In un mese e mezzo a Torino carcere/Stato borghese assassino hanno portato al suicidio 3 donne.
Sappiamo l'accanimento repressivo, disumano del sistema carcerario, giudiziario di Torino.
Ma in questo sistema rappresenta la "normalità". Lo Stato borghese è essenzialmente una macchina repressiva verso le masse popolari, verso gli immigrati, verso tutti i proletari.
In queste morti c'è anche una persecuzione specifica che dimostra quanto questo Stato sia forte, barbaro, disumano verso i deboli, e quanto sia ipocrita nella sua azione politica soprattutto verso le donne: parla di tutela della maternità, di figli, e poi nega ad una donna di vedere il proprio bambino; invece di curare mette in carcere una giovane donna con problemi di salute; denuncia le violenze sessuali e poi è la donna che si è ribellata alle violenze del proprio violentatore che viene rinchiusa in carcere.
Le carceri sono fatte in questo sistema capitalista per reprimere la ribellione, per rispondere al disagio con l'"uccisione" di chi non si adegua al marciume di questa società.
Mai più donne uccise, deve voler dire LOTTA, LOTTA, LOTTA all'interno e all'esterno delle carceri, contro lo Stato borghese assassino.
Susan John
Ha rifiutato acqua e cibo in carcere dal 22 luglio, detenuta si è lasciata morire per disperazione.
Una detenuta si è lasciata morire di fame in carcere a Torino. La donna è morta nella notte nella sezione del penitenziario dove era detenuta e dove era tenuta sotto osservazione dai medici. Il suo caso aveva sollevato grande preoccupazione in carcere ma la donna dal 22 luglio – da quando era entrata in carcere - aveva rifiutato acqua e cibo, non acconsentendo a nessuna terapia.
Sono in corso gli accertamenti anche sulle ragioni della scelta da cui nessuno era riuscita a distoglierla. Susan John, questo il suo nome, aveva da poco ricevuto una condanna a oltre dieci anni di carcere per tratta e aveva un figlio piccolo di 4 anni che lei chiedeva di vedere... non è stato possibile sottoporla forzatamente a qualche terapia dal momento che la sua scelta è sempre stata espressa con estrema lucidità...
La donna si professava innocente, avrebbe finito di scontare la sua pena nell’ottobre 2030.
Sul caso è intervenuta anche la garante cittadina dei detenuti Monica Gallo. "Sono rammaricata, ma dal carcere non ci sono mai giunte segnalazioni relative al caso di questa persona. I nostri contatti sono regolari - afferma - eppure nessuno ci aveva informato.
Anche la sorella di Stefano Cucchi, la senatrice Ilaria Cucchi ha commentato: “ Questa è una tragedia che non può essere tollerata in un Paese che si professa civile e democratico. Una morte di cui comunque è responsabile lo Stato che aveva in custodia la vita della vittima...".
"Inutile cercare singoli responsabili in quel che sta accadendo da tempo nelle carceri italiane. E' l'intero sistema che è corrotto, nel senso di guasto per putrefazione, decomposto. Un sistema che porta dietro le sbarre soprattutto persone con problemi psichiatrici, poveri allo stremo, immigrati senza fissa dimora, tossicodipendenti di varie sostanze, per un terzo del totale detenuti in attesa di giudizio definitivo": afferma Igor Boni, presidente dei Radicali italiani,
Azzurra Campari
A poche ore dalla morte di Susan John, un'altra detenuta si è tolta la vita nella sezione femminile del carcere di Torino. È una donna italiana che era stata trasferita a fine luglio da Genova, al carcere di Torino. Alle spalle una pena sino al 2024 per piccoli furti legati alla tossicodipendenza, magari una bicicletta trovata in strada, o all'oltraggio nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria. Aveva un grande dolore dentro di sé, aveva già tentato dei gesti autolesivi in passato, non era in salute e prima di entrare in carcere era stata in cura al Serd. Richiedeva assistenza e tanta cura. «Una giovane con un grande disagio e una vita complicata, ma con un grande cuore»
Graziana Orlarey
Graziana Orlarey, 52 anni, sarebbe dovuta uscire dal carcere Lo Russo e Cotugno di Torino i primi giorni di agosto, dopo essere stata condannata per aver tentato di strangolare il suo compagno, nel 2019. La donna, però, si è impiccata nella giornata di mercoledì 28 giugno intorno alle 18...
“Nell’ultimo periodo la sua situazione di fragilità era conosciuta ed era per questo supportata anche a livello farmacologico”, ha detto il suo avvocato Mattia Fió... Aveva esternato le sue paure di uscire dal carcere e approcciare una nuova vita fuori sia a me che alle due figlie. Durante il processo era emersa la sua storia difficile”.
Il suo avvocato ha spiegato del travagliato rapporto di Graziana Orlarey con il compagno, delle violenze... La donna, infatti, veniva da un rapporto di maltrattamenti e forti litigi con il compagno, caratterizzato inoltre dall’abuso di alcol e droga, durato 8 anni, che l’ha portata a tentare di strangolarlo, in un gesto estremo, nel 2019. In quell’occasione, peraltro, era stata proprio lei ad allertare le forze dell’ordine spiegando cosa aveva intenzione di fare.