5/7/2018
Martedì
3 luglio, Aboubakar, un giovane del quartiere popolare di Breil a Nantes è stato
ucciso a colpi d'arma da fuoco da un agente di polizia. Siccome era ricercato, i
poliziotti hanno pensato di avere il diritto di sparargli. Poi, i loro capi
hanno montato una difesa accusando il giovane di aver messo in pericolo la vita
di un poliziotto, il che giustificherebbe l'uso di un'arma. Valanghe di
testimonianze di residenti, uomini e donne, del Breil e persino prove
fotografiche e video denunciano le bugie della polizia.
Quella
sera, nonostante l'atteggiamento ignobile della polizia che non ha nemmeno
rispetto per la dignità della famiglia, i giovani sono scesi in strada e hanno
attaccato le forze dell’ordine. Schieramenti di poliziotti e gendarmi mai visti
sono stati inviati urgentemente per scontri che sono durati tutta la notte.
Ancora oggi questi dispositivi antisommossa non sono cessati, lo stato reagisce
al contrario intensificandoli. Molti edifici sono stati attaccati, come il
centro per l'impiego o l'agenzia locale di lavoro temporaneo. Per creare
barricate, i giovani hanno bruciato auto e preso tutto ciò che avevano a portata
di mano.
La
scorsa notte, anche nel sud di Parigi, nel quartiere d’origine del giovane
assassinato, ci sono state rivolte. Niente può giustificare l’uccisione di un
proletario e il calpestare la dignità delle masse. Né i crimini della mafia che
avvelenano la vita di tutti i giorni, né le tensioni tra i quartieri. L'estate è
sempre la stagione delle violenze poliziesche quotidiane, abiette ed esplosive,
e questo assassinio dimostra che il 2018 non fa eccezione. Questo crimine della
polizia fa parte di numerose uccisioni da parte di poliziotti che si
moltiplicano ogni anno: è un crimine razzista e contro le masse
popolari.
In
queste situazioni, come 2 anni fa, dopo l'assassinio di Adama Traoré (e dopo, il
mantenimento in detenzione e le condanne di diversi membri della sua famiglia,
come Yacouba assolto solo il 3 luglio di quest'anno, dopo più di 450 giorni di
privazione della libertà), o come nel 2017, quando i nomi di Theo Luhaka, Shaoyo
Liu, Curtis e tutte le altre vittime della violenza della polizia sono risuonati
nelle lotte dei quartieri, i maoisti hanno sempre appoggiato la libera rivolta
dei giovani. Facciamo appello, come avevamo già fatto l'anno scorso, ad aderire
alla #MarcheADAMA il 21 luglio 2018 a Beaumont sur Oise.
Nel
2005, durante la rivolta delle banlieues, questa si estese a tutto il paese. La
sera stessa in cui Zyed e Bouna morirono a causa dei poliziotti, scoppiò la
rivolta a Clichy-sous-Bois e Montfermeil. Dopo alcuni giorni, si estese alla
Seine-St-Denis, poi a tutto il territorio. Ovunque la rivolta è scoppiata, si
trattava dei quartieri popolari, per lo più situati nelle banlieues dei centri
urbani. Là dove lo sfruttamento capitalista e l'oppressione razzista sono più
forti.
“Dove
c'è oppressione, c'è resistenza.”, è ciò che il presidente Mao ci ha insegnato e
ciò che le masse ci mostrano ad ogni attacco che affrontano, sia dalla polizia,
dal governo o dai padroni. E dobbiamo osservare bene che in Francia i quartieri
popolari sono i luoghi dove c'è più oppressione e dove si sono le fabbriche e le
imprese dove c'è il massimo sfruttamento. Non si possono scollegare le due cose
quando si parla di quartieri popolari, poiché il 40% della popolazione attiva è
strettamente operaia (senza contare le lavoratrici e i lavoratori disoccupati) e
circa il 35% è occupato (principalmente personale amministrativo e di servizio
alla persona). La disoccupazione è 2,5 volte superiore rispetto al resto del
paese, arrivando fino al 45% tra i giovani. Le famiglie sono meno motorizzate
che altrove, ciò che è penalizzante per l'accesso al lavoro, le forme di lavoro
precario (part-time, contratti a tempo determinato, posti di lavoro
sovvenzionati, temporanei) sono più incisivi rispetto al resto del territorio.
Il reddito per famiglia è di 1200 € inferiore rispetto a tutto il territorio. Il
tasso di povertà è 3 volte superiore. E questi sono solo numeri, che non possono
tradurre la realtà. Perché se la questione del lavoro è essenziale, dobbiamo
anche vedere gli aspetti dell'oppressione quotidiana. Innanzitutto, c'è
l’alloggio. Per molti anni, la borghesia ha cacciato i proletari dai centri
urbani per effettuare succose operazioni immobiliari. Questo è il motivo per cui
la maggior parte dei quartieri popolari della Francia si trova nelle banlieues
dei centri urbani.
Le
difficoltà economiche e abitative sono particolarmente grandi per le donne dei
quartieri popolari. Ci sono più famiglie monoparentali (il 90% delle quali sono
donne) e sono particolarmente colpite dalla disoccupazione (50%). Quando
riescono a trovare un lavoro, è per lo più in condizioni molto precarie, con
orari sfalsati, part-time, ecc. E come nel resto della società, esse subiscono
un'ulteriore oppressione, quella del patriarcato che pone le donne in una
posizione subordinata nella società.
Nei
quartieri popolari c'è anche l'oppressione razzista che è centrale e che viene
direttamente dal carattere coloniale e imperialista della Francia. Gli immigrati
o le persone di origine immigrata sono più numerosi rispetto al resto del paese
(2,5 volte di più). Vi è quindi una discriminazione aggiuntiva, a volte persino
geografica. Quanti abitanti dei quartieri popolari nascondono il loro vero
indirizzo sul CV? Altrimenti, sappiamo bene che il CV non sarà nemmeno letto.
Alle
difficoltà economiche e al razzismo si aggiungono le persecuzioni della polizia
che si trasformano in crimini di polizia. Nei quartieri, le molestie della
polizia sono quotidiane. “Contrôle
au faciès” (“controllo visivo”, basato sul colore della pelle,
appartenenza etnica, religione…, ndt) insulti, provocazioni, arresti
arbitrari, false accuse... I poliziotti sono ben contenti di arrotondare il loro
fine mese con gli oltraggi che fanno a tutto spiano! Quanti sono caduti sotto i
proiettili della polizia o durante la caccia? E ogni volta la polizia se ne
esce, sostenuta dal governo e dai suoi ministri, con l'aiuto della giustizia
borghese. E naturalmente grazie al proprio sindacato marcio, “Alleanza” (tra gli
altri). i soprusi della polizia e i loro crimini, ecco il vero volto dello Stato
nei quartieri. Quindi, quando veniamo da un quartiere popolare, cosa ci offre la
società? In quale futuro possiamo proiettarci? Chiaramente, nel contesto di
questa società, è molto esile! La rivolta è quindi la prima e più legittima
risposta.
Come
ha affermato il presidente Gonzalo: "Le masse sono la luce del mondo ... sono la
fibra, l'inesauribile palpitazione della storia ... Quando esse parlano, tutto
trema, l'ordine vacilla, le vette più alte si abbassano, le stelle prendono
un'altra direzione, perché le masse fanno e possono tutto".
Le
lotte contro la violenza della polizia esprimono il rifiuto della violenza dello
stato borghese sotto la sua la forma più concreta: il tentativo di mettere in
riga i giovani dei quartieri popolari con ripetute bastonate, omicidi, stupri,
intimidazioni e umiliazioni. Questa specifica lotta ha un carattere ricorrente e
massiccio nello Stato francese, dove i crimini di polizia sono lungi dall'essere
"macchie". Il Partito comunista maoista, armato del marxismo-leninismo-maoismo,
costruisce i tre strumenti della rivoluzione che sono il Partito, la Forza
Combattente e il Fronte per organizzare le masse popolari e tutte le loro lotte
per avanzare verso la vittoria. È solo attraverso la rivoluzione che può essere
compiuta la fine della violenza, perché la direzione della repressione viene
direttamente dal potere dello Stato borghese. È quindi con il suo rovesciamento,
ottenuto con la mobilitazione delle masse, che le violenze poliziesche possono
essere eliminate.
Inoltre,
se le violenze all’interno del paese sono costanti, dobbiamo collegare le nostre
lotte contro lo Stato francese a tutti i luoghi dove esso possiede una presenza
di polizia o militare che gli conferisce un potere di repressione: le colonie,
ma anche le semi-colonie, cioè i molti paesi in cui gli imperialisti francesi
indirizzano a loro profitto lo stato economico e politico in alleanza con i
compradores di tutti i tipi. Ciò è tanto più eclatante in quanto questo
assassinio della polizia avviene proprio quando Macron è in visita in Nigeria
dove professa, come l'anno scorso in Burkina Faso, i suoi "consigli"
imperialisti all'intero continente africano! Per dare un'idea dell'imperialismo
in Nigeria, ricordiamo che la filiale nigeriana di Lafarge, il produttore
francese di cemento, nonché la filiale locale della Nestlé, una multinazionale
svizzera, sono tra le 10 maggiori società quotate alla Borsa del paese, di cui
saccheggiano sempre le risorse.
Di fronte agli assassini della polizia, ribellarsi è sempre
giusto!
Abbasso lo Stato imperialista francese qui come in tutto il
mondo!
Tutti alla manifestazione il 21 luglio per Aboubakar e le
vittime delle violenze poliziesche!