Ieri si è tenuta una conferenza on line sul "futuro dell'ex Ilva"
organizzata da Federmanager e a cui hanno partecipato e sono
intervenuti, oltre il presidente della Confindustria di Taranto e
commissari Ilva AS, i segretari di Fim, D'Alò, di Uilm, Palombella e per
la Fiom, Bruno Manganaro da Genova.
Una conferenza che aveva come obiettivo di dare una soluzione per il rilancio dello stabilimento siderurgico di Taranto, "tecnicamente compatibile con gli obiettivi di produzione e di sostenibilità, per riportare l’ex-Ilva sul mercato".
La soluzione "trovata" non è stata affatto una novità. Si tratta della combinazione del ciclo tradizionale, che porterebbe ad una produzione degli altoforni 4 e 5 di circa 6 Mt/annue, con un secondo ciclo, basato sulla tecnologia della riduzione diretta e forno elettrico, in grado di produrre inizialmente circa 2 Mt/a, e finanziato con l'utilizzo anche dei contributi pubblici e approfittando delle opportunità del Green Deal europeo".
Quindi, "con un investimento di circa un miliardo di euro, hanno spiegato i manager che hanno elaborato lo studio, si potrebbero completare tutti gli interventi impiantistici necessari a dar vita a un nuovo assetto, basato, appunto, su questi due diversi cicli produttivi, coordinati tra loro.
Tempo necessario: 36 mesi da quando saranno stati risolti tutti i nodi giuridici, contrattuali, normativi e politici e sarà individuata una adeguata struttura di ingegneria e project management in grado di agire".(da Corriere di Taranto).
Da parte dei sindacati:
La Fim, attaccando gli "opposti estremismi",
ha fatto al solito il megafono dell'azienda: sul no allo scudo penale;
Aia, sì ma non si può cambiarla ogni due mesi; AM sta pagando le ditte
dell'appalto; ci vuole un ruolo attivo dello Stato nell'entrata nella
società; non si può parlare di "forni elettrici" e poi pensare di
bloccare la Tap...
La Uilm di Palombella ha detto che non esiste
la produzione dell'acciaio in Italia senza il ciclo integrale di Taranto
che non può funzionare senza area a caldo; che Mittal se va via
pretenderà tantissimi soldi; che parlare di ambiente pensando di
chiudere l'Ilva è fare dello stabilimento una polveriera: se ci sono
voluti 25 anni per cominciare a parlare di risanamento per la Belleli -
che è grande 364 metri quadri, figurarsi quanti anni ci vorranno per
l'Ilva che è 2 volte la città... (e questo è vero - ndr), e comunque non si può risanare se non ci sono gli impianti che marciano e non si mettono i fondi. Ma qui noi diciamo invece: non si può risanare senza gli operai in fabbrica, con gli operai mandati a casa.
Invece "novità" - nel senso di chiarezza di posizioni sono venute dalla
Fiom di Genova. Che, sgomberando il campo da qualsiasi equivoco e
populismi che vengono ogni tanto dalla Fiom di Taranto,