Sono circa 1.500 i manifestanti a sfilare per il centro di Roma per lo sciopero nazionale dei lavoratori della Whirlpool contro la decisione dell'azienda di cedere lo stabilimento di via Argine a Napoli e i suoi oltre 400 dipendenti. Sono arrivati autobus dalla Campania, Toscana e dalle Marche. Il corteo ha raggiunto la sede del Mise. "La gente come noi non molla mai" scandiscono gli operai che portano in piazza anche lavatrici con lumino e crocifisso: è il funerale degli elettrodomestici Whirlpool".
Vertenza Whirlpool Napoli, lavoratori in piazza a Roma: in scena il "funerale della lavatrice"
Whirlpool, lavatrice in processione e 'Bella Ciao' in coro alla manifestazione di Roma
Dalla cronaca di Je sò pazzo
..dal corteo di Roma con i lavoratori della Whirlpool. All'incirca 1500 operai e operaie dai sei stabilimenti del gruppo, con delegazioni dell'indotto avellinese, della Ex Embraco di Riva di Chieri, della Fiat di Pomigliano e di altre fabbriche.
Un momento di visibilità importante, una dimostrazione di forza come non avveniva da troppi anni: per la seconda volta in due settimane gli operai della Whirlpool hanno scioperato unanimamente in tutti gli stabilimenti, dando all'azienda un chiaro messaggio: nessuna azienda, nessuna proprietà privata ha il diritto di fare ciò che vuole, indifferente nei confronti delle conseguenze sociali ed economiche delle sue azioni sui lavoratori e sulle regioni in cui produce. La lotta continua a Napoli come altrove per difendere il posto di lavoro, il salario....
Il prossimo 9 ottobre si terrà un altro tavolo tra sindacati e governo sul "dossier" Whirlpool. Il Governo non può e non deve svincolarsi da una questione di interesse nazionale, che coinvolge emblematicamente il destino di centinaia di migliaia di lavoratori a rischio in oltre 160 crisi aziendali in corso!
Entriamo in una fase storica di recessione globale e di guerra commerciale acuta tra potenze economiche mondiali, che si sta già ripercuotendo sul destino delle economie locali, scaricando i costi di una concorrenza sfrenata tra grandi aziende ed economie capitalistiche sui lavoratori e sulle classi popolari tutte. Oggi quanto mai prima è necessario cambiare paradigma, mettere in discussione la libertà di movimento dei capitali e il mantra del libero mercato e della libera iniziativa d'impresa. Lo Stato, oggi più che mai, deve farsi garante della produzione e del lavoro, intervenire direttamente nella gestione dell'economia, non aspettando che scoppino crisi aziendali, ma prevenendo tali crisi e risolvendo i problemi strutturali del paese con politiche industriali efficaci e provvedimenti a tutela dell'occupazione.
Entriamo in una fase storica di recessione globale e di guerra commerciale acuta tra potenze economiche mondiali, che si sta già ripercuotendo sul destino delle economie locali, scaricando i costi di una concorrenza sfrenata tra grandi aziende ed economie capitalistiche sui lavoratori e sulle classi popolari tutte. Oggi quanto mai prima è necessario cambiare paradigma, mettere in discussione la libertà di movimento dei capitali e il mantra del libero mercato e della libera iniziativa d'impresa. Lo Stato, oggi più che mai, deve farsi garante della produzione e del lavoro, intervenire direttamente nella gestione dell'economia, non aspettando che scoppino crisi aziendali, ma prevenendo tali crisi e risolvendo i problemi strutturali del paese con politiche industriali efficaci e provvedimenti a tutela dell'occupazione.