sabato 4 maggio 2019

pc 4 maggio - 2000 al corteo di Taranto - nonostante la pioggia e la polizia - Presidio Slai cobas sc alla Direzione ArcelorMittal

"Il corteo partito dalla piazza principale del quartiere Tamburi è riuscito a giungere solo alla prima delle portinerie, quella del Tubificio, qui la polizia ha fatto blocco e lanciato lacrimogeni, ma i manifestanti non sono arretrati hanno risposto e poi il corteo è ripreso e tornato al quartiere tamburi molto più determinato e combattivo di prima.
I partecipanti alla manifestazione nazionale erano provenienti da tutta Italia, su convocazione del movimento Ancora Vivi (sono presenti delegazioni dei comitati No Tav, No Tap, No Triv, No Muos Movimento dal Piemonte a Cosenza, da Firenze a Napoli e da tutta la Puglia), che hanno scelto la città come "madre" di tutte le vertenze su ambiente e salute. Una settantina di sigle di comitati e associazioni pronte a chiedere giustizia in un luogo simbolo come l'ingresso vicino all'area a caldo del siderurgico.Alla partenza del corteo dal rione Tamburi c'erano anche Carla Lucarelli e Angelo Di Ponzio, i genitori del 15enne Giorgio, morto lo scorso gennaio per un sarcoma.
Intanto un presidio Slai cobas per il sindacato di classe si è tenuto alla Direzione ArcelorMittal, fortemente presidiata dalla polizia, con interventi di denuncia e proposta.
E' stata l'unica iniziativa materialmente alla fabbrica - nonostante  il blocco poliziesco, striscioni sono stati posti anche alla port. A all'uscita del secondo turno degli operai e nei pressi della port. D che avrebbe dovuto essere la meta finale del corteo.
 

pc 4 maggio - Taranto - mobilitazione comune operai/masse popolari contro padroni, governo, capitalismo, non contro fabbrica e operai

Le ragioni giuste e la risposta sbagliata della manifestazione del 4 maggio

Lo Slai cobas per il sindacato di classe condivide la denuncia e l’azione dei settori della popolazione e delle associazioni che denunciano con forza l’inganno elettorale del M5S e combattono le posizioni di Istituzioni ed Enti di controllo che ridimensionano l’emergenza ambientale e sanitaria della città, rifiutando di fare ciò che è in loro potere per mettere un freno alle fonti inquinanti, anche quelle che meritano un intervento d’emergenza - come per le collinette, tuttora sotto sequestro della Magistratura, per cui la "scelta facile" è stata la chiusura delle scuole, con le giuste proteste createsi su questo, invece che ordinanze sindacali per rimuovere le collinette; come sullo stato delle cokerie, degli elettrofiltri per la diossina, ecc. Perchè di “dati” ne abbiamo ora tanti, ma interventi reali no!
La manifestazione del 4 maggio che pone l’accento nazionale e locale su tutto questo è un’altra delle tappe dello scontro in atto.

Detto questo noi non condividiamo le parole d'ordini centrali della manifestazione. Per noi i nemici sono ArcelorMittal e il governo, così come la posizione complice con AM e il governo dei sindacati sostenitori dell’accordo del 6 settembre 2018.
Invece il taglio della manifestazione del 4 maggio che pone la chiusura dell’Ilva/AM e va per questo alla fabbrica, oggettivamente si contrappone agli operai, ed è sbagliato.

Nocivo è il capitale e non la fabbrica. Gli operai sono e restano l’avanguardia potenziale della lotta contro padroni, governo e sistema del capitale. Senza la trasformazione della classe operaia, da

pc 4 maggio - SUL "GOLPE" IN VENEZUELA - UN ARTICOLO, TANTO PER CHIARIRE...

"Non ci sono più i golpisti di una volta" di Tommaso Di Francesco - stralci 

"...Il golpe tanto auspicato dalla Casa bianca e, di sottecchi, da molti governi europei, con in Italia Salvini plaudente e l’appoggio del confinante fascista Bolsonaro, annunciato poi dai media di mezzo mondo, si è alla fine rivelato una bolla di sapone.
Ora gira la voce che di una «farsa» si sarebbe trattato, con i «russi» che avrebbero giocato a Guaidó e agli americani un brutto tiro, facendo arrivare notizie false di un improbabile compatto schieramento dell’esercito con l’autoproclamato presidente ad interim, ma talmente convincente da fargli proclamare la «rivolta militare» per «l’Operazione libertà definitiva».
...è sicuro che Guaidó passerà non alla storia latino-americana ma tout-court al costume: si potrà dire

pc 4 maggio - Imperialismo italiano e Tunisia - Summit intergovernativo - info corrispondenza

Lotta ai migranti e incremento della subalternità economica ed energetica della Tunisia verso Italia/UE

Il 30 aprile si è svolto il primo summit intergovernativo sulla cooperazione tra Italia e Tunisia dal 2012.
Erano presenti i massimi esponenti del governo italiano con i due vicepremier Salvini/Di Maio e con il premier formale Conte, accompagnati da una corte di imprenditori a caccia di affari facili, che sono stati accolti dal presidente della repubblica tunisina Beji Caid Essebsi, dal primo ministro Youssef Chahed ed il ministro dell’industria e dell piccole e media imprese Slim Feriani. Alla fine della giornata sono stati firmati 7 accordi di cooperazione economico/commerciale e d’intesa politica.
L’incontro ha avuto luogo negli stessi giorni in cui a Tunisi molti attivisti sociali e politici denunciavano il 4 round Tunisia/UE dell’Aleca, l’Accordo di Libero Scambio Completo e

pc 4 maggio - Il decreto Salvini è incostituzionale - Governo fascio populista/Parlamento nero/Mattarella siete tutti fuorilegge razzisti e di copertura del razzismo

In un centro di richiedenti asilo
Il Tribunale civile di Bologna azzoppa il decreto Salvini: «Impedisce l’esercizio di un diritto costituzionale». Il giudice accoglie il ricorso di due richiedenti asilo e impone al Comune la loro iscrizione all’anagrafe. Il ministro leghista furioso attacca la magistratura.

pc 4 maggio - Tunisia corrispondenza - Ancora una volta il sangue delle contadine macchia le strade delle campagne tunisine



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Costrette a lavorare per salari da fame, a sottostare alle regole di assunzione dei caporali in cui non mancano neanche gli abusi sessuali, migliaia di contadine tunisine si recano al lavoro all’alba per tornare la sera. Vengono caricate come delle bestie su dei pick-up che sfrecciano per le strade provinciali del paese per portarle nei campi e, come sempre più frequentemente accade, trovano la morte in incidenti stradali.
Negli ultimi 4 anni, 40 contadine sono morte in questo modo, l’ultimo incidente è avvenuto lo scorso 27 aprile nella regione agricola di Sidi Bouzid, proprio la regione che diede inizio alla rivolta tunisina nel 2010, due pick up si sono scontrati frontalmente provocando la morte di 12 lavoratrici e lavoratori (7 donne e 5 uomini).
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La rabbia e lo sdegno si sono diffuse nel Paese saputa la notizia… Sempre più frequenti sono questi incidenti e la risposta delle istituzioni sono le solite lacrime di coccodrillo senza realmente impegnarsi nella risoluzione dei problemi dei contadini e, in particolare delle contadine.
Al contrario, in questi giorni i partiti politici parlamentari e istituzionali sono impegnati nella campagna elettorale (il prossimo novembre sono previste le elezioni legislative) e il governo ha recentemente firmato un nuovo accordo di libero scambio con l’Unione Europea (ALECA) che tra le altre cose avrà come effetto negativo la subalternità della produzione agricola nazionale alle importazioni europee con l’ulteriore deterioramente delle condizioni di lavoro dei contadini e della produzione agricola nazionale in generale. Inoltre oggi è in corso un summit governativo bilaterale sulla cooperazione Italia-Tunisia con la presenza del vice-premier italiano Di Maio in cui sicuramente si discuterà nello specifico delle esportazioni italiane (il “bel paese” è il primo paese esportatore in Tunisia) compresi i prodotti agricoli
La prima risposta popolare è stato uno sciopero generale nella regione di Sidi Bouzid ieri 29 aprile, i contadini e altri lavoratori hanno bloccato l’omonimo capoluogo della regione e tutte le arterie principali della regione stessa.
Più voci hanno accusato il governo per quanto successo, chiedendo ancora una volta di prendere delle misure concrete per vietare l’utilizzo dei pick-up per il trasporto delle contadine e di istituire servizi di trasporto pubblici.
Caso più unico che raro in Tunisia, ma anche negli altri paesi arabi come in Algeria, i manifestanti non sono scesi in piazza con la bandiera nazionale bensi hanno issato come propria bandiera dei foulard, gli stessi usati dalle contadine nel lavoro dei campi. Un simbolo forte che denuncia la responsabilità di queste vere e proprie stragi da parte dello Stato e della borghesia compradora al servizio dell’imperialismo.

Il corteo del Primo Maggio di quest’anno caratterizzato dal rifiuto dell’Aleca, per la sovranità alimentare del Paese e vedrà una delegazione di contadine di Sidi Bouzid.

pc 4 maggio - Migranti, la denuncia di Mediterranea: Malta collabora con Libia, deportati in 180

ROMA – Le Forze armate di Malta hanno collaborato alla “deportazione” in Libia di 180 persone in fuga da violenze e guerra: a denunciarlo è Mediterranea Saving Humans, la rete di associazioni impegnate nei soccorsi in mare con la nave Mare Jonio. “Non chiari i dettagli, ma è evidente che ieri sera Forze aeree di Malta hanno collaborato a un’operazione di cattura e deportazione in Libia di 180 persone in fuga da violenze e guerra” si legge in un Tweet pubblicato oggi. “Non è questa l’Europa dei diritti e delle libertà“.
Il riferimento è a due vicende distinte, relative a imbarcazioni dirette a Lampedusa, intercettate dalla Guardia costiera libica. Secondo Beppe Caccia, capo missione della Mare Jonio, “sono state decisive per i libici le informazioni fornite da un aereo maltese, in un’ennesima gravissima violazione dei diritti umani e delle Convenzioni internazionali”. Ieri sera la nave di Mediterranea era diretta verso uno dei barconi, che stava puntando Lampedusa e si trovava a meno di 15 miglia della zona “Sar” maltese.

pc 4 maggio - Algeria corrispondenza - info e analisi della rivolta popolare che continua

La rivolta popolare algerina ha cacciato Bouteflika… la rivolta continua!

 Il blog continuerà fornendo i nuovi aggiornamenti della rivolta in corso.
Come ogni venerdì mattina gli algerini si sono dati appuntamento nelle piazze delle principali città. Ad Algeri l’appuntamento è sempre davanti il palazzo delle Grandi Poste, anche il venerdì in cui abbiamo avuto la possibilità di presenziare tutto il centro di Algeri è stato letteralmente “invaso” da un tappeto di gente. Le prime decine di persone si sono posizionate sulle scalinate dell’edificio intorno le 10:00, ma il grosso dei manifestanti arriverà verso il mezzogiorno. Difficile quantificare esattamente la partecipazione, in ogni caso siamo nell’ordine delle decine di migliaia che muovendosi “in corteo”, se così si può chiamare, in quanto non ha avuto un percorso definito, i manifestanti semplicemente si muovono avanti e indietro lungo un perimetro che grosso modo è quello delimitato

pc 4 maggio - La strage quotidiana delle donne si chiama famiglia patriarcale - sistema del capitale




Femminicidio, Censis: “In un anno uccise 120 donne. Di queste 92 sono state ammazzate dal partner o un familiare”.

L'aumento dei femminicidi - ogni giorno e spesso anche due al giorno, come in questa settimana - , come degli stupri e delle violenze sessuali contro le donne trova il suo ambito favorevole e incentivante nella situazione generale di marcia verso il moderno fascismo, che oggi trova non solo nella subcultura, nelle concezioni, la sua manifestazione, ma nella sua ufficiale rappresentazione politica, istituzionale, col governo Salvini/Di Maio esplicitamente fascio-razzista, di cui il sessismo è il naturale, inevitabile prodotto e compagno di strada.
Il moderno fascismo è l’edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista. In questo

pc 4 maggio - Sudan corrispondenza - cade il regime di Omar Bashir, continua la rivolta popolare contro il regime militare

Rivolta Popolare in Sudan: cade il regime di Omar Bashir, continua la rivolta popolare contro il regime militare

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Nelle ultime settimane due grandi paesi arabi sono stati attraversati da imponenti manifestazioni e proteste popolari: il Sudan e l’Algeria. Ciò avviene dopo 8 anni dall’inizio della “prima ondata delle Rivolte Arabe” del 2010 le quali hanno destabilizzato e in due casi rovesciato i regimi arabi reazionari (Tunisia ed Egitto) ma nessuna di essa è uscita vittoriosa: o vi sono state restaurazioni più (Egitto) o meno (Tunisia) cruente, o l’imperialismo è intervenuto direttamente scatenando guerre, e fomentando guerre civili per interposta persona (Siria e Libia) o le rivolte sono state soffocate sul nascere dai regimi (Marocco, Algeria, Iraq, Gaza), l’Arabia Saudita che è intervenuta direttamente in Bahrein in aiuto di quel regime.
In entrambi i Paesi le masse popolari contestano i regimi rappresentati da dittatori al potere da