Da Ravenna una corrispondenza.
Sono andato a vedere a Ravenna lo spettacolo "Made in ILVA". Un bell'esempio di teatro operaio, in questo caso realizzato nell'area antistante a un capannone della Nuova OLP, un'azienda che fornisce prodotti e attrezzature di sicurezza antincendio, con la sede nella zona industriale Bassette, vicina al petrolchimico.
Il palcoscenico è perfetto per narrare la condizione operaia con al centro un'operaio che resiste alla "brutalizzazione" di un sistema dei padroni che ordina "lavora! produci! agisci! crea!", che gli nega la libertà e lo "disumanizza". Una resistenza che è soprattutto fisica, col corpo dell'attore-operaio che si contorce, danza, corre all'interno di una gabbia chiusa fatta a scala di ferro, nello spazio di pochi metri quadri con cui le videoproiezioni riproducono l'acciaieria. Al centro è l'uomo/operaio-merce, la forza-lavoro che non accetta l'alienazione propria di questa società capitalistica e la sola sua alternativa: o la fame o rapporti di lavoro brutalizzanti.
Ci sono andato a teatro"armato" del libro "ILVA, la tempesta perfetta" che rovescia l'assunto dello spettacolo: non è nociva la fabbrica in sè, ma nocivo è il Capitale e contro questa dittatura si può e si deve scatenare una guerra di liberazione. Gli omicidi sul lavoro, la distruzione ambientale, il ricatto salute/diritto al lavoro, diventano un incubo insopportabile per il singolo operaio -l'eremita contemporaneo, come recita il sottotitolo dello spettacolo- che non gli lasciano vie d'uscita se non colpevolizzare la fabbrica in quanto tale, "residuo archeologico e obsoleto tutt'ora in attività" (dal volantino di presentazione della Nuova Olp). Ma è' il Profitto che avvelena uomini-operai-ambiente e contro questo elemento alla base di questa società un operaio singolo non potrà mai farcela. Solo l'unità, il numero, la lotta, la conoscenza/coscienza, l'organizzazione, sono gli strumenti della sua liberazione.
Come ho avuto modo di dire all'attore protagonista: quest'opera non può rimanere chiusa all'interno della programmazione "stagione teatrale" ad uso e consumo dei benpensanti abbonati, ma che è ora che gli intellettuali e gli artisti vadano in prima persona ai cancelli delle fabbriche a discutere e a
Pubblichiamo per intero l’Addendum integrativo per quanto riguarda gli impegni presi da ArcelorMittal sul Piano Ambientale.
(clicca qui per leggere il documento ufficiale dell’Addendum ambientale doc. 5 – Addendum)
“Il piano ambientale così come il piano occupazionale raggiunti rappresentano il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili”. Il vicepremier, nonché ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, concordo sul fatto che più di questo era impossibile fare nella trattativa di affitto degli asset industriali del gruppo Ilva alla multinazionale ArcelorMittal. Leggendo il documento di Addendum Ambientale, in realtà si scopre che la maggior parte degli impegni, come era scontato che fosse, risultano essere soltanto una ‘promessa‘ ad anticipare l’attuazione di quelle prescrizioni contenute nel Piano Ambientale del 2017, che recepiva quello approvato dal governo Renzi nel 2014, che a sua volta recepiva l’AIA dell’ottobre del 2012 che a sua volta recepiva e migliorava quella concessa al gruppo Riva nell’agosto del 2011.
Di fatto, ArcelorMittal avrà tempo sino al 2023 di realizzare lavori che nel siderurgico andavano svolti nel corso dei decenni, a partire dai lontani anni ’60. E quasi certamente ci saranno anche delle proroghe, nonostante la ‘minaccia’ contenuta nell’addendum di elargire sanzioni economiche per il mancato rispetto degli impegni intermedi e finali. Esattamente quanto era previsto già dal 2012.
Ancora denunce sul piano "ambientale" della Mittal
Assennato ex direttore dell'Arpa: "...tutti sanno che il rischio per gli abitanti del quartiere Tamburi è dovuto alle emissioni diffuse e fuggitive, quelle che provengono dai parchi e dalle cokerie. L'aver ristretto il campo solo alle emissioni convogliate è davvero strano..."
Marescotti presidente di Peace link: "... Di Maio considera solo le emissioni convogliate ma non considera leemissioini diffuse che sono la vera ragione per cui la popolazione dei Tamburi è in
(clicca qui per leggere il documento ufficiale dell’Addendum ambientale doc. 5 – Addendum)
“Il piano ambientale così come il piano occupazionale raggiunti rappresentano il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili”. Il vicepremier, nonché ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, concordo sul fatto che più di questo era impossibile fare nella trattativa di affitto degli asset industriali del gruppo Ilva alla multinazionale ArcelorMittal. Leggendo il documento di Addendum Ambientale, in realtà si scopre che la maggior parte degli impegni, come era scontato che fosse, risultano essere soltanto una ‘promessa‘ ad anticipare l’attuazione di quelle prescrizioni contenute nel Piano Ambientale del 2017, che recepiva quello approvato dal governo Renzi nel 2014, che a sua volta recepiva l’AIA dell’ottobre del 2012 che a sua volta recepiva e migliorava quella concessa al gruppo Riva nell’agosto del 2011.
Di fatto, ArcelorMittal avrà tempo sino al 2023 di realizzare lavori che nel siderurgico andavano svolti nel corso dei decenni, a partire dai lontani anni ’60. E quasi certamente ci saranno anche delle proroghe, nonostante la ‘minaccia’ contenuta nell’addendum di elargire sanzioni economiche per il mancato rispetto degli impegni intermedi e finali. Esattamente quanto era previsto già dal 2012.
Ancora denunce sul piano "ambientale" della Mittal
Assennato ex direttore dell'Arpa: "...tutti sanno che il rischio per gli abitanti del quartiere Tamburi è dovuto alle emissioni diffuse e fuggitive, quelle che provengono dai parchi e dalle cokerie. L'aver ristretto il campo solo alle emissioni convogliate è davvero strano..."
Marescotti presidente di Peace link: "... Di Maio considera solo le emissioni convogliate ma non considera leemissioini diffuse che sono la vera ragione per cui la popolazione dei Tamburi è in