"…Perciò il nostro compito, il compito della socialdemocrazia (del partito comunista - ndr), consiste nel combattere la spontaneità, deviare il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a rifugiarsi sotto l'ala della borghesia e avviarlo sotto l'ala della socialdemocrazia rivoluzionaria". LENIN
Un commento di un compagno operaio di proletari comunisti
Nella fabbrica, centrale nell’attività politica rivoluzionaria, per la classe operaia che emancipando se stessa emancipa le altre classi, per le contraddizioni tra capitale e lavoro che si concentrano, Lenin mette in allerta di come possa la lotta sindacale degli operai diventare un recinto, un gabbia se i comunisti rivoluzionari non comprendono che è nostro dovere utilizzare nell'attività lo strumento della denuncia politica, rapida e clamorosa, per elevare la coscienza della classe operaia. E se "non abbiamo saputo - dice Lenin - organizzare vaste rapide denunce di tante infamie, la colpa è solo nostra, è del nostro ritardo...".
Nella battaglia polemica con gli economisti, Lenin analizza e dimostra come l’azione politica rivoluzionaria deve imprime un carattere diverso. E denuncia coloro che abbassano ‘l’attività socialdemocratica all’attività tradunionista’, induce la classe operaia ad osservare solo se stessa, mentre il nostro lavoro deve essere orientato ad elevare la coscienza della classe operaia, ‘perché possa imparare il rapporto tra se e tutte le classe’.
Non si tratta affatto di presunti problemi di "mancanza oggi delle condizioni" - come tanti rivoluzionari affermano per giustificare il loro sottrarsi alla propaganda e agitazione politica nella classe - ma di economismo, che sia chiaro in generale non afferma di negare la lotta politica, ma sostiene di fatto che essa segue la lotta economica.
In questo modo l’azione rivoluzionaria per il rovesciamento del sistema di sfruttamento del capitale, l’azione per abbattere questo sistema sociale che costringe i nullatenenti a vendersi ai padroni, viene abbassata al livello delle rivendicazioni per migliorare la vendita della forza lavoro.
Questo lo si fa tirando indietro dai suoi compiti rivoluzionari il Partito, che rappresenta la classe operaia nel suo rapporto con tutte le classi della società’, con lo Stato, come forza politica organizzata, lo si fa oscurando, e ostacolando, ai proletari la comprensione di questi rapporti. Tutto il contrario dell’educazione politica della classe operaia, dello sviluppo della sua coscienza politica, perché per la classe operaia la coscienza di se stessa è indissolubilmente legata alla coscienza esatta dei rapporti reciproci di tutte le altre classi, ottenuta attraverso l’esperienza della vita politica.
Per cui anche l’utilizzo dei fogli di fabbrica, che possono diventare un'estensione e rafforzamento della lotta di fabbrica, che denunciano le condizioni di lavoro, che incitano alla lotta di per se non realizzano una attività rivoluzionaria, perchè le denunce si riferiscono ai rapporti di una data categoria di operai e i loro padroni, alla lotta economica, restano nella sfera dell’indicazione alla classe operaia a vendere meglio la propria forza lavoro.
Il promettere risultati tangibili, perchè vengano sostenuti più attivamente dalla classe operaia, è affermare che la classe operaia non sia capace di lottare per altri obiettivi che non appaiono concreti, immediati.
Di fatto si tratta di una sottomissione alla parte arretrata dei lavoratori, per guadagnare la fiducia delle masse operaie. Ma questo al massimo permette di ottenere dei risultati solo inizialmente. E oggi meno che mai.
Lenin denuncia e attacca la pretesa di voler dare un carattere politico alla lotta economica, e lo fa mettendo al centro l’importanza delle denunce politiche come ‘tirocinio dell’attività rivoluzionaria’.
Lenin mette in guardia da un'attività che si limita a fare dell’agitazione politica sul terreno economico, indicando l’organizzazione delle denunce politiche in tutti i campi della vita, come condizione necessaria per educare la coscienza politica e suscitare l’attività rivoluzionaria delle masse, per portare cioè gli operai a reagire da un punto di vista rivoluzionario, contro ogni manifestazione di arbitrio e oppressione qualunque sia la classe che ne viene colpita.
La battaglia necessaria sta nel deviare questo percorso, deviarlo dalla spontaneità, che si alimenta di rassegnazione e individualismo.
Non si tratta chiaramente della rinuncia alle rivendicazioni economiche, di fabbrica, sociali, o del non approfittare delle faville di coscienza che la lotta economica accende, ma della consapevolezza ‘di come la coscienza politica di classe può essere portata all’operaio solo dall’esterno, cioè dell’esterno della lotta economica, dall’esterno della sfera dei rapporti tra operai e padroni". E Lenin aggiunge "Il solo campo dal quale è possibile attingere questa coscienza è il campo dei rapporti di tutte le classi e di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e con il governo, il campo dei rapporti reciproci di tutte le classi’.