Nella mattinata di oggi il quartiere di San Lorenzo a Roma ha voluto dare il suo ultimo saluto a Salvatore Ricciardi, ex prigioniero politico e voce di Radio Onda Rossa, morto due giorni prima.
Dalla camera ardente allestita dentro l’ospedale il feretro ha attraversato le strade del quartiere, passando sotto la sede di Radio Onda Rossa in via dei Volsci.
Un corteo spontaneo di compagne e compagni lo ha seguito, rispettando i distanziamenti e muniti di mascherine vista l’emergenza legata alla diffusione del nuovo Coronavirus.
In corteo sono giunti sotto le mura aureliane del quartiere per lasciare una scritta sui muri in suo ricordo.
In quei momenti sono giunti però sul posto idranti della polizia e agenti in antissommossa, chiamati per reprimere l’iniziativa in nome del divieto di assembramento imposto dall’emergenza. I compagni e le compagne presenti sono stati identificati.
Da Roma Cristina, compagna di Radio Onda Rossa, ci racconta quanto accaduto. Ascolta
Da azione antifascista Roma Est:
Vi diciamo la verità: in quest'ultimo mese a casa ci siamo rimasti poco.
Siamo usciti per andare al lavoro e, soprattutto, per far parte della grande rete di solidarietà che si sta muovendo su Roma Est e che ha rotto l'isolamento di tante persone altrimenti abbandonate alla solitudine delle loro necessità.
Siamo usciti per andare al lavoro e, soprattutto, per far parte della grande rete di solidarietà che si sta muovendo su Roma Est e che ha rotto l'isolamento di tante persone altrimenti abbandonate alla solitudine delle loro necessità.
Siamo scesi in strada anche oggi. Lo abbiamo fatto, come sempre, con coscienza.
Nel senso che eravamo consapevoli di cosa stavamo facendo, del perché andava fatto e di come.
Eravamo in via dei Volsci a dare l'ultimo saluto a Salvatore, nostro compagno. Noi e pochi altri, in strada, con tutte le cautele imposte da questi tempi maledetti. Passato il feretro stavamo tornando a casa quando la via è stata chiusa in entrambi i sensi da blindati, volanti ed agenti in assetto antisommossa, mentre un elicottero ci controllava dall'alto. Più centinaio di agenti con caschi e manganelli per una trentina di persone. Per procedere con le identificazioni la polizia ha creato quell'assembramento che da due mesi ci dicono di evitare e che, fino a quel momento, non si era creato.
Nel senso che eravamo consapevoli di cosa stavamo facendo, del perché andava fatto e di come.
Eravamo in via dei Volsci a dare l'ultimo saluto a Salvatore, nostro compagno. Noi e pochi altri, in strada, con tutte le cautele imposte da questi tempi maledetti. Passato il feretro stavamo tornando a casa quando la via è stata chiusa in entrambi i sensi da blindati, volanti ed agenti in assetto antisommossa, mentre un elicottero ci controllava dall'alto. Più centinaio di agenti con caschi e manganelli per una trentina di persone. Per procedere con le identificazioni la polizia ha creato quell'assembramento che da due mesi ci dicono di evitare e che, fino a quel momento, non si era creato.
Le nostre considerazioni non possono che essere politiche. Anzitutto,
che stamattina come dall'inizio della pandemia, la presenza delle
istituzioni nei territori si manifesta con la polizia. In secondo luogo
che il concetto di sicurezza per le forze dell'ordine si traduce sempre
nell'ottuso esercizio della forza e della minaccia, e mai dalla lettura e
dalla comprensione delle situazioni andando a creare problemi dove
prima non c'erano. Non che la cosa ci stupisca particolarmente, sia
chiaro, ma nemmeno vogliamo abituarci a questo nuovo ordine di cose.
Nell'ultimo mese abbiamo visto poliziotti pestare in gruppo persone sole
uscite col cane o a fare jogging, rompere la testa a ragazzi che
stavano fumando una sigaretta sotto casa, sparare ripetutamente col
teaser a poveracci in fila alle poste, caricare operai che protestavano
perché volevano sicurezza sul posto di lavoro.
La situazione di stamattina poteva essere evitata: sarebbe bastato un minimo di buonsenso. Sarebbe bastato lasciarci tornare a casa. L'unica certezza che abbiamo maturato nell'ultimo mese, e che è diventato un giuramento fatto a noi stessi, è che non ci abitueremo mai a tutto questo.
La situazione di stamattina poteva essere evitata: sarebbe bastato un minimo di buonsenso. Sarebbe bastato lasciarci tornare a casa. L'unica certezza che abbiamo maturato nell'ultimo mese, e che è diventato un giuramento fatto a noi stessi, è che non ci abitueremo mai a tutto questo.
Da Soccorso Rosso Proletario:
Salvatore vive nelle nostre lotte, nelle lotte dei prigionieri, dei loro familiari, dei proletari, di tutti gli sfruttati contro questo mortifero sistema capitalistico.
Salvatore vive nelle nostre lotte, nelle lotte dei prigionieri, dei loro familiari, dei proletari, di tutti gli sfruttati contro questo mortifero sistema capitalistico.
Lo salutiamo oggi con l'Internazionale di Fortini, che a lui piaceva tanto
CIAO COMPAGNO SALVO, CHI AMA NON MUORE MAI
CIAO COMPAGNO SALVO, CHI AMA NON MUORE MAI