venerdì 17 dicembre 2010
pc quotidiano 17 dicembre - Risposta degli studenti a Saviano e alla sua "Lettera ai ragazzi del movimento"
da cau napoli
Considerato che i "ragazzi" cui si rivolge e di cui parla siamo noi, abbiamo deciso di scrivere qualche riga di risposta.
Dici che siamo coetanei (in realtà siamo un bel pò più giovani di te) e quindi d'ora in poi ti daremo del "tu". Non ci piacciono i preamboli pomposi, il "bel dire", per cui entriamo subito nel vivo. La tua lettera pone infatti tanti di quegli elementi da sviscerare che non c'è tempo da perdere. E scusaci in anticipo se i toni saranno a volte un po' accesi, ma la rabbia che ci pervade non riusciamo proprio ad esprimerla con parole gioiose, con canti e balli.
In ogni caso meglio toni accesi piuttosto che continui richiami ai "cattivi maestri" della stampa nazionale, o "consigli" che vorresti dare a noi, poveri sprovveduti, in balia degli eventi, bisognosi di qualche guru che ci indichi la retta via. Perché, a meno che non si vogliano chiudere completamente gli occhi dinanzi alla realtà, le indicazioni che si possono trarre dalla manifestazione di Roma dell'altro giorno sono completamente diverse da quelle che abbiamo ritrovato nella tua lettera. Non siamo né imbelli né "imbecilli". La creazione del "militante immaginario" che ci hai regalato è degna dei migliori (o peggiori) testi di fantascienza. Una figura a metà strada tra il giovane ingenuo e quello voglioso di sfogare la frustrazione accumulata dinanzi ad un videogame mettendo a ferro e fuoco una città. Quelli che descrivi come "anarchici in tuta nera", "quei cinquanta o cento imbecilli", "piagnucoloni" siamo in realtà noi tutti, studenti, lavoratori, disoccupati; insomma, i "dannati della terra" dei nostri giorni, quelli su cui ricade maggiormente la crisi e su cui pesano come macigni le politiche di tagli, di distruzione dei servizi sociali e di restringimento degli spazi di democrazia che le nostre classi dirigenti stanno mettendo in campo. Se non capisci questo, se non capisci che gli attori delle dinamiche che hanno avuto luogo a Via del Corso, a Via del Babuino, in Piazza del Popolo e in tutte le strade e piazze circostanti Montecitorio, vanno ben al di là di sparuti gruppetti di teppisti, di professionisti della guerriglia urbana, vuol dire che la tua percezione della realtà è assolutamente fallace. La verità è che quelli con i caschi (non ti è passato per la testa che non avevamo alcuna voglia di usare i nostri corpi a mò di "arieti", ma dalle teste rotte del passato abbiamo imparato che una qualche forma di difesa dobbiamo averla?), i "codardi incappucciati" non erano poche decine, ma migliaia. Che l'arretramento delle forze dell'ordine era salutato ogni volta con un boato dalla massa di manifestanti arrivata a Roma (ma non eravamo quelli che "terrorizza(va)no gli altri studenti"?). Che anche quelli che non hanno preso parte in prima persona erano in gran parte sulla stessa lunghezza d'onda degli altri.
Per cui la distinzione tra "buoni" e "cattivi", tra il movimento reale e i facinorosi, è quanto di più artificioso possa essere scritto. Ma in questo - non ti preoccupare - sei in buonissima compagnia. Ti basta una carrellata delle pagine dei principali quotidiani per rendertene conto. E' il solito tentativo di dividere i movimenti, vecchio almeno come quello di screditarci additandoci come appartenenti ad un mondo ormai tramontato, attori di un rito privo di sostanza, capace solo di rievocare vecchi slogan e parole d'ordine vetuste.
E poi il solito richiamo alla "complessità delle manifestazioni", a tuo parere inevitabilmente ridotta a semplicità a causa della violenza dei manifestanti. Certo, queste semplificazioni estreme ed errate sarebbero evitabili se si evitasse di essere di una superficialità estrema. Non voler vedere dietro la violenza di piazza nient'altro che la cieca violenza degli "ultras del caos" è una delle mistificazioni cui ti presti (e ci pare pure che tu lo faccia con molto piacere!). Non indagare le cause profonde di un movimento che trascende la lotta contro il ddl 1905 per investire della sua critica tutto l'esistente è un'operazione scorretta, fuorviante e per certi versi molto pericolosa. Sì, hai letto bene: pericolosa. Perchè quando si afferma che "questi incappucciati sono i primi nemici da isolare" si apre la strada alla repressione, si additano gli "idioti" che erano in piazza il 14 dicembre come cancro da debellare. Guarda caso sono gli stessi discorsi che sentiamo fare agli esponenti del blocco più reazionario della società, quello che attualmente detiene il governo. Stessi discorsi perchè il progetto delle classi dirigenti ha forti elementi di comunanza, sia che venga portato avanti dai banchi del centrodestra che da quelli del centrosinistra (di cui ormai sei un'icona). Un progetto che finora ha prodotto la rabbia di cui parli. Quella rabbia che dici dovremmo canalizzare in "cose serie, scelte importanti": ci faresti la cortesia di chiarire quello che vuoi dire con un'espressione tanto vaga? Forse non sono scelte importanti quelle praticate a Roma l'altro giorno? Forse non sono cose serie quelle in cui ci impegniamo quotidianamente, al di là della luce con cui i riflettori dei mass media decidono di illuminare la protesta? "Lanciare un uovo sulla porta del Parlamento [non] muta le cose", siamo d'accordo. Noi che l'altro giorno c'eravamo infatti non ci fermiamo al lato estetico dei fenomeni; procediamo oltre, con la voglia e la determinazione di costruire un blocco sociale di opposizione alle politiche che vengono portate avanti qui come in tutto il resto d'Europa.
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