sabato 29 agosto 2015
pc 29 agosto - La strage senza fine dei migranti - Governi imperialisti assassini!
pc 29 agosto - Riprende da Roma il movimento di lotta per la casa contro il governo Renzi
Report incontro nazionale Abitare nella crisi - Venaus 24 luglio 2015
Con
la presenza di 13 città, il confronto che si è tenuto nel campeggio No
Tav di Venaus è stato decisamente confortante sia dal punto di vista
della tenuta della rete che della lucidità di analisi.
La rete Abitare nella crisi dimostra di avere spalle
larghe e continuità sia sul terreno della conflittualità nei territori
che nella capacità di analizzare limiti e potenzialità, tentando di non
confondere la realtà con letture più legate ai desideri che alla
situazione così come appare.
Proprio la realtà spinge ad accrescere i livelli di
organizzazione possibile per una rete dislocata sul
pc 29 agosto - S.Paolo Brasile - Sciopero imponente alla GENERAL MOTORS
Sciopero imponente alla GENERAL MOTORS
Sempre nello stato federale di San Paolo, presso São José dos Campos,
l’assemblea degli operai della GENERAL MOTORS (gruppo multinazionale
acquisito dalla FCA-FIAT guidata dall’amministratore delegato Sergio
Marchionne) ha approvato venerdì 21 agosto l’accordo negoziato con la
mediazione del Tribunale Regionale del Lavoro. Esso consiste nella
conversione dei 798 licenziamenti annunciati dal padrone
nell’equivalente della cassa integrazione a zero ore per un periodo di 5
mesi, al termine del quale, in caso di conferma della riduzione del
personale, ogni operaio percepirà 4 mensilità più una aggiuntiva e la
liquidazione.
Contemporaneamente GM avvierà la procedura per l’esodo su base volontaria, pagando subito 5 mensilità e la liquidazione a chi ne farà richiesta. A luglio l’azienda comunicava che il sito di São José non sarà ricompreso nel piano di investimenti della multinazionale in Brasile per un importo pari a quasi 2 miliardi di dollari per il triennio 2016-2019.
Lo sciopero partito lo scorso 10 agosto che ha paralizzato le attività dell’impianto con il blocco delle merci, è stato uno dei più imponenti degli ultimi decenni registrati nell’intero Paese, oggi settima potenza economica globale investita solo di recente dalla crisi strutturale, in particolare nel settore automotive con il pesante calo della vendita di automobili di circa il 20% che ha significato la perdita di 10.000 posti di lavoro.
Agli operai MERCEDES si aggiungeranno volenti o nolenti quelli di DAIMLER, società che possiede un impianto proprio a São Bernardo do Campo e che ha annunciato lunedì di volere procedere a 1.500 licenziamenti.
(da operai contro)
Contemporaneamente GM avvierà la procedura per l’esodo su base volontaria, pagando subito 5 mensilità e la liquidazione a chi ne farà richiesta. A luglio l’azienda comunicava che il sito di São José non sarà ricompreso nel piano di investimenti della multinazionale in Brasile per un importo pari a quasi 2 miliardi di dollari per il triennio 2016-2019.
Lo sciopero partito lo scorso 10 agosto che ha paralizzato le attività dell’impianto con il blocco delle merci, è stato uno dei più imponenti degli ultimi decenni registrati nell’intero Paese, oggi settima potenza economica globale investita solo di recente dalla crisi strutturale, in particolare nel settore automotive con il pesante calo della vendita di automobili di circa il 20% che ha significato la perdita di 10.000 posti di lavoro.
Agli operai MERCEDES si aggiungeranno volenti o nolenti quelli di DAIMLER, società che possiede un impianto proprio a São Bernardo do Campo e che ha annunciato lunedì di volere procedere a 1.500 licenziamenti.
pc 29 agosto - Sostenere e organizzare tutte le lotte e la resistenza dei migranti - chiudere i CIE!
Torino: donna migrante blocca la strada dopo il trasferimento al Cie del marito
Mentre in questi giorni le lotte dei migranti ai confini dell'Europa e le reazioni dei governi europei occupano
le cronache dei media, da Torino arriva notizia di una piccola storia
di resistenza e opposizione alle forme di oppressione che compongono il
cosiddetto sistema dell'"accoglienza" di cui si fa un gran parlare in
queste ore.
Dal tardo pomeriggio, infatti, una donna egiziana, assieme ai suoi quattro figli, sta bloccando una delle grosse arterie torinesi, corso Massimo d'Azeglio, dopo che il marito, trovato senza documenti in regola, è stato trasferito al Cie di corso Brunelleschi. La donna si è seduta in mezzo alla carreggiata assieme ai figli e si rifiuta di allontanarsi o spostarsi, nonostante l'arrivo sul posto delle forze dell'ordine, chiedendo il rilascio immediato dell'uomo.
Ma la vicenda che ha portato al fermo del marito e al suo trasferimento al Cie è in questo caso anche emblematica delle quotidiane difficoltà e privazioni dei più basilari diritti e tutele che discendono dall'essere nella condizione di migrante. La donna egiziana, stando a quanto riportato dalle cronache locali, si era infatti rivolta ieri a una stazione dei carabinieri per denunciare un tentativo di stupro nei confronti della figlia maggiore. Di qui i controlli dei militari che hanno portato all'identificazione del marito.
Insomma, alla difficoltà di dover denunciare un fatto di violenza in questo caso si aggiunge anche la paura di ritorsioni e privazioni della libertà nei confronti della propria famiglia, come nel caso dell'uomo ora trasferito nell'incubo del sistema dei Cie. Una vicenda che fa rabbia e che svela i risvolti di un sistema che attribuisce più valore a un pezzo di carta che alla tutela della dignità e della vita umana, che ricaccia nel silenzio soprusi e violenza col ricatto della libertà. Non è d'altronde difficile immaginare che situazioni di questo tipo si creino quotidianamente, non solo in casi come questi ma anche nell'accesso a servizi essenziali come per esempio quelli di assistenza medica.
In attesa di aggiornamenti sulla situazione, esprimiamo piena solidarietà per il coraggioso gesto della donna e per la sua determinazione, che hanno avuto la forza di svelare un pezzo di questo sistema e dei suoi soprusi.
Dal tardo pomeriggio, infatti, una donna egiziana, assieme ai suoi quattro figli, sta bloccando una delle grosse arterie torinesi, corso Massimo d'Azeglio, dopo che il marito, trovato senza documenti in regola, è stato trasferito al Cie di corso Brunelleschi. La donna si è seduta in mezzo alla carreggiata assieme ai figli e si rifiuta di allontanarsi o spostarsi, nonostante l'arrivo sul posto delle forze dell'ordine, chiedendo il rilascio immediato dell'uomo.
Ma la vicenda che ha portato al fermo del marito e al suo trasferimento al Cie è in questo caso anche emblematica delle quotidiane difficoltà e privazioni dei più basilari diritti e tutele che discendono dall'essere nella condizione di migrante. La donna egiziana, stando a quanto riportato dalle cronache locali, si era infatti rivolta ieri a una stazione dei carabinieri per denunciare un tentativo di stupro nei confronti della figlia maggiore. Di qui i controlli dei militari che hanno portato all'identificazione del marito.
Insomma, alla difficoltà di dover denunciare un fatto di violenza in questo caso si aggiunge anche la paura di ritorsioni e privazioni della libertà nei confronti della propria famiglia, come nel caso dell'uomo ora trasferito nell'incubo del sistema dei Cie. Una vicenda che fa rabbia e che svela i risvolti di un sistema che attribuisce più valore a un pezzo di carta che alla tutela della dignità e della vita umana, che ricaccia nel silenzio soprusi e violenza col ricatto della libertà. Non è d'altronde difficile immaginare che situazioni di questo tipo si creino quotidianamente, non solo in casi come questi ma anche nell'accesso a servizi essenziali come per esempio quelli di assistenza medica.
In attesa di aggiornamenti sulla situazione, esprimiamo piena solidarietà per il coraggioso gesto della donna e per la sua determinazione, che hanno avuto la forza di svelare un pezzo di questo sistema e dei suoi soprusi.
pc 29 agosto - Benedini va arrestato - consulenze e appalti revocati e quindi lui e suo figlio "cacciati a calci"
Fiera Milano, l’ira di Benedini dopo il caso della consulenza al socio del figlio: “Vi caccio a calci”
venerdì 28 agosto 2015
pc 28 agosto - La strage senza fine dei migranti, dall'Austria alla Sicilia
Nella "esemplare" Austria - aveva appena
ospitato un vertice europeo per affrontare il problema dei rifugiati -
50 migranti sono stati ritrovati morti all'interno di un camion
abbandonato per strada.
Sono stati ritrovati sull'autostrada A4, morti per soffocamento. Il
ministro dell'Interno dell'Austria, Johanna Mikl-Leitner, chiede all'Ue
di istituire subito dei centri di accoglienza sui confini dell'Unione
europea "per permettere il trasferimento in sicurezza di profughi nei 28
stati membri".
E la stessa cosa - raggiungendo praticamente la stessa cifra - è
accaduta nel Canale di Sicilia. L'unità svedese Poseidon, inquadrata
nel dispositivo Frontex, aveva appena fatto salire a bordo 130 migranti
che erano su un gommone, quando è stata dirottata dal Centro nazionale
soccorsi della Guardia Costiera italiana in aiuto di un barcone. Lì ha
salvato 439 extracomunitari, ma alcuni marinai, saliti a bordo
dell'imbarcazione su indicazione dei migranti, hanno aperto la stiva ed
hanno scoperto 51 cadaveri. Potrebbero essere morti per avere respirato
gas emesso dai motori del barcone. Rimasti senza ossigeno come i 49
migranti vittime della strage di ferragosto.
"Quelli bloccati nella stiva non potevano salire sul ponte esterno" e per costringerli l'equipaggio "faceva ricorso alla violenza, con calci, pugni e colpi di cinghia" anche se "solo provavano a uscire la testa dai boccaporti": così una decina dei 312 sopravvissuti
"Quelli bloccati nella stiva non potevano salire sul ponte esterno" e per costringerli l'equipaggio "faceva ricorso alla violenza, con calci, pugni e colpi di cinghia" anche se "solo provavano a uscire la testa dai boccaporti": così una decina dei 312 sopravvissuti
pc 28 agosto - Livorno. Il Coordinamento dei lavoratori sui morti sul lavoro in città
- Coordinamento dei lavoratori livornesi
Quello che non doveva più succedere è accaduto nuovamente.
Il “Coordinamento lavoratori e lavoratrici livornesi” esprime tutta la sua vicinanza e solidarietà ai familiari della vittima e a tutti i lavoratori coinvolti nell’incidente avvenuto all’interno del Cantiere Benetti Azimut di Livorno.
Ricordiamo anche Dasonor, albanese, anch’esso tragicamente deceduto per un incidente sul lavoro nel 2010 nello stesso luogo di lavoro, e Priscillano, filippino, schiacciato in porto a Livorno solamente nel marzo di quest’anno. Ma non solo: in questi mesi abbiamo assistito ad uno stillicidio di braccianti morti, italiani e migranti, nei campi del meridione vittime della barbarie del caporalato e di un supersfruttamento al limite della schiavitù, nel silenzio di molti.
Di nuovo l’attenzione sulla sicurezza nei posti di lavoro è tornata tragicamente al centro del dibattito nella nostra città, ma non possiamo non sottolineare come spesso sia stato affrontato in modo inadeguato e strumentale, al limite della ritualità
Riteniamo infatti che non si possa ridurre la questione ad una semplice carenza di “cultura della sicurezza”, un approccio che sottilmente tende a scaricare anche sui lavoratori/trici le responsabilità di eventuali incidenti, o a spiegare tutto ricorrendo alla categoria dell’errore umano.
L’ammalarsi e morire durante il lavoro non può essere mai fatto ricadere sulle vittime o su di un eventuale “capro espiatorio”. Se un errore umano può mettere a rischio la vita di decine di lavoratori vuol dire che il “sistema sicurezza” di quella azienda non ha funzionato o si è dimostrato colpevolmente carente o, peggio, non è stato fatto rispettare. E questo porta sempre a delle precise responsabilità: i vertici aziendali e padronali ed eventuali complicità istituzionali.
E’ bene inoltre sottolineare come la sequenza di incidenti nei luoghi di lavoro non sia un caso.
Da molti anni i governi hanno cambiato in peggio le leggi sulla sicurezza del lavoro in tutti i settori, in un momento in cui, al contrario, sotto il ricatto della crisi per cui per lavorare si è disposti a concedere in sicurezza e salute, si dovrebbe rafforzare l’attenzione verso il diritto alla salute e all’ambiente nei luoghi di lavoro.
Invece ci troviamo di fronte a politiche che, in nome della produttività a tutti i costi, accentuano la precarietà, permettono subappalti incontrollati, riducono il potere di controllo e di opposizione da parte dei lavoratori/trici sottoposti ad intimidazioni e pressioni (oggi anche grazie alla libertà di licenziamento data dal Jobs Act!), tagliano in nome dell’austerità proprio i bilanci dei servizi pubblici predisposti al controllo e alla prevenzione, lasciando così mano libera ai padroni che nella sicurezza vedono solo un costo.
Noi sosteniamo invece che sulla salute e la sicurezza nei posti di lavoro non deve esserci alcun compromesse: la vita e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici come quelle dei cittadini devono venire prima di tutto.
Anche per questo deve essere contrastata la guerra tra poveri che in molti casi i padroni fomentano negli stessi luoghi di lavoro tra lavoratori “stabili” e quelli esterni, spesso obbligati quest’ultimi a ritmi e condizioni di lavoro ancor più inaccettabili. Bisogna quindi ricreare tra tutti i lavoratori/trici, soprattutto tra quelli più “garantiti”, quella solidarietà volta a vincolare a tutti/e le stesse condizioni di lavoro e gli stessi diritti all’interno di uno stesso stabilimento, a prescindere dal tipo di contratto, dall’azienda di appartenenza, dalla nazionalità o provenienza territoriale.
I responsabili di qualsiasi crimine riguardante la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro devono quindi essere pesantemente puniti e deve essere garantiti maggiori poteri e finanziamenti alle RLS in tutti i luoghi di lavoro, anche a scapito degli inutili carrozzoni clientelari degli Enti bilaterali tra imprese e sindacati. Tutto questo in una ottica di abolizione della precarietà, principale causa di infortuni, di lotta al degrado delle condizioni di lavoro e di una politica capace di garantire a tutti/e un lavoro e un salario/reddito dignitoso.
Il “Coordinamento lavoratori e lavoratrici livornesi” esprime tutta la sua vicinanza e solidarietà ai familiari della vittima e a tutti i lavoratori coinvolti nell’incidente avvenuto all’interno del Cantiere Benetti Azimut di Livorno.
Ricordiamo anche Dasonor, albanese, anch’esso tragicamente deceduto per un incidente sul lavoro nel 2010 nello stesso luogo di lavoro, e Priscillano, filippino, schiacciato in porto a Livorno solamente nel marzo di quest’anno. Ma non solo: in questi mesi abbiamo assistito ad uno stillicidio di braccianti morti, italiani e migranti, nei campi del meridione vittime della barbarie del caporalato e di un supersfruttamento al limite della schiavitù, nel silenzio di molti.
Di nuovo l’attenzione sulla sicurezza nei posti di lavoro è tornata tragicamente al centro del dibattito nella nostra città, ma non possiamo non sottolineare come spesso sia stato affrontato in modo inadeguato e strumentale, al limite della ritualità
Riteniamo infatti che non si possa ridurre la questione ad una semplice carenza di “cultura della sicurezza”, un approccio che sottilmente tende a scaricare anche sui lavoratori/trici le responsabilità di eventuali incidenti, o a spiegare tutto ricorrendo alla categoria dell’errore umano.
L’ammalarsi e morire durante il lavoro non può essere mai fatto ricadere sulle vittime o su di un eventuale “capro espiatorio”. Se un errore umano può mettere a rischio la vita di decine di lavoratori vuol dire che il “sistema sicurezza” di quella azienda non ha funzionato o si è dimostrato colpevolmente carente o, peggio, non è stato fatto rispettare. E questo porta sempre a delle precise responsabilità: i vertici aziendali e padronali ed eventuali complicità istituzionali.
E’ bene inoltre sottolineare come la sequenza di incidenti nei luoghi di lavoro non sia un caso.
Da molti anni i governi hanno cambiato in peggio le leggi sulla sicurezza del lavoro in tutti i settori, in un momento in cui, al contrario, sotto il ricatto della crisi per cui per lavorare si è disposti a concedere in sicurezza e salute, si dovrebbe rafforzare l’attenzione verso il diritto alla salute e all’ambiente nei luoghi di lavoro.
Invece ci troviamo di fronte a politiche che, in nome della produttività a tutti i costi, accentuano la precarietà, permettono subappalti incontrollati, riducono il potere di controllo e di opposizione da parte dei lavoratori/trici sottoposti ad intimidazioni e pressioni (oggi anche grazie alla libertà di licenziamento data dal Jobs Act!), tagliano in nome dell’austerità proprio i bilanci dei servizi pubblici predisposti al controllo e alla prevenzione, lasciando così mano libera ai padroni che nella sicurezza vedono solo un costo.
Noi sosteniamo invece che sulla salute e la sicurezza nei posti di lavoro non deve esserci alcun compromesse: la vita e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici come quelle dei cittadini devono venire prima di tutto.
Anche per questo deve essere contrastata la guerra tra poveri che in molti casi i padroni fomentano negli stessi luoghi di lavoro tra lavoratori “stabili” e quelli esterni, spesso obbligati quest’ultimi a ritmi e condizioni di lavoro ancor più inaccettabili. Bisogna quindi ricreare tra tutti i lavoratori/trici, soprattutto tra quelli più “garantiti”, quella solidarietà volta a vincolare a tutti/e le stesse condizioni di lavoro e gli stessi diritti all’interno di uno stesso stabilimento, a prescindere dal tipo di contratto, dall’azienda di appartenenza, dalla nazionalità o provenienza territoriale.
I responsabili di qualsiasi crimine riguardante la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro devono quindi essere pesantemente puniti e deve essere garantiti maggiori poteri e finanziamenti alle RLS in tutti i luoghi di lavoro, anche a scapito degli inutili carrozzoni clientelari degli Enti bilaterali tra imprese e sindacati. Tutto questo in una ottica di abolizione della precarietà, principale causa di infortuni, di lotta al degrado delle condizioni di lavoro e di una politica capace di garantire a tutti/e un lavoro e un salario/reddito dignitoso.
pc 28 agosto - Firenze. Presidio contro Netanyahu e Renzi
Venerdì 28 agosto alle ore 18.00 in Piazza de' Ciompi a Firenze si terrà il presidio "Netanyahu: non sei gradito a Firenze" contro la presenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che incontrerà il premier italiano Matteo Renzi.
Benjamin Netanyahu, a capo del governo più oltranzista nella storia di Israele, sostenuto dall’ultra destra e dal partito dei coloni ampiamente rappresentato nel suo esecutivo, è fervido sostenitore della politica aggressiva degli insediamenti illegali in Cisgiordania che rubano terra e risorse ai palestinesi, contravvenendo al Diritto Internazionale e a qualsiasi possibilità di un futuro stato unico, multietnico e democratico. Entrambi i governi Netanyahu, responsabili di aver promosso l’odio razziale e messo in atto una lunga serie di norme contro l'eguaglianza tra ebrei e non ebrei, che hanno contribuito a determinare lo stato di apartheid in cui vivono oggi i palestinesi, hanno trascinato la società israeliana in un abisso razzista.
Vi chiediamo di partecipare numerosi e di aiutarci a diffondere l'evento.
In allegato il comunicato stampa di Firenze per la Palestina che ha organizzato il presidio e qui potete leggere un articolo sull'evento: http://bdsitalia. org/index.php/ultime-notizie- sulbds/1822-netanyahu-firenze
AssopacePalestina - gruppo di Firenze
Associazione di Amicizia Italo-palestinese Onlus
Benjamin Netanyahu, a capo del governo più oltranzista nella storia di Israele, sostenuto dall’ultra destra e dal partito dei coloni ampiamente rappresentato nel suo esecutivo, è fervido sostenitore della politica aggressiva degli insediamenti illegali in Cisgiordania che rubano terra e risorse ai palestinesi, contravvenendo al Diritto Internazionale e a qualsiasi possibilità di un futuro stato unico, multietnico e democratico. Entrambi i governi Netanyahu, responsabili di aver promosso l’odio razziale e messo in atto una lunga serie di norme contro l'eguaglianza tra ebrei e non ebrei, che hanno contribuito a determinare lo stato di apartheid in cui vivono oggi i palestinesi, hanno trascinato la società israeliana in un abisso razzista.
Vi chiediamo di partecipare numerosi e di aiutarci a diffondere l'evento.
In allegato il comunicato stampa di Firenze per la Palestina che ha organizzato il presidio e qui potete leggere un articolo sull'evento: http://bdsitalia.
AssopacePalestina - gruppo di Firenze
Associazione di Amicizia Italo-palestinese Onlus
pc 28 agosto - MESSICO: prosegue la mobilitazione in Messico e nel mondo contro l'orribile sparizione e massacro dei 43 studenti
XV Acción Global por Ayotzinapa. Marcha del Angel al Zocalo (26 de agosto)
26 de Agosto a 11 meses de la desaparición por el estado a nuestros 43 compañeros:
09:00 a.m. Concentración en 2 puntos, punto No. 1 (Metro Polanco), punto No. 2 (Centro Prodh)
para mítines en Embajadas.
02:00 p.m. Mitin en la Unión Europea.
04:00 p.m. Marcha del Ángel de la independencia al Zócalo de la ciudad de México.
para mítines en Embajadas.
02:00 p.m. Mitin en la Unión Europea.
04:00 p.m. Marcha del Ángel de la independencia al Zócalo de la ciudad de México.
pc 28 agosto - Brasile - contro la repressione assassina di giovani a San Paolo Brasile
Reproduzimos do Centro Brasileiro de Solidariedade aos Povos, disponível em:
https://www.facebook.com/pages/Centro-Brasileiro-de-Solidariedade-aos-Povos-Cebraspo/491826654234077
Novamente
todo o país assiste indignado mais uma chacina. Dessa vez,
primeiramente seis, uma semana depois mais dezenove assassinatos,
principalmente de jovens, moradores da periferia de São Paulo, em Osasco
e Barueri.
É o que
ocorre não só na grande São Paulo, mas milhares de vezes em todos os
estados. Policiais civis e militares, como sempre fica evidente,
assassinaram recentemente 15 no Cabula na Bahia, 29 em Manaus, como
mataram em Vigário Geral, Acari, Candelária, Baixada no Rio, em maio de
2006 em São Paulo, entre muitas outras matanças. O modo de operar dos
assassinos que agem em nome da “segurança pública” e o acobertamento e
impunidade garantidos pelo judiciário são iguais em todos os lugares.
Não existem leis para o Estado e seus agentes.
O mesmo
desprezo pela vida da população se repete. Assim como arrastaram Cláudia
pc 28 agosto - Sostegno alla guerra popolare in India contro il regime fascista indu' di Modi - leggi il blog http://guerrapopolare-india.blogspot.it
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giovedì 27 agosto 2015
pc 27 agosto - MIGRANTI: MUOIONO 51 STIPATI NELLA STIVA PER LE ESALAZIONI DEI MOTORI, MA FUORI TROVANO I GAS LACRIMOGENI DELLA POLIZIA
Uccisi dalle esalazioni dei motori
mentre attraversavano il Canale di Sicilia
Alba di urla e disperazione nel Canale di
Sicilia, per un’altra strage annunciata. Sono morti tutti i 51 migranti
che erano stati rinchiusi dai trafficanti di uomini nella stiva di un
peschereccio. Uccisi dalle esalazioni dei motori. «Chi tentava di uscire
veniva picchiato», ha raccontato uno dei 439 che hanno viaggiato sul
ponte. Anche tre
donne sono morte, una era incinta...
Le ultime indagini dei magistrati siciliani
dicono che i trafficanti di uomini in Libia si stanno attrezzando
velocemente per recuperare altri barconi. Intanto, i migranti vengono
stipati fino all’inverosimile, anche nelle stive. L’hanno confermato
alla polizia di Ragusa alcuni siriani sbarcati a Pozzallo: «Ci hanno
chiusi nella stiva – dice un uomo- e quando abbiamo capito che potevamo
morire soffocati abbiamo sfondato la botola per potere prendere aria e
respirare». Così, è stata evitata un’altra strage. Anche alcuni minori
arrivati a Catania dopo essere stati salvati da una nave militare croata
hanno raccontato le stesse scene agli operatori di Save the children.
«Per uscire dalla stiva e prendere un po’ d’aria dovevano pagare». E chi
si provava a protestare veniva picchiato...
*****
Le forze dell’ordine sono inoltre ricorse anche all’uso di lacrimogeni in un centro di accoglienza a Roszke (al confine con la Serbia), perché i rifugiati volevano parlare con un giornalista della tv pubblica. Ma questa non è l’unica versione: secondo quanto ricostruito dalla Bbc, gli scontri sono scoppiati a seguito del rifiuto dei migranti di farsi registrare e prendere le impronte digitali. I profughi temono che così facendo sarebbero costretti a chiedere asilo a Budapest, mentre il loro obiettivo è raggiungere il nord Europa e soprattutto la Germania...
pc 27 agosto - BRACCIANTI IMMIGRATI, NON BASTA CHE MUOIANO DEVONO PURE SPARIRE?
MENTRE OGGI INIZIA L'INUTILE VERTICE NAZIONALE "SUL CAPORALATO" CONVOCATO DAI MIN. MARTINA E POLETTI, IN CUI I PADRONI AGRICOLI PARTECIPANO DA "RISOLUTORI" DEI PROBLEMI E NON DA VERI UTILIZZATORI/BENEFICIARI DEL LAVORO FATTO DI FATICA, SALARI DA FAME, MORTI, SCHIAVISMO.
Alla ricerca del corpo del bracciante morto
(Di Gianmario Leone - Il Manifesto)Scomparso il cadavere di un giovane maliano deceduto durante la raccolta di pomodori.
Lo hanno cercato invano per settimane negli ospedali del Gargano. Di lui si conoscono il paese di origine, il Mali, e il luogo in cui lavorava: le campagne di Rignano Garganico in provincia di Foggia. Nessuno pare l’abbia più visto, questo bracciante di trent’anni, uno dei tanti stagionali per la raccolta dei pomodori nei campi della Capitanata. Viveva in una baracca vicino alle campagne dove lavorava.
Yvan Sagnet, coordinatore del Dipartimento immigrazione del sindacato, ha deciso di uscire allo scoperto: «Il cadavere non si trova negli obitori né di San Giovanni Rotondo né di Foggia. È probabile sia stato sepolto dai caporali nel ghetto oppure nascosto. Stiamo cercando di conoscere il nome per far partire una denuncia di occultamento di cadavere. Purtroppo è difficile avere informazioni poiché i caporali hanno spaventato a morte i lavoratori che, anche se parlano dell’episodio, hanno paura a dire il nome e il giorno preciso del decesso». L’uomo sarebbe morto cadendo in uno dei 57 cassoni di verdura raccolti dai braccianti.
I membri della Rete Campagne in Lotta avevano denunciato l’accaduto durante l’assemblea pubblica di lunedì scorso al Centro sociale “Scuria” di Foggia. Per il bracciante del Mali fu osservato anche un minuto di silenzio. Le versioni dei fatti sono però discordanti. Per la Rete, infatti, il lavoratore sarebbe deceduto in ospedale....
Ma qualcosa a Rignano Garganico è successo. Luogo tristemente famoso per il ghetto creato dai migranti che vivono in capanne costruite con materiali di fortuna, in condizioni igieniche spesso precarie... oltre a quello di Rignano, ci sono il «Ghetto Ghana House» a Cerignola, il «Ghetto dei bulgari», nei pressi di Borgo Mezzanone, e l’insediamento presso la pista dell’ex aeroporto militare attiguo al Cara di Borgo Mezzanone...
Tutto questo alla vigilia dell’odierno vertice nazionale sul caporalato, convocato dai ministri Martina e Poletti, ed al quale parteciperanno sindacati, associazioni delle imprese agricole, l’ispettorato del Lavoro e l’Inps. Il ministro delle politiche agricole Martina, su Twitter, citando anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha annunciato la loro proposta comune in vista del vertice: «La nostra battaglia contro il caporalato. Confisca dei beni passo necessario»...
pc 27 agosto - IL CAPORALATO VIENE TRATTATO COME UN CORPO ESTRANEO AI PROCESSI ECONOMICI
(da un articolo di Patrick Tombola, Laif/Contrasto)
"...Si parla delle spaventose condizioni di lavoro, della complicità delle aziende agricole che assumono servendosi dei caporali e dell’inadeguatezza delle istituzioni preposte al controllo. Ci viene poi addebitata, da alcuni commentatori, una corresponsabilità quali consumatori di pomodori, sughi e passate “per cui vogliamo spendere troppo poco” – discorso retorico che colpendo gli incolpevoli finisce, ineluttabilmente, per distrarre dall’individuazione dei veri responsabili.
Ma poco o nulla si dice della storia economica di quei pomodori, del modo in cui tra il campo e il supermercato producono profitto, e per chi lo producono...
A ben vedere il caporalato viene anzi trattato come un corpo estraneo ai processi economici... sembra quasi che l’esercito contro cui si minaccia guerra sia privo di ufficiali e di stato maggiore e sia composto esclusivamente da, appunto, caporali. C’è da domandarsi come sia possibile che un tale esercito tenga in scacco le istituzioni.
Carne da cannone
Naturalmente, invece, una catena di comando e uno stato maggiore ci sono, anche se chi ne fa parte non può essere rappresentato con le tinte forti che s’attagliano ai caporali. Il pittore tedesco George Grosz, negli anni venti del secolo scorso, disegnava signori della guerra dal petto decorato e capitani d’industria con il sigaro nell’atto di brindare mentre progettavano come meglio affamare i poveri e farne carne da cannone...
...qualche tratto di china sulla produzione
del profitto nella filiera agroalimentare può essere utile per interpretare il
quadro complessivo.
Il primo che proviamo a tracciare riguarda i modelli distributivi del cibo e la loro evoluzione. Sentiamo, a questo proposito, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, meglio nota come Antitrust:
Il primo che proviamo a tracciare riguarda i modelli distributivi del cibo e la loro evoluzione. Sentiamo, a questo proposito, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, meglio nota come Antitrust:
In termini di incidenza sul totale del commercio
alimentare, fresco e confezionato, la grande distribuzione organizzata (gdo) è
passata dal 50 per cento circa del 1996 all’attuale 72 per cento. A fronte di
tale andamento si sono registrati una netta contrazione del dettaglio
tradizionale, passato dal 41 per cento circa del 1996 all’attuale 18 per cento,
e un leggero rafforzamento del peso degli altri canali (commercio ambulante, gli
acquisti diretti presso le aziende agricole eccetera), passati dal 9,2 per cento
al 10,6 per cento.
Per gdo si intendono i supermercati (dal mini
all’iper), quasi sempre appartenenti o affiliati a una catena distributiva
(Coop, Conad, Esselunga, Selex, Auchan, Carrefour eccetera). La gdo, spiega la
citata indagine dell’Antitrust, è in grado di esercitare uno smisurato buyer
power (potere contrattuale negli acquisti) nei confronti dei propri
fornitori. Questi fornitori (o subfornitori) a loro volta, scaricano sui
lavoratori le conseguenze del loro risicato margine di profitto. In diverse
filiere, come quella del pomodoro, “la presenza di un gran numero di lavoratori
vulnerabili e disponibili a salari bassi [… consente] a molte aziende di reggere
alla crescente pressione sui prezzi dei prodotti agricoli operata da
commercianti, industrie conserviere e catene della grande distribuzione
organizzata (Ben oltre lo sfruttamento: lavorare da migranti in
agricoltura, il Mulino, n. 1/14).
Va da sé che il reclutamento e il disciplinamento di quel “gran numero di lavoratori vulnerabili” ingaggiati a pessime condizioni è garantito e può essere garantito solo da caporali.
I luoghi di produzione
Il secondo tratto del nostro schizzo rappresenta l’indifferenza ai luoghi di produzione. Non c’è regione, stato e neppure continente che tenga: le grandi aziende di trasformazione e la gdo comprano dove trovano docilità nel fornire agli standard richiesti e a minor costo, e l’esclusione di un fornitore o di un intero territorio derivano dalla semplice pressione di pochi tasti. Si potrebbe quasi dire che è la costante possibilità di quel gesto digitale e asettico ad alimentare il concreto potere di minaccia dei caporali.
A questo punto entrano in gioco le politiche dell’Unione europea, che incentivano la trasformazione dei sistemi agricoli nordafricani orientandoli verso l’export (al servizio di gdo e grandi grossisti e trasformatori del nostro continente), con il risultato di impoverire la maggioranza dei contadini e dei braccianti tanto qui quanto sull’altra sponda del Mediterraneo. E naturalmente entrano in gioco le politiche migratorie, in costante e sotterraneo dialogo con la creazione di lavoro ricattabilissimo.
Oltre a quello della brutalità dei caporali, c’è un altro polo discorsivo utilizzato nella lotta allo sfruttamento estremo in agricoltura: quello della “legalità”. Che, almeno secondo Coldiretti, la principale associazione di rappresentanza degli agricoltori italiani, potrebbe essere rafforzata da una maggiore diffusione del voucher come strumento retributivo per i braccianti. Cos’è un voucher?
Va da sé che il reclutamento e il disciplinamento di quel “gran numero di lavoratori vulnerabili” ingaggiati a pessime condizioni è garantito e può essere garantito solo da caporali.
I luoghi di produzione
Il secondo tratto del nostro schizzo rappresenta l’indifferenza ai luoghi di produzione. Non c’è regione, stato e neppure continente che tenga: le grandi aziende di trasformazione e la gdo comprano dove trovano docilità nel fornire agli standard richiesti e a minor costo, e l’esclusione di un fornitore o di un intero territorio derivano dalla semplice pressione di pochi tasti. Si potrebbe quasi dire che è la costante possibilità di quel gesto digitale e asettico ad alimentare il concreto potere di minaccia dei caporali.
A questo punto entrano in gioco le politiche dell’Unione europea, che incentivano la trasformazione dei sistemi agricoli nordafricani orientandoli verso l’export (al servizio di gdo e grandi grossisti e trasformatori del nostro continente), con il risultato di impoverire la maggioranza dei contadini e dei braccianti tanto qui quanto sull’altra sponda del Mediterraneo. E naturalmente entrano in gioco le politiche migratorie, in costante e sotterraneo dialogo con la creazione di lavoro ricattabilissimo.
Oltre a quello della brutalità dei caporali, c’è un altro polo discorsivo utilizzato nella lotta allo sfruttamento estremo in agricoltura: quello della “legalità”. Che, almeno secondo Coldiretti, la principale associazione di rappresentanza degli agricoltori italiani, potrebbe essere rafforzata da una maggiore diffusione del voucher come strumento retributivo per i braccianti. Cos’è un voucher?
Un metodo di pagamento delle ore lavorate
attraverso un ‘assegno’ di 10 euro lordi che può essere riscosso all’Inps e
acquistato in varie sedi, tra cui tabacchini e poste. […] Il
‘lavoratore-voucher’ non ha diritto a ferie, malattie, maternità, tredicesima,
quattordicesima e a indennità di disoccupazione [… e] acquistando un voucher al
giorno si può coprire a livello assicurativo e contributivo un’intera giornata
di lavoro (Il regime del salario, Connessioni
precarie).
In verità è assai probabile che, con gli attuali
rapporti di forza, il voucher non costituisca affatto un’emersione del lavoro
nero. Anzi: sui campi dei pomodori (negli agrumeti, tra i filari di vite e così
via) alcuni lavoratori potrebbero essere messi “in regola” con un voucher al
giorno, assicurando a caporali e datori di lavoro l’impunità anche in caso di
controllo, mentre verso altri braccianti si potrebbe usare l’impossibilità di
pagarli con voucher (magari perché privi di documenti in regola) per imporre
loro condizioni salariali ancora peggiori.
E comunque, più in generale, risulta problematico appellarsi alla “legalità” nel mercato del lavoro quando le leggi che lo normano sembrano ormai ispirarsi a forme di caporalato soft (tramite esternalizzazioni, intermediazioni, eliminazione dell’indennità di malattia e, in fieri, della pensione, negazione del diritto di sciopero eccetera)..."
E comunque, più in generale, risulta problematico appellarsi alla “legalità” nel mercato del lavoro quando le leggi che lo normano sembrano ormai ispirarsi a forme di caporalato soft (tramite esternalizzazioni, intermediazioni, eliminazione dell’indennità di malattia e, in fieri, della pensione, negazione del diritto di sciopero eccetera)..."
pc 27 agosto - Grecia, la polizia spara granate contro i minatori in lotta
Grèce : Affrontements devant une mine d’or en Chalcidique
Des milliers de manifestants ont défilé hier
23 août en direction de l’exploitation minière Hellenic Gold dans la
région nord de la Chalcidique. La police tiré des grenades
assourdissantes et des gaz lacrymogènes et s’est fait bombarder avec des
pierres, des boulons et des cocktails Molotov. La police leur a donné
la chasse pendant plus de 2 kilomètres et a arrêté 78 manifestants.
Parmi les arrêtés figurent des ressortissants allemands, britanniques,
italiens et bulgares. L’exploitation de la mine par une filiale de la
société canadienne Eldorado Gold a été suspendue pour violation des
normes légale.
pc 27 agosto - Protesta dei migranti a Matera
Momenti di tensione si sono registrati nel tardo pomeriggio in contrada "La Martella", alla periferia di Matera, dopo l’investimento di un immigrato e le proteste di altri ospiti di un centro di accoglienza. Le forze dell’ordine hanno bloccato una delle vie di accesso alla zona: dopo l’investimento – secondo quanto si è saputo - gli altri extracomunitari sono giunti numerosi dove il fatto era avvenuto e avrebbero minacciato il conducente del veicolo (sia l'investito sia il presunto investitore però non hanno subito conseguenze gravi). Gli immigrati sono rientrati nella struttura che li ospita.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l'extracomunitario, 25 anni,
nigeriano, ospite di un Centro temporaneo di accoglienza per richiedenti
asilo politico, percorreva contromano in bicicletta una strada. Pare
che l'automobilista, sbicato da una strada interpoderale con una
Multipla, non abbia potuto far nulla per evitare l'impatto
Soccorso da personale del 118, il ferito è stato trasportato all’ospedale Madonna delle Grazie. Sarebbe in gravi condizioni a causa di un trauma cranico e di altre lesioni. Decine di immigrati sarebbero giunti sul luogo dell'incidente per prendersela con l'automobilista. L'intervento delle forze dell'ordine ha evitato il peggio. Sembra che l’incidente non sia casuale, ma che da tempo siano state evitate altre tragedie, soprattutto nelle ore serali, quando la strada è percorsa dai rifugiati in bicicletta. Qualcuno lo fa a fari spenti o è stato visto procedere contromano, esponendosi al rischio di essere travolto da auto e camion.
Soccorso da personale del 118, il ferito è stato trasportato all’ospedale Madonna delle Grazie. Sarebbe in gravi condizioni a causa di un trauma cranico e di altre lesioni. Decine di immigrati sarebbero giunti sul luogo dell'incidente per prendersela con l'automobilista. L'intervento delle forze dell'ordine ha evitato il peggio. Sembra che l’incidente non sia casuale, ma che da tempo siano state evitate altre tragedie, soprattutto nelle ore serali, quando la strada è percorsa dai rifugiati in bicicletta. Qualcuno lo fa a fari spenti o è stato visto procedere contromano, esponendosi al rischio di essere travolto da auto e camion.
pc 27 agosto - LA GIORNALISTA E L'OPERAIO
"...Assistiamo dunque a fusioni e acquisizioni, favorite dalla
continua infusione di denaro a buon mercato dalle banche centrali
mondiali, e il tutto a spese dei salariati. Da un lato è palese che
di lavoro immediato ne serve sempre meno, e dall’altro
all’Elettrolux si lavora anche a ferragosto. Che cosa succede
dunque? Ciò che è sempre successo: la normale lotta del capitale
contro gli operai per l’estrazione del plusvalore relativo.
L’inviata del TG3
a un operaio dalla fabbrica di Sussegana il giorno di ferragosto, a
uno di moltissimi che non hanno accettato di andare a lavorare,
chiede: «“Scusi, lei che cosa ne pensa …..?”. Ed ecco che
l’operaio invece di mandarla a cagare, si ferma e con pazienza
estrae dal suo zainetto il primo libro de Il
Capitale,
s’inumidisce il dito e comincia a sfogliare pagine consunte
dall’uso. “Eccolo qui – dice l’operaio rivolgendosi
all’intervistatrice sbigottita – il capitolo 14, quello che
spiega plusvalore assoluto
e
plusvalore relativo.
Se lo legga, può capirlo anche un ragazzino delle medie, suvvia non
dovrebbe essere difficile per una sveglia come lei. Anche se si
tratta di un’opera altamente scientifica, sarà una delizia leggere
Marx, gli esempi che porta proprio per far capire a gente come lei,
che parla di lavoro a milioni di persone senza capirne una mazza, per
quale motivo “esser
operaio produttivo non è una fortuna ma una disgrazia”».
pc 27 agosto - Grecia. Dichiarazione del KKE: denuncia di Syriza e neo Syriza buona - proposta alternativa, continuare le lotte cosi come sono e votare KKE
In vista delle prossime elezioni anticipate. La posizione del Kke
Il governo SYRIZA-ANEL ha
recentemente rassegnato le dimissioni, determinando le condizioni per le
elezioni parlamentari anticipate (molto probabilmente per il 20/9).
Com’è noto, SYRIZA ha vinto le
elezioni nel gennaio 2015, ingannando i lavoratori, promettendo l'abolizione
delle leggi antipopolari, che erano state prima approvate dai governi del PASOK
e ND, dopo gli accordi (memorandum) con le organizzazioni imperialiste (UE, FMI,
BCE).
In maniera tempestiva Il KKE
aveva avvertito che SYRIZA, un partito "di sinistra" opportunista, trasformato
in un partito socialdemocratico, era stato scelto dalla borghesia per gestire la
crisi e non era in grado di implementare una linea politica a favore del
popolo.
Il nostro partito aveva
formulato la sua posizione secondo la quale non può esserci alcuna via d'uscita
a favore della classe operaia e gli altri strati popolari all'interno del
percorso di sviluppo capitalista, dell'UE e della NATO.
Com’è stato comprovato nei
pochi mesi di gestione del capitalismo, la "sinistra" ossia SYRIZA, che
pc 27 agosto - CRISI CINESE. L'ILLUSIONE SUL RUOLO DEL GOVERNO.
Il crollo finanziario, espressione fino in fondo delle leggi del capitale, in Cina come negli Usa, mostra in realtà che la Cina è un paese imperialista; contro analisi tuttora correnti nel campo della sinistra che considerano questo paese ancora socialista (avendo come effetto soltanto di infangare la storia gloriosa, per il popolo cinese e del mondo, della Repubblica popolare cinese ai tempi di Mao Tse Tung).
Riportiamo stralci dall'intervista a Jurgen
Conrad, economista capo per la Cina della Asian Development Bank, perchè esemplare dell'illusione, dei tentativi della classe dominante cinese di uscire bene dalla crisi. Ma il capitalismo può anche uscire da una crisi ma per precipitare dopo un pò di tempo in un'altra ancora più grande. Ciò che mette in atto come soluzione gli si rivolge contro.
I mezzi di salvataggio da questa crisi dello Stato cinese non sono diversi da quelli messi in atto dall'imperialismo Usa ed europeo in questi anni per tentare di uscire dalla crisi finanziaria e dal precipitare delle banche. E ci si arrampica sugli specchi quando si vuole sottolineare la diversità della politica economica cinese, lì dove questa "diversità" vuol dire solo - come scrive Alfonso Gianni - che "le aziende di Stato (in Cina) sono centri di potere per una potente burocrazia, attorno a cui si avvolge il serpente della corruzione diffusa".
Intervista a Jurgen Conrad: «Il tasso di crescita sta rallentando a causa di fattori strutturali e il governo ha tutti i mezzi per controllare questo processo».
La Cina svaluta il Renminbi, ma l’economia non reagisce
e le borse mondiali precipitano. Molti esperti parlano di fine del
«modello Cinese», cioè del capitalismo di Stato. È così?
Con la decisione dell’11 agosto di riformare il meccanismo di fissaggio del Rmb, l’obiettivo principale della Banca Centrale Cinese è di determinare sempre più il valore della propria valuta attraverso domanda e offerta, non di indebolirla. La Cina vuole che la sua divisa entri nel paniere che costituisce i Diritti Speciali di Prelievo e le forze di mercato devono svolgere un ruolo sempre maggiore. Ultimamente il valore del Rmb si è per altro stabilizzato, confermando l’opinione che le grandi variazioni del tasso siano solo aggiustamenti “una tantum”....
Di una valuta più debole possono beneficiare alcuni esportatori, ma il rallentamento dell’economia si spiega con ragioni strutturali, soprattutto con la contrazione numerica della forza lavoro disponibile e con il considerevole aumento dei salari reali a partire dal 2008. In Cina si sta verificando un processo naturale: quando il livello dei redditi aumenta, la crescita diminuisce... (quindi la colpa è dell'aumento dei salari - in realtà molto minimo - fatto nell'unico scopo di rilanciare un mercato interno - ndr) Parlare di un fallimento del modello cinese è prematuro... È vero che in importanti settori dell’economia il governo continua a preservare la posizione dominante delle imprese di Stato, ma sta anche cercando di migliorare la loro efficienza.
Ha senso fare confronti con la crisi... dei mutui subprime del 2008?
Per quanto riguarda la crisi dei mutui subprime del 2008, i servizi finanziari non bancari sono ancora poco sviluppati in Asia. Non c’è troppa innovazione finanziaria, come negli Usa e il debito delle famiglie in Cina è ancora basso (il 36% del Pil) e il tasso di risparmio interno molto alto (il 47,8 per cento). C’è sovraccapacità nel settore immobiliare, ma non su scala nazionale, bensì soprattutto nelle città di terzo e quarto livello. Inoltre, dopo la correzione del mercato nel 2014, volumi di vendita e prezzi delle case stanno aumentando di nuovo. (In realtà anche il governo cinese, come gli Usa, ha favorito lo sviluppo di una bolls immobiliare e cercato di canalizzare il risparmio privato verso la Borsa - ndr)
Questa crisi-non crisi può estendersi al resto del mondo?
L’economia cinese non è in crisi. Il suo alto tasso di crescita di lungo periodo sta rallentando a causa di fattori strutturali e il governo ha tutti i mezzi per controllare questo processo ed evitare l’instabilità sociale e finanziaria. Tuttavia, la domanda cinese di materie prime è calata, dato che anche il modello di crescita sta cambiando: è sempre meno legato a investimenti e industrie pesanti ed è meno intensivo dal punto di vista energetico. È ovvio che ci sia un impatto sui prezzi internazionali delle materie prime. Ora, mentre prezzi più bassi sono positivi per l’economia globale in generale, è chiaro che i Paesi esportatori di materie prime debbano adeguarsi...
Più in generale, sembra che ci sia un problema di sovraccapacità a livello globale e la Cina non è ancora quella società dei consumi capace di assorbire questo surplus. Il grande progetto di Via della Seta a guida cinese, può essere visto anche come un enorme falò di risorse in eccesso? L’alternativa pacifica a una guerra, forse.
...Per ridurre la persistente sovraccapacità è necessario limitare l’intervento del governo in economia, riformare l’amministrazione, l’utilizzo del suolo, tagliare gli incentivi alle industrie inutili e inefficienti. L’accento dovrebbe essere posto su un migliore utilizzo della capacità esistente, delocalizzando le industrie in altre regioni e facendo fallire le imprese inefficienti, attuando fusioni e acquisizioni. In questo senso, si vedono già miglioramenti (soluzioni non diverse da quelle dei capitali e degli Stati occidentali: salvare le aziende, precipitare i lavoratori e le masse popolari - ndr).
Con la decisione dell’11 agosto di riformare il meccanismo di fissaggio del Rmb, l’obiettivo principale della Banca Centrale Cinese è di determinare sempre più il valore della propria valuta attraverso domanda e offerta, non di indebolirla. La Cina vuole che la sua divisa entri nel paniere che costituisce i Diritti Speciali di Prelievo e le forze di mercato devono svolgere un ruolo sempre maggiore. Ultimamente il valore del Rmb si è per altro stabilizzato, confermando l’opinione che le grandi variazioni del tasso siano solo aggiustamenti “una tantum”....
Di una valuta più debole possono beneficiare alcuni esportatori, ma il rallentamento dell’economia si spiega con ragioni strutturali, soprattutto con la contrazione numerica della forza lavoro disponibile e con il considerevole aumento dei salari reali a partire dal 2008. In Cina si sta verificando un processo naturale: quando il livello dei redditi aumenta, la crescita diminuisce... (quindi la colpa è dell'aumento dei salari - in realtà molto minimo - fatto nell'unico scopo di rilanciare un mercato interno - ndr) Parlare di un fallimento del modello cinese è prematuro... È vero che in importanti settori dell’economia il governo continua a preservare la posizione dominante delle imprese di Stato, ma sta anche cercando di migliorare la loro efficienza.
Ha senso fare confronti con la crisi... dei mutui subprime del 2008?
Per quanto riguarda la crisi dei mutui subprime del 2008, i servizi finanziari non bancari sono ancora poco sviluppati in Asia. Non c’è troppa innovazione finanziaria, come negli Usa e il debito delle famiglie in Cina è ancora basso (il 36% del Pil) e il tasso di risparmio interno molto alto (il 47,8 per cento). C’è sovraccapacità nel settore immobiliare, ma non su scala nazionale, bensì soprattutto nelle città di terzo e quarto livello. Inoltre, dopo la correzione del mercato nel 2014, volumi di vendita e prezzi delle case stanno aumentando di nuovo. (In realtà anche il governo cinese, come gli Usa, ha favorito lo sviluppo di una bolls immobiliare e cercato di canalizzare il risparmio privato verso la Borsa - ndr)
Questa crisi-non crisi può estendersi al resto del mondo?
L’economia cinese non è in crisi. Il suo alto tasso di crescita di lungo periodo sta rallentando a causa di fattori strutturali e il governo ha tutti i mezzi per controllare questo processo ed evitare l’instabilità sociale e finanziaria. Tuttavia, la domanda cinese di materie prime è calata, dato che anche il modello di crescita sta cambiando: è sempre meno legato a investimenti e industrie pesanti ed è meno intensivo dal punto di vista energetico. È ovvio che ci sia un impatto sui prezzi internazionali delle materie prime. Ora, mentre prezzi più bassi sono positivi per l’economia globale in generale, è chiaro che i Paesi esportatori di materie prime debbano adeguarsi...
Più in generale, sembra che ci sia un problema di sovraccapacità a livello globale e la Cina non è ancora quella società dei consumi capace di assorbire questo surplus. Il grande progetto di Via della Seta a guida cinese, può essere visto anche come un enorme falò di risorse in eccesso? L’alternativa pacifica a una guerra, forse.
...Per ridurre la persistente sovraccapacità è necessario limitare l’intervento del governo in economia, riformare l’amministrazione, l’utilizzo del suolo, tagliare gli incentivi alle industrie inutili e inefficienti. L’accento dovrebbe essere posto su un migliore utilizzo della capacità esistente, delocalizzando le industrie in altre regioni e facendo fallire le imprese inefficienti, attuando fusioni e acquisizioni. In questo senso, si vedono già miglioramenti (soluzioni non diverse da quelle dei capitali e degli Stati occidentali: salvare le aziende, precipitare i lavoratori e le masse popolari - ndr).
pc 27 agosto - Per il dibattito - La bolla cinese è la trasformazione capitalistica e poi imperialista della Cina, nella quadro della devastante crisi finanziaria internazionale
(da news sulla crisi)
Una crisi che nasce da una guerra monetaria, in cui ogni Paese svaluta nel tentativo di aumentare l'export per migliorare il proprio bilancio pubblico; una conseguente guerra commerciale e una concorrenza esasperata tra nazioni per esportare più del vicino; un inevitabile rallentamento del gigante asiatico, dopo anni di crescita in doppia cifra. Sono diverse le spiegazioni che si leggono negli ultimi giorni, dopo il crollo delle Borse cinesi e il conseguente contagio ai principali mercati finanziari. Diverse spiegazioni che contengono sicuramente elementi di verità, ma che trascurano probabilmente l'aspetto determinante. Le Borse cinesi venivano da tre anni consecutivi di rialzi praticamente senza interruzione. Più che rialzi, anni di esplosione irrefrenabile. Per quella di Shenzen parliamo di circa + 150% in 12 mesi, poco meno per quella di Shanghai.
Era davvero così imprevedibile pensare che un tale aumento fosse insostenibile, che si trattasse di una bolla? E' davvero possibile oggi sorprendersi per un repentino crollo di fronte all'ennesima, evidente manifestazione del (mal)funzionamento della finanza? E' possibile imputare tale scoppio a una crescita che potrebbe fermarsi al 6 o 7% del PIL invece dell'8% previsto? Il problema è in un 1% in meno di PIL o nel 150% in più di valore degli attivi finanziari?
Per capire cosa stia succedendo in Cina, si può tornare indietro di qualche anno. Il Paese ha intrapreso una profonda trasformazione della propria economia, cercando di passare dall'essere la “fabbrica del
Una crisi che nasce da una guerra monetaria, in cui ogni Paese svaluta nel tentativo di aumentare l'export per migliorare il proprio bilancio pubblico; una conseguente guerra commerciale e una concorrenza esasperata tra nazioni per esportare più del vicino; un inevitabile rallentamento del gigante asiatico, dopo anni di crescita in doppia cifra. Sono diverse le spiegazioni che si leggono negli ultimi giorni, dopo il crollo delle Borse cinesi e il conseguente contagio ai principali mercati finanziari. Diverse spiegazioni che contengono sicuramente elementi di verità, ma che trascurano probabilmente l'aspetto determinante. Le Borse cinesi venivano da tre anni consecutivi di rialzi praticamente senza interruzione. Più che rialzi, anni di esplosione irrefrenabile. Per quella di Shenzen parliamo di circa + 150% in 12 mesi, poco meno per quella di Shanghai.
Era davvero così imprevedibile pensare che un tale aumento fosse insostenibile, che si trattasse di una bolla? E' davvero possibile oggi sorprendersi per un repentino crollo di fronte all'ennesima, evidente manifestazione del (mal)funzionamento della finanza? E' possibile imputare tale scoppio a una crescita che potrebbe fermarsi al 6 o 7% del PIL invece dell'8% previsto? Il problema è in un 1% in meno di PIL o nel 150% in più di valore degli attivi finanziari?
Per capire cosa stia succedendo in Cina, si può tornare indietro di qualche anno. Il Paese ha intrapreso una profonda trasformazione della propria economia, cercando di passare dall'essere la “fabbrica del
mercoledì 26 agosto 2015
pc 26 agosto - I lavoratori contro lo stato fascista di Erdogan
Tre quartieri di Istanbul hanno dichiarato l'autogoverno
Il partito governante in Turchia dell’Akp a seguito della sconfitta elettorale ha avviato una violenta guerra nel Kurdistan del nord. Come risposta la popolazione in tutta la regione ha dichiarato l’autogoverno. Quartieri e città hanno dichiarato che si difenderanno contro gli attacchi dello stato. Adesso tre quartieri a Istanbul si sono uniti a loro: Gazi, Gülsuyu e Kanarya.
Uno dei quartieri che ha dichiarato l’autogoverno è Gazi. Nel 1995 17 persone sono morte nella repressione di polizia delle iniziative di quartiere. Da allora Gazi è stato un quartiere chiave per i rivoluzionari di Turchia e del Kurdistan. La scorsa settimana l’iniziativa della popolo di Gazi ha dichiarato l’autogoverno nel quartiere.
“La classe lavoratrice è stata oppressa, colonizzata e massacrata. Ma hanno vissuto fianco a fianco per anni anche con differenti lingue, religioni e culture. É giunto il momento per questa gente di dire “basta alla crudeltà”, alla tortura e ai massacri, ha dichiarato un oratore dell’iniziativa del quartiere.
Gülsuyu, come Gazi, è un quartiere dominato dalla classe lavoratrice, dai musulmani aleviti e dai rivoluzionari. L’iniziativa popolare del quartiere Gülsuyu a Maltepe si è unita alle dichiarazioni di autogoverno. ...
Il quartiere di Kanarya è situato nel distretto della città di Küçükçekmece denominato “Kurdistan d’Istanbul” per la sua numerosa popolazione curda. Kanarya è stato luogo di resistenza. Come risultato, le operazioni di polizia erano frequenti.
La gente di Kanarya ha deciso di unirsi a Gazi e Gülsuyu nel dichiarare l’autogoverno. Le persone del quartiere ogni notte controllano le strade contro gli attacchi della polizia.
da uikionlus.com
Il partito governante in Turchia dell’Akp a seguito della sconfitta elettorale ha avviato una violenta guerra nel Kurdistan del nord. Come risposta la popolazione in tutta la regione ha dichiarato l’autogoverno. Quartieri e città hanno dichiarato che si difenderanno contro gli attacchi dello stato. Adesso tre quartieri a Istanbul si sono uniti a loro: Gazi, Gülsuyu e Kanarya.
Uno dei quartieri che ha dichiarato l’autogoverno è Gazi. Nel 1995 17 persone sono morte nella repressione di polizia delle iniziative di quartiere. Da allora Gazi è stato un quartiere chiave per i rivoluzionari di Turchia e del Kurdistan. La scorsa settimana l’iniziativa della popolo di Gazi ha dichiarato l’autogoverno nel quartiere.
“La classe lavoratrice è stata oppressa, colonizzata e massacrata. Ma hanno vissuto fianco a fianco per anni anche con differenti lingue, religioni e culture. É giunto il momento per questa gente di dire “basta alla crudeltà”, alla tortura e ai massacri, ha dichiarato un oratore dell’iniziativa del quartiere.
Gülsuyu, come Gazi, è un quartiere dominato dalla classe lavoratrice, dai musulmani aleviti e dai rivoluzionari. L’iniziativa popolare del quartiere Gülsuyu a Maltepe si è unita alle dichiarazioni di autogoverno. ...
Il quartiere di Kanarya è situato nel distretto della città di Küçükçekmece denominato “Kurdistan d’Istanbul” per la sua numerosa popolazione curda. Kanarya è stato luogo di resistenza. Come risultato, le operazioni di polizia erano frequenti.
La gente di Kanarya ha deciso di unirsi a Gazi e Gülsuyu nel dichiarare l’autogoverno. Le persone del quartiere ogni notte controllano le strade contro gli attacchi della polizia.
da uikionlus.com
pc 26 agosto - NECESSARIO L'INCONTRO DEGLI OPERAI CON LA SCIENZA RIVOLUZIONARIA
Ricordiamo che da metà settembre riprende la Formazione Operaia on line ogni giovedì, che per tutto l'anno sarà ancora su Il Capitale di Marx.
Invitiamo nuovamente chi volesse ricevere direttamente i testi della formazione operaia a inviarci il suo indirizzo e mail a: pc.rored@gmail.com.
Questa Formazione Operaia è rivolta soprattutto agli operai che vogliano elevarsi, ma anche ai compagni.
Il nucleo del partito è infatti l’incontro tra le avanguardie operaie e avanguardie rivoluzionarie, questa è una caratteristica del nostro partito. I compagni intellettuali devono fare uno sforzo di trasformazione e gli operai si devono elevare. Come diceva Lenin, nel partito non c’è differenza tra operai e intellettuali, il percorso di arrivo può essere differente, ma una volta nel partito sono entrambi comunisti e devono impegnarsi in questo.
Gli operai non vanno "lisciati"; essi spesso si abbeverano di tante concezioni sbagliate frutto anche dell’alienazione costante che subiscono. Ma non vanno giustificati, né verso gli operai bisogna essere codisti o economicisti (che vuol dire tenere il proletariato inchiodato alle proprie miserie).
Noi vogliamo fare dello studio del marxismo leninismo maoismo un’arma di combattimento per parlare agli operai non solo delle loro condizioni immediate ma per allargare la loro visuale e la loro coscienza.
L'elevazione degli operai e l’incontro degli operai con la scienza rivoluzionaria, la teoria mlm, in questa fase è ancora arretrato. Per questo oggi la Formazione operaia è parte della battaglia per la costruzione del partito della classe, il partito comunista di tipo nuovo.
Anche i compagni rivoluzionari devono vedere la Formazione operaia oggi come anello importante al servizio del rapporto pratica-teoria-pratica
Ogni compagno deve essere “allievo” per diventare “maestro” capace di spiegare alle masse, di porre la teoria mlm a guida della battaglia rivoluzionaria del proletariato e di fare una lotta a tutte quelle concezioni e quelle teorie che deviano dal mlm.
La teoria nasce dalla pratica e vuole dare risposte ai problemi del proletariato. Chi non studia e non si sforza non solo non vuole crescere ma ha la responsabilità di non dare risposte al proletariato proprio in una fase dove la devastazione teorica è pesante a causa di concezioni revisioniste, riformiste, idealiste, presenti anche nei movimenti di lotta. Su queste concezioni spesso si chiudono gli occhi, non si lotta contro le posizioni errate più evidenti, e tanto meno si fa una critica/lotta alle sfumature, che portano anch'esse a confusione, deviazione. Ma senza distruzione non c’è costruzione. Senza la distruzione delle altre posizioni si costruisce sulla sabbia. L’ideologia proletaria vive nella lotta alle altre tendenze,
Questo rende la battaglia teorica ancora più fondamentale oggi.
In questo importante è anche il metodo di studio. A volte i compagni sollecitano affinchè si usino strumenti teorici più facili, più comprensibili per le masse. Certo, anche la chiarezza e la semplicità sono cose che bisogna acquisire, ma bisogna mettere fine al difensivismo che a volte nasconde l’opportunismo. Come dice Marx, i suoi testi sono rivolti per chi vuole elevarsi, per chi vuole fare un salto in avanti e sforzarsi. Il mlm è una scienza legata allo sviluppo storico concreto e come tale va studiata.
Non è chiaramente un problema di capacità culturali; la “cultura” considerata genericamente e astrattamente è la cultura borghese, le idee dominanti sono idee della classe dominante.
I testi di Marx, Engels, Lenin, Mao, sono testi di combattimento, armi, testi-contro. Sono testi nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse. In questo la teoria mlm è nello stesso tempo difficile ma semplice. Se si vede come guida/luce della, altrettanto non semplice, battaglia rivoluzionaria.
Invitiamo nuovamente chi volesse ricevere direttamente i testi della formazione operaia a inviarci il suo indirizzo e mail a: pc.rored@gmail.com.
Questa Formazione Operaia è rivolta soprattutto agli operai che vogliano elevarsi, ma anche ai compagni.
Il nucleo del partito è infatti l’incontro tra le avanguardie operaie e avanguardie rivoluzionarie, questa è una caratteristica del nostro partito. I compagni intellettuali devono fare uno sforzo di trasformazione e gli operai si devono elevare. Come diceva Lenin, nel partito non c’è differenza tra operai e intellettuali, il percorso di arrivo può essere differente, ma una volta nel partito sono entrambi comunisti e devono impegnarsi in questo.
Gli operai non vanno "lisciati"; essi spesso si abbeverano di tante concezioni sbagliate frutto anche dell’alienazione costante che subiscono. Ma non vanno giustificati, né verso gli operai bisogna essere codisti o economicisti (che vuol dire tenere il proletariato inchiodato alle proprie miserie).
Noi vogliamo fare dello studio del marxismo leninismo maoismo un’arma di combattimento per parlare agli operai non solo delle loro condizioni immediate ma per allargare la loro visuale e la loro coscienza.
L'elevazione degli operai e l’incontro degli operai con la scienza rivoluzionaria, la teoria mlm, in questa fase è ancora arretrato. Per questo oggi la Formazione operaia è parte della battaglia per la costruzione del partito della classe, il partito comunista di tipo nuovo.
Anche i compagni rivoluzionari devono vedere la Formazione operaia oggi come anello importante al servizio del rapporto pratica-teoria-pratica
Ogni compagno deve essere “allievo” per diventare “maestro” capace di spiegare alle masse, di porre la teoria mlm a guida della battaglia rivoluzionaria del proletariato e di fare una lotta a tutte quelle concezioni e quelle teorie che deviano dal mlm.
La teoria nasce dalla pratica e vuole dare risposte ai problemi del proletariato. Chi non studia e non si sforza non solo non vuole crescere ma ha la responsabilità di non dare risposte al proletariato proprio in una fase dove la devastazione teorica è pesante a causa di concezioni revisioniste, riformiste, idealiste, presenti anche nei movimenti di lotta. Su queste concezioni spesso si chiudono gli occhi, non si lotta contro le posizioni errate più evidenti, e tanto meno si fa una critica/lotta alle sfumature, che portano anch'esse a confusione, deviazione. Ma senza distruzione non c’è costruzione. Senza la distruzione delle altre posizioni si costruisce sulla sabbia. L’ideologia proletaria vive nella lotta alle altre tendenze,
Questo rende la battaglia teorica ancora più fondamentale oggi.
In questo importante è anche il metodo di studio. A volte i compagni sollecitano affinchè si usino strumenti teorici più facili, più comprensibili per le masse. Certo, anche la chiarezza e la semplicità sono cose che bisogna acquisire, ma bisogna mettere fine al difensivismo che a volte nasconde l’opportunismo. Come dice Marx, i suoi testi sono rivolti per chi vuole elevarsi, per chi vuole fare un salto in avanti e sforzarsi. Il mlm è una scienza legata allo sviluppo storico concreto e come tale va studiata.
Non è chiaramente un problema di capacità culturali; la “cultura” considerata genericamente e astrattamente è la cultura borghese, le idee dominanti sono idee della classe dominante.
I testi di Marx, Engels, Lenin, Mao, sono testi di combattimento, armi, testi-contro. Sono testi nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse. In questo la teoria mlm è nello stesso tempo difficile ma semplice. Se si vede come guida/luce della, altrettanto non semplice, battaglia rivoluzionaria.
pc 26 Agosto - I LAVORATORI TUNISINI CONTINUANO A LOTTARE CONTRO IL REGIME NONOSTANTE LE RESTRIZIONI DELLO "STATO DI EMERGENZA"
Traduzione
non ufficiale dal blog tunisino in lingua araba del Partito Democratico
Nazionale dei Lavoratori [i più laboriosi/sfruttati]. Nella città interna di
Sidi Bouzid, dove il gesto drammatico di Mohammed Bouazizi fece scoccare la
scintilla che incendiò la Tunisia, il Nord Africa e il Medio Oriente con
rivolte popolari, i lavoratori continuano a scendere in piazza contro il nuovo
regime sostenuto dall'imperialismo.
21
Agosto 2015, uno sciopero sociale ha avuto luogo a Sidi Bouzid in seguito ad un
massiccio assembramento di lavoratori davanti
la sede regionale del sindacato (UGTT,
il pressocchè sindacato unico e storico del paese n.d.t.).
Durante
la marcia i manifestanti hanno gridato slogan rivendicando il diritto alla
preservazione del diritto allo sciopero sociale e popolare e chiedendo di
ritirare lo stato d’emergenza e rispettare le attività sindacali.
Hanno
anche respinto l’oppressione esercitata dalle autorità mentre si conducono gli
scioperi sociali per i diritti sociali e nazionali.
Questo
sciopero è stato una reazione alla repressione esercitata dalle autorità che
mentre era in corso lo sciopero degli insegnanti due giorni prima, avevano
usato gas lacrimogeni e li avevano picchiati.
Con
il risultato di diversi feriti insieme a numerose persone arrestate.
http://tarikthawra.overblog.com/2015/08/55d71507-b8c3.html
pc 26 agosto - Vittima di violenza in ospedale a Lecce, commento shock del medico: "Eh, ma voi donne..."
Il Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce denuncia un episodio accaduto qualche giorno fa. Il Direttore Asl Gorgoni: "Andremo fino in fondo".
La vittima della violenza maschile diventa "responsabile" dell'aggressione subita. Questo è quanto avrebbe insinuato un medico del Vito Fazzi nei confronti di una donna che nei giorni scorsi si è recata in ospedale dopo aver subito un'aggressione.
Commenti shock che hanno lasciato incredula e sdegnata Maria Luisa Toto, responsabile del Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce, che ieri ha denunciato pubblicamente su Facebook l'episodio.
“Eh, ma voi donne, pure... e poi, signora, siamo ad agosto. Sa...” avrebbe detto il medico alla donna vittima di violenza: mezze frasi dal contenuto, però, assai chiaro.
“Cosa vorrebbe insinuare, che le donne provocano?” Si chiede indignata la direttrice del Centro Antiviolenza “che le donne meritano i timpani perforati, i setti nasali rotti, le ossa e le costole spezzate? Il suo comportamento è raccapricciante! Ha svilito, offeso quella donna, l'ha sminuita come persona, ha attentato alla sua libertà. Lei è da denuncia”.
La vittima della violenza maschile diventa "responsabile" dell'aggressione subita. Questo è quanto avrebbe insinuato un medico del Vito Fazzi nei confronti di una donna che nei giorni scorsi si è recata in ospedale dopo aver subito un'aggressione.
Commenti shock che hanno lasciato incredula e sdegnata Maria Luisa Toto, responsabile del Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce, che ieri ha denunciato pubblicamente su Facebook l'episodio.
“Eh, ma voi donne, pure... e poi, signora, siamo ad agosto. Sa...” avrebbe detto il medico alla donna vittima di violenza: mezze frasi dal contenuto, però, assai chiaro.
“Cosa vorrebbe insinuare, che le donne provocano?” Si chiede indignata la direttrice del Centro Antiviolenza “che le donne meritano i timpani perforati, i setti nasali rotti, le ossa e le costole spezzate? Il suo comportamento è raccapricciante! Ha svilito, offeso quella donna, l'ha sminuita come persona, ha attentato alla sua libertà. Lei è da denuncia”.
pc 26 agosto - No alle comparsate!? E gli aquilani prendono in parola Renzi costringendolo ad annullare la tappa con una forte contestazione - tafferugli con la polizia
"Renzi fuori dall'Abruzzo!"
Annullata la prima tappa all' Aquila del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo ha riferito il consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci. Prima dell'arrivo del premier momenti di tensione tra forze di polizia e manifestanti. L'appuntamento era alla nuova sede del Comune. Scontri anche vicino alla sede della seconda tappa.
l premier è comunque giunto all'Aquila, direttamente al Gran Sasso Science Institute. Presente il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente.
"No agli annunci choc, no agli annunci show, no alle comparsate, no alla medianizzazione dell'Aquila che è già stata sufficientemente resa mediatica, anche per alcuni aspetti positivi, buona l'idea di farci il G8, sì a una discussione di merito sulle questioni aperte". Così il premier Matteo Renzi alla sua prima visita all'Aquila parlando all Gran Sasso Institute "Mi ero preso un impegno: non mettere piede all'Aquila fin quando il quadro di riferimento non fosse chiaro. Questo per far prevalere la risoluzione delle problematiche all'impatto scenografico", ha proseguito Renzi. "Per questo - ha detto ancora - voglio che questo incontro sia una riunione di lavoro. Voglio una discussione di merito". "I soldi per la ricostruzione ci sono, da qui a un anno faremo il punto sui cantieri".
Il tour renziano ha già subito una battuta d'arresto.
Proteste di un gruppo di manifestanti, tafferugli con la polizia e addio alla prima tappa all'Aquila per il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Alla fine il bilancio parla di una poliziotta con il setto nasale rotto, due aquilani feriti e un terzo colto da malore.
«L'AQUILA LIBERA!». Il premier era atteso il 25 agosto a palazzo Fibbioni, sede del Comune, dopo aver partecipato al meeting di Rimini e aver parlato in teatro a Pesaro.
Ma al grido di «L'Aquila libera» un gruppo di rappresentanti dei comitati che si oppongono alle trivellazioni in Adriatico, nella zona di Ombrina, è sceso in strada per manifestare.
I manifestanti hanno forzato i posti di blocco e sono stati respinti dalle forze di polizia.
Dal gruppo è partito anche un lancio di fumogeni.
IL PREMIER FA UNA DEVIAZIONE. Il premier ha quindi deciso di andare direttamente al Gran Sasso Science Institute, dove era atteso per una seconda tappa.
Ma anche lì circa 500 persone, tra cui molti contestatori, hanno sostato dietro le transenne con il presidio controllato da cinque mezzi blindati e da decine di rappresentanti delle forze dell'ordine, continuando a protestare.
Pesanti i toni usati per gli slogan intonati contro il premier.
«FUORI DALL'ABRUZZO!». «Renzi, Renzi fuori dall'Abruzzo», «non vogliamo le trivelle», «non vogliamo i metanodotti», «non vogliamo le lobby», «non ci piace lo Sblocca Italia che devasta i territori», «vogliamo la ricostruzione dell'Aquila», sono alcuni delle affermazioni delle persone scese in piazza.
Tra questi l'ex capogruppo di rifondazione comunista, Maurizio Acerbo.
Un manifestante, a proposito delle perforazioni nella costa teatina, ha spiegato che «in Abruzzo ci stiamo inventando un nuovo modo di lavorare e Renzi ci devasta l'ambiente che è il nostro pane e quello delle nuove generazioni».
http://www.lettera43.it/
pc 26 agosto - I fascio leghisti e grillini razzisti hanno impedito che una trentina di profughi continuassero a lavorare alla festa dell'Unità di Reggio Emilia. E il PD del fascioducetto Renzi li ha subito accontentati cacciandoli
Reggio Emilia, profughi "licenziati" dalla festa del Pd
25 agosto 2015
L'arruolamento di 30 volontari aveva scatenato le polemiche della Lega Nord. Ora il dietrofront della cooperativa. Esulta Salvini mentre i ragazzi impiegati alla kermesse fanno partire una raccolta firme: "Tornate"REGGIO EMILIA - Si conclude anzitempo l'esperienza di volontariato di 30 profughi a FestaReggio, la festa provinciale del Pd di Reggio Emilia. Una scelta che nei giorni scorsi ha scatenato le polemiche, in particolare della Leganord. E infatti, ad annunciare la novità è il segretario provinciale del Carroccio Gianluca Vinci: "A sorpresa - si legge in una nota dell'esponente leghista - si apprende la decisione della Cooperativa sociale Dimora d'Abramo di sospendere il servizio di questi 30 |
Ma il Carroccio non ferma qui le sue iniziative su questa vicenda: "Pur apprezzando - scrive ancora Vinci - la sospensione del servizio presso la Festa Provinciale dell'Unità FestaRe?ggio, la Lega Nord invierà oggi al prefetto di Reggio Emilia una richiesta di chiarimenti circa le modalità di affidamento, le possibilità di lavoro, i costi per lo Stato ed il dichiarato risparmio per le casse dello Stato in caso di utilizzo di tali 'profughi' in particolare per i 4 giorni di servizio prestato presso FestaReggio
Vinci ricorda che la sospensione del servizio alla kermesse provinciale del Partito democratico arriva "dopo la presentazione giovedì scorso di un esposto alla Direzione territoriale del lavoro ed all'Ausl di Reggio Emilia seguito nella giornata di ieri dal deposito di una denuncia presso la Procura della Repubblica di Reggio Emilia, ai quali non sono seguite le spiegazioni più volte richieste dalla Lega Nord al segretario provinciale del Pd ed alle cooperative sociali che ospitano i 30 'profughi'". La Lega con il suo segretario provinciale chiede trasparenza sul volontariato dei profughi alla festa del Pd, in particolare sulle "domande circa la regolarità del loro impiego, l'ammontare di contributi statali destinati agli stessi e l'eventuale risparmio per lo Stato".
Esulta su Twitter il leader della Lega Nord, Matteo Salvini: "Dopo le proteste di #Lega e cittadini - scrive Salvini sul social network - #Renzi fa dietrofront: niente immigrati alla Festa dell'Unità di Reggio. Vittoria!".
I volontari della Festa: "Tornate". I volontari reggiani di Festareggio, dal canto loro, hanno subito fatto partire una raccolta di firme “contro la Lega e a favore della presenza dei ragazzi profughi in Festa”. In circa mezz’ora sono stare raccolte oltre 100 adesioni e l’attività di raccolta proseguirà questa sera nei ristoranti: “Abbiamo appreso con grande dispiacere che le polemiche aperte in questi giorni sui giornali dalla Lega e dai grillini abbiano avuto come esito la “sospensione” della partecipazione dei ragazzi profughi a Festareggio - scrivono i firmatari - ci pare semplicemente vergognoso e limitativo delle libertà di questi ragazzi, che non sono agli arresti domiciliari, ma richiedenti asilo liberi di circolare sul suolo nazionale". E alla fine l'appello: "Tornate, ragazzi. I vostri amici vi aspettano".
I volontari della Festa: "Tornate". I volontari reggiani di Festareggio, dal canto loro, hanno subito fatto partire una raccolta di firme “contro la Lega e a favore della presenza dei ragazzi profughi in Festa”. In circa mezz’ora sono stare raccolte oltre 100 adesioni e l’attività di raccolta proseguirà questa sera nei ristoranti: “Abbiamo appreso con grande dispiacere che le polemiche aperte in questi giorni sui giornali dalla Lega e dai grillini abbiano avuto come esito la “sospensione” della partecipazione dei ragazzi profughi a Festareggio - scrivono i firmatari - ci pare semplicemente vergognoso e limitativo delle libertà di questi ragazzi, che non sono agli arresti domiciliari, ma richiedenti asilo liberi di circolare sul suolo nazionale". E alla fine l'appello: "Tornate, ragazzi. I vostri amici vi aspettano".