L'intervento dello Slai cobas sc che oltre ad avere coinvolto le operaie che hanno portato la posizione dello sciopero vero, ha visto la distribuzione dell'appello denunciando il governo e quindi la necessità di dare continuità all'8 marzo con la contestazione a Salvini prevista in prefettura l'11 marzo a Bergamo.
L’adesione
allo sciopero improvviso chiamato dalle RSA USB è pressoché totale, per
un’ora gli operai lasciano le linee deserte, tra gli sguardi
sconcertati e stizziti dei capi squadra e dei manager.
Lo sciopero è nato tra le linee, deciso e voluto dai lavoratori con risposta all’escalation dei ritmi di produzione, divenuti sempre più pesanti per fare fronte all’impennata dei carichi di lavoro.
A rigor di logica quando si aumenta la produzione, si aumenta il numero degli addetti, invece hanno fatto il contrario.
La Direzione, infatti, ha deciso di posizionare un operaio in meno sulle linee e di aumentare il ritmo delle operazioni svolte da ogni singolo operaio, ritmi per altro già saturi per oltre il 95%.
Si è trattato dell’ennesimo sovraccarico che è andato a erodere persino l’esiguo fattore di riposo, previsto dalla metrica Ergo-uas, sistema che a detta dell’azienda dovrebbe tutelare la salute dei lavoratori.
Uno degli effetti della pressione fisica e mentale è l’aumento dei lavoratori con ridotte capacità lavorative.
In meno di un anno la linea gerarchica della Sevel ha impresso un forte aumento della produzione, solo sulle UTE coinvolte nello sciopero di giovedì, si è passato da 410 a 425 motori il giorno.
Dai 292.000 furgoni prodotti nel 2017 si passati ai 297.000 del 2018, potenzialmente 300.000, se non ci fossero stati i fermi di produzione per varie ragioni, agli scioperi a sostegno delle rivendicazioni operaie, tra cui quello dei lavoratori della Bluetec in difesa del posto di lavoro.
Questi rilevanti aumenti della produzione sono stati ottenuti comprimendo i tempi di produzione e aumentando le giornate lavorative anche con l’imposizione dei sabati pomeriggio lavorativi.
Lo sciopero è nato tra le linee, deciso e voluto dai lavoratori con risposta all’escalation dei ritmi di produzione, divenuti sempre più pesanti per fare fronte all’impennata dei carichi di lavoro.
A rigor di logica quando si aumenta la produzione, si aumenta il numero degli addetti, invece hanno fatto il contrario.
La Direzione, infatti, ha deciso di posizionare un operaio in meno sulle linee e di aumentare il ritmo delle operazioni svolte da ogni singolo operaio, ritmi per altro già saturi per oltre il 95%.
Si è trattato dell’ennesimo sovraccarico che è andato a erodere persino l’esiguo fattore di riposo, previsto dalla metrica Ergo-uas, sistema che a detta dell’azienda dovrebbe tutelare la salute dei lavoratori.
Uno degli effetti della pressione fisica e mentale è l’aumento dei lavoratori con ridotte capacità lavorative.
In meno di un anno la linea gerarchica della Sevel ha impresso un forte aumento della produzione, solo sulle UTE coinvolte nello sciopero di giovedì, si è passato da 410 a 425 motori il giorno.
Dai 292.000 furgoni prodotti nel 2017 si passati ai 297.000 del 2018, potenzialmente 300.000, se non ci fossero stati i fermi di produzione per varie ragioni, agli scioperi a sostegno delle rivendicazioni operaie, tra cui quello dei lavoratori della Bluetec in difesa del posto di lavoro.
Questi rilevanti aumenti della produzione sono stati ottenuti comprimendo i tempi di produzione e aumentando le giornate lavorative anche con l’imposizione dei sabati pomeriggio lavorativi.