martedì 31 dicembre 2019

pc 31 dicembre - Condannato in Turchia editore progressista della Umut Publishing

Il 26 dicembre, il proprietario di Umut Publishing è stato condannato a due anni e un mese di prigione per aver pubblicato la raccolta di scritti del rivoluzionario comunista Ibrahim Kaypakkaya nel 2018. Anche un operatore di Yön Printing è stato condannato a 10 mesi solo per aver stampato il libro.
Dopo la pubblicazione degli scritti di Kaypakkaya nel 2018, lo stato turco ha fatto irruzione nell'ufficio di Umut, sequestrando e confiscando copie del libro e numeri della rivista Partizan. L'unica "prova" dell'attività criminale erano gli stessi scritti di Kaypakkaya, con lo stato turco che citava le sue posizioni sul diritto all'autodeterminazione della nazione curda e la sua identificazione del kemalismo (nazionalismo turco) come fascismo.
Sebbene ci siano state diverse audizioni, la decisione finale è stata presa giovedì. Gli imputati sono stati condannati a dieci mesi per la pubblicazione/stampa degli scritti di Kaypakkaya e il proprietario di Umut condannato a un altro anno e tre mesi per "aver fatto propaganda per il Partito Comunista di Turchia/Marxista-Leninista (TKP / ML)".

pc 31 dicembre - PRESIDIO AL TRIBUNALE DI TARANTO: LA LOTTA NO TAV NON SI ARRESTA! La dichiarazione di Nicoletta

Nicoletta Dosio: "Andrò in carcere dove troverò altri oppressi, altri ultimi, con cui solidarizzare e creare una nuova famiglia. Andrò in carcere perché di Tav non si parla più. Lo si considera un capitolo chiuso: e quindi con il mio corpo dietro le sbarre voglio riaprire questa storia indecente".

Dopo il presidio, i compagni di proletari comunisti hanno portato striscioni, locandine, volantinaggio anche in centro città

CONTRO L'INGIUSTIZIA DEL POTERE, LA RESISTENZA È UN DOVERE 
(di Nicoletta Dosio)

A questo principio si ispira ormai da trent’anni il movimento NO TAV e, da sempre, rispondono le lotte sociali e ambientali, in tante parti del paese e del mondo.
Contro tale resistenza, il sistema ha messo in campo leggi, eserciti, tribunali e carceri.
I territori, le persone, la natura sono più che mai materia bruta di sfruttamento da parte di un capitale che, nella sua arroganza dimentica di ogni limite, in nome del profitto infinito, accumula sulla propria strada morti e rovine, fino a mettere in discussione la sopravvivenza stessa del Pianeta. Anche in Valle di Susa l’opposizione popolare che, forte della memoria operaia e resistenziale, ha deciso di

pc 31 dicembre - EGITTO - LE FORZE ARMATE, QUELLE CHE HANNO UCCISO REGENI, CHI LE ARMA? L'ITALIA!

Sulla guerra, sulla repressione, sulle uccisioni, torture degli oppositori politici al regime di al-Sisi fanno affari e aumentano i profitti le multinazionali italiane, preparati dai viaggi e visite del governo PD/M5S. 
L'anno 2019 si chiude molto bene per gli affaristi di morte!

(da il Manifesto) - Egitto. Incontri tra l’ambasciata di Roma e Il Cairo e visite d’affari di aziende civili e belliche. Intanto nella capitale egiziana aggredito l’attivista egiziano Gamal Eid. E in carcere muore una detenuta
La diplomazia italiana al Cairo continua a lavorare alacremente per promuovere le imprese (e le armi) italiane in Egitto. Venerdì 20 dicembre l’ambasciatore Giampaolo Cantini ha incontrato il ministro della produzione bellica Mohamed al-Assar per discutere di «cooperazione economica».
Nell’incontro, al quale ha partecipato anche lo staff dell’addetto militare dell’ambasciata, si è parlato di industria, soprattutto bellica. Cantini ha «espresso il desiderio di aumentare gli investimenti italiani in Egitto incoraggiando le compagnie italiane a investire nel paese»... L’ambasciatore ha poi

pc 31 dicembre - Da Taranto a Palermo proletarie per Nicoletta

Tribunale di Taranto

Siamo tutte Nicoletta, il suo coraggio e la sua determinazione sono davvero un grande esempio di lotta per tutte e tutti da seguire! NICOLETTA SUBITO LIBERA!
Lavoratrici precarie Coop Sociali in lotta a Palermo

pc 31 dicembre - In tutta Italia per Nicoletta

- 31 dic Bergamo, ore 11, prefettura via zelasco
- 31 dic Genova, ore 17,30 piazza San Lorenzo
- 31 dic Brescia, ore 10 piazza Duomo
- 31 dic Imperia, ore 17, viale Matteotti
- 31 dic Bologna, ore 14, piazza di Porta Ravegnana
- 31 dic Forlì, ore 18, piazza Morgagni
- 31 dic Firenze, ore 15,30 via Cavour
- 31 dic Grosseto, ore 11,30 piazza Rosselli
- 31 dic Viareggio, ore 15, stazione
- 31 dic Pisa, ore 12, piazza XX Settembre
- 31 dic Roma, ore 16 (luogo da definirsi)
- 31 dic Napoli, ore 10,30 largo Berlinguer
- 31 dic Taranto, ore 11,45, Tribunale
TORINO/ VAL DI SUSA
- 31 dic Susa ore 18 presidio davanti alla caserma dei carabinieri
- 31 dic Torino ore 24 saluto al carcere Lorusso e Cotugno
- 1 GENNAIO BUSSOLENO FIACCOLATA DI SOLIDARIETÀ ore 18 piazza Cavour nei pressi de La Credenza
Nicoletta non sei sola! Libertà per i notav!
Da notav.info
... in carcere per scontare la pena di un anno a cui è stata condannata per una manifestazione del 2012 insieme ad altri 11 attivisti. La manifestazione, che aveva visto centinaia di No Tav invadere l'autostrada che da Torino porta in Francia, avveniva nel contesto di una intensa settimana di mobilitazione avvenuta dopo la caduta di Luca Abbà dal traliccio in occasione dell'ampliamento del cantiere di Chiomonte. La rabbia era molta e in tutta Italia semplici cittadini erano scesi in piazza

pc 31 dicembre - La Val Susa per Nicoletta

Poche ore fa Nicoletta è stata arrestata dai Carabinieri. Prelevata dalla sua abitazione è stata portata ieri sera presso il carcere delle Vallette, per scontare una pena di 12 mesi a seguito di un blocco stradale risalente al 2012. Gli abitanti di Bussoleno hanno tardato l’arresto per ore, con un muro popolare che ha costretto i carabinieri ad attendere che tutti potessero salutarla, sostenerla e sorriderle.
Il suo gesto generoso, fatto per denunciare l’ingiustizia riservata non solo a lei stessa, ma ai tanti attivisti No Tav ora in carcere e a chi ci finirà a breve, chiama una forte solidarietà, concreta, alla moda nostra.
Ecco i primi appuntamento tra la Valle e Torino.
31/12 ore 18 di fronte caserma CC di Susa
31/12 per chi può ore 24 saluto al carcere Lorusso e Cotugno
1/01 ore 18 FIACCOLATA NO TAV partenza Piazza del Comune di Bussoleno

pc 31 dicembre - ARRESTO DI NICOLETTA DOSIO: HANNO SOLLEVATO UNA PIETRA CHE GLI RICADRA' SUI PIEDI - da Mfpr


L'arresto di Nicoletta Dosio già si sta rivelando una "pietra che gli ricadrà pesantemente sui piedi"! L'hanno voluta arrestare in questi giorni di fine anno illudendosi forse che non ci sarebbe stata immediata mobilitazione. E, invece, già da ieri sera e oggi in Val Susa, a Torino e in decine e decine di città, dal nord al sud stiamo scendendo in piazza, assediando questure, tribunali, prefetture, ecc.

Siamo vicini col cuore, con la mente a Nicoletta, dovunque possiamo, mobilitiamoci! NIcoletta è tutte noi. E' le donne che lottano irriducibilmente, senza paura e resistono ad una magistratura, uno Stato di polizia brutale, marcio, incivile, di "giustizieri" al servizio degli interessi del capitale e della grande speculazione, dei distruttori di territori.
Anche questo assurdo arresto mostra la giustezza di rovesciare questo Stato borghese che mette in galera chi lotta per i diritti, la giustizia, la dignità, la vita delle popolazioni e lascia non solo in libertà ma a decidere in parlamento e nei governi sulle nostre vite chi ruba miliardi, chi lascia morire in mare i migranti, come i rappresentanti dei padroni che ogni giorno compiono atti criminali per i loro profitti, ecc.

Ribadiamo che Nicoletta ha fatto benissimo a disobbedire ai divieti della magistratura, a violare le sue assurde sentenze. Le "regole" di questo Stato e della Polizia è giusto romperle!
Non abbiamo nulla da cui difenderci, ma abbiamo da attaccare sempre di più, dimostrando l'abisso che esiste tra la grandezza delle lotta per la libertà, per i diritti delle popolazioni e la miseria, il fascismo di questo Stato, di questi governi.

La battaglia NoTav e le donne, compagne della NoTav, con la loro determinatezza, coraggio, forza non possono essere arrestate.
LIBERTA' SUBITO PER NICOLETTA DOSIO!

MFPR
31 dicembre 2019

pc 31 dicembre - CI DATE LE TENDE? TORNEREMO NELLE STRADE!

CI DATE LE TENDE? TORNEREMO NELLE STRADE!
Comitato lavoratori delle campagne

Dopo l'incendio del 3 dicembre scorso al Gran Ghetto di Rignano, non si è perso tempo nel mettere in moto la già rodata macchina speculatrice sulla pelle dei lavoratori. Pochi giorni dopo la tragedia, che ha distrutto buona parte delle abitazioni lasciando centinaia di persone prive di casa, la Prefettura ha messo in piedi la solita risposta, che non ha nulla di provvisorio ma anzi si appresta a diventare la nuova normalità che tutti conoscono bene: tende. Ad oggi sono circa 25, le tende blu della protezione civile che sono state posizionate nel terreno adiacente a ciò che rimane del ghetto, per mezzo di protezione civile e Regione. A tendopoli conclusa i posti totali saranno 500, in base a quanto raccontato dalle forze dell'ordine ad alcuni abitanti, con 10 persone per tenda, il che non lascia dubbi sulle condizioni di sovraffollamento a cui saranno sottoposte le persone che vi andranno a vivere, date le ridotte dimensioni delle tende. Già è emersa la volontà, per quanto concerne l'organizzazione della nuova Tendopoli, di sottoporre i futuri abitanti a un rigido regolamento: divieto di cucinare per conto proprio, pasti portati da fuori e con ogni probabilità (visto che si stanno già raccogliendo i nomi) accesso strettamente regolamentato e consentito solo a chi è registrato.
Difficile non rivedere in queste imposizioni un altro esempio, già rivelatosi ampiamente fallimentare, di Tendopoli militarizzata: quella di San Ferdinando (in Calabria), in cui le vite delle persone sono costantemente sottoposte al controllo e messe a profitto – così come è successo a Casa Sankara, anche se in dimensioni ridotte -.
Inoltre fin dal giorno dell'incendio è stato attivato un servizio di catering gestito da Gam Ristorazione, azienda che già in passato si era candidata al bando per la gestione della ristorazione del CARA di Borgo Mezzanone. Secondo le testimonianze di diversi abitanti del ghetto, i generi alimentari verrebbero recapitati dalla ditta esclusivamente presso la casa di una persona notoriamente legata al sindacato USB, che da tempo minaccia e cerca di intimidire chi partecipa alle lotte autorganizzate: tutte le altre persone sarebbero costrette a rivolgersi a lui per ricevere il pasto.
Anche in questo caso appare palese la connivenza tra sindacati, associazioni e istituzioni, con il comune obiettivo di speculare sulla precarietà a cui sono costrette le persone che vivono nei ghetti.
Ancora una volta si risponde con soluzioni emergenziali e provvisorie a una questione, quella abitativa, che già da anni è sotto gli occhi di tutti; ancora una volta, la volontà e l'opinione di chi nei ghetti è costretto a viverci viene sistematicamente taciuta, ignorando le istanze portate avanti da anni di lotta per ottenere documenti e case vere.
Gli abitanti del Ghetto hanno chiaro il progetto istituzionale e non sono disposte a sottostare al ricatto: come ha dimostrato la giornata di lotta del 6 dicembre, l'unione e la solidarietà fanno tremare il potere.
Ancora una volta siamo pronti a scendere in strada.
GHETTI E TENDOPOLI PER NESSUNO, CASE PER TUTTI!

lunedì 30 dicembre 2019

pc 30 dicembre - Per Nicoletta le masse a Bussoleno subito in piazza

 notav.info@notav_info
Scesi in strada alla spicciolata stanno rallentando l’arresto bloccando la strada. 

Els veïns de Bussoleno (Torí) baixen al carrer per a impedir la detenció de @NicolettaDosio, activista #NoTav (contraris a la línia alta velocitat que destrossaria la #ValdiSusa) de 73 anys, professora jubilada de grec i llatí.

In carcere a 73 anni: "In cella potrò partecipare ad altri fronti di lotta"

Un gruppo di manifestanti sta però impedendo ai carabinieri di portare via la militante valsusina.

Bussoleno, la protesta degli attivisti No Tav per l'arresto della 73enne 'pasionaria' Nicoletta Dosio

pc 30 dicembre - Giù le mani da Nicoletta Dosio attivista no Tav - Striscioni subito ovunque siamo presenti - Proletari comunisti



Nicoletta, condannata in via definitiva insieme ad altri 11 attivisti No Tav per una mobilitazione in Valsusa del 2011, si era rifiutata nei mesi scorsi di richiedere misure alternative alla carcerazione, preferendo il carcere all’accettazione di una misura palesemente ingiusta e spropositata.
L’ordine era stato inizialmente sospeso, nell’evidente imbarazzo di tradurre effettivamente in carcere una donna di oltre 70 anni e dopo alcune riuscite iniziative di solidarietà, come la partecipata assemblea organizzata da Potere al Popolo Torino il 7 novembre.

pc 30 dicembre - Francia non cessano le mobilitazioni contro Macron - dai blog rivoluzionari

Sindicatos y chalecos amarillos desafían a Macron y vuelven a las calles en navidades

El Gobierno galo había pedido una tregua navideña a las protestas ciudadanas contra su reforma de las pensiones, pero la huelga de transportes se mantiene tras 22 días y miles de manifestantes han vuelto a salir a las calles este sábado.
Manifestantes protestan en París contra la reforma de las pensiones planteada por el Gobierno francés.- EFE/EPA/Christophe Petit Tesson


Manifestantes protestan en París contra la reforma de las pensiones 
planteada por el Gobierno francés.- EFE/EPA/Christophe Petit Tesson


De poco han servido los llamamientos del Gobierno francés a una tregua navideña de las movilizaciones. Miles de personas se manifestaron este sábado en París, convocadas por los sindicatos y los chalecos amarillos, para volver a exigir la retirada de la reforma de las pensiones.
La marcha, que recorrió entre consignas y pancartas varias avenidas del centro de la capital, se sumó a la huelga convocada en la compañía estatal ferroviaria SNCF y en el transporte metropolitano de París, que hoy cumplió su día 24.
El paro ya ha superado las 22 jornadas seguidas que se registraron en 1995 contra otra serie de reformas sociales del entonces primer ministro Alain Juppé.
Como consecuencia de la huelga, solo seis de cada diez líneas de alta velocidad circulan este fin de semana, aunque el porcentaje bajará hasta el 35% el próximo 1 de enero.
La manifestación del sábado contó con la particularidad de unir a dos grupos, que no siempre han gozado de las mejores relaciones, los sindicatos más radicales, encabezados por la CGT, y el movimiento ciudadano de los chalecos amarillos, que nació hace poco más de un año con el rechazo a las organizaciones tradicionales por bandera.
Los "chalecos amarillos", no más de tres centenares, se congregaron antes de la manifestación en la Plaza de la Bolsa y desfilaron por París hasta la Estación del Norte, donde comenzaba la marcha convocada por los sindicatos.
Para el líder de la CGT, Philippe Martinez, "si el Gobierno contaba con una tregua por navidades, debe de estar muy decepcionado, porque la movilización sigue aquí".
El propio presidente, Emmanuel Macron, que hasta ahora apenas ha intervenido públicamente sobre las protestas, pidió hace unos días que la contestación cesase durante las fiestas navideñas para permitir a los franceses desplazarse estos días.

El Gobierno busca la división sindical

Desde el Gobierno se trata de profundizar en la división entre las centrales reformistas, más

pc 30 dicembre - Dopo il Convegno sull'autunno caldo 69 - Milano 13-14-15 dicembre

"...Il nostro obiettivo è esplicito, intendiamo portare le lezioni dell'Autunno caldo sin da subito, ad esempio all'Ilva/ArcelorMittal di Taranto....Dobbiamo intrecciare questa memoria con la vita quotidiana dei proletari e dei compagni che sono nel fuoco della lotta di classe, nella situazione difficile che comunque il movimento attraversa...

....Vi è stata, quindi, molta “carne a cuocere” in questo convegno, e pensiamo che non siano state dette cose banali – che spesso sono la “banalità del male”: le denunce, i lamenti su come siamo messi male, sia come condizione che come lotte. Però c'è anche la “banalità del bene”, quelli che hanno le ricette già pronte, che sembrano che non abbiano imparato granchè dal contesto di quel movimento e pensano già di aver trovato la chiave, quando se l'avessero trovata la vedremmo, perchè le chiavi non si trovano nella testa, esistono se si incarnano nel reale.....

....Nel convegno è stato affermato che il valore delle tendenze rivoluzionarie degli anni 70 non sta tanto in quello che dicevano di essere, bensì, per quanto riguarda le teorie operaiste e l'impianto di applicazione del marxismo-leninismo-maoismo, negli elementi di verifica storica che esse hanno avuto, in quale maniera si sono impattate nella realtà della classe e dei suoi movimenti, e quanto di esse è stato verificato o non è stato verificato. E nel marxismo ciò che non è verificato è chiacchiera....

...La pubblicazione degli interventi va riconsegnata in forma militante. Ci dobbiamo ritrovare, da qui ad un mese e mezzo, su scala nazionale e locale, sia con le realtà presenti, sia con quelle che hanno inviato documenti sia con quelle che non sono venute ma hanno dichiarato interesse per questo convegno, per andare a fondo nelle cose dette e scritte...".

pc 30 dicembre - LA CENTRALITA' NAZIONALE DELLA VICENDA ILVA/ARCELORMITTAL E LA NECESSITA' DI UNA IMPOSTAZIONE E AZIONE DI CLASSE

Riportiamo ampie parti di uno scambio di lettere avvenuto con un compagno lavoratore di Genova del Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori autoconvocati per l'unità della classe.
Il Coordinamento ha tenuto un'assemblea il 7 dicembre a Torino - nel 12° anniversario della strage operaia alla ThyssenKrupp - sul tema della sicurezza e della salute sul posto di lavoro e nel territorio, a cui lo Slai cobas per il sindacato di classe ha partecipato.

(Riportiamo le lettere in ordine cronologico, fino a quella di ieri)

Lettera del 21 dicembre 2019
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto 
Rete nazionale per salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio Taranto
Cari compagni
abbiamo apprezzato il  convegno di Torino, ci è dispiaciuto non esserci direttamente, il nostro intervento è stato letto da un compagno operaio di Bergamo dello Slai cobas per il sindacato di classe - l'intervento si può leggere nel blog tarantocontro: https://tarantocontro.blogspot.com/2019/12/convegno-torino-nellanniversario-della.html.
Ma dobbiamo dire che non è stato sufficientemente capito e il convegno è andato liscio per conto suo. Abbiamo posto la centralità della madre di tutte le battaglie che oggi è la questione Ilva/ArcelorMittal che riguarda il tema principe di salute sicurezza e ambiente ma nel contesto della lotta di classe storica nella più grande fabbrica attuale del nostro paese e una delle più grandi di Europa.
Abbiamo proposto una iniziativa sul campo in tempi politici sufficientemente urgenti per dimostrare l'importanza e  la funzione dell'assemblea partecipata di Torino e le sue potenzialità d' impatto
con la realtà.
Ma su questo si è svicolato e glissato, compagni, e si procede lungo una strada rituale e della via facile: da un convegno a un'altro da una assemblea nazionale a un'altra, forse con una sorta autosufficienza, un burocratismo da coordinamento.
Ci dispiace non essere stati, perchè queste cose le avremmo dette direttamente e avremmo fatto battaglia su questo e forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma chi non c'è ha giustamente sempre torto.
Ora però la questione la riproponiamo e ci sembra necessario dibatterla e cambiare marcia.
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto 
Rete nazionale per salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio Taranto

Risposta del 27 dicembre 2019
Compagno lavoratore di Genova del
Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori autoconvocati per l'unità della classe
Cari compagni,
Da parte mia ritengo che:
 - bisogna evitare di intraprendere azioni da parte vostra e nostra in concorrenza;
 - la vostra proposta era corretta e costruttiva, sia per quanto riguarda l'ex ILVA che per quanto riguarda la ricostituzione di una Rete Nazionale sulla Sicurezza;
 - d'altro canto da parte vostra dovete anche comprendere che difficilmente poteva essere sufficiente il vostro primo intervento a una assemblea nazionale, dopo essere entrati in contatto da pochissimi giorni, per determinare le scelte della maggioranza dei compagni attivi nel Coordinamento.
Quello che io posso suggerirvi perciò e che parimenti mi auguro è che voi partecipiate alla attività del Coordinamento in modo che la vostra proposta abbia maggior seguito.
Riguardo alla questione del siderurgico di Taranto secondo me la maggior parte dei compagni sono orientati verso la rivendicazione della chiusura delle fonti inquinanti. Il dibattito sulla questione andrebbe portato dentro il Coordinamento ed io sarei ben disposto a farlo perché ritengo la vicenda assai importante, sia perché si tratta di un importante centro operaio, sia perché è un campo di prova di quello che secondo la mia scuola politica dev'essere il giusto rapporto fra classe operaia e gli altri strati sociali, e quindi anche fra sindacato e associazioni interclassiste (popolari, cittadine e simili).
Mariopaolo del Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori autoconvocati per l'unità della classe

Nota del 28 dicembre 2019 
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto 
Rete nazionale per salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio Taranto
Al Convegno su l'autunno caldo si è discusso molto sull'Ilva di ieri e oggi - Torneremo dopo le festività sulle proposte fatte e sulla discussione e iniziativa possibili - l'unica questione che vogliamo però dire è che la parola d'ordine di "chiudere le fonti inquinanti" non dice niente - ce ne sono in tutte le fabbriche del nostro paese - e per quanto riguarda l'Ilva esiste la parola d'ordine "chiudere l'area a caldo come a Genova"; e su questo sei tu che ci devi spiegare se essa è stata un avanzamento nella lotta di classe a Genova, all'Ilva nella coscienza di classe, anche sul fronte di nocività e ambiente, tenendo conto che Taranto è 10 volte Genova. E' solo la lotta di classe e della classe, con il fronte unito delle masse - che non coincide affatto con gli ambientalisti nè con l'ambigua e infelicissima  espressione i "cittadini" - su una piattaforma che risponda agli interessi attuali degli operai e delle masse, con i rapporti di forza attuali, può spostare in avanti i problemi.
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto 
Rete nazionale per salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio Taranto

Nota del 29 dicembre 2019
Compagno lavoratore di Genova del
Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori autoconvocati per l'unità della classe
Cari compagni,
"...la parola d'ordine della "chiusura delle fonti inquinanti" non significa un bel nulla. O meglio, di fatto significa avallare i fumosi piani industriali di riconversione.
Secondo me l'autentico sindacalismo di classe non deve abbracciare, sostenere, alcun piano industriale. Non è affare dei lavoratori ma dei padroni. Ciò vale a scala aziendale quanto nazionale.
E ciò vale, a scala aziendale si che si tratti di un piano di rilancio mantenendo aperte le fonti inquinanti sia che si tratti di un piano di riconversione; a scala nazionale sia che si tratti di cercare un acquirente sul mercato internazionale (o mantenere quello attuale) sia che si tratti di nazionalizzare.
Ci si deve invece attestare sulla difesa dei bisogni immediati: salario, orario, salute, sicurezza.
Salario: bisognerebbe ad es. lottare per l'integrazione della Cigo e dell Cigs da parte di ArcelorMittal così da raggiungere il salario pieno.
Orari: ridurre l'orario di lavoro giornaliero e di vita (in pensione prima) così da ridurre l'esposizione degli operai all'aria insalubre dell'acciaieria.
Salute e sicurezza: oltre al punto di cui sopra, lotta per il rinnovo e la manutenzione degli impianti e per le bonifiche.

Genova: la situazione di Taranto - anche a voler mettersi a ragionare di piani industriali - è ben diversa da quella genovese.
L'acciaieria di Genova aveva solo un altoforno, si trova a una distanza media inferiore di quella di Taranto rispetto ai mercati di sbocco (manifatture del Nord Italia). A Genova, con l'accordo di programma del 2005 che ha imposto la chiusura dell'altoforno, si è passati da 1.700 operai impiegati nella acciaieria ad un migliaio scarso. Gli altri, ridottisi per i progressivi pensionamenti, sono stati impiegati in lavori di pubblica utilità (ad es. manutenzione dei parchi). Per gli operai della fabbrica è stato un compromesso accettabile. La combattività degli operai dello stabilimento è stata mantenuta ad un buon livello e nei cortei per gli scioperi hanno partecipato anche gli operai addetti ai lavori di pubblica utilità, col che voglio dire che si è mantenuta una discreta unità operaia, internamente allo stabilimento.
Ma ciò, come voi sapete bene, è stato fatto ad un prezzo: quello di impedire l'unità fra i lavoratori di Genova e quelli di Taranto.
Ciò è successo per i calcoli opportunistici del gruppo politico maggioritario nella Fiom provinciale 
genovese che si è accontentato di difendere il proprio "fortino" cioè il suo radicamento nello 
stabilimento di Cornigliano, disinteressandosi del tutto di tentare di unire gli operai al 
di sopra degli stabilimenti perché ciò avrebbe implicato una lotta internamente alla Fiom, 
che quei dirigenti non hanno mai voluto fare.
Inoltre, cercare l'unità con gli operai più combattivi di Taranto, avrebbe implicato lo stabilirsi di un 
rapporto col sindacalismo di base, cosa che quel gruppo politico si è sempre ben guardato da fare, in 
quanto avrebbe significato andare allo scontro internamente alla Cgil.
Quindi il bilancio per Cornigliano è che l'accordo fu accettabile preso in sé e per sé, guardando solo a quella fabbrica, ma nell'ottica del movimento generale della classe operaia la condotta della Fiom locale ha frenato il possibile sviluppo del sindacalismo di classe.
Prendere per Taranto a modello l'accordo di programma di Genova, come fa ad esempio l'Usb, significa da un lato chiudere ancora una volta gli operai dentro i confini dello stabilimento, dall'altro spacciare una mera e pericolosa illusione, perché le due situazioni industriali non sono comparabili: Taranto senza il ciclo integrale non avrà il mercato che ha Cornigliano ed in ogni caso ciò implicherebbe una riduzione disastrosa degli operai addetti nella fabbrica".
Un caro saluto
Mp

pc 30 dicembre - Il capitalismo uccide - Senza la lotta della classe operaia nelle fabbriche è impossibile fermare la catena delle morti sul lavoro e da lavoro e inquinamento

I tumori nell'area della Solvay di Spinetta Marengo sono superiori del 30% della pur alta media alessandrina.


Fino al 50% per gli uomini, cioè per i lavoratori del polo chimico, stante l’evidente  stretta relazione tra  patologie e sostanze lavorate e smaltite. Lo rileva lo studio epidemiologico (ricoveri ospedalieri di ARPA e decessi di ASL 1996-2017): non è una novità ma una storica conferma che denunciamo da decenni. Perfino il direttore provinciale  Arpa finalmente ammette che a Spinetta ci si ammala e muore di più. Meglio tardi che mai ammette che l’inquinamento in falda è destinano al peggioramento, cioè non è in atto una vera bonifica, che le emissioni dai camini non sono a norma, che l’impianto di depurazione non funziona. E finalmente ammette che -malgrado i nostri ripetuti solleciti- solo dal  2012 ha misurato il PFOA e solo ultimamente il C6O4, entrambi PFAS considerati cancerogeni nel resto del mondo (esemplari i limiti imposti dallo Stato del Massachussetts). Per il C6O4 addirittura Solvay ha appena chiesto l’autorizzazione alla Provincia di produrlo e scaricarlo in aria e acqua. Servirà da stop la recente sentenza di Cassazione che ha sanzionato per Spinetta  “un evento distruttivo all’incolumità pubblica di proporzioni straordinarie, un avvelenamento delle falde difficilmente reversibile”? considerato che  una vera bonifica del pregresso neppure è iniziata? Noi ancor meno che mai contiamo su una svolta delle attuali Giunte. Alle quali, e alla multinazionale belga, gran parte dei mass media sono proni. La magistratura penale? Speriamo in quella di Vicenza contro la Miteni, fornitrice di Solvay. 

pc 29 dicembre - India - Arundhati Roy e PCI (Maoista) contro la legge di cittadinanza antimussulmana del regime fascista indù - indutva - di Modi

The progressive author and activist Arundhati Roy spoke out on the issue on Wednesday, stating that the planned National Register of Citizens (NRC) was targeted against Muslims of the country.
"Attacks are taking place on Muslims in Uttar Pradesh. Police are going house to house ransacking and looting." The government, faced with the protests, would try to implement the bill through the back door. She called upon the people to give false names and addresses.
The CPI(Maoist), leading the people’s war in India, has issued it’s support for the protests by putting up banners and posters. In a country like India, that holds 1/7th of the world’s population, that is deeply exploited and oppressed by the imperialists, mainly US imperialism, that is currently being hit by a very serious economic crisis and the country where the most advanced people’s war of the world is taking place, such protests are of great historic importance.

pc 29 dicembre - Articoli sulla lotta in Colombia dal giornale Rivolution Obrera

  • ¡CONTRA LAS BURLAS DEL GOBIERNO Y LA VIOLENTA REPRESIÓN ESTATAL!

pc 29 dicembre - Solidali con i lavoratori in lotta a Prato


Le ragazze di Prato solidarizzano con alcuni lavoratori della tintoria Superlativa e i sindacalisti del Si Cobas

Operai pachistani e africani, puniti per il reintrodotto reato di «blocco stradale» a causa di un picchetto, durante una lunga vertenza tesa a far rispettare i loro diritti dentro una azienda a conduzione cinese, dove gli operai venivano pagati meno di 1.000 euro per turni di lavoro di 12 ore, sette giorni su sette, e dove il ritardo dei pagamenti è di mesi e mesi. Una situazione così patologica da aver convinto anche la procura pratese ad aprire una inchiesta, dopo i controlli dell’Ispettorato del lavoro che per la terza volta in quattro anni hanno portato a sanzionare l’azienda.

pc 29 dicembre - Solidali con i lavoratori in lotta a Rivalta Scrivia

RIVALTA SCRIVIA - E' in corso la lotta davanti ai cancelli del magazzino Coop, un nuovo picchetto degli ex lavoratori Clo che chiedono il reintegro degli operai licenziati ad inizio dicembre dalla cooperativa in quelli che loro definiscono "provvedimenti politici"; gli scioperanti, ai quali si sono aggiunti per solidarietà molti altri lavoratori della zona, chiedono alla Coop la libertà di organizzazione e azione sindacale in tutto il polo logistico di Rivalta Scrivia e dell'alessandrino.

...la tensione è poi aumentata quando in seguito ad un tentativo di aprire un secondo cancello per far entrare le merci nel magazzino smontando provvisoriamente alcune reti metalliche sono giunti a contatto gli autisti dei camion ormai fermi da ore e una parte degli scioperanti che ha subito provveduto a presidiare anche questa nuova via d'accesso.

Lo sciopero continua quindi con gli ex lavoratori Clo che chiedono il reintegro dei licenziati e la revoca dell'appalto da parte della Coop ad una cooperativa accusata di non avere rispettato il codice etico della casa madre.

pc 28 dicembre - Il boia Erdogan in Tunisia al servizio della politica turca espansionista e neo-ottomana nell’area



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Il presidente turco Erdogan accompagnato dai ministri turchi della difesa e degli esteri nonchè dal capo dei servizi segreti, si è recato in visita “a sorpresa” in Tunisia incontrando durante la giornata del 25 Dicembre il neo-presidente tunisino Kais Saied.
Un incontro probabilmente “imposto” dal “sultano” turco che negli ultimi anni ha assunto una linea interventista ed espansionista per la politica estera turca (vedi invasione siriana, crisi temporanee con gli USA e la Russia, tensioni con Israele ma non solo) in particolare poche settimane fa la Turchia ha firmato un importante accordo militare di fornitura d’armi con il governo libico di Serraji nonchè un accordo di redifinizione delle frontiere marittime tra i due paesi mediterranei tracciando una frontiera in pieno mediterraneo tra i due paesi e provocando le lamentele di Grecia e UE.
Questi importanti sviluppi della politica estera turca in Libia hanno in realtà gravi ripercussioni su tutta l’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa n.d.a.) infatti la Libia, forse ancor più della Siria, sta divenendo l’arena delle contraddizioni inter-imperialiste e regionali in cui si sta combattendo una guerra per interposta persona dai numerosi intrecci di alleanze militari ed interessi economici. Lo

pc 28 dicembre - IERI IN TUTTE LE CITTA' PRESIDI ALLE PREFETTURA PER L'ABOLIZIONE DEI DECRETI SICUREZZA

A Taranto - dal blog tarantocontro
Ieri mattina, presidio sotto la prefettura anche a Taranto. Una rappresentanza dello Slai cobas per il sindacato di classe vi ha partecipato.  La presenza più significativa è stata quella di decine di migranti che rischiano loro o i loro fratelli di essere cacciati a causa del decreto Salvini, mai cancellato e che continua a produrre i suoi nefasti effetti, prima amplificati dalla propaganda razzista del Ministro degli Interni e ora nel silenzio, ma sempre gravissimi per i migranti e la loro vita. 
Questo è dimostrato anche dall'aumento dei numeri di rimpatri che stanno avvenendo, prima accompagnati dalle grida di vittoria di Salvini, ora dal silenzio della Lamorgese, che ha sì riaperto (con "cautela") i porti agli arrivi dei migranti - mentre comunque i morti/stragi in mare continuano, e i mancati o ritardi nei salvataggi avvengono come prima - ma ha spalancato contemporaneamente porti e aeroporti per cacciare realmente i migranti, facendoli tornare negli orrendi lager libici, delle torture, degli stupri, delle morti. Di fatto, è cambiata la "propaganda" ma la politica e azione antimmigrati, razzista imperialista resta. Come restano e sono aumentati i viaggi in Libia, ora di Di Maio, che non fanno altro che rafforzare e dare sostegno e soldi ai carcerieri/torturatori di migliaia di uomini, donne, bambini.   
Per questo è giusto che la lotta per l'abolizione dei decreti sicurezza continui, si estenda, a

pc 28 dicembre - Sicilia piattaforma di morte, di armi USA/NATO con la complicità dei governi italiani e del parlamento

antoniomazzeoblog
dicembre 26, 2019
DRONI AGS A SIGONELLA. IL REGALO DI NATALE DELLA NATO AI SICILIANI

Naval Air Station di Sigonella, ore 16.46 di giovedì 21 novembre 2019. Dopo 22 ore ininterrotte di volo, un drone di ultima generazione della famiglia dei “Global Hawk” atterra nella grande base militare siciliana. Il velivolo era decollato dall’aeroporto di Palmdale, California. Sulla fiancata, l’inconfondibile insegna della NATO. Il drone è il primo dei cinque grandi aerei senza pilota destinati ad operare da Sigonella nell’ambito del NATO AGS (Alliance Ground Surveillance), il programma più ambizioso e costoso della storia dell’Alleanza Atlantica, ma anche quello che ha segnato i maggiori ritardi nella sua implementazione. “Il trasferimento del drone AGS dagli Stati Uniti all’Italia rappresenta un momento chiave nella realizzazione di questo importantissimo progetto multinazionale”, ha riportato l’ufficio stampa del Comando generale della NATO. “L’Alliance Ground Surveillance sarà di proprietà collettiva e operativa di tutti gli alleati dell’Alleanza Atlantica e sarà un elemento vitale per tutte le missioni NATO. Tutti gli Alleati avranno accesso ai dati acquisiti dall’AGS e beneficeranno del sistema d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento”.
Il programma NATO AGS prevede l’utilizzo della grande stazione aeronavale di Sigonella

venerdì 27 dicembre 2019

pc 27 dicembre - COMUNICAZIONE

Nei prossimi giorni e fino al 6 gennaio questo blog rallenterà le pubblicazioni. I compagni e compagne che curano il blog sono impegnati in questo periodo nella realizzazione di nuovi materiali.
Continueremo, comunque, a postare comunicati sugli avvenimenti più importanti. Quindi, non smettete anche in questi giorni di seguire il blog di proletari comunisti. 

Buon anno!

pc 27 dicembre - In Cile le donne in prima linea, mentre la lotta generale continua in diverse forme

Chile. Las mujeres de la primera línea de combate no dan tregua a la violencia de los carabineros

sotto video sulla Lotta Generale che continua
Por: Natalia Figueroa / Resumen Latinoamericano 26 diciembre 2019


Dicen que es la manera para “hacerse escuchar” y de “proteger a los que luchan”. Son estudiantes, jóvenes, profesionales que llevan semanas manifestándose y que comentaron a El Desconcierto sus razones para estar en la “primera línea”: que el gobierno haga cambios estructurales que terminen con la desigualdad.

La marcha convocada este lunes por organizaciones feministas Contra la Violencia Hacia las Mujeres fue dispersada por Carabineros en varios puntos del recorrido que estaba trazado. El punto inicial se fijó en Plaza Italia, hoy denominada Plaza de La Dignidad. Sin embargo, se instalaron vallas papales antes de llegar a La Moneda, impidiendo el paso de las manifestantes hasta el punto de cierre, en Los Héroes. También, frente al Centro Cultural GAM había gran contingente policial que lanzó lacrimógenas y gas pimienta. Pero nada de eso evitó que la protesta siguiera adelante. “Nos matan y nos violan. No más impunidad”; “Piñera, tu agenda policial viola, tortura y mata”; “A tu violencia, respondemos con resistencia”, se leía en las pancartas que coparon las calles.
En medio de esto, entrevistamos a varias mujeres que se encontraban en la llamada “primera línea”. Mientras picaban parte del cemento de la vereda para luego tirar piedras, entregaron sus distintas impresiones sobre lo que significa para ellas estar en esta posición que ven de combate, de autodefensa. Algunas se protegían con escudos y latones para evitar que les llegaran balines o perdigones. Esto, porque, pese a que suspendieron su uso, se sigue permitiendo en casos “excepcionales” y autoridades sanitarias han reconocido casos de personas baleadas posterior a esta orden de Carabineros.

Las jóvenes pidieron total reserva de identidad al entregar sus testimonios. Una de ellas, de hecho, comentó que era asistente social, que trabajaba en Gendarmería y que todos los días veía las precarias condiciones de las personas privadas de libertad. La razón para estar ahí, dijo, era terminar con esa desigualdad cotidiana que observaba.
Todas llevan semanas manifestándose y aseguraron que este lunes, en una protesta contra todas las violencias, con mayor razón tomarían esta posición. Así lo comentó una estudiante de odontología de la Universidad de Los Andes, de 23 años. “Estar acá es ser parte del pueblo y de apoyar a la gente, de cubrirla. No somos delincuentes. Yo soy mamá, tengo un hijo de 4 años. Pero vengo igual, sabiendo que puedo volver sin un ojo. Sigo dándole duro porque aquí no se trata de que los hombres saquen la cara por nosotras”, expresó. Hace unos días le llegó un perdigón en la pierna y dijo que carabineros la ha golpeado, que la han arrastrado por el piso. Aun así, picó piedras y se fue a posicionar con su escudo que decía: “Las balas que nos tiraron van a volver”.
La esquina de la Alameda, a la altura de la calle Ramón Corvalán, también ha sido un punto donde se instalan las y los manifestantes en “primera línea”. Una joven encapuchada de San Bernardo, de 24 años, está con su hermano que devuelve las lacrimógenas que lanzan, desde unos metros más allá, los carabineros.
Al preguntarle la razón de estar ahí, responde: “Tuve a mi hijo a los 16 años. Nunca le ha faltado nada. Pero en este país es difícil todo. La gente alega y dice que esto es delincuencia. Pero estamos aquí para que se termine esto desde sus orígenes, para que no haya más niños que tengan que entrar al Sename, por un sueldo más digno, para que la gente tenga mejores condiciones para criar a sus hijos. Al final, la delincuencia la generan los propios gobiernos”, relata.

“Aquí el trabajo es cooperativo”, dicen dos mujeres donde están sacando piedras. Más allá, aunque no están con escudos, pero sí con máscaras y lentes, tres estudiantes de El Bosque dicen que “es importante que estén las mujeres aquí, dando cara, para que no se siga reprimiendo. Menos al género femenino”. Una de ellas muestra su pierna porque le había llegado directamente una lacrimógena. Dos de ellas estudian psicología en la Universidad Autónoma.
Hay mujeres que prefieren no entregar su testimonio. Pero hacen una descripción rápida, sobre todo, enfatizando en lo “adrenalínico” y en que “hay que estar preparada para todo”. Una joven de 19 años, de la zona norte de Santiago, cree que es una manera de “proteger a los que luchan”. “El Estado es sinvergüenza (…) Ha sido brígido igual; hay que tener precauciones y saber sus posiciones. Si vai a tirar piedras la primera vez, bueno, ahí vai aprendiendo todo no más”, comenta.
Y a esto agrega: “Dicen que la violencia no se responde con más violencia, pero, lamentablemente, en esta situación es lo que hay que hacer porque es la única manera con la que nos pueden escuchar”, enfatiza.
Durante los pocos minutos en los que se pudo hablar con ellas, todas plantearon que esta es una manera de resistir en colectivo, para buscar cambios de fondo que terminen con la profunda desigualdad del país.