a fianco del popolo Palestinese,
vicini alla sua sofferenza, solidali con la sua Resistenza
a fianco del popolo Palestinese,
vicini alla sua sofferenza, solidali con la sua Resistenza
denuncia la forte militarizzazione subita dall’ aeroporto civile di Cagliari.
Cagliari, come abbiamo affermato tante
volte, è una città a misura di militare.
Dalla
Sella del Diavolo a Monte Urpinu, fino al Poetto, passando dal Porto
ormai occupato in pianta stabile da navi da guerra, sono tantissime le
caserme, residenze, depositi e installazioni, spesso inutilizzate ma
ancora sottratte all’ uso della comunità.
L’aeroporto di Cagliari, che serve un bacino di utenza di mezza Sardegna, non fa eccezione.
È utilizzato da molto tempo dai militari, a cui non basta il vicino aeroporto militare di Decimomannu.
In caso di necessità le forze armate possono adibire l’intero aeroporto
di Elmas ad uso militare, come è avvenuto la notte del contrattacco
iraniano, con il lancio di centinaia di missili dall’Iran verso Israele.
Un uso promiscuo che in caso di guerra rappresenta un grave pericolo per il Traffico civile e per gli abitanti delle zone vicine.
Inoltre da più di dieci anni l’aeroporto di Elmas è utilizzato per spedire carichi di bombe prodotte a Domusnovas.
Da
qui sono partite molte spedizioni dirette in Arabia Saudita, per venire
utilizzate nei bombardamenti contro la popolazione civile dello Yemen.
Anche
durante l’aggressione genocida di Israele contro Gaza, molti carichi di
bombe sono partiti da Elmas ed esiste il sospetto che alcuni di essi
siano finiti in Israele dopo avere fatto scalo in altri paesi, per
depistare l’opinione pubblica e togliere dall’ imbarazzo il governo
italiano.
Chiediamo
alla società di gestione dell’ aeroporto di avere delucidazioni in
merito alla destinazione finale di tutti i carichi di morte che sono
transitati da Elmas.
Per tutti questi motivi ci
ritroveremo in tanti il 2 giugno alle 16 in piazza San Bartolomeo a
Cagliari, per manifestare contro l’occupazione militare e in solidarietà
con il popolo palestinese.
Sarà un corteo allegro, composito e colorato, di tutte le persone che vogliono vivere in un’ isola di pace, finalmente libera dalle logiche di guerra e solidale con tutti i popoli oppressi.
Tutti in Puglia il 13/15.. e che la festa cominci!
2 appuntamenti 'autorizzati'
a Brindisi il 13 giugno sera ore 20
alla Controcena dei Grandi
a Fasano - manifestazione nazionale ore 15
Coordinamento NOG/7 info@nog7.it
due proposte per i lavoratori e il sindacalismo di base e di classe organismi sociali di lotta
13 giugno - giornata di informazione e lotta sui posti di lavoro e sul territorio
15 giugno Fasano ore 10 assemblea nazionale delle rappresentanze dei lavoratori in Piazza Ciaia - autorizzata - che poi partecipano al corteo del pomeriggio
slai cobas per il sindacato di classe
slaicobasta@gmail.com
Ce drapeau blanc, Georges Abdallah a lui-même toujours refusé de le faire sien en choisissant de ne jamais quitter le camp qui a été et reste le sien : celui de la « Résistance historique », de toute la Résistance, de la « promesse des Fedayins ».
C’est pour ce soutien indéfectible à l’héroïque lutte du peuple palestinien mais aussi de tous les peuples entrés en résistance contre l’oppression et pour leur émancipation que Georges Abdallah reste encore aujourd’hui en détention.
C’est pour ce soutien indéfectible, ce refus de se renier et cette détermination à rester debout que
Da Radio Onda d'Urto - Caso Ilaria Salis. Nuove minacce, stavolta dirette, dei neonazisti ungheresi contro l’antifascista ai domiciliari a Budapest. Oggi i Giuristi democratici – che assistono al processo di Budapest in veste di osservatori internazionali – denunciano che l’indirizzo di Ilaria, reso noto all’ultima udienza dal giudice, è stato “pubblicato su un sito di estrema destra ungherese” con “la dedica speciale e l’offerta di una ‘cosina gradita’” per la 39enne.
“Chiediamo – dicono i Giuristi – che Roma provveda finalmente e tempestivamente in ogni modo possibile a tutelare dignità ed incolumità di Ilaria in Ungheria, nella speranza che possa uscire da questo incubo e da quel paese nel minor tempo possibile”, ossia prima della prossima udienza, il 6 settembre.
Il comunicato dei Giuristi Democratici
Apprendiamo che, com’era prevedibile, il luogo “sicuro”, reperito dai familiari e amici con grande difficoltà, perché Ilaria Salis potesse essere posta agli arresti domiciliari in Ungheria e declamato dal giudice, in pubblica udienza, alla presenza di giornalisti e pubblico, ma anche di una delle persone offese dell’aggressione a cui Ilaria è stata accusata, è ora pubblicato, con dedica speciale, che preannuncia l’offerta “di una cosina gradita” su un sito di estrema destra ungherese.
Un effetto prevedibile e previsto, riteniamo, che rende di una gravità inaudita quanto avvenuto in aula d’udienza lo scorso 24 maggio.
L’incolumità di Ilaria Salis è una priorità che tutte e tutti dobbiamo necessariamente mettere all’attenzione pubblica e delle autorità competenti. Quanto è purtroppo già avvenuto e continua a minacciare Ilaria è inaccettabile e richiede un intervento immediato, preciso ed efficiente a tutela di una nostra connazionale già duramente colpita da trattamenti inumani e degradanti statuali ed oggi esposta dalla stessa autorità giudiziaria al pericolo di essere oggetto di altri trattamenti lesivi e degradanti ad opera di militanti neonazisti.
Per questo chiediamo che le nostre autorità provvedano finalmente e tempestivamente in ogni modo possibile a tutelare dignità ed incolumità di Ilaria in Ungheria, nella speranza che possa uscire da questo incubo e da quel Paese nel minor tempo possibile, tornando nell’Europa degna di questo nome, perché eletta nel Parlamento Europeo, a cui è stata candidata da Alleanza Verdi Sinistra, e comunque in esecuzione della DECISIONE QUADRO 2009/829/GAI del Consiglio d’Europa per l’applicazione delle misure alternative alla detenzione nel paese d’origine dei cittadini Ue.
Invitiamo tutti e tutte a mobilitarsi e pretendere massima protezione per Ilaria Salis.
Associazione nazionale giuristi democratici
Nucleare di nuova generazione
Tra gli argomenti trattati, anche il nucleare di nuova generazione. Per Orsini infatti l’energia è tema centrale del programma 2024-2028: “Crediamo sia importante imboccare con decisione la strada del nucleare di nuova generazione senza cadere in preconcetti” le sue parole. “Oggi abbiamo il bisogno di incrementare l’indipendenza energetica del Paese – ha sottolineato l’imprenditore emiliano -. Il mix energetico è sicuramente la via, le fonti rinnovabili vanno potenziate ma il nucleare non può essere escluso a priori”.
“Transizione ecologica ordinata”
Orsini si è soffermato anche sul tema della sostenibilità e della transizione ecologica: “Due imprenditori su tre si sono sempre dimostrati attenti al green, all’ambiente e alla transizione ecologica – ha spiegato -,
Intanto il rettore ha aperto a un confronto in presenza per il 5 giugno
Nuova giornata di proteste in solidarietà della Palestina. Verso ora di pranzo, un corteo di una cinquantina di attivisti è partito da Palazzo Nuovo per fare rotta in piazza Carignano. Il corteo, che marcia dietro uno striscione con scritto «Geuna e Corgnati vogliamo risposte», si è diretto verso il Museo del Risorgimento, dove è in corso un dibattito del Festival dell’Economia con protagonisti i rettori dei due atenei torinesi.
Gli studenti anti-Israele ripetono le richieste più volte sentite in questi giorni trascorsi in tenda. «Vogliamo la cancellazione degli accordi con gli atenei israeliani e le aziende della filiera bellica». Intanto, in mattinata il rettore Geuna ha avanzato l’idea di un incontro. «Al fine di un ulteriore momento di confronto», i vertici dell’Università hanno indetto una riunione per mercoledì 5 giugno, con i rappresentanti degli studenti eletti negli organi istituzionali. E con una rappresentanza degli occupanti.
Sarà un faccia a faccia in presenza. Una novità che giunge dopo la protesta di ieri quando gli universitari
DOMENICA 2 GIUGNO a fianco del popolo Palestinese e vicini alla sua sofferenza e solidali con la sua Resistenza.
33° corteo per la Palestina organizzato dalle Comunità e Associazioni Palestinesi
ore 15,00 in Piazzale Accursio con termine in via Gallarate alla Cabi Cattaneo che produce ed invia armi ad israele
La disumana quotidianità di un genocidio e l'indifferenza della sua impunità. Nella notte del 26 maggio si è compiuta l'ennesima strage di donne, uomini, bambini e bambine negli accampamenti di Rafah. La banda nazista con nome IDF ha bombardato le tende di fortuna dei profughi accampati a Rafah a ridosso della sede dell'Unrwa (Agenzia Onu per i profughi palestinesi). Un precario ed improvvisato accampamento di tende nella speranza di aver trovato rifugio e protezione vicino ad un’istituzione internazionale dopo mesi di fughe disperate sotto le bombe in una Gaza martoriata.
L'aurea di impunità garantitagli da Biden e il senso di supremazia "razziale" del sionismo è tale che questo eccidio è stato volutamente eseguito proprio come sfacciata e criminale risposta alle prese di posizione dellaCorte di Giustizia Internazionale che ha "ordinato" ad Israele di fermare il massacro e di permettere l'ingresso a Rafah degli aiuti umanitari indispensabili alla sopravvivenza della popolazione Gazawi.
Il risultato, fino ad ora, è di più di 50 morti con decine di feriti.
È straziante guardare l'orrore di quelle immagini con i corpi dilaniati dalle bombe e dal fuoco, ma questa è solo l'ultima goccia di sangue palestinese nel mare di orrore in cui si trova l'intera Palestina. Siamo di fronte ad una carneficina quotidiana con le caratteristiche di genocidio perché è finalizzata alla distruzione di un popolo e al suo allontanamento violento dalla terra in cui risiede da millenni. Dopo 76 anni dalla Nakba - la catastrofe - il colonialismo sionista è sempre affamato di nuova terra di cui impossessarsi nutrendosi della devastazione del popolo palestinese.
Ma questo orrore non sembra lasciare traccia sulla coscienza del "democratico occidente" che è soggettivamente complice di questo genocidio. IL GOVERNO MELONI È INFATTI VOLUTAMENTE E CRIMINALMENTE COMPLICE DI QUESTO GENOCIDIO perché si è sempre stato politicamente schierato, ma anche militarmente con la missione Aspides nel mar Rosso, in difesa di Israele nello sterminio di civili Palestinesi.
I vergognosi appelli alla "moderazione" diretti a Netanyahu erano solo frutto della paura di un'escalation bellica in Medio Oriente e nei fatti hanno rappresentato solo un'ipocrita invito a compiere la pulizia etnica e i massacri della popolazione civile senza clamore mediatico, come sempre accaduto negli ultimi 76 anni a partire dalla Nakba. Nulla ci meraviglia visto lo stretto rapporto politico tra la Meloni e Netanyahu e infatti, il governo Meloni, che ora blatera di 2 popoli in 2 stati, non ha però mai però riconosciuto il diritto ad esistere di un possibile stato Palestinese, oltre ad essere il terzo fornitore di armi ad israele.
Ma la fornitura continua di armi, con cui l'entità sionista-Israele massacra il popolo palestinese, insieme all' impunità e alla protezione politica di cui gode quel piccolo stato canaglia, è soprattutto una criminale responsabilità di quella centrale del terrorismo internazionale che è il governo degli Stati Uniti d'America.
ISRAELE HA GETTATO LA MASCHERA E STA MOSTRANDO AL MONDO IL SUO VERO VOLTO!
L'espansione violenta dei coloni sionisti in Cisgiordania sta subendo un'accelerazione e, nel frattempo, la strage di Gaza continua e lo stesso giornale israeliano Haaretz denuncia come il comando dell'IDF abbia perso il controllo di alcune unità combattenti in prima linea. Il colonialismo sionista ha insegnato loro fino da bambini che i palestinesi non sono esseri umani ed ora, ubriachi di sangue di impunità e di suprematismo razzista, si sono trasformati in bande sanguinarie che si filmano mentre devastano e saccheggiano case, mentre bruciano biblioteche e compiono violenze di ogni tipo sula popolazione inerme.
Davanti a tutto questo l'ipocrisia dell'occidente invece definisce terrorista la legittima Resistenza palestinese che ancor oggi, dopo quasi 8 mesi, continua la guerriglia infliggendo gravi danni alle truppe occupanti.
Questo ci fa indignare ma non ci preoccupa: il giudizio dei complici di un genocidio non ci colpisce perché è solo strumentale e finalizzato a puntellare la difesa del racconto bugiardo dell’”irreprensibile moralità della pacifica "democrazia" (del genocidio) israeliana messa in discussione e attaccata dalla barbarie dal terrorismo".
A questa miserabile mistificazione storica noi rispondiamo che la storia ci ha insegnato che i nostri partigiani erano chiamati terroristi dall'occupante nazifascista. Ricordiamo ai servi del sionismo che Nelson Mandela ha scontato 27 anni di carcere duro con l'accusa di terrorismo. La storia dei movimenti di Liberazione è sempre stata sporcata da accuse infamanti per costruire ideologicamente l'immagine negativa del nemico da abbattere.
Ma il popolo palestinese conosce benissimo il suo nemico, il colonialismo sionista, l'imperialismo statunitense, la complicità dell'occidente cosiddetto democratico che fa scempio di ogni verità e giustizia piegando la storia per il proprio profitto.
Al loro progetto di violenza coloniale il popolo Palestinese invece contrappone il suo sogno di libertà e di pace. Una pace da raggiungere a costo di un sacrificio disumano sacrificio, della sofferenza e del martirio di un intero un popolo che combatte per la propria liberazione e per il diritto a vivere sulla propria terra senza più occupazione e sfruttamento classista e coloniale.
PER IL DIRITTO AL RITORNO DEI PROFUGHI.
PER IL DIRITTO ALLA LIBERA AUTODETERMINAZIONE.
PER IL DIRITTO AL LIBERO STATO DI PALESTINA con Gerusalemme capitale, che sia esempio di pace e di convivenza tra tradizioni, culture e religioni diverse.
UNA PALESTINA FINALMENTE LIBERA DALL'OCCUPAZIONE COLONIALE SIONISTA.
Ma ora serve un immediato e permanente cessate il fuoco insieme all'ingresso di aiuti umanitari per la sopravvivenza della popolazione civile. serve che le truppe d'occupazione escano immediatamente da Gaza e si blocchi l'espansione della rapina di terra in Cisgiordania.
DOMENICA 2 GIUGNO ANCORA TUTTE E TUTTI IN PIAZZA
Il PCF condanna le esercitazioni di guerra aerea programmati tra Stati Uniti e Forze Armate Filippine
Comunicato stampa
Ufficio informazioni
Partito Comunista delle Filippine
24 Maggio 2024
Il Partito Comunista delle Filippine (PCF) ha condannato oggi la seconda serie del Cope Thunder-24, giochi di guerra tra l'Aeronautica Militare delle Filippine (AMF) e l'Aeronautica Militare degli Stati Uniti, in programma dal 17 al 28 giugno. Il programma dei giochi di guerra, che si terranno presso la base aerea di Basa a Floridablanca, Pampanga e la base aerea di Villamor a Pasay City, è stato annunciato dal colonnello della AMF Ma. Consuelo Castillo lo scorso 22 maggio.
"Questi giochi di guerra devono essere condannati come terrorismo aereo in quanto promuovono ulteriormente la continua campagna di bombardamenti aerei in tutto il paese che ha terrorizzato centinaia di migliaia di persone negli ultimi anni", ha dichiarato Marco L. Valbuena, Chief Information Officer del PCF. "I giochi di guerra non fanno altro che alimentare la crescente animosità del popolo filippino nei confronti delle forze statunitensi e delle FAF per la normalizzazione del terrorismo aereo".
Il funzionario del PCF ha inoltre affermato che queste esercitazioni congiunte vengono condotte con totale disprezzo per la sovranità del paese. "La presenza di truppe statunitensi, jet da combattimento, navi da guerra e altre armi trascina ulteriormente il paese nel conflitto imperialista degli Stati Uniti con la Cina".
L’edizione di venerdì ventiquattro maggio del fogliaccio telematico fascista Secolo d’Italia contiene un articolo redazionale nel quale il Ministro dell’Istruzione e del Merito, il leghista Giuseppe Valditara, dimostra inequivocabilmente la propria scarsa dimestichezza con la lingua italiana; il politicante così commenta l’ennesimo Decreto Legge di questi quasi due anni: in questo caso un provvedimento riguardante il potenziamento dello studio della lingua italiana, nelle classi con la maggioranza di alunni di origini straniere, anche attraverso l’inserimento di insegnanti di sostegno.
«Per gli stranieri il nostro obiettivo è consentire a ciascuno di avere una adeguata conoscenza della lingua italiana, primo, fondamentale passo per una reale inclusione. Nelle classi dove gli studenti di origini straniere, e che abbiano importanti carenze nella conoscenza della lingua, siano uguali o superiori al 20%, dal 2025 arriverà un docente adeguatamente formato che affiancherà con lezioni di potenziamento il lavoro di classe. Già da settembre, intanto, le scuole potranno organizzare corsi aggiuntivi extracurricolari di potenziamento grazie a fondi ad hoc del Programma operativo nazionale».
Leggendo questo passaggio delle sue dichiarazioni, a noi sembra che il primo ad aver bisogno di chiarirsi le idee sia proprio il responsabile del dicastero che dovrebbe sovrintendere alla formazione dell’individuo: ci domandiamo dove abbia vissuto questo “signore” negli ultimi trent’anni, da quando la dimestichezza con la nostra lingua ha raggiunto un livello così basso da rendere spesso incomprensibili certi scritti e/o discorsi di gente che per mestiere dovrebbe avere una assoluta padronanza della lingua: non si offenda l’intelligenza degli italiani dando la colpa di questa situazione ai migranti.
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
contro il carcere 'assassino' e il 'carcere tortura!
denuncia solidarietà sostegno - Soccorso rosso proletario
Avanzate alcune proposte per migliorare le condizioni dei detenuti
L’iniziativa "Indignarsi non basta" è stata promossa dal Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale e dalla Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà, con il sostegno del Comune della Spezia. L’obiettivo della conferenza è quello di chiedere interventi urgenti per migliorare le condizioni detentive.
Hanno partecipato il Sindaco Peracchini, l’Assessore comunale Manuela Gagliardi, Gaetano Brusa, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Genova, Michela Mencattini, magistrato dell’Ufficio di Sorveglianza di Massa, Agostino Codispoti, garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale della Spezia, Fabio Sommovigo, Presidente della Camera penale della Spezia, Raffaella Nardone, Vicepresidente della Camera penale della Spezia, Chiara Floris, Presidente della sezione della Spezia e referente ONAC Aiga - Associazione italiana giovani avvocati, Roberta Pompei, coordinatrice rapporti con il Parlamento europeo Aiga e Doriano Saracino, garante regionale per la Liguria dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive.
"È necessario che le Istituzioni intervengano per garantire dignità e tutela dei diritti umani in contesti detentivi, promuovendo il recupero e il reinserimento sociale dei carcerati affinché, una volta rientrati nella società, si riduca il rischio che commettano nuovamente reati, ma allo stesso tempo è fondamentale che si impegnino per il miglioramento delle difficili condizioni di chi lavora negli Istituti Penitenziari. La società a cui dobbiamo tendere deve basarsi su principi di inclusione sociale verso i più fragili, solidarietà e rispetto per ogni individuo", così il Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini
"L'iniziativa promossa dal Garante Nazionale ed organizzata nei vari Comuni dai Garanti Regionali e Comunali, tesa a sensibilizzare le istituzioni ed i cittadini sulle condizioni di vita in carcere, è una campagna di comunicazione e di iniziative concrete molto importanti, sia per chi vive la realtà carceraria come detenuto che per chi la vive come lavoratore. Il Comune della Spezia ha voluto, attraverso l'istituzione del Garante comunale, partecipare e sostenere attivamente queste iniziative così da poter dare un segnale da parte della comunità cittadina di inclusione ed apertura a chi, pur avendo commesso degli errori, deve poter continuare a vivere in condizioni dignitose ed avere la speranza di potersi riabilitare. Perché purtroppo senza questa speranza è difficile riuscire a sopravvivere alla privazione della libertà personale", ha detto l’Assessore comunale Manuela Gagliardi.
La Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà si è espressa così: “Sono trascorsi due mesi dall'appello "Sui suicidi in carcere servono interventi urgenti" con cui il Presidente della Repubblica invitava la classe politica del nostro Paese ad adottare, con urgenza, misure immediate per allentare il clima di tensione che si respira nelle carceri italiane, causato principalmente dal sovraffollamento, dalla carenza di personale e dall'inefficienza dell'assistenza sanitaria intramuraria. Con amarezza e grande preoccupazione, la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali si trova a constatare l'indifferenza della politica rispetto all'acuirsi dello stato di sofferenza dei detenuti, rispetto al peggioramento delle condizioni di vivibilità nelle carceri italiane che, lungi dal consentire "quell'inveramento del volto costituzionale della pena", continuano a tradire i basilari principi costituzionali, europei e internazionali, su cui regge lo Stato di diritto e a umiliare, quotidianamente, la dignità umana delle persone ristrette. Abbiamo indetto su questo argomento una prima mobilitazione nazionale il giorno 18 aprile 2024. Ripetiamo l'iniziativa il 18 maggio, chiedendo soluzioni giuridiche immediate sia alla politica attraverso provvedimenti che riducano il sovraffollamento sia all'Amministrazione Penitenziaria attraverso provvedimenti che migliorino le condizioni di vita dentro le carceri. Alla società civile chiediamo invece una sensibilità che superi la visione carcero centrica.”
A fronte delle criticità emerse, sono state avanzate le seguenti proposte:
1. Approvazione urgente di misure deflattive del sovraffollamento, partendo dalla discussione e dall'approvazione parlamentare di misure immediatamente deflattive del sovraffollamento e facilmente applicabili, come la proposta, presentata dall'On. Giacchetti quale primo firmatario (AC 552), di modificare l'istituto della liberazione anticipata e prevedendo uno sconto di ulteriori 30 giorni a semestre, per i prossimi due anni, rispetto a riduzioni già concesse dal 2016 ad oggi (30 + 45).
2. Garantire l'accesso alle misure alternative ai detenuti che, tra quei circa 30 mila che stanno scontando una pena o un residuo di pena inferiore ai tre anni, si trovano nelle condizioni di potervi accedere. Di questi, 5.080 detenuti devono scontare appena 8 mesi di carcere.
3. Attenuare la circolare sul riordino del circuito della media sicurezza (DAP circ. n. 3693/6143 del 18 luglio 2022), visto che la maggior parte dei detenuti si trova a trascorrere circa 20 ore in celle chiuse. È necessario garantire diverse attività trattamentali: progetti di inclusione socio-lavorativa, attività culturali, ricreative, relazionali.
4. Risulta di importanza fondamentale il tema dell'affettività in carcere. La Conferenza nazionale dei Garanti territoriali sottolinea che, ancora oggi, né in via amministrativa né in via legislativa si è inteso prendere posizione sulla sentenza auto applicativa della Corte costituzionale n. 10 del 2024 in tema di tutela del diritto all'affettività delle persone detenute e del diritto a colloqui riservati e intimi (senza controllo visivo). Occorre da subito, aumentare le telefonate e le videochiamate, soprattutto in casi specifici, perché questo rappresenta un ulteriore modo per tutelare l'intimità degli affetti dei detenuti. Inoltre, occorre che la Magistratura di Sorveglianza si impegni ad aumentare i giorni di permesso premio per i ri'È caduta combattendo Margherita Cagol, "Mara", dirigente comunista e membro del Comitato esecutivo delle Brigate Rosse. La sua vita e la sua morte sono un esempio che nessun combattente per la libertà potrà più dimenticare. (...) Comandante politico-militare di colonna, "Mara" ha saputo guidare vittoriosamente alcune tra le più importanti operazioni dell’organizzazione. Valga per tutte la liberazione di un nostro compagno dal carcere di Casale Monferrato. (...) Che mille braccia si protendano per raccogliere il suo fucile! Noi come ultimo saluto le diciamo: "Mara" un fiore è sbocciato, e questo fiore di libertà le Brigate Rosse continueranno a coltivarlo fino alla vittoria! Lotta armata per il comunismo!»'
In tribunale per il sequestro Gancia e l’omicidio dell’appuntato D’Alfonso. Vainer Burani, legale di Renato Curcio. «Agli atti niente di nuovo, sconcertante che si celebri un’udienza preliminare ora»
Vecchie foto in bianco e nero e verbali redatti con rumorose macchine da scrivere si intrecciano con nuove tecnologie capaci di esaltare impronte digitali che si credevano perdute e catturare dialoghi a distanza attraverso sofisticati software. È tutto racchiuso in decine di faldoni che raccontano la storia di una ferita mai rimarginata e che approderà in aula il prossimo 26 settembre, quando si celebrerà l’udienza preliminare dell’inchiesta sulla sparatoria del 5 giugno 1975 avvenuta alla Cascina Spiotta, nel comune di Arzello, nell’Alessandrino.
Una data importante, quella di cinquant’anni fa, che segnò il battesimo di fuoco delle Brigate Rosse: un conflitto tra i carabinieri e i brigatisti che avevano rapito l’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia. Nello scontro persero la vita Mara Cagol, ex moglie di Renato Curcio, e l’appuntato dell’Arma Giovanni