Ancora i corpi straziati dei 5 operai di Brandizzo devono essere ricomposti, ancora si deve poter fare il loro funerale e un'altra strage è avvenuta oggi (insieme alle morti di singoli lavoratori che sono continuate sempre in questi giorni), di tre operai.
Anche questo è un assassinio annunciato, che segue quella avvenuta nel 2020 per altri tre operai.
Da Domani: "Oggi poco prima di pranzo tre persone sono morte alla Esplodenti Sabino, a Casalbordino in provincia di Chieti, dove una deflagrazione ha ucciso gli operai. Già nel 2020 la fabbrica era costata la vita ad altri tre lavoratori: Carlo Spinelli, 54 anni di Casalbordino, Paolo Pepe, 45 anni di Pollutri (Ch), e Nicola Colameo, 46 anni, di Guilmi (Ch). Nell’incidente di allora furono ipotizzati i reati di omicidio colposo plurimo e disastro e danno colposo.
L’avvocato del padrone ha riferito che erano state prese «precauzioni severissime», e che aveva risarcito i familiari delle tre vittime precedenti.
Dopo Brandizzo nulla è stato fatto - tanto da costringere Mattarella a fare una sorta di richiamo (certo, solo formale) alla Ministra del Lavoro, squallida "consulente dei padroni" da cui evidentemente nulla ci si può aspettare per tutelare la vita degli operai, per colpire chi viola le minime norme di sicurezza, per aumentare effettivamente i controlli ispettivi; e che subito nella sue dichiarazioni ha "deviato" verso la necessità della formazione, dell'educazione dalle scuole - dicendo praticamente che la colpa è degli operai che muoiono non del modo di produzione capitalista, delle criminali leggi sugli appalti, della corsa al massimo dello sfruttamento per ricavare dalle vite degli operai più profitti.
Ma anche sul fronte sindacale, la domanda è d'obbligo, dopo la morte degli altri tre operai nel 2020 cosa era stato fatto perchè non si ripetesse?
Come ha scritto la Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori:
"Il sangue degli operai morti è stato coperto dalla calce: non dobbiamo permettere che cali il silenzio dopo che avvengono morti o infortuni nei luoghi di lavoro.
Agire nazionalmente e autorganizzarsi in una Rete nazionale è la risposta necessaria a fronteggiare questa guerra di classe non dichiarata che è nella stessa natura di questo sistema basato sul profitto dei padroni assassini, non abbiamo nessun’altra strada. Partire dai luoghi di lavoro con fermate, scioperi improvvisi, per riprendere nelle proprie mani la battaglia per la sicurezza nei luoghi di lavoro, unirsi alle associazioni dei famigliari, unire le Reti esistenti che si battono su questo, delegati, il movimento degli studenti, medici, intellettuali che ci vogliono mettere la faccia e il loro impegno su questo".