Negato accesso alla delegazione UE in Tunisia: un passo in avanti
nel rafforzamento dell'asse Saied-Meloni nel contesto delle
contraddizioni inter-imperialistiche tra Italia e Francia.
Il 14 settembre una delegazione della Commissione Esteri del
Parlamento Europeo sarebbe dovuta approdare in Tunisia per una
missione di due giorni, salvo che alla sua vigilia, il Ministero
degli Esteri tunisino con una nota ha informato la delegazione
europea che l'accesso sul territorio nazionale le sarebbe stato
negato.
La delegazione era formata dagli eurodeputati Michael Gahler, Dietmar
Koster, Salima Jenbou, Mounir Satouri, Emmanuel Maurel, tutti
provenienti da differenti partiti eletti in Francia e Germania e
avrebbero dovuto incontrare la "società civile" ovvero
membri dell'opposizione al regime di Kais Saied, notoriamente gli
islamisti di Ennahda e probabilmente anche i revisionisti del Partito
dei Lavoratori (che dopo il colpo di stato del 25 luglio 2021
convergono praticamente con gli islamisti) nonché varie ong
foraggiate dagli stessi paesi europei di provenienza dei
parlamentari, ong che dall'indomani della Rivolta Popolare e con
l'inizio della sua sconfitta tramite il processo noto come
"transizione democratica", sono sorte come funghi in
Tunisia rappresentando dei piccoli "avamposti" dei paesi
finanziatori (su questo fenomeno un ragionamento a parte e quanto mai
necessario ma qui impossibile per ragioni di spazio).
La nota europea successiva al diniego di accesso al territorio
tunisino, come riporta l'agenzia giornalistica italiana Ansa,
condanna "la decisione delle autorità tunisine di rifiutare
l'ingresso alla delegazione della commissione Affari esteri del
Parlamento Ue e chiediamo spiegazioni dettagliate. Questa condotta
non ha precedenti dalla rivoluzione democratica del 2011"
aggiungendo che l'obiettivo della delegazione era di "comprendere
la situazione politica attuale del Paese, sostenere un dialogo
nazionale inclusivo, e valutare il memorandum d'intesa firmato
dall'Ue e dalla Tunisia".
L'UE si permette quindi di condannare un atto leggittimo di uno Stato
formalmente sovrano quale la Tunisia, dimostrando ancora una volta un
atteggiamento paternalistico e neo-coloniale, inoltre annuncia
chiaramente che la missione aveva come obiettivo un'ingerenza negli
affari interni del paese quale "sostenere un dialogo nazionale
inclusivo" (che non è compito di una Confederazione di Stati
quali l'UE) al fine di "valutare il memorandum" ovvero il
finanziamento di 250 milioni di euro promesso lo scorso luglio dal
duo Meloni/Von der Leyen durante l'incontro col presidente tunisino
Kais Saied. La "valutazione" della commissione sarebbe
stata evidentemente negativa...
A seguito di tale notizia quindi, gli anti-imperialisti e i
rivoluzionari potrebbero istintivamente esultare in nome del
risveglio anticoloniale nei paesi oppressi (movimento che in parte
sta avvenendo in alcuni paesi del Sahel) per tale accesso negato.
Il problema però è che data la natura oppressiva e non popolare né
quantomeno rivoluzionaria del regime di Kais Saied, tale evento é
frutto dello sviluppo delle contraddizioni interimperialiste in
Tunisia tra Italia da un lato e Francia (principalmente) e Germania
dall'altro, in cui il regime burocratico-compradore asservito
all'imperialismo di Kais Saied, tende attualmente più verso l'Italia
che verso l'ex "madrepatria" ovvero la Francia.
L'Italia della Meloni è infatti attualmente il principale paese
imperialista che sostiene politicamente il regime tunisino con lo
scopo di "scalare le posizioni" a danno della Francia ed
avere una maggiore presenza economica e militare in Tunisia (del
resto l'Italia sogna un tale dominio in terra tunisina sin dalla fine
dell'800).
Il governo Meloni si sta spendendo in questi mesi sia in sede UE che
con il Fondo Monetario Internazionale perché la Tunisia "venga
salvata dal default" ed il regime venga rafforzato per svolgere
il ruolo di avamposto dei confini italiani ed europei contro i
migranti: in tal senso la Meloni ha detto che "bisogna essere
pragmatici" nei confronti del regime autocratico di Saied.
Il regime di Saied, isolato politicamente a livello internazionale,
dal canto suo non disdegna il sostegno politico ed economico di un
paese imperialista e vicino quale l'Italia.
Evidentemente tale commissione parlamentare europea, per quanto
illegittima, allo stesso tempo avrebbe rappresentato un intralcio
all'asse Meloni-Saied e alla conclusione di tale memorandum
Tunisia-UE sponsorizzato principalmente dalla Meloni e ben accetto da
Saied per poter coprire alcune spese correnti dello stato, seppur per
poche settimane. Il regime di Saied che sembra sempre più voler
entrare nell'orbita dell'imperialismo italiano, rassicurato da
quest'ultimo negli ultimi sei mesi, ha negato quindi l'ingresso della
delegazione europea (leggi franco-tedesca).
A riprova delle continue rassicurazioni italiane, lo stesso giorno
del diniego tunisino, il vicepremier e ministro degli esteri italiano
Tajani ha martellato i media circa la necessità di finalizzare al
più presto l'accordo europeo con la Tunisia visto il moltiplicarsi
di sbarchi di migranti a Lampedusa.
Il 17 settembre anche la Meloni ha ricordato direttamente alla Von
der Leyen proprio a Lampedusa (durante la loro visita congiunta
sull'isola, su cui torneremo nei prossimi giorni) che l'Italia si
prodiga per "difendere" non solo i confini italiani ma
anche europei (rappresentati simbolicamente da Lampedusa),
sforzandosi a livello internazionalie, mentre altri paesi europei
remano contro...
Il diniego di Saied all'ingresso della commissione parlamentare
europea, politicamente parlando è quindi un servizio
all'imperialismo italiano in primis e per rafforzare il
proprio regime in secundis (dato l'obiettivo politico
evidentemente anti-regime dei parlamentari europei), sicuramente non
avvantaggia il proletariato ed il popolo tunisino che al contrario
deve intraprendere una lotta rivoluzionaria per liberarsi
dall'imperialismo, in particolare francese e italiano, e dall'attuale
regime di Saied che mese dopo mese, al netto di una certa retorica
"patriottica" e anti-corruzione, si dimostra incapace di
risolvere i principali problemi politici, economici e sociali quali
l'indipendenza nazionale, la disoccupazione, l'aumento dei prezzi
ecc.