Sindacalista travolto e ucciso a Biandrate, attesi in 1500 da tutta Italia a Novara alla manifestazione per Adil
Oggi centro città blindato: il corteo partirà alle 15,30 dalla stazione degli autobus e arriverà fino in piazza Martiri
Sindacalista travolto e ucciso a Biandrate, attesi in 1500 da tutta Italia a Novara alla manifestazione per Adil
Oggi centro città blindato: il corteo partirà alle 15,30 dalla stazione degli autobus e arriverà fino in piazza Martiri
Antonio Mazzeo
Africa ExPress Giugno 23, 2021La NATO interverrà in Sahel a fianco delle forze armate francesi e dei partner militari europei e africani. Il 9 giugno, alla vigilia del summit dei capi di Stato che ha sancito il nuovo corso dell’alleanza in funzione anti-Russia e anti-Cina, in Lussemburgo la NATO Support and Procurement Agency (NSPO) ha firmato un accordo tecnico con il ministero delle forze armate francesi per la fornitura di una serie di servizi in Mali a supporto della task force “anti-terrorismo” Takuba.
“A seguito della richiesta della Francia, l’Agenzia NSPA darà il proprio supporto ad un accampamento a Menaka, nel Mali orientale, con una capacità di circa 500 persone”, riporta una nota della NATO Support and Procurement Agency. “L’aiuto che sarà fornito include cibo e servizi di base (tra questi, in particolare, lavanderia e sanificazione), attività ingegneristiche, la manutenzione dell’infrastruttura, la fornitura di carburante e il trasporto aereo e terrestre nella regione. A questo scopo, NSPA invierà proprio personale nel campo di Menaka a partire dalla fine dell’estate per gestire il sito e fornire il supporto logistico alle operazioni”.
Alla firma del memorandum presso la sede centrale dell’agenzia NATO di Capellen, erano presenti il general manager di NSPA, Peter Dohmen, e il responsabile per gli Affari internazionali del ministero della difesa francese, Laurent Marboeuf. “La cooperazione tra Takuba e l’agenzia NATO è una prova
Rinviato al 15 dicembre il processo penale contro 25 Assistenti igienico personale specializzati di Palermo, processati per interruzione di pubblica gara.
“Il camallo non è uno sciacallo”, i portuali di Savona solidali con gli operai ex Ilva
24 ore di sciopero per quanto riguarda le operazioni di sbarco di materiale da una nave spostata da Acciaierie Italia dalle "calde" banchine di Cornigliano a quelle di Savona
26 Giugno 202110:21
Genova. I portuali di Savona hanno deciso di
scioperare per 24 ore, dalle 7 di questa mattina alle 7 di domani, domenica 27
giugno, per quanto riguarda le operazioni di sbarco di materiale dalla nave
Ursa Major, Merak, attraccata da ieri allo scalo del ponente, partita dalla
banchina ex Ilva di Cornigliano.
Sia i sindacati di categoria sia
lavoratori della Culp, già nei giorni scorsi, avevano avvertito che il trasferimento
di quel cargo, contenente 1300 rotoli di acciaio, da Genova a Savona era un atto
profondamente lesivo dei rapporti sindacali e delle rappresentanze dei
lavoratori sui territorio.
Di fatto si tratta di sostituzione di manodopera in sciopero. Lo sciopero è quello dei 981 operai ex Ilva che ieri sono di nuovo scesi in piazza a Genova per dire no all’ipotesi di cassa integrazione.
Il governo Draghi in particolare, infarcito di fascisti, conferma
appieno “la linea securitaria di gestione dei flussi migratori condivisa a
livello comunitario. Un indirizzo ribadito al Governo con una risoluzione
parlamentare di maggioranza già prima del summit, con le richieste portate
al tavolo europeo, che guardano alla mera ‘difesa’ delle frontiere”.
“Ancora una volta – dice Oxfam, come riportato dal
quotidiano il Manifesto di oggi - i leader europei, Italia in testa, scaricano
la responsabilità della gestione del fenomeno migratorio sui paesi terzi
rinviando ad “un’intensificazione di una cooperazione reciprocamente
vantaggiosa con i paesi di origine e transito dei migranti”.
Per i paesi imperialisti vuol dire controllare l’arrivo dei
migranti… per i paesi come la Turchia, la Grecia, la Libia vuol dire ricevere miliardi
di euro.
L’ipocrisia che sottostà a questa operazione si taglia con
il coltello: “Mentre i leader europei condannano qualsiasi tentativo da parte
di paesi terzi, come la Turchia, di usare i migranti come arma di ricatto per
ottenere maggiori concessioni politiche, si contraddicono giocando sulla vita
delle persone. – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze
umanitarie di Oxfam Italia – Di fatto, continuano ad usare l’arma dello
stanziamento degli aiuti allo sviluppo, in cambio dell’esternalizzazione
nel controllo delle frontiere europee delegata ai paesi di transito”.
Questo “scaricabarile” pagato miliardi di soldi pubblici non fa che peggiorare a sua volta le condizioni generali delle masse popolari locali, visto che i regimi moderno fascisti o apertamente fascisti come quello turco, hanno a disposizione più soldi per manovrare e spendere per rafforzarsi sul settore militare… e riempire ancora di più i moderni lager in cui vengono tenuti, in condizioni disumane, milioni di bambini, donne e uomini migranti.
***
Migranti, Oxfam: “Ancora una volta l’Europa dei diritti muore
alle frontiere”
Oxfam
EDIZIONE DEL26.06.2021
Ancora una volta i leader europei, Italia in testa,
scaricano la responsabilità della gestione del fenomeno migratorio sui paesi
terzi rinviando ad “un’intensificazione di una cooperazione reciprocamente
vantaggiosa con i paesi di origine e transito dei migranti”. È la denuncia
lanciata da Oxfam a commento delle conclusioni del Consiglio europeo.
“Mentre i leader europei condannano qualsiasi tentativo da parte di paesi terzi, come la Turchia, di usare
“Polo Meccatronica Valley” così pomposamente è stato
chiamato da Invitalia, magari per farlo sembrare più credibile, il “nuovo” progetto di rilancio dell’area industriale.
Tanto fumo e niente arrosto, come sempre!
Tanto arrosto, però, per la campagna elettorale di Musumeci
e tanto fumo per le speranze degli operai, che si dovranno accontentare ancora della
Cassa integrazione che scade il 30 giugno, e questo è uno dei motivi di questa
operazione conclusa proprio a ridosso della scadenza.
È questa la realtà che si nasconde dietro i paroloni che hanno
accompagnato la consegna dello stabilimento di Termini concesso per cinque anni
al Consorzio di un sacco di imprese che non nascondono per niente l’urgenza di
mettere le mani su una fetta dei soldi del Recovery Fund (Pnrr)! Come si può ben leggere in
questo articolo del Sole24 Ore, di cui abbiamo messo in grassetto alcune parti
che spiegano da sole questa nuova invenzione di Invitalia che nel passato aveva
promosso già iniziative del genere tutte fallite!
Ed è fin troppo evidente l’intento speculativo: se tutte queste
aziende avessero una sostanza, non avrebbero certo aspettato anni per trovare una
“struttura” (costata tra l’altro oltre 3 milioni di soldi pubblici!) per
entrare in azione, per svilupparsi ecc. ecc.!
Termini imerese al nuovo corso, parte l’incubatore delle
start up
La firma è prevista oggi ed è un primo passo avanti. Gli altri arriveranno. Almeno questi sono i programmi del distretto della Meccatronica siciliana che conta su quasi 150 aziende aderenti ed è guidato da Antonello Mineo: è il Distretto che l’anno scorso aveva avanzato la candidatura per produrre
Il compagno di Taranto, dirigente nazionale di proletari comunisti, nella giornata di ieri ha avuto un infarto, ha subito un intervento serio e ora è in terapia intensiva.
Il compagno come sempre, come ogni giorno, anche ieri era pienamente impegnato nella sua attività militante, in particolare nella lotta in corso contro i licenziamenti e repressione, a sostegno dei lavoratori colpiti, e nella battaglia politica e internazionale che ha davanti importanti impegni e sfide contro la borghesia. Una battaglia che, come comunista, vive con intensità ideologica, e fisica, senza risparmiarsi.
Così è stato anche ieri.
Tornerà presto al suo posto di lotta su tutti i fronti.
proletari comunisti
Era nato il 12 maggio del 1949 e fu arrestato nel 1980. Pur avendo terminato di scontare interamente la sua pena nel 2000, il sindaco di Torino, Piero Fassino, pensò bene di rinunciare a celebrargli le nozze comunali del 23 maggio 2012.
Nicola D’Amore, col megafono in mano, alla testa di un corteo Fiat
Riprendiamo il racconto del suo arresto pubblicato da baruda.net a cui Nicola aveva narrato la sua storia
Quando ho ricevuto il testo che leggerete, da Nicola D’Amore, sono state subito tante le domande che avrei voluto fargli.
Per una semplice ragione, perché penso sia necessario -ora, nel 2020- raccontare, per comprendere, perché questi ragazzi o addirittura dei padri di famiglia, sceglievano di entrare a far parte di un’organizzazione armata.
Sono stati in migliaia a fare questa scelta, e la domanda che sempre mi son sentita di fare, come quando imparavo da Salvatore era … “da dove provenivi, da che città, che famiglia, che condizione sociale”?
Nicola fa parte di quei compagni che entrano nelle Brigate Rosse dalle linee delle fabbriche, dalle presse, dalle officine: le brigate di fabbrica, nate e cresciute in quel proletariato che ho sempre avuto la curiosità di capire.
Nicola nelle fabbriche del nord ci arriva da una storia lontana: nasce a Portici, da un padre ferroviere anch’esso figlio di ferroviere. Ma al quinti figlio maschio che viene al mondo decide di costruire una prospettiva diversa ed emigra verso nord, nel 1959. Sei mesi passa in stazione, con la sua famiglia, e i mobili appoggiati, che nessuno affittava casa ai terroni, che nessuno affittava casa a chi aveva cinque figli. Alla fine casa la trova, ma tre figli rimangono clandestini, perché ne poteva dichiarare
in via di traduzione ma in portoghese facilmente leggibile
O 19 de junho foi um histórico dia de luta. Em mais de 427 cidades brasileiras, centenas de milhares de trabalhadores, estudantes, camponeses, artistas e intelectuais atenderam ao chamado feito por movimentos populares, entidades de luta e sindicatos tomaram as ruas de cidades de todo o país em protesto contra o governo militar genocida de Bolsonaro.
Os gigantescos protestos foram ainda maiores do que os ocorridos em 29 de maio e cumpriram o papel de demonstrar o repúdio da imensa maioria do povo brasileiro ao governo militar genocida de Bolsonaro. Os manifestantes marcharam no mesmo dia em que o país chegou a marca oficial de 500 mil mortes.
Sudeste
São Paulo (SP):
Na capital paulista, mais de 100 mil manifestantes tomaram a avenida Paulista e a rua da Consolação, no centro de São Paulo. A manifestação da capital paulista contou com ainda mais presentes do que a do dia 29/05.
Durante o ato, o Comitê de Apoio - São Paulo (SP) realizou uma brigada com centenas de exemplares da edição impressa de AND.
Manifestação de São Paulo percorreu ruas do Centro da cidade. Foto: Banco de Dados AND
Manifestação de São Paulo percorreu ruas do Centro da cidade. Foto: Banco de Dados AND
Faixa da Unidade Vermelha - Liga da Juventude Revolucionária (UV-LJR) e do Movimento Estudantil Popular Revolucionário (MEPR) no bloco combativo. Foto: Banco de Dados AND
O ato contou com um grande bloco independente e combativo composto pelo Movimento Estudantil Popular Revolucionário (MEPR), Unidade Vermelha - Liga da Juventude Revolucionária (UV-LJR) e outros movimentos populares. Puderam ser vistas faixas com os dizeres: Abaixo o governo militar genocida de Bolsonaro!, Greve Geral! e Por uma Nova Democracia!
Un ragazzo di 27 anni originario del Mali, Camara Fantamadi, residente a Eboli, è morto in seguito a un malore questo pomeriggio intorno alle 18, mentre percorreva in bicicletta la strada provinciale che collega Tuturano a Brindisi.Secondo le prime ricostruzioni, il giovane aveva lavorato nei campi per molte ore. Si sta verificando se il malore possa essere la conseguenza della fatica e del forte caldo di oggi nel Brindisino dove le temperature hanno superato i 40 gradi. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia locale che hanno avvertito il magistrato di turno presso la Procura di Brindisi,
Venerdì scorso, in occasione dello sciopero nazionale della logistica, fuori ai cancelli della Lidl di Biandrate Adil, coordinatore SI Cobas di Novara, è stato brutalmente assassinato da un crumiro che lo ha investito col suo camion.”In queste ore in tutto il paese si è sviluppata un’ondata di sdegno e di indignazione: migliaia di lavoratori e di giovani hanno gridato con forza che non si può morire per uno sciopero fuori ai cancelli di un magazzino, è che non si può più accettare di lavorare in condizioni schiavistiche e con salari da fame – scrivono i Si Cobas in una nota – Ricordare Adil per noi significa innanzitutto proseguire quelle lotte per cui è stato costretto a sacrificare la vita: per dire basta allo sfruttamento, alla repressione degli scioperi e alle condotte antisindacali che in questi mesi si sono moltiplicate in tutta Italia e che hanno colpito principalmente il SI Cobas”.
Sabato 26 giugno in ricordo di Adil è stata convocata una manifestazione con concentramento alle 15 alla stazione ferroviaria di Novara.
A Modena intanto nuovo episodio di violenza contro i lavoratori del Si Cobas. E’ successo questa mattina alla BRT di Campogalliano dove il picchetto dei facchini in sciopero è stato travolto da un furgoncino guidato da un padroncino. Si registrano alcuni feriti. Il racconto di Danish Manzoor delegato sindacale alla BRT, da Radio Onda d’Urto:
L'unica sicurezza che l'ANP di Abbas è in grado di garantire è quella di Israele! L' ANP non solo non ha mosso un dito contro il recente attacco dell'occupante sionista, ma con il coordinamento della sicurezza con le forze di occupazione reprime per conto dell'occupante israeliano, è una direzione corrotta nata dal processo di "pacificazione" sionista/imperialista di Oslo che agisce contro il suo stesso popolo con arresti e assassinii.
Contro le proteste immediate per l'uccisione di Banat, le forze dell'AP hanno colpito i manifestanti con manganelli e hanno sparato gas lacrimogeni e granate stordenti a Ramallah.
Banat è stato arrestato stamattina da almeno 25 agenti che hanno fatto irruzione nella sua casa nella città di Dura, a Hebron, nel sud della Cisgiordania, alle 3.30. Intorno alle 6:45 è stato trasferito all'ospedale di Hebron, dove è stato dichiarato morto.
Le testimonianze dei famigliari denunciano che gli agenti hanno fatto irruzione nella stanza in cui stava dormendo Nizar e gli hanno immediatamente spruzzato spray al peperoncino sulla bocca e sul naso. Il cugino ha detto che hanno picchiato duramente Banat con bastoni di ferro e legno. Nizar essendo in uno stato semi-cosciente, Ammar ha detto che le forze di sicurezza lo hanno trascinato, spogliato dei suoi vestiti e portato via in un veicolo militare.
Banat era ben noto per le sue critiche alla leadership dell'AP ed era stato arrestato diverse volte in passato dalle forze di sicurezza palestinesi. Era anche un candidato nella lista elettorale Libertà e Dignità per le elezioni parlamentari dell'Autorità Palestinese, inizialmente previste per il 22 maggio, ma rinviate dall'Autorità Palestinese. All'inizio di questa settimana aveva criticato duramente l'Autorità Palestinese per il suo scambio di vaccini con Israele, ora annullato.
"L'arresto e poi l'assassinio di Nizar sollevano nuovamente interrogativi sulla natura del ruolo e della funzione dell'Autorità Palestinese e dei suoi servizi di sicurezza, e la sua violazione dei diritti democratici dei cittadini attraverso la politica del silenzio, dell'azione penale, dell'arresto e dell'omicidio", ha detto il FPLP.
Sami Abu Zuhri, membro dell'ufficio politico del movimento di Hamas, ha dichiarato: "Riteniamo che il primo ministro [AP] Mohammad Shtayyeh abbia la responsabilità principale per l'omicidio dell'attivista e candidato parlamentare Nizar Banat, e chiediamo che gli assassini siano perseguiti ."
Il settore della sicurezza palestinese che impiega circa la metà di tutti i dipendenti pubblici, rappresenta quasi 1 miliardo di dollari del bilancio dell'AP e riceve circa il 30% del totale degli aiuti internazionali erogati alla palestinesi. Il settore della sicurezza consuma più del budget dell'Autorità Palestinese rispetto ai settori dell'istruzione, della sanità e dell'agricoltura messi insieme.
Una nuova direzione, una nuova linea strategica per il popolo palestinese, per la gioventù, per i proletari e le masse povere è sempre più necessaria (abbiamo scritto nello speciale Palestina di proletari comunisti in diffusione): è l'indicazione che viene dalle masse palestinesi che resistono e lottano e la sua soluzione è decisiva per avanzare nella loro lotta per l'autodeterminazione nazionale
Per la II Formazione rivoluzionaria delle donne su
La stampa borghese compiacente oggi inneggia alle frasi di Draghi sullo Stato laico
Banalità di stampo democristiano
L'Italia è uno stato laico nei limiti del ruolo di potere forte del Vaticano
ma il governo Draghi, imbarcando le forze reazionarie di Salvini/Berlusconi/Renzi, con l'opposizione incalzante e benevola della Meloni e basandosi sullo sfacelo governista di PD/M5stelle sa bene che in parlamento con questa maggioranza, la timida legge ZAN sarà modificata o affossata.
Ma la fiera delle vanità e delle ipocrisie copre il fatto che su questo come su tutti i campi della politica economica/sanitaria immigrazione, internazionale, militare Nato, ecc il Governo Draghi è un passo in più rispetto al precedente governo Conte, affossato in malo modo con una congiura di palazzo, al servizio di padroni, imperialismo e reazione.
La lotta politica e sociale deve costruire le condizioni per un contrasto e rovesciamento di questo governo sulla base della politica proletaria, il fronte unito, la forza militante d'avanguardia e di massa
proletari comunisti/PCmItalia
24 giugno 2021
Comunicato sulla Manifestazione a
Catania contro il G20 – 22 giugno 2021
Sotto un caldo torrido ieri a
Catania un migliaio di manifestanti, militanti di diverse organizzazioni
sindacali di base e politiche, hanno sfilato per le vie centrali della città
sventolando le proprie bandiere e gridando i loro slogan contro i padroni del
mondo raccolti nel G20, che si teneva in un monastero, in questo caso contro la
sessione riguardante il lavoro e l’istruzione.
“Per Adil, bandiere rosse al
vento, uccidono un compagno ne nascono altri cento” questo è stato il primo
slogan da noi lanciato e ripreso da tutti man mano che si arrivava, e ancora
mentre si era sotto i portici in attesa della partenza, e poi durante tutto il
corteo!
Buona diffusione del volantino
slai cobas sc e del comunicato/appello di proletari comunisti mentre le
compagne hanno distribuito il foglio dell’assemblea nazionale donne/lavoratrici
e l’opuscolo sullo smart/working che hanno suscitato interesse e apprezzamento.
Un corteo che è partito come
previsto dopo essersi raccolto in piazza della Repubblica e che la polizia ha
provato inizialmente ad ostacolare con alcune scuse ridicole tipo la questione
dell’amplificatore.
Un corteo vivace e combattivo con
molti giovani presenti e tantissime bandiere rosse che per tutto il corteo
hanno salutato Adil, l’operaio e sindacalista ucciso davanti ai cancelli della
Lidl venerdì scorso. Oltre a quelli per Adil, lungo tutto il corteo che ha
attraversato quartieri centrali di Catania si sono sentiti slogan contro la
repressione, contro la disoccupazione, cori antimilitaristi, antirazzisti e
antifascisti; contro la mancanza totale di servizi nei quartieri popolari
mentre diverse persone lungo i marciapiedi prendevano i volantini.
Lo spezzone della delegazione
dello Slai cobas per il sindacato di classe, è stato particolarmente combattivo
e vivace con le lavoratrici in prima linea insieme alle compagne Mfpr che hanno
intonato diversi slogan sulla necessaria battaglia delle donne e per le donne, per
tutta la durata della manifestazione, slogan raccolti e rilanciati da altre
donne e da spezzoni di corteo come “contro lo stato del capitale, lotta di
classe, guerra popolare”…
A metà percorso anche un
intervento in marcia al megafono per denunciare le politiche del G20 in materia
di lavoro e istruzione… che ha cominciato, a proposito di lavoro, parlando
della vertenza specifica delle lavoratici di Palermo e della Sicilia e della
repressione che stanno subendo, in quanto processati per avere lottato in difesa
del loro lavoro.
La manifestazione è stata di
fatto un fastidioso disturbo per la quiete dei partecipanti al G20 e i loro
lecchini locali, e proprio per questo lo schieramento di polizia era veramente
spropositato, la polizia e gli apparati di “sicurezza” dello stato dimostrano
costantemente di vivere un una condizione di perenne paranoia.
Il corteo si è concluso ad alcune
centinaia di metri dal Monastero dei Benedettini dove sono continuati gli
interventi di denuncia al megafono e dove è stato bruciato il simbolo del G20 davanti
allo sbarramento della polizia fatto da transenne, mezzi blindati e poliziotti
in tenuta antisommossa e che hanno ripreso i manifestanti da tutte le
angolazioni, compreso dall’elicottero che ha sorvolato costantemente la
manifestazione.
Una tappa di lotta che ha “unito lavoratori,
studenti, donne, attivisti, compagni” è stato detto in diversi interventi, ma è
chiaro che dinnanzi agli attacchi sempre più pesanti che i padroni del mondo al
potere si preparano a continuare a sferrare contro i proletari e le masse
popolari deve necessariamente crescere ed avanzare il percorso di unità e
organizzazione della lotta a 360 gradi contro questo sistema che è la causa di
sfruttamento, oppressione, miseria, guerra, repressione…
Il quotidiano La Sicilia di Catania di ieri, dopo aver ricordato la “presenza femminile” nel corteo ha riportato alcuni nostri striscioni e parole d’ordine: “Tre milioni di donne vivono in povertà assoluta. Parlano di lavoro agile, ma per chi? – si chiede Desiree della piattaforma Lavoratrici precarie disoccupate – Nell’era dello smart working, ci prepariamo allo ‘smart fighting’. Ci battiamo per pari salario e pari lavoro.”
VENERDI 25 GIUGNO ORE 19
LUNGOMARE DI FRONTE AMMIRAGLIATO
PRESIDIO DI INFORMAZIONE E LOTTA
SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE
contro l’aggressione sionista e imperialista
contro le manovre militari con le truppe israeliane
nel golfo di Taranto e nel Mediterraneo
a sostegno delle manifestazioni contro il G20
di Matera/Bari/Brindisi
Taranto non è città di guerra , ma di solidarietà e accoglienza
Mentre i padroni imperialisti del mondo preparano il vertice dei ministri degli esteri del G20 che tiene a Bari tra Matera Bari e Brindisi a partire dal 26 prossimo, si è tenuta nel anche in Mar Ionio la più grossa esercitazione militare della marina e aviazione israeliana in collaborazione con le forze armate italiane, americane e britanniche.
Mentre i governi imperialisti discutono le loro politiche esteri di aggressione e guerra ai popoli del mondo, e in particolare nel Mediterraneo dove cooperazione è il sostegno alla sporca guerra di Libia, e
Le Operaie e gli Operai sono scesi in sciopero per la morte di Adil, uno Sciopero autoorganizzato con massiccia partecipazione. Personalmente ringrazio le RSU della Fiom per averci dato la copertura nonostante fossero in Cassaintegrazione.
Dopo aver appreso da alcuni compagni della Fiom in Fca Melfi che anche la minoranza Cgil ha indetto per domani uno sciopero di un’ora e mezza su tutti i turni di lavoro alla Fca /Stellantis di Melfi per l’omicidio di Adil ma con orari differenti da quelli annunciati da Usb, abbiamo deciso di spostare il nostro sciopero sugli stessi orari della Fiom, così da allargare l’iniziativa di lotta
L’incontro con Stellantis del 15 giugno scorso ha prodotto esattamente quello che i lavoratori temevano
...e le denunce:
dal quotidiano Avvenire: Ragazzine somale abusate da mesi, dopo la cattura in mare: due hanno tentato il suicidio. L'Onu conferma: violenza inconcepibile, siano subito rilasciate e protette. Accuse a Italia e Ue
Dalla denuncia di MSF che, a seguito di ripetuti episodi di violenza contro migranti e rifugiati, ha sospeso le sue attività nei centri di detenzione di Al-Mabani e Abu Salim a Tripoli: “Non possiamo continuare a lavorare in luoghi dove le persone sono costrette a fare i turni per sedersi perché vivono in quattro per metro quadro, dove il cibo e l’acqua disponibile non è sufficiente, dove la violenza è sistematica e non risparmia nessuno"
Ma la Commissione Ue propone di rifinanziare la Turchia con 3 miliardi fino al 2024 e sta lavorando ad un accordo analogo con Libia e Tunisia
Questi sono i risultati delle loro politiche: 14.388 persone riportate nei lager, 686 ammazzate (11891 respinti in tutto il 2020, 14388 fino al 19 giugno 2021).
da Avvenire: Libia, l'inferno delle minorenni stuprate dalla polizia
avvenire
Nello Scavo martedì 22 giugno 2021
Ragazzine somale abusate da mesi, dopo la cattura in mare: due hanno tentato il suicidio. L'Onu conferma: violenza inconcepibile, siano subito rilasciate e protette. Accuse a Itala e Ue
Sono rimaste in cinque. Tutte minorenni. Tutte somale. La loro età è nota alla polizia libica. Ma non è
Oggi vi è stata la prima udienza contro il licenziamento fatto dall'ArcelorMittal del lavoratore Riccardo Cristello - prossima udienza 21 luglio - un licenziamento frutto di una politica da fascismo padronale.
Lo Slai cobas sc ha partecipato al presidio dei lavoratori e dell'Usb al Tribunale, portando la sua solidarietà come parte della battaglia generale nazionale contro i licenziamenti e la repressione, e la denuncia dell'assassinio di Adil
*****
Dalle informazioni date dall'Avvocato di Riccardo e dell'Usb, Mario Soggia, all'uscita dal Tribunale:
Dalle parole di Riccardo Cristello: “Sono
fiducioso, io credo nella giustizia tarantina, credo che il giudice
una volta lette le carte e preso atto di quello che è successo non
potrà che darmi ragione. Non lo dico solo io l'hanno detto in tanti;
tanti mi hanno dato solidarietà e mi hanno detto che è un
licenziamento ingiusto. Questo licenziamento non deve passare; è mio
ma si rispecchia in tanti lavoratori in Italia. Questo è il
significato della mia lotta contro questo licenziamento. Non deve
passare questa forma di “padronismo” nei confronti dei
lavoratori. Non si può licenziare un lavoratore per un futile motivo
come quello che loro contestano”
Anche al presidio al Tribunale di Taranto lo Slai cobas ha portato la denuncia tra gli operai ex Ilva dell'assassinio di Adil |
GENOVA – Come era ampiamente nelle attese, l’assemblea in sciopero dei lavoratori di Acciaierie d’Italia dello stabilimento di Genova si trasforma in corteo. Convocati da rsu e sindacati alle 7 davanti alla fabbrica di Cornigliano, i metalmeccanici hanno deciso all’unanimità di dar sfogo a preoccupazione e rabbia contro la richiesta di cassa integrazione ordinaria da parte dell’azienda andando a bloccare la strada a mare “, snodo viario fondamentale per collegare il ponente al centro città. Impossibile uscire dal casello di Genova aeroporto e dirigersi verso il centro. I manifestanti lasciano passare solo ambulanze e vetture dirette agli ospedali. Fumogeni, cori contro i vertici aziendali e anche un falò improvvisato con alcuni copertoni bruciati, proprio sotto la fabbrica di Cornigliano. “
“Che l’inse”, recita uno striscione nuovo di zecca, richiamando il grido del Balilla: “Che abbia inizio”. In piazza anche i lavoratori in cassa integrazione rimasti in Ilva in amministrazione straordinaria. La protesta segue l’incontro di ieri con i vertici dell’azienda, durante il quale i sindacati hanno rispedito al mittente la richiesta di cassa integrazione ordinaria, nonostante la mediazione tentata dal management con la proposta di 15 giorni lavorativi al mese per tutti i lavoratori. “La cassa integrazione ordinaria non ha nessuna ragione- sintetizza Bruno Manganaro, ex segretario Fiom Genova- pesa solamente sul reddito e sulle spalle dei lavoratori. Chiediamo al governo di intervenire, a cominciare dal ministro Andrea Orlando, anche in qualità di azionista: che cosa hanno intenzione di fare con questa azienda? Non si può pensare che i lavoratori aspettino in cassa integrazione. Dobbiamo tornare a essere visibili come sappiamo noi, su quella strada, la Guido Rossa, che ha il nome di un nostro compagno, un lavoratore dell’Ilva che ha dato la vita anche per la fabbrica”. Il blocco si annuncia prolungato: i lavoratori chiedono il ritiro della procedura e l’intervento immediato del governo, anche in qualità di azionista di Acciaierie d’Italia. “Se non arriva la convocazione del governo- avverte Manganaro- torneremo sulla Guido Rossa anche domani. Giovedì è un giorno di festa per Genova, ci fermeremo per rispetto della città. Ma se le orecchie rimangono sorde e le bocche cucite, venerdì tutti in corteo davanti alla Prefettura“.
la II Formazione rivoluzionaria delle donne su
Dopo 6 ore di trattativa serrata presso la prefettura di Novara, con il sostegno dei numerosi lavoratori accorsi in presidio, la delegazione del Si Cobas ha imposto un impegno da parte del Lidl a rimuovere i caporali dall’impianto, adeguare i contratti alle ore svolte e intervenire sul livelli salariali.
Risultato però più importante aver salvaguardato l’autorganizzazione dei lavoratori dal tentativo padronale di escludere il Si Cobas dalle future negoziazioni.
...Ci prepariamo su un piano nazionale alle iniziative di sciopero dei prossimi giorni e ad una grande manifestazione sabato, alla quale invitiamo tutti i solidali che in questi giorni ci hanno sostenuto in questa lotta.
Con Adil nel cuore.
S.I. Cobas Novara