Lunedì 14 dicembre si è tenuto in India un nuovo sciopero generale dopo quello, riuscitissimo, del 26 novembre. Come la giornata di lotta dell’8 dicembre, esso ha coinvolto soprattutto le grandi masse dei contadini poveri, duramente colpiti dalla sequenza di provvedimenti del governo Modi volti a favorire le grandi imprese dell’agribuness interne e transnazionali. Per dare un primo sguardo alla situazione generale del sub-continente indiano ed in particolare alla situazione nelle campagne, pubblichiamo materiali di documentazione. Il primo e più ampio è stato elaborato dal compagno Alessio, che cura il blog Noi non abbiamo patria – Gazzettino rosso sulla lotta di classe all’epoca del coronavirus; il secondo – in inglese – è un testo ripreso dalla rivista indiana “Economic and Political Weekly“, che si può trovare in traduzione francese anche su http://www.alencontre.org – Inde. «L’intervention du gouvernement met l’agriculture indienne sous le joug des grandes firmes»
PREMESSA
L’india ha una popolazione di più di 1 miliardo e 300 milioni di persone, di cui circa il 52% è di età inferiore ai 30 anni, e la popolazione di età al di sotto dei 15 anni è circa il 26% del totale. Viceversa, la popolazione con più di 60 anni è tra il 9% ed il 10%, indicando una aspettativa media di vita bassa.
Almeno la metà della popolazione Indiana vive nelle campagne ed è occupata nel settore primario (agricoltura, allevamento, legname, pesca), quindi parliamo di circa 650 milioni di persone. Alla popolazione che direttamente vive per le attività legate alla economia primaria, deve essere aggiunta tutta quella parte di popolazione indiana che vive per attività collegate alla produzione agricola, di allevamento e pesca, come lo stoccaggio, logistica, intermediazione commerciale e distribuzione, che arriva ad essere più dei due terzi della popolazione complessiva. Quindi per legame diretto ed indiretto sono circa 900 milioni il volume della popolazione indiana che deve al lavoro dei campi e alla pesca il proprio sostentamento ed il proprio reddito.
G li analfabeti sono circa il 25% della popolazione.
Detto questo, il PIL legato al settore primario dell’economia indiana ammonta tra il 16% ed il 18% del PIL nazionale.
Il PIL legato al settore primario ed in special modo alla produzione agricola è ancora suscettibile alle stagioni dei monsoni che possono determinare ancora oggi stagioni di siccità e stagioni di rigogliosa produzione agricola. Una delle principali conseguenze della dominazione colonia britannica fu proprio smantellare il ministero dei lavori pubblici che aveva come scopo principale la manutenzione a spese dello stato di imponenti opere di canali di irrigazione, ecc.
Karl Marx nell’articolo “i risultati futuri del dominio britannico in India” del 1853 scrive: “gli inglesi nell’India orientale hanno accettato dai loro predecessori il dipartimento delle finanze e della guerra, ma hanno trascurato completamente quello dei lavori pubblici. Da qui il deterioramento di un’agricoltura che non può essere condotta secondo il principio britannico della libera concorrenza, del laissez-faire e del laissez-aller”.