Lenin nel “Che fare?” parla di “lotta teorica”. Soprattutto nella fase del partito in via di formazione indispensabile è la lotta teorica, sottolineando la sua funzione di lotta, perché proprio nella sua infanzia il Partito non ha ancora saldato i conti con le tendenze anti marxiste, e deve assimilare il pensiero d’avanguardia e applicarlo a sé stesso e da sé stesso.
Lenin segnala che il movimento – nel nostro caso l’organizzazione per il partito – proprio quando è debole deve corazzarsi di intolleranza, cioè di lotta sistematica, accanita, continua contro tendenze anti mlm, anti proletarie, anti rivoluzionarie.
La lotta teorica nelle fila della classe e nelle organizzazioni di massa della classe e delle masse è lotta teorica contro il “partito operaio” borghese, e lo scopo della lotta teorica è smascherarne teorie, programmi e contenuti.
Quindi, è lotta nelle fila della “sinistra operaia”, è lotta contro l’economismo, il codismo, sia nella variante opportunista di destra sia nella coltivazione dello spontaneismo.
Il proletariato per lottare per il potere ha soltanto un’arma: l’organizzazione. Il proletariato diventa una forza invincibile se guidato da una organizzazione basata sull’unificazione ideologica fondata sui principi del marxismo-leninismo-maoismo e cementata dall’unità materiale dell’organizzazione. Questa è l’unica strada per costruire il Partito, il suo nucleo di fondazione, la sua azione di propaganda e agitazione e la sua prassi.
Lenin combatte ogni discorso, molto in voga in questi nostri anni, di “mancanza di condizioni”. Questo è il cavallo di battaglia di ogni economismo, movimentismo, opportunismo. Non sono le condizioni a mancare ma la scelta ideologica e l’organizzazione. Il Partito è maturo non quando è numericamente