Mentre
le persone intrappolate negli scantinati vengono massacrate dalle forze
dello stato a Cizre città di Şırnak, decine di corpi sono stati portati
all’ospedale e nessuna notizia è stata ricevuta di molti altri che si
trovano davanti alla minaccia di imminente esecuzione.
Delle 134
persone note per essere bloccate negli scantinati-94 nel quartiere Cudi e
45 a Sur,finora è stato verificata l’uccisione di 66.
Primo scantinato:nessuna notizia di 15 feriti e di altre 9 persone
È
da 19 giorni da quando un totale di 31 persone rifugiate in uno
scantinato di un edificio in via Bostancı nel quartiere Cudi a causa del
diniego dell’accesso medicoche non è stata ricevuta nessuna notizia dai
15 feriti e di 9 persone stremate da 11 giorni.
Oltre
all’ostacolo dei medici volontari in città per il recupero degli
intrappolati,anche alle ambulanze della municipalità di Cizre è stato
negato l’accesso sul posto per giorni per presunti motivi di
“scontri”nella zona.I funzionari di HDP hanno auto colloqui per il
recupero delle vittime che sono rimasti inconcludenti.L’edificio è
crollato al piano seminterrato quando è stato stabilito ultimo contatto
con le persone intrappolate 11 giorni fa.Non c’era cibo né acqua, né i
mezzi per vestire i
sabato 13 febbraio 2016
pc 13 febbraio - Verso un nuovo sciopero delle donne, sabato 13 febbraio la marcia delle donne arriva a Milano!
Dopo le prime tappe entusiasmanti da Melfi, tra le operaie della Sata, a Napoli, a Roma CONTINUA LA MARCIA delle donne, lavoratrici, precarie, disoccupate del Mfpr che arriva a
MILANO Sabato 13 febbraio alle ore 16.00
al Centro sociale Micene in via Micene
Per portare ad altre donne dei quartieri popolari, lavoratrici, immigrate, compagne il “bagaglio” della solidarietà, delle lotte che si fanno quotidianamente, della storica esperienza dello sciopero delle donne del 2013 e la necessità oggi di un nuovo sciopero delle donne, costruito dal basso, con una piattaforma frutto delle lotte delle operaie e delle donne più sfruttate, le donne che lottano per difendere e migliorare le condizioni di vita
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
pc 13 febbraio - Non è una novità. I ROS di Ganzer "insegnano"
Roma. Arrestati quattro
carabinieri: rivendevano la droga sequestrata
Giovedì, 11
Febbraio 2016
Redazione
Contropiano
Quattro sottufficiali dei carabinieri - Antonio De
Cristofaro, Massimiliano Marrone, Bruno Sepe e Claudio Saltarelli - sono stati arrestati
lo scorso 10 febbraio su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di
Roma con accuse che, a seconda delle posizioni, vanno dall’associazione a
delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti al peculato. I quattro
appartengono al nucleo investigativo di via in Selci e gli
accertamenti sono stati condotti dallo stesso nucleo investigativo
dell’Arma. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati anche cinque
confidenti, ritenuti complici dei militari. Secondo gli inquirenti i
carabinieri finiti in manette, che all’epoca dei fatti erano inseriti in una
struttura investigativa deputata al contrasto dello spaccio di droga,
rivendevano gli stupefacenti sottratti nel corso dei sequestri. I cinque
presunti complici si occupavano di custodire e vendere la droga. Materiale
utilizzato per il confezionamento della droga sarebbe stato rinvenuto nel corso
delle perquisizioni. Il guadagno per i carabinieri 'infedeli', per partita
di droga, poteva arrivare fino a 25mila euro, hanno fatto sapere gli inquirenti
della Procura di Roma e della Direzione distrettuale antimafia. Le indagini si
sono sviluppate riguardo un periodo di tempo tra maggio e settembre dello
scorso anno. Secondo le accuse, corroborate dalle intercettazioni, i militari
affidavano la droga ad alcuni soggetti di fiducia e poi come ultimo anello
c'erano i pusher, quelli che materialmente dovevano rivendere la sostanza. Ai
carabinieri viene contestato anche il reato di peculato sia per la sostituzione
delle sostanze con altre di qualità inferiore sia per l'appropriazione della
droga che era sotto sequestro.
pc 13 febbraio - Perde il lavoro e si dà fuoco in auto...
Ai morti sul lavoro si sommano i tanti della disoccupazione, del non lavoro. Si tratta di quegli omicidi che in questa società capitalistica non hanno colpevoli...
Perde il lavoro e si dà fuoco
in auto: tragedia in piazza a Villabate
PALERMO. "Perdonami per quello che sto
facendo, ti voglio bene...". E' stato questo l'ultimo messaggio inviato
con il suo telefonino alla figlia Federica da Ferdinando Bosco, 54 anni, poco
prima di cospargersi di benzina e darsi fuoco all'interno della auto nei pressi
del mercato ortofrutticolo di Villabate. L'uomo una settimana fa era stato
licenziato dalla ditta di autotrasporti per la quale lavorava.
pc 13 febbraio - Corruzione: nel caso Saguto sotto inchiesta anche un colonnello della Direzione Investigativa Antimafia
Rischia di
cadere nel silenzio questa ennesima puntata della grande fogna della corruzione dei più alti
livelli dello Stato in cui si trova la Saguto, il giudice che si occupava dei
beni sequestrati alla mafia, oltre alla ex prefetta di Palermo, Cannizzo, e adesso ci
troviamo anche un colonnello della Direzione Investigativa Antimafia.
Caso Saguto, indagato pure un
colonnello della Dia
È accusato
di rivelazione di segreti. Avrebbe contribuito a divulgare notizie riservate su
un allarme sicurezza riguardante l’ex presidente della sezione
PALERMO. È indagato anche il colonnello
della Dia Rosolino Nasca: rivelazione di segreti delle indagini è il reato che
gli viene contestato dalla Procura di Caltanissetta, nell’ambito della vicenda
della gestione, da parte della sezione misure di prevenzione del Tribunale di
Palermo, dei beni
pc 13 febbraio - L'Eni di Gela a processo per inquinamento ambientale minaccia: "se condannati andiamo via"!!!
Mentre gli operai dell'indotto continuano a lottare e si stanno organizzando per andare a Roma (il 24 febbraio ci dovrebbe essere una riunione importante al ministero) l'Eni, fa sapere che se verrà condannata per inquinamento e al risarcimento dei danni agli abitanti, bambini soprattutto, e all'ambiente, andrà via! Oltre ai terribili danni, l'odioso ricatto!
Eni sotto processo per danni ambientali, i legali: "Se
condannati a rischio presenza a Gela"
Oggi l'udienza del tribunale civile sulla richiesta di 500
cittadini che vogliono 15 milioni di risarcimento. Il Comune chiede altri 80
milioni di euro per gli operai ammalati
10 febbraio 2016
"Se il ricorso cautelativo d'urgenza per il presunto
danno da inquinamento ambientale venisse accolto, salterebbe il protocollo
d'intesa e i 2 miliardi e 200 milioni di euro di investimenti previsti per il
sito di Gela. Nonché la presenza di Eni in città". E' il rischio maggiore
che sottolinea il principe del foro Lotario Dittrich, uno dei legali del team
di avvocati a difesa dell'Eni a fronte della richiesta di
venerdì 12 febbraio 2016
pc 12 febbraio - NOI LAVORATORI, LAVORATRICI RENDIAMO ONORE A GIULIO REGENI "ERA UNO DI NOI"
Noi lavoratori, lavoratrici chiniamo la testa e alziamo il pugno per dare l'ultimo saluto, oggi che si celebra il suo funerale con tanta e commosssa partecipazione, al nostro ragazzo coraggioso e buono, torturato ed ucciso perchè era dalla parte della classe operaia, dei lavoratori, con lo spirito e l'impegno di ricercatore.
Persone come Giulio, sono preziose per la nostra causa. Giulio vivrà per sempre nel cuore e nelle lotte dei lavoratori egiziani, come nei nostri.
I sindacati indipendenti egiziani, che Giulio incontrava, di cui scriveva per far conoscere anche in Italia il loro difficile e pericoloso lavoro, sono come i nostri cobas, i nostri sindacati di base. Per questo diciamo con loro: Giulio Regeni: "UNO DI NOI"
Giulio è un esempio per tanti giovani universitari e ricercatori, perchè mettano la loro intelligenza, le loro conoscenze al servizio della conoscenza della battaglia di emancipazione del proletariato in tutto il mondo, contro i mostri che vogliono continuare a succhiare il nostro sangue per i loro profitti e per il loro potere assassino e che con la ferocia più orrenda vogliono mettere a tacere le lotte e l'organizzazione dei lavoratori, dei sindacati indipendenti, e coloro, come Giulio, che danno voce a tutto questo.
Ma la stessa uccisione orrenda di Giulio da parte del regime del boia dittatore Al-Sisi mette in evidenza la loro paura, una "forza" che ha i piedi di argilla.
Noi lavoratori, lavoratrici dobbiamo impegnarci a dare maggiormente valore a questi nostri preziosi "figli".
Dobbiamo lottare con più forza contro i padroni, i nostri padroni, il nostro imperialismo, il nostro governo, Renzi, che è complice oggettivo dell'uccisione di Giulio Regeni, perchè è uno dei migliori amici del dittatore Al-Sisi, e che anche in queste ore, per la salvaguardia dei profitti, grondanti sangue, delle grandi multinazionali italiane in Egitto, contribuisce a non avere
verità e giustizia per Giulio.
Noi lavoratori e lavoratrici, anche dall'esempio della vita e della morte di Giulio, riaffermiamo con più forza che la nostra causa, la nostra lotta è internazionale, che noi siamo uniti ai lavoratori egiziani, ai loro sindacati indipendenti, come agli altri lavoratori in ogni paese del mondo.
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
COORDINAMENTO NAZIONALE
12 FEBBRAIO 2016
Persone come Giulio, sono preziose per la nostra causa. Giulio vivrà per sempre nel cuore e nelle lotte dei lavoratori egiziani, come nei nostri.
I sindacati indipendenti egiziani, che Giulio incontrava, di cui scriveva per far conoscere anche in Italia il loro difficile e pericoloso lavoro, sono come i nostri cobas, i nostri sindacati di base. Per questo diciamo con loro: Giulio Regeni: "UNO DI NOI"
Giulio è un esempio per tanti giovani universitari e ricercatori, perchè mettano la loro intelligenza, le loro conoscenze al servizio della conoscenza della battaglia di emancipazione del proletariato in tutto il mondo, contro i mostri che vogliono continuare a succhiare il nostro sangue per i loro profitti e per il loro potere assassino e che con la ferocia più orrenda vogliono mettere a tacere le lotte e l'organizzazione dei lavoratori, dei sindacati indipendenti, e coloro, come Giulio, che danno voce a tutto questo.
Ma la stessa uccisione orrenda di Giulio da parte del regime del boia dittatore Al-Sisi mette in evidenza la loro paura, una "forza" che ha i piedi di argilla.
Noi lavoratori, lavoratrici dobbiamo impegnarci a dare maggiormente valore a questi nostri preziosi "figli".
Dobbiamo lottare con più forza contro i padroni, i nostri padroni, il nostro imperialismo, il nostro governo, Renzi, che è complice oggettivo dell'uccisione di Giulio Regeni, perchè è uno dei migliori amici del dittatore Al-Sisi, e che anche in queste ore, per la salvaguardia dei profitti, grondanti sangue, delle grandi multinazionali italiane in Egitto, contribuisce a non avere
verità e giustizia per Giulio.
Noi lavoratori e lavoratrici, anche dall'esempio della vita e della morte di Giulio, riaffermiamo con più forza che la nostra causa, la nostra lotta è internazionale, che noi siamo uniti ai lavoratori egiziani, ai loro sindacati indipendenti, come agli altri lavoratori in ogni paese del mondo.
*****
FACCIAMO APPELLO A TUTTI I LAVORATORI, ALLE LAVORATRICI, AI SINDACATI DI BASE, A TUTTI GLI ORGANISMI DI BASE E DI CLASSE DEI LAVORATORI A SALUTARE OGGI GIULIO REGENI INNANZITUTTO CON UN MINUTO DI SILENZIO, DOVUNQUE SI TROVINO IN OGNI POSTO DI LAVORO, MANDARE MESSAGGI ALLA STAMPA E ALLA FAMIGLIA E A INTENSIFICARE LA LOTTA, CON MOBILITAZIONI SPECIFICHE, PER LA VERITA' E GIUSTIZIA E PERCHE' GIULIO VENGA ONORATO E RICORDATO COME MERITA.SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
COORDINAMENTO NAZIONALE
12 FEBBRAIO 2016
pc 12 febbraio - Cagliari contro Salvini: cariche e lacrimogeni
Inaugurazione
tormentata per la sede di Noi con Salvini nel quartiere di
Sant'Avendrace a Cagliari. Come annunciato negli scorsi giorni una grossa mobilitazione
si è attivata per contestare la provocazione di Matteo Salvini che,
ospitato da un gruppuscolo di fascisti isolani, è sbarcato questa
mattina a Cagliari. Risultato: città completamente blindata, traffico
congestionato, schieramento massiccio di polizia. Dal primo mattino le
intimidazioni della polizia hanno cercato di ostacolare la
contromanifestazione: un furgone con bandiere striscioni e arance (!) è
stato sequestrato dagli agenti della digos che hanno tenuto in stato di
fermo due militanti del coordinamento antifascista con l'accusa
infondata di trasportare mazze e scudi.
La
manifestazione diretta contro la nuova sede di Noi con Salvini, dove il
leader leghista era atteso, è partita da piazzale Trento poco dopo le
dieci. In più di trecento hanno raggiunto dopo poche centinaia di metri
via Sant'Avendrace e i blocchi con le transenne posti dalla polizia. La
pressione sui blocchi e un lancio di ortaggi ha provocato la prima
carica delle forze dell'ordine accompagnata dal lancio di svariati
lacrimogeni. Un giovane studente è stato fermato e poi rilasciato. Il
corteo, ricompattatosi, ha poi proseguito per il centro cittadino, dove
ancora sfila mentre scriviamo sostenuto da una diffusa solidarietà dei
cagliaritani. Sono più di 500 ora i manifestanti contro la presenza del
razzista Salvini a Cagliari.
Salvini
in questa non bene accetta visita sarda dovrebbe far tappa ancora
all'hotel Panorama a Cagliari per una conferenza stampa. Nel pomeriggio è
prevista la sua visita prima ad Alghero, dove si annunciano altre
contestazioni, e poi ad Olbia. Seguiranno aggiornamenti.
Ore 12.45.
Dopo chilometri di corteo la manifestazione ha raggiunto viale Diaz,
nei pressi dell'hotel Panorama. Il corteo è fermo all'altezza della
fiera. Almeno 8 blindati bloccano la strada. Dal corteo: "siamo pronti a
ribadire il messaggio di Sant'Avendrace"
Ore 13.30.
Il corteo si dirige verso via Amat per ottenere il rilascio dei
compagni fermati in mattinata che poco dopo sono di nuovo liberi.Ore 17.30. Inizia il concentramento ad Alghero contro la visita di Salvini
pc 12 febbraio - SOLIDARIETA' AI COMPAGNI FERITI DAI FASCISTI a Firenze
Negli ultimi giorni si sono
verificati diversi episodi di violenza fascista: a Firenze in ben due
circostanze distinte, prima in San Lorenzo e poi davanti al Pascoli si sono
verificate due aggressioni, la prima ad opera di un simpatizzante di Forza
Nuova, la seconda ad opera di un militante di Casaggì, che hanno portato al
ferimento di due giovani compagni. A Napoli invece alcuni militanti di Casapound
hanno aggredito con mazze e addirittura un martello alcuni studenti ed il peggio
è stato evitato solo grazie alla pronta reazione degli antifascisti che li hanno
messi in fuga. Mentre accade
pc 12 febbraio - SULLO SCIOPERO ILVA DEL 10 - IL COMUNICATO AGLI OPERAI DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE (la patetica posizione de Usb)
Agli operai Ilva,
lo sciopero di mercoledì, che ha visto una
partecipazione complessiva, secondo la stampa, di tremila operai,
purtroppo non è stata una manifestazione di forza degli operai e
della città, ma una manifestazione di debolezza. E non tanto e non
solo perchè è mancata una grande partecipazione operaia e popolare
- avere questa partecipazione oggi è difficile per tutti, gli operai
sono confusi e sfiduciati, oltre che divisi tra le sigle sindacali
più grosse all'interno, nonostante la loro facciata di unità, si
sentono alla mercè e sotto ricatto e molti di loro fanno finta di
non capire quello che sta succedendo e può succedere - ma
soprattutto perchè nessuna delle forze in campo vuole perseguire
innanzitutto gli interessi degli operai e della città invece di
stare al gioco di ciò che padroni, governo, lo sciagurato governo
Renzi, decidono sulla nostra testa.
Nessuno di costoro vuole ammettere che
gli 8 decreti, fatti dopo Riva, hanno fallito tutti gli obiettivi. La
fabbrica e le condizioni di lavoro sono peggiori di prima, salari,
sicurezza, come è stato tragicamente confermato dalla morte di
giovani operai e dagli innumerevoli incidenti e infortuni, sono
peggiorati, i lavori di ambientalizzazione sono, al di là delle
affermazioni e dati truccati, assolutamente insufficienti e sono
continuamente rinviati i lavori essenziali anche in questo ultimo
decreto. E' inutile poi dire che bonifiche, salute, sanità fuori
dalla fabbrica sono allo stato pressoché iniziale, con soldi che si
sono già cominciati a spendere, con commissari delle bonifiche e
aziende assegnatarie dei lavori che fanno solo convegni e pubblicità.
Francamente, qui non c'è nessuna
possibilità di entrare nella logica “bicchiere mezzo pieno e
bicchiere mezzo vuoto”. Siamo di fronte al disastro ambientale a
cui si sta aggiungendo il disastro industriale.
I sindacati confederali nazionali e
locali, che finora hanno contribuito a che l'andazzo fosse questo,
appoggiando tutti i decreti, tutte le scelte del governo e non
sprecando neanche mezzo minuto per trattare il peggioramento in
fabbrica, che hanno concesso i contratti di solidarietà senza alcuna
contropartita, né sul presente né sul futuro, salvo poi elemosinare
il famoso 10%, non possono ora
pc 12 febbraio - Turchia, il fascista Erdogan tortura e uccide le combattenti Kurde come i nazisti le partigiane
TURCHIA: NAZISMO E PATRIARCATO
Le foto della ragazza torturata, uccisa e denudata per strada sono state rese pubbliche dalla polizia. Lo scopo degli sgherri del regime turco è evidente: intimidire l'intera popolazione per ricondurla sotto il controllo di un potere non più accettabile.
E' lo stesso macabro rito usato dai nazisti sui i corpi delle partigiane che cadevano nelle loro mani.
In entrambi i casi, oltre l'orrore suscitato dalla ferocia bestiale esercitata su un essere umano in cui ciascuno può riconoscersi, la ostentazione delle sevizie inferte ad un corpo femminile era, ed è ancora oggi, la affermazione simbolica di un potere reazionario che, per per sua natura, è sempre maschilista e patriarcale,
Le foto della ragazza torturata, uccisa e denudata per strada sono state rese pubbliche dalla polizia. Lo scopo degli sgherri del regime turco è evidente: intimidire l'intera popolazione per ricondurla sotto il controllo di un potere non più accettabile.
E' lo stesso macabro rito usato dai nazisti sui i corpi delle partigiane che cadevano nelle loro mani.
In entrambi i casi, oltre l'orrore suscitato dalla ferocia bestiale esercitata su un essere umano in cui ciascuno può riconoscersi, la ostentazione delle sevizie inferte ad un corpo femminile era, ed è ancora oggi, la affermazione simbolica di un potere reazionario che, per per sua natura, è sempre maschilista e patriarcale,
giovedì 11 febbraio 2016
pc 11 febbraio - FORMAZIONE OPERAIA - L'IMPERIALISMO DI LENIN - ORA ENTRIAMO NEL MERITO: LA CONCENTRAZIONE DELLA PRODUZIONE E I MONOPOLI
Lenin apre l'opera citando
innanzitutto le sue fonti e in particolare l'opera pubblicata a
Londra e a New York nel 1902 dell'economista inglese Hobson, dice
che egli (Hobson), al di là delle sue posizioni teorico politiche
socialriformiste borghesi e pacifiste “fa un'ottima e
circostanziata esposizione delle fondamentali caratteristiche economiche e politiche dell'imperialismo”.
"Nel 1910 – dice Lenin –
compare a Vienna l'opera del marxista austriaco Hilferding
intitolata “Il capitale finanziario”. “Quest'opera, nonostante
l'erroneità dei concetti dell'autore nella teoria della moneta e
nonostante una certa tendenza a conciliare il marxismo con
l'opportunismo, offre una preziosa analisi teorica sulla recentissima
fase di sviluppo del capitalismo”.
Da questo parte Lenin per
affermare che il suo libro è “il tentativo di esporre con la
massima brevità e in forma quanto si possa accessibile a tutti la
connessione e i rapporti reciproci tra le caratteristiche economiche
fondamentali dell'imperialismo”.
Questo è anche lo scopo
del corso di Formazione Operaia che noi facciamo su questo libro. Essa non intende complicare, con dati e esami particolari di aspetti
secondari, il centro del problema: cos'è l'imperialismo e perchè le
caratteristiche fondamentali dell'imperialismo così come sono
descritte da Lenin siano sostanzialmente valide ancora oggi e
permettano una visione chiara, semplice e concreta dell'attuale
sistema economico mondiale e delle sue dinamiche interne.
I - La concentrazione della
produzione e i monopoli
PRIMA PARTE
PRIMA PARTE
“Uno dei tratti più
caratteristici del capitalismo - scrive Lenin - è costituito dall'immenso incremento
dell'industria e dal rapidissimo processo di concentrazione (VEDI NOTA) della
produzione in imprese sempre più ampie”.
Se guardiamo al sistema
mondiale nel suo complesso e non ai singoli paesi di esso, quello
pc 11 febbraio - Contro i NOTAV solo e sempre repressione!
No Tav, arresti domiciliari per un ricercatore universitario
Il pm Rinaudo lo accusa di un tentativo di "attentato" al cantiere di Chiomonte
È stato messo agli arresti domiciliari Jacopo Bindi, 30 anni, ricercatore universitario a Torino, attivista No Tav, indagato per avere preso parte al tentativo di effettuare un "attentato" (il termine è utilizzato nelle carte dell'indagine) al cantiere di Chiomonte il 5 settembre 2015. Il tribunale del Riesame, nelle scorse settimane, ha infatti accolto il ricorso del pm Antonio Rinaudo contro la decisione di un gip di disporre soltanto l'obbligo di dimora. Bindi era stato arrestato in flagranza la notte stessa dei fatti: secondo gli inquirenti, oltre ad essere travisato e avere scagliato una pietra, portava con sé una bomboletta piena di liquido infiammabile attaccata a un "micidiale" artificio pirotecnico.
Dopo alcuni giorni il giudice lo aveva scarcerato. Nell'ordinanza si afferma che Bindi (condannato in primo grado a due anni e 6 mesi nel maxi processo ai No Tav) "negli anni ha manifestato una personalità oppositiva all'operato delle forze dell'ordine e totale insensibilità ai ripetuti interventi repressivi delle autorità". Gli arresti domiciliari sono stati disposti anche per un secondo indagato, il bolognese Francesco Bondi, 34 anni, che però ha presentato ricorso in Cassazione. Il tribunale fa presente, tra l'altro, che "egli è indagato in 45 procedimenti aventi a oggetto reati della stessa specie di quello per cui si procede".
pc 11 febbraio - PER UN APPELLO: CONTRO L'HOTSPOT A TARANTO PREPARIAMO UNA MANIFESTAZIONE DEI MIGRANTI, ASSOCIAZIONI E FORZE ANTIRAZZISTE PER MARZO - un utile documento dell'Asgi
Dopo la Sicilia, Taranto sarà la prossima sede degli hotspot, mentre
già nel silenzio sono in atto pratiche di respingimenti dei migranti che
anticipano quelle degli hotspot.
Questo è un fatto molto grave, che deve trovare al più presto a Taranto un'opposizione e una mobilitazione dei migranti, degli antirazzisti, degli antimperialisti e tutti i sinceri democratici, associazioni che vogliono effettivamente assistere e non speculare sui migranti.
La creazione dell'hotspot a Taranto trasformerebbe una situazione di accoglienza, convivenza in una situazione di creazione ad arte, per i soli interessi economico-politici dell'imperialismo italiano, in collusione e/o contesa, con gli altri paesi imperialisti europei, di forti contrasti, repressione, caccia all'immigrato, con l'inevitabile crezione di un humus razzista. I migranti sarebbero ricacciati, rinchiusi come criminali nei nuovi o riaperti CIE prima di essere rispediti nei paesi da cui sono scappati; mentre coloro che sono già sul nostro territorio da mesi e anche anni (es. i migranti del Bel Sit) e in attesa del diritto di asilo, sarebbero trasformati da un giorno all'altro in "clandestini", con tutta la vergognosa situazione sociale che ne deriva, e senza più l'attuale assistenza nei centri di accoglienza.
Contro questo, prima che si avvii la creazione a Taranto dell'Hotspot è necessario mobilitarci.
Rispetto a questa necessaria mobilitazione i migranti sono la prima fila e non "l'ultima", con una falsa e sbagliata idea di "protezione".
Abbiamo visto anche nei mesi scorsi che la lotta in prima persona dei migranti del Bel sit, una bella, forte, orgogliosa lotta che ha fatto conoscere a parte della città chi sono i migranti al di là di pregiudizi stupidi e fomentati, è stata la via giusta e decisiva per ottenere il documento di identità. I migranti, con l'aiuto e l'organizzazione dello Slai cobas per il sindacato di classe si sono uniti, si sono autorganizzati, hanno deciso tutti i passaggi della lotta, E HANNO VINTO!
Oggi in scala più grande occorre riprendere questo tipo di mobilitazione. I migranti non devono delegare, nè hanno bisogno di "italiani che li proteggono", ma hanno bisogno di antirazzisti, antimperialisti, associazioni, sindacati di base che li sostengano, che stiano al loro fianco, che si mettano in gioco contro lo Stato, il governo, la polizia. Altrimenti con tutte le buone intenzioni, gratta gratta dietro "il compagno", l"antirazzista", il "democratico" italiano appare un'altra forma sia pur nobile di sottile razzismo imperialista, da cui nessuno si può dire "vaccinato".
Chiaramente una mobilitazione oggi, sulla questione hotspot a Taranto richiede una unità più larga dei migranti, possibilmente della maggioranza dei migranti esistenti in città e provincia nelle varie strutture di accoglienza, e le associazioni sincere devono favorire questa unità. MA OCCORRE COMINCIARE, altrimenti può essere troppo tardi.
Proponiamo, in conclusione, di costruire per marzo una manifestazione, sulle parole d'ordini: "NO HOTSPOT", "RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO D'ASILO A TUTTI I MIGRANTI, INDIPENDENTEMENTE DALLA NAZIONALITA'".
Riportiamo stralci di un lungo importante e utile documento fatto dall'Asgi, diffuso nell'assemblea di venerdì 5 febbraio, di presentazione del libro dell'Asgi Puglia: "Il diritto d'asilo tra accoglienza ed esclusione".
"...La Puglia come laboratorio ove sperimentare e testare nuove procedure
A Taranto le espulsioni e i respingimenti al momento dello sbarco stanno assumendo le dimensioni di
Questo è un fatto molto grave, che deve trovare al più presto a Taranto un'opposizione e una mobilitazione dei migranti, degli antirazzisti, degli antimperialisti e tutti i sinceri democratici, associazioni che vogliono effettivamente assistere e non speculare sui migranti.
La creazione dell'hotspot a Taranto trasformerebbe una situazione di accoglienza, convivenza in una situazione di creazione ad arte, per i soli interessi economico-politici dell'imperialismo italiano, in collusione e/o contesa, con gli altri paesi imperialisti europei, di forti contrasti, repressione, caccia all'immigrato, con l'inevitabile crezione di un humus razzista. I migranti sarebbero ricacciati, rinchiusi come criminali nei nuovi o riaperti CIE prima di essere rispediti nei paesi da cui sono scappati; mentre coloro che sono già sul nostro territorio da mesi e anche anni (es. i migranti del Bel Sit) e in attesa del diritto di asilo, sarebbero trasformati da un giorno all'altro in "clandestini", con tutta la vergognosa situazione sociale che ne deriva, e senza più l'attuale assistenza nei centri di accoglienza.
Contro questo, prima che si avvii la creazione a Taranto dell'Hotspot è necessario mobilitarci.
Rispetto a questa necessaria mobilitazione i migranti sono la prima fila e non "l'ultima", con una falsa e sbagliata idea di "protezione".
Abbiamo visto anche nei mesi scorsi che la lotta in prima persona dei migranti del Bel sit, una bella, forte, orgogliosa lotta che ha fatto conoscere a parte della città chi sono i migranti al di là di pregiudizi stupidi e fomentati, è stata la via giusta e decisiva per ottenere il documento di identità. I migranti, con l'aiuto e l'organizzazione dello Slai cobas per il sindacato di classe si sono uniti, si sono autorganizzati, hanno deciso tutti i passaggi della lotta, E HANNO VINTO!
Oggi in scala più grande occorre riprendere questo tipo di mobilitazione. I migranti non devono delegare, nè hanno bisogno di "italiani che li proteggono", ma hanno bisogno di antirazzisti, antimperialisti, associazioni, sindacati di base che li sostengano, che stiano al loro fianco, che si mettano in gioco contro lo Stato, il governo, la polizia. Altrimenti con tutte le buone intenzioni, gratta gratta dietro "il compagno", l"antirazzista", il "democratico" italiano appare un'altra forma sia pur nobile di sottile razzismo imperialista, da cui nessuno si può dire "vaccinato".
Chiaramente una mobilitazione oggi, sulla questione hotspot a Taranto richiede una unità più larga dei migranti, possibilmente della maggioranza dei migranti esistenti in città e provincia nelle varie strutture di accoglienza, e le associazioni sincere devono favorire questa unità. MA OCCORRE COMINCIARE, altrimenti può essere troppo tardi.
Proponiamo, in conclusione, di costruire per marzo una manifestazione, sulle parole d'ordini: "NO HOTSPOT", "RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO D'ASILO A TUTTI I MIGRANTI, INDIPENDENTEMENTE DALLA NAZIONALITA'".
Riportiamo stralci di un lungo importante e utile documento fatto dall'Asgi, diffuso nell'assemblea di venerdì 5 febbraio, di presentazione del libro dell'Asgi Puglia: "Il diritto d'asilo tra accoglienza ed esclusione".
"...La Puglia come laboratorio ove sperimentare e testare nuove procedure
A Taranto le espulsioni e i respingimenti al momento dello sbarco stanno assumendo le dimensioni di
pc 11 febbraio - Verità e giustizia per Giulio Regeni
- Unione Sindacale di Base
L’omicidio brutale di Giulio Regeni ha portato alla luce fuori da
ogni ragionevole dubbio la natura repressiva e brutale dello stato di
emergenza instaurato dal Governo Al Sisi in Egitto, dopo che questi ha
estromesso dal potere il Governo, altrettanto pericoloso, espressione
della Fratellanza Musulmana.
Secondo quanto denunciano attivisti e movimenti sociali egiziani, la tortura, e gli arresti che in molti casi si concludono con scomparse ed esecuzioni, sono praticati con quotidiana meticolosità dalla polizia e dagli apparati repressivi. A finire nel mirino ci sono molti sindacalisti indipendenti, lavoratori, militanti della sinistra egiziana e ora anche uno scomodo ricercatore italiano di 25 anni.
La morte di Giulio ha portato una attivista egiziana a invitare gli stranieri a rimanere a casa perché in Egitto a fare troppe domande si rischia la vita. Le domande Giulio sembrava rivolgerle alle condizioni dei lavoratori egiziani, alle lotte sindacali e all’indipendenza dei sindacati egiziani, in un contesto di crisi economica e che vede il Governo Al Sisi promuovere un processo di privatizzazioni e politiche di austerità in linea con i dettami del FMI.
Un omicidio quello di Regeni che lascia molte domande sulle responsabilità degli uomini e delle strutture del ministero degli esteri italiano, così poco reattivo nei giorni della scomparsa e risulta altrettanto impacciato ora che dovrebbero seguire atti formali nei confronti del governo egiziano responsabile della vita e della morte di Giulio e della repressione che quest’omicidio ha portato a galla.
I militari in Egitto rappresentano il principale blocco di interessi economici e industriali, con cui fanno affari aziende come Pirelli, Saipem, Eni, Ansaldo, Iveco e Intesa San Paolo.
Per questo il Governo Renzi è un buon amico e sostenitore del Governo Al Sisi, un amicizia che vale 5 miliardi di import export, dove industriali, banchieri italiani e soci egiziani trovano molto utile l’ombrello dello stato di emergenza imposto da Al Sisi.
La verità e la giustizia per Giulio Regeni passano per la denuncia dello stato di polizia del governo Al Sisi e dei suoi complici partire dal Governo e dagli industriali italiani.
Secondo quanto denunciano attivisti e movimenti sociali egiziani, la tortura, e gli arresti che in molti casi si concludono con scomparse ed esecuzioni, sono praticati con quotidiana meticolosità dalla polizia e dagli apparati repressivi. A finire nel mirino ci sono molti sindacalisti indipendenti, lavoratori, militanti della sinistra egiziana e ora anche uno scomodo ricercatore italiano di 25 anni.
La morte di Giulio ha portato una attivista egiziana a invitare gli stranieri a rimanere a casa perché in Egitto a fare troppe domande si rischia la vita. Le domande Giulio sembrava rivolgerle alle condizioni dei lavoratori egiziani, alle lotte sindacali e all’indipendenza dei sindacati egiziani, in un contesto di crisi economica e che vede il Governo Al Sisi promuovere un processo di privatizzazioni e politiche di austerità in linea con i dettami del FMI.
Un omicidio quello di Regeni che lascia molte domande sulle responsabilità degli uomini e delle strutture del ministero degli esteri italiano, così poco reattivo nei giorni della scomparsa e risulta altrettanto impacciato ora che dovrebbero seguire atti formali nei confronti del governo egiziano responsabile della vita e della morte di Giulio e della repressione che quest’omicidio ha portato a galla.
I militari in Egitto rappresentano il principale blocco di interessi economici e industriali, con cui fanno affari aziende come Pirelli, Saipem, Eni, Ansaldo, Iveco e Intesa San Paolo.
Per questo il Governo Renzi è un buon amico e sostenitore del Governo Al Sisi, un amicizia che vale 5 miliardi di import export, dove industriali, banchieri italiani e soci egiziani trovano molto utile l’ombrello dello stato di emergenza imposto da Al Sisi.
La verità e la giustizia per Giulio Regeni passano per la denuncia dello stato di polizia del governo Al Sisi e dei suoi complici partire dal Governo e dagli industriali italiani.
pc 11 febbraio - Grecia. Cresce la solidarietà attorno agli antifascisti di Kavala
Dal 2011 il Movimento Patriottico di Kavala (Πατριωτικη κίνηση) organizza ogni anno un raduno nazionale, alla quale prendono parte altri fascisti e ultraconservatori da Larissa, Drama, Thessaloniki, Komotini e Alessandropoli. Questa chiamata, che prende a simbolo del revanscimo ellenico lo scontro diplomatico del gennaio 1996 con il governo turco per i confini relativi allo scoglio di Imia, è la seconda in Grecia dopo quella di Alba Dorata. In entrambe le manifestazioni si possono sentire marce militari, vedere i partecipanti inquadrati in formazione militari facendo saluti nazisti, mentre viene dato fuoco alle bandiere antifasciste.
Ogni anno la notte precedente, membri del movimento nazionalista sorvegliano la piazza in cui la loro celebrazione ha luogo, mentre minacciano e aggrediscono chiunque non gradiscano.
Nelle prime ore del mattino di domenica 26 gennaio 2014, due anni fa, poche ore prima
pc 11 febbraio - Assemblea nazionale dei macchinisti 15 febbraio 2016,
A Firenze, sala DLF di Via Alamanni,
ore 10.00
Ai
Macchinisti
I rappresentanti di
Ancora In Marcia hanno sentito il bisogno di organizzare questa assemblea,
a cui siete tutti inviatati a
partecipare, ritenendo non più rimandabile un confronto tra il
personale, per valutare l’attacco che stiamo subendo da più fronti e
decidere il da farsi. Con questa assemblea vogliamo tentare di fare un passo
verso l’unità della categoria, incominciando col discutere su alcune
problematiche fondamentali e valutare alcune proposte operative.
Problematiche
generali
Il progetto di privatizzazione del Gruppo FS desta
preoccupazioni sia per gli aspetti occupazionali che contrattuali.
Il piano
di espulsione della cargo da Trenitalia, con la creazione di una nuova società,
ai
pc 11 febbraio - SUL LAVORO E’ STRAGE SENZA LIMITI: +16% I MORTI NEL 2015
C'è
un indicatore certo delle caratteristiche omicide dello sfruttamento
capitalistico, e sono gli infortuni sul lavoro. Per qualche anno, con
l'avvitarsi della crisi economica, i dati relativi erano stati registrati in
lieve calo. Meno gente sul lavoro, meno morti e feriti. Tutto normale, ma anche
quel calo fisiologico era comunque inferiore (percentualmente) a quello dei
posti di lavoro che si erano intanto perduti. Se ne poteva dedurre facilmente
che si lavorava comunque in condizioni peggiori, con meno attenzione, tanto da
parte delle aziende, quanto da parte di lavoratori molto più ricattati di prima,
alle misure di sicurezza.
Del
resto i Governi (tutti) si erano sforzati di ridurre i controlli e gli Ispettori
del lavoro, segnalando così alle aziende che ora dovevano preoccuparsi ancor
meno di prima.
E’
bastato che il tasso di occupazione ufficiale smettesse di scendere (molte nuove
assunzioni sono in realtà "emersioni dal lavoro nero" oppure passaggi
pc 11 febbraio - AMIANTO CONTINUA LA STRAGE DI LAVORATORI
400.000
MORTI OGNI ANNO, MILLE MORTI SOLO PER MESOTELIOMA
A 23 anni dalla messa al bando dell'amianto, con
A
oggi ci sono oltre 400 norme regionali e nazionali sull'amianto, un labirinto
legislativo che fa comodo a molti che per i propri interessi speculano sulla
vita delle persone.
Istituzioni, padroni, governi, giocano scaricando le responsabilità su altri.
Istituzioni, padroni, governi, giocano scaricando le responsabilità su altri.
Il
profitto viene prima di qualsiasi diritto alla salute e alla sicurezza e si
realizza
pc 11 febbraio - GRAVE INFORTUNIO SUL LAVORO A RIVOLI: GLI OPERAI OERLIKON DICONO BASTA!
Sabato scorso un lavoratore della
Oerlikon-Graziano di Rivoli (TO) ha avuto un grave incidente mentre lavorava. Le
sue condizioni sono ancora gravi: ha due polmoni perforati e si trova intubato
in coma farmacologico. L'ennesimo caso che ci dimostra come ogni giorno sui
luoghi di lavoro si combatta una vera e propria guerra. Da un lato un padronato
sempre più forte, arrogante e aggressivo.
Dall'altra lavoratori sempre meno
organizzati per far pesare i propri diritti. Così anche riuscire a tornare sani
e salvi a casa la sera diventa una fortuna. Non
pc 11 febbraio - Solidali con i NOTAV processati
Processo d’appello a tre anarchici: presidio No Tav davanti al Palagiustizia
Lo striscione con la frase già utilizzata lo
scorso aprile davanti a Palazzo di Giustizia
pc 11 febbraio - I padroni e i reazionari del mondo costruiscono muri… ai proletari tocca abbattere il muro mortale, quello dell’imperialismo
La costruzione dei muri è una scelta
politica razzista e reazionaria, insomma moderno fascista, contro le masse
oppresse del mondo, da parte dell’imperialismo innanzitutto, e di tanti altri
governi, ma, come si vede nell’articolo riportato, è anche un grandissimo
affare per quelli che questi muri li fabbricano. E hanno addirittura una fiera
mondiale, dove spicca, la Germania, che di costruire campi di concentramento se
ne intende, tanto quanto il fascismo italiano che è stato il primo ad usarli in
Libia…
Naturalmente, oltre a quelli ben
visibili nella cartina ci sono tanti altri “muri”; c’è il muro della contraddizione
principale nel mondo, cioè quella tra imperialismo e paesi e popoli oppressi,
nello sfondo del muro fondamentale, quello che separa la borghesia dal
proletariato…
Governi in difesa e cittadini
impauriti. Così alzare muri è diventato un affare
LONDRA. Nel mondo che alza nuovi muri tra residenti e
migranti, ricchi e poveri, cittadini e stranieri, c’è anche qualcuno che ci
guadagna: chi li costruisce. Denominato “Perimeter Protection” (Protezione
Perimetro), parafrasi di sapore geometrico forse per dargli un tono meno
bellicoso, il
pc 11 febbraio - Alfano, il ministro che non ha paura di usare la parola REPRESSIONE, vuole abbassare l’età punibile per i giovani! Portarla a 16 anni e non considerarli più minorenni…
Alfano, l’attuale
ministro dell’Interno del governo moderno fascista Renzi, che è stato ministro
anche sotto Berlusconi e Letta, corre qua e là dove c’è una “emergenza” e
propone sempre la stessa cosa: l’ESERCITO!
Ma il 4 febbraio scorso, a Napoli, dove
in particolare la violenza tra i gruppi camorristici ha trasformato la città in
una specie di Far West, alla faccia dell’operazione “Strade sicure”!!!, ha
avuto la geniale idea di proporre anche di punire i giovani già a 16 anni, cioè
di non considerarli più minorenni. E, siccome sa che si tratta di una grande bestialità
dice di non avere paura di usare una parola: repressione! E chi ne dubitava! Perché,
cosa ha proposto fino ad ora, appunto, in ogni occasione? Ma Alfano deve
costantemente alzare polveroni, per spostare l’attenzione dalle sue azioni, da
quello che gli può capitare da un momento all’altro, per esempio un
coinvolgimento diretto nell’affare legato al Cara di Mineo…
***
Alfano a Napoli
“L’età punibile può
essere abbassata”
L’età punibile può essere
abbassata. Ne è convinto il ministro dell’interno Angelino Alfano, che a Napoli
ieri ha presieduto una lunga riunione del comitato per l’ordine pubblico e la
sicurezza convocata dopo l’escalation di omicidi sul territorio. Una violenza
che sempre più spesso vede protagonisti minorenni, e in proposito il ministro
ha ricordato: “Oggi a 16 anni si conosce esattamente la gravità di un crimine
che si compie. C’è una parola di cui non aver paura, repressione”.
Giornale di Sicilia
5/2/16
pc 11 febbraio - Attacchinaggio a L'Aquila per Giulio Regeni, contro la dittatura militare di Al Sisi, contro il complice governo imperialista di Renzi!
Di fronte all'università |
Sopra gli infami manifesti della UIL |
Attacchinaggio nelle zone universitarie, in centro, nel polo ospedaliero, Comune, centro per l'impiego, sedi sindacati concertativi e presso la principale testata giornalistica locale "il centro"
mercoledì 10 febbraio 2016
pc 10 febbraio - Turchia, appello urgente dalla cantina della barbarie: ‘possiamo essere uccisi in qualsiasi istante’
Da UIKI
È emerso che una serie di persone sono state uccise in una cantina
nell’area di Sur della città assediata di Cizre. La agenzia JINHA ha
raggiunto Derya Koç, ex presidente di zona del Partito Democratico dei
Popoli (HDP) e una delle persone intrappolate nella cantina, che ha
detto che il gruppo attualmente è circondato e che potrebbero essere
uccisi in qualsiasi istante.
Sono emerse nuove informazioni su una cantina in cui dei cittadini
sono stati intrappolati dalle forze dello Stato nella città assediata di
Cizre. Si tratta della terza “cantina della barbarie” scoperta. È
emerso che 20 civili sono stati uccisi nella cantina diverse ore fa dal
fuoco dei carri armati delle forze dello Sstato.
Derya Koç, ex presidente di zona dell’HDP a Milas, Turchia, ha
fornito aggiornamenti sulla situazione attuale nella cantina. Derya è
tra i feriti intrappolati nella cantina nell’area di Sur.
Derya ha dovuto parlare brevemente e a bassa voce perché la cantina attualmente è circondata dalle forze dello Stato.
“La nostra situazione al momento è estremamente critica,” ha detto
Derya. “Hanno bruciato circa 20 dei nostri amici feriti al pianterreno.
Siamo rimasti in 15. Al momento siamo circondati da carri armati. Stanno
aprendo il fuoco contro di noi. Potremmo essere bruciati in ogni
momento.
“È urgente che la gente venga qui subito,” ha detto Derya. “Hanno
aperto il fuoco un’ora fa e ucciso i nostri amici. Siamo rimasti vivi
solo in 15 e siamo tutti feriti. Siamo nella zona di Sur. Siamo
circondati da carri armati. Non c’è linea telefonica. Il telefono
potrebbe smettere di funzionare da un momento all’altro. Devo attaccare
adesso. Ci hanno circondati.”
pc 10 febbraio - Crolli di borsa, Sanremo e guerra... Un'interessante e utile corrispondenza
La situazione non è eccellente. Da tempo i catasfrofisti, gli economisti eteredossi vanno mettendo in guardia sulla possibilità di un ulteriore crollo della finanza e dell'economia internazionale. Le elites globali imbevute di retoriche suggerite dagli economisti mainstream fanno difetto di "analisi concreta della situazione concreta".
Così si guarda al caos, dietro la porta con fatalismo. Molti sono sgomenti sulla situazione economica mondiale. Mario Draghi ripete l'esorcismo di qualche anno fa: "Whatever it Takes" (Costi quel che costi).
Ma il pericolo attuale non è paragonabile minimamente a quello del 2008.
Il pericolo è quello di una crisi di sovvraproduzione globale e di una stagnazione di lungo periodo. Il crollo delle borse non è che un segnale. Da sei anni le banche centrali prestano denaro a costo zero, e da un paio di anni il petrolio scende ininterrotamente. Ciononostante la domanda cala, e la stagnazione persiste, si aggrava, tende a divenire, di nuovo recessione.
Il problema chiave in fondo è semplice: tutto può essere prodotto a un costo bassissimo, tale da spazzar via in un attimo produttori-imprese, filiere, interi paesi-che fin qui erano stati trainanti.
Ma le stesse ragioni che hanno portato i prezzi di qualsiasi merce al limite dell'azzeramento del profitto sono anche quelle che hanno strozzato la domanda globale (esempio bassi salari). Chi compra, se tutti hanno un margine (salariale prima di tutto) azzerato? Nessuno.
Non è una risposta scontata. E'semplicemente l'unica.
Mentre siamo dentro questo caos sistemico il nostro presidente del consiglio fà il gradasso con l'Europa. Tuttavia come ci suggerisce Alessandra Daniele questo rapporto con l'Unione Europea è uguale a quello di Giandomenico Fracchia con il suo capo ufficio. Fracchia si fingeva spavaldo e deciso di fronte ai colleghi, promettendo di affrontare e umiliare l'arrogante capufficio, per poi al suo cospetto trasformarsi in un cagasotto strisciante e servile fino all'autoumiliazione.
Però il nostro presidente del consiglio è pronto per una nuova avventura militare in Libia, e naturalmente senza che il parere degli italiani venga richiesto così come di nuovo si aggira l'art.11 della Costituzione che si vorrebbe presto cancellata.
Convenientemente gli italiani vengono distratti dallo spauracchio dell'utero in affitto o dallo spettacolo di Sanremo. Una manovra diversiva per dissuadere, distogliere, l'attenzione dall'escalation bellica e dall'approssimarsi della tempesta perfetta. Anzi va ripetendo che l'Italia non è al centro della crisi. Le nostre banche sono solide anche se devono rinnovarsi.
Come è riuscito a spacciare se stesso, il suo governo di riciclati figli di papà da limpidi Absolute Beginners, in una squadra di temerari e rottamatori è una di quelle storie italiane ancora tutta da raccontare. Anche se va precisato come stampa televisione e social network sono li a pomparlo al limite della tossicità. Tanto lo si può cambiare in qualsiasi momento. I piloti automatici abbondano.
Ma la realtà ha la testa più dura della propaganda e della manipolazione. Prima o poi i fiumi carsici emergono con tutta la loro potenza.
Aiutiamoli.
Tempera,10 febbraio 2016
Alfonso De Amicis
pc 10 febbraio - PERCHE' UN NUOVO SCIOPERO DELLE DONNE
(da Tavolo 4)
La condizione
delle operaie, delle lavoratrici più sfruttate viene taciuta, non se
ne parla, al massimo compare in qualche statistica di inserti dei
giornali, o in qualche inchiesta scoop, che resta appunto solo uno
'scoop' (normalmente, devono morire le lavoratrici perchè appaiano
sui giornali, o entrino in qualche reportage). Eppure le lavoratrici
stanno subendo attacchi come non mai, sono le prime vittime delle
politiche del padronato, del jobs act del governo Renzi.
Ma non se ne deve
parlare. Perchè la loro condizione mette a nudo tutto il sistema di
sfruttamento e oppressione, sul luogo di lavoro e fuori, fatto di
attacchi alle condizioni di lavoro, discriminazioni, fino ai ricatti
sessuali.
Gli stessi
sindacati confederali, tacciono o parlano solo quando la condizione
delle donne esplode, spesso tragicamente, come le braccianti
quest'estate; non organizzano le lotte, anzi le impediscono - la Fiom
al massimo esce ogni tanto con qualche utile inchiesta, ma poi
frenano le lavoratrici che agiscono, come alla Sata di Melfi, e fa di
una questione di dignità, un misero punto di una inutile
piattaforma.
MA LE LAVORATRICI NON NE POSSONO
PIU'!
Le operaie della Sata di Melfi, come
degli altri stabilimenti Fca, sono stanche dopo poche ore di lavoro,
esaurite dalla fatica. Nelle
brevi pause di 10 minuti devono decidere se andare nei bagni lontani,
dove devono sbrigarsi anche nei giorni del ciclo, o mangiare un
panino; i turni stressanti, i ritmi e i carichi di lavoro attaccano
anche la loro salute riproduttiva; gli ultramoderni sistemi di
intensificazione del lavoro di Marchionne (Ergo Uas) portano per le
operaie ad una condizione da medioevo. Devono poi sentirsi anche
offese, umiliate, se chiedono una tuta blu per evitare l'imbarazzo di
macchie nel periodo delle mestruazioni. Quando escono sfinite
dalla fabbrica, nei giorni di riposo – dicono le operaie - non
possono riposarsi, perché a casa ricominciano con le faccende
domestiche, i figli, ecc.
Le
braccianti dicono: “Ci sentiamo le schiave del terzo millennio”.
Sono
pagate
poco più di venti euro al giorno, per dieci, dodici ore di lavoro,
anche 15 nei magazzini; sono a nero o con una busta paga falsa, per
un lavoro massacrante, in piedi sotto tendoni dove d'estate si arriva
a 50 gradi, respirando prodotti tossici, o piegate per ore ed ore.
Sono selezionate come schiave dai caporali o dal moderno e “legale”
caporalato delle agenzie interinali, per i superprofitti delle grandi
aziende; devono lavorare sotto gli occhi di una “kapò” che
decide anche quando possono andare a fare pipì, ma dietro un albero;
le più giovani subiscono anche i ricatti, molestie, fino alle
violenze sessuali di caporali e padroni. E poi, stanno morendo di
fatica, come Paola e le altre di quest'estate.
Le
lavoratrici delle Coop, sempre
sotto la mannaia del licenziamento, con salari sempre più tagliati,
che
non possono ammalarsi.
Ricattate, molestate e costrette a lavorare con ritmi disumani per
aziende con milioni di fatturato; sempre rimproverate, minacciate di
trasferimento per punizione. Lavoratrici\madri discriminate e
lasciate a casa senza paga perché non servono più (colpevoli di
avere figli piccoli). Dove le operaie vengono molestate sessualmente
e licenziate se si ribellano (come le operaie della
coop. della logistica Yoox Mr Job di Bologna).
Ci sono le ultraprecarie lavoratrici
delle pulizie, dal nord al sud, sempre a rischio licenziamento,
da appalti ad appalti sempre più al massimo ribasso, lavorano per
misere ore e ancor più miseri salari, troppo spesso neanche pagati
E
c'è l'ultimo “anello della catena”, le
migranti, le "schiave della monnezza",
come le lavoratrici di Monselice (PD) licenziate dalla coop perché
protestano per le condizioni inumane di lavoro. Donne
marocchine, piegate otto ore sui rifiuti a caccia della plastica
riciclabile. Un business ecologico fondato sullo sfruttamento
selvaggio delle donne migranti. E devono sopportare anche insulti
razzisti e ricatti brutali.
ECC, ECC, ECC...
Sono solo alcune delle tante realtà
simbolo della condizione delle donne lavoratrici, in cui è in atto
da parte dei padroni, a volte multinazionali, un “moderno
medioevo”, che ogni giorno mostra l'intreccio tra attacchi di
classe e attacchi schifosi in quanto donne. Una condizione che non ha
respiro, perchè la pesantezza, il ricatto della condizione sui posti
di lavoro viene portato in casa e la pesantezza in casa, i problemi
della maternità, dei figli, della mancanza di servizi sociali, ecc.
pesano come altrettanti macigni sulle condizioni e le stesse
possibilità di lavoro per le donne.
Una condizione che il governo Renzi ha
peggiorato due volte: con il Jobs act ha istituzionalizzato la
precarietà a vita, il libero licenziamento che per prima colpisce
proprio le donne, spesso con la scusa della maternità; poi con la
miseria dei bonus, ha scaricato ancora di più sulle donne il
peso/mancanza dei servizi sociali.
Ma in alcune delle realtà che abbiamo
riportato, vi è anche altro. Vi è la ribellione, a volte lotte,
scioperi, proteste delle lavoratrici: dalla battaglia contro le tute
bianche a Melfi delle operaie, alla denuncia coraggiosa delle
braccianti, alla protesta delle operaie di Bologna contro i
licenziamenti e i porci padroni, alla forte lotta delle immigrate.
Ma queste lotte e tante altre delle
donne ancora non hanno vinto.
Le lotte delle operaie, delle
lavoratrici più sfruttate non escono dall'isolamento, le donne
operaie, le lavoratrici non sono unite, autorganizzate in una
battaglia nazionale, che deve porre con forza la condizione delle
donne, di doppio sfruttamento e di oppressione, che sta in ogni lotta
singola ma va oltre le singole lotte, perchè richiede un cambiamento
a 360°.
L'ARMA CHE ABBIAMO E DOBBIAMO USARE
E' LO SCIOPERO DELLE DONNE!
La situazione oggettiva mostra con
mille fatti che è tempo di dire “Basta”, che è tempo di un
nuovo forte sciopero delle donne. Ancora non c'è una altrettanta
coscienza soggettiva, ma occorre cominciare.
Questo sciopero delle donne, il secondo
dopo quello del 25 novembre del 2013, ha al centro proprio le
operaie, le lavoratrici più sfruttate e oppresse. Che tutte le altre
donne si uniscano!
In primo luogo le lavoratrici della
scuola che hanno fatto grandi lotte e nello sciopero del 2013 furono
grandi, scendendo in lotta in 12 mila.
Ma sono le lavoratrici delle fabbriche,
delle campagne, dei luoghi di lavoro più “neri”, le immigrate
schiavizzate quelle che mostrano fino a che punto arriva il moderno
medioevo del sistema del capitale che si prende e distrugge tutta la
vita, a 360°, e che è il capintesta del maschilismo/sessismo
organizzato, istituzionalizzato.
L'8 marzo cominciamo la marcia dello
sciopero delle donne. Esso deve continuare anche dopo l'8 marzo,
perchè via via diventi grande e si estenda dappertutto. Costruendo
insieme, nello sciopero, una rete delle realtà di lavoro delle
donne, delle lotte, e una piattaforma dal basso
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
Lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe
pc 10 febbraio - LA POSIZIONE SLAI COBAS SULLO SCIOPERO ILVA DI FIM-FIOM-UILM-USB: NO AD UNO SCIOPERO STAMPELLA DEL GOVERNO E DELLA CONFINDUSTRIA!
Fim, Fiom, Uilm hanno fatto passare e sono d'accordo con un decreto,
che già ha scritto nero su bianco che porterà alla svendita a pezzi
dell'Ilva, al taglio
di migliaia di posti di lavoro, al rinvio sine die (cioè mai) delle
bonifiche, ecc. ecc.;
hanno fatto passare nel silenzio incidenti gravi, che dimostrano come commissari e governo se ne fregano della vita degli operai, ecc
hanno continuato a firmare accordi su aumento dei contratti di solidarietà - ora con un salario al 60%...
E SI RICORDANO ALL'ULTIMO MOMENTO, NEL GIORNO IN CUI SCADRA' IL TERMINE
hanno fatto passare nel silenzio incidenti gravi, che dimostrano come commissari e governo se ne fregano della vita degli operai, ecc
hanno continuato a firmare accordi su aumento dei contratti di solidarietà - ora con un salario al 60%...
E SI RICORDANO ALL'ULTIMO MOMENTO, NEL GIORNO IN CUI SCADRA' IL TERMINE
pc 10 febbraio - Il Boom dei voucher, cioè del lavoro precario e nero smentisce ancora Renzi e i nuovi “posti di lavoro” del Jobs Act
Ma
i posti di lavoro aumentano oppure no?
Oramai le battute e i twitter ottimisti ad ogni costo di Renzi non si contano più e soprattutto quando si tratta del suo capolavoro, il Jobs Act e i posti di lavoro che grazie a questa legge vengono “creati”. Il fatto è che ogni volta viene pesantemente smentito, e con lui il ministro Poletti, dai dati ufficiali e dai quotidiani che, nonostante loro, li riportano. Di seguito riportiamo alcuni pezzi di giornali che spiegano cos’è questo boom, non dei posti di lavoro, ma dei voucher, insieme ad uno sfottò con una vignetta del TG3. Insomma, come abbiamo detto più volte, con il Jobs Act, sono stati trasformati lavori a tempo determinato in lavori a tempo indeterminato perché i padroni hanno goduto dello sgravio di 8.060 euro all’anno per lavoratore. Da quest’anno il bonus comincia a diminuire e diminuiscono pure questi contratti. Mentre aumentano enormemente i buoni-lavoro o voucher che coprono il lavoro precario e nero!
(vignetta del TG3)
Oramai le battute e i twitter ottimisti ad ogni costo di Renzi non si contano più e soprattutto quando si tratta del suo capolavoro, il Jobs Act e i posti di lavoro che grazie a questa legge vengono “creati”. Il fatto è che ogni volta viene pesantemente smentito, e con lui il ministro Poletti, dai dati ufficiali e dai quotidiani che, nonostante loro, li riportano. Di seguito riportiamo alcuni pezzi di giornali che spiegano cos’è questo boom, non dei posti di lavoro, ma dei voucher, insieme ad uno sfottò con una vignetta del TG3. Insomma, come abbiamo detto più volte, con il Jobs Act, sono stati trasformati lavori a tempo determinato in lavori a tempo indeterminato perché i padroni hanno goduto dello sgravio di 8.060 euro all’anno per lavoratore. Da quest’anno il bonus comincia a diminuire e diminuiscono pure questi contratti. Mentre aumentano enormemente i buoni-lavoro o voucher che coprono il lavoro precario e nero!
pc 10 febbraio - Militarizzazione della Sicilia in avanzamento: arrivano i droni della NATO
Con la scusa della lotta al terrorismo, i veri terroristi di tutto il mondo raccolti nella NATO, continuano a militarizzare la Sicilia. Da Trapani a Sigonella, alle tante altre basi sparse per l'isola, tra aerei da guerra AMX e Droni per il controllo geostrategico del Mediterraneo, per l'imperialismo, quello italiano innanzi tutto, la Sicilia è una fondamentale piattaforma!
***
Sigonella, arrivano gli
aerei anti-Isis della Nato
I lavori per la
realizzazione, a Sigonella, del centro di comando del programma AGS (Alliance
Ground Station) saranno al centro, venerdì, di un vertice della Nato ospitato nella
base aerea italiana sulla Piana di Catania. La struttura in fase di costruzione
servirà da supporto logistico ai velivoli global Hawk, aerei senza pilota che saranno
manovrati, appunto, dai tecnici ospitati nella nascente sede siciliana.
I riflettori saranno
puntati proprio sull’arrivo di questi particolari e supertecnologici aerei, il
primo dei quali dovrebbe atterrare entro quest’anno, mentre altri quattro
saranno consegnati entro il 2018. Il loro compito è quello di sorvegliare la superficie
terrestre ed inviare i dati a terra dove avverrà l’elaborazione delle
informazioni raccolte, verosimilmente anche per controllare i movimenti sul
terreno del sedicente stato islamico, sia sulle coste africane che su quelle
mediorientali.
Sui cieli di Sigonella si
possono giù scorgere i Global Hawk statunitensi, mentre quelli che arriveranno
nei prossimi mesi saranno i primi “targati” Nato.
pc 10 febbraio - Red block prepara la riorganizzazione nazionale
a sostegno delle guerre popolari nel mondo: India, Perù, Filippine, Turchia...
pc 10 febbraio - MFPR su sciopero operaie Yoox
La battaglia importante delle operaie Yoox contro sfruttamento, oppressione, molestie e ricatti sessuali continua - contro il doppio attacco dei padroni sulle donne rispondiamo con la nostra doppia lotta... Sciopero delle donne!
E' iniziato due giorni fa l'atteso processo contro il delegato responsabile di Mr Joob, cooperativa in appalto a Yoox all'interno dell' Interporto di Bologna. Una vicenda che prende piede dal Giugno 2014, quando le facchine, organizzate nel SiCobas, si sono ribellate e hanno iniziato lo sciopero picchettando il loro magazzino, dopo il licenziamento di due di loro. Per anni avevano subito plurime forme di ricatto e molestie anche a sfondo sessuale, oltre a mancati pagamenti e all'annichilimento dei loro diritti. Ora, dopo mesi di lotta, con momenti di scontro piuttosto forti e ritorsioni padronali, a partire da licenziamenti pretestuosi e ad hoc contro chi ha osato alzare la testa, è giunto il momento delle testimonianze dell' accusa riguardo alle molestie subite nel corso degli anni.
pc 10 gennaio - sulle unioni civili Grillo smaschera ancora una volta la sua natura di destra
Unioni civili, Grillo: "M5s voterà sì, sulla libertà di coscienza ho deciso io"
Il leader del Movimento precisa dopo le polemiche:
"Solo sulle adozioni lasciamo scelte personali". E poi: "Io e Casaleggio
non abbiamo indetto altro referendum".
Unioni civili, la rabbia della base M5S
pc 10 gennaio - Ilva Taranto - USB-Liberi e pensanti - slai cobas per il sindacato di classe dicono NO allo sciopero di oggi padroni-sindacati confederali
I liberi e pensanti
Sciopero 10 febbraio : sindacato e padroni ancora insieme?
Uno sciopero a nostro parere inutile , con una "piattaforma " scarna di contenuti e nata senza conoscere il parere dei lavoratori tramite assemblee( non effettuate per tantissimi reparti)Non saremo presenti allo sciopero del 10 febbraio 2016 organizzato e sostenuto dalle sigle sindacali fim-fiom-uilm-usb , in concomitanza della scadenza relativa alle manifestazioni di interesse per l'affitto/vendita del siderurgico di Taranto.
L'adesione di Confindustria padroni e principali attori del disastro
che stiamo vivendo come lavoratori e come cittadini la riteniamo tra
l'altro inopportuna, e inqualificabile.
Siamo certi che la giusta forma di protesta/proposta per un futuro che
preveda " lavoro, salute,bonifiche "sia distante anni luce da una
semplice PASSEGGIATA per le vie cittadine con sit in sotto la prefettura
,senza nessun BLOCCO degli impianti e senza alcun tipo di alternativa
costruttiva. Non è sicuramente questo il modo per avere la. " città' " vicina.
Nei giorni scorsi abbiamo consegnato un importante documento ai nostri
colleghi dove sono ampiamente descritte le nostre proposte . Invitiamo
gli stessi a leggere e fare proprio quel documento che mira davvero a
pretendere un futuro diverso.
’USB ha deciso di tirarsi indietro.
ll
coordinatore provinciale Francesco Rizzo – attraverso una nota stampa –
ha comunicato: “Non abbiamo nessuna intenzione di manifestare con lo
stemma di Confindustria affianco al nostro -aggiunge- fino a prova
contraria Confindustria per noi rappresenta la controparte e non un
alleato. Nelle more dell’intesa con Fim Fiom Uilm, non era prevista tale
adesione. Per cui riteniamo fondamentale, per la partecipazio non era prevista tale adesione. Per cui riteniamo fondamentale, per la
partecipazione di Usb, anche da parte delle stesse una presa di
posizione ufficiale”
LE PROPOSTE DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
SERVE BEN ALTRA LOTTA. SERVE UNA RIVOLTA OPERAIA E POPOLARE, PER STRAPPARE CON LA FORZA DELLA LOTTA QUESTI OBIETTIVI:
- nessun operaio deve andare a casa:
- salari e diritti acquisiti non si toccano
- fine dei contratti di solidarietà, gli operai devono essere impiegati nella messa a norma degli impianti,
- la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai, postazione ispettiva fissa in Ilva
- in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva 25 anni bastano, con estensione a tutti dei benefici pensionistici,
- lavori subito dell’AIA, nessun rinvio delle bonifiche nè all’interno nè all’esterno della fabbrica
- visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, ospedale e strutture d'emergenza affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.
- salari e diritti acquisiti non si toccano
- fine dei contratti di solidarietà, gli operai devono essere impiegati nella messa a norma degli impianti,
- la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai, postazione ispettiva fissa in Ilva
- in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva 25 anni bastano, con estensione a tutti dei benefici pensionistici,
- lavori subito dell’AIA, nessun rinvio delle bonifiche nè all’interno nè all’esterno della fabbrica
- visite mediche mirate, cure sanitarie gratuite, ospedale e strutture d'emergenza affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.
Questa lotta si sarebbe già dovuta fare. Ma siamo sempre in tempo a fare