Femminismo proletario rivoluzionario - La lotta delle operaie Evoca verso la nuova assemblea nazionale telematica delle donne lavoratrici del 19 novembre

Ancora una volta a pagare i costi del profitto saranno soprattutto le donne: il gruppo EVOCA annuncia altri 220 licenziamenti per delocalizzazione della produzione di SaGa Coffee di Gaggio Montano in Lombardia e Romania. L'80% sono donne


Fare sacrifici in fabbrica per diventare più produttive, non salva i posti di lavoro. La politica della concertazione sindacale è solo una strategia per far passare pezzo per pezzo i piani industriali dei padroni. Il caso SaGa Coffee 
(SAECO-GAGGIA), gruppo EVOCA: dai 74000 euro di incentivi sbandierati dai confederali ai licenziamenti di 220 operaie.

Altri 220 licenziamenti, un doppio colpo per le operaie che sono circa l’80% , in una zona montana al centro dell’appennino emiliano dove la fabbrica ‘è tutto’, in un settore come quello delle macchinette da caffe’ in forte espansione.

Lo stabilimento viene chiuso a seguito delle acquisizioni che la multinazionale ha fatto in questi anni per accentrare marchi noti nel settore, recupero di brevetti e quote di mercato, (usando in questo caso i due prestigiosi marchi del made in italy, Saeco e Gaggia per allargarsi all’estero) del parallelo sviluppo di nuovi impianti come in Romania, della riorganizzazione produttiva con il via libera confederale, degli stabilimenti nella bergamasca per la massima produttività: esuberi incentivati ‘proposti’ alle numerose operaie RCL, a ridotte capacità lavorative per l’usura provocata dalle linee di montaggio di pari passo con l’assunzione di precari; aumenti dei ritmi individuali; l’abuso dei cds prima e della cig poi come strumento di flessibilità per ristrutturare tempi di lavoro, organici sulle linee e la capacità produttiva generale.

Lo stop alla produzione per la SaGa Coffee è stato annunciato per marzo e la dismissione della fabbrica entro il 2022.

Nel 2020 il licenziamento incentivato con 74000 eu di circa 60 operaie della SaGa coffee, dai sindacati confederali è stato sbandierato come un risultato positivo per la tenuta dell’occupazione e delle prospettive industriali dello stabilimento, mentre nel 2015 avevano già contrattato la riduzione ‘volontaria’ di oltre 200 operaie quando ancora lo stabilimento era Philips.

Come lavoratrici Slai Cobas s.c. siamo con le operaie che hanno iniziato a presidiare lo stabilimento bloccando i tentativi di Evoca di riportare la merce a Valbrembo, dove è possibile lo spostamento di parte della produzione.

Lotta contro la repressione - Numerose denunce nel blog SOCCORSO ROSSO PROLETARIO

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Sindacato di classe - Saga Coffee FARE SACRIFICI IN FABBRICA PER DIVENTARE PIÙ PRODUTTIVI, NON SALVA I POSTI DI LAVORO.

FARE SACRIFICI IN FABBRICA PER DIVENTARE PIÙ PRODUTTIVI, NON SALVA I POSTI DI LAVORO. LA POLITICA DELLA CONCERTAZIONE SINDACALE È SOLO UNA STRATEGIA PER FAR PASSARE PEZZO PER PEZZO I PIANI INDUSTRIALI DEI PADRONI IL CASO SAGA (SAECO-GAGGIA) COFFEE GRUPPO EVOCA, DAI 74000 EURO DI INCENTIVI SBANDIERATI DAI CONFEDERALI AI LICENZIAMENTI DI 220 OPERAIE.

Altri 220 licenziamenti, un doppio colpo per le operaie che sono circa l’80% , in una zona montana al centro dell’appennino emiliano dove la fabbrica ‘è tutto’, in un settore come quello delle macchinette da caffe’ in forte espansione.

Lo stabilimento viene chiuso a seguito delle acquisizioni che la multinazionale ha fatto in questi anni per accentrare marchi noti nel settore, recupero di brevetti e quote di mercato, (usando in questo caso i due prestigiosi marchi del made in italy, Saeco e Gaggia per allargarsi all’estero) del parallelo sviluppo di nuovi impianti come in Romania, della riorganizzazione produttiva con il via libera confederale, degli stabilimenti nella bergamasca per la massima produttività: esuberi incentivati ‘proposti’ alle numerose operaie RCL, a ridotte capacità lavorative per l’usura provocata dalle linee di montaggio di pari passo con l’assunzione di precari; aumenti dei ritmi individuali; l’abuso dei cds prima e della cig poi

Internazionalismo - Facciamo della “Giornata internazionale d'azione” del 24 novembre contro la campagna militare “prahar” scatenata dal governo fascista Modi un grande successo!

 

P ARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA)

Comitato Centrale

Comunicato stampa

7 novembre 2021


Facciamo della “Giornata internazionale d'azione” del 24 novembre contro la campagna militare “prahar” scatenata dal governo fascista Modi un grande successo!

Nel 2009 le classi dominanti indiane lanciarono la Operazione Green Hunt, una guerra contro popolo agli ordini degli imperialisti allo scopo di sradicare il movimento rivoluzionario. Da allora tante organizzazioni proletarie internazionali, organizzazioni di sinistra, democratiche e rivoluzionarie si sono fatte avanti per opporsi a questa operazione. Poi, nel 2011, in seguito all’assassinio del compagno Kisanji (membro del nostro Ufficio Politico), tante organizzazioni proletarie, e altri organizzazioni e partiti maoisti costituirono insieme a a Milano, Italia, un comitato internazionale a sostegno della guerra popolare in India (ICSPWI) che negli ultimi 10 anni ha sostenuto la Guerra popolare in India da una prospettive di classe, proletaria e internazionale. Questa organizzazione si oppone oggi alla campagna militare Prahar-3, che è una campagna repressiva controrivoluzionaria delle classi dominanti indiane Hindutva. Per opporsi alla campagna Prahar-3 e a sostegni della guerra popolare in India, hanno deciso di tenere il prossimo 24 novembre (decimo giorno del martirio del compagno Kisanji) una Giornata internazionale d’azione. Il Comitato Centrale del nostro partito rivolge il suo saluto rivoluzionario all'ICSPWI. Il Partito fa appello alle organizzazioni di massa rivoluzionarie di tutto il paese, ai Comitati Popolari Rivoluzionari e al EGPL a fare della Giornata internazionale d’azione un grosso successo. Facciamo appello ai simpatizzanti rivoluzionari di tutto il paese, alle organizzazioni di sinistra, democratiche e patriottiche, alle forze laiche anti-Hindutva, ai proletari, contadini, studenti, intellettuali, donne, alle minoranze, ai dalit e agli adivasi a parteciparvi e farne un successo.

Nei giorni scorsi il fantoccio delle multinazionali, il fascista Modi, ha stretto nuovi protocolli di intesa con le aziende imperialiste. Modi ha battuto ogni primato mondiale di svendita del paese e imposizione di un regime fascista in India. Perciò le agenzie internazionali di rating sbandierano Modi come lo statista più popolare al mondo.

Il 26 settembre 2021, i primi ministri dei 10 stati dell’India in cui agisce il movimento maoista e alti funzionari della presidenza del ministro degli Interni centrale, Amit Shaw, hanno concordato, presentandolo come un piano di sviluppo, un piano controrivoluzionario grazie a cui si intensificheranno le campagne oppressive nella parte centrale dell'India. . Più recentemente, il 3 novembre, hanno dichiarato che le loro truppe sono pronte e che in Odisha e Chattisgarh sarebbero arrivati stati creati 24 campi di polizia. Non c’e nessun programma di welfare nel presunto piano di sviluppo dichiarato dal ministro dell'Interno. Il nostro partito che condanna questa offensiva controrivoluzionaria e fa appello al popolo di questo paese, a prepararsi per risolvere i problemi vitali del popolo.

Da una parte, nell’ultimo anno i contadini, con forte determinazione e spirito combattivo, hanno lottato contro le leggi anti-contadine, dall’altra, gli adivasi del Bengala occidentale, Jharkhand, Odisha, Chattisgarh, Andhra Pradesh, Telangana e Maharashtra stanno combattendo per la terra e il controllo su foreste e acque. E allora il governo mobilita le sue truppe e installa campi di polizia, per reprimere il movimento adivasi in Dandakaranya, Jharkhand, AOB e Odisha. Da 6 mesi continua il movimento contro i campi di polizia in Silinger, distretto di Sukma, Chattisgarh, nonostante la dura repressione. Lo scopo della campagna Prahar-3 è sradicare tutti i movimenti di massa, di qualsiasi tipo. Le forze del governo Hindutva definiscono il movimento rivoluzionario diretto dal PCI (maoista) una minaccia alla sicurezza interna. In realtà, sono la cricca dominante fascista di Modi e Amit Shaw la vera minaccia e la più pericolosa per la vita e il benessere della popolo di questo paese. La cricca al potere pianifica l’eliminazione del movimento rivoluzionario senza risolvere i problemi vitali di questo paese. Condanniamo con forza i nefasti piani del governo e facciamo appello al successo della Giornata Internazionale d’Azione del il 24 novembre. La Prahar-3 e le altre campagne repressive non fermeranno i movimenti rivoluzionari. Chiamiamo le masse a intensificare la loro lotta e sollevarsi in massa per la vittoria della rivoluzione di nuova democrazia in India. Combattiamo fino all'ultimo e otterremo la vittoria finale.


Il 24 novembre organizziamo manifestazioni e assemblee in tutti i villaggi contro la Prahar 3!

Teniamo iniziative pubbliche nei centri del movimento e opponiamoci alla campagna Prahar 3!

Facciamo una campagna di propaganda su larga scala, smascheriamo le menzogne delle forze Hindutva e della Operazione Prahar 3!

Bruciamo ritratti di Modi, Amitshaw, Bhagavath e denunciamo il loro piano repressivo, inviamo rapporti e denunce alle organizzazioni internazionali per i diritti umani, compreso l’ICSPWI!


 Comitato Centrale, PCI (maoista)

giovedì 11 novembre 2021

Lotte proletarie - Nessun divieto e limitazione è accettabile per il corteo di Napoli del 13 novembre - info degli organizzatori

PUNTO DELLA SITUAZIONE PER CHI PARTECIPERA’ ALLA MANIFESTAZIONE

DI SABATO 13 NOVEMBRE A NAPOLI

Il nostro obiettivo è garantire il corteo e l’agibilità dei disoccupati, lavoratori, precari di poter manifestare contro la repressione, l’ulteriore stretta repressiva usando la crisi sanitaria e le politiche del Governo Draghi.

La Questura di Napoli ha indicato un presidio statico a Piazza Garibaldi o Piazza Plebiscito a seguito della circolare del Ministero degli Interni sul divieto di cortei il fine settimana nei centri cittadini.

Il movimento ha deciso di organizzarsi per garantire che il corteo si faccia: chiariamo a tutte e tutti che l’obiettivo quindi della giornata è una manifestazione partecipata, ampia e che veda gli interventi di lavoratori e lavoratrici, disoccupati e disoccupate, precari e studenti, realtà di lotta. Noi vogliamo partire da Piazza Garibaldi ed arrivare a Piazza Plebiscito. E lo faremo.

Il nostro movimento è in piazza tutti i giorni e l’importanza di questa mobilitazione per noi nel rompere l’isolamento e dare visibilità ed allargare la solidarietà attorno alle ragioni della nostra lotta. Il corteo aprirà con un chiaro riferimento all’indagine di Associazione a Delinquere che coinvolgerebbe alcuni

Repressione - NESSUN DIVIETO A MANIFESTAZIONI/CORTEI SINDACALI E SOCIALI - per gli interessi di commercianti, ristoratori... e padroni naturalmente

Il governo con le ultime disposizioni alle Prefetture del Ministero degli Interni pone una pesante restrizione, divieto di fatto, a tutti i cortei e manifestazioni. Prende a pretesto le manifestazioni Novax-Nogreen pass (che invece continuano ad essere permesse sia pur con un formale ed inutile "non autorizzazione" e minacce di sanzioni), per, in realtà, limitare fortemente i cortei sindacali, di opposizione sociale e politica proletaria a padroni e governo, in un momento in cui le lotte e le manifestazioni per il lavoro, per il salario, per la sicurezza/salute, per i diritti sono quanto mai in corso, necessarie e urgenti.

Il Ministero degli Interni ha permesso ignobili iniziative reazionarie dei novax, come l'attacco alla Cgil e ad un Ospedale di Roma - che non si sarebbero potute fare senza il "lasciapassare" della polizia (piena di novax) - e ora pretende in nome di queste manifestazioni di imporre restrizioni a tutte le manifestazioni, in particolare quelle proletarie, di studenti, donne, disoccupati, attaccando diritti costituzionali.

Ma la cosa più inaccettabile è che queste restrizioni vengono fatte in realtà per difendere gli interessi economici di commercianti, ristoratori. 

Scrive infatti la Direttiva ai prefetti del Ministero degli Interni (che riportiamo sotto integrale)

Quindi, mettendo sullo stesso piano i diritti di lotta, di manifestazione con il "diritto" al profitto dei padroni di negozi ed esercizi - anzi questo viene messi su un piano più elevato, visto che il "diritto" al profitto si difende mentre i diritti delle masse si contraggono.

Prima il governo ha permesso le manifestazioni di protesta di commercianti, ristoratori per i loro mancati utili - a cui i mass media hanno dato largo e immeritato spazio, come ora per i novax -, ora sempre in nome di questi padroni e padroncini, per non disturbare le loro vendite/entrate, vuole confinare i cortei in zone periferiche in cui non siano visibili e non diano fastidio agli affari dei commercianti.

Nello stesso tempo, la Direttiva parla della nuova ondata pandemica, ma ancora una volta il governo, in questa situazione aggira il vero problema, la sua responsabilità di fare la vaccinazione per tutti, obbligatoria, e invece "si impegna" sul fronte della repressione.

Questo non deve passare!  

Il diritto di manifestazione si difende esercitandolo!



Internazionalismo e imperialismo - si accende la Tunisia - scontri con morti e feriti ad Agareb SFAX - corrispondenza

 

Agareb (Sfax) un morto e vari feriti negli scontri tra manifestanti conto la riapertura di una discarica e polizia, una stazione della guardia nazionale data alle fiamme.

Da due giorni proseguono scontri violenti dopo la decizione di riaprire una discarica a cielo aperto nel piccolo villaggio di Agareb a pochi chilometri dalla seconda città del paese, Sfax, da cui provengono tonnellate di rifiuti.


La popolazione di Agareb avevo vinto settimane fa la battaglia a difesa della propria salute per chiudere tale discarica vicino il loro villaggio e quando è stata annunciata la sua riapertura hanno organizzato blocchi stradali e affrontato le forze di polizia che hanno sparato ingenti quantità di gas lacrimogeno sia ieri che oggi provocando la morte per intossicazione di un giovane manifestante di 35 anni, Abderrazak Al-Ashahab, e l'ospedalizzazione di molti altri tra cui donne e bambini.

La decisione di riapertura della discarica è stata presa in seguito alle polemiche nate dal fatto che non avendo trovato una soluzione alternativa per lo smaltimento dei rifiuti, la città di Sfax da oltre 40 giorni è diventata invivibile dato che è stato sospeso il servizio dei netturbini municipali.


Il problema dello smaltimento dei rifiuti in Tunisia è molto grave non essendosi dotato lo stato di metodi che non impattano negativamente sulle popolazionie l'ambiente: la maggior parte dei rifiuti viene infatti semplicemente scaricato in discariche in aree rurali e a ridosso di piccoli centri urbani o semplicemente sotterrato.


I manifestanti denunciano inoltre i soliti vecchi metodi di repressione poliziesca in piena continuità con i vecchi regimi e che continuano in questa fase di stato d'eccezione in cui il presidente della repubblica Kais Saied dopo il 25 luglio ha assunto i pieni poteri e solo recentemente è stato affiancato da un nuovo governo di cui ha nominato la prima ministra e che affianca presiedendo i consigli dei ministri.


In seguito alla morte del giovane Abderrazak, i manifestanti hanno costretto la guardia nazionale d'istanza nel villaggio di Agareb a ritirarsi dando alle fiamme la stazione di polizia, di conseguenza alcuni mezzi militari sono stati mandati a presidiare gli edifici pubblici del villaggio.

mercoledì 10 novembre 2021

Denuncia politica - Stato e governo contro le lotte proletarie mentre protegge i fascisti: i bottegai fascioleghisti di IoApro a congresso per organizzarsi in una formazione politica

Il governo ha usato gli utili idioti no green pass e permesso ai fascisti no vax di essere alla testa dei movimenti reazionari che hanno preso d'assalto la sede nazionale della CGIL così come li ha lasciati agire indisturbati nei loro attacchi squadristi verso gli ospedali, i medici, mentre ora impone limiti e restrizioni alle manifestazioni alle lotte proletarie, sindacali e politiche, contro padroni e governo. 

Lo Stato e questo governo dei fascisti ne hanno sempre bisogno e lascia che si organizzino. I commercianti fascisti di IoApro, con i loro referenti politici, Salvini al governo e Meloni all'"opposizione", vanno a congresso per costituirsi in forza politica che raccatterà tutta la feccia neofascista e reazionaria. E nessuno sbirro entra nella sala per impedire assembramenti così come invece fa sistematicamente contro le manifestazioni dei lavoratori. Le connivenze tra il ministero dell'Interno e i fascisti sono una realtà da denunciare e contro cui lottare.



IoApro diventa movimento politico, dall’assalto alla Cgil al congresso: «Si entra senza Green pass»

open 10 NOVEMBRE 2021 

Tra loro anche uno dei leader fondatori: Biagio Passaro, brand manager del franchising Regina Margherita (tra Modena e Bologna, ndr), scarcerato il 27 ottobre scorso dopo essere finito in manette insieme ad altri 11 per l’assalto alla sede della Cgil

Il primo congresso nazionale di IoApro è appena cominciato. Al Gate hotel di Firenze si sono dati appuntamento tanti dei ristoratori che nelle settimane e nei mesi scorsi hanno protestato senza sosta contro le restrizioni e le chiusure imposte dal governo ai pubblici esercizi come misura di contenimento dei contagi da Coronavirus. La data di oggi rappresenta uno spartiacque per tutti loro: è il giorno che sancisce ufficialmente la trasformazione del movimento in forza politica. I partecipanti si stanno organizzando in queste ore per “Obiettivo 2023”: Il riferimento è chiaramente alle future elezioni politiche. Il congresso di oggi si è svolto a porte chiuse e ai partecipanti, stando a quanto annunciato nei giorni scorsi dallo stesso movimento su Facebook, non è stato richiesto il Green pass per entrare in sala.

Tra loro c’è ovviamente anche uno dei leader fondatori di IoApro: Biagio Passaro, brand manager del franchising Regina Margherita, scarcerato il 27 ottobre scorso dopo essere finito in manette insieme ad altre 11 persone per l’assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre, nel

Capitalismo e ambiente - La distruzione dell’ambiente crea nuovi disoccupati e “nuovi” lavori, ma soprattutto altri profitti milionari per i padroni

Che rapporto c’è tra i lavoratori e l’ambiente, anzi, con la sua distruzione, dovremmo dire adesso visto che questa distruzione è diventata “normale”? Bisogna dire che non è sempre facile mettere le due cose in relazione. Il caso di un pescatore (e di tanti altri come lui) dell’Honduras emigrato negli Stati Uniti, riportato dalla rivista online Linkiesta è emblematico.

“…la siccità legata ai cambiamenti climatici ha colpito il suo lavoro. Per cui ha deciso di emigrare negli Stati Uniti. E il paradosso è che quegli stessi disastri climatici che nel suo Paese d’origine hanno distrutto il suo unico mezzo di sostentamento, in un altro Paese sono diventati invece quello che gli dà da mangiare.” Sì ma come e a che prezzo?

“Alvarado – questo è il nome del pescatore - è uno dei sempre più numerosi addetti, principalmente migranti, che seguono le catastrofi naturali negli Stati Uniti, dagli incendi agli uragani, lavorando nella pulizia e nella ricostruzione dei territori. Sono coloro che si guadagnano da vivere dragando i fanghi e ripulendo gli edifici colpiti dalle fiamme. Una fetta del mercato del lavoro in piena espansione, perché – mentre si attendono risposte concrete dalla Cop26 – i disastri diventano sempre più frequenti…”

La giornalista Sarah Stillman “ha trascorso l’ultimo anno seguendo persone come Alvarado per il suo ultimo reportage pubblicato sul New Yorker, scoprendo le condizioni più che precarie di questi lavoratori, spesso privi di documenti e con livelli di sicurezza e paghe molto basse.”

«Sono scivolato dal tetto di una casa e sono caduto sul vialetto», ha raccontato Mariano Alvarado, che ha lavorato negli interventi di ricostruzione in Florida dopo l’uragano Michael. «La società non si è

Imperialismo e immigrazione - Il contesto in cui si muove la guerra dei migranti

Riportiamo stralci da una denuncia di Alex Zanotelli, missionario comboniano rispetto alle politiche razziste dei governi europei e italiani e un articolo di approfondimento da Limes, per mettere a fuoco il contesto e gli interessi in cui si muovono i vari governi nello scontro inter imperialista dei paesi dell'area. 

È mai possibile che oltre l’80 per cento degli 82 milioni di profughi nel mondo, siano accolti dai paesi impoveriti, mentre il ricco Occidente costruisce solo muri? 

...ben dodici paesi europei hanno chiesto all’Unione Europea di finanziare la costruzione di muri anti-migranti. Si tratta di Estonia, Austria, Bulgaria,Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia. Ma nonostante il diniego della UE a realizzare questa loro richiesta, sia la Lituania che la Polonia stanno costruendo muri ai confini con la Bielorussia. La Grecia, oltre alla barriera marittima lungo il fiume Evros, al confine con la Turchia, ha annunciato la costruzione di una nuova barriera marittima lunga 2,7 chilometri tra la Turchia e l’isola di Lesbo .La Slovenia ha costruito un muro ai confini con la Croazia e l’Austria con la Slovenia. La Bulgaria costruirà un muro di 235 chilometri per bloccare gli arrivi dalla Turchia. È l’Unione dei fili spinati, altro che Unione Europea!

...da quasi un mese, a Tripoli, davanti alla sede Nazioni uniti dei rifugiati, per chiedere la loro evacuazione dalla Libia verso paesi vicini. E noi vogliamo dare voce al loro grido di enorme sofferenza. Perché il dramma dei rifugiati in Libia è in gran parte responsabilità dell’Italia. Questo grazie al Memorandum Italia-Libia e al nostro finanziamento della Guardia costiera libica che in quest’anno ha riportato in Libia oltre 26.000 profughi che hanno tentato la fuga via mare.

I migranti fra Polonia e Bielorussia, il confine Italia-Grecia e altre notizie interessanti

LA BATTAGLIA DEI MIGRANTI [di Mirko Mussetti]

Il governo polacco ha annunciato di aver elevato a 12 mila il numero dei militari a presidio del confine orientale, per fronteggiare l’ingresso di centinaia di migranti dalla Bielorussia.

L’artificiosa crisi migratoria concertata dal regime di Aljaksandr Lukašėnka raggiunge nuovi livelli. L’esercito di Minsk scorta con armi automatiche colonne di migranti – 4 mila secondo le autorità di

Internazionalismo/Campagna internazionale India 24 novembre: contro l'imperialismo italiano (Draghi/Leonardo) che arma il fascista Modi


Sosteniamo la guerra popolare delle masse popolari indiane contro cui il fascista Modi sta scatenando un guerra. Una guerra di cui è corresponsabile l'imperialismo italiano che, con l'incontro durante il G20, ha sbloccato l'invio di elicotteri da guerra di Leonardo/Finmeccanica, in precedenza bloccati da un'inchiesta di mazzette usate per corrompere.

L'imperialismo e i suoi servi agiscono contro i popoli e i proletari nei rispettivi paesi, i proletari e le masse in Italia sono dalla parte della lotta rivoluzionaria del popolo indiano guidato dal Partito Comunista dell'India maoista e ci stringiamo ad esso nella campagna internazionale del 24 novembre. 

L'internazionalismo, la solidarietà internazionalista, sono le armi che rafforzano le lotte dei proletari e dei popoli oppressi contro il comune nemico di classe: l'imperialismo e i regimi fascisti e reazionari al suo servizio.

Dall'appello:

......Oggi, mentre il governo fascista di Modi è nuovamente all’offensiva con la nuova operazione genocida Prahaar-3, mirata a schiacciare completamente la guerra popolare e il PCI (maoista), così come con politiche di repressione fascista contro contadini, Adivasi, Dalit, intellettuali, lavoratori, minoranze religiose e i popoli di Kashmir, Assam e Manipur, è più che mai necessario attivare tutta la nostra solidarietà internazionalista per dimostrare al governo fascista e genocida di Modi, che il PCI (maoista), la guerra popolare che conduce e le masse dell'India non sono sole.ù

Questo 24 novembre 2021, abbiamo fatto appello a realizzare azioni alle ambasciate, consolati e altre istituzioni e interessi dell'India nel mondo, secondo le condizioni nazionali e locali di ciascun paese, per serrare come un pugno l’unità di solidarietà internazionalista e colpire con determinazione il regime fascista e genocida Modi e la sua nuova operazione genocida Prahaar-3, mostrando a pugni alzati il nostro incondizionato sostegno alle masse popolari dell'India, alla gloriosa guerra popolare e al partito che la guida come parte inseparabile della Rivoluzione Proletaria Mondiale.

STOP PRAHAAR-3!

MORTE AL REGIME FASCISTA E GENOCIDA DI MODI!

VIVA IL PCI (MAOISTA)!

VIVA LA GUERRA POPOLARE IN INDIA!

VIVA L'INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!

Comitato a sostegno della guerra popolare in India - Italia

csgpindia@gmail.com 


da startmag

 Leonardo, ecco come Draghi si muove in India

 di Chiara Rossi

Come cambieranno per Leonardo i rapporti fra Italia e India. Il ruolo di Draghi, secondo la stampa indiana

L’India riapre a Leonardo.

Secondo fonti stampa indiane, Nuova Delhi ha revocato il ban sul gruppo della difesa e aerospazio guidato da Alessandro Profumo. Dal 2014 l’ex gruppo Finmeccanica era estromessa dal paese a causa del caso giudiziario che ha coinvolto la controllata di Leonardo, Agusta Westland.

I vertici erano stati accusati di corruzione internazionale per presunte tangenti pagate proprio in India riguardo la fornitura di 12 elicotteri AW 101 VIP/VVIP al governo Indiano del valore complessivo di 560 milioni di dollari circa.

La decisione segue l’incontro tra il premier indiano Narendra Modi con il presidente del Consiglio Mario Draghi, in occasione del G20 di Roma, confermano le fonti di The Hindu. La revoca del divieto porterebbe a un “rilancio” dei legami tra i due Paesi, sottolinea il quotidiano indiano.

Una decisione, comunque, soggetta a determinate condizioni, tra cui l’impossibilità per la società di intentare una causa civile contro il governo indiano per operazioni precedenti.

Il titolo Leonardo sovraperforma il mercato oggi con un progresso dell’1,38% a 6,61 euro (massimo intraday a quota 6,654 euro)” segnala MF. “Le notizie dall’India sono positive, ma non abbiamo ancora cambiato le nostre stime sul gruppo” sottolinea Banca Akros.

Tutti i dettagli.

LA DECISIONE DEL GOVERNO INDIANO

“Il governo indiano ha deciso di revocare il divieto su Leonardo, l’azienda italiana coinvolta nella vicenda di presunta corruzione per la vendita degli elicotteri Agusta Westland” ha rivelato  The Hindu citando informazioni da fonti anonime del governo di Delhi.

L’INCONTRO TRA MODI E DRAGHI

“La decisione sarebbe una conseguenza del colloquio avuto il 19 ottobre a Palazzo Chigi, a margine del summit del G20, tra il premier italiano Mario Draghi e quello indiano Modi, accompagnato per l’occasione dal ministro degli Esteri indiano S. Jaishankar e dal consigliere per la sicurezza Ajit Doval” evidenzia oggi Il Messaggero.

Secondo il canale indiano Times Now, il ministero della giustizia indiano stava già esaminando il dossier. Il ministro degli Esteri Harshvardhan Shringla ha affermato che sono in corso discussioni tra Italia e India.

COSA HA RIFERITO L’AMBASCIATORE ITALIANO

Interpellato dall’Ansa, l’ambasciatore d’Italia in India Vincenzo de Luca ha definito “auspicabile” la decisione pur non avendo conferma ufficiale, sottolinea il Messaggero.

“Comunque è un segnale del rilancio del partenariato dei due Paesi, basato su multilateralismo rafforzato, cooperazione contro la pandemia, transizione energetica e legami di difesa”, ha commentato l’ambasciatore de Luca a The Indu.

In un’intervista a The Hindu, de Luca ha ribadito che tra tutte le “questioni in sospeso” tra Nuova Delhi e Roma erano “risolte”. Il riferimento, oltre alla causa giudiziaria di Agusta Westland, è anche alla vicenda dei marò italiani in India. Pertanto, i due paesi intensificheranno il lavoro sul “piano d’azione” che era stato concordato durante il vertice virtuale India-Italia nel novembre 2020 tra Modi e l’allora premier italiano Giuseppe Conte.

IL CASO GIUDIZIARIO CHE HA COINVOLTO AGUSTAWESTLAND

Come dicevamo, il divieto indiano è la conseguenza del caso giudiziario che ha coinvolto la controllata di Leonardo, Agusta Westland. I vertici erano stati accusati di corruzione internazionale per presunte tangenti pagate proprio in India riguardo la fornitura di 12 elicotteri AW 101 VIP/VVIP al governo Indiano del valore complessivo di 560 milioni di dollari circa.

“Nel frattempo, Leonardo ha perso opportunità potenzialmente miliardarie nel Paese” ha sottolineato MF.

La scorsa settimana Times Now segnalava che un argomento per revocare il divieto è che Leonardo, partecipata dallo Stato italiano, ha subito una ristrutturazione ed è molto diversa da Augusta Westland, che era una controllata. “In secondo luogo, si suggerisce di lasciare che il divieto, se ce ne fosse uno, continui sulla divisione elicotteri e non sul resto della azienda, una delle più grandi del mondo” aggiunge Times Now. Come ha detto un alto funzionario: “Un’opzione è quella di continuare con il divieto sulla divisione elicotteri, ma non sulle altre sezioni”.

LE CONDIZIONI DI NUOVA DELHI

Pare dunque che dopo il colloquio con Draghi a fine ottobre, il governo Modi abbia deciso di sollevare il blocco contro Leonardo.

“Secondo un alto funzionario del governo di Delhi, l’India avrebbe però posto condizioni per la revoca, tra cui quella di lasciare il divieto sugli elicotteri dell’azienda oggi guidata da Alessandro profumo, riaprendo all’acquisizione di armamenti in altri settori” riporta il Messaggero.

COSA VORREBBE L’INDIA DA LEONARDO

Secondo la stampa indiana, le forze armate indiane trarranno vantaggio dalla revoca del divieto, parziale o totale, non solo acquisendo armi tanto necessarie come i siluri Black Shark, realizzati da WASS, ora di proprietà di Leonardo, ma tenendo il Pakistan fuori dal quadro. Il siluro Black Shark, realizzato da Wass di Leonardo, sarebbe perfetto per i sottomarini Scorpene della Marina indiana.

“A parte le nuove armi tanto necessarie, anche una revoca parziale del divieto aiuterà a ottenere ricambi per sistemi d’arma e altre attrezzature. Dal momento che Leonardo produce missili, cannoni navali, veicoli subacquei senza equipaggio e altre armi”, sottolinea Times Now.

Denuncia politica - DRAGHI CONSEGNA TUTTI I SERVIZI PUBBLICI AI PRIVATI - UN PESANTE PEGGIORAMENTO DEI SERVIZI E DELLE TASCHE DELLE MASSE POPOLARI

Draghi che fin dal primo momento del suo insediamento si è mostrato subito come il più esplicito e coerente rappresentante degli interessi dei capitalisti, delle lobby finanziarie, delle banche, ora fa un altro passaggio essenziale, a favore dei padroni e contro gli interessi delle masse popolari. 

Lo fa con il disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, che per la prima volta vuole consegnare ai privati tutti i servizi pubblici locali senza alcuna esclusione. 

Certo, questo processo di privatizzazione è in corso da tempo e da parte dei vari governi precedenti, ma nessun governo finora aveva messo per legge una completa consegna ai privati di tutti i servizi pubblici locali.

E mentre i mass media, sul Ddl sulla concorrenza, mettono l'accento su tassisti, stabilimenti balneari etc., nessuno mette l’accento sulla sostanza del provvedimento, appunto la privatizzazione dei servizi

Internazionalismo - Onore e gloria al compagno Ka Oris assassinato dal regime fascista di Duterte - Comunicato del Partito Comunista delle Filippine

Le Comité central du Parti communiste des Philippines (CPP) et le Commandement opérationnel national de la Nouvelle armée populaire (NPA) rendent le plus grand hommage et le plus ferme salut rouge à Ka Oris (camarade Jorge Madlos), ancien porte-parole de la NPA. Ka Oris, ainsi que son aide-médecin, Ka Pika, ont été assassinés de sang-froid le 29 octobre 2021 alors qu’ils étaient en route pour faire son examen médical régulier et pour se faire soigner. Ka Oris était âgé de 74 ans.

Le Parti tout entier, toutes les forces révolutionnaires et les amis du mouvement révolutionnaire sont profondément attristés par la mort de Ka Oris. Le Parti, la Nouvelle armée populaire et l’ensemble du mouvement révolutionnaire ont perdu un cadre et un dirigeant important. Mais l’ennemi n’a rien à célébrer avec son meurtre. Bien avant d’être tué, Ka Oris avait déjà inspiré, formé et développé des milliers de successeurs. Son martyre inspire davantage la génération actuelle et les générations suivantes à poursuivre la révolution démocratique du peuple par une guerre populaire prolongée.

Le Comité central présente ses plus sincères condoléances à Ka Maria Malaya, épouse de Ka Oris, à leurs enfants, ainsi qu’à sa famille et aux ami.e.s de Ka Pika. Le peuple philippin est profondément attristé par leur mort. Les larges masses, en particulier les innombrables paysans et Lumads que Ka Oris a personnellement rencontrés au cours de plus de cinq décennies de service révolutionnaire, ressentent un profond sentiment de perte avec la mort de Ka Oris, mais en même temps, sont enragés par la façon dont il a été tué par les fascistes lâches et déshonorants.

Nous condamnons dans les termes les plus forts les Forces Armées des Philippines (AFP), en particulier la 4ème Division d’Infanterie, pour avoir perpétré le meurtre de Ka Oris et Ka Pika et les mensonges ultérieurs propagés par les officiers militaires pour couvrir leur crime. Ka Oris et son assistant étaient à bord d’une moto et traversaient la route depuis le centre de la ville d’Impasug-ong, dans la province de Bukidnon, en direction de la route nationale, lorsqu’ils sont tombés dans une embuscade tendue par des soldats de la 403e brigade d’infanterie.

L’AFP auraient pu facilement les arrêter car ils n’étaient pas armés et n’étaient pas en mesure de livrer bataille. Au lieu de cela, les fascistes les ont achevés par balles dans une démonstration éhontée de leur lâcheté. Il n’y a absolument aucun honneur à assassiner un ennemi sans défense. L’affirmation selon laquelle Ka Oris a été tué lors d’une rencontre armée avec une unité de la NPA est un mensonge gargantuesque étayé par un bombardement aérien de plusieurs millions de dollars dans une montagne voisine, mis en scène pour créer l’impression d’une bataille intense.

Nous savons que le complot visant à tuer Ka Oris a été personnellement dirigé par le tyran lui-même. Sans aucun doute, l’ordre final de tuer Ka Oris a été donné par nul autre que Rodrigo Duterte. Duterte est obsédé par le meurtre des dirigeants du Parti et de la NPA, croyant à tort qu’il pourrait mettre fin à la révolution en tuant ses dirigeants. Au contraire, le sang de Ka Oris nourrira davantage le sol d’où germent et prennent racine les patriotes, les démocrates et les révolutionnaires.

Ka Oris est mort en héros, assassiné par les fascistes alors qu’il se battait pour la cause de la libération nationale et sociale. Jusqu’à son dernier souffle, Ka Oris a été un véritable cadre et combattant communiste. Pendant plus de cinq décennies, il a consacré sa vie entièrement et inébranlablement à la cause de tous les peuples opprimés et exploités pour les libérer du joug de l’impérialisme, du féodalisme et du capitalisme bureaucratique.

En tant que jeune étudiant activiste au début des années 1970, il était motivé par la cause de la démocratie et de l’action sociale, travaillant pour sortir les gens de la pauvreté et de la faim. Il a aidé à organiser ses camarades étudiants sur le campus Musuan de l’Université centrale de Mindanao à Maramag, Bukidnon. Il était en cinquième année d’études d’ingénierie agricole lorsque la loi martiale a été déclarée en 1972, ce qui a cristallisé sa décision de rejoindre la révolution armée.

Il a rejoint la Nouvelle armée populaire dans sa jeunesse et a fait partie de l’une des premières escouades de combattants rouges qui ont fait des percées à Mindanao, en particulier dans le nord de l’île. Il a joué un rôle important dans la croissance de la NPA au cours des années 1970 et 1980. De quelques escouades, la NPA est passée à plusieurs compagnies en menant des actions de masse, des actions militaires et en menant des luttes antiféodales. La NPA s’est battue pour les intérêts des masses paysannes et du peuple Lumad (minorités ethniques) et s’est défendue contre les agents armés de l’État et des grandes sociétés capitalistes d’exploitation forestière et minière et des plantations qui s’emparaient des fermes et des terres ancestrales.

Ka Oris a mis en pratique la ligne du Parti, à savoir la révolution démocratique du peuple par une guerre populaire prolongée, et a constaté par lui-même sa justesse. Le Parti et la NPA se sont enracinés profondément dans la campagne. De nombreuses organisations révolutionnaires de masse ont vu le jour et ont servi de base à la création d’organes de pouvoir politique qui ont gouverné et administré les affaires économiques, politiques, éducatives, culturelles et militaires au niveau du village et au-delà. Malgré les menaces de répression fasciste, des milliers et des milliers de personnes ont rejoint le Parti pour aider à mener la guerre populaire.

Ka Oris a été capturé en 1987 après l’échec des pourparlers de paix avec le gouvernement de Corazon Aquino. Il a été emprisonné pendant cinq ans. Pendant cette période, la NPA à Mindanao a connu l’apogée des erreurs de régularisation prématurée et d’insurrectionnalisme au cours desquelles les combattants rouges de la NPA étaient trop concentrés dans des bataillons disproportionnés par rapport à son étendue horizontale et au détriment du maintien et de l’expansion de la base de masse. En fin de compte, le soutien de masse s’est contracté et s’est avéré insuffisant pour maintenir les victoires militaires au cours de la dernière partie des années 1980 jusqu’en 1990.

Ka Oris a été l’un des piliers les plus solides du deuxième grand mouvement de rectification que le Comité central a déclaré en 1992 pour réaffirmer les principes idéologiques marxistes-léninistes-maoïstes fondamentaux du Parti et sa ligne stratégique de révolution démocratique populaire par une guerre populaire prolongée. Il s’est opposé fermement aux révisionnistes et aux opportunistes de « gauche », parmi lesquels des anciens cadres de la Commission Mindanao qui ont fini par trahir la cause révolutionnaire. Il disait toujours que ce n’était pas l’ennemi qui avait presque décimé la NPA à Mindanao dans les années 1980 et au début des années 1990, mais les propres faiblesses et mauvaises décisions de la NPA.

Au cours des deux dernières décennies, Ka Oris et d’autres camarades ont dirigé le Parti, la NPA et les forces révolutionnaires dans la région du nord-est de Mindanao. La guerre populaire allait faire rage dans les cinq régions de l’île de Mindanao, la NPA menant la ligne de guérilla intensive et extensive sur une base de masse toujours plus large et plus profonde.

En 2015, il a été nommé l’un des principaux commandants du commandement opérationnel national de la NPA en reconnaissance de son expérience avancée de la guerre populaire sur l’île. En 2016, Ka Oris a joué un rôle important en réunissant une centaine de cadres de tous les comités régionaux du Parti à travers les Philippines pour convoquer le 2e congrès historique du CPP. Au cours du congrès, Ka Oris a été élu membre du Comité central, du Bureau politique et du Comité exécutif, et a été chargé de faire partie des cadres dirigeants de la Commission militaire et de la Commission Mindanao. Il a également été désigné comme consultant du NDFP dans les négociations de paix.

En tant que dirigeant du parti, Ka Oris a étudié et appliqué fermement le marxisme-léninisme-maoïsme. Il passait du temps à lire et relire les écrits militaires classiques, notamment ceux des grands dirigeants communistes tels que Mao Zedong, Ho Chi Minh et Vo Nguyen Giap. Il étudiait méticuleusement l’histoire et les expériences réussies de guerre populaire dans les pays semi-coloniaux et semi-féodaux. Il a toujours été inspiré par les luttes épiques des classes opprimées et exploitées à travers l’histoire.

Il a consacré du temps et des efforts à former les jeunes cadres et les combattants rouges à l’art et à la science de la guérilla. Il a rédigé des manuels et des cours de formation pour les officiers et les soldats de la NPA enrichis par les expériences passées et nouvelles de la guérilla. Il mettait un point d’honneur à réunir les cadres du Parti dans des réunions, des consultations et des conférences, grandes ou petites, où il écoutait attentivement, discutait et débattait avec ses camarades. Il a parcouru de longues distances d’un front de guérilla à l’autre, pour observer directement le travail des comités du Parti et des unités de la NPA. Au cours des dernières années, il a pris des risques pour parcourir l’archipel afin d’inspirer et de transmettre ses connaissances sur la guerre populaire. Il disait toujours qu’être capable de rassembler des cadres et d’évaluer leur travail révolutionnaire au milieu d’opérations militaires intenses est un exploit en soi.

Ka Oris était un fervent défenseur de l’environnement. L’une des premières manifestations qu’il a organisées en tant qu’activiste était une action de manifestation contre une entreprise d’exploitation forestière. Pendant plusieurs décennies, il a dirigé des unités de la NPA qui ont lutté contre les grandes entreprises bourgeoises compradores qui ravageaient l’environnement. Il s’est fait un devoir de publier une déclaration chaque année à l’occasion de la Jour de la Terre, en particulier dans le contexte de l’aggravation de la crise environnementale provoquée par l’anarchie capitaliste dans la production et ses effets destructeurs et son impact sur l’écologie mondiale. Il a défendu les actions de la NPA visant à rendre inutiles les machines et les outils avec lesquels les compagnies forestières et minières exploitent et détruisent la terre et les gens.

Ka Oris a toujours joué un rôle public de premier plan. Il a été désigné comme l’un des représentants du Front démocratique national (FDN)-Mindanao lors des négociations de paix avec le gouvernement de Corazon Aquino en 1986-1987. Il a été porte-parole du NDFP-Mindanao, puis de la Nouvelle armée populaire. Il a pris le nom « Oris » de son oncle et père adoptif, Mauricio Ravelo, qui l’a élevé depuis l’âge de 3 ans. Il se souvient que sa première interview en tant que Ka Oris a été accordée par un journaliste de Bombo Radyo en 1978.

Après avoir été porte-parole, Ka Oris a eu de nombreuses rencontres avec des journalistes. Il s’est fait beaucoup d’amis parmi les reporters et les écrivains, non seulement parce qu’il accordait des interviews chaque fois que cela était possible, mais surtout parce qu’il était toujours cordial avec les journalistes, même avec ceux qui faisaient connaître leur animosité envers la cause révolutionnaire. Il soutenait ardemment la lutte pour la liberté de la presse. Grâce à ses efforts, de nombreux journalistes ont pu constater à quel point le mouvement révolutionnaire était différent de l’image de « terroristes » que les vrais terroristes – les réactionnaires fascistes – ne cessaient de dépeindre. Il a lancé des journalistes dans des discussions dans le but de toucher le public et de clarifier les points de vue du mouvement révolutionnaire. Les journalistes qui ont eu l’occasion de participer aux conférences de presse organisées par Ka Oris peuvent témoigner de son charisme et de son humilité.

En effet, malgré sa stature publique et organisationnelle, Ka Oris est resté un humble révolutionnaire qui a fui la vie facile et a choisi la vie difficile et ardue d’un cadre du Parti et d’un combattant de la guérilla. Il a réussi à gérer sa vessie endommagée de façon permanente (à la suite d’une infection non traitée en prison) en maintenant un style de vie méticuleusement propre et spartiate. Il s’est moqué des affirmations répétées de l’armée selon lesquelles il était malade et souffrant. Il est resté généralement en bonne santé et capable de marcher pendant des jours et des nuits, même récemment. Les jeunes combattants rouges et les révolutionnaires sont toujours inspirés par Ka Oris, qui, malgré son état de santé et son âge avancé, a continué à emprunter la voie difficile de la guerre populaire.

Ka Oris était un père de famille par excellence, profondément dévoué à sa femme, Ka Maria Malaya, et à leurs deux enfants. Comme de nombreux révolutionnaires, ils ont enduré de longues périodes de séparation. Il avait le plus grand respect pour Ka Maria, qui était elle-même une cadre supérieure du Parti.

Il traitait ses camarades avec une affection chaleureuse, surtout les plus jeunes. Il avait un amour et une préoccupation sans bornes pour ses camarades et les masses. Il mettait un point d’honneur à ce que tout le monde soit bien traité. Il avait un sens de l’humour ironique qui le rendait facile à vivre. Ka Oris était un camarade aimé des combattants rouges, des masses paysannes, des Lumads et des ouvriers, ainsi que de divers secteurs des villes. Pour beaucoup, il était une figure paternelle aimante qui se préoccupait des petits et grands soucis des camarades.

L’amour de Ka Oris pour les larges masses de travailleurs et de paysans ne se compare qu’avec son haine des grands propriétaires terriens, des grands bourgeois compradores, des compagnies minières, des plantations, des capitalistes bureaucrates, des tyrans et des dictateurs, et des terroristes fascistes qui perpétuent le système d’oppression et d’exploitation. Ils ont utilisé toutes leurs richesses et leurs ressources pour diaboliser et noircir l’image de Ka Oris. Les fascistes lâches et déshonorants se surpassent en célébrant leur meurtre de Ka Oris. Ils se trompent seulement eux-mêmes en pensant que le meurtre de Ka Oris mettra fin à la révolution. Comme Ka Oris lui-même l’a dit, la révolution continuera parce qu’elle est juste.

En lui ôtant la vie, les fascistes n’ont réussi qu’à immortaliser Ka Oris. Il vit désormais pour toujours dans le cœur et l’esprit du peuple philippin comme l’un de ses héros et icônes. Son esprit indomptable de résistance révolutionnaire continue d’imprégner la nouvelle génération de cadres du Parti et de jeunes combattants rouges. Il servira d’inspiration aux générations futures qui poursuivront la lutte pour une véritable liberté nationale et une libération sociale, la terre pour les sans-terre et l’industrialisation nationale, ainsi que pour l’émancipation du peuple de toutes les formes d’oppression et d’exploitation.

Vive la mémoire de Ka Oris !

Portons haut le flambeau du marxisme-léninisme-maoïsme !

Faisons avancer la cause de la révolution démocratique populaire !

Poursuivons la guerre populaire jusqu’à la victoire totale !

Vive la Nouvelle Armée Populaire !

Vive le Parti communiste des Philippines !

Vive le peuple philippin !

Politica proletaria - Obbligo vaccinale qui e ora! Un contributo

di Alessandro Mustillo su Facebook


  • Sarebbe ora di porre fine a questa pantomima del green pass e fare quello che andava fatto da subito: una legge che preveda l’obbligo vaccinale. I vaccini si dimostrano all’evidenza dei dati scientifici lo strumento principale per combattere la pandemia. La Costituzione italiana prevede trattamenti sanitari obbligatori in presenza di esigenze collettive. L’obbligo vaccinale è già previsto in molti casi. La libertà individuale non è mai assoluta e può essere limitata in presenza di comprovate esigenze di tutela della collettività. Nel sistema capitalistico i vaccini, come ogni medicina e ogni merce di valore sono nella mani di grandi monopoli internazionali. La lotta dei comunisti non è negare l’importanza e il ruolo del vaccino ma pretendere una moratoria immediata sui profitti, l’accesso universale e gratuito ai vaccini e alle misure sanitarie necessarie senza profitto per le case farmaceutiche. Non dimentichiamoci che nei paesi a reddito più basso solo percentuali bassissime della popolazione hanno potuto ricevere il vaccino. Nella maggioranza del mondo si lotta giustamente per l’accesso gratuito ai vaccini, qui che ciò che resta del sistema sanitario nazionale lo ha assicurato a tutti e ci permettiamo il lusso di opporre la nostra libertà di scelta. Basta discriminazioni e conflitti tra paesi e blocchi internazionale sui vaccini: riconoscimento del valore di tutti i vaccini convalidati scientificamente indipendentemente da contrasti internazionali. Si critichi pure il green pass a patto che si dica a chiare lettere OBBLIGO VACCINALE. Il resto è giocare agli apprendisti stregoni.

lunedì 8 novembre 2021

Denuncia politica - No vax, fascisti nelle piazze così come in famiglia contro le donne


 I tentativi di farlo ragionare si sono sempre rivelati inutili: davanti alle minacce la donna aveva invitato il marito a lasciare l’abitazione e a sistemarsi altrove, ma lui ha risposto avvertendo che avrebbe sfasciato tutto e dato fuoco alla casa. Nei suoi confronti, con la denuncia, è stato disposto l’allontanamento d’urgenza. La sua avversione al vaccino era talmente forte che, come detto, era disposto perfino a licenziarsi pur di non farsi somministrare il farmaco. Aveva anche intimato alla moglie di fare la stessa cosa per cambiare vita, per poi iniziare a denigrarla per la sua scelta. L’ipotesi di far vaccinare anche suo figlio, rendendolo di fatto l’unico non immunizzato della famiglia, deve averlo fatto sentire in minoranza, scatenando la sua rabbia.

Politica proletaria - Il governo e lo Stato borghese fanno di tutta l'erba un fascio... complicando la situazione e preparando strette repressive indiscriminate

La situazione sta imboccando una strada pericolosa ed è necessario che la sinistra di classe comunista e rivoluzionaria faccia chiarezza innanzitutto al suo interno e scenda in campo costruendo le manifestazioni proletarie e popolari contro il governo Draghi, i padroni e lo Stato del capitale, epurando e contrastando ogni presenza e inquinamento fascio/reazionario Novax, che include senza alcun ragionevole dubbio chi si traveste da No green pass.

Ieri a Torino vi è stata una manifestazione anarchica di tipo internazionale contro sgomberi e Cpr, da sempre un tema giustamente sollevato con numerose iniziative e a cui va come sempre tutto il nostro appoggio sia nei contenuti e che nelle forme in cui si esprime, per cui denunciamo cariche e restrizioni e siamo solidali contro ogni repressione. Sappiamo bene che parti prevalenti degli anarchici sono anche no vax e  su questo come sempre va condotta battaglia culturale, ideologica e politica - ma la manifestazione degli anarchici di Torino di ieri non era una manifestazione NOVAX.

Cosa diverse sono le manifestazioni apertamente novax - anche quando travestite da no green pass - di Torino, ancora Milano e Trieste e nei giorni scorsi Genova, aventi come obiettivi in questi casi le sedi è CGIL - qui, al di là delle parole, da parte dei compagni stare nello stesso campo di Forza Nuova, ecc, vuol dire che hanno smesso di essere tali.

Queste manifestazioni sono fascio reazionarie, chiunque vi partecipi; manifestazioni permesse, autorizzate, trattate con conciliazione da governi e questura e in generale, amplificate dalla stampa e dalle tv per ragioni di profitti e audience, benevolmente accompagnate dalle forze dell'ordine, che in parte significative sono novax anch'esse.

Siamo verso queste manifestazioni per la denuncia e il divieto - come contro ogni mobilitazione apertamente fascista, razzista e sessista - e consideriamo indecente che parti di falso comunisti, settori di centri sociali e realtà di movimento, parti del sindacalismo di base le appoggi e in una certa misura le diano quella copertura 'a  sinistra', per fare danni alla coscienza di classe collettiva di operai e lavoratori, constrastando l'unica posizione giusta sui vaccini che è quellq della vaccinazione di massa - per noi obbligatoria - necessaria, anche se certamente non sufficiente, per fronteggiare la pandemia che ora marcia verso la quarta ondata con grandi responsabilità del Governo.

In particolare è oscena e antiproletaria la posizione della CUB di Genova che porta questa realtà, almeno a Genova, fuori dalle posizioni classiste indispensabili nel movimento dei lavoratori.

Così come va criticata l'ambiguità permanente del SI.COBAS sulla questione, all'insegna della demagogia che cerca di raccattare il fondo del barile di settori confusi e arretrati del proletariato; e la posizione - espressa in comunicati da Tendenza internazionalista rivoluzionaria - che esprime l'aberrante posizione secondo la quale lo slogan  di classe 'se toccano uno toccano tutti' andrebbe usato per mettere insieme avanguardie operaie colpite per la lotta di classe e 'fascionazisti NOVAX' - queste sono  posizioni rossobrune inaccettabili in campo proletario e classista, in campo comunista e rivoluzionario.

Sgombrando il campo da tutto questo, saremo forti, uniti contro la repressione di Stato e del capitale sui posti di lavoro, nelle piazze, nel movimento di opposizione sociale e politica contro il governo dei padroni che scarica crisi e pandemia sui proletari e le masse popolari.

proletari comunisti

7 novembre 2021

PS. "Il movimento è tutto, il fine è nulla", posizione sempre da criticare e combattere politicamente, ora è questione ancora peggiore, è una scimmia addosso di cui il movimento si deve liberare.

Lotta di classe - Contro confini, violenza e sfruttamento, documenti per tutte e tutti - Sulla manifestazione di oggi a Roma in piazza Esquilino

Oggi, 6 novembre, il MFPR ha partecipato al presidio in piazza Esquilino a Roma convocato dalla comunità bengalese e indiana del Lazio, comitato lavoratori e lavoratrici delle campagne e numerose altre realtà di migranti in lotta per chiedere lo sblocco della sanatoria e documenti per tutte e tutti.

L'intervista di Radio Onda Rossa a un lavoratore oggi in presidio:

La sanatoria del 2020, invece di regolarizzare chi non aveva un permesso di soggiorno ha alimentato un giro di ricatti e di business sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate, che spesso hanno dovuto pagare un finto contratto di lavoro per avere un permesso e continuare a lavorare a nero. E adesso, a un anno e mezzo dalla richiesta del permesso, si ritrovano ancora a mani vuote!

Nonostante sia stata chiesta da più di un mese l’apertura di un tavolo con il Ministero dell’Interno, la Prefettura di Roma e l’INPS, oggi nessun burocrate si è degnato di ricevere una delegazione dal presidio.


Ma la lotta continua! Le istituzioni sono abituate a trattare le rivendicazioni di chi non ha documenti come se queste non esistessero, ma sappiamo bene che per farci sentire è necessario invertire i rapporti di forza e in questo il presidio di oggi ha dato un preciso segnale: ci vuole l’unità dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate e non solo, per imporre quella che è una questione di civiltà: regolarizzazione di chiunque non abbia un permesso, abolizione delle attuali leggi sull'immigrazione, abolizione dei decreti sicurezza, fine degli abusi nelle questure!

Il 14 ottobre, nell’assemblea telematica donne/lavoratrici, abbiamo raccolto la denuncia di una lavoratrice immigrata di Frosinone sulla questione documenti e l’abbiamo portata al presidio, perché è necessario rimettere in campo una campagna, una lotta a 360° contro la pesante condizione che vivono le donne, le lavoratrici immigrate.

In questi due anni di pandemia, tra chi è stato maggiormente penalizzato ci sono proprio loro, le donne immigrate, quelle a cui vengono negati i documenti anche nelle situazioni di accertata violenza se non hanno un lavoro stabile. Sono le donne che spesso soggiacciono alla violenza domestica perché i documenti di soggiorno di una moglie o di una figlia straniera sono vincolati alla famiglia di origine per motivi di reddito e di residenza.

Sono quelle che in Italia vivono sotto l'incrocio di 3 fuochi, il fuoco del governo, del padrone, e dei mariti.

Se non lavorano il governo le obbliga a restare con i mariti violenti con il ricatto del permesso di soggiorno, altrimenti toglie loro i figli!

Per quelle che lavorano è il padrone che  utilizza il permesso di soggiorno come arma di ricatto, anche sessuale.

Pensiamo alle braccianti immigrate, costrette a vivere segregate in condizioni di estrema precarietà, dove allo sfruttamento sul lavoro si aggiunge anche quello sessuale. Molte di loro, soprattutto le nigeriane, sono costrette a prostituirsi a beneficio di caporali e altri braccianti.

Pensiamo alle braccianti rumene del Ragusano, o a quelle indiane dell’agro pontino, costrette a subire ogni tipo di abusi e violenze da parte dei padroni con il ricatto del permesso di soggiorno.


La questione dell'accesso ai documenti ci riguarda tutti, certo, ma soprattutto riguarda le donne, perché è sulla testa delle donne e in nome delle donne che si emettono leggi e decreti anti immigrati; perché i vari pacchetti sicurezza emanati sinora dai vari governi, col pretesto di reprimere la violenza sulle donne le hanno segregate, militarizzandone gli spazi e favorendo un clima di odio e violenza verso le donne e gli immigrati; perché sono le donne immigrate a vivere sulla propria pelle la tripla violenza istituzionale, padronale e patriarcale di questo marcio sistema capitalista!

Perciò pensiamo, e lo abbiamo detto alle compagne presenti oggi al presidio, che questa lotta per la regolarizzazione, per i documenti per tutte e tutti, per l’abolizione dei decreti sicurezza, vada portata anche nella manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne, decisa per il 27 novembre dall’assemblea nazionale di Nudm

Come MFPR stiamo cercando di organizzare la partecipazione alla manifestazione di un “contingente rosso e proletario”, che porti la lotta combattiva delle donne migranti, la voce di classe e rivoluzionaria delle lavoratrici e donne proletarie, contro ogni aspetto della violenza contro le donne, la cui punta di iceberg sono i femminicidi, uno dei frutti più odiosi di questo sistema capitalista che fa della doppia/tripla oppressione delle donne una delle sue basi e che non può essere né abbellito né riformato, ma solo rovesciato con la lotta rivoluzionaria.

Per discutere come organizzarci ci siamo date un nuovo appuntamento telematico nell’Assemblea donne/lavoratrici del 19 novembre, a cui invitiamo tutte le lavoratrici immigrate, le donne proletarie, a partecipare.

* Questa mattina alcune compagne ci hanno riferito che Sara Zuffardi, attivista no borders, nel tentativo di spiegare alle forze dell'ordine un’aggressione fascista nei confronti di due giovani arabi, veniva aggredita da un poliziotto che le procurava diverse contusioni.

Trattenuta e minacciata in commissariato per 8 ore,  Sara si è fatta medicare al Policlinico Umberto I.

Alla generosa compagna va la massima solidarietà del MFPR