sabato 2 gennaio 2016

pc 2 gennaio - FCA più lavoro e meno pause - ma gli operai non ci stanno


Fca, Fiom si mobilita

Fca, più lavoro e meno pause Fiom si mobilita
  • di Carmine Tomeo

Scioperi come quelli dei giorni scorsi alla Sevel di Atessa non si vedevano da anni. Nello stabilimento del gruppo Fca che fa record di produzione di veicoli commerciali ed impiega oltre 6.000 lavoratori in provincia di Chieti, è stato deciso di tagliare la pausa di 10 minuti. La decisione si inserisce nell’ambito dell’applicazione dell’Ergo-Uas, la metrica del lavoro prevista nel contratto collettivo specifico Fiat. Il sistema, perciò, è applicato già in altri stabilimenti Fca, mentre in Sevel è in fase di sperimentazione dal 2011; ma solo lo scorso settembre l’accordo è stato ratificato “senza il coinvolgimento dei lavoratori nella decisione ed escludendo la Fiom dal percorso”, afferma Michele De Palma, responsabile Fiom del settore auto, ma per decisione di “direzione aziendale e sindacati firmatari il 'contratto Fiat'”; “senza neanche un'attenta discussione con i rappresentanti della sicurezza”, aggiunge il segretario provinciale Fiom, Davide Labbrozzi.

L’aumento dei ritmi di lavoro, gli straordinari comandati, il taglio della pausa, la turnistica passata a 18 turni settimanali e oltre, sono tratti comuni degli stabilimenti del gruppo Fca. Saturazione degli impianti e riempimento di ogni porosità del ciclo produttivo è la filosofia applicata in Fca anche

pc 2 gennaio - La lotta per il sindacato di classe - all'interno della USB





Il 21 dicembre sul sito della Confederazione USB è stato pubblicato un editoriale intitolato “I FATTI HANNO LA TESTA DURA” dedicato a dimostrare la bontà della scelta di aver aderito […]

Il 21 dicembre sul sito della Confederazione USB è stato pubblicato un editoriale intitolato “I FATTI HANNO LA TESTA DURA” dedicato a dimostrare la bontà della scelta di aver aderito al Testo Unico sulla Rappresentanza e l’erroneità della posizione di chi come noi ad essa si è opposto. Ciò avviene sulla base dei risultati nelle elezioni RSU ed RLS in alcune aziende. I riferimenti di questi risultati sono vaghi – tranne che per FS e Telecom Sparkle – e, come già avvenuto in passato, un esame serio che dia il quadro reale della situazione è lasciato alla buona volontà dei militanti del sindacato, che evidentemente meno sanno meglio è.

Ma il punto non sono i risultati elettorali, o per lo meno non nei termini usati dalla dirigenza.

Ciò che abbiamo fin dal principio affermato non è mai stato che USB non avrebbe potuto ottenere qualche successo, nei termini di elezione dei suoi delegati. Noi abbiamo semplicemente fatto luce

pc 2 gennaio - Un crimine Erdogan-Isis da non dimenticare: Naji al-Jerf, assassinato in silenzio

di Chiara Cruciati

Il regista siriano freddato in Turchia lavorava ad un nuovo documentario sulla Siria ai tempi dell’Isis. Prima di lui altri attivisti di “Raqqa viene massacrata in silenzio” sono morti in territorio turco, insicuro per i giornalisti internazionali e locali. Protetta dalla cortina di impunità di Bruxelles, Ankara reprime le voci critiche. Come quelle di Dündar e Gül.

Ventiquattro minuti, volti e voci, rovine, bandiere nere, cadaveri: è l’Aleppo al tempo dello Stato Islamico. A catturarne la sofferenze e il silenzio in un documentario che oggi fa il giro del mondo è stato Naji al-Jerf, giornalista e regista siriano di 38 anni. Naji è stato ucciso in Turchia, nella città di Gaziantep, domenica 27 dicembre. Camminava per strada quando è stato freddato da un colpo alla testa. Doveva partire il giorno dopo per la Francia, in mano tutti i documenti per sé e la sua famiglia. L’asilo politico era l’obiettivo perché lui e i suoi compagni del gruppo “Raqqa is Being Slaughtered

pc 2 gennaio - Gli sbirri assassini di Cucchi sono vigliacchi senza onore e chi li tiene ancora in servizio deve essere cacciato come e più di loro




Il nuovo audio pubblicato dal sito del Corriere della Sera arriva dopo quello della lite tra un militare, Raffaele D'Alessandro, e la sua ex moglie. Nell'intercettazione gli indagati elaborano ipotesi e sono consapevoli di dover cercare un buon avvocato perché sono certi che saranno condannati a 5 anni


C’è chi insulta Roberto Mandolini (il vice comandante della stazione Tor Sapienza) “ha fatto nu sburdell… se si faceva i cazzi suoi era tutto finito“, c’è chi sottolinea la necessità di trovare un buon avvocato, ci sono le ipotesi su chi finirà nel registro degli indagati, c’è anche l’idea di andare a fare rapine agli orafi nel caso l’Arma decidesse di buttarli fuori. E poi l’esplicita volontà di cercare di ottenere la sospensione della pena perché la prospettiva, quasi una certezza, è quella di prendere “5 anni” in primo grado. C’è infine anche l’ipotesi di fare un libro “così facciamo due soldi”; scriviamo “la vera storia… facciamo il primo capitolo e lo portiamo a Mondadori”.  
 



A parlare sono i carabinieri finiti nel mirino della Procura per la morte di Stefano Cucchi, fermato il 15 ottobre 2009 e morto dopo una settimana all’ospedale Pertini dopo “un pestaggio violentissimo”. Sono loro i protagonisti dell’inchiesta bis sulle violenze subite dal 31enne che era in custodia delle forze dell’ordine. Sono di questi uomini, ancora in divisa, le voci intercettate dagli

venerdì 1 gennaio 2016

pc 2 gennaio - Turchia: mentre in Germania è autorizzata la pubblicazione del Mein Kampf, Erdogan si paragona a Hitler

Ankara - La Turchia di Recep Tayyp Erdogan come la Germania di Adolf Hitler? A tracciare un'identificazione è stato lo stesso presidente turco sottolineando l'importanza di quegli elementi della riforma costituzionale, ancora da approvare, che vogliono realizzare una "super-presidenza".
"In un sistema segnato da unitarietà", ha detto Erdogan conversando con i giornalisti al rientro da un viaggio in Arabia saudita, "il presidenzialismo può funzionare in modo perfetto. Vi sono diversi esempi nel mondo e nella storia, come quello della Germania di Hitler".
Forte dell'ultimo risultato elettorale, Erdogan ha lasciato intravvedere la possibilità di indire un referendum sulla riforma della carta costituzionale nelle stesse ore in cui il primo ministro, Ahmet Davutoglu, negozia con altri partiti politici la nuova carta, chiamata a sostituire quella del 1980.
Ieri Erdogan era tornato a invocare un "ampio accordo sociale" sulla riforma attraverso una consultazione elettorale, al quale il presidente è costretto a ricorrere per bypassare le resistenze parlamentari. Il suo Partito per la Giustizia e lo sviluppo, infatti, non controlla più i due terzi dell'assemblea, necessari all'approvazione di una riforma costituzionale se non si vuole ricorrere al consenso di altri gruppi. (AGI)

(1 gennaio 2016)

pc 1 gennaio - BUON ANNO DALLA FORMAZIONE OPERAIA


Per farlo, abbiamo dovuto sospendere gli interventi dei "giovedì", di domande e risposte. Queste le riprenderemo e risponderemo prima dell'inizio del nuovo ciclo sulla Formazione Operaia che sarà fondato sull'importante, e quanto mai necessario oggi, libro di Lenin "L'imperialismo".

Quindi, invitiamo i lavoratori, le lavoratrici, i giovani, i compagni, tutti i lettori della FO, a mandare a gennaio domande, interventi, commenti, note sulla Formazione Operaia de "Il Capitale" finora fatta.

Realizzeremo a gennaio, con l'ultimo ciclo della FO iniziato a metà settembre e concluso il 31 dicembre, il 4° DOSSIER.

In questo nuovo anno 2016 vi saranno delle importanti novità sul fronte della Formazione Operaia. 

Oggi con Marx, diamo un augurio di buon anno a tutti!

pc 1 gennaio - chiudere le sedi fasciste è una buon modo per finire il 2015 e iniziare il 2016

Bergamo, scritte fasciste in città. Antifa chiudono la sede di Forza Nuova


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"Riceviamo e volentieri
 pubblichiamo:
Dopo che la scorsa notte qualche esaltato fascistello,
chiaramente appartenente a Forza Nuova, si era divertito
ad imbrattare con svastiche, croci celtiche e minacce
i muri di Bergamo, abbiamo deciso di ribadire nella maniera
più chiara possibile quello che è un sentire oramai condiviso
da più parti in città: per i fascisti non c'è posto e i loro
covi devono essere chiusi, letteralmente!
Per questo la loro sede di via San Tomaso è stata chiusa,
continueremo a chiuderla fino a che gli sarà tolta ogni agibilità e legittimità"

giovedì 31 dicembre 2015

pc 31 dicembre - FORMAZIONE OPERAIA: Quando e come nasce il capitale?… “Il capitale viene al mondo grondante sangue e sporcizia dalla testa ai piedi, da ogni poro.” La violenza come levatrice della storia!

CON QUESTA ULTIMA PARTE DE IL CAPITALE DI 

MARX CONCLUDIAMO IL 4° CICLO DELLA 

FORMAZIONE OPERAIA. ARRIVEDERCI AL 2016! 

BUON ANNO A TUTTI!


Il “mistero” dell'accumulazione originaria del capitale.

“Abbiamo visto” dice Marx, “come il denaro viene trasformato in capitale, come col capitale si fa il plusvalore, e come dal plusvalore si trae più capitale. Ma l’accumulazione del capitale presuppone il plusvalore, e il plusvalore presuppone la produzione capitalistica, e questa presuppone a sua volta la presenza di masse di capitale e di forza-lavoro di una considerevole entità in mano ai produttori di merci. Tutto questo movimento sembra dunque aggirarsi in un circolo vizioso dal quale riusciamo ad uscire soltanto supponendo un’accumulazione «originaria» che precede l’accumulazione capitalistica: una accumulazione che non è il risultato, ma il punto di partenza del modo di produzione capitalistico.”
“Nell’economia politica” continua Marx “quest’accumulazione originaria fa all’incirca la stessa parte del peccato originale nella teologia: Adamo dette un morso alla mela e con ciò il peccato colpì il

pc 31 dicembre - USA, l'emergenza degli assassinii polizieschi sistematici contro afroamericani, latinos, elementi del popolo smaschera la natura dello stato imperialista USA all'interno e domanda ai comunisti, ai rivoluzionari di riprendere la gloriosa esperienza del Black Panther Party

In spagnolo facilmente comprensibile

EEUU: Terroristas de azul auspiciados por el estado


2 de diciembre del 2015: Policías de San Francisco ejecutan de
más de 20 disparos a Mario Woods de 26 años de edad. En el video
se le ve a Mario Woods frente a un muro, rodeado de una manada
de policías. Parece que es un fusilamiento. A Mario se le ve coger,
de repente cae ante la acribillada. El jefe de policía de San
Francisco, Greg Suhr, justificó el asesinato después de ver el video.



23 de septiembre del 2015: Policías de Delaware disparan
y matan a Jeremy McDole, un hombre negro de 28 años
de edad, paralizado desde la cintura para abajo y
residente de un asilo. Cuando el video empieza un
policía entra a donde McDole está en una silla de ruedas.
El video dura 1 minuto y 23 segundos, y cuando termina
Jeremy McDole está tirado en el piso MUERTO.
El primer policía se acerca, apuntando un arma larga,
4 segundos después abre fuego, empieza a gritar que
ponga las manos arriba. Carga el arma, listo para disparar
otra vez. Llegan 3 policías más, con pistolas desenfundadas.
Se le ve Jeremy equilibrarse en la silla de ruedas. El tipo
que está grabando dice: “Está sangrando, está sangrando”.
No se ve ninguna pistola en manos de McDole. Le siguen
gritando que ponga las manos arriba. Unos 35 segundos
después de que llegaron los otros policías se escucha una
ráfaga de disparos. Y se le ve a Jeremy McDole caerse de la
silla de ruedas al suelo.



1° de marzo del 2015: Policías de Los Ángeles disparan
y matan a Charly “Africa” Keunang, de 43 años que
emigró de Camerún, durante un altercado en la banqueta
de Skid Row cuando le querían arrestar por sospecha
de robo. En su demanda, la familia Keunang dice que la policía
fue porque otro desamparado llamó diciendo que Keunang
 posiblemente tenía enfermedades psicológicas y que podría
estar “padeciendo un episodio”. Keunang “habló
tranquilamente con los policías” antes de meterse en su
carpa. Los policías descargaron las pistolas Taser adentro
de la carpa, lo sacaron a rastres, lo tiraron al suelo y
 empezaron a golpearlo. Luego abrieron fuego y mataron a
Charly Keunang.

pc 31 dicembre - A Brignano-Bg si lotta fino alla fine dell'anno


La lotta continua, la trattativa riprende il 7 gennaio

Come anticipato per le vie brevi, si conferma che l'incontro con i Responsabili di Kamila srl e del consorzio Quick Service, relativo alla situazione presso il polo di Brignano Gera d'Adda, si terrà presso l'Ufficio di Gabinetto della Prefettura di Bergamo giovedì 7 gennaio 2016, con inizio alle ore 10.

Prefettura di Bergamo 
Il Capo di Gabinetto - viceprefetto Adriano Coretti

pc 31 dicembre - Solidarietà ai compagni di Forlì criminalizzati per il loro sostegno alle lotte proletarie

da un comunicato del PCL

Dopo mesi di lotta allo stabilimento Artoni di Cesena 
contro il licenziamento in blocco dei facchini della coop Stemi,
 sono stati colpiti da fogli di via – emessi dalla questura di Forli' –
 alcuni militanti del PCL e dei sindacati di base che hanno 
sostenuto la battaglia dei licenziati. 

Sono mesi che i lavoratori dello stabilimento Artoni di Cesena
stanno lottando per la difesa del proprio posto di lavoro.
Si tratta di una battaglia vera, che vede contrapposta
alla volontà padronale la determinazione di decine di lavoratori
 che si sono mobilitati più volte, attuando il blocco delle merci
e dello stabilimento. Altre sedi dell'Artoni sono state coinvolte
in scioperi e blocchi in solidarietà con i facchini di Cesena.

Nella loro lotta i facchini della Stemi-Artoni non sono rimasti da soli:
al loro fianco si sono schierati altri compagni e compagne che
li hanno sostenuti in questa dura vertenza, come nel caso dei militanti
criminalizzati

È di assoluta gravità, quindi, la decisione della questura di Forlì di
utilizzare lo strumento repressivo del foglio di via da Cesena per
colpire chi si è battuto assieme ai lavoratori Stemi-Artoni.
Tali provvedimenti hanno colpito nei giorni scorsi  i compagni
 oltre che iscritti e dirigenti dei sindacati di base coinvolti nella vicenda.

La scelta della questura di Forlì non è un fatto isolato: già in molte
altre province e regioni si assiste ad un uso frequente degli
strumenti repressivi come il foglio di via e il divieto di dimora.
Riteniamo che ciò sia il prodotto di determinate scelte
governative che negano apertamente ogni dialogo col conflitto
sociale e sindacale per affrontare il tutto solo in termini puramente
repressivi.

Il governo Renzi, che già con la nuova legislazione del Jobs Act
 ha dimostrato di avere una concezione servile del lavoro
dipendente, passa senza soluzione di continuità dai riflettori
e dagli effetti speciali del nuovismo giovanilista della Leopolda
 alle più becere politiche in stile scelbiano: dal partito della
nazione alla DC anni '50, un filo nero nel segno del padronato.

pc 31 dicembre - L'ambasciatore israeliano vuole comandare a 'casa nostra' - il caso di Trieste - facendo affidamento su Renzi il più filosionista dei governi

Trieste, ambasciatore Israele scrive al sindaco: “Via il patrocinio dal convegno sulla Palestina”. E il Comune lo toglie

Nella lettera che il Fatto.it pubblica, Naor Gilon (nella foto) accusa che il movimento Bds "rappresenta un ombrello di copertura sotto il quale si celano numerose organizzazioni radicali"

 “Chi boicotta Israele, boicotta se stesso”. Parole di Matteo Renzi alla Knesset (il Parlamento israeliano), che Naor Gilon, ambasciatore di Israele in Italia, ha ricordato al sindaco di Trieste Roberto Cosolini in una lettera del 16 novembre, chiedendogli di “intervenire personalmente a ritirare il patrocinio” al convegno internazionale “Palestina tra diritti negati e prospettive future” (organizzato dalla Onlus Salaam ragazzi dell’Olivo). Detto, fatto. La retromarcia di Cosolini è immediata: ordina che sia rimosso il logo del Comune dai manifesti dell’evento, pur mantenendo sala e fondi. Ma stavolta, un’istanza di accesso agli atti (da parte della stessa Salaam), ha consentito di prendere visione della lettera integrale dell’ambasciata, che ilfattoquotidiano.it pubblica.

pc 31 dicembre - Dal 20° anniversario del MFPR... alla nuova e bella marcia delle donne... per un NUOVO SCIOPERO DELLE DONNE!

DALLA FESTA-CELEBRAZIONE DEL MFPR A PALERMO IL 6 GIUGNO... PARLANO LE DONNE

                   https://www.youtube.com/watch?v=Zwv2C7iwTOg



ALLA BELLA E NUOVA MARCIA DELLE DONNE
DA MELFI A NAPOLI A ROMA

PER LA COSTRUZIONE DI UN NUOVO
 SCIOPERO DELLE DONNE 

  Che parta dalle operaie delle fabbriche e dalle lavoratrici più sfruttate, discriminate, precarizzate, oppresse, ponendo come aspetto centrale proprio la condizione delle lavoratrici, del lavoro e del non lavoro, la condizione di discriminazione, di attacco ai diritti conquistati...uno sciopero costruito dal basso, facendo insieme una piattaforma e costruendo una rete tra i vari posti di lavoro e città... uno sciopero da vedere anch'esso come una marcia con una sua prima realizzazione intorno all'8 marzo ma che vada avanti e si estenda, trasformando ogni scintilla in nuovi fuochi, che li colleghi e rafforzi la rete tra le varie realtà di lavoratrici e donne in lotta...

pc 31 dicembre - Un buon anno di lotta dagli operai della logistica in lotta a Brignano-Bergamo - Coordinamento nazionale Slai cobas per il sindacato di classe

GARANZIA DEL POSTO DI LAVORO E DIRITTI PER TUTTI
I lavoratori della logistica del magazzino di Brignano della cooperativa
Lotharservice, LOTTANO per la garanzia del posto di lavoro, perchè le società che
attraverso appalti e subappalti gestiscono il magazzino logistico (KAMILAITALTRANS/
CONSORZIO/COOPERATIVA) anche davanti ad aumenti di lavoroe
di affari, vogliono tenersi le mani libere, per poter sostituire arbitrariamente i
lavoratori, COME SPESSO ACCADE IN QUESTO SETTORE, approfittando dei
cambi appalto e della totale assenza di garanzie nel Contratto Nazionale firmato da
Cgil-Cisl-Uil.
I lavoratori LOTTANO anche facendo intervenire la Direzione Provinciale del
Lavoro e ASL.
E hanno ragione. Nell'ispezione del 18 dicembre, l'ASL ha accertato:
porte d’emergenza bloccate, carichi sospesi, scaffalature pericolosi, carrelli elevatori
inefficienti, viabilità interna inefficace, bagni, mensa e spogliatoi indecenti.
Ma nonostante questo continuano a lavorare con grave rischio per la vita perchè
nessuno ha il coraggio di ordinare la messa in sicurezzaimmediata del magazzino
andando contro i guadagni dei padroni delle merci del magazzino.
Anche la Prefettura è intervenuta rapidissimamente per far cessare uno sciopero totale
a Brignano il 28 ottobre, non ha ancora fatto, nonostante le richieste, niente di
concreto.
Per tutti vale più la libertà dell'impresa di fare profitti, in linea con la politica sul
lavoro del governo Renzi-Poletti (jobs-act=libertà di licenziamento) che punta a
rendere legge, in ogni posto di lavoro, il sistema neo-schiavista delle cooperative
logistiche.
Ma i lavoratori, in maggioranza immigrati, non sono disposti ad essere trattati
come schiavi “usa e getta” e lottano per non perdere il lavoro, dopo 15 anni che
si sono spaccati la schiena nel magazzino movimentando pesi ogni giorno. Nè
tanto meno sono disposti a perdere diritti sindacali e un lavoro dignitoso che
hanno conquistato con il sindacato attraverso gli scioperi del 2011, nemmeno di
fronte alle minacce e soprusi quotidiani.

STOP RAZZISMO LOTTIAMO UNITI
PER UN LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI

Slai cobas per il sindacato di classe
SEDE v.Marconi, 1 DALMINE (BG) 3355244902

mercoledì 30 dicembre 2015

pc 30 dicembre - CGIL nuovi fascisti - operai della logistica presi a sprangate a Piacenza - Noi siamo solidali e in lotta - tutto il contrario di quanto fa il Sicobas e parte del movimento quando sono in lotta e vengono aggrediti e repressi gli operai della logistica organizzati dallo Slai cobas per il sindacato di classe di Bergamo!

Nella notte fra il 22 e il 23 dicembre quattro facchini iscritti al S.I.Cobas
 vengono aggrediti dentro il magazzino GLS di Piacenza, dove opera 
la cooperativa SEAM. Ad aggredirli sono loro colleghi di lavoro iscritti alla
 CGIL, a volto coperto e armati di spranghe e sedie metalliche. 
Un’aggressione particolarmente cruenta (uno dei facchini è stato 
per quasi un giorno in coma, ora è fuori pericolo anche se ha vistose
 escoriazioni a tutto il volto) 
napsic

pc 30 dicembre - Alla FCA Sata notizie, articoli, commenti, che danno un quadro negativo, ma statico... Nel 2016 vedremo qualcosa di nuovo...

FCA DI SAN NICOLA DI MELFI: VOGLIONO DISTRUGGERE LA MIGLIORE GIOVENTU’
Redazione,. mio padre è di Troia (provincia di Foggia)  mi dice di stare tranquillo. Lui per vivere partì nel lontano 1962 per Torino. Trovò lavoro alla Fiat Mirafiori alla linea […]

Mio padre è di Troia (provincia di Foggia)  mi dice di stare tranquillo. Lui per vivere partì nel lontano 1962 per Torino. Trovò lavoro alla Fiat Mirafiori alla linea di montaggio porta 1. Poi nel 1985 è tornato. Mi dice di stare tranquillo perché sono fortunato, ho il lavoro tra andata e ritorno a due ore da Troia.
Sono uno dei giovani assunti quest’anno e non mi sento affatto fortunato. La FCA ci succhia la vita. In meno di dieci anni saremo dei rottami, sempre che resistiamo.
I sindacati in fabbrica  non fanno che eòlogiare Marchionne. A mio parere si sta ripetendo ciò che è accaduto quando si chiaqmava Sata.
Grandi promesse per un lavoro da schiavi e quando le auto non andavano minacce di licenziamento. Glielo dico a mio padre non sono fortunato. Ho preso il diploma ma sono finito ugualmewnte in fabbrica. Con la disoccupazione che c’è, la FCA ha quanta carne vuole.
Un operaio della FCA


un articolo di Maurizio Maggi e Stefano Vergine

Due giornate in vetta alla classifica del girone, poi il brusco rallentamento. Alla Candida Melfi, la squadra di calcio di Ripa Candida impegnata nel campionato Promozione, la ripartenza in grande stile della produzione a Melfi ha spento il sogno di

pc 30 dicembre - 25 anni di guerra bastano. Appello per la manifestazione del 16 gennaio - valutazione di questo appello e indicazione al nuovo anno

25 anni di guerra bastano. Appello per la manifestazione del 16 gennaio

A tutte e tutti coloro che rifiutano la guerra, gli interventi militari e il commercio delle armi

Il 16 gennaio 2016 saranno esattamente 25 anni dai primi bombardamenti USA nella prima guerra d'Iraq, con i quali si è dato avvio a quella terza guerra mondiale a pezzi di cui ha parlato Papa Francesco. Questa guerra giustificata per esportare la democrazia e combattere il terrorismo è invece cresciuta su se stessa trascinando tutto il mondo in un piano inclinato che non pare avere fine.
La guerra non è la risposta al terrorismo, che invece alimenta, ma viene generata da sporchi interessi per sporchi affari, dallo scontro sulle fonti energetiche, dai conflitti di potenza, dalla vendita delle armi.
Tutto questo mentre dilagano e si accrescono ingiustizia sociale, miseria, fame, emarginazione e oppressione, neocolonialismo, che fanatismo e terrorismo usano per i loro progetti reazionari.
L'Isis è una creatura dell'Occidente e degli attuali regimi turco e saudita forse sfuggita di mano ai creatori, e dietro la guerra al Califfato  dilaga lo scontro tra sunniti e sciiti in tutto il Medio Oriente, scontro che se non fermato può davvero portare ad un conflitto di proporzioni devastanti.
Intanto restano irrisolte, anzi si aggravano le due principali ingiustizie del Medio Oriente, la negazione del diritto al popolo palestinese di avere un suo libero stato e l'oppressione e divisione analoga verso il popolo curdo.
Dopo 25 anni di disastri della guerra sarebbe ragionevole dire basta, invece dopo le stragi terroriste di Parigi si vuole portare l'Europa ad una furia bellicista che porterà solo nuovi danni e nuovi lutti.
C'è un legame oramai evidente  tra la grande crisi economica e la guerra. Per questo la guerra ha molte facce e molti fronti, inclusi quelli che stanno portando allo stato d'emergenza e alla restrizione della democrazia in molti paesi.
Spesso la risposta bellica agli attentati ha fini elettorali interni ai paesi. Così si adottano misure autoritarie e liberticide che colpiscono al cuore le democrazie europee, già piegate da anni di politiche di austerità e di controriforme autoritarie. Lo stato di emergenza in Francia non colpisce il terrorismo ma i diritti civili e sociali, e prefigura gli orrori di una Guantanamo europea .
L'Unione Europea che impone politiche di massacro sociale nel nome della riduzione del debito, ora autorizza a superare i vincoli del rigore per le spese di guerra. Un ospedale non si può costruire in deficit, ma un carro armato sì. E, mentre i migranti sono vittime delle “nostre guerre”,  la politica di guerra li usa per alimentare lo spirito securitario e xenofobo che colpisce migranti quanto ogni forma di dissenso.
In Italia da tempo i governi violano l'articolo 11 della Costituzione e il nostro paese è  sempre più coinvolto nella guerra, con la vendita di armi alle monarchie reazionarie del Golfo, con le truppe in Afghanistan, con l’invio di 450 militari italiani in Iraq a difesa di interessi privati, con l'annuncio dell'invio di migliaia di soldati in Libia.
Bisogna dire basta alla guerra e alle politiche di guerra, che stanno trascinando il mondo sul piano inclinato che porta al disastro finale.
BISOGNA FINALMENTE RISPETTARE L'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE,  L'ITALIA  RIPUDI LA GUERRA E LE POLITICHE NEOCOLONIALI.
ESSERE NEUTRALI NELLA GUERRA E CONTRO LA GUERRA È IL SOLO MODO DI AGIRE PER FAR FINIRE LA GUERRA
VOGLIAMO:
-Il ritiro immediato delle truppe e l'annullamento di tutte le missioni militari italiane in scenari di guerra. La cancellazione dell'acquisto degli F35 il taglio delle spese militari la fine dello sporco commercio delle armi.
-La fine degli interventi militari,  dei bombardamenti, dell'ingerenza esterna e dell'ipocrita esportazione della democrazia. Invece della concorrenza tra i bombardieri è necessario un confronto politico che porti ad un accordo  tra tutti gli stati coinvolti nella guerra in Medio Oriente, Solo così si isola è sconfigge il terrorismo Isis.
-La fine della NATO che non ha più alcuna giustificazione se non in una logica perversa di guerra mondiale e in ogni caso l'uscita da essa dell'Italia.
-La fine della politica coloniale d'Israele , la restituzione dei territori occupati a un stato libero di Palestina. L'autodeterminazione per il popolo curdo.
-Accoglienza e dignità per i rifugiati e i migranti.
IL 16 GENNAIO 2016 MANIFESTIAMO CONTRO LA GUERRA E LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA PER I DIRITTI DEI POPOLI E PER LA DEMOCRAZIA
25 ANNI DI GUERRA SONO DAVVERO TROPPI ORA BASTA!
PIATTAFORMA SOCIALE EUROSTOP

pc 30 dicembre - FORMAZIONE OPERAIA: La legge generale dell’accumulazione capitalistica. Composizione del capitale, concentrazione e centralizzazione, esercito industriale di riserva… si può cambiare il “destino della classe operaia”?

In questo capitolo 23° Marx analizza l’aumento del capitale e come questo influenza il destino della classe operaia.

Il fattore più importante di questa indagine”, dice, è la “la composizione del capitale e le variazioni che essa subisce nel corso del processo d’accumulazione.” E, spiega, anche se questa composizione del capitale rimane la stessa, durante la crescita del capitale c’è, comunque, una crescita di domanda di forza-lavoro.

Che cos’è la composizione del capitale? Il capitale è composto, come abbiamo visto nel corso di tutta l’analisi, da una parte che si chiama capitale costante e da un’altra parte che si chiama capitale variabile, e tra queste due parti c’è sempre una proporzione (per esempio, considerato secondo il suo valore, un capitale di 1000 può essere suddiviso in 500 in capitale costante – i mezzi di produzione - e 500 in capitale variabile – la forza lavoro, somma complessiva dei salari; oppure in 600 e 400, 800 e 200 ecc.)

In senso materiale, cioè per produrre concretamente, questa composizione è tra mezzi di produzione e forza-lavoro vivente; anche queste due componenti stanno in un certo rapporto tra loro.

Quindi, dice Marx “Chiamerò composizione del valore la prima e composizione tecnica del capitale la seconda.” E fra queste due “esiste uno stretto rapporto reciproco” che si chiama: “composizione organica del capitale.” Ogni capitale singolo dice Marx ha una sua composizione e la media di tutti i capitali singoli fa la “composizione del capitale sociale di un paese”. E questo viene analizzato nelle pagine che seguono.


Perché è fondamentale sapere cos’è la composizione organica del capitale? Perché dall’aumento del capitale e quindi da come si dividono le due parti che lo compongono dipende la sorte della classe operaia!

pc 30 dicembre - Crimini di Stato, di governo, di sistema, di narco-classe in Messico. il caso Oaxaca

Oaxaca: 66 prigionieri politici, 415 femminicidi e 79 esecuzioni

Nella gestione che sta finendo di Gabino Cué Monteagudo, governatore dell’Oaxaca a partire dal 1 dicembre 2010, le organizzazioni della società civile dello stato hanno documentato 66 detenzioni per motivi politici, 415 femminicidi e 79 esecuzioni di dirigenti sociali e difensori dei diritti umani.
Secondo il Consorzio per il Dialogo Parlamentare e l’Equità, il processo di alternanza politica che nel 2010 è arrivato nell’Oaxaca, dopo 80 anni di governi priisti, ha comportato l’approvazione di diverse riforme e istituzioni che, nonostante ciò, non hanno avuto un impatto tangibile sui diritti umani della popolazione.
Al contrario le violazioni di questi diritti sono aumentate nello stato e il tema dell’impunità diventa sempre più preoccupante.
Esempio di questo, sono i crimini commessi nel 2006 contro i membri del movimento sociale riunito nell’Assemblea Popolare dei Popoli dell’Oaxaca, oltre all’assassinio di difensori dei diritti umani e alla violenza femminicida (forma estrema di violenza di genere contro le donne, fatta dall’insieme delle condotte misogine che può culminare nell’omicidio e in altre forme di morte violenta di donne), precisano coloro che fanno parte di questa associazione civile femminista.

pc 30 dicembre - Al Teatro Regio di Torino protesta degli sfrattati! Fassino la carogna scappa

Assedio degli sfrattati al balletto di Bolle: Teatro Regio blindato, una famiglia sul palco

Assedio degli sfrattati al balletto di Bolle  Teatro Regio blindato, una famiglia sul palco

In cento, provenienti da una scuola occupata, hanno bloccato parzialmente gli ingressi. Una delegazione legge un comunicato in sala dopo l'ok del sovrintendente Vergnano: "Giusto così, mi sono consultato anche con Bolle: il problema casa è molto sentito"

La protesta degli sfrattati irrompe nel pieno centro di Torino, davanti al foyer del Teatro Regio dove sta per cominciare "Roberto Bolle and friends", prima di quattro serate del grande ballerino assieme alle principali étoiles del momento. In cento, provenienti da una scuola in disuso in via Ciriè - occupata mesi fa da famiglie di immigrati e sfrattati, ribattezzata "Spazio popolare Neruda"  - sono arrivati davanti al teatro, molti spingendo i passeggini con i figli, e si sono disposti a semicerchio di fronte agli ingressi, sotto il colonnato davanti al foyer, impedendo di fatto l'entrata del pubblico. Tra di loro, oltre alle famiglie, c'erano diversi esponenti del centro sociale "Askatasuna" e alcuni attivisti del "Gabrio". Ci sono stati momenti di tensione, la polizia si è schierata in forze, poi su un lato è stato liberato un ingresso attraverso il quale è stato fatto entrare il pubblico e la situazione si è così  tranquillizzata.I manifestanti inalberano striscioni con le scritte "Noi vogliamo una casa", "Nella città vetrina noi veniamo prima", "La dignità non si sgombera", "Contro il piano casa". Allo spettacolo avrebbe dovuto assistere anche il sindaco Piero Fassino che però ha avuto un impedimento all'ultimo momento.l sovrintendente del Teatro Regio, Walter Vergnano, dopo essersi consultato con lo stesso Roberto Bolle e con il sindaco Fassino ha deciso di uscire dal foyer per trattare con i dimostranti e ha invitato una delle famiglie, come "delegazione", a salire sul palco per leggere un comunicato prima dello spettacolo. "Fossero stati manifestanti con rivendicazioni politiche o legate alla Tav ci avrei pensato - dice Vergnano - ma il problema della casa è molto sentito, è giusto che una famiglia salga sul palco per spiegare le sue ragioni".

pc 30 dicembre - LOGISTICA DI BRIGNANO - LOTTA PROLUNGATA E CONTINUA

TUTTI I LAVORATORI DEVONO CONTINUARE A LAVORARE!
BASTA CON I CAMBI DI APPALTO PER TAGLIERE POSTI DI LAVORO E PEGGIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO

Questa mattina assemblea sindacale al magazzino di Brignano dalle ore 10 alle 11.
Continua anche oggi la lotta degli operai della logistica Kamila di Brignano (Bergamo), dopo lo sciopero di ieri e il presidio sotto la prefettura, che prima aveva fissato per questa mattina l'incontro e poi lo ha sconvocato.
Di fronte alle manovre aziendali, anche la Prefettura si piega alle condizioni imposte dall'azienda. senza trovare soluzione alle richieste dei lavoratori che difendono giustamente il posto di lavoro.
Prima il vice capo di gabinetto della Prefettura aveva rassicurato i lavoratori confermando un incontro ufficiale con le controparti (kamila, consorzio e cooperativa) per questa mattina alle 10 in prefettura, poi dopo che i lavoratori avevano smobilitato il presidio ha comunicato che il tutto è rinviato al 6 gennaio per "l'assenza dell'azienda". Che ha il coraggio di "promettere" che fino a quella data non succederà niente!!! 


I LAVORATORI DELLA COOPERATIVA  LOTHARSERVICE CHIEDONO GARANZIE DEL POSTO DI LAVORO PER GLI ATTUALI OCCUPATI NEL MAGAZZINO.

 Nessuna delle società che gestiscono il magazzino logistico attraverso appalti e subappalti vuole dare la garanzia del posto di lavoro, a fronte anche di un aumento dei livelli produttivi.
Anzi il clima del magazzino, se possibile, peggiora ogni giorno che passa (minacce, intimidazioni, discriminazioni) alimentando la preoccupazione dei lavoratori, che contro di loro, e in particolare quegli iscritti allo Slai cobas per il sindacato di classe, sia in atto una resa dei conti, usando i cambi di appalto per sostituire arbitrariamente i lavoratori, COME SPESSO AVVIENE IN QUESTO SETTORE, approfittando della totale assenza di garanzie nel CCNL.
Mentre sulle condizioni di lavoro e sicurezza nel magazzino solo dietro la denuncia dello Slai cobas sc di Bergamo vi è stata una ispezione congiunta di ASL e DTL, di cui si attende ancora riscontro.

(Da Slai cobas per il sindacato di classe - Brignano)

martedì 29 dicembre 2015

pc 29 dicembre - Hotspot: e così in Italia si respingono arbitrariamente i migranti - il caso di Taranto




Mose espulso subito dopo lo sbarco nel porto di Taranto, tra misure incostituzionali e hotspot informali.


“Sono arrivato il 7 dicembre del 2015 dal porto di Taranto. Lì tutti parlavano soltanto italiano. Nessuno ha parlato con me in inglese o nella mia lingua. Non ho saputo come chiedere protezione. Ho soltanto messo la mia firma su diversi fogli ma non saprei dire cosa ci fosse scritto”. È il racconto reso il 18 dicembre da Moses, 25enne di nazionalità nigeriana, davanti al giudice della seconda sezione civile del tribunale di Bari, Maria Rosaria Porfillo, che era stata chiamata a pronunciarsi in relazione al provvedimento di respingimento disposto dal Questore di Taranto e al successivo decreto di trattenimento firmato dal Questore di Bari.
L’udienza di convalida del provvedimento si è svolta lo scorso 18 dicembre nei locali del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari, dove l’uomo è recluso dal 7 dicembre. All’indomani è giunta la sentenza. Sussiste una gravissima violazione degli articoli 13 e 24 della Costituzione è scritto così nel decreto di pronunciamento. In pratica – secondo il giudice ordinario - le questure di Bari e Taranto avrebbero violato la libertà personale di Moses, dato che in Italia, come recita la carta costituzionale: “non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. Non solo. Poiché la difesa è un diritto inviolabile “in ogni stato e grado del procedimento” e il nostro ordinamento riconosce e assicura anche” ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”, sono stati considerati illegittimi sia il provvedimento di trattenimento firmato dal questore di Bari, che il provvedimento di respingimento del questore di Taranto. In particolare, si giudica quest’ultimo atto come “affetto da microscopici vizi di legittimità e di merito”. Perché non è stato tradotto nella lingua madre dello stesso né in lingua veicolare conosciuta (nella fattispecie la lingua inglese) e perché nella traduzione della notifica “non vi è corrispondenza tra i motivi ivi espressi per il respingimento – sottrazione ai controlli di frontiera – con le motivazioni del respingimento contenute nell’atto amministrativo notificato all’uomo, e cioè quello di essere “uno straniero non rientrante nelle categorie di soggetti protetti”. In quanto tale, dunque non meritevole di protezione internazionale. Inoltre, visto che non è indicata specificatamente l’autorità giudiziaria competente a decidere sull’eventuale opposizione al decreto di respingimento, “non potendo l’uomo essere autonomamente a conoscenza del riparto di giurisdizione, dato il complesso ed elefantiaco sistema giudiziario italiano, essendo giunto in Italia lo stesso giorno in cui gli è stato notificato il provvedimento del Questore di Taranto, il 7 dicembre”; per tutti questi motivi il giudice ordinario del tribunale di Bari (Got) ha disposto “l’immediata cessazione degli effetti della misura”. Moses ora è libero, grazie anche alla memoria difensiva e di ricostruzione dei fatti presentata dall’avvocato che lo ha assistito, Dario Belluccio.
Restano sullo sfondo – a leggere i documenti prodotti dall’ufficio immigrazione della Questura di Taranto – diverse domande. Le stesse questioni già poste lo scorso 21 ottobre dall’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) in una lettera al Ministero dell’Interno. Ovvero: “dopo che il Consiglio europeo ha approvato nel settembre 2015 le decisioni sulla ricollocazione dei richiedenti asilo dall’Italia verso altri Stati dell’Unione europea, in Italia le forze di polizia e le autorità di pubblica sicurezza sembrano avere modificato le prassi circa il soccorso, l’identificazione e l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei migranti stranieri soccorsi e sbarcati”. L’associazione di giuristi ha puntato il dito contro l’istituzione arbitraria degli hot spot (metodi o luoghi, la cui istituzione e attività è di per sé priva di alcuna efficacia giuridicamente vincolante in Italia perché nessuna norma italiana o dell’UE li precisa) e gli impegni presi dal Governo italiano nella Italy’s road map inviata il 15 settembre alla Commissione europea, impegni considerati privi di qualsiasi efficacia giuridica diretta nel diritto nazionale, essendo inseriti in un mero documento di lavoro, per di più riservato. “Tali nuove prassi adottate spesso comportano atti illegittimi e lesivi dei diritti di cui godono i migranti e i richiedenti asilo soccorsi in mare e sbarcati sul suolo italiano”, si legge ancora nella lettera e in cui si segnalano molti casi di provvedimenti di respingimento adottati dai Questori nei confronti di stranieri soccorsi in mare e sbarcati sul territorio italiano, attuati prima che potessero effettivamente manifestare la loro volontà di presentare domanda di asilo. Provvedimenti adottati nell’ambito del cosiddetto approccio hotspot. In pratica, nell’ambito del piano redatto dal Governo italiano volto a canalizzare gli arrivi in una serie di porti di sbarco selezionati dove vengono effettuate tutte le procedure previste come lo screening sanitario, la pre-identificazione, la registrazione, il foto-segnalamento e i rilievi dattiloscopici degli stranieri. A partire da settembre 2015, quattro porti italiani sono stati individuati come hotspot: Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e l’isola di Lampedusa. In ognuno di questi sono disponibili strutture di prima accoglienza con una capacità complessiva di circa 1.500 posti. Luoghi nei quali operano le forze di polizia italiana, insieme ai rappresentanti delle agenzie europee Frontex, Europol, Eurojust. È qui che sarebbero poi distinti e qualificati come richiedenti asilo o migranti economici e a seconda di questo tipo di “catalogazione” sommaria sarebbero poi inviati alle strutture di accoglienza per richiedenti asilo, oppure sarebbero destinatari di un provvedimento di respingimento per ingresso illegale e poi lasciati sul territorio italiano. Altre due aree hotspot chiuse, atte a ricevere i cittadini di Paesi terzi, saranno pronte nei porti di Augusta e Taranto entro la fine del 2015, si legge nel rapporto governativo. Ad ascoltare la storia di Moses sembra che nella città pugliese sia già attiva una logica di questo tipo. È il contenuto del decreto firmato dalla dirigente dell’ufficio immigrazione della questura tarantina, dottoressa Rossella Fiore a confermare questa ipotesi. In esso si legge soltanto che: “il cittadino extracomunitario di nazionalità nigeriana è stato rintracciato al largo delle coste siciliane da personale della Marina Militare Italiana Aviere, nell’ambito dell’operazione Triton, al di fuori dei posti di frontiera autorizzati, dopo aver tentato di eludere il dispositivo di prevenzione degli sbarchi clandestini e subito dopo è sbarcato nel porto di Taranto”. Si rileva anche che l’uomo “ è stato ammesso nel territorio nazionale per mere necessità di pubblico soccorso e successivamente accompagnato in questa provincia”. Sulla base di queste scarne considerazioni e del foglio notizie consegnato all’uomo in cui è indicato soltanto il nome, il cognome, la nazionalità e null’altro, si è decretato: “il respingimento verso il paese di provenienza dello straniero”.
Dunque, ecco come in Italia si può respingere arbitrariamente un migrante, sotto l’ombrello semantico dell’approccio hotspot, nonostante il protocollo 4 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell’Uomo consideri espressamente tali decreti come atto di espulsione collettiva. Poiché - come denunciato ancora dall’Asgi - nei porti in questione nessuno può verificare con certezza se prima dell’adozione di provvedimenti di respingimento o di espulsione lo straniero sia stato effettivamente informato in modo completo e in lingua a lui comprensibile del diritto di presentare domanda di asilo. La storia di Moses e quelle di altre centinaia di migranti espulsi o respinti illegittimamente dal nostro Paese a partire da settembre impongono la necessità che il Ministero dell’Interno, come chiesto da Asgi già ad ottobre, modifichi “subito le prassi amministrative per garantire sempre i diritti di ogni straniero soccorso in mare e sbarcato”. Non solo. Che gli stessi possano ricevere informazioni complete e comprensibili sulla loro condizione giuridica; e non essere respinti o espulsi soltanto per la loro nazionalità. E nessun''altra motivazione.        
(da Dinamopress. Gaetano de Monte)

pc 29 dicembre - DOPO LA MARCIA DEL MFPR ALLA SATA DI MELFI - UNA STUDENTESSA CI SCRIVE... "Cosa accade davvero in fabbrica?"

Dopo il nostro intervento l'11 dicembre alla Fca Sata di Melfi – prima tappa della marcia delle lavoratrici del Movimento femminista proletario rivoluzionario – una studentessa ci ha scritto:

...Sto portando avanti delle ricerche per la mia tesi di laurea sulla Fca di Melfi, su come la riorganizzazione del processo produttivo tramite introduzione del Wcm ed Ergo Uas abbia influito sulle condizioni di lavoro. Se le aspettative di miglioramento della qualità del lavoro e dell'ergonomia delle postazioni nonché il paventato coinvolgimento dell'operaio fiero di dare un suo attivo contributo, abbiano avuto risultato, riscontro nella realtà o siano solo il risultato di un'ampia pubblicistica manageriale atta ad occultare un'intensificazione dello sfruttamento.
Vorrei capire cosa accade davvero in fabbrica, secondo la letteratura manageriale, ogni gerarchia dovrebbe essere annullata...
Ovviamente da altri riscontri si deduce l'esatto contrario. Sto cercando di capire di più.
So che l'11 vi siete incontrate a Melfi con le operaie Fca. Vorrei chiedervi se possibile quali sono le criticità più dibattute, i malumori.
Mi hanno detto operaie di Melfi che puntate molto su una protesta da far partire proprio da Melfi, come stabilimento simbolo, ma perchè più sotto i riflettori, giusto, dato che è l'unico a ciclo continuo?...”

Cerchiamo di rispondere sinteticamente, anche se c'è molto da dire.

In generale alla Fca-Sata di Melfi si costruisce una fabbrica in cui conta solo il padrone e il suo profitto, e gli operai vengono quasi obbligati a privarsi di diritti e libertà sindacali che non siano compatibili con i piani e gli interessi di Marchionne. Turnazioni, salari, condizioni di lavoro e sicurezza vengono stabiliti nell'esclusivo interesse del mercato e per estrarre il massimo profitto.
Dignità e condizioni dei lavoratori non contano nulla.
Una fabbrica in cui gli operai e le operaie si devono sentire 'fortunati e felici' di lavorare perchè i profitti del padrone vadano bene.
Una fabbrica la cui l'organizzazione del lavoro Ergo-Uas, WCM, ha lo scopo di estorcere il massimo sfruttamento e la riduzione dell'operaio a un'appendice della macchina produttiva.
Una fabbrica laboratorio delle leggi del Jobs act del governo Renzi, per trasformarla nella fabbrica modello dei licenziamenti individuali e collettivi senza articolo 18.
Una fabbrica in cui in cambio di assunzioni precarie si afferma un lavoro senza diritti, stabilità e sicurezza per tutti. Una fabbrica in cui i giovani sono assunti come carne fresca da sfruttare a minimi costi.
Una fabbrica in cui le donne operaie sperimentano l'unica “parità” che i capitalisti sono in grado di dare, quella di essere ugualmente sfruttate ma doppiamente penalizzate come operaie e come donne, nel corpo, nella dignità, nelle condizioni di lavoro e di vita.
Una fabbrica in cui gli scioperi sono “disciplinati” dall'azienda. Lo sciopero può essere indetto solo se approvato dalla maggioranza dei delegati di fabbrica. A chi non la rispetta si sospendono pro tempore i diritti sindacali.
Una fabbrica in cui di fatto è vanificata la contrattazione aziendale, perchè c'è “la possibilità automatica, laddove ce ne fosse bisogno, di aumentare o cambiare i turni settimanali senza alcuna contrattazione. Quindi l'azienda potrà manovrare meglio sulla contrattazione individuale anche del singolo dipendente. Si dice: “In fabbrica ci sarà meno gerarchia”, ma questo vuol dire solo che la gerarchia è una sola, quella di Marchionne.

Quindi, alle tue domande: “Se le aspettative di miglioramento della qualità del lavoro e dell'ergonomia delle postazioni, nonché il paventato coinvolgimento dell'operaio fiero di dare un suo attivo contributo, abbiano avuto risultato, riscontro nella realtà o siano solo il risultato di un'ampia pubblicistica manageriale atta ad occultare un'intensificazione dello sfruttamento”, la risposta è decisamente NO per la prima, e SI per la seconda: c'è una intensificazione scientifica dello sfruttamento degli operaie e delle operaie!

Il Sistema Ergo Uas e WCM (vedi approfondimento a fine articolo) è fino in fondo oggi scienza del capitale. Apparentemente presentata asettica, volta anzi a mettere in relazione il lavoro con il rispetto delle possibilità del corpo dell'operaio, quindi una disciplina che studierebbe una migliore integrazione tra lavoro umano, macchina e ambiente di lavoro, finalizzata, quindi, al maggior rendimento del lavoro stesso e al rispetto dell'operaio; in realtà essa è finalizzata unicamente ad analizzare ogni parte del corpo, quasi ogni muscolo, ogni nervo, ogni movimento delle braccia, delle gambe, del torace, ecc., sia singolarmente che nelle loro relazioni, per spremere da essi il massimo di utilizzo, di sfruttamento, per raggiungere il limite massimo, per spingerlo all'estremo...
Quindi, si potrebbe dire, il massimo sviluppo delle forze produttive corrisponde nel sistema del capitale al massimo uso dell'operaio come appendice delle macchine; si può dire che alla massima divisione del lavoro corrisponde una massima divisione dello stesso operaio.

La condizione degli operai della Sata già pesante anni fa con il sistema del TMC, sta diventando sempre più dura.
La questione pesantissima delle pause, dei turni ne è l'esempio più chiaro.
Gli operai sono soprattutto stanchi fisicamente. Alle ridotte pause (in cui non c'è tempo neanche per andare nei bagni, perchè posti anche lontano), si aggiunge l'intensità del lavoro (nel reparto verniciatura si è passati da 170 pezzi a più di 500 pezzi), la pretesa del lavoro anche nel pomeriggio della domenica, ecc. Dopo alcune ore di lavoro – dicono gli operai - ci si sente già esauriti.

Per le operaie gli effetti sono più pesanti, più complessi e più generali (vedi inchiesta a fine articolo)

A Melfi si sta sperimentando la fabbrica sempre in produzione. Gli operai sono la carne per farla andare, per quattro soldi, a ritmi impossibili, lavorando sempre, vivendo per lavorare, senza più riposi di sabato e domenica, le turnazioni sono programmate in modo tale da utilizzare consecutivamente la forza lavoro senza soluzione di continuità e gli operai avranno riposi infrasettimanali di due giorni durante l’arco della settimana, arrivando ad avere in alcuni casi un solo un giorno tra un turno e l’altro.
Nel nuovo sistema retributivo anche il salario viene sempre più calcolato sulla base dell'efficienza produttiva dello stabilimento, parametrato all'indice raggiunto del sistema Wcm.
E' una sorta di neo automatismo salariale realizzato direttamente dall'azienda, che oscilla tra un valore medio del 5% del salario base e, in caso di over performance, e un massimo del 7,2%. Sostanzialmente una sorta di “scala mobile” di efficienza e produttività e Wcm, a totale misura degli obiettivi e degli interessi dell'azienda.

La campagna, quasi ideologica, portata avanti da Marchionne tra gli operai e soprattutto tra le operaie che stanno da anni e anni, e dove “il più sano” ha quanto meno una tendinite, ecc., non sta, nella maggioranza degli operai, ottenendo i risultati di coinvolgimento voluti dall'azienda. Timore, paura, sì, c'è; a volte speranza (ma nel momento in cui lo dicono già sembra che neanche loro ci credano) che questa intensificazione del lavoro, questa fatica duri solo per un certo periodo, finchè Marchionne raggiunga i suoi obiettivi economici, e che dopo finisca; c'è a volte rassegnazione. Ma in generale si tratta di una rassegnazione rabbiosa, del tipo: "Ma è possibile che...".

Tra i giovani, dopo le prime illusioni, ora molti vorrebbero andarsene. Non ce la fanno. Si confidano di nascosto con gli operai e operaie “anziani”. Molti hanno iniziato con entusiasmo, altri con rassegnazione: ma ora anche loro fanno i conti con la fatica e non sono pochi quelli che hanno già abbandonato la fabbrica. E cominciano a voler capire come è veramente la situazione.

Potremmo dire che gli operai si vanno dividendo in tre fasce, una “destra”, minoritaria nei fatti, che segue i sindacati di Marchionne e affida al padrone, ad essi e a Renzi il futuro del proprio lavoro e della propria vita; un centro rappresentato da operai che non sono d'accordo con quello che succede, non si uniscono ai sindacalisti partecipativi (come dicono loro stessi), sentono tutto il peso dello sfruttamento e della dittatura che esiste in fabbrica ma non hanno ancora la forza di ribellarsi e soprattutto non vedono come farlo; e una sinistra che denuncia la situazione e cercano di ribellarsi – questo, come si vede, soprattutto le operaie.
Per questo, noi diciamo che le operaie possono essere il “tallone di Achille” di Marchionne.

Per questo vogliamo che parta dalle operaie della Fca Sata il nuovo sciopero delle donne. Che non è una “protesta”, ma molto di più.
Proprio dalla condizione delle operaie di Melfi – ma anche dalla condizione delle lavoratrici più sfruttate, discriminate e oppresse negli altri settori, vedi le braccianti donne sono colpite, non solo in alcuni aspetti della loro vita, ma a 360° gradi! Non ne possiamo più! E hanno non una ma mille catene da spezzare.
Quindi, uno "sciopero delle donne", costruendo dal basso una nuova piattaforma contro padroni e governo, contro i doppi attacchi che le lavoratrici sia come classe che come donne; e in cui le operaie, le lavoratrici più sfruttate e oppresse prendono in mano la loro condizione, siano le protagoniste, non solo le partecipanti della lotta sindacale. In questo modo lo sciopero delle donne diventa anche una rottura nell'andazzo del movimento sindacale, e pone anche tra gli operai la necessità di un cambiamento.
Uno sciopero delle donne visto come una marcia, che abbia una sua prima realizzazione intorno all'8 marzo, ma che vada avanti e si estenda, trasformando ogni scintilla in nuovi fuochi, uno sciopero a "macchia di leopardo", che colleghi via via i vari fuochi e rafforzi nelle iniziative la rete diretta tra le varie realtà delle lavoratrici.

COSA E' E QUALI EFFETTI HA SUGLI OPERAI IL
SISTEMA ERGO-UAS E WCM.

ERGO-UAS è un sistema di progettazione e misurazione del lavoro pensato per la