L'apoteosi di Conte è durata 24 ore, dopo di che è partita in Parlamento e nei Palazzi dell'economia e del potere la corsa ai distinguo, la "guerra tra bande" intorno alla gestione dell'accordo UE e dei fondi che ne conseguono.
E si tratta di una guerra tra bande perchè ogni partito tira l'acqua al suo mulino e tira la giacca a Conte che ci tiene invece a considerarsi la guida e il centro dell'attuale sistema.
Il PD da Bruxelles a Roma vuole il Mes subito, tirato per la giacca su questo da Renzi e Forza Italia alleate. I 5stelle vogliono intestarsi i provvedimenti annunciati che invece dentro questo accordo sono veramente a rischio.
L'opposizione di destra appare pronta ad imbarcarsi in una sorta di governo di "unità nazionale" non dichiarato.
Nessuno dei progetti in corso, però, ha possibilità effettiva di andare in porto, perchè si tratta comunque di soldi pochi, maledetti e NON subito. In queste ore, peraltro, dai centri di potere europeo, arrivano subito i distinguo.
Il parlamento europeo è entrato subito in critica con l'accordo mettendo in evidenza che i tagli che esso contiene con spostamento dei fondi sembrano andare in posizione contraria a quella che sarebbero le effettive necessità. La stessa Ursula Von Der Leyen sembra dargli ragione: "Credo sia anche importante ammettere che nel bilancio settennale sono stati tagliati programmi per la ricerca, la salute e l'istruzione"
Poi appare del tutto evidente, col "senno di poi" che il meccanismo messo in piedi: approvazione dei parlamenti nazionali, freno d'emergenza mostrano un percorso molto accidentato all'effettivo utilizzo di questi fondi che andrà ben oltre la primavera del 21.
Questo non vuol dire che bisogna limitarsi a denunciare e ad assistere a questa guerra interna e internazionale, ma al contrario.
Bisogna sfruttare la contraddizione tra quello che i governi dicono e quello che realmente fanno.
Questa contraddizione si può sfruttare con una sola arma, la lotta, proletaria e popolare, generale e prolungata, superando la logica di scioperi generali una tantum, ma partendo dalle situazioni più calde e urgenti e via via coinvolgendo l'intero fronte dei lavoratori e delle masse, tenendo chiaro che per noi il centro decisivo resta la mobilitazione delle fabbriche.
proletari comunisti/PCm Italia
25 luglio 2020
PS: stralci da una intervista utile a chiarire
Gentiloni: "l'erogazione del Recovery inizieranno nella seconda parte del 2021 e comunque esso è legato al calendario con l'approvazione dei piani di riforma dei singoli paesi... la Commissione approverà i piani nazionali se vi saranno le riforme che tra l'altro riguardano pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, sanità e istruzione... I 208 miliardi del Recovery sono risorse enormi con il ruolo inedito dello Stato nell'economia... ma le regole approvate dai leader sono chiare, i piani - nel caso nostro, dell'Italia - saranno approvati a maggioranza qualificata dai Ministri delle Finanze su proposta della Commissione, ma gli esborsi saranno condizionati dall'eventuale attivazione del 'freno d'emergenza' che - come dice la Von Der Leyen - dà ogni Stato membro la possibilità di fermare le lancette dell'orologio per tre mesi al fine di avere una discussione a livello di Consiglio europeo... alla luce di questa discussioni la Commissione prenderà le sue decisioni".
il Capo della polizia Franco Gabrielli, a margine di un evento a Napoli.
“E temo che queste tensioni possano avere degli sbocchi di piazza non sempre ragionevoli“. “Passato il periodo estivo, tutta quella componente di società che faceva grande affidamento sul turismo uscirà veramente con situazioni disperate“, ha aggiunto Gabrielli, commentando le parole della ministra dell’Interno sul rischio che a settembre ci sarà un “autunno caldo”.
A
suo parere, quindi, disperazione e tensioni dovute al calo
dell’occupazione potrebbero portare in autunno a proteste sociali nelle
piazze. Ma, per affrontarle, gli agenti dovrebbero mettere da parte gli “esercizi muscolari” e scegliere la strada “del dialogo“.
... il Capo della polizia, commentando le parole della Lamorgese qualche giorno fa, ci fa sapere che la Ministra “ha semplicemente ribadito concetti abbastanza ricorrenti, almeno nelle stanze del Viminale e delle forze di polizia”. Insomma questo è il clima nelle stanze e nei corridoi del Ministero degli Interni.
Le indicazioni del Capo della polizia – alto dirigente di lunga esperienza, per anni alla guida sia dei servizi di intelligence che nell’ordine pubblico e dotato di una visione politica del proprio ruolo istituzionale – sono essenziali eppure descrivono un mondo: quello che ci attende dall’autunno in poi.
Le
affermazioni del dott. Gabrielli appaiono dunque piene di buonsenso, un
fattore troppo spesso assente nelle decisioni e nella gestione delle
emergenze in questi anni. ...
Dato
come assodato che il malessere sociale non può che aumentare ed agire
nella realtà del paese nei prossimi mesi, il sistema di potere che
Gabrielli rappresenta e difende militarmente, è intenzionato a procedere
ammortizzando complessivamente i problemi (sia sul piano economico che
su quello dell’ordine pubblico); oppure, di fronte all’incapacità del
“sistema” di dare risposte adeguate ai bisogni sociali, si agirà sul
fronte di quella che è sempre stata definita come “repressione
preventiva”?
In sostanza, per evitare di alzare e calare i manganelli nelle piazze, si metteranno all’opera tutti gli strumenti tipici dello “stato di emergenza”?
stralci da un commento su contropiano
a proposito di stato di emergenza -
editoriale proletari comunisti
a proposito di stato di emergenza -
editoriale proletari comunisti
Lamorgese ha parlato per prima del rischio di tensioni sociali in autunno, perché: “a settembre, ottobre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica”.
Se le proroghe della cassintegrazione/Fis e il blocco dei licenziamenti sono sembrate misure volte ad attenuare nelle fila operaie e proletarie la tensione sociale, la verità è che la cassintegrazione risulta tuttora non pagata per oltre 100mila lavoratori e lavoratrici e il blocco dei licenziamenti sembra essere una generica “foglia di fico” di aziende grandi, medie e piccole che comunque programmano licenziamenti e non intendono rispettare il blocco.