sabato 17 ottobre 2015

pc 17 ottobre - LA "LEGGE DI STABILITA'" DEI PROFITTI DEI PADRONI - editoriale proletari comunisti - PCm Italia


La legge di Stabilità 2016 è apertamente di parte, o meglio di classe, dalla parte della classe dei padroni, a difesa dei loro profitti.
Basta leggere i provvedimenti e le cifre dei finanziamenti, per capire che da un lato c'è la realtà della salvaguardia dei padroni, dei ricchi, e dall'altra c'è il fumo delle parole di Renzi e la più concreta miseria delle misure per le masse popolari e i lavoratori, con un nuovo attacco concreto alle loro condizioni di lavoro e di vita.

PER I PADRONI

La tassa sui profitti delle imprese (IRES) sarà ridotta dal 27,5 per cento al 24 per cento. Si dice, a partire dal 2017 ma poi si aggiunge che potrebbe essere anticipata al 2016, se le istituzioni europee dovessero approvare la clausola per gli eventi eccezionali – in questo caso la crisi dei migranti – che consentirà una maggiore flessibilità agli obiettivi di bilancio pari allo 0,2 per cento del pil.
Quindi sui "migranti" - per cui intanto Bruxelles sta decidendo espulsioni di massa - godono i padroni...
Introduzione di una deduzione dalle tasse per gli acquisti di macchinari effettuati tra l’ottobre del 2015 e la fine del 2016. Con superammortamenti del 140 per cento del loro valore.
Nessun aumento dell’iva e delle accise. Le clausole di salvaguardia previste dalle precedenti manovre vengono azzerate.
Continuano fino al 2017 gli incentivi per chi assume. Saranno solo più ridotti, del 40 per cento e dureranno per due anni invece di tre.
Ma qui è interessante un confronto. Mentre per questa misura lo stato impegnerà 2 miliardi e 334 milioni di euro, per risarcire le persone colpite da eventi calamitosi, alluvioni, lo stanziamento è di 1,5 miliardi...
Sgravio totale dell’Imu per i terreni agricoli e i macchinari “imbullonati” al suolo nelle grandi fabbriche.
Innalzamento del tetto della circolazione non registrata dei soldi: da mille a 3mila euro il limite all’utilizzo dei contanti, approvato negli anni scorsi dal governo Monti per combattere l’evasione.
Proroga della sanatoria per gli evasori che fanno rientrare i capitali nascosti all'estero.

Altre misure guardano e vanno a beneficiare soprattutto la media e alta borghesia:

Abolizione delle tasse sulla prima casa. Questa misura presentata come popolare, in realtà da un lato non fa alcuna distinzione tra la casa comperata con grandi sacrifici da un lavoratore e una grande prima ricca casa; dall'altro è un grosso regalo ai proprietari di ville e case di lusso, su cui oltre la cancellazione della Tasi, sparirà anche l’Imu.
Proroga del bonus per le ristrutturazioni. Gli incentivi alle ristrutturazioni edilizie, i cui costi possono oggi essere detratti dall’Irpef per una quota del 50 per cento, dovrebbero essere prorogati per un altro anno.

PER I LAVORATORI E LE MASSE POPOLARI INVECE:

Niente abbassamento dell’età pensionabile a 63 anni per tutti, prospettato da Renzi nei mesi scorsi. Per le donne la possibilità di andare in pensione prima (oggi il requisito è 35 anni di contributi e 57 anni di età) viene accompagnato con forti penalizzazioni sull’assegno (che è calcolato con il metodo contributivo). Agli altri lavoratori con almeno 63 anni e 7 mesi di età si propone di continuare a lavorare a part time, chiaramente con un taglio della retribuzione...
Gli esodati fregati dalla riforma Fornero dovranno ancora aspettare.
Sanità. Per il fondo sanitario nazionale è stata confermata per il 2016 una dotazione di 111 miliardi, rispetto ai 113 attesi. Una miseria rispetto allo stato della sanità, ai tagli di questi anni ai servizi di cura.
Solo 450 milioni per il sud, per la bonifica, in particolare per la terra dei fuochi. Questo si accompagna all'ennesimo provvedimento per l'Ilva, per cui lo Stato si fa garante del finanziamento del famoso 1,2 miliardi di Riva (che non saranno mai esigibili), mentre con lo stesso provvedimento proroga la nomina dei tre commissari - rivelatisi un disastro - per altri 4 anni.

In "compenso" ci sarebbe il provvedimento demagogico di Renzi: l'elemosina ai minori, meglio se presentata con la voce rotta dall'emozione: nel 2016 ci saranno 400 milioni di nuove risorse per il Fondo povertà, più 600 per i minori poveri.
Il governo ha detto che la prima misura sarà per contrastare la povertà dei minori, salvo decidere subito dopo che questo provvedimento non partirà subito ma dovrà aspettare una delega specifica. .
Per il contratto degli statali, bloccato da sei anni, vengono stanziati solo 300 milioni di euro (40 centesimi al giorno), presi poi dai tagli allo stesso Pubblico Impiego; quindi il governo non stanzia nulla, e se li pagano gli stessi lavoratori statali con blocco del turn over, tagli ai posti di lavoro, riduzione dei premi e salari di produttività.
La stessa demagogia con cui viene presentata l'assunzione di 100 ricercatori d'eccellenza, nasconde che si tratta di assunzioni temporanee e si scontra miseramente con la disoccupazione di più di decine di migliaia.
Anche la misura sul Canone Rai, presentata come favorevole solo perchè si risparmierebbero 13 euro, diventa odiosamente impositiva: arriverà con la bolletta dell'elettricità, per "abbattere l’evasione". In una situazione di netto peggioramento qualitativo dei programmi Rai.

I padroni sono tutto sommato soddisfatti. Certo avrebbero voluto di più, ma dicono che "date le condizioni è il massimo attualmente possibile".
Per i lavoratori e le masse popolari, come ha detto Renzi, l'importante è comunicare "fiducia". Cioè non c'è niente, ma devono sperare... 
Ciò che sicuramente c'è ed è concreto è, anche questa volta, il modo dittatoriale con cui è stata decisa questa legge di Stabilità, l'affermazione del potere, personale, di Renzi e della sua corte.

proletari comunisti -PCm Italia
17 ottobre 2015 

pc 17 ottobre - Afghanistan, Renzi al carro dell'imperialismo USA continua l'intervento in Afghanistan - chi semina vento raccoglie tempesta


A giugno Matteo Renzi, in visita a Herat, aveva chiesto ai militari di “restare ancora qualche mese”, ora il premier ammette che l’Italia sta “decidendo in queste ore” quale posizione tenere rispetto al rientro del nostro contingente, che comprende 750 soldati tra Herat e Kabul. “Stiamo valutando in queste ore se prolungare di un altro anno la nostra presenza in Afghanistan, come ci è stato chiesto dall’amministrazione americana”, ha detto Renzi durante il suo discorso all’Università Cà Foscari di Venezia. “Avete sentito tutti cosa ha detto il presidente Obama.Penso che nelle prossime ore ci saranno delle decisioni. Stiamo ragionando sull’ipotesi di proseguire nel nostro impegno”.
Giovedì infatti il presidente Usa ha annunciato che, contrariamente a quanto promesso, 5.500 militari di stanza nel Paese ci resteranno anche oltre il 2016, quando scade il suo secondo mandato. E il Pentagono, che ha cambiato strategia dopo la presa di Kunduz da parte dei talebani, sta chiedendo agli alleati di fare lo stesso. La Penisola, che ha il comando del settore ovest, deve dunque fare la sua parte. Questo, per il governo italiano, si traduce in una marcia indietro rispetto agli annunci fatti dieci mesi fa del ministro della Difesa Roberta Pinotti, che in Parlamento aveva dato per certo il ritiro di quasi tutto il contingente entro fine anno: “Alla fine di ottobre 2015 terminerà la nostra presenza nell’area di Herat e rientrerà gran parte del contingente. A fine anno rimarranno in Afghanistan, nell’area della capitale, circa 70 nostri militari

pc 17 ottobre - Università, è ora di scatenare la furia degli studenti... un intervento da Napoli

TAKE IT ISEE”: siamo diventati ricchi e non lo sapevamo!? MOBILITIAMOCI!

Un nuovo anno è appena iniziato nella maggior parte degli atenei italiani. In attesa della riforma del tessuto universitario, più volte soltanto evocata da Renzi e dal ministro Giannini, per gli studenti e le studentesse del mondo accademico ci sono già alcune novità che rendono più amaro l’inizio dei corsi!
A partire da quest’anno entrerà in vigore quella che appare già come l’ennesima truffa ai danni degli studenti universitari e delle rispettive famiglie. Parliamo del “nuovo ISEE”, il sistema di conteggio dei redditi delle famiglie elaborato a suo tempo dal governo Monti e approvato da Letta, che spazza via in un solo colpo decine di migliaia di studenti dalle liste di accesso alle agevolazioni (dalle borse di studio, agli alloggi ecc) e soprattutto potrebbe determinare un diverso posizionamento nelle fascia per il pagamento delle tasse.
Ma vediamo nello specifico quali saranno alcune novità del nuovo indicatore che da universitari ci interessano in prima persona.
Come c’è scritto nel testo del decreto ministeriale n. 159/2013, la nozione di “reddito” si estende a tutte le entrate del nucleo familiare del richiedente, compresi quelle esenti da tassazione ai fini IRPEF. Detto più semplicemente, come si legge in questo comunicato esplicativo del Governo, verranno conteggiati per il calcolo dell’indicatore della ricchezza anche assegni al nucleo familiare, pensioni di invalidità, indennità di accompagnamento, assegno di maternità… Quello che fino a poco tempo fa lo Stato ti concedeva perchè ne avevi diritto, in alcuni casi perchè si presenta una situazione di povertà (es: assegno sociale), rispunta nella nuova legge come ricchezza!
Anche le borse di studio, per esempio, sarebbero una componente da tenere in conto per calcolare la ricchezza del nucleo familiare.

Cosa succede quindi?
Senza che neanche un euro in più sia realmente entrato nelle nostre tasche, ci tratteranno come se la situazione economica delle nostre famiglie fosse cambiata da un giorno all’altro!
Agitando lo spauracchio della lotta all’evasione fiscale, si mascherano quelli che sono i veri intenti del nuovo ISEE: tagliare la spesa pubblica, restringere maggiormente il campo di chi può avere diritto ad agevolazioni e aiuti economici, anziché tassare chi è ricco davvero.
Nello specifico della nostra regione, non si farà altro che normalizzare le mancanze che si sono moltiplicate di anno in anno in materia di diritto allo studio. Basti pensare alla quasi totale assenza dei servizi di base in Campania ed all’atipica e controversa figura dell’idoneo non beneficiario.
E allora che fare dinanzi a questa paradossale realtà?!
Siamo convinti che la risposta non vada cercata nella rassegnazione e nell’accettazione passiva della situazione attuale. Soltanto mettendosi in gioco in prima persona e non abbassando la testa davanti a queste decisioni calate dall’alto è possibile ottenere qualcosa di concreto! E per fortuna l’esperienza ci viene in soccorso. L’anno scorso ad esempio, attraverso una piccola mobilitazione contro gli assurdi criteri di accesso al bando ADISU dell’Orientale per ottenere un posto nello studentato di via Brin, si è ottenuto un abbassamento degli affitti e la revoca della clausola-truffa.

In più in tantissime città gli studenti si stanno muovendo e già in Puglia e in Toscana sono stati ottenuti degli avanzamenti. Anche noi vogliamo organizzarci perché venga ascoltata la nostra voce e soddisfatte le nostre esigenze.

Perché, proprio noi che viviamo le università, non veniamo neanche messi a conoscenza di scelte che incidono sulle nostre vite?
Perché i nostri bisogni non vengono mai presi in considerazione?
Pretendiamo trasparenza sulle decisioni che ci riguardano!
Pretendiamo che il rettore della Federico II Manfredi, presidente della Conferenza dei Rettori Università Italiane, accolga le istanze degli studenti!
Vogliamo che l’ADISU riveda i criteri di calcolo dell’ISEE che apra un nuovo bando per le borse di studio!
Pretendiamo un’Università realmente accessibile a tutti, con tasse più basse e più  servizi garantiti (dalle mense alle borse di studio)!


Non preferiamo abusare di slogan, ma è proprio la realtà a dimostrare che solo la lotta paga, e da qui vogliamo ripartire!

PRETENDIAMO CIO’ CHE CI SPETTA!

Ne parliamo in assemblea di collettivo: MERCOLEDì 21 - ore 14, aula R5 (palazzo Giusso)

Per maggiori info contattaci su:
Giulia Valle o visita la pagina del Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli

pc 17 ottobre - Napoli... la via elettorale non è, nè può essere la via dei proletari e masse popolari


 Massa Critica. Su Napoli decide la città

Massa Critica. Su Napoli decide la città
Massa Critica. Decide la città, 17/18 ottobre 2015, Piazza Municipio

#massacritica
un percorso aperto sul futuro della città
la strada per creare una grande agorà cittadina
il progetto per un'altra Napoli, da costruire insieme oltre i partiti e le liste elettorali

▁ sabato 17|10 ▁ 
▪ ore 10:00
massa critica: istruzioni per l'uso
▪ ore 11:00
territorio, ambiente e diritto alla città:
quale modello di sviluppo per Napoli?
▪ ore 16:30
dal ricatto del debito pubblico alla smantellamento dei servizi sociali: come si combattono disoccupazione, precarietà e povertà?
▪ ore 20:00
CONCERTO Daniele Sepe, Aldolà Chivalà, O' Zulù e JRM from 99 Posse

▁ domenica 18|10 ▁
▪ ore 11:00
cultura, formazione, ricerca:
ripartiamo da Napoli
▪ ore 17:30
come decidiamo nella nostra città?
nuove forme di democrazia, partecipazione e decisione /
assemblea conclusiva

pc 17 ottobre - Le manovre militari Nato accendono la Sardegna





Sardegna: lotta contro l'occupazione militare
  • Andria Pili
Nel mese d'ottobre la Sardegna sarà coinvolta nella Trident Juncture 2015, l'operazione NATO volta a testare le unità militari atlantiste nella prospettiva di nuovi conflitti. Queste esercitazioni, nell'isola al centro del Mediterraneo occidentale, sono l'ennesimo sopruso inflitto ad un popolo che soffre da circa mezzo secolo la presenza di tre poligoni (tra cui il più grande d'Europa, 13400 ha, Quirra, ed il più grande della Repubblica a Teulada, 7200 ha) oltre che di oltre i 3/5 delle servitù militari italiane. Oltre a questo, sono anche un sonoro schiaffo ad una comunità che da oltre un anno ha assunto una consapevolezza maggiore del problema militarista. Sensibilità e rabbia mai avute in precedenza il cui detonatore fu l'incendio di 32 ettari di macchia entro il poligono di Capo Frasca ed il cui campo propagatore fu la crisi economica, con conseguente progressiva sfiducia verso i partiti tradizionali, aggravante una condizione sociale difficile derivante da una storica oppressione di tipo coloniale.

pc 17 ottobre - Sardegna. Mobilitazione generale contro la violenza fascista domenica 18 ottobre


Sardegna, mobilitazione antifascista dopo l'assalto al Pangea

Sardegna, mobilitazione antifascista dopo l'assalto al Pangea
Il movimento politico neofascista Casapound aveva organizzato per il pomeriggio di ieri una manifestazione presso il sito archeologico di Monte D’Accoddi, sulla strada tra Sassari e Porto Torres. Ma poi i ragazzi di Iannone hanno preferito non presentarsi a causa del folto presidio organizzato da Atzione Antifascista Nord Sardegna che dalle 16 ha presidiato il luogo preistorico.
E’ stato proprio mentre gli antifascisti presidiavano il luogo del previsto raduno dei "fascisti del terzo millennio" che, intorno alle 17, gli estremisti di destra hanno assaltato il Centro Sociale di Porto Torres utilizzando spranghe, piedi di porco e bastoni e con il volto coperto da passamontagna e sciarpe. Il risultato della vigliacca aggressione, conclusasi con una precipitosa fuga a bordo di una vettura è stato qualche vetro rotto e qualche contuso. Per domani Atzione Antifascista Nord Sardegna ha indetto un nuovo presidio per impedire il raduno dei fascisti di Casapound spostato appunto per evitare le contestazioni.
***
Mobilitazione generale contro la violenza fascista
domenica 18 ottobre
Altare prenuragico di Monte d'Accoddi
I noti picchiatori di Casa Pound all’ultimo hanno cambiato programma. Spaventati dalla mobilitazione antifascista a Monte d’Accoddi hanno pensato di spostare la visita guidata all’altare

pc 17 ottobre - Salvini, Casapound e le forze armate simpatie, alleanze e fascismo di stato.

Salvini in divisa, il ballo mascherato dell’impunità

Il leader leghista Salvini straparla di ordine e disciplina arringando in divisa una folla di sigle sindacali di polizia che sostengono le divise (troppo spesso con dentro gli abusi)

Non ci si finisce mai di stupire. Nella tarda mattinata del 15 ottobre si tiene una strana manifestazione statica davanti a Montecitorio di appartenenti alla Polizia e alla Polizia penitenziaria: sono circa 1000 persone.
Improvvisamente in piazza comincia a comiziare Matteo Salvini vestito da poliziotto: maglietta con scritta Polizia, dotata di mostrine. Cos’era una festa di carnevale anticipato? Purtroppo no: era una manifestazione di alcune sigle sindacali che nei fatti era una manifestazione politica di sostegno a Salvini, il quale per aumentare il suo appeal verso i manifestanti si è messo la divisa incarnando un ruolo anomalo. Infatti dopo un pò il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini lancia la sua mascelluta parola d’ordine: “Bisogna riportare in Italia ordine, disciplina e rispetto”. Notare il verbo

pc 17 ottobre - IERI ALL'ILVA L'INCUBO DEL 28 NOVEMBRE DI TRE ANNI FA

Ieri il nubifragio ha colpito anche l'Ilva. Ma qui non si è trattato di auto impantanate, traffico in tilt, tante zone di Taranto totalmente allagate come se vi scorresse un fiume, con persone bloccate dalla pioggia, nelle machine o costrette a camminare con mezze gambe nell'acqua, come è successo in città; in fabbrica il nubifragio ha mandato in tilt la centrale elettrica, resi inagibili impianti decisivi per la produzione, Gli impianti interessati sono stati le acciaierie, gli altiforni, le officine, i treni nastri e i tubifici. Ma anche sono stati danneggiate le officine e manutenzioni centrali,
Ma ciò che è più grave è stata la fuoriuscita di gas da apparecchiature messe fuori uso, 8 operai sono rimasti intossicati da monossido di carbonio nei reparti dell’ex Pla/1.
"Ho rivissuto il panico del 28 novembre di tre anni fa - ha detto un operaio - quando lo stabilimento fu colpito da un tornado", e quando morì per il crollo delle gru, Francesco Zaccaria.
Anche ieri per puro caso non vi sono state tragedie.
E questa volta non vi era neanche la giustificazione di un tornado. E' bastata un temporale sia pure forte e durato ininterrottamente fino al tardo pomeriggio, ma sempre un temporale, per trasformare l'Ilva, fino a qualche anno fa prima fabbrica siderurgica in Europa, in un campo di immensi disastri. A testimonianza che, altro che messa in sicurezza! Neanche i tetti dei capannoni reggono un temporale, perchè non viene fatta la normale manutenzione; tutti gli impianti, le strutture sono a rischio.
E sono soprattutto a rischio gli operai.
Ieri, poi, gli operai hanno dovuto subire oltre al danno la beffa: sono stati messi in libertà alle 11 e se ne sono dovuti andare a casa con i loro mezzi, neanche i pulmann sono stati messi a disposizione dall'azienda. Anche perchè pure questi mezzi, dato il loro stato di vecchiaia, erano messi in ginocchio dagli allagamenti, peggio di una qualsiasi auto.

Questa direzione commissariale dell'Ilva, come e peggio delle altre, ha nettamente peggiorato la situazione di sicurezza all'Ilva.
Una direzione che anche nella "normalità" del sistema capitalista dovrebbe essere cacciata. Invece questi commissari, nonostante sappiano gestire solo le grandi perdite dell'Ilva e l'unica cosa su cui sono esperti sono le dorate consulenze, continuano ad essere protetti dal governo Renzi che con gli ultimi provvedimenti ha prolungato di ben altri 4 anni il loro incarico.

MA GLI OPERAI DEVONO CACCIARLI, COME ALL'AIR FRANCE!

pc 17 ottobre - Università di Roma: alla "Fiera" dei padroni la polizia al loro servizio carica gli studenti - 5 arresti - LIBERTA' PER TUTTI!

comunicato della campagna Maker Faire per chi? sulla giornata di mobilitazione

Oggi, come annunciato, dopo settimane di preparazione, incontri pubblici con i docenti, dibattiti e assemblee nelle facoltà e negli spazi dell'università, come studenti e studentesse de La Sapienza ci siamo presentati a piazzale Aldo Moro per entrare liberamente nella nostra Università e per denunciarne la svendita ai privati.
Rivendicando il libero accesso e comunicando con i visitatori ci siamo messi in fila, davanti alla biglietterie di una Sapienza affittata come se fosse la fiera di Roma, recintata e circondata da un forte dispiegamento delle forze dell'ordine.
A questo punto abbiamo ottenuto un'interlocuzione con gli organizzatori della Maker Faire, che ci hanno negato l'ingresso libero, abbiamo dunque preteso un incontro con la governance universitaria, fino a questo momento rivelatasi sorda e incapace di dare risposte concrete alle nostre rivendicazioni. Anche oggi abbiamo trovato un muro.

pc 17 ottobre - INDIA: Il governo prepara una “grande offensiva” contro i maoisti

Nella sostanza il governo indiano si prepara all’ennesima strage di innocenti con la scusa dell’attacco ad una roccaforte dei maoisti che non è mai riuscito ad espugnare.
Il governo indiano trova sempre miliardi di dollari per la guerra al proprio popolo, un genocidio pianificato, la cui stragrande maggioranza è costretta a sopravvivere con meno di un dollaro al giorno…
Il governo Modi si conferma un governo fascista-induista

***
India - Progetti per una grande offensiva anti-maoista in Bastar

La CRPF (Central Reserve Police Force) e la polizia di Stato restano divisi su chi deve condurre le operazioni nei prossimi giorni.

La polizia del Chhattisgarh e le agenzie di sicurezza centrali si stanno preparando per una grande offensiva anti-maoista nella irrequieta regione di Bastar dello Stato nelle prossime settimane. Secondo fonti, una grande operazione anti-maoista potrebbe essere lanciata in qualsiasi momento, ma la CRPF e la polizia di Stato restano divisi su chi deve dirigere le operazioni. "L’ispettore generale della polizia, zona Bastar, il SRP Kalluri preferirebbe operare con il DRG (Guardia di Riserva del Distretto), che è composto da ragazzi Koya prevalentemente locali. Invece, la CPRF vuole operare con il CoBRA (Battaglione Commando per Azioni Risolute) con qualche aiuto dalla DRG", ha detto un alto funzionario di polizia con sede a Bastar. Anche il Consigliere della Sicurezza Nazionale (NSA) Ajit Doval ha visitato il Bastar all'inizio di questo mese segnalando l'approvazione del governo dell'Unione per operazioni su larga scala. Il signor Doval ha visitato il campo Burkapal della CRPF nel distretto di Sukma e ha anche tenuto una riunione con alti funzionari di polizia e della CRPF di stanza in Chhattisgarh.

pc 17 ottobre - ALITALIA, come i dirigenti dello Stato – cavalieri del lavoro – si arricchiscono in questo stato moderno-fascista (mafioso) sulla pelle di migliaia di lavoratori licenziati – pubblicate le motivazioni delle condanne

Motivazioni condanne
Crack Alitalia, buco senza fondo

“I vertici ed i dirigenti di Alitalia hanno agito a costo di diminuire il patrimonio della compagnia per interessi del tutto estranei a quelli dell’azienda, piegandosi ad interessi politici del tutto avulsi da quelli imprenditoriali, contribuendo ad aprire una voragine senza fondo che ha inghiottito lavoratori, famiglie, l’economica nazionale”. È l’analisi dei giudici che il 28 settembre hanno condannato quattro ex manager per il crack Alitalia fino al 2007, tra i quali l’ex presidente Gianfranco Cimoli.
Il sole 24 ore 14 ottobre 15

***

Cimoli, (nominato nel 2003 cavaliere del lavoro), presidente e amministratore delegato dal 2004 al 2007, è stato condannato a 8 anni e 8 mesi per bancarotta fraudolenta e aggiotaggio mentre al suo predecessore Francesco Mengozzi sono stati inflitti 5 anni e i due manager Pierluigi Ceschia e Gabriele Spazzadeschi dovranno scontare rispettivamente 6 anni e 6 mesi e 6 anni…

L’amministrazione di Alitalia «fu concepita da Giancarlo Cimoli come quella di un pozzo senza fondo cui attingere impunemente». Durante la sua gestione furono effettuate «operazioni prive di ragioni economiche congrue, pericolose e dissennate attività di sperpero di risorse aziendali, dunque mere distruzioni di risorse».

venerdì 16 ottobre 2015

pc 16 ottobre - Il fascista servo dell'imperialismo guerrafondaio USA Renzi, mentre taglia la sanità, la scuola, impoverisce ulteriormente i lavoratori, rifinanzia la spesa militare per l'intervento italiano in Libia, Iraq...

(Da IlFattoQuotidiano.it)
Missioni militari, la Difesa sfora il budget di 300 milioni: costo da 0,9 a 1,2 miliardi

Approvato in Cdm il decreto di rifinanziamento: l'extra è stato coperto tramite un prelievo dal “fondo di riserva” del Ministero dell’Economia e delle Finanze. 372mila euro serviranno “per l’invio in missione in Libia di esperti per fornire assistenza alle autorità libiche e sostenere il processo di stabilizzazione del Paese”: una decisione curiosa, visto che le missioni nel Paese sono state sospese dopo lo scoppio della guerra civile
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto di rifinanziamento delle missioni militari italiane

pc 16 ottobre - Sassari: mobilitazione antifascista contro Casapound



Sassari: mobilitazione antifascista contro Casapound
Atzione Antifascista Nord Sardigna, indice una mobilitazione di massa per impedire che la nota organizzazione neofascista CasaPound svolga la tre giorni in programma nel nord Sardegna.
CasaPound è ben nota per aver compiuto una serie di azioni violente contro immigrati, omosessuali e attivisti della sinistra e per seminare una cultura dell’odio e del razzismo mascherata da controcultura e dall’interesse per il sociale.
CasaPound cerca di presentarsi con un volto rassicurante e propone escursioni a Monte d’Accoddi, gite a Fertilia, letture di poesia e percorsi di avvicinamento allo sport. Normalissime iniziative di aggregazione sociale, se non fossero fatte da un movimento neofascista che persegue palesemente secondi fini, fra cui il rinsaldamento della cultura italiana e fascista in Sardegna.
In realtà, dietro a questa maschera naturalistica, sportiva e culturale, CasaPound ha sempre nascosto la sua vera natura razzista e violenta ben sintetizzata dallo slogan del movimento: “nel dubbio mena!”. Ma CasaPound questa volta ha deciso di metterci la faccia, dopo averci abituati a nascondersi dietro diverse associazioni sparse per tutto lo Stato italiano, che vanno ad esempio dal volontariato (La Salamandra) all’escursionismo (La Muvra), passando per gli sport da ring (Il Circuito) ed il motociclismo (Scuderie 7Punto1).
Il fascismo e il razzismo non sono idee, non sono opinioni, bensì sono crimini condannati dalla Storia ed è necessario mostrare durezza ogni qualvolta essi si ripresentino alimentandosi dell’ignoranza, del fanatismo, del culto del branco e della crisi economica e culturale in cui versa la nostra società.
Per questo motivo chiamiamo tutti gli antifascisti, i democratici, i socialisti, gli anti autoritari, gli indipendentisti, a mobilitarsi per impedire che CasaPound possa svolgere davvero la sua tre giorni.
Appuntamento per dire no al fascismo: Venerdì 16 ottobre, ore 16:00, davanti all’ingresso dell’altare di Monte d’Accoddi (strada Sassari – Porto Torres).

pc 16 ottobre - Grandi affari sulla pelle dei migranti del Cara di Mineo, un pozzo senza fondo di infamie

Cara di Mineo
Il business dei profughi fantasma “Badge-truffa al Cara di Mineo”

Centinaia di migliaia di euro sottratti allo Stato in quattro anni per pagare la permanenza di persone già fuggite dal centro o assenti all’appello. Lo ha scoperto la Procura di Caltagirone. E ad Agrigento 7 indagati: lucravano sull’accoglienza

MINEO. Louay è uno di quelli che, nel Cara degli scandali, c’è stato meno di 48 ore. Come tutti i siriani, gli eritrei e i somali mandati qui dopo essere stati soccorsi nel Canale di Sicilia, non si è fatto prendere le impronte né identificare. Di chiedere l’asilo in Italia non aveva alcuna intenzione. 

pc 16 ottobre - La riforma reazionaria della Costituzione - Editoriale Proletari comunisti-PCm Italia

In un clima da contesa epocale, tutta nel chiusa del Palazzo però, il governo Renzi ha imposto e fatto approvare un pezzo della riforma costituzionale che porta alla cancellazione del Senato così come lo è stato fino ad adesso.
Il governo Renzi, che in questo caso è stato comunque un governo Verdini-Berlusconi, ha spianata l'opposizione interna del PD che come sempre per ragioni di poltrone non voleva altro che farsi spianare, e sotto la regia del risuscitato Napolitano ha portato a casa il risultato.
E' inutile quindi assumere i contenuti e i particolari della nuova riforma di cui sono pieni la stampa borghese; contenuti e particolari buoni per confondere la sostanza della questione piuttosto che chiarirla.
Il Senato diviene un grottesco istituto fatto di 100 consiglieri regionali e sindaci che permette a costoro di godere dell'immunità parlamentare di cui avranno senz'altro bisogno, visto che, è evidente, i consiglieri regionali sono la parte più manifestatamente corrotta dei partiti e dell'attuale classe dirigente.
Peraltro una spudorata logica di scambio, se si pensa che la riforma contiene una riduzione dei poteri della Regione a cui proprio i consiglieri regionali avrebbero dovuto opporsi.
Ma, ripetiamo, questa non è la questione principale, e meno che mai lo è il sistema elettorale, una sorta di complicata farsa totalmente in mano alle segreterie dei partiti.

Se dovessimo basarci su questo, questa riforma è l'ennesima porcata ininfluente nella sostanza politica e importante solo per alimentare il degrado del ceto politico dominante.
Ma, in realtà, il cuore della riforma, salutata da Confindustria e poteri economici del paese come un “bel giorno per l'Italia”, è la marcia verso la dittatura aperta, moderno fascista. E' il meccanismo che permette al governo di accelerare e sottrarre al controllo parlamentare le sue leggi e i suoi provvedimenti.
Il bicameralismo è stato sempre una forma per ridurre il potere dei governi è aumentare il peso dei parlamenti eletti, un cemento importante della divisione dei poteri dell'a democrazia borghese. Per questo esso è stato sempre bersaglio delle forze di estrema destra, dei sostenitori del presidenzialismo, del governo forte e dello Stato forte.
E' bene ricordare che con queste posizioni reazionarie ha dialogato e le ha supportato il morto recente Ingrao che proprio dalle file del Pci nel periodo in cui era presidente della Camera si mosse in direzione dell'unicameralismo e del decisionismo di Stato che sempre in regime capitalista è posizione reazionaria, di rafforzamento della dittatura del capitale.
E' evidente, quindi, che noi non possiamo che essere d'accordo con chi ha definito la riforma una sorta di “colpo di Stato parlamentare”, con chi ha parlato di fascismo e con il titolo de Il Manifesto che parla di “legge che dissolve l'identità della Repubblica nata dalla Resistenza”.

Ma chi fa queste affermazioni, quali conseguenze poi trae? Quali indicazioni dà per rispondere a questo passaggio.
La riforma del Senato è un tassello della marcia moderno fascista che ha come cemento necessario la dittatura personale sancita da una legge elettorale, chiaramente liberticida e da una riforma presidenzialista, passaggi inevitabili futuri.

Visto così quello che succede nel Palazzo dovrebbe e avrebbe dovuto interessare, purtroppo, la classe operaia e le masse popolari del nostro paese, che sono il bersaglio grosso ed effettivo delle attuali trasformazioni reazionarie dello Stato, saldamente unite al jobs act, all'attacco al diritto di sciopero, allo Stato di polizia, alla partecipazione e all'interventismo nella guerra imperialiste, al clima culturale di rimozione della democrazia nata dalla Resistenza.
Alla politica della borghesia, del suo Stato, dei suoi governi si risponde con la politica operaia e popolare e non c'è lotta sociale che tenga, che possa sostituire la necessità della politica proletaria che alla marcia reazionaria risponda con la marcia rivoluzionaria.
Politica proletaria che domanda la costruzione del partito per condurla, partito proletario e rivoluzionario che opponga al moderno fascismo la nuova Resistenza, come guerra di popolo. Partito proletario indispensabile per costruire il fronte unito delle masse, della forze sociali e politiche che non sono d'accordo con Renzi, col moderno fascismo, col sistema dominante. Partito, fronte unito e forza combattente. Perchè anche questa riforma è l'esercizio di una violenza sulla Costituzione, sulla democrazia e i diritti delle masse, che può essere contrastata e spazzata via solo dai proletari e dalle masse combattenti.

proletari comunisti - PCm Italia
16 ottobre 2015



pc 15 ottobre - Contestare Israele ovunque - combattere il governo Renzi sponsor e alleato del regime nazisionista di Netanyau

Torino: Contestazioni degli studenti alla conferenza con l’Israel Institute of Tecnology

Protesta contro la collaborazione tra gli atenei, comparsa  una bandiera palestinese
Un momento della protesta

Contestazioni degli studenti nella giornata di apertura della conferenza di collaborazione tra Politecnico e Università di Torino e l’Israel Institute of Tecnology. «Israele ladri e assassini» ha urlato un gruppetto di studenti del collettivo «Progetto Palestina», distribuendo volantini e provando a srotolare uno striscione. È comparsa anche una bandiera palestinese. Protestano contro la collaborazione tra gli atenei, che prevede scambi di sapere tra le università e l’importante istituto di ricerca israeliano.  

pc 15 ottobre - "LE OPERAIE POSSONO ESSERE IL TALLONE DI ACHILLE DI MARCHIONNE" - DAL SALUTO NEL 20° DEL MFPR ALLE OPERAIE DELLA SATA DI MELFI

Dal seminario del 20° anniversario del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

ALLE “FORTUNATE” OPERAIE DI MELFI

....dalle vostre forti parole, abbiamo visto che proprio le operaie possono essere il “tallone d'Achille” di Marchionne. Questo padrone che violenta le vostre vite per i suoi profitti, che non attacca solo le condizioni di lavoro, ma i vostri corpi, le vostre famiglie, i vostri affetti, i vostri sogni, questo padrone che appare forte, imbattibile, è però anche “un gigante dai piedi di argilla”, che può “crollare” se gli operai si ribellano e lottano. E in questo voi operaie che subite doppi attacchi, come lavoratrici e come donne, potete essere la parte più determinata, più combattiva.

Noi in questi anni siamo venute a Melfi. Abbiamo fatto una bella inchiesta parlando direttamente con voi operaie davanti ai cancelli della Sata; essa già mostrava che gli effetti del sistema Marchionne per le donne sono doppiamente pesanti e generali, con danni sia fisici che psichici, sia dentro che portati fuori la fabbrica; una importante inchiesta perchè volevamo e vogliamo che siano le operaie a parlare e ad imporre il punto di vista delle donne; l'abbiamo fatta conoscere a livello nazionale con opuscoli, materiali.
Nell'8 marzo del 2011 siamo state ugualmente alla Sata, per dire a padroni e a governo: "PROVATE VOI A STARE ALLA CATENA...”.

Nel novembre 2013 abbiamo lanciato e realizzato lo “sciopero delle donne”. Uno sciopero nuovo, storico in Italia, che ha visto una grande partecipazione, circa 20 mila lavoratrici, dalle fabbriche, ai servizi, alle scuole, ecc. con una piattaforma che ha intrecciato ragioni e bi/sogni di classe e di genere; questo sciopero delle donne è stato anche una novità, una rottura di concezioni sbagliate, maschiliste - presenti anche nel movimento sindacale e tra i nostri compagni operai.

Voi nel vostro racconto/denuncia dite: 

“... Quando si avvicina la pausa c'è il conto alla rovescia dei minuti... e ci chiediamo cosa riusciamo a fare: andiamo al bagno, fumiamo o mangiamo qualcosa?... I primi dieci giorni consecutivi di lavoro sono stati devastanti, avevamo i polsi, i polpastrelli e e tutti i muscoli indolenziti. I due giorni di riposo li avremmo dedicati alle faccende di casa, in teoria, ma la stanchezza era tanta e non siamo riuscite a fare tutto... e qualche capo, sempre più spiritoso, ha suggerito di mettere “un aiuto in casa”. Magari che si occupi anche dei nostri affetti? No grazie!
Seguire i bambini e aiutarli nei compiti è un’altra impresa: durante il turno di pomeriggio non riusciamo quasi a vederli, mentre con i turni di mattina e notte cerchiamo di recuperare e di dare il massimo. A volte tentiamo di colmare l’assenza facendo loro dei regali, oppure siamo eccessivamente tolleranti, altre volte invece ci si arrabbia per poco o niente a causa del nervosismo e della stanchezza. Sono molti i casi di coniugi che si sono separati e lavorano in squadre diverse per far sì che uno dei due sia a casa in assenza dell’altro, ma con la nuova turnazione ci ritroviamo a fare anche due turni diversi nella stessa settimana...”.

Cosa c'è di più chiaro! Le donne sono colpite, non solo in alcuni aspetti della loro vita, ma a 360° gradi! 
Abbiamo non una ma mille catene da spezzare. E per questo abbiamo doppie, tante ragioni per lottare, alla Fca come in tutti i posti di lavoro, contro chi ci nega diritti, salute, la stessa vita.

L'ASSEMBLEA DEL SEMINARIO DEL 6 GIUGNO HA DECISO DI LANCIARE UN NUOVO, SECONDO SCIOPERO DELLE DONNE. Che la scintilla del 2013 cominci ad alimentare un incendio!

Un nuovo sciopero delle donne, in cui la condizione di voi operaie di Melfi, la vostra forte denuncia sia al centro, sia un riferimento e un esempio della necessità che le donne operaie siano in prima fila contro i padroni e il governo fascisti e maschilisti.
In preparazione di questo sciopero, l'assemblea ha deciso di organizzare una delegazione alla Sata di Melfi per costruire insieme a voi una nuova piattaforma per lo sciopero delle donne..." 


mfpr.naz@gmail.com – blog femminismorivoluzionario

pc 15 ottobre - Napoli 24 ottobre 2015 Manifestazione Nazionale No all’esercitazione militare NATO “Trident Juncture 2015”


  • No alle aggressioni militari e a qualsiasi ingerenza e manomissione portata avanti dalle potenze imperialiste
  • No alla militarizzazione dei territori, alle servitù militari e alla devastazione ambientale
  • No alle campagne razziste e xenofobe
  • Si al diritto d’asilo europeo per tutti i profughi ed al diritto alla libera circolazione per tutti gli immigrati;
  • Si al taglio delle spese militari e l’incremento delle spese sociali per: casa, lavoro, servizi sociali, reddito garantito, provvedimenti a difesa del territorio e dell’ambiente...

Napoli 01/10/15 Per info, adesioni e contatti: assembleanowar.na@gmail.com

Promotori:


Alex Zanotelli Padre missionario comboniano


Comitato napoletano “Pace e disarmo

Rete Napoli No War

Prime adesioni collettive:
Assadakah; Alba informazione; Associazione "La Città Felice" di Catania; Associazione Claudio Miccoli; Associazione Asper-Eritrea; Associazione DemA democrazia e autonomia; Associazione senza paura Genova; BDS Italia; Biblioteca Ramondino e Newiller – Napoli; CantoLibre - Napoli; Centro sociale ex Canapificio di Caserta; Circolo Vegetariano VV.TT.; Cobas Napoli; Collettivo Comunista (maxista-leninista) di Nuoro; Comitato BDS Campania; Comitato di Lotta per la Salute Mentale – Napoli; Comitato sardo Gettiamo le Basi; Comitato di sostegno alla resistenza palestinese- Napoli; Comitato Ucraina Antifascista di Bologna; Comitato Promotore coordinamento nazionale di solidarietà con il Donbass e l’Ucraina antifascista; Confederazione Cobas Sicilia; Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS; Comitato NO Base NATO Lago Patria; Comitato di base NoMuos/NoSigonella (Ct); Comitato No Muos No war di Piazza Armerina; Comitato No inceneritore San Salvatore Telesino; Comitato A Guardia dell'Ambiente Guardia Sanframondi; Comunità Palestinese della Campania; Cooperativa Sociale 'E Pappeci; Coordinamento campano per la gestione pubblica dell'Acqua; Coordinamento NoTriv Terra di Bari; C.S.O.A. Officina99-Lab.Occ.Ska; Donne in Nero contro la Guerra – Italia; E la caserma crollò – Napoli; Ex Opg Occupato "Je so' Pazzo"; Esseblog; Fronte Palestina; IPRI - Rete CCP (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace  -  Rete Corpi Civili di Pace); Forum mediterraneo forpeace; Giardino Liberato di Materdei – Napoli; Gruppo Azione Palestina di Parma; Gruppo Donne Nodalmolin – Vicenza; L'Altra Europa Napoli – Campania; L’amico dolce – gruppo di volontariato; Laboratorio Politico Iskra; Laboratorio Politico Kamo; Link – Napoli; Mensa Occupata; Mondo senza Guerre e senza Violenza; Movimento di lotta per il lavoro Banchi Nuovi; Movimento immigrati e rifugiati di Caserta; Movimento No Muos;; Napoli; Partito Comunista;Partito della Rifondazione Comunista; Pax Christi Italia; Pax Christi; Peacelink Campania; Peacelink Italia PMLI e Il Bolscevico; Proletari Comunisti; Redazione www.ildialogo.org (Giovanni Sarubbi – direttore); Radio Vostok; Red Link; Rete antirazzista catanese; Rete antirazzista Napoli; Rete campana salute e ambiente; Rete dei Comunisti; Rete No War – Roma; Rete nazionale Noi Saremo Tutto; Rete Radiè Resch – Gruppo di Salerno; Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese; Ross@; Scuola di Pace – Napoli; Si Cobas Napoli; Si Cobas Caserta; Sinistra anticapitalista Napoli; U.S. Citizens for Peace & Justice – Rome; VAS (Verdi Ambiente e Società) NAPOLI; Laboratorio Zero81 – Napoli; UDAP; Un ponte per…; UDS – Campania; U.S. Citizens for Peace & Justice – Rome;

Prime adesioni individuali
Alessandra Esposito, Impiegata – Roma; Alessandro Capuzzo, Comitato Pace Convivenza Solidarietà "Danilo Dolci", Trieste; Alessandro Santoro - prete della comunità delle Piagge; Angelo Agrippa operatore culturale Napoli; Antonio Mangione giornalista Giugliano; Antonio Rega Giugliano; Antonella Santarelli, sociologo e scrittrice; Antonina Piras –Napoli; Antonio Mazzeo – mediattivista; Alfonso Pirozzi –Giugliano; Bruno Antonio Bellerate Professore- Rocca di Papa (RM); Caterina Lusuardi educatrice Reggio Emilia; Celeste Bucci -Prignano Cilento; Ciro Tello, Pozzuoli (NA); Tanio Uberto Gioino ingegnere Villaricca; Massimo Guida Padova; Claudia Berton, Verona (insegnante e scrittrice); Daniela Aluzzi impiegata Pozzuoli; Eleonora Forenza, eurodeputata dell'altra Europa con Tsipras - gruppo GUE/NGL; Emanuela Maglione neuropsicomotricista Napoli; Enzo Arighi – Como; Fabrizio Cracolici - A.N.P.I. Nova Milanese (Monza e Brianza); Franceschino Nieddu  impiegato da Nuoro; Francesco Cacciapuoti studente universitario/attivista Movimento Polis; Francesco Musumeci – medico; Francesco Perrotti –Napoli; Gaia Parise Lago Patria; Gianluca Volpe, Ricercatore – Roma; Gianni Lixi Cagliari; Gigliola Izzo scrittora Lago Patria; Giuseppe Zambon Frankfurt; Giuseppe Aragno, storico Napoli; Guido Piccoli – giornalista; Lorenzo Mazzucato direttivo FP-CGIL Padova; Luca Gatto Lago Patria; Luisa Cerqua agente di commercio Giugliano; Luigi Grillo- avvocato di Torre del Greco; Laura Tussi – PeaceLink; Maite (Maria Teresa Iervolino), Marco Armiero ricercatore Stoccolma; Prc Napoli; Marcello Console, Lanciano; Milena Roberti insegnante Napoli; Novella Palombo, Analista ambientale – Roma; Ottavio Iommelli medico Napoli; Pasquale Pirozzi- Parete; Pietro Evangelista ricercatore Napoli; Renato Calì Sviluppatore informatico – Napoli; Riccardo Troisi - Rete italiana disarmo; Roberto Sabia ricercatore Roma; Raffaele Gargiulo fisioterapista Napoli; Rosachiara Cernuto – Napoli; Rosa Schiano - Reporter e Attivista ISM; Salvatore Giordano, sociologo, scrittore; Simone Colella, Ricercatore – Roma;

Prime adesioni di artisti

Associazione Illimitarte; Associazione Angeliblues; Capatosta; Juke Joint bb; Lino Vairetti musicista Napoli; Donato Corbo musicista Potenza; Lorenzo Federici musicista Napoli; Canio Loguercio artista Roma; Enzo Nini musicista Napoli; Brunella Selo musicista Napoli; Manuel Carotenuto musicista Napoli; Renato Federico musicista Napoli; Geremia Tierno musicista Napoli; Umberto Sirigatti musicista Napoli; Guido Migliaro musicista Napoli; Raffaele Cardone musicista Villaricca; Luciano Nini musicista Napoli; Maurizio Capone musicista Napoli; Daniele Sepe musicista Napoli; Rocco de Rosa musicista Roma; Gennaro Porcelli musicista Napoli; Mario Insenga musicista Arpino (Frosinone); Blue Stuff; Patrizio Esposito fotografo; Massimo Ferrante cantante-musicista; E Zezi Gruppo Operaio; Francesco Matarrese artista; 

pc 15 ottobre - FORMAZIONE OPERAIA: CAPITALE MACCHINE OPERAI DISOCCUPAZIONE…

2. TRASMISSIONE DI VALORE DALLE MACCHINE AL PRODOTTO
Nella prima parte di questo capitolo Marx ritorna su come il capitale si appropria gratuitamente delle forze produttive “derivanti dalla cooperazione e dalla divisione del lavoro.” che “Sono forze naturali del lavoro sociale.” E, appunto, sono gratis per il capitale che si appropria, incorporandole nel processo produttivo, anche delle “forze naturali,” acqua ecc. “… e così anche la scienza”.
Per sfruttare queste forze servono però strumenti e macchine, e a proposito di strumento, Marx precisa che lo “strumento non viene soppiantato dalla macchina” ma attraverso il tempo e con modifiche diventa gigantesco: “Ora il capitale fa lavorare l’operaio non più con uno strumento artigiano, ma con una macchina che maneggia essa stessa i suoi strumenti. Se quindi è evidente a prima vista che la grande industria deve aumentare straordinariamente la produttività del lavoro incorporando nel processo produttivo enormi forze naturali e le scienze fisiche, non è affatto altrettanto evidente che la produttività così accresciuta non viene acquistata con un aumentato dispendio di lavoro dall’altro lato.”
Le macchine così sviluppate sono, come sappiamo, “lavoro passato”, “capitale costante” e Marx

pc 15 ottobre - Lo scontro politico sui contratti - Editoriale proletari comunisti-PCm Italia

I padroni, forti del governo Renzi, il governo più padronale del dopoguerra, si sentono sufficientemente forti per un'ulteriore offensiva antioperaia, antisindacale.
Per questo i toni del presidente della Confindustria, Squinzi, negli ultimi tempi sono sempre più simili a quelli di Marchionne.
In materia di rinnovi dei contratti si vuole dare un colpo finale al contratto nazionale. Da un lato dietro l'affermazione di rito “il contratto collettivo nazionale di lavoro mantiene la sua centralità e la sua funzione”, si procede invece con una sua sostanziale cancellazione, rimandando le materie della trattativa su salario, condizioni di lavoro, mansioni alla cosiddetta “contrattazione aziendale” che è stata da sempre la fregatura per imporre, azienda per azienda e poi in generale, taglio dei salari, più sfruttamento, con allungamento orario di lavoro, ecc.
Sugli aumenti salariali si vuole sostanzialmente cancellare ogni riferimento all'inflazione programmata e lasciare in campo solo il legame tra salario e produttività, dove però la stessa produttività è ormai intesa come mercato.

Ma questo sarebbe ancora nell'ordine delle cose, queste richieste padronali non sono nuove e sono una costante negli ultimi decenni, prima della crisi, durante la crisi, con il sostegno di tutti i governi che si sono succeduti.
Il salto di qualità della richieste della Confindustria è contenuto nella prima regola delle linee guida che la Confindustria ha appena diffuso alle categorie impegnate nella prossima tornata contrattuale: “Non si deve assolutamente rinunciare ad applicare le novità del jobs act”.
Questo pone la Confindustria tutta sulle linee contenute sostenute da Marchionne per il gruppo Fiat, oggi Fca che era stato uno dei motivi dell'uscita della Fiat dalla Confindustria. E' il punto che sancisce il legame ferreo tra padroni e governo Renzi che si pone a diktat nel rinnovo dei contratti nazionali e inserisce i nuovi contratti nella cornice dell'assetto neocorporativo di stampo moderno fascista.
Mettere a premessa dei contratti il jobs act, vuol dire mettere a premessa la libertà di licenziamento, la flessibilità e precarietà selvaggia e l'azzeramento dei diritti dei lavoratori nel loro complesso, sia pure sotto la veste “valido per i nuovi assunti”.

Se non si comprende questo è evidente che non si coglie il nodo politico che è al centro del rinnovo contrattuale, che non è tanto le piattaforme, su cui si assiste al solito gioco delle parti.
Gioco delle parti, tanto per cominciare, che non esiste nella maggiorparte delle categorie che rinnovano i contratti. I chimici, ad esempio, hanno presentato pressocchè sempre piattaforme unitarie e hanno firmato accordi spesso senza scioperi, sempre non rispondenti alle esigenze dei lavoratori e peggiorativi nelle normative sulle condizioni di lavoro, secondo una linea collaborazionista neocorporativa che è storica di questi sindacati di categoria dal finire degli anni '70 in poi.
Quindi prendiamo in considerazione i metalmeccanici che sono il cuore, come sempre, del rinnovo dei contratti nazionali. Qui il gioco delle parti vede Fim e Uilm che hanno già presentato la loro piattaforma, i cui dettagli analizzeremo in seguito, e la Fiom che ne presenta un'altra tutta di bandiera, ben sapendo che non conterà nulla ai tavoli della trattativa reale e serve solo al gruppo dirigente per animare il falso movimento che non ha portato alcun risultato agli operai, almeno nelle ultime tre tornate contrattuali.
Ma il punto vero su cui occorre battersi perchè ci sia comprensione tra gli operai, è che le piattaforme non contano davvero nulla. Lo scontro sui contratti è uno scontro sindacale nella forma, tutto politico nella sostanza.
La classe operaia e i lavoratori hanno necessità di contestare la gabbia neocorporativa padroni e governo, trasformando la vicenda contrattuale in guerra di classe, il che significa agire dentro le fabbriche e le assemblee operaie, fuori e contro tutte le direzioni sindacali, imponendo rivendicazioni salariali, tutele del lavoro e delle condizioni di lavoro sulla base di nuove forme di lotta che non riconoscano nessuna legittimità alle normative vigenti e alla ritualità che sono solo una camicia di forza per imporre la cancellazione del contratto nazionale e non la sua ripresa, le norme della subordinazione assoluta agli interessi dei padroni e la riduzione della classe operaia a senza diritti e in regime di schiavismo.

L'opposizione interna alla Fiom, il “Sindacato è un'altra cosa”, dice in generale cose molto giuste nella critica all'orientamento maggioritario della Cgil e alle conciliazioni di Landini; ma la sua presenza in fabbrica resta vincolata a un modo di fare la lotta e costruire l'organizzazione sindacale di classe che oggi è inadeguato a contrastare il sindacalismo collaborativo e ad offrire un'alternativa di percorso.
Il sindacalismo di base nella sua espressione maggioritaria ha un peso in singole aziende ma non può averlo nella dimensione della battaglia nazionale, dove rimangono le vecchie logiche burocratiche, autoreferenziale, buona per qualche tessera ma inadeguata nell'animare l'effettivo conflitto di classe.
Anche i gruppi di operai e lavoratori che si muovono fuori da questi contesti non riescono oggi ad avere né progettualità né stile di lavoro che possa riorganizzare dal basso i lavoratori.
Lo Slai cobas di Pomigliano ed Arese riduce tutta la sua attività ormai a vertenze legali esemplari che certamente non possono far rinascere la forza dei cobas in seno alle fabbriche attuali.
Gruppi di operai attivi come quelli della Marcegaglia e quelli recentemente riunitisi nell'ambito e intorno al Si.Cobas su spinta del Comitato dei cassintegrati con una proposta di rete, sono pieni di lodevoli intenzioni ma hanno scelto principalmente la via o dell'azione “eclatante”, utile in alcune circostanze, ma francamente inutile e anche controproducente per una riorganizzazione effettiva nelle fabbriche e posti di lavoro, improponibile per la massa degli operai.
Anche nella riunione della rete (Si.Cobas) la prospettiva è la piattaforma alternativa, che è, come dire, cominciare dalla fine. Come dimostra invece in maniera eloquente tutta l'esperienza di lotta degli immigrati della logistica, c'è prima la ribellione, la lotta dura, la conquista sul campo dei lavoratori, che poi naturalmente può cementarsi in una piattaforma da contratto nazionale.

In questo panorama non ci sono oggi vie facile o scorciatoie se non quella di usare la battaglia contrattuale per tradurre nei fatti, generalizzando focolai ed esperienze avanzate secondo la linea indispensabile della guerra di classe.
Questo è difficile ma è possibile.

proletari comunisti - PCm Italia
15-10- 2015

pc 15 ottobre - Dall'ILVA TARANTO - slai cobas per il sindacato di classe

Volantino diffuso all'Ilva

OPERAI,

 

Palombella e i dirigenti della Uilm - antichi, Benvenuto, e nuovi – girano la fabbrica per sollecitare un nuovo intervento del governo, per difendere l'attuale gestione della produzione e per giustificare sé stessi e gli altri sindacati confederali sul comportamento avuto dal 2012 fino ad oggi.


Un comportamento all'insegna dell'appoggio a tutte le soluzioni che padroni, governo e management aziendale hanno portato avanti e che portano all'attuale disastro incombente.

Commissari, nominati dal governo, incapaci di gestire la fabbrica e la crisi; crisi di mercato nel quadro della più generale crisi finanziaria ed economica del sistema dei padroni del mondo; condizioni in fabbrica peggiorate, lavoro non in sicurezza e permanentemente a rischio, salari ribassati, nessuna reale ambientalizzazione, con continuità del danno alla salute degli operai e abitanti dei quartieri inquinati. 
 

Chi è concausa della “malattia”, come UIL/CISL/CGIL, non può continuare a proporsi come “medico”.

I piani di padroni e governo sono da sempre solo uno: procedere ad una “nazionalizzazione” mascherata attraverso il commissariamento per provare a ristrutturare una parte dell'Ilva per rivenderla al migliore offerente – dove “migliore” vuol dire, chi riesce a spuntare il prezzo minore per prendersi quello che può produrre profitto e scaricare tutto il resto. In questo quadro la riduzione dell'occupazione e il peggioramento selvaggio delle condizioni di lavoro sono l'unica certa prospettiva per gli operai.

Lo Slai cobas ha sempre proposto un'altra via, quella che abbiamo chiamato del “decreto operaio”,
- mettere subito in sicurezza i lavoratori, garantendogli in ogni condizione lavoro e salario integrale;
- utilizzare massicciamente gli operai dell'Ilva e dell'Indotto per l'ambientalizzazione della fabbrica, contenendo al minimo cassintegrazione e contratti di solidarietà;
- “20/25 anni all'Ilva e in siderurgia bastano” per mandare in pensione gli operai Ilva, salvaguardando la salute e risarcendoli degli anni di lavoro subiti;
- postazione ispettiva/Asl, interna alla fabbrica, per controllare quotidianamente le condizioni di lavoro e sicurezza degli operai e degli impianti, per ridurre i pericoli di infortuni;
- garantire l'emergenza sanitaria della fabbrica e della città con misure straordinarie e sistematiche di controllo della salute dei lavoratori e di intervento nei quartieri inquinati.

Ottenere questo richiedeva e richiede tuttora una lotta generale degli operai e delle masse dei quartieri inquinati che costringesse con la forza padroni e governo a mettere in atto questi obiettivi.

Sindacalisti confederali e non, qua e là hanno copiato da noi aspetti di queste rivendicazioni, ma senza realmente portarle avanti e senza inserirle in un piano generale, effettivo di difesa delle condizioni di lavoro, della sicurezza e della salute operaia e popolare. Le nuove Rsu, come le vecchie, tranne qualche rara eccezione, non sono assolutamente in grado di organizzare una lotta di questo tipo, perchè sotto controllo delle segr. confederali (come dire, di governo, commissari), o perchè non hanno capacità e potere per farla.

Lo Slai cobas era ed è l'unica alternativa a un film di cui la fine è nota: il suicidio in diretta dell'Ilva.

Slai cobas significa, autorganizzazione, sindacato nelle mani effettivamente degli operai, su una linea che difende gli interessi di classe e dentro una visione del rovesciamento dell'attuale situazione all'Ilva come in tutto il paese. Questa strada è ancora percorribile!

Lo Slai cobas per il sindacato di classe indice 
due giornate di mobilitazione:

19 OTTOBRE PREFETTURA ORE 9,30 – Viene il sottosegretario alla presidenza del consiglio, il corrotto e al servizio degli interessi dei padroni De Vincenti – una delle controfigure di Renzi – per tenere il Tavolo Istituzionale e vendere l'aria fritta e la merce avariata che ci propinano da mesi in materia di lavoro, bonifiche e rinascita della città....

20 OTTOBRE PRESIDIO DI MASSA PER L'INIZIO DEL PROCESSO RIVA E COMPLICI - nel quale con lo Slai cobas, operai Ilva, lavoratori del cimitero, cittadini si sono costituiti parte civile per rivendicare a nome di tutti: giustizia e risarcimenti. Nei prossimi giorni sarà indicata la sede del processo - info: slaicobasta@gmail.com – 3475301704 -mart/giov ore 18-20


SLAI COBAS per il sindacato di classe-via rintone 22 Taranto

L'USB dell'Ilva alla richiesta degli operai di assemblee risponde picche - mentre su alcune richieste scopiazza lo Slai cobas

Gli operai dell'Ilva hanno bisogno di chiarezza sulla situazione sempre più confusa, incerta all'Ilva, hanno bisogno di poter dire collettivamente la loro, di prendere decisioni su cosa fare come operai. E QUINDI CHIEDONO LEGITTIMAMENTE DI TENERE ASSEMBLEE.
Questa richiesta è necessaria e positiva, per rompere il clima di attesa, passività che sta in fabbrica,

pc 15 ottobre - Processi ai NOTAV - la santa inquisizione sempre in azione.. registra qualche parziale battuta d'arresto

Una giornata No Tav in tribunale: tra processi, condanne e assoluzioni

alt
Oggi si sono tenute due udienze: una per l’8 dicembre 2011 con 11 imputati No Tav e le richieste, sempre così generose, della pm Manuela Pedrotta, che aveva chiesto condanne fino a 3 anni per diversi reati. C’è da ricordare come in quell’occasione due notav furono feriti gravemente dai lacrimogeni lanciati dalla polizia, ma di questi procedimenti chiaramente non vi è traccia.
A differenza di quanto richiesto, ancora una volta, benchè le condanne siano alte, 6 notav sono stati condannati a 1 e 9 mesi di carcere, mentre per altri 2 sono stati decisi 2 mesi di reclusione. Tre notav invece sono stati assolti con grande sorpresa della pm e dei giornalisti avidi di nomi, appartenenze e notizie.
L’altra udienza era l’appello relativo ad una colazione ai cancelli del 2013, dove i soliti pm elmettati avevano persino richiesto (e il giudice aveva obbedito) il reato di sequestro di persona per un fatto marginale. In primo grado per tre notav le condanne erano state molto alte, 2 anni e 5 mesi per Maurizio e Giobbe e 4 mesi per Claudio. L’udienza di stamane vede l’assoluzione di Claudio e la riduzione della pena a un anno e sette mesi. Questo perchè cade l’assurdo reato di sequestro di persona.

Tav, otto condanne e tre assoluzioni per gli scontri del dicembre 2011

Tav, otto condanne e tre assoluzioni  per gli scontri del dicembre 2011

Inflitte pene da due a 21 mesi di carcere per resistenza e lesioni, prosciolti i leader di Askatasuna Rossetto e Bonadonna
Otto condanne e tre assoluzioni per l'assalto al cantiere Tav di Chiomonte dell'8 dicembre 2011. Tra gli 11 imputati No Tav sei sono stati condannati a un anno e 9 mesi di carcere, mentre per altri due sono stati decisi 2 mesi di reclusione. Il pm Manuela Pedrotta aveva chiesto condanne fino a 3 anni per diversi reati, tra cui resistenza e lesioni. Il collegio, presieduto dalla giudice Diamante Minucci, ha invece assolto gli altri imputati tra cui i leader di Askatasuna Giorgio Rossetto e Andrea Bonadonna. Gli episodi contestati risalgono alle manifestazioni del dicembre 2011 quando diversi cortei si avvicinarono al cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte e i manifestanti furono respinti con idranti e lancio di lacrimogeni. Subito dopo gli scontri furono fermate tre persone.


pc 15 ottobre - Cucchi - carabinieri assassini... perchè non avevamo dubbi?


Indagati quattro carabinieri, "pestarono loro Stefano Cucchi"

  • Mario Di Vito
Indagati quattro carabinieri, "pestarono loro Stefano Cucchi"
Si chiamano Alessio Di Bernardo, Raffaela D'Alessandro, Francesco Tedesco e Vincenzo Nicolardi. Sono i quattro nomi nuovi inseriti nel registro degli indagati per il caso di Stefano Cucchi. I reati ipotizzati dalla procura di Roma è quello di lesioni aggravate per i primi tre, e di falsa testimonianza per il quarto.
Sono tutti carabinieri: Di Bernardo, D'Alessandro e Tedesco parteciparono all'arresto del geometra romano, alla perquisizione di casa sua e al trasferimento nella caserma Appia. L'inchiesta bis, nata poche settimane fa, mira a chiarire quello che sarebbe accaduto dal momento in cui furono messe le manette attorno ai polsi del ragazzo fino all'arrivo nelle celle dei tribunali. Cioè, i momenti precedenti rispetto a quelli presi in esame nel primo processo, terminato in Appello con l'assoluzione di tutti i medici condannati in primo grado: l'ultimo capitolo verrà scritto a metà dicembre, in Cassazione.
Adesso, però, secondo le nuove accuse, Cucchi «fu sottoposto ad una azione di percosse e non può essere definita una stratta congettura l'ipotesi prospettata in primo grado, secondo cui l'azione violenta sarebbe stata commessa dai carabinieri che lo hanno avuto in custodia nella fase successiva alla perquisizione domiciliare».
Nel fascicolo bis sono presenti numerose testimonianze raccolte dall'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo: tra gli altri, spiccano due carabinieri che avrebbero deciso di collaborare con la procura per questa nuova inchiesta sulla morte della vittima di 'malapolizia'. Agli atti anche una perizia del professore Carlo Masciocchi che confermerebbe l'ipotesi del pestaggio.
Inoltre, sempre per falsa testimonianza, risulta indagato anche Roberto Mandolini, allora vicecomandante della stazione dei carabinieri di Tor Sapienza.
Cucchi morì nell'ottobre del 2009 nel reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini di Roma, una settimana dopo essere stato arrestato per droga.
“Come avevamo detto fin da subito, la procura di Roma è andata ben oltre il primo contributo alle indagini che noi abbiamo dato”, commenta il legale della famiglia Cucchi. “Questi successivi passi - aggiunge Anselmo - confermano quanto da noi detto al trapelare delle prime indiscrezioni. Ora abbiamo altri indagati e tra di essi alcuni sono accusati di lesioni dolose aggravate. Loro ma non solo sono i veri responsabili della morte di Stefano. Questa contestazione, che riteniamo essere provvisoria, interromperà la prescrizione. Ma, lo ribadiamo con forza e lo stiamo provando, senza quel o quei pestaggi Stefano sarebbe ancora vivo. Questo è certo ed ormai tutti lo hanno capito”.