Il Reddito di cittadinanza viene istituito con una perversa logica del "contro", non per dare ma per "non dare", per fare una campagna falsa, offensiva e ignobile contro i poveri, i disoccupati, i giovani, le donne in cerca di lavoro che non trovano.
Non si era finora visto un provvedimento che unisse in sè misure economiche di sostegno, assistenziali e misure repressive, il carcere - fino a 6 mesi di galera.
Questo governo considera tout court le persone che non hanno lavoro e reddito potenziali "scansafatiche", truffatori. Una logica frutto di una politica che considera ogni misura verso le masse una sorta di danno che il governo è sì costretto a fare - soprattutto per le promesse elettorali - ma che chi ne dovrebbe beneficiare non ne avrebbe effettivo diritto (perchè se non lavora è colpa sua), e va, quindi, controllato e se fa il "furbo" represso.
Questa è politica fascio-populista, una politica per cui il Ministero degli Interni è l'effettivo Ministero generale che deve entrare in ogni provvedimento, per cui al fianco della propagandista populista compare sempre il poliziotto.
E' stato già chiaro col Decreto sicurezza, con il legame tutto e solo ideologico, propagandistico: migranti=insicurezza - lotte dei lavoratori, sociali=insicurezza e, quindi la sicurezza sarebbe possibile cacciando gli immigrati e reprimendo le lotte.
Ma tutto ciò non fa che dire chiaro che questo governo ritiene che il fascismo è la risposta ai migranti, alle lotte, come ai poveri e disoccupati truffatori.
Il reddito di cittadinanza, formulato con la logica e azione coercitiva, di controllo, diventa una vessazione quasi peggiore della mancanza di lavoro e reddito.
Invece di un sostegno economico per sopravvivere in attesa di trovare lavoro, ti trovi il funzionario che ti dice: o vai a 250 Km a fare qualsiasi lavoro o ti tolgo pure quella miseria di reddito; invece di un aiuto ti trovi sotto casa i carabinieri perchè hai fatto qualche dichiarazione non vera o hai strappato