sabato 6 gennaio 2024

pc 6 gennaio - 'FORMIAMO UN CONTINGENTE INTERNAZIONALISTA CHE VA IN PALESTINA'

 

UNA   PAROLA D'ORDINE   DA   PORTARE IN  TUTTE LE  PIAZZE

...noi siamo pronti, come Proletari Comunisti, come operai dello Slai Cobas per il sindacato di classe, a costruire una brigata di solidarietà e andare in Palestina a Gaza. lanciato alla manifestazione di Milano - rilanciato in tutte le piazze possibili
sabato prossimo
#iostoconlapalestina

pc 6 gennaio - Lo stato nazista d'Israele prolunga lo stato d'emergenza nelle carceri

 secours rouge

Israël: L' »état d’urgence carcéral » est prolongé

La commission de la Sécurité nationale Knesset a voté à l’unanimité pour prolonger « l’état d’urgence carcéral » d’Israël jusqu’à la mi-janvier, permettant ainsi au système correctionnel du pays de continuer à héberger des prisonniers dans des conditions qui seraient autrement considérées comme illégalement précaires. En novembre, les députés israéliens avaient adopté un projet de loi autorisant le gouvernement à déclarer l’état d’urgence, ouvrant ainsi la voie à la levée temporaire des restrictions sur les conditions d’hébergement des prisonniers. Depuis lors, l’Administration pénitentiaire israélienne a averti que la forte augmentation du nombre de prisonniers depuis le début de la guerre a mis à rude épreuve la capacité du système. 19 756 prisonniers étaient détenus le 1er janvier dans les prisons israéliennes, soit 3 400 de plus qu’en octobre. Ce chiffre est très proche du maximum de 20 000 détenus que le système peut gérer et est nettement supérieur à la population carcérale maximale de 14 500 détenus en dehors des périodes d’urgence. Les prisonniers vivent dans des espaces de moins de trois mètres carrés par prisonnier.

Dossier(s): Monde arabe et Iran

pc 6 gennaio - Roma. Stop alle complicità con il genocidio dei palestinesi, blitz al Mc Donalds

 

Roma. Stop alle complicità con il genocidio dei palestinesi, blitz al Mc Donalds

Venerdi un blitz di attivisti solidali con la Palestina ha dato vita ad una azione di denuncia al centro commerciale Maximo sulla via Laurentina. Preso di mira Mcdonald’s per la sua attività commerciale negli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata da Israele. Nessuna tregua per le Aziende occidentali che collaborano con i sionisti per il mantenimento dell’apartheid.

venerdì 5 gennaio 2024

pc 5 gennaio - Come i nazisti - lo stato sionista Israeliano con l'appoggio dell'imperialismo vuole la deportazione di massa dei palestinesi

 

Guerra a Gaza: Israele “in trattative con Ruanda e Ciad” per esiliare i palestinesi

Funzionari israeliani sono in trattative con il Ruanda e il Ciad – oltre che con il Congo – per ricevere i palestinesi cacciati dalla Striscia di Gaza, ha riferito venerdì il sito di notizie israeliano Zman Yisrael, versione in ebraico del quotidiano Times of Israel.

Entrambi i paesi hanno espresso un accordo di base per continuare i colloqui, secondo fonti anonime, a differenza di altri paesi che hanno rifiutato in linea di principio.

Secondo le fonti israeliane, l’iniziativa è guidata dal ministero degli Esteri e dal Mossad, il servizio di intelligence israeliano.

La faccenda è molto complessa“, ha detto un funzionario a Zman Yisrael. “Dobbiamo promuovere questo canale, ma stare molto attenti alle reazioni nel mondo e anche al timore che venga interpretato come un trasferimento e non come una migrazione volontaria. Ecco perché lavoriamo con una stretta consulenza legale“.

Lo schema di base dell’iniziativa è quello di dare una generosa sovvenzione finanziaria a qualsiasi palestinese che esprima il desiderio di lasciare Gaza, insieme a un ampio aiuto al paese ospitante, compreso l’aiuto militare.

Mercoledì, Zman Yisrael ha riferito che colloqui simili si sono tenuti con la Repubblica Democratica del Congo, che è apparso meno disposto ad accettare tale offerta.

La politica di ripulire Gaza dai palestinesi “sta lentamente diventando la politica principale e ufficiale del governo e della coalizione“, afferma il rapporto.

Il governo israeliano ci tiene a dire che i palestinesi non sono stati oggetto di pulizia etnica da Gaza, ma piuttosto che la mossa sarebbe una “politica di immigrazione volontaria“.

La distinzione è stata esaminata perché i politici israeliani hanno dichiarato esplicitamente i piani per rendere Gaza invivibile per i suoi abitanti e sostituire la popolazione con coloni israeliani.

Le voci in Israele sono sempre più aperte sui piani per rimuovere i palestinesi da Gaza dopo quasi tre mesi di bombardamenti sul territorio palestinese assediato.

A novembre, il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha appoggiato un piano per la “migrazione volontaria” dei palestinesi.Oltre a Smotrich, il ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben Gvir ha detto lunedì che ci dovrebbe essere una “migrazione dei residenti di Gaza” al di fuori dell’enclave assediata.

La condanna internazionale

Martedì, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha preso l’insolita decisione di chiamare direttamente i due ministri per il loro sostegno al piano.

Gli Stati Uniti respingono le recenti dichiarazioni dei ministri israeliani Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir che sostengono il reinsediamento dei palestinesi al di fuori di Gaza. Questa retorica è incendiaria e irresponsabile“, ha detto in una dichiarazione.

La comunità internazionale ha condannato le proposte israeliane di tentare la pulizia etnica dei palestinesi da Gaza.

pc 5 gennaio - Storia passionale della guerra partigiana - info

 

L’Associazione “Memoria della Benedicta” in collaborazione con l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Guido Gilandenghi” presenta:

-Anteprima Videoclip “Sei che vai su” di I. A. Antonazzo

-"Storia passionale della guerra partigiana", presentazione libro di Chiara Colombini

Giovedì 11 gennaio ore 17 presso l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Guido Gilandenghi”, il primo evento per ricordare l’80° Anniversario della strage della Benedicta.

Presentazione del video-clip in forma di cartone animato di Ivano A. Antonazzo del brano “Sei che vai su”, canzone tratta dal disco-spettacolo Partigiani Sempre! di Massimo Carlotto, Yo Yo Mundi e Maurizio Camardi e ribattezzata “la canzone della Benedicta” per la citazione diretta all’interno del testo.

Parteciperanno Ivano A. Antonazzo “scarabocchiatore” e Paolo Enrico Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi.

giovedì 4 gennaio 2024

pc 4 gennaio - Palestina: sciopero generale per l’assasinio di Saleh al-Arouri

Una compagna dalla Palestina ci parla dello sciopero generale per  l’assasinio di Saleh al-Arouri, alto dirigente di Hamas, avvenuto martedi 2 gennaio 2024, con un attacco dell’esercito israeliano, effettuato con un drone nell’area meridionale nella città di Beirut.

Ci racconta dei continui attacchi in Cisgiordania, delle gravissime condizioni della popolazione palestinese a Gaza sottoposta non solo a continui bombardamenti, ma anche senza più acqua e cibo e nessun luogo sicuro in cui rifugiarsi.

da Radio Onda Rossa


pc 4 gennaio - Milano in piazza per la Palestina sabato 6 gennaio

 CESSATE IL FUOCO SUBITO!

Sabato 6 gennaio 2024 sarà il 13° sabato nel quale riempiremo le strade di Milano in solidarietà con il popolo Palestinese.

Il GENOCIDIO a cui stiamo assistendo, la criminale PULIZIA ETNICA voluta da israele, le immagini che ci arrivano di sofferenza, di morte e devastazione, non fanno altro che alimentare la nostra ribellione contro l’occupazione militare, la nostra profonda rabbia, il nostro dolore e l’odio per l’enorme ingiustizia storica che sta vivendo il popolo Palestinese davanti agli occhi del mondo intero che tace complice per non disturbare gli assassini sionisti e il loro grande protettore u.s.a..

Le immagini dei bombardamenti sulla popolazione civile a Gaza, e nel campo profughi di Jabalya, forse meglio di ogni parola, danno il senso delle atrocità disumane compiute dalla strategia sionista diretta al GENOCIDIO del popolo Palestinese.

Il GENOCIDIO  del popolo palestinese non però è giudicabile come tale solo per la quantità incalcolabile di morti ma anche dalla “qualità” e dalla fredda efferatezza della sua violenza.

Un piccolo enorme dato su cui ragionare : il numero di bambine e bambini assassinati dalle bombe o dal piombo delle armi israeliane, corre drammaticamente verso le 10.000 unità, con una percentuale intorno al 70 % del totale (dati onu) dei corpi fino ad ora recuperati. A partire da questo dato, crediamo di poter affermare che questa disumanità non sia più attribuibile ad una scellerata casualità, ma sia, al contrario, diretta responsabilità della scientifica operazione di PULIZIA ETNICA praticata contro il

pc 4 gennaio - Rivolta nel carcere di Agrigento, “arrestati i detenuti”

La galera si aggiunge alla galera. I detenuti del carcere di Agrigento si rivoltano utilizzando, secondo la ricostruzione della polizia penitenziaria, bastoni acqua e olio bollente per protestare contro il freddo (impianti di riscaldamento che non funzionano).

La rivolta viene sedata e scattano nove arresti per danneggiamento aggravato. Alla protesta hanno partecipato una cinquantina di reclusi e siccome le indagini “sono ancora in corso” è molto probabile che altri detenuti subiscano a breve la stessa sorte.

pc 4 gennaio - Caso "Pozzolo" - Giornali scandalizzati o sorpresi, Delmastro che "non sa niente", la Meloni che prende le distanze... Ma perchè, c'è qualche deputato buono, "pulito" nella nera maggioranza del governo?

L'ideologia, e la prassi, di uso personale delle armi, di feste allargate a parenti e amici, di gentaglia ignobile da "ricovero per gravi problemi mentali" che però gestisce le stanze del potere dove si decidono le sorti della gente, ecc. ecc., è il modus viventi di questa destra; è la ideologia e la prassi fascista, in cui c'è un capo e la manovalanza, con miserabili che non sono degni di essere considerati persone...

 I fatti sono al centro del mass media: al veglione di Capodanno un proiettile vagante esploso dal revolver del del deputato di FdI Emanuele Pozzolo ha ferito un genero dell’agente della scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Pozzolo ha dichiarato che la pistola era legalmente detenuta con tanto di porto d’armi. 

Chi è Emanuele Pozzolo, il deputato di FdI con la pistola tra slogan no vax e gaffe sui social

Già consigliere della Lega, nel 2019 passa al partito di Meloni. Definì “provocatore” Gad Lerner e “parassita” un trapiantato. Lui per difendere le armi scriveva: “Non sparano da sole...”

Alle ultime elezioni: il piemontese Guido Crosetto, potente braccio destro di Giorgia Meloni, aveva dato il placet al suo nome nell’elenco dei candidati per Montecitorio. 

Durante la pandemia, si era distinto per la sua posizione apertamente No vax e No green pass. 

Nel 2019 aveva fatto discutere un suo post su Facebook in cui scriveva "ecco l'Italia dei parassiti" in polemica con il reddito di cittadinanza, senza notare che il destinatario del suo commento era un cittadino invalido e trapiantato. Ma non è finita, Pozzolo aveva trovato il modo di farsi accusare di discriminazione sessista proprio nel giorno della festa della donna: sempre sui social aveva pubblicato un meme corredato dalla scritta "Auguri a tutte le femmine - Smile to survive" (sorridi per sopravvivere, ndr) con la foto in cui viene mostrata un'automobile uscita di strada e la scritta "8 Marzo Fiesta delle donne".

pc 4 gennaio - BOTTE DI FINE ANNO NEL CPR DI GRADISCA, A MILANO INGOIATE LAMETTE - Info da Radio Onda d'urto

"Forse per approfittare dei festeggiamenti di Capodanno, il personale del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Gradisca d’Isonzo, provincia di Gorizia, ha deciso di anticipare la chiusura delle gabbie alle 21 invece che alle 24, privando quindi di tre ore d’aria i detenuti. Di fatto è stato impedito alle persone rinchiuse nel lager di Stato, di poter accedere al cortile. In seguito alle rimostranze di alcuni dei prigionieri del CPR, è intervenuta la polizia in tenuta antisommossa, che si è accanita coi manganelli contro chi protestava. Il tentativo di sequestro dei telefoni cellulari ha causato ulteriori reazioni e proteste. Lo stesso CPR è senza riscaldamento da inizio dicembre, il che “dimostra che il problema non sta nei gestori, ma nelle strutture stesse che sono costruite e finalizzate per umiliare la dignità umana”.

Gravi criticità registrate anche nel CPR commissariato di Milano, dove alcuni detenuti hanno ingoiato delle lamette per trovare un modo di essere portate in ospedale e lasciare la struttura..."

Questi sono i CPR/galera che la Meloni vuole estendere, mandando tutti gli immigrati che arrivano - salvo chi paga 5mila euro... - che vuole trasferire in Albania.

Cpr gestite il più delle volte da cooperative che fanno profitti negando anche il minimo di assistenza, cure, alimentazione, igiene ai migranti rinchiusi, trattati peggio di criminali.

Appoggiamo in tutti i modi le forme di giuste proteste dei migranti.

Questo trattamento disumano, repressivo, poliziesco, affaristico, del governo Meloni non riguarda solo gli immigrati, ma riguarda tutti i proletari, i democratici, esso è il target che questo governo estende nelle carceri, nei quartieri lasciati al degrado, verso le lotte sociali, i bisogni delle masse popolari povere, ecc.    

mercoledì 3 gennaio 2024

pc 3 gennaio - Mattarella cancella i palestinesi - Servo squallido al servizio di Israele

NON IN NOSTRO NOME
Lettera aperta al Presidente Sergio Mattarella


Signor Presidente,
noi sottoscritti cittadini e cittadine Suoi connazionali, lavoratori della città e della campagna, studenti e persone impegnate nel mondo della cultura, dell’insegnamento, dell’associazionismo, ci permettiamo di ricordarLe la situazione in atto in Palestina:
circa 30.000 vittime civili a Gaza, senza contare i presumibili 10.000 sotto le macerie.
70.000 feriti che non possono essere adeguatamente curati in ospedali distrutti da Israele.
1000 bambini che hanno perso uno o entrambi gli arti inferiori o superiori.
90% degli edifici rasi al suolo: “non è rimasto brandello di muro”, dichiarano i pochi osservatori ONU rimasti sul campo.

Una economia, una società, un paesaggio annichilati. Oltre 2 milioni di persone sono senza un tetto, né acqua, né cibo, né medicinali, né carburanti, e sono spinte dall’esercito israeliano in una piccola sacca a Gaza sud, che peraltro continua ad essere bombardata.

Intanto si susseguono dichiarazioni di governanti israeliani sulla necessità di espellere dal territorio di Gaza i palestinesi sopravvissuti, e sul progetto di ricolonizzazione di Gaza da parte dei coloni israeliani, mentre addirittura si pubblicano annunci di lussuosi villaggi turistici da costruire sulle macerie e sui corpi
insepolti della popolazione palestinese.
In Cisgiordania (secondo l’ONU, “Territori Occupati”) gli oltre 700.000 coloni israeliani, che hanno occupato illegalmente il territorio e rendono molto problematica, per non dire impossibile, la soluzione “due popoli, due Stati”, spalleggiati dall’esercito di Israele attaccano quotidianamente e uccidono i contadini palestinesi, compresi donne, anziani, adolescenti.
Israele ha ucciso 138 funzionari dell’ONU e continua a bombardare i convogli dell’agenzia per i rifugiati dell’ONU. Colpisce le ambulanze che trasportano i feriti.
Cattura, e umilia denudandoli e ingiuriandoli, centinaia di cittadini colpevoli semplicemente di essere palestinesi.
Israele ha trucidato un centinaio di giornalisti e fotografi nell’esercizio del loro lavoro.
Il segretario generale dell’ONU Guterres ha denunciato ripetutamente la “catastrofe umanitaria”, l’Assemblea generale dell’ONU approva la risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco.
Alcuni stati, come il SudAfrica deferiscono Israele alla Corte penale internazionale per violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario e di fronte alla Corte internazionale di giustizia per genocidio. Migliaia chiedono alla Corte penale internazionale di arrestare, giudicare e condannare Netanyahu e la cupola politico-militare israeliana per questi motivi. Altri Paesi della UE annunciano varie azioni contro Israele, mentre il nostro governo appare silente o complice dei crimini in corso.
Quando l’Armata Rossa sovietica liberò Auschwitz il 27 gennaio 1945 e vennero alla luce gli orrori della Shoah, alcuni giustificarono il loro silenzio e la loro inazione dicendo di ignorare cosa stesse accadendo nei lager nazisti. Oggi assistiamo in diretta alla pulizia etnica e all’olocausto del popolo palestinese. Nessuno può dire “non so”.
È per noi grave che Ella nel Suo messaggio riduca il genocidio in corso a “un’azione militare [di Israele] che provoca anche [evidenziazione nostra] migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”. Nient’altro. Ella, Signor Presidente, avrebbe potuto, e riteniamo dovuto, riprendere le dichiarazioni del segretario dell’Onu, le risoluzioni dell’Assemblea generale e levare una voce per l’immediato cessate il fuoco in Palestina. Come anche alcuni leader europei hanno chiesto.
Ella, invece, ha taciuto, Signor Presidente.
Nelle sue parole il genocidio del popolo palestinese in corso (è la definizione dello storico israeliano Ilan

pc 3 gennaio - solidali nella lotta contro la repressione dei disoccupati a napoli

 5 udienze nel solo mese di gennaio, basta repressione. Continua lotta per salario e lavoro

INVITO PUBBLICO A TUTTE E TUTTI

Vogliamo socializzare pubblicamente che – delle decine e decine di cause, processi a nostro carico e quindi contro la lotta per il salario e per il lavoro – solo nel prossimo mese abbiamo come fissate ben 5 udienze contro il nostro movimento di lotta al Tribunale di Napoli.

Insomma 11, 12, 23, 25, 27 Gennaio.

Questo basterebbe a ricordare che il percorso di formazione e la lotta per l’inserimento al lavoro è stato portato avanti senza interessi, senza padroni e padroncini, senza forze politiche istituzionali, da quegli uomini e donne che hanno deciso di organizzarsi, lottare ed emanciparsi dalla precarietà e marginalità sociale. Quindi non permetteremo ad altre dinamiche di inquinare il nostro percorso e metterlo in discussione.

Messa alle spalle per ora l’assurda indagine di Associazione a Delinquere, permangono a diversi di noi gli avvisi orali per la pericolosità sociale e decine di decreti penali di condanna, multe, processi aperti e denunce.

In un momento storico in cui il mondo è in guerra ed i nostri governi sono impegnati ad aumentare la spesa e l’intervento militare, aumenta il controllo sociale, l’autoritarismo nei luoghi di lavoro, l’economia di guerra fatta di salari da fame, sfruttamento e disoccupazione.

Nella fase della nostra lotta, pensiamo sia utile rafforzare il nostro percorso.

Per questo, oltre il classico comunicato contro la repressione, ci impegneremo nello stesso mese di Gennaio a promuovere insieme alle forze che vorranno collaborare, ad un momento di confronto ed approfondimento rispetto ai Decreti Sicurezza che proseguono nell’aumento delle pene per i reati sociali, alle politiche economiche, alla necessità di organizzarci.

Invitiamo tutti/e, realtà autorganizzate, sindacato conflittuali, comitato, organizzazioni politiche realtà di lotta, avvocati/e e la parte sana della società e della città, a contribuire e promuovere insieme questo momento scrivendoci in privato.

Movimento di lotta – Disoccupati “7 Novembre”



martedì 2 gennaio 2024

pc 2 gennaio - Dal blog maoistroad - manifestazione di massa per il 130° anniversario a Shaoshan Cina

Mass-demonstration in Mao’s hometown, Shaoshan for 130° - images

In several media there were reports on a mass-demonstration in Chairman Mao’s hometown, Shaoshan, on the eve of the 130th anniversary of his birth. A huge crowd, locals and people from other parts of the country, gathered for a commemoration.

In footage published on social media one can see people raising the portrait of Chairman Mao, waving banners with the images of Marx, Engels, Lenin, Stalin and Chairman Mao, demanding a return to socialism and rejecting revisionism in speeches, chants and slogans from the time of the Great Proletarian Cultural Revolution.

pc 2 gennaio - Filippine: saluto del Partito Comunista delle Filippine per le lotte del nuovo anno contro il regime fascista Marcos sostenuto dagli Stati Uniti

Dichiarazione del PCF sulle prospettive di maggiori lotte contro il regime USA-Marcos nel 2024 

Il Partito Comunista delle Filippine (PCF) porge saluti rivoluzionari alle grandi masse del popolo filippino e a tutti i popoli oppressi e sfruttati in tutto il mondo mentre entriamo nel nuovo anno 2024 pieni di ancor più grande determinazione a combattere per i propri diritti economici e politici e a portare avanti la causa di liberazione nazionale e sociale.

Decine di milioni di filippini, lavoratori, contadini, masse semi-proletarie, piccola borghesia e borghesia nazionale nelle Filippine soffrono per il peggioramento delle condizioni socioeconomiche e la repressione politica sotto il regime USA-Marcos.

L'anno appena trascorso si è concluso con decine di migliaia di operatori e conducenti di jeepney [mezzi di trasporto] che hanno intrapreso una battaglia di vita o morte per difendere le loro vite e i loro

pc 2 gennaio - Massa - Cosa significano i fascisti al governo... infinita solidarietà a Dario Buffa

Massa, cancella con delle “X” le svastiche sui muri e viene denunciato per imbrattamento: rischia una multa e fino a sei mesi di carcere

Massa, cancella con delle “X” le svastiche sui muri e viene denunciato per imbrattamento: rischia una multa e fino a sei mesi di carcere

Un cittadino decide di cancellare le svastiche sui muri della propria città, ma viene denunciato per imbrattamento. È successo a Massa, dove Dario Buffa, “reo” di aver coperto i simboli nazisti disegnati di alcuni edifici, rischia una sanzione di trecento euro e fino a sei mesi di reclusione. Ma il suo gesto, e la conseguente denuncia in Questura, hanno fatto scattare un presidio in città per sensibilizzare i cittadini sul tema e sull’episodio.
La vicenda è stata ricostruita da Il Tirreno: “Io a vedere nella mia città, medaglia d’oro alla Resistenza, tutte quelle svastiche non ce la facevo. Sono andato nel parcheggio del mercato coperto e ci ho disegnato sopra delle X, per cancellare quei simboli. Sono stato chiamato in Questura: mi hanno denunciato per imbrattamento di spazi pubblici”, ha raccontato Buffa.

pc 2 gennaio - Ignobile, ipocrita, disumano discorso di Mattarella al servizio della guerra, dei poteri imperialisti Usa, dei genocidi sionisti di stampo neo nazista di Israele

Mentre oltre 20.000 morti in Palestina con tante donne e bambini continuano a morire sotto bombe e massacri,100mila feriti, 1 milione costretti all'esodo, circondati da fame e distruzione, e nonostante questo la popolazione e la Resistenza palestinese eroicamente resistono

mentre in Ucraina l'imperialismo Usa Nato e il loro cane arrabbiato Zelensky usano l'invasione imperialista russa per alimentare il conflitto mondiale anche di tipo nucleare

mentre....

Mattarella apre il suo discorso per il nuovo anno ponendosi apertamente al servizio della guerra, dei poteri imperialisti Usa, dei genocidi sionisti di stampo neonazista di Israele

Che il 2024 serva a mettere sotto accusa e sotto schiaffo il mondo imperialista e il governo italiano al loro servizio.

pc 2 gennaio - 31 DICEMBRE LA RESISTENZA PALESTINESE ARRIVA IN PIAZZA DUOMO A MILANO!! TRA MOLTI APPLAUSI

 

Questa sera alle 22.00 a Piazza del Duomo, ci uniamo alla campagna internazionale per richiedere il cessate il fuoco a Gaza’. Con una chiamata last minute, alle 19 di sabato, si scatena via social l’appuntamento improvvisato al Duomo. A decine arrivano per il countdown per il cessate il fuoco a Gaza, ma il gruppo si allarga, in tanti vogliono partecipare, principalmente sono giovani, ci sono famiglie intere, la bandiera passa ‘strappata’ di mano in mano per la foto, anche qui il cartello per la delegazione a Gaza viene condiviso spontaneamente. Non si può attraversare la piazza senza essere fermati per uno scatto. Dolore e rabbia, non c’è festa che tenga, partono alcuni slogans per la Palestina libera dall’occupazione, contro Israele. Una bella serata. Una dimostrazione di quanto si possa fare con tutte le azioni necessarie, per coinvolgere le masse  nelle mobilitazioni per fermare il massacro del popolo palestinese, a sostegno della resistenza.

  

pc 1 gennaio - Topi di fogna a Torino molestano... Peccato che lo spazzino con il veicolo non gli sia passato sopra - info

TORINO – “Mussolini”, “comuniste”, “p*****e”: queste le parole che gli studenti della residenza universitaria in via Giulia di Barolo a Torino hanno sentito urlare ieri sera da un gruppo di ragazzi.

“Ieri sera verso mezzanotte e l’una dei ragazzi in gruppo erano appunto sotto la nostra residenza (forse a bere perchè sentivo che alcuni di loro si dichiaravano ubriachi), hanno iniziato ad urlare, fare casino parlando di Mussolini e di quanto fosse grande la destra italiana. Disturbavano ogni persona che passava, hanno dato delle “comuniste di merda” a delle ragazze per come erano vestite. Poi sono passate appunto due ragazze argentine e hanno dato loro delle “puttane” e questo si sente bene nel video che ho fatto, continuando a parlare di Hitler. Poi è passato lo spazzino con il suo veicolo e hanno iniziato a prenderlo in giro. Successivamente hanno anche preso in giro un ragazzo o forse una ragazza marocchina pronunciando parole che volevano sembrare arabe. Comunque ieri sera io e un altro compagno di residenza lo abbiamo segnalato al 112 perché oltre ad avere comportamenti molesti verso gli altri questi oggettivamente non lasciavano dormire quelli all’interno della residenza e ci avevano detto avrebbero mandato qualcuno ma non è arrivato nessuno e di questo sono sicura perchè questi li vedevo perfettamente dal mio balcone. Ma in realtà in questa zona fanno sempre casino, c’è sempre gente che beve, che litiga e che urla… però questa è la prima volta che dei ragazzi iniziano ad inquietare ogni passante”.

Questo è il racconto della ragazza che ha inviato a Quotidiano Piemontese i video che vi proponiamo e riprendono quanto accaduto ieri notte proprio sotto Palazzo Nuovo a Torino.

Video qui: https://www.quotidianopiemontese.it/2023/12/28/gruppo-di-ragazzi-inneggia-a-hitler-e-mussolini-sotto-palazzo-nuovo-a-torino

pc 1 gennaio - Torino, protesta di palestinesi contro Mc Donald's

«Aiuta l'esercito di Israele con pasti gratis»

«Israele porta avanti crimini di guerra. È giusto boicottare le aziende coinvolte in conflitti»

manifestanti, con al seguito bandiere della Palestina, si sono ritrovati davanti al Mc Donald’s di piazza Castello, a Torino, invitando le persone a boicottare la catena di fast food, accusata di fornire gratuitamente i pasti all’esercito israeliano.

«Israele - dicono i manifestanti - porta avanti crimini di guerra e un genocidio nei confronti della popolazione civile palestinese. È giusto boicottare le aziende coinvolte in conflitti, soprattutto quando si tratta della perdita di vite innocenti».

pc 1 gennaio – La scuola del padrone parte già a settembre… “a caccia di 500mila tecnici entro il 2027”

“Servono braccia” gridano soprattutto i padroni delle fabbriche e chiedono anche qui l’aiuto dello Stato! E parte la caccia a 500mila tecnici, la metà dei quali secondo le loro analisi - Unioncamere-Anpal -sono introvabili.

 Per la sola manifattura, dalla meccatronica all’informatica, serviranno da qui al 2027 almeno 500mila addetti”. E chi dovrebbe “produrre” questi nuovi operai? Ma la scuola con la nuova “filiera”! “Le aziende – infatti - sono a caccia anche di oltre 50mila diplomati Its [Istituti tecnici superiori] l’anno (un bacino enorme che la nuova filiera potrebbe aiutare a colmare).” [v. Il Sole24Ore 22/12/23]

Senza peli sulla lingua i padroni – tramite uno dei loro giornali – dicono che questo “mismatch”, questo disequilibrio tra domanda e offerta di lavoratori, è diventato insopportabile, è “ormai un fenomeno in costante crescita, che negli ultimi anni si è amplificata: nel 2019 la difficoltà di reperimento si manteneva su una media del 30%, adesso si sale al 45%.” Si tratta addirittura di “una zavorra per il mondo produttivo” che fa perdere profitti! “nel 2022 Unioncamere ha stimato una perdita di valore

pc 1 gennaio – Leonardo S.p.A., la fabbrica di morte adotta la “nuova strategia” in tutti i campi ma soprattutto negli armamenti terrestri…

Ai soldi e alle armi (oltre che naturalmente uomini che vanno al massacro, l’Ucraina, per esempio, cerca altri 500mila militari) per fare le guerre ci pensa l’imperialismo, per esempio con le sue aziende specializzate che stanno girando a pieno regime, come la Leonardo S.p.A. dell’Italia imperialista, che fa la parte del leone, producendo e vendendo in tutto il mondo, incassando miliardi di profitti, anche a quei paesi che sono direttamente o indirettamente in guerra e ai quali quindi non si potrebbero vendere!

Nonostante questa illegalità palese, la Leonardo è protagonista attivissima, “catalizzatore di accordi” la definisce il quotidiano dei padroni, il Sole24Ore; la Leonardo, infatti “guarda al modello Mbda [consorzio europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa] per la nuova alleanza strategica

domenica 31 dicembre 2023

pc 31 dicembre - 'FORMIAMO UN CONTINGENTE CHE VA IN PALESTINA'. DALLA PIAZZA DI MILANO - UNA PAROLA D'ORDINE DA PORTARE IN TUTTE LE PIAZZE!

UN GIUSTO APPELLO CHE APPOGGIAMO, CHE VA APPOGGIATO E FATTO CRESCERE

...contro i criminali sionisti israeliani, noi siamo pronti, per una forza di interposizione, a fare scudi umani con i nostri corpi, contro i vostri carri armati, le vostre armi che stanno uccidendo gli innocenti a Gaza... Siamo pronti a partire subito, per i nostri fratelli

Questo importante messaggio, è  stato lanciato al corteo di sabato 23  dicembre a Milano, (per problemi tecnici del primo intervento abbiamo solo l'audio) e saltutato calorosamente dalla manifestazione.

https://drive.google.com/file/d/1U5-kAD04YHw8K4x1g3gTvCX5EkRt8TTq/view?

UNA    PAROLA D'ORDINE   DA   PORTARE IN  TUTTE LE  PIAZZE!

   ...noi siamo pronti, come Proletari Comunisti, come operai dello Slai Cobas per il sindacato di classe, a costruire una brigata di solidarietà e andare in Palestina a Gaza. Questo serve, costruire le nostre brigate di solidarietà internazionali, e andare a contrastare quelli che sono i fascisti e nazisti...

pc 31 dicembre - 7 ottobre - Azione eroica della resistenza palestinese e menzogne israeliane - un contributo

Nuove informazioni sulle menzogne israeliane sul 7 ottobre

Un generale israeliano ha ucciso altri israeliani e poi ha mentito. Prosegue la controinchiesta di Electronic Intifada sulle vittime dell’attacco palestinese ai kibbutz israeliani del 7 ottobre.

Video e testimonianze recentemente pubblicati dai media israeliani rivelano nuovi dettagli su come le forze israeliane hanno ucciso i propri civili nel Kibbutz Be’eri il 7 ottobre.
La settimana scorsa, il Canale 12 di Israele ha pubblicato un filmato inedito di un carro armato israeliano che sparava contro una casa civile nell’insediamento, a pochi chilometri a est di Gaza.
Le nuove prove dimostrano che il comandante israeliano sul posto, il generale di brigata Barak Hiram, ha mentito a un importante giornalista israeliano su ciò che è accaduto nel kibbutz quel giorno, dopo che i combattenti della resistenza palestinese hanno lanciato un assalto su larga scala alle basi militari israeliane e agli insediamenti oltre il confine di Gaza.
Si tratta di un tentativo di insabbiamento da parte di un alto ufficiale militare, con la complicità dei media.
Ma, lungi dall’essere ritenuto in qualche modo responsabile, Hiram si appresta ad assumere il suo nuovo ruolo di comandante della Divisione Gaza, la Brigata dell’esercito israeliano che è stata sbaragliata dalle forze palestinesi il 7 ottobre.
Hiram risiede nell’insediamento di Tekoa, costruito in violazione del diritto internazionale vicino alla città di Betlemme, nella Cisgiordania occupata.
In un’intervista rilasciata il 26 ottobre a Ilana Dayan, conduttrice del prestigioso programma investigativo Uvda del Canale 12 israeliano, Hiram ha fornito un resoconto falso degli sforzi per salvare i civili a Be’eri.
Ha anche inventato una propaganda di atrocità, sostenendo che i combattenti palestinesi avevano legato e giustiziato a sangue freddo 10 civili nel kibbutz, otto dei quali erano bambini.
Questo tipo di storie raccapriccianti – amplificate dai leader israeliani e trasmesse direttamente alla Casa Bianca e ai media di tutto il mondo – hanno avuto un ruolo diretto nell’incitare il governo occidentale e il sostegno pubblico alla risposta genocida di Israele.
L’intervista di Hiram a Dayan è stata trasmessa più di 10 giorni dopo la testimonianza di Yasmin Porat alla radio di Stato israeliana – un resoconto molto diverso da quello di Hiram e molto meno lusinghiero per le forze israeliane.
Porat era tra i 15 civili trattenuti dai combattenti palestinesi nella casa colpita dal carro armato che si vede nel nuovo video, la casa di Pessi Cohen, residente del kibbutz Be’eri, anch’egli ucciso lì.
Nell’intervista rilasciata il 15 ottobre alla radio israeliana, divenuta virale dopo la traduzione di The Electronic Intifada, Porat ha descritto come lei e il suo compagno Tal Katz si trovassero al rave Supernova quando è iniziato il lancio di razzi da Gaza la mattina presto di sabato 7 ottobre.
La coppia è salita in macchina ed è fuggita a Be’eri, dove ha bussato alla porta dei residenti del kibbutz Adi e Hadas Dagan.
Si sono nascosti con i Dagan finché i combattenti palestinesi non li hanno trovati e li hanno portati in un’altra casa vicina, dove altre decine di combattenti di Hamas tenevano prigionieri altri civili.
Le prime notizie riportavano erroneamente che questi eventi si erano svolti nella sala da pranzo del kibbutz.
A casa di Pessi Cohen, secondo Porat, i combattenti palestinesi hanno trattato la dozzina di civili israeliani “umanamente”, assicurando loro che non avrebbero subito ulteriori danni.
I palestinesi hanno fornito loro dell’acqua e li hanno fatti uscire sul prato per sfuggire al caldo.
Secondo Porat, i combattenti volevano che le autorità israeliane, che pensavano si stessero già ammassando nell’area, concedessero loro un passaggio sicuro per tornare a Gaza, dove avrebbero poi rilasciato i civili al confine.
Le richieste dei combattenti sono state trasmesse a Porat tramite Suhayb al-Razim, un autista di minibus palestinese di Gerusalemme Est occupata, che avevano anche catturato e costretto a fare da traduttore in ebraico.
Al-Razim era stato fatto prigioniero all’inizio della giornata mentre trasportava i festaioli israeliani da e verso il Supernova rave.
Su richiesta dei combattenti palestinesi, Porat ha chiamato la polizia israeliana affinché gli uomini armati potessero negoziare la loro uscita.
Dopo numerose telefonate con la polizia, gli ostaggi e i loro rapitori hanno atteso l’arrivo delle forze israeliane. Quando queste hanno finalmente raggiunto la casa di Pessi Cohen, hanno iniziato a sparare senza preavviso, ha raccontato Porat.
Uccisi dal loro stesso esercito
“Eravamo fuori e all’improvviso ci è arrivata una raffica di proiettili dall’unità [israeliana] YAMAM. Abbiamo iniziato a correre per trovare un riparo”, ha raccontato Porat a Channel 12.
Nel corso dello scontro a fuoco che ne è seguito, un comandante palestinese, poi identificato come Hasan Hamduna, ha negoziato la propria resa con le forze israeliane. Gli hanno ordinato di spogliarsi e di uscire con Porat.
Quando sono usciti, Porat ha chiesto agli israeliani di smettere di sparare, cosa che hanno fatto. Poi ha visto diversi residenti del kibbutz stesi a terra – persone che, con un’unica eccezione, sarebbero finite morte.
Alla domanda se le forze israeliane potessero averli uccisi, Porat ha risposto: “Senza dubbio”.
“Hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi. Perché c’era un fuoco incrociato molto, molto pesante”, ha detto Porat. “Sono stato liberato alle 17:30 circa. I combattimenti sono terminati apparentemente alle 20.30. Dopo un folle fuoco incrociato, sono stati sparati due colpi di carro armato nella casa”.
Tra le persone uccise dai proiettili dei carri armati c’erano Adi Dagan e Tal Katz, compagno di Porat.
Hadas Dagan fu ferita ma sopravvisse – l’unico israeliano, oltre a Porat, a uscire vivo dalla battaglia.
In un’altra intervista del mese scorso, Porat ha rivelato che, secondo Hadas Dagan, il bombardamento dei carri armati avrebbe ucciso anche Liel Hatsroni, una ragazzina di 12 anni che i propagandisti israeliani sostengono essere stata uccisa dai palestinesi.
All’inizio di questo mese, Hadas Dagan ha rilasciato la sua prima intervista, confermando parti fondamentali del racconto di Porat.
L’intervista fa parte di un servizio di mezz’ora di Channel 12, pubblicato il 9 dicembre, in cui compaiono anche Porat e i familiari di altri prigionieri israeliani uccisi nello stesso incidente.
“È ovvio che questo incidente presenta un dilemma morale molto pesante. Non voglio che qualcuno prenda la storia con il difficile dilemma morale presentato qui e punti un dito accusatorio contro l’esercito”, dice Dagan quando identifica la causa immediata della morte di suo marito. “Per me è molto chiaro che io e Adi siamo stati feriti dalle schegge del carro armato perché è successo proprio in quel momento”.
La donna descrive l’orribile esperienza di vedere il marito sanguinare su di lei da un foro nel collo lungo diversi centimetri, fino a quando non ha smesso di muoversi.
“Sono arrabbiata, molto arrabbiata. Sono arrabbiata perché siamo stati abbandonati, perché siamo stati traditi, perché siamo stati soli, soli, soli, per così tante ore”, dice. “Adi, per finire la sua vita così, in quel modo, accartocciato”.
“All’improvviso ho visto un carro armato”
Un video girato vicino al suolo mostra un carro armato che attraversa il kibbutz il 7 ottobre, mentre le riprese aeree effettuate da un elicottero israeliano mostrano un carro armato che spara una granata contro la casa di Pessi Cohen alle 17:33. I combattenti israeliani presenti hanno descritto il colpo come un avvertimento.
Il carro armato ha poi subito danni, forse a causa di un razzo RPG sparato dall’interno della casa dai combattenti di Hamas. “In seguito, il carro armato è stato danneggiato e ne è arrivato un altro che ha portato a termine la missione”, ha riferito Channel 12.
Nel servizio del 9 dicembre, Hadas Dagan ha confermato il resoconto di Yasmin Porat, che ha parlato di lunghe trattative con i combattenti palestinesi prima che le forze israeliane arrivassero e iniziassero a sparare.
Channel 12 ha fatto ascoltare l’audio delle telefonate fatte da Porat in cui lei, i gemelli israeliani di 12 anni Liel e Yanai Hatsroni e il comandante palestinese Hasan Hamduna parlano con i servizi di emergenza.
Hamduna dice all’ufficiale israeliano che vuole che l’esercito assicuri il loro passaggio a Gaza, sostenendo che i palestinesi stanno trattenendo circa 50 israeliani.
Come ha spiegato Porat, Hamduna stava deliberatamente esagerando il numero di israeliani detenuti, apparentemente nel tentativo di indurre la polizia e l’esercito a trattare la situazione con maggiore urgenza.
Dopo che Hamduna si è arreso con Porat, c’è un video che lo ritrae in custodia israeliana, nudo, bendato e ammanettato, mentre invita i suoi compagni ad arrendersi, dicendo loro attraverso un megafono che gli israeliani li avrebbero trattati umanamente e si sarebbero presi cura di eventuali ferite.
Mentre era in corso questo tentativo di rinnovare i negoziati, si sparava senza sosta in entrambe le direzioni, ha raccontato Porat alla televisione di Stato israeliana Kan il 6 dicembre.
Alla fine è arrivato un secondo carro armato israeliano, probabilmente comandato dal tenente colonnello Salman Habaka, ucciso settimane dopo a Gaza.
“Io stesso sono arrivato a Be’eri e ho fatto rapporto al generale di brigata Barak Hiram”, ha detto Habaka in un video prodotto dall’esercito israeliano nei giorni successivi alla battaglia di Be’eri.
“La prima cosa che mi ha chiesto è stata di sparare una granata contro la casa”.
Alla richiesta di un canale social media israeliano di fornire una storia di come sia “riuscito a salvare una famiglia”, Habaka non ha offerto nulla.
Ha detto invece che la sua missione era “localizzare e distruggere i terroristi” e che, se venivano trovati in casa, “distruggevamo i terroristi prima di inviare la fanteria per far uscire le persone”.
L’arrivo di questo tipo di armamento ha immediatamente suscitato i timori di Yasmin Porat.
“All’improvviso ho visto un carro armato”, ha raccontato a Kan. Ricordo di aver detto a uno degli agenti di polizia: “Cosa, state per sparare con un carro armato? Ci sono degli ostaggi fuori'”.
E lui mi ha risposto: “No, è solo per permettere alle unità di entrare in casa, stanno abbattendo i muri””, ha aggiunto Porat.
L’enorme distruzione nel Kibbutz Be’eri non può essere stata causata solo dalle armi leggere portate dai combattenti palestinesi il 7 ottobre. È ormai noto che Israele ha utilizzato carri armati ed elicotteri nell’insediamento.
Ma queste non sono state le uniche armi pesanti utilizzate dalle forze israeliane a Be’eri.
I media di tutto il mondo hanno trasmesso filmati delle conseguenze nel kibbutz, dove intere strade di case sono state ridotte in macerie.
Ma nessuno si è posto la domanda più ovvia: Come hanno potuto i combattenti di Hamas, armati solo di fucili d’assalto AK-47 e di qualche RPG, provocare danni così ingenti?
La risposta, ovviamente, è che non lo hanno fatto da soli. La televisione di Stato israeliana ha riferito che, oltre ai carri armati, le forze israeliane hanno utilizzato elicotteri da combattimento nel loro contrattacco per riconquistare Be’eri.
Due veterani della squadra di soccorso tattico d’élite dell’esercito israeliano, l’Unità 669, che erano soccorritori volontari il 7 ottobre, hanno raccontato a Kan all’inizio di questo mese ciò che hanno visto a Be’eri.
“Questa era la situazione: Sei seduto in un kibbutz nello Stato di Israele dove portiamo i bambini in bicicletta nei fine settimana. Ogni secondo un missile cade su di te. Ogni minuto”, racconta Erez Tidhar, uno dei volontari. “All’improvviso si vede un missile da un elicottero che spara sul kibbutz”.
“Un elicottero dell’IDF che spara su un kibbutz israeliano”, aggiunge Tidhar costernato, “e poi vedi un carro armato che percorre le strade del kibbutz, spara con il cannone e spara una granata su una casa. Sono cose che non si possono comprendere”.
Tidhar, in particolare, è a capo della direzione nazionale israeliana per la sicurezza informatica.
Gli elicotteri Apache di fabbricazione americana di Israele erano già noti per essere stati dispiegati in gran numero in tutta la regione il 7 ottobre, sparando enormi quantità di devastanti missili Hellfire  e proiettili esplosivi, uccidendo sia palestinesi che civili israeliani.
Questa feroce potenza di fuoco ha bruciato centinaia di persone in modo così completo che le autorità israeliane non sono riuscite a capire per settimane se si trattasse di combattenti palestinesi o di civili israeliani.
La confusione ha portato Israele a ridurre il bilancio delle vittime a 1.200 il 10 novembre, con l’alto portavoce del governo israeliano Mark Regev che ha ammesso che 200 dei morti inizialmente contati come israeliani erano in realtà combattenti palestinesi.
“Autorizzazione a sparare”
Ma non è così che Barak Hiram, il generale di brigata che si trovava sul posto, descrive gli eventi di Be’eri.
Hiram si ritrae come se fosse entrato eroicamente in una situazione caotica, assumendo il comando, combattendo coraggiosamente i terroristi e salvando gli ostaggi civili.
Racconta anche di atrocità smascherate come bugie dalle testimonianze delle due sopravvissute, Yasmin Porat e Hadas Dagan.
“Sabato mattina, quando abbiamo capito che c’era un’invasione nella zona di Gaza, molti soldati ed ex soldati di tutto Israele si sono uniti per sconfiggere i terroristi e salvare le famiglie israeliane nelle loro case”, ha dichiarato Hiram a i24News l’11 ottobre.
Due settimane dopo, nell’intervista del 26 ottobre a Ilana Dayan di Channel 12, Hiram ha ampliato la sua versione.
“A un certo punto è arrivato anche Nissim Hazan, che era un comandante di brigata della mia divisione”, spiega Hiram.
Come Hiram, anche Hazan risiede in un insediamento nella Cisgiordania occupata.
“È arrivato come comandante di carro armato su un solo carro armato che è riuscito a mettere in funzione dopo essere stato danneggiato, ed è stato il nostro primo carro armato all’interno dell’insediamento”, racconta Hiram.
“E gli ho dato l’autorizzazione a sparare con i mortai contro le strutture per fermare semplicemente i terroristi”, aggiunge Hiram.
Parlando della situazione degli ostaggi, Hiram dice che mentre un commando israeliano noto come YAMAM stava “purificando” uno dei quartieri, “uno dei cittadini è riuscito a fuggire dagli edifici”.
Questo sembra essere un riferimento all’uscita negoziata di Porat da casa Cohen con il combattente palestinese Hasan Hamduna.
“E si crea una sorta di dinamica o di sensazione che i terroristi asserragliati all’interno del blocco [di case] possano essere pronti a parlare o qualcosa del genere”, ricorda Hiram.
Una squadra speciale di negoziatori è arrivata sul posto e ha cercato di comunicare con i combattenti all’interno, secondo Hiram.
Le distorsioni e le bugie di Hiram
Fino a questo punto, il resoconto di Hiram è più o meno congruente con quello di Porat, ma poi, con la complicità di Ilana Dayan, si trasforma in distorsione e in vera e propria finzione.
“Rispondono?” Chiede Dayan a proposito dei tentativi di negoziazione. “Ci rispondono con un razzo RPG”, dice Hiram.
“A questo punto autorizzo il comandante della forza YAMAM ad irrompere all’interno e a cercare di salvare i cittadini intrappolati in quegli edifici”, afferma Hiram.
“Così la forza YAMAM ingaggia una battaglia davvero eroica e si lancia all’interno”, aggiunge Dayan. “C’è ancora qualche speranza che si possano salvare degli ostaggi?”.
“Credo che in quel blocco ci fossero circa 20 cittadini e credo che la forza YAMAM sia riuscita a salvarne circa quattro”, afferma Hiram.
“Tutti gli altri sono stati uccisi”, dice Dayan.
“Tutti gli altri sono stati uccisi a sangue freddo”, risponde Hiram. “E lì abbiamo trovato otto bambini legati insieme e uccisi, una coppia, marito e moglie, legati insieme e uccisi”.
Bugie mortali ascoltate a Washington
La storia di Hiram è probabilmente all’origine delle affermazioni del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, fatte direttamente al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden nei giorni immediatamente successivi, secondo cui “hanno preso decine di bambini, li hanno legati, bruciati e giustiziati”.
Il quotidiano israeliano Haaretz ha sfatato l’affermazione, riferendo all’inizio del mese che “non ci sono prove che i bambini di diverse famiglie siano stati uccisi insieme”.
Questo vale anche per le famiglie tenute in ostaggio nella casa di Pessi Cohen, come confermato dagli unici prigionieri che ne sono usciti vivi.
Hadas Dagan non ha mai affermato che gli ostaggi sono stati legati e Yasmin Porat ha notato in un’intervista del 12 ottobre con Channel 12 che il suo compagno Tal Katz, anch’egli ucciso dal bombardamento finale dei carri armati, era l’unico del loro gruppo di 15 ostaggi ad avere le mani legate dai combattenti di Hamas.
Dagan non ha mai affermato che ci sono state esecuzioni e Porat ha insistito che non ce ne sono state.
Nella stessa intervista del 12 ottobre, Porat ha affermato che, sebbene i combattenti palestinesi avessero tutti armi cariche, non li ha mai visti sparare ai prigionieri o minacciarli con le loro armi.
“Non hanno abusato di noi. Ci hanno trattato in modo molto umano”, ha detto Porat nella sua ormai famosa intervista radiofonica di tre giorni dopo con Kan.
“Con questo intendo dire che ci hanno sorvegliato. Ci danno qualcosa da bere qua e là. Quando vedono che siamo nervosi, ci calmano”, ha aggiunto. “È stato molto spaventoso, ma nessuno ci ha trattato con violenza. Per fortuna non mi è successo nulla di quello che ho sentito nei media”.
Inoltre, né Porat né Dagan hanno mai riferito, né è emerso alcun video, di commando israeliani che hanno preso d’assalto la casa nel tentativo di salvare i prigionieri.
E contrariamente alla rappresentazione di Hiram, c’erano stati dei negoziati, come descritto da Porat.
Giorni dopo la pubblicazione dell’intervista di Hiram da parte di Canale 12, Canale 13 ha trasmesso le registrazioni delle chiamate ai servizi di emergenza in cui i combattenti palestinesi cercavano di negoziare il loro passaggio sicuro verso Gaza.
Un resoconto degli eventi a Be’eri pubblicato dal New York Times il 22 dicembre ritrae Hiram come se avesse fretta di usare la forza, anche quando altri ufficiali pensavano che i negoziati avrebbero prodotto risultati migliori.
“All’imbrunire, il comandante della SWAT e il generale Hiram cominciarono a discutere”, riporta il Times. “Il comandante della SWAT pensava che altri rapitori potessero arrendersi. Il generale voleva che la situazione si risolvesse entro il tramonto”.
“Pochi minuti dopo, i militanti hanno lanciato una granata a propulsione di razzo, secondo il generale e altri testimoni”, afferma il giornale.
“I negoziati sono finiti”, ha ricordato Hiram dicendo al comandante del carro armato, secondo il Times. “Fate irruzione, anche a costo di vittime civili”.
Invece di salvare quattro persone, come aveva dichiarato a Ilana Dayan, con l’ordine di sparare i proiettili dei carri armati contro la casa, Hiram fece in modo che tutti i presenti sul campo di battaglia, tranne Hadas Dagan, venissero uccisi e che almeno altri tre – Liel Hatsroni, sua zia e tutrice Ayala Hatsroni e Suhayb al-Razim – venissero quasi completamente inceneriti sul posto.
I parenti chiedono un’indagine
I parenti delle persone uccise a Be’eri si chiedono cosa sia successo ai loro cari e prendono atto delle bugie di Hiram.
“Raccogliamo frammenti di informazioni, nessuno ci parla in modo ordinato”, dice Naama Ben Ami, la cui madre Hava è stata uccisa a Be’eri. “Non sappiamo davvero cosa sia successo qui”.
Ben Ami e altri parenti sono stati intervistati tra le rovine di Be’eri, nello stesso servizio di Channel 12 del 9 dicembre in cui Hadas Dagan ha parlato per la prima volta.
“Penso che ci siano molte domande operative inquietanti qui”, dice Omri Shifroni, nipote di Ayala Hatsroni e cugino dei due gemelli di 12 anni che ha cresciuto, Liel e Yanai Hatsroni, tutti morti nel bagno di sangue di Be’eri.
“Come sono arrivati qui? Quando hanno aperto il fuoco, chi ha sparato? Non so chi abbia sparato per ucciderli”, dice Shifroni.
Poi si riferisce direttamente alle affermazioni di Hiram fatte nell’intervista con Dayan.
“Non ne aveva idea!” Shifroni dice del generale di brigata. “Anche quando ha parlato, e questo due settimane dopo [gli eventi del 7 ottobre], non aveva idea di cosa fosse successo qui. Non ne aveva idea, perché non era la verità”.
“Questo è qualcosa che deve essere indagato”, dice Sharon Cohen, la nuora di Pessi Cohen. “Deve esserlo”.
I due parlavano specificamente dei loro parenti, ma quello che si è verificato nel kibbutz Be’eri non è un episodio isolato di Israele che uccide la sua stessa gente, sia per sconsiderata incompetenza che per disegno.
La verità trapela
Finora, la verità è trapelata solo a goccia a goccia.
A novembre, una fonte della polizia israeliana ha ammesso che gli elicotteri militari hanno sparato ai civili durante il rave Supernova, la festa danzante nel deserto vicino a Be’eri a cui Yasmin Porat e il suo compagno avevano partecipato.
Nof Erez, colonnello dell’aeronautica israeliana, è arrivato a definire la risposta israeliana al 7 ottobre una “direttiva Annibale di massa” – un’applicazione su vasta scala della dottrina militare israeliana che consente di uccidere deliberatamente il proprio popolo piuttosto che permetterne la cattura.
Nello stesso mese, Israele ha rivelato che centinaia di corpi irriconoscibilmente bruciati, che pensava fossero propri civili, erano in realtà combattenti di Hamas – una chiara ammissione di fuoco indiscriminato su vasta scala.
All’inizio di questo mese, l’esercito israeliano ha ammesso una quantità “immensa” di cosiddetti incidenti di fuoco amico il 7 ottobre, ma ha affermato che non sarebbe stato “moralmente corretto” indagare su di essi, come ha riportato il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.
Israele ha inoltre affrontato un enorme imbarazzo internazionale e la rabbia in patria dopo che il suo esercito ha ammesso di aver ucciso tre prigionieri israeliani che erano riusciti a scappare dai loro carcerieri a Gaza.
Il “mostro” palestinese
Mentre l’uccisione di civili israeliani – uomini e donne, giovani e anziani – da parte dei combattenti palestinesi il 7 ottobre è stata ampiamente riportata, l’uccisione di civili israeliani da parte delle forze israeliane nello stesso giorno è stata insabbiata dallo Stato israeliano.
Nel frattempo, i media israeliani e i suoi simpatizzanti all’estero diffondono a tutto volume affermazioni non verificate e bugie per distrarre o giustificare il genocidio a Gaza.
Tra queste, le famose bugie sui bambini ebrei giustiziati e appesi a un filo del bucato, decapitati e persino cotti in un forno.
Ma in un Israele più che mai entusiasta di annientare i palestinesi, sono poche le voci che invocano una reale responsabilità per quanto accaduto il 7 ottobre e dopo.
Prendiamo ad esempio Ilana Dayan.
Come una delle principali giornaliste “investigative” israeliane, ha cercato di scagionare Barak Hiram dalla responsabilità del bombardamento di Be’eri che ha ucciso cittadini israeliani affermando: “Quando i notiziari parlano di un incidente con ostaggi a Be’eri, in realtà, purtroppo, non c’erano ostaggi”.
Ecco come ha spiegato cosa è successo quel giorno in un recente episodio del podcast Unholy, condotto da Yonit Levy di Channel 12 e Jonathan Freedland del Guardian: “C’è un mostro che è cresciuto dall’altra parte della recinzione, dall’altra parte del confine”.
Sebbene sia felice di ripetere esagerazioni e finzioni, Dayan non ha espresso alcun interesse per ciò che Israele ha fatto per oltre 75 anni ai palestinesi in tutto il Paese, e specialmente a Gaza, che li avrebbe portati a lanciare un attacco armato contro Israele su qualsiasi scala.
Quando gli è stato chiesto se un giorno gli israeliani avrebbero dovuto fare i conti con l’orribile portata di morte, sofferenza e devastazione che il loro esercito sta infliggendo ai civili di Gaza, Dayan ha risposto con indignazione.
“È possibile capire che una nazione affranta è troppo distrutta per avere un serbatoio di empatia per l’altro, per il nemico?”. ha chiesto Dayan. “Cosa si aspettava Hamas quando ha lanciato questa brutale, sadica, terribile, orribile atrocità? Cosa si aspettavano?”.
E alla domanda se agli israeliani dovesse essere mostrata questa realtà, Dayan ha risposto: “Non siamo giornalisti stranieri, siamo giornalisti israeliani. Non è questo il momento di soppesare entrambe le parti”.
Questo potrebbe spiegare perché Dayan era disposto a portare acqua a Barak Hiram e a sostenere il suo resoconto fittizio della battaglia di Be’eri, seppellendo la verità su come Israele abbia ucciso i suoi stessi cittadini.
Non spiega però perché i media, le organizzazioni e i governi internazionali, comprese le Nazioni Unite, continuino ad accettare le bugie di Israele e non abbiano chiesto indagini credibili e indipendenti su ciò che è realmente accaduto il 7 ottobre.
Il prezzo di questa complicità lo sta pagando la popolazione di Gaza.

 * da The Electronic Intifada. Ali Abunimah è direttore esecutivo di The Electronic Intifada. David Sheen è autore di Kahanism and American Politics: The Democratic Party’s Decades-Long Courtship of Racist Fanatics.