Riportiamo ampie parti di uno scambio di lettere avvenuto con un compagno lavoratore di Genova del Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori autoconvocati per l'unità della classe.
Il Coordinamento ha tenuto un'assemblea il 7 dicembre a Torino - nel 12° anniversario
della strage operaia alla ThyssenKrupp - sul tema della sicurezza e della salute sul posto di
lavoro e nel territorio, a cui lo Slai cobas per il sindacato di classe ha partecipato.
(Riportiamo le lettere in ordine cronologico, fino a quella di ieri)
Lettera del 21 dicembre 2019
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
Rete nazionale per salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio Taranto
Cari compagni
abbiamo apprezzato il convegno di Torino, ci è dispiaciuto non esserci direttamente, il nostro intervento è stato letto da un compagno operaio di Bergamo dello Slai cobas per il sindacato di classe - l'intervento si può leggere nel blog tarantocontro:
https://tarantocontro.blogspot.com/2019/12/convegno-torino-nellanniversario-della.html.
Ma dobbiamo dire che non è stato sufficientemente capito e il convegno è andato liscio per conto suo. Abbiamo posto la centralità della madre di tutte le battaglie che oggi è la questione Ilva/ArcelorMittal che riguarda il tema principe di salute sicurezza e ambiente ma nel contesto della lotta di classe storica nella più grande fabbrica attuale del nostro paese e una delle più grandi di Europa.
Abbiamo proposto una iniziativa sul campo in tempi politici sufficientemente urgenti per dimostrare l'importanza e la funzione dell'assemblea partecipata di Torino e le sue potenzialità d' impatto
con la realtà.
Ma su questo si è svicolato e glissato, compagni, e si procede lungo una strada rituale e della via facile: da un convegno a un'altro da una assemblea nazionale a un'altra, forse con una sorta autosufficienza, un burocratismo da coordinamento.
Ci dispiace non essere stati, perchè queste cose le avremmo dette direttamente e avremmo fatto battaglia su questo e forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma chi non c'è ha giustamente sempre torto.
Ora però la questione la riproponiamo e ci sembra necessario dibatterla e cambiare marcia.
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
Rete nazionale per salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio Taranto
Risposta del 27 dicembre 2019
Compagno lavoratore di Genova del
Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori autoconvocati per l'unità della classe
Cari compagni,
Da parte mia ritengo che:
- bisogna evitare di intraprendere azioni da parte vostra e nostra in concorrenza;
- la vostra proposta era corretta e costruttiva, sia per quanto riguarda l'ex ILVA che per quanto riguarda la ricostituzione di una Rete Nazionale sulla Sicurezza;
- d'altro canto da parte vostra dovete anche comprendere che difficilmente poteva essere sufficiente il vostro primo intervento a una assemblea nazionale, dopo essere entrati in contatto da pochissimi giorni, per determinare le scelte della maggioranza dei compagni attivi nel Coordinamento.
Quello che io posso suggerirvi perciò e che parimenti mi auguro è che voi partecipiate alla attività del Coordinamento in modo che la vostra proposta abbia maggior seguito.
Riguardo alla questione del siderurgico di Taranto secondo me la maggior parte dei compagni sono orientati verso la rivendicazione della chiusura delle fonti inquinanti. Il dibattito sulla questione andrebbe portato dentro il Coordinamento ed io sarei ben disposto a farlo perché ritengo la vicenda assai importante, sia perché si tratta di un importante centro operaio, sia perché è un campo di prova di quello che secondo la mia scuola politica dev'essere il giusto rapporto fra classe operaia e gli altri strati sociali, e quindi anche fra sindacato e associazioni interclassiste (popolari, cittadine e simili).
Mariopaolo del Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori autoconvocati per l'unità della classe
Nota del 28 dicembre 2019
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
Rete nazionale per salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio Taranto
Al Convegno su l'autunno caldo si è discusso molto sull'Ilva di ieri e oggi - Torneremo dopo le festività sulle proposte fatte e sulla discussione e iniziativa possibili - l'unica questione che vogliamo però dire è che la parola d'ordine di "chiudere le fonti inquinanti" non dice niente - ce ne sono in tutte le fabbriche del nostro paese - e per quanto riguarda l'Ilva esiste la parola d'ordine "chiudere l'area a caldo come a Genova"; e su questo sei tu che ci devi spiegare se essa è stata un avanzamento nella lotta di classe a Genova, all'Ilva nella coscienza di classe, anche sul fronte di nocività e ambiente, tenendo conto che Taranto è 10 volte Genova. E' solo la lotta di classe e della classe, con il fronte unito delle masse - che non coincide affatto con gli ambientalisti nè con l'ambigua e infelicissima espressione i "cittadini" - su una piattaforma che risponda agli interessi attuali degli operai e delle masse, con i rapporti di forza attuali, può spostare in avanti i problemi.
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
Rete nazionale per salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio Taranto
Nota del 29 dicembre 2019
Compagno lavoratore di Genova del
Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori autoconvocati per l'unità della classe
Cari compagni,
"...la parola d'ordine della
"chiusura delle fonti inquinanti" non significa un bel nulla. O meglio,
di fatto significa avallare i fumosi piani industriali di riconversione.
Secondo
me l'autentico sindacalismo di classe non deve abbracciare, sostenere,
alcun piano industriale. Non è affare dei lavoratori ma dei padroni. Ciò
vale a scala aziendale quanto nazionale.
E ciò vale, a scala
aziendale si che si tratti di un piano di rilancio mantenendo aperte le
fonti inquinanti sia che si tratti di un piano di riconversione; a scala
nazionale sia che si tratti di cercare un acquirente sul mercato
internazionale (o mantenere quello attuale) sia che si tratti di
nazionalizzare.
Ci si deve invece attestare sulla difesa dei bisogni immediati: salario, orario, salute, sicurezza.
Salario:
bisognerebbe ad es. lottare per l'integrazione della Cigo e dell Cigs
da parte di ArcelorMittal così da raggiungere il salario pieno.
Orari:
ridurre l'orario di lavoro giornaliero e di vita (in pensione prima)
così da ridurre l'esposizione degli operai all'aria insalubre
dell'acciaieria.
Salute e sicurezza: oltre al punto di cui sopra, lotta per il rinnovo e la manutenzione degli impianti e per le bonifiche.
Genova: la situazione di Taranto - anche a voler mettersi a ragionare di piani industriali - è ben diversa da quella genovese.
L'acciaieria
di Genova aveva solo un altoforno, si trova a una distanza media
inferiore di quella di Taranto rispetto ai mercati di sbocco
(manifatture del Nord Italia). A Genova, con l'accordo di programma del
2005 che ha imposto la chiusura dell'altoforno, si è passati da 1.700
operai impiegati nella acciaieria ad un migliaio scarso. Gli altri,
ridottisi per i progressivi pensionamenti, sono stati impiegati in
lavori di pubblica utilità (ad es. manutenzione dei parchi). Per gli
operai della fabbrica è stato un compromesso accettabile. La
combattività degli operai dello stabilimento è stata mantenuta ad un
buon livello e nei cortei per gli scioperi hanno partecipato anche gli
operai addetti ai lavori di pubblica utilità, col che voglio dire che si
è mantenuta una discreta unità operaia, internamente allo stabilimento.
Ma
ciò, come voi sapete bene, è stato fatto ad un prezzo: quello di
impedire l'unità fra i lavoratori di Genova e quelli di Taranto.
Ciò è successo per i calcoli opportunistici del gruppo politico maggioritario nella Fiom provinciale
genovese che si è accontentato di difendere il proprio "fortino" cioè il suo radicamento nello
stabilimento di Cornigliano, disinteressandosi del tutto di tentare di unire gli operai al
di sopra degli stabilimenti perché ciò avrebbe implicato una lotta internamente alla Fiom,
che quei dirigenti non hanno mai voluto fare.
Inoltre, cercare l'unità con gli operai più combattivi di Taranto, avrebbe implicato lo stabilirsi di un
rapporto col sindacalismo di base, cosa che quel gruppo politico si è sempre ben guardato da fare, in
quanto avrebbe significato andare allo scontro internamente alla Cgil.
Quindi
il bilancio per Cornigliano è che l'accordo fu accettabile preso in sé e
per sé, guardando solo a quella fabbrica, ma nell'ottica del movimento
generale della classe operaia la condotta della Fiom locale ha frenato
il possibile sviluppo del sindacalismo di classe.
Prendere per
Taranto a modello l'accordo di programma di Genova, come fa ad esempio
l'Usb, significa da un lato chiudere ancora una volta gli operai dentro
i confini dello stabilimento, dall'altro spacciare una mera e
pericolosa illusione, perché le due situazioni industriali non sono
comparabili: Taranto senza il ciclo integrale non avrà il mercato che ha
Cornigliano ed in ogni caso ciò implicherebbe una riduzione disastrosa
degli operai addetti nella fabbrica".
Un caro saluto
Mp