sabato 10 giugno 2017

pc 10 giugno - Metalmeccanici: Fiom-Fim-Uilm si esibiranno sul palco insieme ai padroni di Federmeccanica

Il “trio metal”, Landini-Bentivogli-Palombella, come si “definiscono scherzosamente” dice La Repubblica in un suo articoletto di ieri, il prossimo 23 giugno si “esibirà” “sul palco del teatro Romolo Valli di Reggio Emilia… La sala è stata affittata da Federmeccanica, l’associazione degli imprenditori metalmeccanici, che vi terrà la sua assemblea”. E la novità, per il quotidiano La Repubblica, è che “Per la prima volta nella storia dell’assemblea di Federmeccanica (che coinciderà con il cambio al vertice tra Alberto Storchi e Alberto Dal Poz), i sindacati saranno sul palco insieme ai proprietari d’azienda.”

Il giornalista-finto-ingenuo, visto che sono anni ormai che padroni e sindacati vanno a braccetto, pone la domanda: “Tutti sulla stessa barca?” Il sindacalista della Fim ci tiene a rispondere: “Non buttiamola in ideologia, ognuno mantiene il suo ruolo”.

E quale sarebbe il ruolo di cui parla Bentivogli? Ecco la risposta: “Abbiamo firmato un contratto innovativo che consente anche ai lavoratori di avere dei vantaggi se le imprese fanno profitti. Abbiamo fatto e faremo un pezzo di strada insieme”.
Bentivogli non può “buttarla in ideologia” perché la sua ideologia è esattamente quella dei padroni con i quali deve firmare i contratti per fargli fare i profitti e con i quali fare “strada insieme”. “Salire sullo stesso palco – dice il giornalista - è un modo per ribadirlo” questo concetto!

Quindi, il 23 avremo una nuova, chiara “esibizione”: da un lato della barricata padroni e sindacalisti Fiom-Fim-Uilm, e dall’altra parte della barricata circa 2 milioni di metalmeccanici… 

pc 10 giugno - ILVA: I SINDACATI SI AFFIDANO A GENTILONI O A "DIO" TRAMITE L'ARCIVESCOVO... GLI OPERAI SONO MESSI PROPRIO MALE...

Come avevamo detto, da parte dei sindacati confederali (su Usb non possiamo ancora dire, ma solo perchè non c'era), tutta la questione diventa un trattare sui numeri degli esuberi e ottenere tempi un pò meno lunghi. 
Ma il piano resta tutto lì. 
Resterebbero comunque ben 4200 esuberi. E di fatto tutta questa "grande e minacciata mobilitazione" si riduce a far coincidere i numeri degli operai da mettere fuori con quelli attualmente in cassintegrazione. Resta la bad company dell'Ilva commissariata in cui far lavorare per il tempo dell'affitto una parte degli operai che comunque dopo due anni si troveranno licenziati.
Per questa minima riduzione degli esuberi siamo tra l'altro alle promesse di ArcelorMittal (che in Europa è esperta a chiudere fabbriche e a licenziare e che è sempre sotto la mannaia della UE). 
Essere soddisfatti, da parte dei sindacati, di aver avuto l'impegno di Gentiloni di "metterci tutto il proprio peso", è tragicamente ridicolo, visto che questo impegno viene da un governo che è sull'orlo di andar via. Quindi, di che garanzia "occupazionali, di salute e ambiente", stiamo parlando, da parte di un governo che non può dare neanche mezza garanzia per sè stesso? Figurarsi per un piano che ha tempi fino al 2024!
Ma la linea dei sindacati nazionali e locali ora è quella dell'affidamento, da Gentiloni a "Dio" tramite l'arcivescovo. Gli operai sono messi proprio male!
D'altra parte questi incontri romani finora sono assurdamente inutili, basterebbero delle telefonate: i sindacati vanno solo ad ascoltare, non dicono nulla se non esprimere generiche preoccupazioni e appelli ad avere garanzie, e non tornano con nulla di concreto in mano. 
Poi c'è Bentivogli (Cisl) che, al massimo, esprime le "sue preoccupazioni", mentre per il resto chiede soprattutto che in caso di inadempienze da parte della cordata, l'Ilva ritorni nelle mani dei commissari (un grande risultato, non c'è che dire!). Palombella dice che non vuole nessun licenziamento, ma non dice nulla sulla cassintegrazione, sulla bad company.
Landini ci mette anche un pezzo di italianità, auspicando l'entrata della CdP e di altri produttore italiani, perchè, dice: "non vorrei che...la siderurgia sia completamente controllata da gruppi stranieri", facendo di fatto una distinzione tra padroni italiani buoni e padroni stranieri cattivi, quando proprio la realtà dell'Ilva dimostra invece che italiani o stranieri (Riva o ArcelorMittal) hanno sempre e solo lo stesso scopo: far profitti sullo sfruttamento, tagliare i costi del lavoro, in cui al primo posto sono quelli per la sicurezza e l'ambiente.
Nessuno poi parla dei contratti peggiorativi all'insegna del jobs act. Mentre sulla drammaticità dell'inquinamento, così come stanno le cose, possiamo pensare che anche una minima riduzione dei tempi li accontenterebbe. 

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(Dalla stampa) - Il premier Paolo Gentiloni rassicura i segretari di Fim, Marco Bentivogli, Fiom, Maurizio Landini, Uilm, Rocco Palombella, e Ugl, Antonio Spera, che incontra a Palazzo Chigi.

pc 10 giugno - Modena antifascista respinge raid di Forza nuova, come sempre protetti dalla polizia,contro un centro che ospita profughi e richiedenti asilo

Era da qualche giorno che era nell'aria, mezzo annunciata nei loro deliranti comunicati xenofobi e mezzo taciuta, la tanto millantata azione di Forza Nuova contro l'ex asilo parrocchiale che ospita profughi e richiedenti asilo in via Milano.
Respinto raid di Forza nuova contro i rifugiati a Modena

I "valorosi" camerati, pregni di italico "ardore" e ineguagliabile "arditismo" ci hanno provato ieri sera, ma ad aspettarli hanno trovato una ventina di antifascisti modenesi insieme agli abitanti del quartiere.
La zona era presidiata dalla digos, che non ha esitato a chiamare rinforzi e militarizzare un pacifico

pc 10 giugno - Stato di polizia targato Minniti se protesti per il rispetto dei diritti elementari sei un criminale, e pestaggi e arresto diventano la normale prassi repressiva


Torino: Maya 19 anni sequestata e picchiata dalla polizia

Una notte (giovedi 8 giugno) di follia in strada e presso la caserma di polizia di V.Veglia/C.Tirreno a danno di Maya, 19enne torinese riconosciuta dai poliziotti come attivista ai picchetti antisfratto ed alle manifestazioni No Tav e per questo fermata, tradotta in caserma e picchiata dai solerti agenti della Squadra Mobile.
Con 6 giorni di prognosi certificati dal pronto soccorso ospedaliero per evidenti tumefazioni in tutto il corpo, denunciamo insieme a Maya questa inacettabile violenza.
Ecco il video in cui Maya racconta le violenze e i suprusi subiti in caserma

Sono stata fermata a Torino da due agenti di polizia che stavo guardando mentre perquisivano due ragazzi: mi hanno chiesto i documenti, poi hanno chiamato i rinforzi. A un certo punto mi sono ritrovata circondata da otto agenti. Uno di loro, dopo aver preso i miei documenti, mi ha detto che non sarei tornata a casa ma ce avrei trascorso la notte al carcere Le Vallette“.
Inizia così il racconto di Maya, 19 anni, in un video pubblicato sulla pagina Facebook del Centro Sociale Askatasuna di Torino, una delle realtà che da anni animano il Movimento No Tav ma sono molto attive anche in altre vertenze della città di Torino, come quella per il diritto alla casa.
Maya racconta particolari  molto gravi. Uno, in particolare, è direttamente collegato con la vistosa tumefazione all’occhio destro. “Eravamo in Piazza Vittorio: un agente mi ha afferrato per i polsi bruscamente e spinto contro un’auto della polizia poi fatta entrare in macchina. Stavo avvertendo con il telefono i miei amici di quello che stava accadendo, i poliziotti si sono innervositi, hanno inchiodato. Sono scesi, mi hanno storto una spalla e sequestrato il telefono“.  “Un poliziotto mi ha intimato di stare zitta poi mi ha colpita con un pugno
Come riportato da Davide Falcioni suFanpage, la ragazza viene accompagnata in commissariato. Lì, stando al suo racconto, degli agenti le dicono di averla riconosciuta e di averla già vista in alcune manifestazioni contro gli sfratti e in Val Di Susa: “Sono stata spinta contro una sedia. Mi è stato detto di stare zitta, poi lo stesso agente che mi aveva prelevato i documenti a Piazza Vittorio mi ha sferrato un pugno ripetendomi che sarei dovuta rimanere in silenzio. Il mio occhio nero è la conseguenza di quel pugno“.
Non si conoscono, allo stato attuale, le motivazioni del fermo della ragazza, che è accusata di resistenza, violenza e porto d’armi. “Quando ho chiesto di quali armi parlassero – racconta Maya – mi è stato risposto che avevo nel marsupio sette chiodini da muro“.

pc 10 giugno - Elezioni: la “campagna” tra i lavoratori dello Slai cobas sc a Palermo

Elenco dei "6 personaggi in cerca di voto" che si presentano alle elezioni tra riflessioni e inviti partendo da esempi concreti della vita quotidiana dei lavoratori… per dire no al voto, no alle elezioni, che alla fin fine, nella sostanza, diventano sempre una festa dei ricchi, della borghesia!

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tratto dallo Slai cobas per il sindacato di classe

Molti lavoratori, precari, pensano che con il voto elettorale a ipocriti e indagati di vario tipo, come coloro che si stanno portando alle elezioni comunali di Palermo, potrà esserci "finalmente" il vero cambiamento, ma cadono ancora una volta nella misera rete delle illusioni.
Vediamo:
Orlando che avrebbe fatto per gli assistenti igienico-personale, tanto per fare un esempio molto più vicino a noi, e per i genitori degli studenti disabili?
A) non ha fatto attivare il trasporto da gennaio a giugno 2017 per gli studenti disabili, rimasti fuori dalla scuola per 6 mesi di fila, nonostante impegni e parole su parole blaterate a tv e giornali
B) non ha impedito che il servizio di igienico-personale per una buona fetta di lavoratori avesse una lunga interruzione, danneggiando la loro condizione economica e giuridica
C) non sta intervenendo sulla questione recupero periodi di servizio non espletati, visto che per il mancato avvio dei servizi di assistenza si sono risparmiate ingenti somme
D) non ha mantenuto la sua parola di reintegrare gli assistenti rimasti fuori quest'anno dal bacino, che hanno dovuto subire una condizione di iper-precari, da sostituti a pochissimi giorni di lavoro al mese
E) non è intervenuto sulla questione coop sociali e sugli abusi che ogni giorno mettono in atto contro gli assistenti, loro dipendenti (stipendi non pagati per mesi, contestazioni disciplinari illegittime, discriminazioni alle lavoratrici...)
Poteva fare in merito a quanto sopra??? Certo!!! Ma non l'ha fatto e addirittura oggi annuncia in campagna elettorale, l'apertura di un "ufficio per i disabili" una vera e propria offesa all'intellingenza delle persone!

Ferrandelli: lo abbiamo conosciuto negli anni, contrastandolo e contestandolo in modo alquanto acceso quando facendo finta, a flash, di essere anche il paladino dei disabili e degli assistenti, metteva in atto il suo percorso arrivista e sempre più reazionario che lo ha portato oggi a farsi sostenere da personaggi condannati per favoreggiamento aggravato a cosa nostra come Cuffaro o plurindagati come Saverio Romano... E questo basta e avanza per descrivere il "candidato sindaco" anch'esso indagato attualmente per voto di scambio politico-mafioso...

Forello, altro bel personaggio! Anch'egli indagato, e appartenente ad un partito, il m5s, (che a Palermo è sotto inchiesta per la questione delle firme false per le precedenti elezioni comunali) che l'estate scorsa è stato uno degli artefici, nelle persone delle onorevoli dell'Ars Foti e Zafarana, del tentativo di licenziamento di massa, di 2000 assistenti igienico-personale in tutta la Sicilia, solo per risparmiare sulla pelle dei disabili in pieno accordo con Baccei/Pd, con l'approvazione del famigerato art.10., che solo e grazie alla lotta, e non al voto!, degli assistenti, con in prima linea quelli dello Slai, è stato cancellato. Non è sufficiente già tutto questo?

pc 10 giugno - Rivoluzione d'ottobre - Stalin - Mao

Un opuscolo antico con prefazione nuova.
Presentazione 
Milano 18 giugno ore 18 
punto libreria Metropolis 
c/o Cs  Transiti -fermata metrò Pasteur

pc 10 giugno - DEDICATA ALLE VITTIME DELLA CEMENTAL DI CORREGGIO

CUORE D’AMIANTO di Maria Petronio

E’ pesante il mio cuore, di pietre il mio pianto,
ma è per questo che canto.
Canto per gli angeli in catene.
Per la rabbia che mi scava nelle vene.
Per quell’antico piazzale bianco come neve…
Canto di ortiche e spine,
con l’alba che ogni volta ancora mi spalanca abissi
sugli abbracci che a volte non ti diedi e le parole, che per pudore non ti dissi.
Canto per ogni coltello di pietra,
che sta piantato tra i cipressi al camposanto,
per quel grido di sangue che travolge il sole
e che tanto vorrei per sempre coprir di rose e viole.
Canto il mio disprezzo a Pilato,
al ciarlatano e al gran ciambellano,

pc 10 giugno - IL CONTO, GRAZIE, SIGNOR ROBOT! - contributi liberi per alimentare il dibattito

Il lavoro umano, l’automazione e la “fine del lavoro”. Nessuna macchina oggi in grado di sostituire il lavoro creativo. La politica e la disoccupazione.

Che le macchine servano per sostituire il lavoro umano, è noto da quando qualcuno, già nella preistoria, cominciò a usare una leva invece di far sollevare un carico pesante da molti uomini.
Neppure è una novità che, in una società capitalistica, il lavoro risparmiato con le macchine non si trasformi in più tempo libero per i lavoratori, ma in più disoccupati: lo aveva già capito Lord Byron. Il famoso poeta intervenne, infatti, nel 1812 alla Camera dei Lord contro la legge che stabiliva la pena di morte per “coloro che distruggono o danneggiano telai o simile macchinario”, proposta per fermare gli attacchi alle fabbriche tessili dei luddisti (un movimento operaista sviluppatosi in Inghilterra all’inizio del XIX secolo proprio a causa della disoccupazione prodotta dall’introduzione del telaio meccanico). Nel suo discorso, Byron sottolineò come i telai meccanici stessero levando il lavoro a migliaia di operai tessili, conducendo le loro famiglie alla fame.
Comunque, fu Karl Marx, nel famoso “Frammento sulle macchine”, inserito poi nei “Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica”, a spiegare come sia uno dei capisaldi del capitalismo il fatto che il lavoratore venga, appena possibile, sostituito dalla macchina, che può far produrre più merce in meno tempo. Inoltre, sviluppando il capitale fisso (le macchine) i padroni possono fare a meno di una parte sempre crescente del capitale variabile (i lavoratori) e quindi possono risparmiarne i salari. Si noti però che Marx, a differenza dei luddisti, non era affatto contro la tecnologia e l’innovazione: pensava anzi che questa avrebbe inevitabilmente prodotto la fine del sistema

pc 10 giugno - PERCHÉ E’ UTOPICO PENSARE DI RENDERE IL SISTEMA CAPITALISTICO COMPATIBILE CON IL RISPETTO DELL’AMBIENTE - contributi liberi, per alimentare il dibattito

I PRESUPPOSTI TEORICI DEL MITO DELLA “DECRESCITA FELICE”
PERCHÉ E’ UTOPICO PENSARE DI RENDERE IL SISTEMA CAPITALISTICO COMPATIBILE CON IL RISPETTO DELL’AMBIENTE
di Marco Paciotti
27/05/2017

Il presente articolo trae spunto dal materiale didattico (lucidi) preparato da Domenico Laise, docente dell’Università La Sapienza di Roma, e presentato ad un seminario “Sull’attualità del pensiero economico di Marx”, tenuto presso l’Università Popolare Antonio Gramsci, nell’anno accademico 2016-2017.
Negli ultimi anni si è assistito, nel variegato campo della sinistra anticapitalista, a una crescente attenzione dedicata ai temi della “decrescita felice”, sdoganata dalle opere del filosofo ed economista francese Serge Latouche, il quale, grazie a tale parola d’ordine, ha acquisito enorme fama ed è finito per diventare un’icona anche per alcuni ambienti della sinistra antagonista, oltre che bandiera ideologica del Movimento 5 Stelle. Ma la decrescita è veramente un tema dirompente contro l’attuale modo di produzione? Può l’ecologismo alla Latouche essere conciliato nella teoria di Marx? La decrescita è concretamente realizzabile nel capitalismo?
Per poter rispondere a queste domande è necessario risalire alle origini teoriche dell’ecologismo alla Latouche. La formulazione più organica e coerente, e per certi versi acuta, dei motivi ecologisti può essere fatta risalire alla Bioeconomia, teoria economica proposta da Nicolae Georgescu-Roegen (1906-1994) per la realizzazione di un sistema ecologicamente e socialmente sostenibile. Per utilizzare le parole dello stesso Georgescu-Roegen, il paradigma teorico della Bioeconomia si fonda sul presupposto che “la sopravvivenza dell’uomo non è un problema né solo biologico, né solo economico, ma bioeconomico”.
Per spiegare la crisi ecologica, Georgescu-Roegen si avvale della scala entropica, in base alla quale si può classificare la materia che circonda l’uomo. Risalendo gradualmente la scala entropica si parte da strutture ordinate, che peraltro presentano un elevato indice di utilità economica, per arrivare a strutture sempre più disordinate, che presentano una contestuale caduta della propria utilità economica. L’aumento del disordine è descritto attraverso l’aumento del grado di entropia. Per fare un esempio concreto possiamo considerare un barile di petrolio, che ha un basso valore d’entropia. Una volta trasformato in combustibile e utilizzato sotto forma di carburante, il petrolio genera energia cinetica, inquinamento e calore, il quale presenta un elevato valore di entropia e viene disperso nell’aria, divenendo inutilizzabile.

pc 10 giugno - I RESPONSABILI DEL "TERRORISMO MEDIATICO", VOGLIONO BLINDARE CON L'ESERCITO CONCERTO, EVENTI E SPAZI DEI GIOVANI - "Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato sicurezza"...

Nessun mea culpa da parte di nessuno, nè della sindaca M5S, nè della polizia, nè, più in alto, del governo, per la tragedia avvenuta a piazza San Carlo a Torino; nessuna quindi minima volontà di impedire, con soluzioni ordinarie e di civiltà verso le persone, che si possa ripetere una situazione simile; quando è evidente che, al di là della causa specifica che ha allarmato e scatenato il "fuggi fuggi", i problemi che hanno reso drammatica la fuga sono stati ben altri e tutti collegati ad un'organizzazione di eventi, sportivi, o di concerti, gestiti dal "Pubblico", all'insegna del risparmio dei costi, della speculazione, come del trattare le persone, i giovani come masse da far accalcare, che devono essere solo "controllate", ma non rispettate e messe in condizioni dignitose e quindi di sicurezza. I rischi della fuga si sono moltiplicati per 100/1000 perchè, ha detto chi c'era - la piazza non aveva strade di fuga larghe e per di più erano "chiuse da transenne rivelatesi successivamente un ostacolo alla fuga delle persone, perché di impossibile rimozione rapida"; le stesse forze dell'ordine o al momento erano assenti o, peggio, sembravano più impegnate a contenere la folla che a permettere un deflusso dalla piazza più rapido e senza pericolo; la vendita di bottiglie di vetro era di dominio pubblico, ma la piazza era priva di contenitori per i rifiuti, di servizi igienici e di spazi, punti di acquisto di bibite/alimenti - si dà ora addosso ai cosiddetto "abusivi", quando è evidente che gli "abusivi" sono una necessità quando mancano altre possibilità di acquisto di bevande o i prezzi dei cosiddetti "legali" sono astronomici.


Ora, mentre su questo - e probabilmente su molto altro che deve venire ancora fuori - nessuna Istituzione si assume la minima responsabilità; la Ministra con l'elmetto, la Pinotti, in grande sintonia col Ministro delle manette, Minniti, come avvoltoio approfitta di questo dramma - che è solo è delle due donne ancora a rischio vita, del bambino, dei giovani, delle ragazze piene di ferite e sangue, delle tante persone che sono state anche psicologicamente traumatizzate - per militarizzare ancora di più le città, appaltando all'esercito la gestione dei grandi eventi di massa, quasi come in un paese sotto dittatura militare. La vediamo, la Pinotti, fregarsi le mani per questa "opportunità" che Torino le ha dato per far entrare nelle città le grinfie del suo esercito. 

"Soldati ai concerti e ai maxi eventi nelle piazze per tutelare la nostra incolumità... la ministra della Difesa Roberta Pinotti lancia la proposta di estendere il progetto «Strade sicure» anche agli appuntamenti che affolleranno la nostra estate... «Strade Sicure» è un’operazione interforze tra Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri in funzione dal 2008. Sono 7050 i militari..."

Questi Ministri, questo governo, queste amministrazioni locali, questo Stato di Polizia, più parlano di "sicurezza" e più rendono insicura la nostra vita, più dobbiamo veramente prenderci paura! Questi rispondono alla loro incapacità strutturale a rendere ordinariamente possibile e senza rischi una presenza di massa nelle piazze, con la militarizzazione delle città, che priva delle libertà normali le persone, i giovani. 
Questo Stato borghese, in realtà, vede le masse, i giovani, come "nemici", come disturbatori del loro "ordine" e quindi la risposta di "sicurezza" è solo in termini repressivi, di divieti, di occupazione delle piazze da parte delle forze repressive, ora dell'esercito. 

Non è a caso che la Pinotti per legittimare la sua proposta fa riferimento all'operazione "strade sicure", messa in campo ultimamente al G7 di Taormina. Se non fosse tragico sarebbe ridicolo: Le "strade sicure" erano un deserto, sia a Taormina, in cui anche i neonati residenti potevano circolare solo dopo autorizzazione e con un pass, sia a Giardini Naxos in cui tutto era stata vietato, nessun bar, esercizio alimentare, nessun negozio, ecc. poteva stare aperto (solo un bar per i militari); in cui avevano tolto anche i cestini per buttare le carte (a proposito delle bottiglie buttate per terra in piazza S. Carlo...), bloccati bancomat; per non parlare della "sicurezza" verso la popolazione e i manifestanti, fatta di campagna "terroristica" verso gli abitanti di Giardini (che invece in tanti sono poi scesi a sostegno della manifestazione) e controlli, fermi, fogli di via, perquisizioni per le migliaia di giovani, donne, andati a dire via ai 7 "grandi", gli unici verso cui la campagna "strade sicure" era indirizzata per tenerli al "sicuro" dalla giusta protesta e rabbia della gente. 
Questa è l'unica "sicurezza" che questi Ministri, questo governo, questo Stato può dare:, della serie: "Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato sicurezza".

Non a caso «Il tema di “Strade sicure” è stato oggetto dell’ultimo vertice Nato, durante un incontro di informale con i ministri inglese e francese...". 
Una sicurezza fatta di aumento delle spese per i militari, togliendo se mai fondi alle spese per rendere normale i grandi eventi musicali e sportivi, attrezzando spazi adeguati, fornendo beveraggi, ecc., una presenza adeguata di medici, mezzi di pronto soccorso, ecc.
E che queste "spese di militarizzazione" abbiano un costo, lo sottolinea, per esempio la Stampa: "c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare. Quello economico. Per intenderci: in occasione del G7 di Taormina sono stati stanziati 5,3 milioni di euro per coinvolgere 2 mila e 900 militari in più. Per assicurare le «esigenze straordinarie di prevenzione e contrasto alla criminalità e al terrorismo» il governo, con un emendamento alla manovra, ha stanziato 5,3 milioni per «incrementare dall’1 al 28 maggio di 2900 militari il contingente delle forze armate».
Chi pagherà anche tutto questo? Non saranno i lavoratori, le masse popolari, tra cui anche le tante persone, giovani che vanno a questi grandi eventi? Della serie "cornuti e mazziati"?!

La realtà è che la presenza dell'esercito rischierebbe di diventare essa un pericolo pubblico. Non ci si può sentire liberi e tranquilli avendo intorno soldati pronti a intervenire armi in pugno; soldati addestrati e attrezzati a ritenere sospetto chiunque ed ogni cosa, ad intervenire ad ogni stormir di fronda...
A cui si accompagnerà inevitabilmente un potenziamento di quella campagna mediatica di paura, che moltiplicherà a mille il clima di allarme per ogni cosa da parte della gente. 

E' il governo, sono i ministri come la Pinotti, Minniti che sono dei criminali, che vogliono rendere anormale ciò che deve essere normale. Questi lo fanno, come il piano daspo, di "decoro urbano" del decreto Minniti mostra, per garantire una "pace sociale" (illusoria) per la loro classe sociale, per la "gente per bene"; una pace militarizzata che ha a che fare con la "morte".

Loro, con le loro guerre, con gli interventi di rapina verso i paesi dipendenti dall'imperialismo, con il sostegno ai regimi dittatoriali, con i finanziamenti interessati all'Isis prima (salvo poi attaccare quelle forze integraliste fasciste che loro stessi hanno foraggiato); loro creando nelle cittadelle imperialista un clima di oppressione, repressione, razzismo verso le generazioni, i giovani di origine araba, africana, ecc.; loro hanno creato le cause del "terrorismo", della "guerra che torna a casa", e loro ora vogliono rispondere a questa guerra creando un clima costante di "guerra" nelle città.

CAPIAMO E NON PERMETTIAMOLO!

pc 10 giugno - Verso la zinco-baraccapoli per migranti di Messina-Bisconte ... una denuncia di antonio Mazzeo

di Antonio Mazzeo – Matteo Salvini sarà certamente più contento. I richiedenti asilo che saranno trattenuti a partire dai prossimi mesi nel Centro-lager-hotspot nella ex caserma “Bisconte” di Messina non troveranno alloggio nei prefabbricati in legno utilizzati per i terremotati del centro Italia ma in grigi monoblocchi in profilato di acciaio-zincato. Come temevamo, l’iter per la gara d’appalto per la realizzazione della nuova “tendopoli” per migranti peloritana (che in verità sarà una zinco-baracappoli) ci ha regalato l’ennesima amara sorpresa. Nonostante fosse stata giudicata in un primo tempo “anomala” l’offerta economica dell’azienda “Tomasino Metalzinco Srl” di Cammarata (Agrigento), alla fine, dopo l’affidamento alla nota azienda modenese di prefabbricati in legno Sistem Costruzioni, due ricorsi al TAR di Catania e la riammissione in extremis della società siciliana, INVITALIA Spa ha deciso di affidare proprio alla Tommasino Metalzinco la realizzazione del nuovo centro di prima “accoglienza” di Bisconte-Messina. Alla fine pare che abbia prevalso la logica di risparmiare a tutti i costi, ovviamente sulla pelle dei futuri “ospiti” stranieri. All’azienda, infatti, secondo quanto si legge sulla gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 6 febbraio 2017, è stata assegnato l’appalto per la “fornitura e posa in opera, comprensiva di trasporto, installazione, montaggio, manutenzione e smontaggio finale per la realizzazione di una struttura temporanea costituita da tendo-strutture e moduli prefabbricati”, per un importo di 1.249.550 euro più IVA e pertanto con un ribasso di circa il 35,3% rispetto al valore complessivo a base d’asta di 1.932.000 euro. Se le cose dovessero pertanto restare così, a una anno circa da quando fu bandita la gara d’appalto, non sarà più la Sistem Costruzioni come avevamo annunciato, ma la Tomasino Metalzinco di Cammarata. “Siamo specializzati nella progettazione, produzione e installazione chiavi in mano di prefabbricati per campi di lavoro, uffici, sale riunioni, attività sportive, servizi igienici, servizi per disabili, mense e refettori, laboratori, strutture sanitarie e ludiche, postazioni per guardiania o di controllo, magazzini”, riporta il sito internet dell’azienda. Fondata nel 1979 come società Artigiana costruzioni metalliche in provincia di Palermo, la Tomasino Metalzinco si è successivamente insediata nel 1985 nella zona industriale di Cammarata. Suoi i container recentemente forniti all’AMAT e al Comune di Palermo per ospitare biglietterie trasporti e i centri di assistenza turisti.

pc 10 giugno - LAVORATORI DI BRIGNANO - COMUNICATO DELLO SLAI COBAS SC SULL'INCONTRO IN PREFETTURA

SLAI COBAS per il Sindacato di Classe
via Marconi 1 Dalmine 335 5244902 sindacatodiclasse@gmail.com

comunicato stampa

Dopo la protesta di mercoledì al magazzino Kamila di Brignano, per la difesa del posto di lavoro di 90 facchini, al momento sospesi causa cessazione dell’appalto alla NewUtility (una delle due cooperative che operano del magazzino), oggi (ieri) si è tenuto alle h.11, un incontro in Prefettura che ha visto la presenza del Prefetto, dei rappresentanti sindacali e di tutte le società che gestiscono il polo logistico: Kamila srl, consorzio Cisa e CLS con le rispettive cooperative.

Un incontro, che ha avuto anche toni aspri, nel corso del quale la nostra organizzazione ha ribadito con forza la necessità che tutte le società si assumano le proprie responsabilità ed operino per trovare una soluzione ad una situazione paradossale, con 90 lavoratori sospesi senza stipendio dal 26 maggio, mentre nel magazzino il lavoro c’è, tant’è vero che da 10 gg viene svolto da lavoratori di altri cantieri.
In particolar modo il committente Kamila, che durante l’incontro non ha mai risposto alle nostre domande e anzi, ha minacciato il rischio di rescissione del contratto da parte del principale cliente (Agorà) nel caso si fosse proseguito con le rivendicazioni.

Il Prefetto, preso atto della grave situazione, ha rilanciato un nuovo incontro urgente, che seguirà direttamente, da effettuarsi entro giovedì prossimo, tra sindacati e tutte le società coinvolte, in cui mettere sul tavolo proposte per la salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori.

Lo slai cobas ritiene non scontato l’intervento della Prefettura, ma continuerà a vigilare perché non passi il tentativo di sostituire i lavoratori sindacalizzati, che da più di 10 anni operano nel magazzino, attraverso un vero e proprio licenziamento collettivo, mascherato da un cambio appalto, per sostituirli con altri inquadrati a livelli inferiori. 

per lo slai cobas s.c.
Sebastiano Lamera
3355244902

venerdì 9 giugno 2017

pc 9 giugno - Sardegna - una denuncia - Bagni, morte e manette al poligono sperimentale di Perdasdefogu-Quirra



A Lanusei, continua il processo sui ”Veleni di Quirra’. Il primo giugno sono stati sentiti pastori e i veterinari: una nuova udienza sui veleni di quirra nel tribunale di Lanusei, dove il giudice chiama i pastori e i veterinari sulle attività svolte nelle aree del poligono di Quirra.
Nel frattempo, dal 3 giugno, nell’area del Poligono PISQ, stop alle esercitazioni, largo ai bagni di sole nelle spiagge con le stellette: da giovedì scorso sono di nuovo accessibili i litorali all’interno dei poligoni di Capo Teulada e di Quirra.
In questo clima a metà fra le manette, morte e balneare, abbiamo pensato di rendere pubblica una nostra ricerca. Qui si raccolgono tutte le possibili informazioni riguardo agli agenti chimici aggressivi, tossici, teratogeni e oncogeni prodotti nel corso delle attività del PISQ, dispersi nel territorio circostante, ed al livello di esposizione che la popolazione ha

pc 9 giugno - Tagli alla Sanità: questo governo dovrebbe essere incriminato per "crimini contro l'umanità"

Sanità, Censis-Rbm: “L’anno scorso 12,2 milioni di italiani non si sono curati per motivi economici”
Il risultato, secondo il Rapporto Censis-Rbm, è che la spesa sanitaria privata è lievitata a 35,2 miliardi di euro, con un aumento del 4,2 per cento in tre anni (2013-2016)
di Chiara Daina | 7 giugno 2017

Nel 2016 12,2 milioni di italiani hanno rinunciato o rinviato le cure sanitarie per motivi economici. Una fetta di emarginati che è notevolmente cresciuta rispetto al 2015 (più 1,2 milioni). E’ quanto emerge dal Rapporto Censis-Rbm. Considerando anche i cittadini che hanno avuto difficoltà economiche e si sono impoveriti per sostenere di tasca propria le spese mediche (intramoenia o in strutture private), la cifra sale a 13 milioni. Di questi, 7,8 milioni sono stati costretti ad attingere ai risparmi di una vita o addirittura a indebitarsi con parenti e amici, fino ad aprire un mutuo in banca. E 1,8 milioni sono precipitati nella fascia di povertà. Il risultato, si legge nel Rapporto, è che la spesa sanitaria privata è lievitata a 35,2 miliardi di euro, con un aumento del 4,2 per cento in tre anni (2013-2016). In assoluto, secondo il sondaggio

pc 9 giugno - In Turchia il regime fascista di Erdogan arresta anche il presidente di Amnesty International




Taner Kiliç, presidente di Amnesty International Turchia, è stato arrestato la mattina del 6 giugno, insieme ad altri 22 avvocati. L'accusa, per tutti, è di aver avuto legami col movimento guidato da Fethullah Gülen, sospettato di aver ideato il fallito colpo di stato del luglio 2016.
In assenza di ogni credibile e ammissibile prova, chiediamo alle autorità turche di rilasciare immediatamente Taner Kiliç e gli altri 22 avvocati e di annullare ogni accusa nei loro confronti.
L'arresto di Taner Kiliç e di altri 22 avvocati è solo l'ultimo atto della crisi dei diritti umani 

pc 9 giugno - Milano - non non siamo d'accordo con il 'bonus mamma' e meno che mai con l'esclusione delle donne immigrate!



Bonus mamma, da Milano la rivolta contro l'Inps: "La metà delle donne immigrate sono tagliate fuori"
L'una tantum di Renzi introdotta dalla legge di bilancio non prevedeva limitazioni ma da febbraio l'istituto ritiene di poterlo erogare solo alle neomamme in possesso della carta di soggiorno. Non basta il permesso, che ha una durata limitata. Ricorso al tribunale civile dei legali dell'Asgi: "Discriminazione illegittima sotto ogni profilo"
di ZITA DAZZI

08 giugno 2017
L'inps discrimina le immigrate con l'ultima circolare sul "Bonus Mamma" da 800 euro? Per quell'assegno corrisposto come una sorta di "premio nascita" c'era stato un boom di domande subito dopo il lancio, nel gennaio scorso: in sole 36 ore lo avevano richiesto già in 28mila. Sarà forse anche per questo che, di fronte al "successo" dell'operazione, lo Stato ha cercato di capire come "limitare" le domande, lasciando il beneficio anche agli stranieri residenti, ma riservandolo solo a quelli titolari di permessi di soggiorno "lunghi". Una discriminazione bella e buona, secondo gli avvocati dell'Asgi (associazione studi giuridici sull'immigrazione) che hanno presentato un ricorso contro l'ente

pc 9 giugno - IL"DISARMO" NUCLEARE DI GENTILONI

Di Manlio Dinucci | ilmanifesto.it

La scena della folla presa dal panico in piazza San Carlo a Torino, con drammatiche conseguenze, è emblematica della nostra situazione. La psicosi da attentato terroristico, diffusa ad arte dall'apparato politico-mediatico in base a un fenomeno reale (di cui si nascondono però le vere cause e finalità), ha fatto scattare in modo caotico l'istinto primordiale di sopravvivenza. Esso viene invece addormentato col black-out politico-mediatico, quando dovrebbe scattare in modo razionale di fronte a ciò che mette in pericolo la sopravvivenza dell'intera umanità: la corsa agli armamenti nucleari.

Di conseguenza la stragrande maggioranza degli italiani ignora che sta per svolgersi alle Nazioni Unite, dal 15 giugno al 7 luglio, la seconda fase dei negoziati per un trattato che proibisca le armi nucleari. La bozza della Convenzione sulle armi nucleari, redatta dopo la prima fase negoziale in marzo, stabilisce che ciascuno Stato parte si impegna a non produrre né possedere armi nucleari, né a trasferirle o riceverle direttamente o indirettamente. L'apertura dei negoziati è stata decisa da una risoluzione dell'Assemblea generale votata nel dicembre 2016 da 113 paesi, con 35 contrari e 13 astenuti. Gli Stati uniti e le altre due potenze nucleari della Nato (Francia e Gran Bretagna), gli altri paesi dell'Alleanza e i suoi principali partner - Israele (unica potenza nucleare in Medioriente), Giappone, Australia, Ucraina - hanno votato contro. Hanno così espresso parere contrario anche le altre potenze nucleari: Russia e Cina (che si è astenuta), India, Pakistan e Nord Corea.

Tra i paesi che hanno votato contro, sulla scia degli Stati uniti, c'è l'Italia. Il governo Gentiloni

pc 9 giugno - Il potere 'il popolo' - cioè classe operaia e masse popolari - lo conquista solo con le armi e con i tre strumenti Partito-Fronte Unito-Forza combattente

La partecipazione operaia e popolare o è lotta politica, sindacale e sociale fuori e contro per modificare i rapporti di forza o è pura conservazione dello stato di cosa esistente o è la vecchia via elettorale che mai ha cambiato nulla! Il 68, il 77 lo hanno dimostrato e serve un terzo "Assalto al cielo!"

proletari comunisti/PCm Italia

Un dibattito in un 'falso movimento'

Nell'anno del Centenario della Rivoluzione d'Ottobre, del 50° anniversario della Comune di Shanghai - Rivoluzione culturale proletaria, nel 50° anniversario della 'rivolta di Naxalbari' India - nel 50° Anniversario della morte del Che - nell'80° della morte di Gramsci - nel 40° del movimento rivoluzionario del 77...
la riproposizione della grottesca via elettorale è passare dalla tragedia dell'attuale movimento alla farsa!
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Una risposta a Falcone, Montanari e a tutta la sinistra in buona fede

 Ex OPG Occupato - Je so' pazzo



In questi giorni sta facendo discutere un appello lanciato da Anna Falcone e Tomaso Montanari per creare una lista di Sinistra Unita alle prossime elezioni. Tanti militanti, ormai privi di riferimenti nei partiti, hanno letto in questo appello parole condivisibili, un segnale di apertura e di novità.
Altri, invece, scottati da esperienze simili, lo hanno accolto come l’ennesima proposta di accrocchio pre-elettorale. Anche perché il ceto politico della sinistra si è subito mosso per cavalcarlo, vedendo in questa proposta l’occasione d’oro, forse l’ultima, di riciclarsi…
Ma che ne pensano di questo appello le realtà di lotta, i movimenti di base, i giovani precari, studenti, disoccupati, chi fa militanza ogni giorno sui territori? Di che cosa avrebbe davvero bisogno la sinistra?

In questa lettera aperta abbiamo provato a far sentire questa voce, a dire come la vediamo da qui, dal basso. Abbiamo voluto urlare cosa secondo noi si dovrebbe fare non fra venti

pc 9 giugno - LA LOTTA DEI LAVORATORI DELLA LOGISTICA DELLO SLAI COBAS SC HA IMPOSTO LA CONVOCAZIONE DEL TAVOLO IN PREFETTURA - LA PRESENZA DELLE DONNE AI PRESIDI - GLI OSTACOLI ANCHE "INTERNI" IN QUESTA LOTTA

Questa mattina si tiene l'incontro in Prefettura. Essa è frutto solo della continuazione della lotta e dei presidi, picchetti ai cancelli, della resistenza dei lavoratori della logistica slai cobas sc al magazzino KAMILA di Brignano Bergamo.
Dodici ore di blocco dei cancelli, per fermare i 90 annunciati licenziamenti mascherati da cambio appalto, per sostituire i lavoratori sindacalizzati con altri più docili disposti ad accettare il sistema senza regole delle cooperative, 
Un attacco che segue gli 11 licenziamenti politici tra cui i delegati sindacali dello slai cobas s.c. accusati con una montatura di boicottaggio e sabotaggio,

Nell'ultima fase di questi blocchi, è tornata forte e bella la partecipazione delle donne, delle mogli degli operai, dei bambini, a dimostrazione sia che ogni attacco al posto di lavoro, ai diritti dei lavoratori è un'attacco alla vita stessa di famiglie, bambini; sia, soprattutto, che la presenza delle donne rende la lotta particolare generale, perchè ha a che fare con lo scontro tra il potere dei padroni e del loro marcio sistema che schiaccia le vite per il profitto e la necessità di cambiare/rovesciare il loro sistema non solo in un posto di lavoro, ma dovunque, dentro e fuori dai posti di lavoro.

Da oltre un anno i lavoratori di Brignano lottano per avere un lavoro con i diritti, che viene negato dal sistema senza regole delle cooperative logistiche che gestiscono migliaia di lavoratori che movimentano le merci dei padroni dei supermercati della grande distribuzione.

In questi giorni difficili, in cui i lavoratori hanno anche dovuto respingere le provocazioni degli autisti Italtrans ai cancelli del magazzino Kamila per attaccare i presidi, la lotta non è arretrata, ed è pronta a riprendere se nessun effettivo risultato viene dall'incontro odierno.

Ma c'è da dire che questa lotta non è facile anche perchè, nonostante gli appelli dello Slai cobas sc, non si realizza quell'unità necessaria tra le organizzazioni sindacali di base presenti, per avere un unica linea, un fronte compatto verso le controparti. 
In questa lotta la presenza dell'Usb nella Coop. New Utily è stata molto equivoca: accaparrarsi qualche lavoratore, già iscritto allo slai cobas sc ma non attivo nelle lotte, alimentando confusione e facendo leva su idee sbagliate presenti tra gli stessi lavoratori, per poi usare questa "presenza interna" per dividere il fronte dei lavoratori, con manovre sottobanco per strappare incontri e soluzioni per i propri iscritti.
Mentre da parte del Si.Cobas, pur con una volontà e a volte azioni unitarie dei rappresentanti locali, assistiamo ad una posizione in questa vertenza che non dice chiaramente che nessun licenziamento deve passare e che i posti di lavoro vanno difesi, ma apre la strada a soluzioni parziali e sbagliate, in contrasto con quanto richiedono i lavoratori in lotta: "...pagamento delle giornate perse e le garanzie occupazionali sia nello stesso impianto, sia di un eventuale trasferimento presso altro cantiere sito nella stessa provincia di Bergamo, ovvero la possibilità di accedere alla NASPI" - dando di fatto alle controparti sia padronali che istituzionali la possibilità di giocare su questa divisione di posizioni e obiettivi.

CHE SI AFFERMI NELLA LOTTA L'UNITA' E LA LINEA GIUSTA!

Alcune foto e servizi sul presidio di ieri...
















Clicca qui per sentire il servizio sul presidio, da Metro Regione di Radio Popolare Milano del 7/6 (dal minuto 01:00).






pc 9 giugno - Proletari comunisti di Taranto invita a boicottare queste elezioni, a non votare - dal blog tarantocontro

1 - I lavoratori, i precari, le masse popolari alle elezioni non contano nulla.

Partiti, liste, candidati, hanno tutti un solo interesse, quello di occupare incarichi e poltrone, o quello di ottenere comunque favori, vantaggi e privilegi, ove non occupassero le poltrone importanti. Quelli tra di loro che sono ispirati da buone intenzioni, non hanno comunque alcuna possibilità di tradurle in fatti concreti.
Gli stessi candidati si smarcano dai partiti, a Taranto cambiano i nomi di liste per tentare di nascondere il loro collegamento con la politica dei partiti nazionali e si travestono da “rappresentanti della gente”.

Proletari comunisti lavora perchè la politica sia realmente nelle mani degli operai, dei precari, dei disoccupati, delle masse popolari, ma questo è possibile solo se ci si organizza e si lotta sia a difesa delle condizioni di vita e di lavoro, sia per i diritti negati, a Taranto come in tutt'Italia, dallo Stato e dal governo dei padroni.
La lotta e l'organizzazione fanno riscoprire alle masse i loro interessi collettivi, il valore della solidarietà, dell'unità, il superamento delle divisioni e le influenze dell'ideologia delle classi dominanti seminate a piene mani dal sistema, dai mezzi di comunicazione, ecc
Senza unità e organizzazione per lottare non c'è la possibilità di far crescere la coscienza collettiva e individuare gli obiettivi e i mezzi per cambiare radicalmente la propria condizione e l'intera società.
Per fare questo, il voto è inutile, non esiste il “voto utile”, non esiste il “voto amico” e il “voto di scambio” è una forma di prostituzione.
La lotta non è sufficiente, anche se è la base di tutto, perchè per ottenere risultati delle proprie lotte e per cambiare la propria vita e l'intera società, è necessario avere una forza organizzata, capace nel tempo di rovesciare i governi, abbattere lo Stato del capitale, cambiare il sistema e realizzare questo cammino anche nei luoghi di lavoro e di vita, come parte di un movimento nazionale e internazionale.
E' facile comprendere come tutto questo non abbia niente a che fare con le elezioni e che il diritto di scelta in una società divisa in classi è una pura finzione, è un'illusione individuale che nasconde la subordinazione.

2 - I limiti delle amministrazioni comunali

In queste elezioni, per di più, la disputa è limitata a quello che può realmente fare un'amministrazione comunale. Essa non può rimuovere le cause della mancanza di lavoro, dell'insufficienza dei soldi per vivere, dell'impossibilità di assicurare un futuro ai propri figli, di fronteggiare i problemi di salute, case, servizi sociali, ecc.
Questi problemi sono originati dal regime capitalista in cui viviamo e le amministrazioni comunali amministrano le briciole e scaricano sulle masse le politiche antioperaie e antipopolari del governo dei padroni di turno.
In una città come Taranto, il problema principale è l'Ilva che rappresenta la più grande concentrazione operaia, non solo della nostra città ma dell'intero paese. Liberare la fabbrica dalle mani dei padroni, che è l'unica condizione per difendere lavoro e salute, non può essere fatto da un'amministrazione comunale che conta in questo conflitto molto poco.
Lo stesso vale per la grande base militare della Marina - una base di guerra al servizio della NATO e degli Usa, di occupazione del nostro territorio che ha contribuito al disastro ambientale; lo stesso vale per le altre industrie presenti nel territorio ENI, CEMENTIR, ecc; come per il problema delle condizioni indegne degli immigrati che fuggono da guerra e miseria che i nostri governi hanno originato e che sono messi in luoghi di segregazione come l'Hotspot.
Sono problemi su cui i poteri delle amministrazioni comunali sono assai limitati o seguono le imposizioni dei governi.
Senza affrontare questi problemi la città non si può cambiare nell'interesse della classe operaia, dei giovani, delle masse popolari. E quindi, se la lotta sul nostro territorio non ha un carattere generale e nazionale non può portare a risultati significativi né immediati, né futuri.

Tutte queste sono ragioni per non cadere nelle illusioni e nel ricatto del voto. Non votare, ma per organizzarsi e lottare per respingere la politica elettorale attuale che è tutta sporca, al di là delle stesse intenzioni di alcuni candidati e per affermare la politica proletaria in cui le masse sono protagoniste in prima persona e in maniera collettiva delle loro lotte e del loro destino.

3 - A Taranto i candidati che ci presentano sono in generale persone che non hanno fatto nulla nell'interesse delle masse in questa città,
perchè già parte e sostenitori delle disastrose amministrazioni degli ultimi anni, da Cito alla Di Bello a Stefàno che, anche con le dovute differenze di onestà e decoro personale, hanno aggravato i problemi che già pesavano sulle masse, e nulla o poco hanno fatto per il lavoro vero, la salute, il miglioramento dei quartieri e delle condizioni di vita in città;
i cosiddetti “volti nuovi” o sono perfetti sconosciuti e se li conosci li eviti, tanta è la loro fame di interessi personali, o non sono stati a fianco delle lotte effettive dei lavoratori e delle masse da cui pretendono il voto; o infine anche quelli che talvolta lo sono stati non hanno volontà, programmi e strumenti radicali per andare controcorrente e affrontare nei limiti dei poteri delle amministrazioni questioni urgenti, quali lavoro, bonifiche, raccolta differenziata, risanamento dei quartieri popolari, delle scuole, gestione degli asili, cimitero e di tutti gli appalti comunali.

E' per tutte queste ragioni che invitiamo a boicottare Melucci, imprenditore - cioè padrone – al porto - candidato del partito di governo a livello nazionale e regionale e parlamentari locali (Pelillo e soci); Baldassari, direttrice del carcere - espressione dei partiti del centro destra che tanto male con la Di Bello hanno fatto in questa città e che ora si travestono; il fasciorazzista,Cito, inquinato dai fatti giudiziari, a caccia eterna di poltrone e vitalizi, che imbroglia la gente con il figlio candidato che poi non farà il sindaco e trucchetti vari; Bitetti che è stato l'uomo di punta di poteri e di clientele delle ultime amministrazioni non solo comunali ma anche provinciali; Brandimarte che raccoglie pezzi dell'amministrazione Stefano.
E' inutile spendere parole per banali e presuntuosi cacciatori di poltrone e di sottogoverni, quali Lessa, Romandini...

Non dobbiamo nè possiamo considerare il Movimento 5 Stelle e il suo candidato un'alternativa.
Lo stiamo vedendo a livello nazionale dove il populismo di Grillo ne fa un uomo e un partito pronto a tutte le manovre pur di arrivare al governo e rappresentare non un'alternativa ma un'alternanza nello stesso sistema. Il populismo è una delle forme con cui la borghesia cerca di deviare le masse dalle lotte e dalla organizzazione reale per il cambiamento sociale e politico, intorno a personaggi ambigui e di stampo reazionario e potenzialmente dittatoriali.
Dove i grillini hanno conquistato le amministrazioni, da Torino a Roma ecc, è cambiato nulla di sostanziale né nella gestione del potere, né nel miglioramento delle condizioni di vita delle masse.

Per quanto riguarda gli altri due candidati, Fornaro che giustamente conduce la sua battaglia ambientalista nell'opinione pubblica e in tribunale nei confronti del disastro ambientale; il giudice Sebastio che ha avuto un ruolo positivo nel maxi processo in corso contro Riva e i suoi complici,
la loro scelta di partecipare al rito truccato delle elezioni dell'amministrazione comunale non può essere in grado, né serve alla realizzazione degli obiettivi su cui si battono, peraltro assai timidamente.
A Fornaro diciamo che la lotta e non il voto, la lotta unitaria tra operai e masse popolari - e non la contrapposizione tra operai e masse alimentata dalla posizione 'chiudiamo l'ILVA' per illusorie alternative occupazionali e di sviluppo basate sempre sul profitto, sullo sfruttamento dei lavoratori, sull'uso capitalistico dell'ambiente e del territorio - è l'unico “rimedio” alla fabbrica capitalista della morte e del disastro ambientale che passa ora grazie al governo PD da Riva ai padroni indiani.
A Sebastio diciamo che contrastare pubblicamente, ora che non è più magistrato in carica, quello che sta avvenendo al processo Ilva, il cambio di clima apportato dalla nuova Procura impegnata a contribuire a realizzare i piani del governo con assai discutibili patteggiamenti con i padroni responsabili del disastro ILVA, i loro complici, i commissari ILVA, è un terreno di lotta molto più serio che questa grottesca e impotente campagna elettorale. Servire la causa della giustizia e della città - via già di per sé piena di illusioni senza mettere in discussione il sistema - richiede la continuità della lotta sul terreno della giustizia negata, su cui si può dare un contributo effettivo ai lavoratori e alle masse della città.

Al di là di quello che si dirà dopo, il dato reale di queste elezioni è la lotta tra il voto e il non voto, la vera protesta, la vera scelta è il NON VOTO nelle sue diverse forme, astensionismo, voto nullo, scheda bianca.
Perchè non votando si esprime una protesta e una opposizione contro il sistema, il governo in generale e contro i padroni e i responsabili del disastro che c'è in questa città.
Non votando si dice che la propria coscienza non si fa comprare dalle promesse, dalle clientele, dalla mentalità ristretta della risoluzione di piccoli problemi, mentre siamo oppressi e schiacciati dal peso anche nella nostra vita quotidiana e familiare dei grandi problemi creati da questo sistema e da questa classe dominante.
Il Non voto è un chiaro NO a tutti coloro che vogliono che diciamo SI, votando chiunque e qualunque. Anche se siamo assolutamente consapevoli che il Non voto si deve trasformare in una forza reale, autorganizzata, di classe e di massa che scenda in campo per il reale cambiamento, la trasformazione rivoluzionaria del potere e della società.

L'unica soluzione è la rivoluzione”.
Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”


circolo proletari comunisti – Taranto
sede c/o Via rintone 22 Taranto

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