sabato 4 giugno 2022

pc 4 giugno - Visco: Nessun aumento salariale! Ma è proprio la lotta per il salario che s'ha da fare!

Visco: «No alla rincorsa prezzi-salari...nello scenario futuro c'è il rischio di un meccanismo nel quale l’impennata dei prezzi produce spinte sulle retribuzioni che a loro volta alimentano l’aspettativa di nuova inflazione. È la classica «spirale prezzi-salari».  «No a vane rincorse fra prezzi e salari... l'Italia deve spingere sulla produttività grazie anche al rilancio degli investimenti del Pnrr»

Servono interventi mirati e calibrati facendo attenzione all’equilibrio delle finanze pubbliche per evitare che gli interventi per sostenere le famiglie e contenere i rincari delle materie prime diano avvio a un circolo vizioso tra inflazione e crescita salariale. “Un aumento una tantum delle retribuzioni”, potrebbe ridurre tale rischio". La soluzione non è inseguire i rincari con corrispondenti aumenti di stipendio bensì puntare su “interventi di bilancio di natura temporanea, e calibrati con attenzione all’equilibrio delle finanze pubbliche”

"un circolo vizioso come negli anni Settanta, quando gli aumenti innescati dalla crisi petrolifera si trasferivano direttamente alle retribuzioni attraverso la cosiddetta scala mobile, con il risultato di alimentare ulteriori rincari...". 

In questo quadro il governo anche sul salario minimo dice che approvare un minimo legale appare sempre più improbabile.".

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Così ha detto il Governatore della Banca d'Italia, a nome del capitale, ponendo una "avvertenza" ai sindacati, che non rischino di essere i responsabili di una inflazione galoppante! (ma su questo, al di là di dovute lamentele, non c'è pericolo), ma anche richiamando parlamento e governo ad essere uniti e rigidi su questa linea. 

In realtà Visco ha mostrato che i padroni ciò che temono di più è che gli operai, a fronte anche dell’aumento dei prezzi, lottino per aumenti salariali - Diciamo "anche" perchè i salari è da tempo che sono diminuiti; per guardare agli anni più recenti, nella pandemia con migliaia di lavoratori in cassintegrazione e poi rientrati (chi è rientrato) in condizioni contrattuali peggiori, i salari sono stati già ampiamente tagliati; la maggior parte dei lavoratori non ha neanche avuto in questi anni la miseria degli aumenti dei rinnovi dei contratti e, andando più indietro, fonti ufficiali ci dicono che dal 1990 i salari reali sono diminuiti.  

La lotta per aumenti salariali è quindi una lotta di recupero di un salario che il capitale con i suoi interventi ha già abbassato.  

Ma è proprio questa lotta per il salario che gli operai, tutti i lavoratori devono fare! Questa lotta è centrale non solo per una necessaria difesa economica, ma perchè essa rappresenta il cuore dello scontro tra classe operaia e capitale, tra lo sfruttamento e i livelli sempre più pesanti di "rapina" del pluslavoro, non pagato, operaio - attraverso sia un incremento nudo e crudo dell'orario di lavoro, dei ritmi, sia attraverso l'incremento della produttività - e i profitti dei capitalisti che non sono diminuiti ma concentrati.

La lotta per il salario ha a che fare con i rapporti di forza tra classe operaia e capitalista. La lotta è tra il capitale che “cerca costantemente di ridurre i salari al loro limite fisico minimo e di estendere la giornata di lavoro al suo limite fisico massimo” e l’operaio che “esercita una pressione in senso opposto. La cosa si riduce alla questione dei rapporti di forza delle parti in lotta” (Marx).

Gli operai, nel fare questa lotta - come scrive Marx - “adempiono solamente un dovere verso sé stessi e verso la loro razza”. 

Ma per i capitalisti il salario viene ad essere una sorta di “costo ingiusto” che devono sborsare dalle “loro tasche”, come se il salario non lo produca/ricostruisca lo stesso operaio con una parte del suo tempo di lavoro (l’altra parte è quella che diventa sempre più grande, in cui l’operaio lavora gratis per il profitto del padrone).

Detto questo, è falso che l'aumento dei salari spinge ad un aumento dei prezzi

Primo, le stesse fonti borghesi hanno spiegato che gli aumenti dei prezzi, in particolare delle materie prime vi erano già stati (non sono affatto tutti addebitabili alla guerra in Ucraina) e per i movimenti del capitale, non certo per aumenti dei salari: La ripresa economica dopo i lockdown ha portato a un eccesso di domanda di materie prime, in cui negli ultimi mesi si sono inseriti i timori per l’inflazione e le tensioni geopolitiche. A correre più di tutti è stato il prezzo del gas naturale. Le quotazioni del gas — sul mercato europeo — è salito anche del 600 per cento come livello massimo a metà dicembre. Da cui anche la crescita del costo dell’elettricità, prodotta in misura crescente da centrali a gasMa anche il petrolio si è mosso in scia: in questo caso i grandi produttori riuniti nel sindacato Opec+ (lo storico cartello allargato alla Russia) vengono accusati di non aumentare la produzione in maniera sufficiente per calmierare il prezzo“. (dalla stampa borghese).


Secondo, più importante, riprendiamo queste brevissime argomentazioni dall'opuscolo di Formazione Operaia sul testo di Marx "Salario prezzo e profitto"- che invitiamo i lettori a richiederlo e a leggere con attenzione.

"Marx spiega come la lotta per aumenti salariali è di fatto una lotta di recupero di un salario che il capitale con i suoi interventi ha già abbassato. Quindi se il l'operaio non facesse questa lotta non è solo non avrebbe un aumento del salario ma vedrebbe il suo salario ulteriormente diminuito".

"L'aumento generale del livello dei salari non incide sui prezzi delle merci (Marx dimostra che questo accadrebbe anche se gli operai con quell'aumento acquistassero beni non di prima necessità), ma sui profitti! Un aumento generale dei salari, quindi, “provocherebbe una caduta del saggio generale del profitto, senza esercitare alcuna influenza sui prezzi medi delle merci o sui loro valori”.

"Quindi, l’aumento dei prezzi mai può essere addotto come argomento contro l’aumento dei salari. E in particolare contro la lotta per l’aumento dei salari".

“Il valore di una merce non dipende dal rapporto tra domanda e offerta di quella merce, ma dipende dal tempo di lavoro necessario per produrla”. Tale valore non coincide col “prezzo di mercato”, perché quest’ultimo dipende dall’influenza della domande e dell’offerta, mentre il valore no, e non coincide meccanicamente con essa".

"Questo spiega perchè gli aumenti dei salari sono sempre in rapporto a questo uso che il capitalista fa dell'operaio. Se, poniamo, il prezzo di una merce è 100, di questo 100, metà, 50, è per pagare il salario dell'operaio e 50 è gratis, è il profitto del capitalista; quando questo rapporto varia, se per esempio l'operaio con la sua lotta riesce a ottenere 60, il profitto è 40. Cioè l’aumento del salario non incide sui prezzi delle merci ma incide sul saggio di profitto, sulla quantità di profitti".

"Gli operai, ieri, oggi e domani, possono valutare tranquillamente sulla loro pelle e con la loro testa che quando i rapporti di forza tra padroni e operai fanno sì che gli operai non ottengano aumenti dei salari e che quindi il loro salario cala, i prezzi continuano lo stesso ad aumentare e mentre difendono l’aumento dei profitti o la tenuta di essi, il salario cala".

pc 4 giugno - Operai cinesi prigionieri in fabbrica per salvare la produzione - Il più moderno capitalismo riproduce il più barbaro schiavismo

MA DOVE C'E' SFRUTTAMENTO BESTIALE 
C'E' RIBELLIONE!
Rovesciare il sistema capitalista/imperialista è sempre più vitale per l'umanità

Da Il Manifesto - CINA. Il sistema del "circuito chiuso": lavoratori costretti in bolle anti-Covid, turni massacranti e notti in tende e sui cartoni, senza contatti con l'esterno. Non solo la Tesla, hanno aderito 4mila aziende

Vittoria Mazzieri

In Cina la fabbrica-dormitorio è un modello già consolidato in siti produttivi come la famigerata Foxconn – nota per il suo sistema di disciplinamento severo, oltre che per l’ondata di suicidi a cui la stampa internazionale ha dedicato numerosi approfondimenti – e non solo.

Ma di recente gli operai hanno sofferto anche l’applicazione del cosiddetto sistema «a circuito chiuso», nel rispetto della ormai nota strategia nazionale «Zero Covid»: il modo più efficace, secondo le autorità della città di Shanghai, per riprendere la produzione e limitare i danni sul fronte economico.

I dati ufficiali forniscono un quadro sorprendente: a metà maggio quasi 4.500 siti produttivi della megalopoli sono riusciti a riaprire i battenti, oltre il 70% delle 1.800 grandi fabbriche e addirittura il 90% se si prendono in considerazione le aziende dei settori “chiave”. Di fatto, lo stabilimento di punta della Tesla nel distretto di Lingang, Gigafactory 3, ha riavviato la produzione dopo circa tre settimane di stallo.

A metà aprile i lavoratori sono stati convogliati nello stabilimento-bolla grazie a degli autobus speciali, dove li attendevano un sacco a pelo, tre pasti al giorno e un’indennità monetaria giornaliera sulla base della carica ricoperta. Per recuperare le 40 mila auto «perse» durante la chiusura, ha riportato

pc 4 giugno - REDDITO DI CITTADINANZA E... LA POVERTA' AUMENTA

 

Milano Finanza 3/6/22

Contro i padroni con in testa Bonomi e tutta la destra più o meno apertamente fascista, dalla Meloni a Renzi… che attaccano quotidianamente il reddito di cittadinanza, le stesse statistiche borghesi devono ammettere che non ha risolto il problema delle “famiglie più vulnerabili - che ormai sono diventate circa 6 milioni” come ha detto Draghi nella sua conferenza stampa dopo il suo intervento al consiglio europeo. 

E poco prima aveva detto anche che: “L'inflazione crea - e abbiamo visto un po' tutto da quest'anno e anche dall'anno scorso - dei trasferimenti di ricchezza, penalizza i settori più bassi, più poveri, le famiglie più povere, le famiglie più vulnerabili, quei settori della società che più hanno bisogno.”

È  lo stesso Draghi deciso a continuare la guerra e che con le politiche del suo governo impoverisce ancora di più le masse popolari…

venerdì 3 giugno 2022

pc 3 giugno - Una performance al servizio della guerra imperialista, sotto la regia dell'imperialismo

Jean-Luc Godard sulla performance di Zelensky a Cannes

Danielle Bleitrach (A cura di) histoireetsociete.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/05/2022

Il festival di CANNES è stato creato per rispondere ai divieti e alla fascistizzazione della Mostra di Venezia (1), ma fin dall'inizio ha proclamato il suo colonialismo ingenuo, i limiti della resistenza del Fronte Popolare e la "strana sconfitta", per lungo tempo manifestazione sotto l'influenza della CGT [Confédération générale du travail] dello spettacolo, Mitterrand ha poi messo in riga i saltimbanchi e decretato il ritorno ai lustrini e agli strass alla Jack Lang [ministro della cultura per una decina d'anni tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso, ndt]. Oggi, sulla scia di quella che Godard chiama l'estetica occidentale, pretende di censurare Tolstoj, Eisenstein e tanti altri, per meglio proclamare l'estetica di guerra di cui parlavano a loro tempo Walter Benjamin, Brecht e tanti altri. Da Tarantino siamo passati ai videogiochi e la pattuglia acrobatica francese si è mobilitata per accogliere Tom Cruise e Zelensky, sottoprodotti della stessa fabbrica di glorificazione e manipolazione degli "interessi" della guerra. Ne abbiamo discusso molto tempo fa (Danielle Bleitrach per Histoire et Société).

"#JeanLucGodard, maggio 2022. L'intervento di Zelensky al Festival di Cannes è evidente se lo si valuta dal punto di vista della cosiddetta mise en scène: un cattivo attore, un comico professionista, sotto l'occhio di altri professionisti che esercitano la medesima professione. Credo di aver detto qualcosa del genere molto tempo fa. Quindi c'è voluta la messa in scena di un'altra guerra mondiale e la minaccia di un'altra catastrofe per far capire alla gente che Cannes è uno strumento di propaganda come un altro. Propaganda dell'estetica occidentale... Rendersi conto di questo non è molto, ma è qualcosa. La verità delle immagini avanza lentamente. Ora, immaginiamo che la guerra stessa coincida con

pc 3 giugno - Né a Coltano né altrove: 10.000 in corteo contro le basi militari

 


l'articolo del  quotidiano il Manifesto di oggi

In 10mila per Coltano e San Rossore: «Basta armi, basta basi militari»

È lunghissimo il corteo che percorre le strade bianche del parco, attraversando campi ben coltivati. Un corteo che, partendo dalla piazza di Coltano, fa tappa davanti alla Villa Medicea, alle Stalle del Buontalenti, alla Stazione Marconi, alla vecchia scuola Diaz, e agli altri immobili lasciati dalle istituzioni in stato di colpevole semiabbandono all’interno di San Rossore. Quelli del Movimento No Base sono felici, di fronte alle migliaia di persone arrivate dalla Toscana e anche dal resto della penisola per dire «no» alla megabase militare che il ministero della Difesa vorrebbe realizzare all’interno dell’area protetta. «No alle armi, né a Coltano né altrove», scandiscono i circa 10mila manifestanti, accompagnati dal rombo dei trattori messi a disposizione dai tanti agricoltori della fascia coltivabile del parco, che rischiano di perdere la gestione di terreni demaniali strappati all’incuria e resi produttivi.

QUELLA CHE ERA INIZIATA come una questione ambientale, testimoniata dai giovanissimi e colorati spezzoni di Fridays For Future ed Extinction Rebellion, è diventata strada facendo molto di più. In ballo c’è il futuro «strategico» di Pisa, che complice l’aeroporto è già un hub logistico – utilizzato anche nel conflitto bellico in

pc 3 giugno - 2 parte: Dalle Acciaierie dell'Ucraina a Taranto

Come avevamo scritto ieri, riportiamo pezzi dal Dossier "L'impero Mittal".

Essi mostrano bene come la politica di sfruttamento di Mittal, ma di tutti i capitalisti, sia uguale in ogni paese. Ma questo pone come il legame tra operai italiani e operai ucraini non sia così lontano, e che questa unità è necessaria contro i comuni nemici, oggi a maggior ragione nella guerra imperialista in corso in cui a pagare i costi sono da un lato operai ucraini che rischiano di morire sotto i bombardamenti russi o di essere arruolati dal governo Zelensky per una guerra non loro; e dall'altro gli operai italiani che si vedono scaricare i costi della guerra, dell'aumento delle spese militari, invio di armi, sui loro salari (vedi altro articolo su questo nel blog).

STRALCI DAL DOSSIER "L'IMPERO MITTAL" 

Nonostante tutte le dichiarazioni ufficiali che la protezione dell’ambiente in azienda stava migliorando, la situazione ambientale nella regione appare peggiore. L’AMKR è il maggiore, anche se non il solo, inquinatore nella città di Kryviy Rih, e secondo le testimonianze degli abitanti, col favore della notte e nei fine settimana l’impianto rilascia nell’aria polvere di ferro, altri materiali pericolosi e gas maleodoranti. I cittadini sono convinti che i dispositivi di filtro, che consumano molta energia, vengano spenti. Secondo una fonte anonima che lavora nello stabilimento, questo Ë in parte vero, ma, ciò accade anche per le richieste di produrre sempre di pi˘ da parte della nuova gestione degli impianti

Un altro motivo di preoccupazione è il taglio del personale. Secondo le clausole

pc 2 giugno - Niente da festeggiare per i lavoratori nella Repubblica borghese fondata sullo sfruttamento per il profitto dei padroni

Nei primi quattro mesi del 2022 ci sono stati 261 morti sul lavoro, questa guerra quotidiana è lo specchio di questa società capitalistica dove sangue e sudore dei lavoratori sono la ricchezza per un pugno di padroni, e dove c’è bisogno di una rivoluzione sociale e politica che metta al centro la vita operaia e non il profitto. 

Invece le istituzioni con le aziende sono impegnate sempre più nelle scuole a accettare questo sistema del capitale ai giovani studenti futuri lavoratori, che l'unica soluzione sia quella di "promuovere una cultura della sicurezza per porre  attenzione ai rischi e ai pericoli che ci sono". Intervenire partendo dalla scuola, abituare le persone fin da ragazzi a considerare bene le conseguenze che alcune azioni possono avere" - ha evidenziato Giovanni Cucchi, presidente dell'Anmil di Coccaglio, all’istituto comprensorio agli studenti nel concorso PRIMI IN SICUREZZA” sul tema “DOPO LA PANDEMIA, RIPARTIRE MA….IN SICUREZZA.


Ma nel contesto dell’organizzazione del lavoro data che è quella del capitale, dove tempi e ritmi, le condizioni dei macchinari, delle gru, etc., come effettivamente si svolgono le mansioni, non possono essere scelti dall’operaio bensì imposti dalla produzione, dalla concorrenza, con allungamento della settimana lavorativa e festività lavorate legate alle urgenze delle commesse, oppure con spostamenti da un reparto all’altro perché in quel momento “mancano” le commesse, con la flessibilità nelle mansioni durante il turno, la sicurezza non è all'OdG. 

In più per un giovane precario significa correre e dire sempre di sì sperando nel contratto indeterminato, ma questa accettazione delle condizioni di lavoro “normali” non scompare automaticamente con l’assunzione, ed inizia nelle scuole con la propaganda di questa logica aziendale. 

Tutto questo in un contesto dove invece dell’effettiva prevenzione e riduzione dei pericoli alla fonte si è passati allo scaricamento del rischio sicurezza sull’operaio che deve farsi carico di stare attento ai rischi che ci sono. Ad esempio nelle grandi aziende i controlli e le regolazioni sulle gru e la manutenzione venivano gestiti dagli stessi operai specializzati sui vari turni, ora oltre ad aver appaltato a ditte esterne,

sono gli stessi operai addetti alla conduzione degli impianti che devono controllare e fare una checklist da manutentori.., e le stesse aziende ammettono che la situazione è problematica rispetto al mantenimento della loro efficienza nel tempo... 

Ma la situazione reale nei posti di lavoro non può trovare risposte  nelle dichiarazioni delle Istituzioni e tanto meno nel "monitoraggio" dei sindacati confederali, che fanno sempre passare le esigenze delle imprese e del capitale

“In Italia si continua a morire e si continua a essere feriti sul lavoro: oltre 6/700mila incidenti all’anno che corrispondono mediamente a uno ogni minuto", ha detto Bruno Giordano, direttore capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Bisogna fare innanzitutto formazione e sensibilizzazione delle imprese – ha aggiunto il magistrato – in particolare delle piccole e medie imprese, perché è in questi luoghi che si verificano la maggior parte degli infortuni”.

Oggi l’Anmil ha pubblicato i dati dei primi mesi di quest’anno: un incremento del 48% degli infortuni rispetto all’anno scorso. 261 i morti dal primo gennaio al 30 aprile. L’associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro ha pubblicato il report in occasione del 2 giugno: domani festa della Repubblica. “fondata sul lavoro”, sottolinea l’associazione.

Morti sul lavoro, più decessi e infortuni rispetto al pre-pandemia. Il rapporto: “Il Covid ha distolto l’attenzione. I controlli? Scarsi e inefficaci

Nel mondo, ogni giorno, 6300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro. Un morto ogni quindici secondi. Sono i numeri di questo “crimine in tempo di pace” come viene definito nel rapporto “Insicuri da morire” presentato alla Camera del Lavoro di Milano e curato dall’associazione Società Informazione. Una “guerra” che coinvolge anche l’Italia dove nel 2021 sono morte 1221 persone, il 12% in più rispetto alla situazione pre pandemia. La regione più colpita è stata la Lombardia con il 24% delle vittime sul totale italiano. Qui nei primi due mesi del 2022, secondo i dati raccolti dalla Cgil di Milano, si è registrato un aumento del 40% degli infortuni rispetto ai livelli del 2020.

“La pandemia non ha mitigato il problema, ma ci ha soltanto distratto da punto di vista numerico” spiega il segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, Massimo Bonini, precisando che la maggior parte degli incidenti avviene nelle aziende dove non sono presenti rappresentanti sindacali e nella catena degli appalti e dei subappalti. Ma i dati raccolti raccontano soltanto di una parte del problema. “C’è una grande massa di infortuni che non viene denunciata – conclude Bonini – e questo va collegato alle condizioni precarie del lavoro e all’alto tasso di lavoro grigio e nero che c’è anche a Milano”.

E poi c’è il problema dei controlli. L’aumento del numero degli ispettori sul lavoro previsto dal decreto fiscale è ritenuto “insufficiente” dal direttore di Società e Informazione Sergio Segio che ricorda un dato: “Nella provincia di Bergamo ci sono 80mila aziende e soltanto 22 ispettori del lavoro. Questo significa che ogni ispettore dovrebbe vigilare su circa 4mila imprese. I controlli sono dunque insufficienti per non dire assenti”. E quando si verificano il tasso di irregolarità è molto alto. “Nel 2021 il 90% delle imprese controllate presentava delle irregolarità, una percentuale in aumento rispetto al 2020”. Ma c’è un altro dato che caratterizza l’Italia. “A differenza del passato a morire non sono soltanto i lavoratori ma anche gli studenti. Giovani come Lorenzo Parrelli, 18 anni, e Giuseppe Lenoci, 16 anni, rimasti uccisi a gennaio e febbraio. “Erano studenti costretti a lavorare gratuitamente da una norma, la legge 107 del 2015, che lo ha reso possibile e che ha imposto l’alternanza scuola-lavoro” si legge nel rapporto che sarà presentato giovedì sera alle 20.15 alla Camera del Lavoro di Milano insieme all’attrice della Casa de Papel Itziar Ituno e al commissario europeo per l’occupazione Nicholas Schmit. “Con lui ci siamo confrontati in questi mesi – spiega Pier Antonio Panzeri, presidente di Fight Impunity – all’Europa chiediamo che i fondi per il post pandemia siano destinati anche alla prevenzione degli infortuni del lavoro”.

giovedì 2 giugno 2022

pc 2 giugno - Dalle Acciaierie dell'Ucraina a Taranto - un solo padrone: Mittal

Nei giorni scorsi anche la più grande acciaieria dell'Ucraina Kryviy Roh è stata bombardata, ma solo una parte è stata distrutta. E' la più grande acciaieria dell'Est Europa, diretta tra l'altro da un italiano.
A Taranto c'è l'Acciaieria d'Italia, la più grande acciaieria dell'Europa occidentale.

C'è un legame tra queste due acciaierie: entrambe sono di ArcelorMittal.
e c'è un legame tra le pesanti e gravi condizioni di lavoro e di sicurezza. 

La guerra imperialista che vuole dividere i proletari e i popoli, in realtà li avvicina!

Dell'Acciaieria Kryviy Roh ne abbiamo parlato nelle pagine del ricco Dossier: "L'IMPERO MITTAL". Ora ne riportiamo le pagine che parlano di questa acciaieria e domani pubblicheremo i passi più importanti.




pc 2 giugno - Sulla proroga del contratto tra ArcelorMittal e Invitalia

La proroga di due anni del passaggio dello Stato al 60% di Acciaierie d'Italia, oggettivamente legata al mancato dissequestro degli impianti anche da parte della Corte d'Assise, viene considerata utile da ArcelorMittal, perchè in questo modo ha più "tempo per terminare il piano ambientale e gli investimenti"; e altrettanto dal Mise per garantire comunque la produzione d'acciaio, anche maggiore per effetto del blocco dell'importazione di acciaio a fronte della guerra Ucraina - la Morselli ha confermato di arrivare entro il 2022 ad una produzione di 5,7 milioni di tonnellate. E poichè i 3500 operai di Acciaierie d'Italia continuano ad essere posti in cassintegrazione, secondo le esigenze dell'azienda, questo aumento della produzione sarà fatto, evidentemente, con meno operai e in una situazione in cui i rischi aumentano, tra mancata manutenzione sia ordinaria che straordinaria degli impianti, peggioramento delle tutele anche individuali di sicurezza, ecc..   

Di fatto, quindi, per gli operai e la cittadinanza, è una decisione di permanenza dell'attuale grave situazione per quanto riguarda sia la cassintegrazione e quindi il taglio dei salari, sia lo stato della sicurezza e salute, ambiente. Certo, per gli operai non sarebbe cambiato molto se i tempi dell'accordo fossero stati rispettati, anzi dal punto di vista del lavoro c'è la possibilità che l'assetto definitivo di Acciaierie d'Italia preveda - come da tempo lo Slai cobas sc di Taranto denuncia - che i cassintegrati diventano esuberi.

La Morselli, che ha chiesto sconti sia sul canone d'affitto del 25% che sul futuro prezzo finale

pc 2 giugno - Dalla tempesta all’uragano: Jp Morgan sullo scenario economico mondiale… soldi e guerra

 

Il problema per il direttore della Jp Morgan, Dimon, è bilancio della Banca centrale degli Stati Uniti (Fed) e la guerra in Ucraina. È questo l’allarme lanciato dal Direttore della quarta banca del mondo con una patrimonializzazione di 400 miliardi di dollari, la gestione per i suoi clienti di miliardi di dollari cui 25 miliardi nelle casse.

Alcune delle sue affermazioni riportate da quasi tutti i quotidiani del mondo:

"Preparatevi per un uragano economico, e a causarlo saranno la Fed e la guerra in Ucraina"

"Non abbiamo mai avuto Qt [diminuzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Banca centrale, quindi meno liquidità sul mercato] come questo, quindi al momento è come se stessimo guardando qualcosa di imprevedibile su cui si potranno scrivere libri di storia per 50 anni",

“Le banche centrali "non hanno scelta perché c'è troppa liquidità nel sistema", ha detto Dimon, riferendosi alle azioni restrittive. "Devono rimuovere parte della liquidità per fermare la speculazione, ridurre i prezzi delle case e cose del genere".

“Cose del genere” significa di fatto approfondire a sua volta la crisi, perché sul “mercato” arriveranno meno soldi che fino a questo momento sono serviti a tamponare in parte le falle del sistema capitalista-imperialista!

“L'altro grande fattore che preoccupa Dimon è la guerra in Ucraina e il suo impatto sulle materie prime, in primis cibo e carburante. I prezzi del petrolio salgono a causa delle interruzioni causate dal peggior conflitto europeo dalla seconda guerra mondiale, potenzialmente posizionandosi sulla strada per un rialzo fino a 150 o 175 dollari al barile"

"Questo è un enorme cambiamento nel flusso di fondi in tutto il mondo. Non so quale sia l'effetto di ciò".

“Odio la parola senza precedenti", ha detto Dimon alla fine del suo discorso, "perché questo ammette che non siamo stati in grado di prevedere quello che poi è successo".

Come si vede, la prevedibile mancanza di “liquidità” ha gettato nello sconforto Dimon, uno degli uomini più ricchi e influenti del mondo, chiamato a destra e a manca per le consulenze su come investire i soldi, che deve ammettere che non in realtà “non riesce a prevedere” niente, e non sa come andrà a finire!

mercoledì 1 giugno 2022

pc 1 giugno - Volkswagen non intende rinunciare ai profitti in Cina… ma quali “diritti umani”!


(Milano Finanza 31 maggio)

“Non possiamo limitarci a lavorare e intrattenere rapporti economici solo con democrazie che condividano appieno i nostri valori”.

I “valori” di cui parla il capo della Vw sono i profitti, la distruzione dell’ambiente, il dispregio di qualsiasi diritto acquisito dalle lotte dei lavoratori e delle masse… e la guerra, e questa volta, rispetto a tante altre in cui si cercano frasi di circostanza per aggirare l’ostacolo del rispetto dei “diritti umani” (sempre solo a parole!), lo si dice apertamente.

Ricordiamo che i capi (e i padroni di cui servono gli interessi) delle multinazionali fanno affari oltre che all’interno degli stessi paesi imperialisti, con la Cina, la fabbrica e il mercato più grande del mondo, e anche con paesi come la Turchia, l’Egitto, Brasile, Ungheria, Polonia e tutta una lunga serie di paesi più o meno fascisti…

E infatti la giustificazione di Herbert Diess è che se dovessero essere coerenti con il rispetto dei “diritti umani” “…le aziende europee finirebbero per fare affari soltanto con il 10% della popolazione mondiale”. E allora addio ai profitti fatti sulla pelle del proletariato mondiale!

Il capo della Volkswagen, secondo produttore mondiale di auto, chiama “democratica” la società odierna in cui domina la dittatura della borghesia in tutte le sue sfumature, Stato per Stato, che, come si vede, è disposta a tutto pur di difendere i suoi “valori”!

pc 1 giugno - 100 miliardi per il riarmo dell’imperialismo tedesco e il 2% all’anno…

L’imperialismo tedesco con il suo attuale governo guidato da Olaf Scholz approfitta della guerra in Ucraina per completare i passaggi che lo portano al riarmo completo e al libero intervento militare nel mondo, modificando la costituzione in vigore dal 1949.

“Pronto a varare in via definitiva il maxi-riarmo della Bundeswehr dopo «l’accordo di mezzanotte» chiuso ieri con il capo dell’opposizione parlamentare Friedrich Merz.” (da Il Manifesto di oggi)

“Il segretario Cdu [Partito Cristiano-Democratico] garantirà al cancelliere Spd la maggioranza qualificata necessaria per cancellare dalla Costituzione il disarmo in vigore dal 23 maggio 1949. Politicamente, dunque, nulla osta più alla svolta bellicista della Germania. Resta da capire se, come e quanto sarà integrata con Difesa europea e Alleanza atlantica.”

Ogni paese imperialista sta approfittando della guerra in Ucraina per provare a rilanciare la propria economia riposizionandosi nella corsa alla nuova spartizione del mondo.

E ogni passo in questo senso significa non solo gettare benzina sul fuoco della guerra in corso, ma fare un passo avanti concreto verso la guerra mondiale.

Come ci si deve ribellare a tutto questo?

“L'unica via e compito immediato del proletariato mondiale e delle forze marxiste-leniniste-maoiste per ottenere la liberazione dallo sfruttamento e dall'oppressione imperialisti e stabilire la pace nel mondo è cancellare l'imperialismo dalla faccia della terra e stabilire il socialismo, dove non c'è posto per le guerre.

Per realizzare questo compito è necessario formare un'adeguata Organizzazione Proletaria Rivoluzionaria Internazionale, secondo le condizioni concrete attuali. Negli ultimi tempi, gruppi e organizzazioni d'avanguardia di tutto il mondo stanno raccogliendo l'esigenza attuale delle masse lavoratrici e si stanno progressivamente consolidando per fornire una guida unita alle lotte per la loro liberazione, per il socialismo, per rivoluzioni di nuova democrazia e lotte di liberazione nazionale e rivoluzioni socialiste. Tra questi si stanno sviluppando unità e solidarietà. È uno sviluppo positivo che alcuni partiti e organizzazioni maoiste abbiano accolto la proposta sulla necessità di costruire un forum internazionale e adottare immediatamente misure in questa direzione. Questo è segno dello sviluppo della forza soggettiva del proletariato mondiale. Sulla base di ciò, creiamo forum internazionali uniti con un piano specifico per fornire una leadership unita per combattere ogni tipo di attacco e guerra degli imperialisti, per stabilire la pace nel mondo, in particolare in Ucraina, e per la lotta antimperialista.”

Dalla Dichiarazione congiunta Internazionale dei comunisti-marxisti-leninisti maoisti del primo maggio

[https://proletaricomunisti.blogspot.com/2022/05/viva-il-primo-maggio-rosso.html]

pc 1 giugno - Soccorso rosso proletario - Dal carcere di Torino alla repressione in Turchia - dalla repressione contro gli operai in lotta e del movimento della casa al terrorismo di Stato nel Brasile di Bolsonaro

Torture in carcere a Torino, gli agenti a processo sono già tornati in servizio

Sono ancora in servizio nel carcere di Torino gli agenti della polizia penitenziaria rinviati a giudizio con l’accusa di torture nei confronti dei detenuti. Addirittura nello stesso padiglione in cui si trovano i detenuti che li avevano denunciati.

La stortura è stata messa in evidenza dal garante nazionale dei detenuti Mauro Palma: “Bisogna intervenire subito – ha detto alla rivista “Lavialibera” – Non stiamo parlando di una piccola imputazione.

Nuova offensiva della polizia fascista turca contro la gioventù socialista. Erdogan assassino! Libertà per tutti i prigionieri politici in Turchia!

Su ordine della procura di Ankara, la polizia della capitale turca ha perquisito numerose abitazioni e arrestato nove membri della Federazione delle associazioni giovanili socialiste (SGDF). 

Questo apparentemente segue la “Dimostrazione rivoluzionaria contro l’imperialismo” che ha avuto luogo il 26 maggio presso la Middle East Technical University (ODTÜ) ad Ankara. Durante i raid, gli interni delle case sono stati vandalizzati e la polizia ha abusato verbalmente dei presenti. Non è chiaro di cosa siano specificamente accusati i detenuti e il numero delle detenzioni potrebbe aumentare ulteriormente. Erano i giovani dell’SGDF ad essere stati oggetto di un attacco di Daesh (con l’aiuto dei servizi turchi) il 20 luglio 2015 a Suruç. I 33 giovani uccisi. Stavano per tenere una conferenza stampa prima di partire per Kobanê per portare aiuti umanitari e contribuire alla ricostruzione della città. Altre 104 persone sono rimaste ferite nell’attacco.

Guerra di classe 1: a Parma le coop Kamila e alleanza 3.0 mandano la polizia a caricare e sgomberare il picchetto dei lavoratori che scioperano per la stabilizzazione e contro gravi forme di caporalato all’interno del magazzino

Solidarietà ai lavoratori che resistono, criminali sono i padroni che ricattano e sfruttano!

Da radiondadurto

Celerini e carabinieri del reparto mobile sono intervenuti questa mattina davanti ai cancelli del magazzino Kamila a Parma per rimuovere il picchetto dei lavoratori in sciopero per la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato ed il rispetto del contratto collettivo. In questo grande centro che gestisce la distribuzione delle merci dei supermercati COOP ALLEANZA 3.0 a Parma e dell’Emilia, lavorano circa 100 persone, con due cooperative e tantissimi hanno contratti precari.

L’Adl Cobas, che ha indetto lo sciopero e la mobilitazione, denuncia anche gravi forme di caporalato all’interno del magazzino. I lavoratori oggi sono stati spostati di peso da un ingento contingente di digos, celerini e carabinieri, ma sono rimasti in presidio per poi spostarsi davanti ad un supermercato per denunciare quanto accaduto ed intendono proseguire la vertenza.

Ci spiega le motivazioni della mobilitazione e cosa è accaduto questa mattina Silvio Rosati dell’ADL Cobas:

Guerra di classe 2: cariche della polizia a Roma sui movimenti per il diritto all’abitare. Massima solidarietà ad occupanti e solidali che resistono per rivendicare un diritto di tutti

Cariche della polizia oggi a Roma contro la manifestazione dei Movimenti per il diritto all’abitare capitolini all’esterno degli “stati generali del patrimonio” del Comune della Capitale in corso alla centrale Montemartini di viale Ostiense. La celere ha risposto con le manganellate alla richiesta di decine di compagne e compagni, occupanti e solidali delle occupazioni romane, di partecipare a un dibattito dal quale chi vive sulla propria pelle l’emergenza abitativa è escluso.

La corrispondenza a Radio Onda d’Urto di Margherita, dei Blocchi Precari Metropolitani.

Brasile: terrorismo di Stato in stile nazista… “Soffocato col gas nel bagagliaio”

Durante il massacro di Penha, di cui si sono occupati anche diversi mezzi di stampa borghesi, la polizia del fascista Bolsonaro, tra le tante azioni contro la popolazione della favela ha anche ucciso un uomo chiuso in un bagagliaio con il gas…

“I video pubblicati sui social sono scioccanti. Si vede un uomo ammanettato dalla polizia e poi infilato a forza nel vano portabagagli. Lui si lamenta, lancia grida che sembrano ululati. I tre agenti insistono e alla fine chiudono il portellone sulle gambe che restano fuori, a penzoloni. Due tengono fermo lo sportello, il terzo afferra una granata lacrimogena e la scaglia all’interno. Dall’abitacolo della vettura si alza un fumo denso, bianco. E’ il gas che si sprigiona, misto a peperoncino. Intorno la gente osserva incredula e sgomenta. Qualcuno osa lanciare un allarme: «Lo state uccidendo, così muore». Non si avvicinano. La polizia fa sempre timore. Prima spara e poi parla. (La Repubblica)”

dal giornale A Nova Democracia dei compagni brasiliani

MASSACRO DI PENHA A RIO: TORTURE, SPARATORIE CONTRO I RESIDENTI E MACABRE ESECUZIONI 

martedì 31 maggio 2022

pc 31 maggio - Le truppe NATO in Kosovo a guida italiana si addestrano per soffocare le proteste popolari

Kosovo, il premier Kurti: “Stiamo per presentare domanda di adesione a Nato e Ue”: un'altra pedina del blocco imperialista USA/UE da usare contro l'imperialismo russo

Si è conclusa, a Pristina, in Kosovo, l’esercitazione “Frozen Sabre 2022”. 

In campo vari assetti di KFOR, forza multinazionale della NATO composta da circa 3.700 unità provenienti da 28 nazioni, pronta ad intervenire in tutto il Kosovo.

Lo scenario prevedeva la presenza di manifestazioni violente e blocchi stradali creati dai manifestanti.

I Regional Command West (RC-W), a guida italiana, è intervenuto con unità antisommossa per ripristinare le condizioni di sicurezza e ha avuto rinforzi dal Battaglione della riserva tattica di KFOR (KTRBN) e dall’Unità Specializzata Multinazionale (MSU) dell’Arma dei Carabinieri.

Il Freedom of Movement Detachment (FOMD) del Joint Logistic Support Group (JLSG) di KFOR ha assicurato il ripristino della percorribilità stradale mentre, l’Intelligence Surveillance and Reconnaissance Battalion (ISRBN) , comandata da un ufficiale della Brigata Informazioni Tattiche dell’Esercito Italiano, durante tutta la simulazione ha garantito l’osservazione sull’area prima e durante le operazioni. Il Maggior Generale Kajari, nel suo discorso conclusivo ha espresso la propria gratitudine e apprezzamento per la professionalità, la dedizione e l’impegno dimostrati da tutti i soldati di KFOR che hanno preso parte all’esercitazione “FROZEN SABRE”, che è stata pianificata ed eseguita sotto la guida del vice Comandante, Brigadier Generale Luca Piperini.

pc 31 maggio - I nodi posti dalla lotta della Gkn e il ruolo degli operai nella battaglia sindacale e politica

Dall'articolo del giornale di maggio di proletari comunisti

"...la lotta, l’esperienza della Gkn, noi pensiamo che tocchi dei nodi attuali e futuri della battaglia della classe operaia e dia a tutte le altre fabbriche delle lezioni importanti.

Noi apprezziamo la posizione e la concezione di questi operai di porre con chiarezza le questioni anche complesse e difficili. Proprio per questo anche noi vogliamo cominciare ad affrontare alcuni di questi nodi su cui occorre distinguere il giusto dalla confusione o dallo sbagliato. 

Il fatto che questa manifestazione fosse stata costruita direttamente dagli operai è il fattore di qualità/distinzione della stessa. Mantenere questo carattere proletario era ed è quindi l’aspetto che va fatto crescere, in una situazione non facile, ma che garantisce che le parole e il fare mantengano il “bandolo di classe”.

Per questo bisogna perseguire il necessario non il possibile. In una grande manifestazione come quella del 26 era importante che soprattutto la voce degli operai in lotta si sentisse per mantenere e far andare avanti la direzione di classe proletaria della mobilitazione. Ma questo problema è emerso anche in alcuni giri dell’importante ed esemplare tour fatto dal Collettivo Gkn nei mesi precedenti la manifestazione. In alcune città, soprattutto al sud, ci si è riferiti per organizzare assemblee alle realtà possibili, più facilmente disponibili, centri sociali, movimenti, mentre il necessario era, anche in situazioni non facili, andare alle fabbriche più significative anche lì dove il

pc 31 maggio - Rilanciare a livello nazionale la lotta contro le delocalizzazioni, intorno alla GKN unire tutte le fabbriche in lotta. Bisogna vincere!

Dagli operai della Gkn: 

"Se chiediamo un incontro urgente alla Regione presso il presidio e non riceviamo risposta, il presidio viene urgentemente in Regione. Qua finisce ogni rapporto non chiaro e "privatizzato" tra istituzioni e azienda. Se vi sembriamo una rana da bollire, guardateci un pochino più da vicino. Imparando da tutte le vertenze che sono state raggirate, per il riscatto di tutti quelli che nella nostra condizione sono stati logorati e sconfitti, noi siamo ancora qua. E forse alla fine non cambieremo nulla ma non smetteremo mai di "entrare nella stanza dei bottoni per raccontarvi tutto".

#insorgiamo

pc 31 maggio - RIFONDAZIONE ABBANDONA LA SUA POSIZIONE DI CONTRARIETA' ALL'ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA DELL'ATLANTICO DEL NORD

Il sito web di Rifondazione pubblica, mercoledì venticinque maggio, riprendendolo dal quotidiano il manifesto, un articolo di Guido Liguori sul centenario della nascita di Enrico Berlinguer, la fondamentale importanza e l’indubbia attualità del suo pensiero.

A parte il fatto che tutto lo scritto è un assurdo panegirico di colui che avviò la “soluzione finale” applicata al partito revisionista, ciò che colpisce è che non si fa cenno – a nostro avviso volutamente – a quello che senza tema di smentite è stata l’intervista più importante rilasciata dal politico sassarese.

Si tratta di quella concessa a Giampaolo Pansa, pubblicata sul "Corriere della Sera" nel giugno del 1976, nel corso della quale chiariva bene quali fossero le sue intenzioni riguardo all’Organizzazione Terroristica dell’Atlantico del nord.

Ad aiutare la nostra memoria pensa proprio il sito internet a lui dedicato che, in occasione della ricorrenza, rispolvera il testo della chiacchierata di cui sopra, permettendo così di citarla senza incorrere in pericolosi errori od omissioni.


L’allora segretario del partito revisionista, rispondendo alla domanda se «il Patto Atlantico può essere anche uno scudo utile per costruire il socialismo nella libertà…» affermava una cosa gravissima per