la rivoluzione nepalese sembra attualmente trovarsi ad un punto di stallo.

Da un lato i lavoratori, i giovani e le donne organizzati da più di 10 anni dal PCN (m) nel processo rivoluzionario continuano a sostenere la propria rivoluzione continuando ad occupare le terre dei latifondisti, i giovani rivoluzionari nepalesi facenti parte della Lega della Gioventù Comunista sono impegnati in prima linea nel contrastare gli elementi reazionari della società in primis gli elementi della borghesia compradora filo monarchica nonché i partiti borghesi al governo filo indiani come il Nepali Congress ed il revisionista PCN-UML.

Dall’altro lato i partiti della vecchia società sconfitti dalle elezioni si ostinano a mantenere il loro governo antipopolare sostenuto dall’imperialismo americano e dall’espansionismo indiano.

Ancora dopo quattro anni dall’accordo di pace, la neonata repubblica nepalese è priva di una costituzione, i compagni dell’Esercito Popolare di Liberazione languiscono nei campi monitorati dall’Onu aspettando, ormai con poche speranze, l’integrazione nell’esercito ufficiale così come da accordo, che i partiti borghesi al potere stanno tentando sempre più di ritardare e snaturare.

Il 28 Maggio scorso scadeva il termine per promulgare la costituzione e con esso anche l’Assemblea Costituente ed il governo.

Il Partito Comunista Unificato Maoista (il nuovo nome che ha assunto il partito poco dopo l’accordo di pace) aveva indetto un grande sciopero generale a partire dal Primo Maggio richiamando nella capitale centinaia di migliaia di quadri che hanno sfiorato il milione.

Lo sciopero generale aveva l’obiettivo di rovesciare il governo illegittimo, il cui mandato stava per scadere, e sarebbe dovuto durare ad oltranza fino al raggiungimento dell’obiettivo.

La grande massa accorsa in città ha dimostrato che il partito è ancora in grado di mobilitare il popolo in maniera coordinata e disciplinata.

Ma sotto le pressioni internazionali e interne il partito ritira lo sciopero dopo pochi giorni di blocco totale e si accorda con gli altri partiti per estendere di un anno l’Assemblea Costituente (fino al 28 Maggio 2011) con la condizione che il governo si sarebbe dimesso per dare la possibilità ai maoisti di formarne uno proprio e portare a compimento la scrittura della nuova costituzione ed il processo di pace. A quasi due mesi di distanza i maoisti rimangono all’opposizione, il governo si è dimesso due settimane fa ma i partiti borghesi si stanno accordando per formarne un altro sotto la loro guida.

È chiaro che in questa difficile congiuntura della rivoluzione nepalese il sostegno a livello internazionale è importante. Tutti i sinceri rivoluzionari e progressisti sono chiamati a sostenere il popolo nepalese ed i rivoluzionari all’interno del UCPN (m) che si battono anche perché all’interno del partito prevalga una linea politica rivoluzionaria che continui a guidare il proletariato ed il popolo nepalese verso il socialismo ed il comunismo contro la linea revisionista di una parte della dirigenza capeggiata da Prachanda che tende all’accordo e alla capitolazione con la borghesia, in un contesto molto simile a quello italiano nel dopoguerra quando il massimo dirigente del PCI Togliatti tradì il proletariato italiano disarmando i partigiani che lottarono per la Rivoluzione nel nostro Paese.

pc quotidiano 14 luglio - Indesit Bergamo - Disoccupati a casa nostra?

La Indesit (ex Philco) di Brembate a Bergamo, è una fabbrica che è passata negli ultimi decenni da essere una delle punte più sindacalizzate e combattive della provincia bergamasca (come la Dalmine e altre), per arrivare oggi grazie ad accordi sindacali aziendali al massimo sfruttamento degli operai fino a raggiungere il 130% di produttività procapite con la scusa di restare sul mercato.
Come hanno ribadito gli operai pubblicamente: “gli abbiamo dato il culo e ora vogliono chiudere”: massima disponibilità di turnistica e flessibilità sulle linee della catena di montaggio, con l’introduzione di sistemi di organizzazione del lavoro sul modello Fiat, tmc2, ocra (anche alla Indesit si è usato lo stesso consulente giapponese), non hanno difeso il posto di lavoro ma hanno garantito alti profitti al “democratico” padron Merloni (la figlia Paola Merloni oltre a sedere nel cda Indesit è anche deputato del Pd) con record produttivi fino a 1 milione di lavatrici, ribadendo così l’antica legge del capitale: ti spremo e poi ti butto (in mezzo alla strada).
Questo dimostra che per difendere il posto di lavoro bisogna difendere i diritti e non accettare i peggioramenti imposti con il ricatto della competitività e che non esistono padroni buoni, ma solo padroni che fanno i loro interessi per intascare soldi sulla pelle degli operai.
Ma qui, come alla Fiat (ecoincentivi) o alla Dalmine (dazi contro la Cina), i padroni dopo aver avuto milioni di soldi pubblici per tirare al massimo gli impianti grazie alla campagna di ecoincentivi statali per la sostituzione di vecchi elettrodomestici, ora vorrebbero anche utilizzare gli sgravi fiscali previsti dalla recente Manovra Finanziaria del Governo Berlusconi-Lega per la localizzazione di imprese al Mezzogiorno.
Questa è la realtà e a poco servono le dichiarazioni leghiste, che gettano fumo negli occhi agli operai che sono andati in delegazione alla festa di Pontida per chiedere di “non essere lasciati soli”,
ad esempio il senatore leghista e presidente della Provincia di Bergamo fa il finto tonto e dice: «Sud più conveniente della Padania? Non vorremmo che la scelta di traslocare a Caserta fosse dettata da convenienze come la concessione di fondi europei o agevolazioni fiscali: verificheremo. Sarebbe l' ennesimo colpo di coda di chi vuole mangiare su risorse pubbliche», oppure sciocchezze del tipo: «Qui ci sono strade e aeroporti, ma il lavoro va dove c' è la camorra», «a Bergamo deve restare il lavoro dei bergamaschi”.
E ora padron Merloni passa al contrattacco e annuncia che se lunedì 19 non si lasciano uscire le lavatrici dei magazzini di Brembate i lavoratori saranno messi in libertà senza essere pagati. Così anche in questa vertenza si usa come a Pomigliano il ricatto altro che trattativa sindacale.
Ma la manifestazione di lunedì 12 luglio, finalmente dopo un mese di presidio ai cancelli della fabbrica, ha visto molti lavoratori della Indesit (con maggioranza di operaie, giovani e molti operai stranieri) determinati a cercare la strada per lottare efficacemente e così hanno invaso e bloccato per ore le strade del centro cittadino sotto un caldo cocente, mentre i politici di destra , sinistra e centro chiamati in causa da cgil, cisl , uil (in difficoltà come dice il segr. Fim Uliano «Non capiamo la logica di questa scelta…ma è chiaro che risposte devono arrivare anche dalle istituzioni»), all’interno di una bella sala con aria condizionata prendevano posizione per i lavoratori Indesit, gli stessi partiti che in questi anni nei vari governi che ci sono stati hanno attaccato i lavoratori e ora nella crisi del capitale sono accorsi per salvare le banche e la pace sociale.
Anche la falsa sinistra rifondarola che giustamente titolava il suo volantino “basta con le solite chiacchiere al vento”, appena due righe sotto si dimostrava per quello che è:” la grave decisione della Indesit segna una totale mancanza di rispetto nei confronti dei dipendenti che hanno sempre realizzato gli obbiettivi di produzione” sic!!!

martedì 13 luglio 2010

pc quotidiano 13 luglio - Ganzer .. come De Gennaro ...come i capi degli sbirri torturatori di genova .. come gli altri godono la fiducia del ministro

14 anni di carcere per traffico di droga, Ganzer uno dei pezzi grossi storici dello stato borghese dietro a innumerevoli operazioni contro le avanguardie comuniste, contro i movimenti antagonisti è stato messo a nudo dalla sentenza emessa ieri...
per noi comunisti non è certo una novità.. tanti conoscono storicamente e attualmente simili personaggi.
E' da diversi anni che i capi delle forze dell'ordine ai diversi gradi - fino agli esempi eclatanti di Genova sono dei veri delinquesti e dei fuorilegge di Stato
chiaramente dei fuorilegge per modo di dire
ogni tanto incappano nella giustizia ma restano al loro posto, sono intoccabili e inamovibili per i loro crimini perché i loro sono crimini di stato, dietro di essi ci sono governo e classi dominanti di cui sono uomini di fiducia
la fiducia pronta del governo Berlusconi , tramite le parole dell'ignobile ministro leghista è quindi rendere esplicito, ciò che è implicito.
Bene, ne prendiamo atto
L'unica giustizia è quella proletaria.

proletari comunisti
13 luglio 2010

pc quotidiano 13 luglio - Maschi assassini, Berlusconi e giornalisti nella guerra contro le donne



In due mesi 12 donne sono state uccise. Gli assassini sono ex fidanzati e ex mariti, uomini che passano dalla violenza psicologica delle persecuzioni a quella omicida di inaudita brutalità. Una tale carica di violenza che nessuna legge è in grado di fermare perchè affonda le sue radici in questo sistema sociale e viene da esso alimentata quotidianamente.
Riportiamo le affermazioni di chi ha in mano il potere politico, il presidente del consiglio al forum mediterraneo di Milano di ieri: "ambasciatori, portate ogni tanto qualche bella ragazza mediterranea. Apprezzeremmo. Siamo latini", "in Italia siamo playboy, ci teniamo a conquistare", "vogliamo tenere intatta la possibilità di manifestare il nostro senso estetico".
Della stessa questione - la sottomissione della donna- trattano sia la cronaca che le affermazioni di Berlusconi. C'è un legame evidente tra la violenza compiuta e le idee di un capo del governo che sanno molto di fascismo perchè fascista è l'ostentato modello machista che fonda il suo potere sulla sopraffazione, sul dominio sulla donna, vista non come un soggetto autonomo ma alla stessa stregua di un oggetto di proprietà, quella stessa radice della "proprietà" di questo sistema sociale capitalista di una classe che esercita il suo dominio sugli altri esseri umani.
A pulire dal sangue le mani degli uomini assassini poi ci pensano gli "specialisti" delle idee della classe dominante, giornalisti/opinionisti/educatori/psicologi, che, parlando della guerra contro le donne, descrivono la violenza maschile come fosse inevitabile o, comunque, in qualche modo giustificabile, quando titolano o sottolineano che l'uomo assassino lo ha fatto per troppo amore, che abbiamo di fronte uomini fragili che non reggono al rifiuto di una donna, fidanzati delusi, amori impossibili...
Cosa c'entra l'amore -seppure deviato- con le uccisioni di donne? Proprio niente, infatti. C'entra solo l'odio del proprietario che non permette a nessuno di sottrargli il potere. L'unico amore che conoscono gli uomini che odiano le donne.

prolcomra
13/07/2010

Speciale India - PC Filippine ai compagni indiani

Il Partito Comunista delle Filippine (PCF) e tutte le forze rivoluzionarie filippine si uniscono ai popoli indiani nella condanna dell’esecuzione sommaria del compagno Azad ( Cherukuri Rajkumar) e del suo compagno Hem Pandey ( Jitender ) per mano della polizia indiana fascista lo scorso 2 luglio nella giungla di Adilabad presso la fontiero col Maharashtra, in Andhra
Pradesh.
I compagno Azad y Pandey Hem si stavano raggiungendo altri compagni a
Nagpur, quando sono stati sequestrati dalla famigrata squadra speciale della polizia dell’Andhra Pradesh. Probabilmente sono poi stati trasportati in elicottero nella giungla dove sono stati giustiziati sommariamente.
Per coprire il loro crimine fascista e le dichiarazioni della polizia che sostengono che il compagno Azad è morto in uno scontro armato, sulla scena del crimine è stao fatto ritrovare un fucile automatico AK-47. Secondo quanto si sa, il compagno Azad era disarmato al momento della cattura. Il suo è stato un assassinio a sangue freddo perpetrato dalla polizia indiana nel totale disprezzo delle leggi internazionali di guerra.
Il compagno Azad era membro del CC del PCI(M) e suo portavoce. Seguace del marxismo-leninismo-maoismo che dedicò 35 anni della sua breve vita alla lotta rivoluzionaria del popolo indiano. Era noto per condurre una vita semplice e di duro lavoro per la causa rivoluzionaria. La sua morte è pianta da tutta la classe operaia e dagli oppressi dell’India, delle Filippine e di tutto kil mondo.
Il PCF renda il più alto omaggio rivoluzionario al compagno Azad e invita tutti i compagni e le forze rivoluzionarie a leggere e studiare la vita del compagno Azad e a ispirarsi alla sua dedizione rivoluzionaria

Speciale India - i compagni della galizia a sostegno dei compagni indiani

Abbiamo appreso con grande indignazione dell’assassinio di Cherukuri Rajkumar, il compagno Azad e del compagno Hem Pandey, il 2 luglio scorso.
Entrambi sono stati arrestati dai servizi segreti del regime reazionario indiano e assassinati a sangue freddo in una zona boscosa dello stato dell’Andhra Pradesh.
Il compagno Azad, membro dell’ufficio politico, del Comitato Centrale e portavoce del
Partito Comunista dell’India (maoista) è stato un apprezzato dirigente della rivoluzione in India, cui ha dedicato l’intera sua vita. Anche il compagno Pamdey era militante del PCI(M), giovane giornalista al servizio del popolo.
La barbarie di questi assassinii per mano del governo reazionario indiano ha strappato loro la vita, ma la bandiera rossa per cui hanno lottato brilla più che mai nella vittoriosa guerra popolare. Il popolo arriverà ai loro assassini, che pagheranno caro i loro crimini.
Dalla Galizia esprimiamo il nostro profondo dolore e piena solidarietà ai compagni del PCI(M) e al CC, agli eroici combattenti dell’Esercito Guerrigliero di Liberazione e al popolo dell’India, e a tutti i comunisti e i riluzionari del mondo.

ONORE E GLORIA AGLI EROI CADUTI!

Galizia, 7.7.10
Comité de Loita Popular "Manolo Bello"
Comité Galego de Solidariedade co Nepal.
Correo Vermello-noticias.

Speciale India - PCM di Francia - viva i martiri della rivoluzione

Il 1° luglio il compagno Azad, membrodell’ufficio politici e portavoce del PCI(Maoista) è stato assassinato insieme al compagno Hem Pandey dalle forze armate dello Stato.
La polizia dice che si è trattato di uno “scontro”. Sappiamo fin troppo bene che questi cosiddetti “scontri” si concludono sempre con i dirigenti rivoluzionari morti per una pallottola in testa o nella schiena …
Ci associamo a Partito Comunista dell’India (maoista) e al popolo indiano oppresso nel ricordo del compagno Azad e Hem Pandey.

Viva i martiri, compagni Azad e Hem Pandey !
Viva la rivoluzione in India!


Partito Comunista Maoista di Francia

Speciale India - Dal TKP/ML Turchia al comitato centrale del PC India maoista

Siamo stati informati che il 1° luglio 2010 il compagno Cherukuri Rajkumar (Azad), membro del Comitato Centrale e dell’Ufficio Politico del Partito Comunista dell’India (Maoista) è statp assassinato dalle forze militari dell’Andra Pradesh, insiema a Hem Pandey, che lo accompagnava.
A nome del CC del TKP/ML, del partito, dei quadric e dei combattenti esprimiamo le nostre accorate condoglianze al CC del votro partito, ai vostri quadri e combattenti per il martirio del compagno Azad, portavoce del PCI(Maoista). Compagni, la vostra perdita è la nostra Perdita, la vostra rabbia la nostra rabbia!
In un momento in cui il sistema imperialista-capitalista e i reazionari del mondo hanno lanciato una vasta e intensa campagna di attacchi contro tutti i progressisti, i rivoluzionari e i popoli e nazioni oppresse in tutto il mondo che in colpiscono in particolare i marxisti-leninisti-maoisti, la decisiva lotta di liberazione che i compagni del PCI(m) stanno conducendo porta grandi speranze ai popoli e nazioni oppressi ed è motivo di timore nel campo nemico.
Questa grande lotta provoca anche grandi perdite, perché la lotta per la democrazia, l’indipendenza e il socialismo può avanzare solo se attraverso sacrifici e sofferenze. La vostra storia eroica ne è il miglior esempio. Finora migliaia di compagni in India hanno generosamente e senza esitazione dedicato la loro vita alla lotta, diventando rossa speranza per il proletariato. Per questa ragione la lotta di liberazione che state conducendo è seguita con grande interesse e attenzione da tutto il mondo. Ovviamente ciò accresce i vostri compiti e il peso delle vostre responsabilità.
In un momento di compiti e responsabilità crescenti, il martirio del compagno Azad è una grande perdita. La situazione attuale richiede molto coraggio per fare salti in avanti. Richiede a noi tutti di continuare a portare una guerra incessante e determinata , lungo questa via i nostri martiri simboleggiano la nostra dedizione e auto-sacrificio che ci garantiscono la vittoria. Siamo certi che voi, compagni del PCI(M) manterrete le vostre responsabilità storiche verso gli eroici martiti del proletariato internazionale.
Con questa certezza e responsabilità storica, salutiamo il CC del vostro Partito, i suoi quadri e combattenti con i nistri pià fraterni sentimenti e auspici di vittoria.
Il militante del proletariato internazionale ed eroico dirigente, compagno Azad, continuerà a vivere nella nostra lotta.

Viva la solidarietà internazionale!
Abbasso lo stato fascista indiano!
Abbasso l’imperialismo e tutti i rezionari!

Comitato Centrale TKP/ML

Luglio 2010

pc quotidiano 13 luglio Imperialismo USA a guida Obama ,una minaccia per i popoli!

La politica imperialista Usa a guida Obama rappresenta sempre più una minaccia per i popoli del mondo.
Non gli è servita neppure l'immagine che ne danno i media dell'uomo delle "svolte" o la vergogna del Nobel per la pace, perchè gli oppressi si rendessero conto che gli Usa non intendono mollare il loro dominio mondiale, seppure in un contesto di crisi economica mondiale. Rimangono i terroristi di sempre, anche con il volto sorridente di Obama.
Almeno due fatti recenti confermano le mire guerrafondaie dell'imperialismo Usa: lo spostamento di navi da guerra statunitensi e israeliane nel Canale di Suez dirette in Iran e la nomina del generale Mattis come responsabile di tutte le operazioni militari, non solo in Afghanistan ma dell'intero bacino del Golfo e in Medio Oriente.
La risoluzione ONU 1929 contro l'Iran ha accellerato le mire dell'imperialismo Usa ed è di questi giorni la notizia che una squadra navale americano-israeliana, guidata dalla portaerei Truman, si è diretta nel Golfo Persico, dove già stazionavano alcuni sottomarini israeliani dotati di missili da crociera. L'asse politico-militare col mastino sionista è stato mantenuto da questo campione del pacifismo, Obama, con l'invio di grosse forniture militari ai "depositi di emergenza" di Israele, ordigni bellici che, è bene ricordarlo, passano anche da Camp Darby e che sono stati scaricati addosso al popolo palestinese di Gaza.
Ma anche le scelte sui comandi militari dimostrano che non c'è nessuna svolta di Obama rispetto alla guerra preventiva di Bush.
Prima ha mantenuto il generale David Petraeus alla testa del Central Command statunitense che ha impartito l'ordine di incrementare le operazioni delle forze speciali in Iran, Arabia Saudita, Yemen e Somalia, cioè attività clandestine "sistematiche e continuative" come "uccisioni mirate, sabotaggi e distruzione di infrastrutture, impianti e installazioni civili e militari".
L'altra notizia è che al comando del Central Command è stato nominato dal ministro della difesa Usa il generale dei marines, Mattis, noto per il massacro con il fosforo bianco della popolazione della città irakena di Falluja. Un altro boia sanguinario.
Chi meglio di Obama può rappresentare in questo momento il vero volto dell'imperialismo, quello che parla di pace mentre prepara la guerra?

prolcomra
13/07/2010