Il 2 dicembre, nella seconda udienza ai due padroni della fabbrica Montello, il giudice Davide Pozzi di Grumello del Monte (BG) non ha fatto neanche parlare gli avvocati, né depositare i nuovi atti portati dall'Avv. Gianluca Vitale nostro difensore che dimostravano la legittimità del Movimento femminista proletario rivoluzionario (Mfpr) ad aver fatto la denuncia; subito questo giudice ha letto il dispositivo e la motivazione, già scritti, e quindi dopo neanche 5 minuti ha chiuso l'udienza, con un “non luogo a procedere” nei confronti dei padroni della Montello.
Per dire questo il giudice Pozzi si è appigliato ad un vizio formale: mancata autentica della firma della responsabile dell'Mfpr che aveva fatto la denuncia/querela. Un appiglio finalmente trovato... Questo problema formale poteva essere rilevato dal primo momento quando era stato accettato il deposito della denuncia/querela, poi vi era stato il rinvio a giudizio dei padroni della Montello, è stato avviato il processo, vi era stata già una prima udienza... “tutto regolare”... Oggi, invece, improvvisamente, viene rilevato il “grave” difetto formale; un difetto che poteva benissimo essere sanato stamattina data la presenza all'udienza della responsabile del Mfpr.
E' stato evidente che il giudice, in realtà, ha usato questo appiglio per non entrare nel merito della denuncia che aveva dato vita al processo: l'azione minacciosa, ricattatoria fatta dai padroni della Montello verso le operaie dello Slai cobas sc, a cui si chiedeva se erano appartenenti al Movimento femminista proletario rivoluzionario o se erano d'accordo con l'azione del Mfpr (che aveva fatto iniziative di solidarietà durante la lotta delle operaie), come se questo fosse reato...; un'azione questurina, intimidatoria, volta a bloccare una grande e lunga lotta, e per imporre un rientro al lavoro alle condizioni discriminatorie, di sfruttamento, di attacco alla sicurezza e salute, che continuano tuttora e diventano sempre peggiori. Il giudice non ha voluto entrare nel merito dell'attacco, azione diffamatoria contro il Movimento femminista proletario rivoluzionario, la cui attività di solidarietà era stata addirittura segnalata ai carabinieri.
Ma i padroni della Montello non hanno affatto vinto! Certo, la (in)giustizia borghese per questa volta li ha voluti sottrarre ad una condanna, però i padroni non ne escono assolti, ma solo “non giudicati”! Per questo giudice un “timbro” vale più di una condizione di lavoro fatta di rischio esuberi, di pagamenti irregolari, di ore di lavoro in piedi a mettere le mani nella “merda” nell'attività di selezione rifiuti, di braccia, gambe, corpi ammalati, di discriminazione, di minacce, intimidazione, per creare divisione tra le lavoratrici e tra lavoratrici e lavoratori, ecc. ecc.
Ma tutto questo scompare per un timbro... Questa è la (in)giustizia al servizio dei padroni; questi sono giudici che hanno già la sentenza in tasca, quella più comoda, anche per non faticare troppo...
MA PADRONI, GIUDICI NON SI ILLUDANO!
Dimostrano solo che cercano pietosamente di salvarsi dal giudizio dei lavoratori, delle donne.
E' STATA LA PRIMA VOLTA DOPO DECENNI CHE I PADRONI ERANO PROCESSATI – quando normalmente lo sono le lavoratrici, le loro lotte – QUESTO NESSUN GIUDICE LO POTRA' CANCELLARE!
La lotta delle operaie della Montello dello Slai cobas sc, la mobilitazione al fianco delle operaie del Mfpr continuerà, perchè i problemi restano e sono tanti.
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario