La
vaccinazione di massa contro la malattia da Covid-19 non è una
questione derubricabile a mera scelta individuale, si tratta invece di
una responsabilità collettiva che oltre a proteggere i singoli individui
serve a proteggere soprattutto le ampie masse della popolazione, nel
nostro paese e nel mondo, e quindi la collettività, il consesso umano
nel suo complesso.
Siamo arrivati in Italia alle battute finali di questa campagna vaccinale. Oltre l’85% della platea dei vaccinabili ha già ricevuto almeno la sua prima dose.
Mancano
all’appello almeno tra i 3 ed i 4 milioni degli attualmente vaccinabili
per poter giungere ad un livello di immunizzazione di massa
sufficiente, ossia tale da poter affrontare in generale sicurezza, dal
punto di vista sanitario, l’inverno che si approssima.
L’ulteriore
sforzo della vaccinazione va fatto soprattutto perché la fascia under
12 non è ancora vaccinabile e questo alza il livello di copertura
necessario.
Una
fetta assai significativa dei non ancora vaccinati si situa nella
fascia di età superiore, grossomodo tra i 45 ed i 65 anni, con un
impatto significativo sui casi gravi e decessi.
Paradossalmente, ci sono sacche numericamente sensibili di non vaccinati proprio tra le “forze dell’ordine”.
Le
lavoratrici e i lavoratori non vaccinati e più esposti al pubblico e/o a
stretto contatto con le proprie compagne e i propri compagni di lavoro mettono a rischio, oltre se stessi, chi lavora con loro o quelli a cui devono prestare servizio.
Il
green pass così come è ora, è una mezza misura che genera in diversi
contesti contraddizioni, tra le stesse lavoratrici e gli stessi
lavoratori, del tutto evitabili e il suo utilizzo va rimodulato al
crescere della copertura vaccinale.
La
polarizzazione no-GP/no-vax sul crinale sindacale e di classe risulta
ulteriormente diversiva, deviando dagli aspetti centrali e catalizzando
una protesta sterile.
La
stessa rivendicazione di test gratuiti a fine green pass non fa i conti
con la quantità di tamponi da processare giornalmente, né con il
rischio per i lavoratori di quelle realtà con un più alto livello di non
vaccinati.
Non basta la radicalità delle azioni di lotta per definire “progressista” un movimento.
Quattro
milioni di non vaccinati nel mondo del lavoro rappresentano un problema
oggettivo che non è risolvibile con smartworking e spostamento di
mansioni di massa, né sarebbe tecnicamente possibile reggere il ritmo di
richieste di tamponi green pass.
In
Italia attualmente non ci sono le condizioni per processare più di 600
mila tamponi al giorno. Deve salire il numero dei vaccinati, anche
facendo leva su un obbligo per le categorie e fasce d’età più a rischio
(superando nella sostanza le limitazioni e i controlli dello stesso GP).
Assisteremo
sennò ad un lento peggioramento della situazione sanitaria, con lo
spettro inglese che potrebbe materializzarsi in una nuova ondata di
contagi e casi gravi.
Il lieve aumento di contagi, fortemente marcato proprio in alcune province al centro della contestazione no-vax, non va sottovalutato.
Utile
inoltre distinguere tra tamponi realizzati per il tracciamento, da
rendere massivi, da quelli per evitare il vaccino, prevedendo un certo
numero di tamponi gratuiti all’anno, e gli altri a pagamento.
Il
miglior modo di sbarazzarsi del controllo del green pass è
indubbiamente vaccinarsi: se tutte e tutti ci vacciniamo cade il bisogno
del sistema stesso del green pass, già attenuato e limitato ai luoghi
protetti in Portogallo al raggiungimento del 90% di vaccinati.
Decine
di milioni di lavoratrici e lavoratori e di elementi delle più larghe
masse della popolazione in Italia hanno fatto uno sforzo collettivo per
vaccinarsi volontariamente, per garantire a se stessi, ai propri cari,
ai propri familiari, compagne e compagni di lavoro, amiche ed amici, una
vita sociale degna di essere vissuta ed evitare la necessità di
ulteriori restrizioni a causa dell’emergenza pandemica, ulteriori
infezioni e casi gravi.
I
paesi in Europa più indietro nella vaccinazione e con scarse attenzioni
e misure di distanziamento sono alle prese con nuovi lockdown.
Manca
poco per raggiungere quei margini di sicurezza contro la Covid-19 che
senza una buona vaccinazione di massa sarebbero messi in discussione.
Rivendichiamo la sospensione delle licenze sui brevetti dei vaccini,
la distribuzione ai popoli oppressi, l’immediato riconoscimento delle
vaccinazioni eseguite con vaccini non ancora adottati dagli enti
regolatori europei, quali Sinovac-Sinopharm, Sputnik e Soberana.