Tutti noi abbiamo giustamente salutato la buona riuscita della giornata di lotta del 6 giugno che ha dato ragione ai proletari che con la loro lotta, continuata e incessante, che fronteggia repressione di ogni tipo, gli hanno dato linfa e sostanza. La lotta dei lavoratori si è dimostrata come l’arma per costruire il fronte e il riconoscimento che viene dalla adesione e partecipazione al 6, niente affatto scontato, è passato da assemblee tematiche e discussioni corpo a corpo ora sotterranee ora esplicite, vincendo resistenze, anche le nostre per esempio, per arrivare a fare un primo passo avanti dalla proposta alla nascita effettiva del Patto d’azione, del fronte con manifestazioni simultanee che ovunque hanno costituito un capitale aggiunto alla lotta che già si faceva.
Quindi il 6 giugno è stato una dimostrazione di questo, che ci deve spingere ad una maggiore unità, ad una maggiore intensità dentro lo scenario nazionale dei posti di lavoro e della lotta di classe, contro padroni, governo Conte e Stato.
E’ stato positivo che si siano unite realtà di lotta fondamentalmente del sindacalismo di classe e combattivo e strutture e realtà di movimento che stanno occupando uno spazio importante nel territorio e sono fondamentali per l’estensione della lotta nella fase 2; così come gruppi e organizzazioni comuniste di diverso orientamento sono scese in piazza non nel circuito autoreferenziale e para elettorale dei tradizionali cartelli di sigle “comuniste”, ma dentro la dinamica della lotta sociale reale.
Questi elementi ci indicano che è necessario e possibile costruire ed avanzare.
Ma proprio per questo è necessario però che per fare di più e meglio tutti ci mettano più sostanza, più ragionamento e più investimento nell’unità reale. E abbiamo bisogno di segnalare alcune questioni.
Primo, l’unità di questo Patto d’azione e fronte attualmente è dato dal comune sentire e dalla piattaforma. Il comune sentire e il ruolo trainante delle lotte in corso è la comprensione dell’importanza politica in distinzione da altri pezzi del sindacalismo di base e dai tradizionali raggruppamenti para elettorali. Ciò richiede che si faccia valere ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci distingue, e la piattaforma è ciò che dobbiamo sostenere tutti insieme. Qui a nostro giudizio ci sono ancora gruppi e compagni che vengono nel Patto d’azione, partecipano alle iniziative, più per affermare la propria identità generale e auto propagandarsi che la piattaforma intorno alla quale dobbiamo unire e organizzare lotte, organismi e forze. Dobbiamo combattere ogni logica di intergruppo, di sfavillio di bandiere e poco lavoro e poca sostanza a trovare la strada per far agire la piattaforma e le conseguenze politiche e pratiche di essa. Così non pensiamo che servano granchè le disquisizione nominalistiche su come chiamare il fronte, come se da questo dipendesse il passo in avanti reale che si deve fare.
Quindi, andiamo avanti nel costruire in ogni realtà del paese il Patto d’azione e il fronte e andiamo con decisione all’assemblea nazionale dei delegati proposta, con l’obiettivo di radicare il Patto su tutti i posti di lavoro, perché è da lì che possiamo opporci ai piani di padroni e governo.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
Oggi,
alle ore 19,00 a Caltanissetta, in Corso Umberto I, si terrà un
presidio per chiedere giustizia e verità sull’omicidio di Adnan
Siddique, il giovane pakistano cittadino, nisseno, ucciso lo scorso 3
giugno perché si opponeva alla pratica mafiosa e schiavista del
caporalato nelle campagne.
la manifestazione è indetta dalle
Comunità Pakistana e Afgana di Caltanissetta, assieme ai mediatori
culturali Gul Noor Senzai e Adnan Hanif, la Casa delle Culture e del
Volontariato, le Associazioni Iside, MigrantiSolidali, “San Filippo
Apostolo” e MO.V.I. (Movimento Volontariato Italiano).