da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 20/06
È facile in un certo senso, ed è inaccettabile in un altro senso, che la stampa tutta dia notizia con mille particolari giusti
necessari della morte dell'operaio Satnam Singh, 31 anni, operaio
indiano morto a Latina.
È facile
venirsene ora per dire che questa è una questione barbara ed è un
orrore. Che è un orrore e che è una questione barbara è vero, ma
la condizione dei lavoratori indiani della provincia di Latina e dei
lavoratori in generale nelle campagne di altre
nazionalità è sempre stata quella che ha portato a quest'ultimo
orrore della morte di Satnam.
Riprendiamo tutta
la questione. Satnam Singh aveva deciso di lasciare l’India con la
sua giovane moglie per vivere un po’
meglio. “Navi”, così si faceva chiamare in Italia, proveniva dall'India. Dall’India nei giorni sorsi è stato in Italia Modi al
G7 accolto con tutti gli onori, anzi a Brindisi gli è stata data la
possibilità di mettere una statua, cioè di lasciare un segno.
A Brindisi Modi
ha confermato di essere il principale sostenitore dell'imperialismo
sia nei suoi piani di guerra in cui l'India vuole avere parte sia nei
legami con l’Italia con il governo Meloni.
Il regime indiano
è un regime fascista che regala il paese alle multinazionali e che
costringe le popolazioni di buona parte dei territori, in particolare
le popolazioni adivasi - e, dato il carattere fascista indù - i sikh, i
musulmani, a condizioni inenarrabili di miseria per conto dei padroni
indiani, che sono anche delle grandi multinazionali, vedi quelli che
hanno preso l'Acciaierie Italia, poi Mittal, e altri padroni indiani
potranno prenderla.
E’ chiaro che
questo ha spinto all'emigrazione tantissimi che vengono nel nostro
paese, una parte di questi lavoratori sono quelli che lavoravano a
Latina, dove Satnam Singh è stato prima vittima di un infortunio
gravissimo poi abbandonato come un cane davanti alla sua casa e
quindi morto in ospedale.
Una morte atroce
- scrivono i giornali - un braccio strappato da un macchinario
utilizzato nei campi. Lavorava da 12 ore quando è successo, aveva
attaccato il lavoro nei campi alle 05:00 del mattino quando un
maledetto rullo lo ha mutilato, poco dopo le 04:00 pm.
12 ore pagate 5 €
all'ora! al di sotto di ogni contratto, di ogni legge, di ogni regola
che pure dovrebbero essere in vigore in questo paese, ma che non
valgono per i lavoratori immigrati, ancor più per i lavoratori
immigrati delle campagne.
L’atrocità di
questo infortunio si è fusa con l'orrore del comportamento dei
padroni perché di tale si tratta, di padroni che hanno nelle mani le
aziende agricole a Latina, come di tante altre parti d'Italia, dalla
Calabria alla Basilicata, dalla Puglia alla Sicilia.
Caricato sul
furgone con il braccio appoggiato alla cassetta utilizzata per gli
ortaggi, con le urla disperate della moglie, abbandonato alla porta
di casa. Un pugno di chilometri di distanza dall'azienda in cui
lavorava, Borgo Santa Maria.
‘Novi’ era un
operaio - dice il giornale – forte, il suo fisico però non poteva
sopportare quelle ferite mortali, quel sangue perso tra i campi e il
furgone per effetto della forza devastante del macchinario
avvolgipista trainato dal trattore che gli aveva tranciato il braccio
destro. Portato disperatamente in ritardo, evidentemente, al San
Camillo non ce l'ha fatta, nonostante il tentativo di salvarlo.
Dice il giornale che al San Camillo risuonavano
le urla di Sony, piccola piccola, sola e disperata.
Tutto il ciclo
della vita di questo operaio ci deve interessare, non solo la sua
tragica morte, anche se la sua tragica morte è avvenuta proprio in
casa nostra, ed è per questo che ci dobbiamo mobilitare. Non è accettabile né
questa vita che fanno i lavoratori immigrati, né le ragioni per cui
i lavoratori immigrati vengono in questo paese.
Le responsabilità
di questo governo sulle morti sul lavoro sono denunciate da tempo da
noi e da tutti coloro che se ne stanno occupando nel sindacalismo di
base e di classe e non solo, e in tutte le realtà, dalle associazioni
che stanno conducendo in questo paese la lotta contro le morti sul
lavoro.
In questo paese
vi sono stati stragi di operai e in quest'anno con questo governo le
stragi hanno avuto una cadenza più accelerata che altrove.
Fronteggiamo un governo che sulla sicurezza sui posti di lavoro ha
scelto la linea della mano libera ai padroni e del consigliare i
padroni per evitare che succedano questi incidenti ma all'interno di un sistema
di regole e leggi che intensificano lo sfruttamento, l'inosservanza e
l'inapplicazione delle leggi sulla sicurezza e le riduce e le
peggiora.
Questo governo
dice di aver aumentato gli ispettori del lavoro, ma le regole con cui
sono inchiodati gli ispettori di lavoro sono al ruolo di essere sempre più dei consulenti dell'azienda.
Così come sul
fronte dell'immigrazione proprio nello stesso articolo nello stesso
articolo del Messaggero a pagina 11 del giornale di oggi (ieri, ndr)
si dà notizia che è stato pubblicato il decreto del Viminale. E una
di queste norme previste dal decreto del Viminale è la cauzione che
i migranti che fanno richieste d'asilo devono dare, che viene portata
da 2500 a 5.000 €. La cauzione va determinata - si dice con una
sorta di cinismo - senza indugio dal questore con valutazione caso
per caso, tenuto conto della situazione individuale dello straniero.
Di conseguenza si vuole impedire che le richieste d'asilo vengano
perfino fatte, dato che i migranti che arrivano nel nostro paese non
hanno 5.000 € da versare nella maggior parte dei casi, se non gli
viene concesso il diritto di lavorare e di poter vivere in questo
paese. Questi 5.000 € sembrano davvero il pizzo dello scafista che
li ha portati. Il governo si fa scafista proprio perché non vuole
concedere la richiesta d'asilo, gli immigrati devono essere tenuti
nelle condizioni di clandestinità e di supersfruttamento. Così come il governo è responsabile della
catena di leggi che ha portato alla nuova strage in mare che vi è
stata.
Certo, la
condizione dei migranti non è la sola, è la condizione generale dei
lavoratori più precari, più poveri, delle donne lavoratrici. Quella
stessa pagina porta la notizia del trattamento delle lavoratrici di
un punto della catena MD, per di più a Brandizzo, un paese
che è diventato famoso per la strage delle ferrovie, per gli operai
maciullati sui binari per effetto degli appalti al massimo ribasso e
non in sicurezza, dei subappalti che provocano quelli che si è
chiamata la ‘strage di Brandizzo’. Ebbene, proprio nel MD di
Brandizzo le lavoratrici hanno dovuto denunciare che non gli veniva
permesso neanche di andare al bagno. La direttrice dice in un audio
che le dipendenti possono andare in bagno solo per motivi urgenti per
evitare il continuo ‘apri e chiudi’ e si è rivolta così alle
lavoratrici: “voi in bagno non ci andate più, fate appena quattro
ore…. piuttosto fatevela addosso perché se continuate ad andare in
bagno il punto vendite è ingestibile”.
Questa è la
condizione che esiste in tantissimi posti di lavoro, centri
commerciali, dove le lavoratrici vengono trattate in questa maniera,
così come in tanti altri posti di lavoro.
Migranti,
lavoratrici, giovani precari, operai della catena del sistema di
sfruttamento ogni giorno vengono trattati in questa maniera e lo
fanno nella maggior parte dei casi anche rischiando l'infortunio, la
vita, il licenziamento. Questa è la condizione operaia e proletaria
in questo paese! E sappiamo bene che questa condizione non si potrà
cambiare se non saremo in grado di animare una rivolta generale degli
operai, delle lavoratrici sui posti di lavoro. Se ogni volta che
succedono non ci sarà la solidarietà degli altri lavoratori, se non
ricostruiamo in questo paese un tessuto di organizzazione sindacale
di classe che parta dall'effettiva condizione operaia e delle lavoratrici e
l'aggredisca. Perché questi sindacati non ci sono, i sindacati
confederali fanno parte del problema grazie alla loro linea, alla
loro prassi, i lavoratori sono diventati sempre più senza alcuna
tutela sui posti di lavoro.
Noi ci impegniamo
molto nella denuncia di tutto questo e tutti sanno come ciò che
pensa su questo lo Slai Cobas per il sindacato di classe, quanto
impegno viene messo dalle nostre compagne lavoratrici laddove sono
presenti, per fare proprio della condizione degli operai e delle
sfruttate, delle immigrate, la condizione base di riferimento della
lotta in tutto il movimento delle donne. In certi casi ci siamo anche
riusciti ma siamo una goccia nel mare della condizione generale del
mondo del lavoro, delle lavoratrici e dei migranti, dei precari e
degli sfruttati.
Quello che
vogliamo assolvere è un ruolo di essere una scintilla, un punto di
riferimento, perché questo possiamo fare. E di inserire questa
battaglia in una battaglia generale che non può limitarsi alla lotta
sindacale, ma deve diventare lotta politica, perché senza rovesciare
il potere politico i padroni hanno l'arma dello Stato, del governo,
per imporre la loro legge, la legge dello sfruttamento, dello
schiavismo e in molti casi della morte, del sessismo, dello
sfruttamento delle lavoratrici.
Siamo di fronte a
questo stato delle cose. Tutti abbiamo la necessità di fare la
nostra parte, che non è un fatto individuale ma che richiede le
forme organizzate che permettano ai lavoratori, alle lavoratrici e ai
braccianti e ai migranti, a tutti, di potersi organizzare e di costruire
la guerra di lunga durata necessaria a rovesciare i padroni che fanno
della guerra su scala mondiale il loro impegno principale, guerra,
economia di guerra e della guerra interna, della guerra contro i
lavoratori il loro lavoro centrale all'interno del paese.
Ritorniamo a ciò
che abbiamo detto nella con la denuncia di Satnam Singh.
Questa guerra
deve cominciare, deve continuare, deve riprendere, deve trovare il
modo di utilizzare le opportunità tragiche offerte dalla realtà per
poterla realmente estendere e sviluppare.
Alla morte
dell'operaio indiano di Latina, all'orribile situazione che ha messo
in luce non solo sul posto di lavoro, ma in generale, occorre
rispondere con lo sciopero, con l'impegno dei lavoratori e le
organizzazioni sindacali di classe di base e di tutti coloro che non
accettano questo stato delle cose.
Lo Slai Cobas propone che ci sia
una settimana di mobilitazione nazionale che possa in qualche maniera
essere animata dagli scioperi, ovunque sia possibile. In questo senso
è importante lo sciopero 25 giugno indetto da SiCobas per il settore
della logistica. Sappiamo tutti che il settore logistica, la gran
parte dei lavoratori sono immigrati e tanti di essi sono indiani o
originari dei paesi del Sud, Asia, Bangladesh. Sri Lanka, ecc.
Le organizzazioni
sindacali di base di classe, l'avanguardia dei lavoratori che lotta
contro lo sfruttamento dei morti sul lavoro, il razzismo e lo
schiavismo, deve dare una risposta comunque a questa vicenda. In
particolare il 25 ma per l'intera settimana.
Così come portiamo avanti la
denuncia che abbiamo fatto del regime indiano di Modi che, insieme al
sistema imperialista, al modo di produzione capitalista, è la causa
iniziale del ciclo dell'immigrazione dei lavoratori indiani che come
Satman perdono la vita nel nostro paese, nei campi.
In questo senso
indiciamo per il 1 luglio una giornata di mobilitazione, di
informazione/controinformazione che lega la vicenda di questa
ennesima morte sul lavoro alla denuncia del regime di Modi in India e
di sostegno alla lotta che i proletari, le masse popolari che in
India stanno facendo contro questo regime, contro questo
imperialismo. Per fare questa lotta vengono sottoposti dal regime di
Modi a massacri, arresti che anche lì, nei confronti dei settori più
poveri, ha il carattere del genocidio.
Non vogliamo
aggiungere altre parole, lo abbiamo fatto nei giorni scorsi, lo
faremo nel corso della prossima settimana. Quello che diciamo a tutti
è mobilitiamoci! laddove è possibile, scioperiamo, organizziamo
presidi, iniziative, assemblee, iniziative di ogni genere, perché la
vita di Satnam Sing non sia stata vana. E nello stesso tempo alziamo
il tiro della lotta contro il governo in Italia e contro i governi
nel caso del governo indiano che sono al fondamento di questa
situazione nella giornata di azione del 1 luglio.