sabato 1 novembre 2014

pc 1 novembre - Renzi annuncia che torna a Taranto la prossima settimana...Vieni bello vieni...

Matteo Renzi in prima linea sui posti di lavoro....

 La prossima settimana il presidente del Consiglio sarà in prima linea sui luoghi di lavoro, da Brescia, a Taranto e Terni ed il calendario sembra prevedere una tappa anche in Provincia di Savona.
 La precedente volta che è venuto a taranto a sorpresa, non gli andò tanto bene.

pc 1 novembre - Vicenza lazzaretto dei soldati USA e governo ed enti locali servili e complici

Forse sarò un ingenuo, ma non capisco: perché mai i soldati yanqui, provenienti dallo Stato africano della Liberia - e quindi potenzialmente malati del virus chiamato Ebola - vengono a trascorrere il periodo di quarantena in Italia, in particolare a Vicenza?
Perché, invece di andare a casa loro - nel loro Paese di m... - devono restare qui da noi, con il rischio che, qualora qualcuno di loro fosse stato contagiato dalla letale infezione, la stessa si propagherebbe in Italia?
L'intervento 'umanitario' - in realtà imperialista, visto che è fatto con la presenza di soldati armati fino ai denti, e non è certo così che si porta aiuto alla popolazione civile - nello Stato di cui sopra, non autorizza gli yanqui a mettere a rischio la salute della popolazione di un Paese terzo.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa la ministro della Salute, la 'signora' Beatrice Lorenzin del gruppo dei diversamente forzitalioti: esiste qualche clausola segreta - del patto di sudditanza chiamato Organizzazione Terroristica dell'Atlantico del Nord - che obbliga l'Italia ad ospitare gente che potrebbe scatenare un'epidemia sul suolo altrui?
E, nel caso - come ci si deve augurare - non esistessero accordi del genere, non ritiene la suddetta politicante che sia il caso di mandare quella brutta gente a curarsi a casa propria, evitando così di esporre gli italiani ad un gravissimo rischio per la salute pubblica?
Genova, 1° novembre 2014

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova

pc 1 novembre - MISSIONE TRITON: QUANTI NUOVI MORTI ANCORA?


Da oggi va in azione "Triton" la missione europea gestita da Frontex che sostituisce "Mare nostrum".
Da oggi, tanti uomini, donne, bambini immigrati sanno che potranno morire molto di più in mare.
Per Renzi e Alfano è un buon giorno, tirano un respiro di sollievo, contano i soldi che risparmiano, sapendo bene che ogni euro risparmiato è un possibile migrante affogato; per migliaia di migranti è un brutto giorno.

La differenza tra Triton e Mare nostrum si vedrà subito, infatti, in un incremento di vite umane non salvate.
"La missione Mare nostrum era nata come "inter­vento uma­ni­ta­rio", dopo la strage di Lam­pe­dusa dell’ottobre 2013, e quindi per soccorrere in mare i migranti - e que­sto ha per­messo fino a oggi alle navi della nostra marina mili­tare di spin­gersi fino al limite con le acque ter­ri­to­riali libi­che. Con Tri­ton la linea di inter­vento arre­tra di parec­chio, fino a 30 miglia dalle coste ita­liane, e la mis­sione avrà soprat­tutto il com­pito di garan­tire una «coge­stione rin­for­zata delle fron­tiere esterne», vale a dire che il suo obiettivo primario è il contrasto dell'immigrazione "illegale".
"Tri­ton, insomma, insi­sterà più sulla sor­ve­glianza dei con­fini che sul sal­va­tag­gio" "parteciperà all'attività di soccorso soltanto in casi di estrema gravità".
Quindi, Triton non solo non farà salvataggi ma farà azione di respingimento che nella situazione concreta in cui viaggiano gli immigrati sono delle nuove e più grandi stragi annunciate.
"L'intesa divide in maniera netta gli interventi di controllo da quelli di salvataggio, e impone che per questi ultimi casi spetti (solo) alla Guardia di Finanza gestire l'emergenza" - un modo per dichiarare che non interessa salvare vite umane ma solo impedire che arrivino alle coste dell'Italia e dell'Europa.

"Le ope­ra­zioni di soc­corso pro­se­gui­ranno" si sono affret­tati ad assi­cu­rare i ministri Alfano e Pinotti "ricor­dando che è la stessa legge del mare a imporlo, ma i tempi di inter­vento si allun­ghe­ranno ine­vi­ta­bil­mente e non è chiaro se — nau­fragi a parte — le navi di Tri­ton agi­ranno diret­ta­mente o non si limi­te­ranno solo a segna­lare la pre­senza dei bar­coni. Con l’effetto di aumen­tare i peri­coli per i migranti, anche per­ché per arri­vare dalla Libia fino in Ita­lia sono costretti a seguire una rotta che passa davanti Malta, noto­ria­mente molto restìa a cor­rere in loro aiuto.
Altra novità sono i costi: Mare nostrum è costata fino a oggi 114 milioni di euro, 9,5 milioni al mese presi diret­ta­mente dal bilan­cio della Marina mili­tare... Tri­ton, stando alle cifre for­nite ieri da Alfano, costerà invece appena 3 milioni di euro al mese presi dal bilan­cio di Fron­tex finan­ziato con fondi euro­pei. «Pre­sto Mare nostrum costerà zero euro» - dice un Alfano tutto soddisfatto.

Insieme al taglio dei fondi, c'è chiaramente anche la riduzione dei mezzi, già pochissimi: 8 paesi europei metteranno complessivamente a disposizione 6 navi, 2 aerei e un elicottero, a rotazione...

La destra, i partiti e organizzazioni neo fasciste, neo naziste europee plaudono (da Le Pen alla Lega, a Casa Pound, ecc.), insieme a Grillo e tanti del PD. 
L'imperialismo europeo che, insieme agli Usa, è la vera causa delle guerre, della miseria, del sostegno ai regimi reazionari, assassini, da cui scappano tanti uomini, donne, bambini, mostra ancora una volta il ghigno della sua maschera di sangue.

pc 1 novembre - NAPOLITANO: "NIENTE VIDI, NIENTE SACCIU E I FATTI MIEI (LORO) MI FACCIU" - E POI... E' TUTTO NORMALE...

 


Napolitano, inizia mettendo le mani avanti, tanto per chiarire come deve andare la deposizione...: “Credo di avere una discreta memoria, ma una simile memoria di elefante per ricordare tutti i dettagli di quel periodo, da cui ci distanziano oltre venti anni, francamente no”. La memoria non accompagna il presidente neanche poco dopo, quando sempre Di Matteo chiede a Napolitano se per caso avesse avuto notizia della nota della Dia dell’agosto 1993, quella dove si specifica come “l’eventuale revoca, anche solo parziale” dei 41 bis, “potrebbe rappresentare il primo concreto cedimento dello Stato”. “Non ricordo” dice Napolitano che poi si rivolge sempre a Montalto: “Mi permetto di osservare che ci stiamo allontanando di molti chilometri dal luogo, diciamo, della originaria sollecitazione di una mia testimonianza. E poi davvero un po’ supponendo che io abbia una memoria che farebbe impallidire Pico della Mirandola ricordare ogni elemento, se mi fu data quella nota, come reagirono tizio e caio, francamente non credo di poter rispondere”.

La deposizione avviene poi in un clima di "servilismo" imbarazzante e di una precisa e non modificabile casistica delle domande che si possono fare e di quelle che NON si possono fare...:
"l’avvocato Milio comunica l’intenzione di non fare domande per il “rispetto istituzionale” nutrito dai suoi clienti nei confronti del presidente; l’avvocato Nicoletta Piergentili, che difende Mancino, comunica a Napolitano la sua “emozione” per trovarsi “davanti alla sua persona” e soprattutto agli “splendidi arazzi” della Sala del Bronzino".

Nel verbale non entra mai la parola "trattativa", ma solo "ricatto" e "al massimo pressione":
«In realtà que­gli atten­tati (in particolare le bombe del '93) per met­tere i pub­blici poteri di fronte a degli aut-aut, per­ché que­sti aut-aut potes­sero avere per sbocco una richie­sta di alleg­ge­ri­mento delle misure soprat­tutto di custo­dia in car­cere dei mafiosi o potes­sero avere per sbocco la desta­bi­liz­za­zione politico-istituzionale del paese e natu­ral­mente era ed è mate­ria opi­na­bile».
.
Il massimo dell'atteggiamento "Niente sacciu, e i fatti miei mi facciu" si manifesta quando Napolitano risponde sulla lettera di D'Ambrosio - in cui tutto viene come minimo "normalizzato":
"Eravamo, questo ogni tanto è difficile farlo intendere, una squadra di lavoro... e solo di lavoro quotidiano, corrente, discorrevamo tra di noi, non su che cosa avesse fatto il mio Consigliere Militare da Capo di Stato Maggiore della Difesa o da Generale Comandante della Guardia di Finanza, né con il mio Consigliere per gli Affari Giuridico-Costituzionali...
Un passaggio centrale della deposizione ruota attorno alla lettera di dimissione - poi respinte - che D’Ambrosio scrisse nel giugno 2012 dopo l’uscita delle telefonate, intercettate, di Nicola Mancino, preoccupato per i possibili sviluppi del procedimento Stato-mafia e per una, a suo dire, scarsa collaborazione tra le tre Procure che indagavano su vicende analoghe (Palermo, Caltanissetta e Firenze). In quella missiva D’Ambrosio manifesta tra l’altro il timore di poter essere stato «utile scriba per indicibili accordi». Cosa vuol dire quella frase? Napolitano riferisce che D’Ambrosio non gli spiegò le cause del suo timore. «Certamente, non ha con me mai aggiunto parola dopo, né aveva anticipato parola prima»... «Lei ha mai avuto sentore di queste inquietudini del consigliere D’Ambrosio per quelle attività del periodo 89-93?», viene chiesto al Capo dello Stato. «No io ho constatato de visu il suo profondissimo stato di ansietà e anche di indignazione perché era un uomo che aveva dedicato tutta la sua vita al servizio dello Stato», è la risposta di Napolitano, che descrive un uomo in uno stato di «esasperazione», «amareggiato perché vedeva mettere in dubbio la sua lealtà di servitore dello Stato». La sua era la lettera di un uomo «sconvolto». E l’annuncio di dimissioni contenuto all’interno fu per Napolitano un «fulmine ciel sereno...
Napolitano dà una descrizione del suo lavoro che fa invidia alla satira di Crozza: "no... parlavamo di cose quotidiane..." (che si mangia  a pranzo...) 
Napolitano legge nelle lettera di D'Ambrosio di "indicibili accordi" e non fa un "salto sulla sedia", non chiede a D'Ambrosio di spiegare questi "indicibili accordi"... Di più, fa passare il suo Consigliere per "uomo sconvolto" che non ci stava con la testa.

Le auto bombe, i rischi di colpi di Stato, gli attentati... sono tutti descritti come "voci", a cui lo Stato avrebbe risposto con "molta sensibilità e molta consapevolezza"... I servizi segreti parlano anche di "attentato stragista con il maggior numero possibile di vittime...", e Napolitano va a farsi una "brevissima vacanza"...
Il 1993 è l’anno terribile delle auto bombe, in via Fauro a Roma, in Via dei Georgofili a Firenze e, nella notte tra il 27 e il 28 luglio del 1993, contestualmente in Via Palestro a Milano e a San Giovanni Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma. Segue a un altro anno di sangue, segnato tra l’altro dagli attentati a Giovanni Falcone e poi a Paolo Borsellino. Il clima di quegli anni viene più volte rievocato nel corso della deposizione. Nell’agosto del ’93 il presidente del Consiglio Ciampi temette un colpo di Stato ed è lo stesso Napolitano a ricordarlo: «Quando il presidente del Consiglio dice `abbiamo rischiato un colpo di Stato´ se non c’è allora fibrillazione vuol dire che il corpo non risponde a nessuno stimolo». E Napolitano ricorda anche l’episodio del blackout a Palazzo Chigi nella notte delle bombe a Roma e Milano, definendolo «un classico ingrediente di colpo di Stato». Ciampi definì «inquietante» quel black out. E «non ci fu assolutamente sottovalutazione» di quanto stava accadendo, «c’era molta vigilanza, molta sensibilità e molta consapevolezza della gravità di questi fatti».
Sugli attentati: "Io fui informato, senza vedere carte, senza sapere di note del Sismi o di chicchessia, fui informato che c'erano voci, erano state raccolte da confidenti notizie circa un possibile attentato alla mia persona o a quella del Senatore Spadolini". Nella sua deposizione Napolitano rievoca anche le notizie su un possibile attentato contro di lui, lanciato dai servizi segreti nel 1993... "ma non sono uno specialista del linguaggio dei Servizi, suppongo che avrebbe dovuto esserci prima un attentato stragista con il maggior numero possibile di vittime e a seguire si sarebbe dovuto colpire un rappresentante delle istituzioni politiche. Ne fui informato, adesso spiego un pò meglio, perché in quell'estate del 1993 io feci una brevissima vacanza, come da molti anni, nell'isola di Stromboli".

Sul decreto 41bis, a domanda se vi erano differenti posizioni, Napolitano risponde vago: "Non credo...":
Nel giugno del ’92, dopo la strage di Capaci, viene varato dal governo un decreto che istituisce il carcere duro per i mafiosi, introducendo il 41 bis nell’ordinamento penitenziario. Il testo è convertito in legge ad agosto, poche settimane dopo la strage di via D’Amelio in cui viene ucciso Borsellino... A Di Matteo che gli chiede se ci fosse stato un dibattito politico sulla conversione del decreto, il capo dello Stato risponde: «Non credo che nessuno, allora, pensò che in una situazione così drammatica si potesse lasciare decadere il decreto alla scadenza dei 60 giorni, per poi rinnovarlo».

Napolitano, nega di fatto qualsiasi "trattativa", benchè ampiamente confermata da tutte le deposizioni dei pentiti, da esponenti politici e del governo, allora di primo piano come Martelli; anzi derubrica la stessa parola "ricatto" a "pressione":
Il termine «ricatto» entra nella deposizione attraverso le domande del pm Nino Di Matteo. «Quindi, lei ha detto, - chiede il magistrato - si ipotizzò subito la matrice unitaria e la riconducibilità ad una sorta di aut-aut, di ricatto della mafia, ho capito bene?» «Ricatto o addirittura pressione a scopo destabilizzante di tutto il sistema», risponde Napolitano. E aggiunge: «Probabilmente presumendo che ci fossero reazioni di sbandamento delle Autorità dello Stato». Napolitano, come egli stesso premette, sta riportando anche in questo caso quale fosse «la valutazione comune alle autorità istituzionali in generale e di Governo in particolare» sulle stragi. Se nel verbale entra la parola «ricatto», non entra mai invece quello «trattativa». 

Le componenti in Cosa Nostra, con cui lo Stato fece la "trattativa", diventano al massimo un "oggetto della pubblicistica italiana in quegli anni": 
Che ci fossero due componenti all’interno di Cosa Nostra, una delle quali più aggressiva, la cosiddetta ala stragista, era cosa di cui si parlava nella pubblicistica dell’epoca. Napolitano, nella sua deposizione, da una parte non nega che possano esserci state queste componenti, dall’altra sottolinea però come questo fosse un dato piuttosto noto. E lo fa in riferimento a una domanda su una audizione dell’allora ministro della Giustizia Conso che di fronte alla commissione Antimafia parlò delle due fazioni. «L’analisi secondo la quale c’erano tendenze contrapposte in seno alla mafia - afferma Napolitano - ha formato oggetto della pubblicistica italiana in quegli anni. C’era molto probabilmente una spaccatura, ma questo lo si capiva senza bisogno di essere politologi, scienziati della politica o sapienti giuristi come Conso».

Su Vito Ciancimino, le risposte di Napolitano sono volutamente vaghe: "si, forse... Violante può anche avermene parlato...". 
Un altro aspetto approfondito in sede di udienza riguarda la richiesta che l’ex sindaco di Palermo, colluso con la mafia, fa di essere sentito dalla commissione bicamerale Antimafia presieduta da Luciano Violante. Fu lo stesso Violante a informare Napolitano, della richiesta di Ciancimino. La commissione decise poi di non ascoltarlo. Ma sulle ragioni, il Capo dello Stato, non entra. Dell’intenzione di Ciancimino di essere sentito, Violante «può anche avermene parlato - riporta infatti Napolitano - ma non perché io mi pronunciassi». 

In uno Stato minimamente legale Napolitano dovrebbe a questo punto essere considerato un testimone reticente e falso e dovrebbe passare da "testimone" a imputato"...
Ma qui siamo alla sceneggiata dello Stato "democratico", della "giustizia al di sopra delle parti", per nascondere ancora una volta quello che realmente è successo e cosa è lo Stato borghese:

"Il ricatto della mafia a governo e Stato c'è stato, lo Stato lo ha accettato trattando con la mafia, la mafia ne ha beneficiato e rilanciato... Nel sistema del capitale, Stato borghese e mafia non possono che convivere e colludere, perchè la mafia è parte della borghesia e lo Stato borghese rappresenta sempre tutta la borghesia nel suo insieme"

pc 1 novembre - GIUSTIZIA DI CLASSE: CUCCHI: "L'IMPRESSIONE DI PROCESSO PER MAFIA"; SCAJOLA: "NON DOVERSI PROCEDERE..."

Profonda amarezza dei famigliari per la sentenza di secondo grado sulla morte di Stefano Cucchi. Al termine del processo alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, la sorella Ilaria non usa mezzi termini: “E’ stata la giustizia a ucciderlo, questa giustizia malata, mio fratello è morto in aula di tribunale, dopo essere stato massacrato e lasciato solo come un cane” afferma. Fuori dall’aula mostra la foto del fratello pestato ai fotografi: “Vedete non è successo nulla, mio fratello è ancora vivo”. “Questo processo è nato storto purtroppo, i capi di imputazione erano totalmente errati, ho avuto l’impressione di seguire un processo per mafia, troppa omertà, circa 171 persone hanno visto lo stato in cui versava Stefano in quel giorno e nessuno ha fatto nulla”, sostiene il legale della famiglia Fabio Anselmo. “Faremo ricorso in Cassazione se il Procuratore generale deciderà di andare avanti, nel caso ci fosse l’opzione soltanto di una causa civile ammaineremo la bandiera, ma proseguiremo la battaglia altrove, alla Corte europea dei diritti dell’uomo, quello che è successo è scandaloso”, chiosa. (da Il Fatto quotidiano).
*****
Nello stesso giorno, in un altro aula giudiziaria sempre in Corte d'appello e sempre a Roma l'ex Ministro Scajola è stato di fatto assolto per il finanziamento illecito di un parlamentare per l'acquisto della casa con vista sul Colosseo: "Non doversi procedere per intervenuta prescrizione". I suoi difensori, tutti soddisfatti hanno commentato: "C'è stata sostanzialmente la conferma del giudizio di primo grado", in cui Scajola fu assolto.

Stefano Cucchi per qualche grammo di droga, si è trovato ucciso, 1,2,3 volte. Scajola che ha truffato centinaia di migliaia di euro, si trova vivo e vegeto, e assolto...

pc 1 novembre - MILANO verso lo sciopero generale del 14 - lo Slai COBAS per il sindacato di classe al presidio in Prefettura in solidarietà con gli operai AST

In 150 ci siamo ritrovati davanti la Prefettura di Milano per gridare la nostra rabbia e indignazione per le odiose, da Stato di Polizia, manganellate contro gli Operai della Thyssen di Terni. Non solo operai e dirigenti Fiom -RSU Marcegaglia e Siemens, ma anche lavoratori e precari della scuola -Coordinamento 3 Ottobre -, lavoratori/ci sanità e scuola dello Slai Cobas per il sindacato di classe, lavoratori delle Logistiche del Si.Cobas, delegati del Slai-Cobas, oltre a delegazioni di PCL-Rifondazione-Lista Tzipras e qualche studente. Dopo una denuncia dei fatti al megafono e l'annuncio dello sciopero Fiom del 14, una delegazione è stata ricevuta dal vice Prefetto, al quale è stata consegnata una lettera di protesta della FIOM milanese. Incontro che tra chiaro/scuri non ha soddisfatto molti dei presenti (nella sostanza scuse di rito da parte del Prefetto e richiesta di chiarimenti al governo; che questi fatti non si ripeteranno a partire dallo sciopero del 14 novembre; invito ad aderire al comitato per l'ordine pubblico fatto alla Fiom).


In particolare l'incontro non ha soddisfatto molti operai Fiom e la maggioranza dei sodali presenti, per niente fiduciosi del governo Renzi e dei suoi servi in divisa. Il tutto è stato visibile nel breve corteo che ha concluso il presidio. Dove la testa del corteo, fatta dagli operai Fiom, ha ripreso gli slogan lanciati dallo spezzone dei lav/precari della scuola e Slai Cobas sc, come: "Sciopero Generale, questo governo se ne deve andare" - "Chiediamo diritti ci danno polizia è questa la loro democrazia" "Precariato crimine di Stato".
A conclusione dell'iniziativa ci si è dati appuntamento per il 14. Da sottolineare l'interesse e la buona diffusione del foglio di Proletari Comunisti

Slai Cobas per il sindacato di classe, Milano
cobasdiclasse.mi@gmail.com


pc 1 novembre - Renzi a Brescia. Mobilitazione 3 novembre ore 9 fermata metro "Casazza"


RenziBrescia3NLunedì 3 novembre 2014 – Brescia – dalle ore 9.00 – iniziativa di movimento con ritrovo alla fermata della metropolitana "Casazza" contro l'annunciata visita di Matteo Renzi all'annuale assemblea dell'Aib (associazione industriali bresciani) che si terrà all'interno della vicina azienda "Palazzoli".

Senti parlare di continuo di ripresa economica e crescita, ma la tua busta paga (quando c'è) è sempre la stessa, se non peggio?
I ministri fanno i vertici europei sull'occupazione giovanile ma da quando hai terminato gli studi un lavoro non l'hai mai nemmeno sfiorato, figuriamoci un reddito?
Quando ti hanno offerto un lavoro era volontariato per Expo2015?
Pensavi che il piano casa avrebbe risolto le tue difficoltà nel pagare l'affitto ma sei stato sfrattato dalla tua casa?
Hai occupato una casa vuota ed ora minacciano di staccarti le utenze e negarti la residenza?
Ti propongono la 'Buona scuola' ma nella tua classe il soffitto è sul punto di caderti in testa?
Le tasse universitarie aumentano di anno in anno?
"Non ci sono i soldi" ma i tuoi contributi finanzieranno un'opera inutile e molto costosa, che oltretutto abbatterà la tua casa ed esproprierà i tuoi terreni?
I politici piangono le stragi a Lampedusa ma continui a vivere nella paura di essere catturato e internato in un CIE perchè non hai il permesso di soggiorno?

IL 3 NOVEMBRE DILLO A MATTEO RENZI!!
(APPUNTAMENTO ORE 9.00 – piazzale FERMATA METRO CASAZZA)

Il 3 novembre il presidente del Consiglio Matteo Renzi sarà a Brescia. Ad invitarlo in città sono stati i privilegiati dalle sue politiche economiche e sul lavoro. L'occasione, infatti, sarà l'assemblea dei padroni del nostro territorio: quella dell'AIB (Associazione Industriali Bresciani) che si svolgerà presso l'industria Palazzoli (quartiere S.Bartolomeo).
Matteo Renzi rappresenta bene, e senza nasconderlo, i loro interessi.
Renzi, come chi l'ha preceduto, rappresenta perfettamente gli interessi dei poteri economici e finanziari europei e transnazionali e l'imposizione delle politiche di austerity e tagli ai servizi (anche quando bisticcia con Barroso); i privilegi dei ricchi che vorrebbero essere sempre più ricchi; l'attacco ai diritti dei lavoratori con il Jobs Act; le speculazioni dei palazzinari e delle lobby del cemento, con un piano casa che premia chi costruisce palazzi destinati a rimanere vuoti ed attacca, punisce, chi, per necessità, occupa immobili da anni sfitti e abbandonati. Con una politica delle grandi opere e dei grandi eventi (TAV ed EXPO in testa) che devastano e saccheggiano i territori in favore degli affari sporchi di mafie e politici corrotti.
E ancora Renzi rappresenta, con il ministro Giannini, una 'buona scuola' che è in realtà la completa mercificazione dei saperi e il compimento di una progressiva trasformazione di scuole e università: da luoghi della formazione ad aziende (accessibili a sempre meno giovani) destinate a produrre lavoratori precari e flessibili.
Renzi è portavoce di una retorica del cambiamento e del nuovo che nasconde, in realtà, un'accelerazione nella guerra contro i poveri, in ossequio ai diktat delle banche e delle governance politiche e finanziarie: più sfruttamento, sacrifici, austerity, tagli ai servizi, meno diritti, ma tante promesse e proclama sui social network.
Per questo invitiamo tutte e tutti: studenti, precari, disoccupati, lavoratori, migranti ad accoglierlo nella nostra città come si merita.

Sarà la Brescia meticcia e solidale, contro Renzi e il governo dell'austerity e della precarietà...verso lo sciopero generale e sociale del 14 novembre!

LUNEDI' 3 NOVEMBRE
APPUNTAMENTO ORE 9.00 – piazzale FERMATA METRO C

pc 1 novembre - Una denuncia dal carcere di Terni - suicidi che sono omicidi!

Una denuncia dal carcere di Terni


  • Maurizio Alfieri 

Carissimi/e compagni/e
Prima di tutto vi devo dire una cosa che mi sono tenuto dentro e mi faceva male… ma la colpa non è solo mia e poi potete capire e commentare la situazione in cui mi sono trovato e che ora rendiamo pubblica.
L’anno scorso mentre a Terni ero sottoposto al 14 bis arrivarono due ragazzi, li sentivo urlare che volevano essere trasferiti perché le guardie avevano ammazzato un loro amico… così mi faccio raccontare tutto, e loro mi dicono che un loro amico di 31 anni era stato picchiato perché lo avevano trovato che stava passando un orologio (da 5 euro) dalla finestra con una cordicina, così lo chiamarono sotto e lo picchiarono dicendogli che lo toglievano anche dal lavoro (era il barbiere), lui minacciò che se lo avessero chiuso si sarebbe impiccato, così dopo le botte lo mandarono in sezione, lui cercò di impiccarsi ma i detenuti lo salvarono tagliando il lenzuolo, così quei bastardi lo chiamarono ancora sotto e lo presero a schiaffi dicendogli che se non si impiccava lo uccidevano loro. Così quel povero ragazzo è salito, ha preparato un’altra corda, i suoi amici se ne sono accorti ed hanno avvisato la guardia, ma nel frattempo era salito l’ispettore perché era orario di chiusura, l’agente iniziò a chiudere le celle, ne mancavano solo tre da chiudere, tra cui quella del povero ragazzo, i due testimoni gridano all’ispettore che il ragazzo si sta impiccando e per tutta risposta ricevono minacce di rapporto perché si rifiutavano di rientrare in cella, finché dalla paura anche loro sono rientrati dopo aver visto che il loro amico romeno si era lasciato andare dallo sgabello con la corda al collo, e quei bastardi hanno chiuso a tutti tornando dopo un’ora con il dottore che ne costatava la morte e facendo le fotografie al morto…
Quei ragazzi mi hanno scritto la testimonianza quando sono scesi in isolamento, poi li chiamò il comandante Fabio Gallo e gli disse che se non dicevano niente li avrebbe trasferiti dove volevano… quei ragazzi vennero da me piangendo, implorandomi di non denunciare la cosa e di ridargli ciò che avevano scritto, io in un primo tempo non volevo, mi arrivò una perquisizione in cella alla ricerca della testimonianza ma non la trovarono, loro il giorno dopo furono trasferiti, poi mi scrissero che se pubblicavo la cosa li avrebbero uccisi, io confermai che potevano fidarsi. I fatti risalgono a luglio 2013, ai due ragazzi mancava un anno per cui ora saranno fuori. La testimonianza è al sicuro fuori di qui, assieme ad un’altra su un pestaggio di un detenuto che ho difeso e dice delle cose molto belle su di me. Ecco perché da Terni mi hanno trasferito subito!
Ora possiamo fare aprire un’inchiesta e a voi spetta una mobilitazione fuori per supportarmi perché adesso cercheranno di farla pagare a me, ma io non ho paura di loro.
Perdonatemi se sono stato zitto tutto questo tempo, ma l'ho fatto per quei due ragazzi che erano terrorizzati… ora ci vuole un’inchiesta per far interrogare tutti i ragazzi che erano in sezione, serve un presidio sotto al DAP a Roma così a me non possono farmi niente.
Non possiamo lasciar impunita questa istigazione al suicidio… devono pagarla.
Ora mi sento a posto con la coscienza, sono stato male a pensare alla mamma di quel povero ragazzo che lavorava e mandava 80 euro alla sua famiglia per mangiare, quei due ragazzi erano terrorizzati, non ho voluto fare niente finché non uscissero, adesso per dare giustizia iniziamo noi a mobilitarci… sono sicuro che voi capirete perché sono stato zitto fino ad ora.
Un abbraccio con ogni bene e tanto amore.
Carcere di Spoleto, 20 settembre 2014
Maurizio Alfieri

pc 1 novembre - Noi Comunisti

Non è una sigla che ci siamo scelti e non sono nemmeno le immagini del “Che” o dei grandi maestri che ci hanno indicato la strada . . . la scienza di Marx ed Engels e le capacità teoriche e pratiche di Lenin, l'audacia e la perseveranza di Stalin e le grandi intuizioni di Mao, ci hanno sicuramente formato . . . hanno tramutato il nostro “credo naturale” in una certezza scientifica, non una semplice dottrina che fosse paragonabile a un dogma religioso!

Il compagno Gramsci aveva studiato, capito e fatte sue molte di queste cose . . . immaginiamo quanto bello sarebbe stato un dialogo o anche una semplice corrispondenza con Mao Tze Dong!

Non è di Antonio Gramsci che vogliamo parlare in questo post ma nella nostra immaginazione si potrebbe evincere certamente la delusione di una compagno che ha sacrificato la sua breve esistenza in un progetto che pochi troskisti e molti revisionisti avrebbero tramutato in delirio.

Il titolo può suonare anche male . . . non è questo che conta: NOI COMUNISTI SIAMO COMUNISTI perché anteponiamo a tutto, la lotta di classe e la scientificità della dittatura del proletariato e benchè ancora difficile suoni la necessità dell'interdipendenza tra teoria e pratica, ci ostiniamo a ripetere ciò che i nostri maestri hanno dimostrato . . . le rivoluzioni d'ottobre e quella culturale di Mao non sono mai fallite ma hanno aperto le menti di milioni di proletari.

A volte sembriamo “retorici” se ci ostiniamo a parlare del “pantano” in cui altri vorrebbero trascinarci ma è pur vero che non facciamo “comunella” con nessuno di loro e non abbiamo mai preso le loro tessere di partito (se non ai tempi in cui il pci sembrava essere il partito di Gramsci).

Noi crediamo nel Partito Comunista di tipo nuovo e non abbiamo alcun dubbio che rifondare i vecchi sia il più grande errore, non crediamo assolutamente nella riedizione di un passato che non ha preparato il futuro e i nostri organismi generati (sindacato di classe e movimento rivoluzionario femminile) ne sono la conferma.

Il partito è alla base e al vertice di tutto quando si riveste di ideologia proletaria, lo spiegheremo in semplici parole con una delle nostre “Pillole Comuniste” e la sua realizzazione dipende certamente dalla nostra capacità di entrare tra le masse e di diventare “sicura” avanguardia e riferimento politico continuo.

Quando parliamo di Giovani e di Donne, non lo facciamo per “riempirci le bocche”, siamo scientificamente convinti che i giovani saranno il “sol dell'avvenir” e che le donne, che non ci stancheremo mai di ripetere, “hanno una marcia in più” perché doppia è la loro oppressione e la loro lotta e hanno alle spalle millenni di “rabbia repressa”.

Non ci stancheremo mai di definirci (perché lo siamo realmente) INTERNAZIONALISTI . . . noi crediamo nel mondo come unico soggetto e quindi nella fratellanza dei popoli che “oggettivamente” può e deve distruggere lo stato di cose esistenti, al di la della lingua che parla e del colore che “indossa”.

Noi siamo convinti che il tempo è vicino e che il moderno fascismo non abbia fatto i conti con la storia e per questo non ci nascondiamo dietro nessun masso che non sia la nostra bandiera (che è poi il nostro volto – la nostra vera faccia): SIAMO PROLETARI COMUNISTI e di questo siamo fieri e orgogliosi!


Pillola Comunista del 6/11/2013 vol. 2°


L'ideologia proletaria è buon senso applicato

alla lotta di classe perché essa proviene dalla 

pratica collettiva della classe più avanzata della 

società umana !


pc 1 novembre - Scandalosa assoluzione degli assassini di Stato di Cucchi... ACAB Allcops are bastards!

Sentenza Cucchi, lo Stato si auto-assolve un'altra volta
 

E dire che ci eravamo abituati al peggio. Ai presidi dei poliziotti sotto casa di Patrizia Aldrovandi, alle provocazioni di chi tenta di infangare il nome di Carlo Giuliani, persino agli applausi - infami, provocatori, assassini -  di chi ha coperto i suoi colleghi fino allo stremo, senza curarsi del sangue che hanno sulle mani e sulla coscienza, con complicità. Ci ricordiamo anche di quando Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, fu querelata dal COISP per diffamazione dopo che aveva, invano, tentato di ristabilire un po' di verità per sé, per i suoi familiari e per tutte le vittime della violenza cieca dello Stato.
Avremmo dovuto capire che al peggio, ormai, non c'è più limite quando uno degli agenti imputati per la morte di Stefano aveva rivolto ai suoi familiari il dito medio, dopo aver ricevuto la sentenza di assoluzione in primo grado. Quel gesto non aveva nulla di liberatorio e, soprattutto, nulla di assolutorio: era anzi il gesto di chi rivendicava la sua appartenenza, di chi si vedeva giustificato per avere, ancora una volta, “obbedito agli ordini”, era il gesto di chi sa di essere dalla parte dei garantiti sempre e comunque, di chi agisce in nome dello Stato e rivendica il suo ruolo forte dell'approvazione di quegli stessi poteri che gli hanno fornito la legittimità per uccidere impunemente.
La condanna in primo grado per la morte di Stefano era ricaduta solamente sui medici e sugli infermieri che lo avevano abbandonato dopo il pestaggio, lasciandolo morire di fame, di sete e di stenti. Già allora il tentativo di minimizzare l'operato dellecucchi1forze dell'ordine era risultato palese, in qualche modo lasciava anche intendere che sì, forse Stefano poteva essere aiutato, ma comunque era un reietto, un drogato, un disadattato, uno a cui la vita prima o poi sarebbe stata tolta ugualmente.
Oggi la sentenza si ribalta e ci lascia con il più infame degli epiloghi: nessun colpevole, Stefano è morto da solo, in una cella del tribunale, senza che nessuno si accorgesse degli ematomi che lo ricoprivano su tutto il corpo.
Non sono colpevoli i poliziotti che lo arrestarono, né quelli che lo “accompagnarono” nelle camere di sicurezza, poichè “la loro specchiata carriera al servizio della legge e dello Stato senza mai essere stati coinvolti in fatti negativi” li rende immuni dalla possibilità di compiere qualsiasi reato.

SAP una associazione a delinquere di vigliacchi in divisa 

E gongola Gianni Tonelli, segretario nazionale del SAP, perché sa che ancora una volta a farla franca non sono quei poliziotti, ma l'intero sistema di bugie, illazioni e insabbiamenti di cui sono i principali promotori. Lo stesso sistema che permette quello stesso sindacato di scrivere un comunicato in cui si accusa Stefano di avere avuto “disprezzo per la propria condizione di salute” e di avere pagato le conseguenze per la vita dissoluta che conduceva.
La mancata condanna di chi l'ha ucciso si trasforma così in un indice puntato contro chi ha pagato la pena più alta pur essendo innocente: il processo si trasforma in una diffida morale contro il diverso, contro quelle condizioni di vita che discordano con il modello socialmente accettato perché una persona possa godere degli stessi diritti di chi l'ha ammazzato in nome della legge che servirà ad assolverli. 

Le lacrime dei familiari di Stefano, oggi, non sono più lacrime di dolore. Sono lacrime di rabbia, di chi ha capito che per opporsi ad un ingiustizia che si è fatta legge e potere assoluto bisogna opporre la pratica della resistenza quotidiana contro gli i soprusi del potere costituito.

pc 1 novembre - Napoli: la polizia carica gli studenti che solidarizzano con gli operai di Terni - il governo e lo stato di polizia accendono i fuochi e seminano vento... facciamogli raccogliere tempesta

Napoli: la polizia carica gli studenti che solidarizzano con gli operai di Terni

Stamattina alla Stazione Marittima, all'esterno della 14.esima Conferenza del FEMIP con i vertici della Banca Europei degli Investimenti, dove è previsto un intervento del Ministro dell'Economia del governo Renzi, Padoan, la polizia ha respinto con violenza e spostato di peso un gruppo di studenti e precari che tentavano di esporre uno striscione di solidarietà con i lavoratori di Terni vittime ieri a Roma della violenza degli apparati repressivi dello stato. Contro gli studenti e i precari spintoni e qualche calcio, ma come dicono gli stessi manifestanti niente in confronto a quello che è toccato ieri agli operai ternani.
Al momento la polizia ha sbarrato l'ingresso alla Conferenza, si è schierata in assetto antisommossa ma gli studenti e i precari sono rimasti all'esterno della sala della Conferenza e scandiscono slogan contro il Jobs Act, il governo Renzi ed in solidarietà con la lotta operaia di Terni.
I manifestanti, alcuni dei quali indossano un caschetto blu in segno di solidarietà con gli operai dell'Ast, hanno esposto un lungo striscione con la scritta "stop job acts"

  Vi raccontiamo tutto


studenti contestano padoan in solidarietà con gli operai di terni
Ci sono cose che fai senza troppa organizzazione, senza aspettare che arrivino migliaia di persone, ma con molta rabbia. Ti sale spontanea, quando vedi al TG le teste aperte dei lavoratori ternani, gente come noi che vuole difendere il suo diritto a vivere, che come milioni in questo paese si ammazza di lavoro per produrre la ricchezza che poi qualche imprenditore italiano o tedesco si mangerà in barche, vestiti, ville…

Corrispondenze dalla piazza

Radio Black Out - Radio Onda d'Urto

Siamo venuti a sapere che il Ministro dell’Economia Padoan, uno dei maggiori artefici del Jobs Act, uno di quelli più collegati agli interessi di Confindustria - di cui il Governo Renzi è ormai palese espressione - sarebbe stato oggi a Napoli. Invitato a un vertice sullo sviluppo nel Mezzogiorno e nell’Area Mediterranea… una cosa che farebbe ridere se non facesse piangere, visto che questo Mezzogiorno lo stanno distruggendo proprio loro al Governo, con la totale assenza di investimenti, con il disinteresse nei confronti delle vertenze, con la strafottenza di chi taglia Servizi Sociali e Sanità…
Abbiamo quindi deciso di andare – studenti e lavoratori più o meno precari, tutti insieme, chi c’era – per dire al Ministro che ne pensiamo delle sue politiche. E per dare solidarietà non a parole, ma nei fatti, agli operai di Terni, ci siamo messi tutti sulla testa un caschetto blu.
La polizia ci ha visto arrivare troppo tardi. Quando se ne sono accorti eravamo già quasi all’ingresso della Stazione Marittima con i nostri striscioni: “uniti e inflessibili contro il Governo Renzi”, “Solidarietà ai lavoratori dell’AST caricati ieri”. Ecco che ci vengono addosso, si spinge, riusciamo ad avanzare ancora. Poi ne arrivano tanti, troppi per quello che era partito come un blitz.

Interventi dal megafono, escono i giornalisti. Riusciamo a stare quanto possibile. La tensione sale perché non ce ne andiamo, vogliamo mettere lo striscione di solidarietà con Terni dentro questo convegno-passerella… Ecco che la polizia reagisce, vola qualche schiaffo, calci, pugni. Ma niente rispetto a quello che hanno visto ieri gli operai, e resistiamo con la forza delle nostre ragioni.     

Come studenti e come lavoratori non tolleriamo più che si svolgano queste iniziative che hanno lo scopo di far credere al paese che gli interessi dei padroni siano gli interessi di tutti. Oggi abbiamo provato a far capire a questo Governo che non riuscirà a dividerci, che la retorica dei tutelati e dei precari, del nuovo e del vecchio, sono fasulle e che sappiamo che l’unica strada è riconnettere le lotte che si sviluppano dai luoghi di lavoro, passando per le università e per i territori.

Saremo ancora in piazza venerdì 7 novembre a Bagnoli in occasione della visita del Presidente del Consiglio Renzi. E di nuovo il 14 per lo sciopero sociale convocato a livello nazionale!

Ora vogliamo solo fare arrivare a Terni, ai lavoratori livornesi della TRW e a quelli casertani della Jabil (ché pure loro ieri erano in piazza a Roma) la nostra vicinanza.
Vogliamo solo dire a tutti che ormai non c’è più niente da perdere, e che quindi dobbiamo lottare contro questo Governo e le sue riforme che ci massacreranno.
Vogliamo solo dire che dobbiamo crederci, che si può fare.

venerdì 31 ottobre 2014

pc 31 ottobre - Brasile: assassinato il compagno Cleomar, dirigente della Lega dei Contadini poveri Un crimine annunciato del latifondo, con la complicità delle “autorità”



Il compagno Cleomar è un altro martire della rivoluzione agraria in Brasile. Nella serata del 22 ottobre il dirigente contadino, coordinatore politico della Lega dei Contadini Poveri (LCP) del Nord Minas e Sud Bahia, Cleomar Rodrigues de Almeida, 46 anni, è stato assassinato a colpi di fucile calibro 12, nei pressi di Pedras de Maria da Cruz.
Cleomar era uno dei 18 figli della sua numerosa famiglia. Alcuni andarono in città per diventare operai. Anche Cleomar, a S. Paolo, dove lavorava come muratore. Tornò poi a Pedras de Maria da Cruz, dove era nato, mise su un piccolo commercio e dedicò la sua vita alla lotta dei contadini, diventando un militante forgiato nella lotta contro il latifondo, valido e rispettato dirigente della LCP.
Al suo funerale hanno preso la parola la Commissione Nazionale della LCP, le Lega Operaia, il Sindacato dei Lavoratori Edili di Belo Horizonte e Região (Marreta), il Movimento Feminino Popular (MFP), il Movimento Studendesco Popolare Rivoluzionario (MEPR), l’Associazione Brasiliana Avvocati del Popolo (Abrapo) e il Centro Brasileiro de Solidariedade aos Povos (Cebraspo), che ha portato la solidarietà del Fronte Indipendente Popolare di Rio de Janeiro (FIP-RJ). Un guardia d’onore di aittivisti contadini circondava la salma di Cleomar, coperta dalla bandiera rossa della LCP.
Un coordinatore regionale della LCP ha aperto la cerimonia con queste parole: "Sappiamo che nel nostro paese esiste la divisione di classe. Molti tra quelli che hanno il potere lo negano, dicono che non c’è la lotta di classe, che viviamo in un paese democratico e che la legge è uguale  per tutti. Ma non è così. È a causa della sua classe che il compagno è oggi davanti a noi in una bara: ma vogliamo a dire a tutti i compagni presenti, alla sua famiglia: siamo sulla strada giusta. Rappresentiamo la classe degli oppressi, di quelli che soffrono, quelli che producono tutto e non hanno diritti. Non hanno diritto alla salute né allo studio, non hanno diritto al tempo libero né a trasporti soddisfacenti. Oggi rendiamo omaggio a Cleomar per ricordare quanto abbia dato questo compagno alla lotta e che cosa rappresenta per la nostra gente, per la nostra classe. Abbiamo avuto la fortuna di vivere con il compagni i suoi ultimi tre giorni di vita, difendendo giorno e notte ciò in cui crediamo, che è una Rivoluzione agraria che sta trasformando il nostro Paese, per una Nuova Democrazia in cui tutti abbiano i diritti che sono negati a noi oggi."
Durante la cerimonia è stato letto il Bollettino di denuncia della LCP, parte di esso era stato scritto dallo stesso Cleomar, poco prima del suo assassinio. Le parole il 9 ottobre, durante un'audizione pubblica, aveva gridato in faccia alle "Autorità", funzionari di governo, magistrati, ufficiali di polizia e militari, rivelando le minacce che lui e molti altri contadini avevano ricevuto dai latifondisti. In quella occasione Cleomar ha denunciato anche la partecipazione della polizia e funzionari di "giustizia" nella azioni di sgombero dei contadini dalle terre dei grandi proprietari terrieri occupate e dei pescatori che vivono e lavorano sulle terre inondate dal fiume e che, in periodi di siccità, sono utilizzate per la produzione.
Il rappresentante di ABRAPO, presente a quella udienza, ha raccontato che Cleomar fece il nome di "Marquinhos", noto a tutti nella regione come sicario al soldo dei latifondisti, che minacciava i contadini. Le denunce di Cleomar dell'azione della polizia e contro i pistoleri a Pedras de Maria da Cruz, fiurono salutate dagli applausi dei contadini presenti nel pubblico, che ammiravano la sua onestà e fermezza.
La bozza del volantino che era nella sua borsa è stato crivellato dai proiettili e si è colorato del suo sangue.
Una dirigente della LCP si è rivolta ai parenti, compagni e amici di Cleomar con queste parole: "Siate certi che noi della LCP continueremo la lotta del compagno, per far valere il sangue che lui ha versato per la distruzione del latifondo e la costruzione di una nuova società nel nostro paese. È un esempio do come non dobbiamo farci illusioni su uno Stato che nega la terra e l’acqua ai contadini. Nessuna illusione su quei giudici che hanno negato giustizia al nostro compagno. Quante volte è stato minacciato? Che cosa hanno fatto? Niente! Non hanno preso nessun provvedimento. Il compagno anzi stato minacciato anche dall’ispettore Danilo, della Polizia Civile di Januaria, perché organizzava i contadini per la lotta.
Il compagno Cleomar vive nella nostra lotta, nelle nostre parole d'ordine, nell’impegno che prendiamo collettivamente di fronte a lui di prendere terre dei grandi proprietari, per far avanzare la rivoluzione agraria. Questo era anche il suo impegno, per cui ha dato la sua vita, e noi giuriamo oggi di mantenerlo."
Dopo la cerimonia politica, la famiglia e gli amici hanno reso l’ultimo saluto. La bara con la salma di Cleomar ha sfilato per le strade di Pedras de Maria da Cruz davanti a un corteo silenzioso aperto dalle guardie d'onore che sventolavano le bandiere rosse della LCP. Diversi compagni si sono alternati alle maniglie della bara.
Dolore e rabbia. La gente che affollava le strade lo ha accompagnato con sguardi silenziosi di solidarietà. Al cimitero, dopo una breve cerimonia religiosa, il corpo di Cleomar è stato sepolto.
"Compagno Cleomar, vendicheremo la tua morte!", Hanno solennemente giurato decine contadini, che hanno ripetuto questo grido di rabbia davanti alla tomba del dirigente contadino, coperto da una decina di corone di fiori inviate da sostenitori della lotta contadina in tutto il paese.
Anche a Nova Democracia si unisce al dolore e alla rabbia, con la certezza che i semi piantati da Cleomar fioriranno nelle lotte contadine in tutto il paese.
  
Comunicato della Commissione Nazionale della LCP
Nel pomeriggio del 22 ottobre, il leader contadino Cleomar Rodrigues Almeida, 46 anni, è stato vigliaccamente assassinato da sicari al soldo dei latifondisti. Il compagno Cleomar era coordinatore politico della Lega dei Contadini Poveri del Nord Minas e Sud Bahia.
Da tempo il compagno Cleomar e la LCP denunciavano le minacce che lui e molti contadini della regione avevano ricevuto dai latifondisti di Pedras de São João Agropecuária e dei dintorni. Oltre alle costanti minacce avevano anche denunciati la partecipazione di polizia e funzionari della giustizia alle manovre per cacciare contadini e pescatori dalle terre occupate. Nonostante le denunce, nell’assoluta passività delle autorità dello Stato, i proprietari terrieri e le loro bande hanno continuano a minacciare e provocare i contadino e le loro famiglie. È evidente a tutto il paese l’inattività e complicità delle autorità, MP, INCRA e OUVIDORIA Agraria con i tanti crimini commessi dai latifondisti, mentre criminalizzano tutti quanto lottano per la terra: contadini poveri, indigeni e quilombolas!
Il giorno prima, il compagno Cleomar, quale dirigente della LCP aveva passato la giornata con le famiglie della zona di Victoria, in Verdun, per festeggiare un'altra sconfitta dei latifondisti. Dopo più di 15 anni di resistenza ha ottenuto la sentenza che ha riconosciuto ai contadini la proprietà di quelle terre, dove tanto sangue dei poveri è stato cersato.
Denunciamo i latifondisti delle fazendas Pedras de São João Agropecuária e Rodolfo, Iran de Moura e Antonio e il loro sicario Marquinhos. Consideriamo responsabili anche le autorità di giustizia, più volte sollecitate e rimaste sempre sorde, consideriamo responsabile il Mediatore Agrario Nazionale, Gercino da Silva, che ha assistito a una vera e propria strage di dirigenti contadini e non ha fatto altro che accusare i contadini in lotta, giustificando i crimini barbari dei latifondisti. Consideriamo responsabile i Governi e le loro istituzioni, Incra, Fondazione Palmares e SPU il loro sporco gioco di aizzare quilombolas contro contadini, pescatori contro contadini, vazanteiros contro pescatori, sempre poveri contro poveri, a favore dei proprietari terrieri. Allo stesso tempo consideriamo responsabili i partiti e le organizzazioni opportuniste che strisciamo ed elemosinano dal governo Dilma, governo demagogo e corrotto al servizio della grande borghesia, dei proprietari terrieri, asservito all'imperialismo, in particolare USA.
Il compagno Cleomar era un capo contadino riconosciuto e determinato, militante esemplare e straordinario dirigente della LCP. Sostenitore instancabile della distruzione del latifondo, della rivoluzione agraria, dell’assegnazione terra a chi la lavora, come unica via per fare giustizia, mettere fine i rapporti di sfruttamento e oppressione e creare una nuova e vera democrazia nel nostro paese. Il compagno Cleomar continuerà a essere un esempio per tutti quelli che lottano come uno dei migliori figli del popolo, e quelli che l’hanno assassinato, mandanti ed esecutori, si illudono se pensano di sconfiggere questa lotta del popolo. Sappiate che, contrariamente a ciò che sognate, di affogare nel sangue la lotta per la terra, il sangue versato dai migliori figli e figlie del nostro popolo alimenterà la nostra lotta acqua, aumenterà il nostro odio di classe per l'intero sistema parassita di sfruttamento e oppressione e renderà ancora più grande la nostra sete di giustizia.
Cleomar, insieme a tanti altri, continuerà a vivere nelle nostre bandiere rosse di lotta!


Morte ai latifondisti!

Giustizia e terra per tutti i contadini senza terra o poveri con poca terra!

pc.31 ottobre - CHE GRILLO FOSSE UN FASCISTA E IL MOVIMENTO 5S UN PARTITO CHE ASPIRA A UN MODERNO FASCISMO L'AVEVAMO CAPITO ....

Calabria: fondatore del Movimento Cinque Stelle passa a Forza Nuova

Calabria: fondatore del Movimento Cinque Stelle passa a Forza Nuova
  • Redazione Contropiano
Dopo il salto verso Forza Nuova, all’inizio dell’estate, della nota esponente grillina crotonese, Paola Turtoro, nei giorni scorsi anche Edoardo Ventra, responsabile storico del meet up di Vibo Valentia, passa con il gruppo neofascista capitanato da Roberto Fiore.
Edoardo Ventra, fondatore e attivista di primo piano del locale Meetup Cinquestelle, ha annunciato la propria adesione a Forza Nuova, insieme ad un gruppo di altri fuoriusciti dal movimento di Beppe Grillo. “La coerenza con la quale FN affronta da sempre tematiche quali il blocco dell’immigrazione, il ritorno alla piena sovranità politica, economica e monetaria e la lotta contro i veri sprechi, a cominciare dall’abolizione delle Regioni, dà i suoi frutti; molto presto, infatti, daremo notizia di altre importanti adesioni in varie parti d'Italia” annuncia con evidente entusiasmo l’organizzazione di estrema destra. Forza Nuova informa anche che a Ventra è già stato affidato, dai dirigenti calabresi di FN d'accordo con il segretario nazionale, il compito di organizzare il Movimento in tutta la provincia di Vibo, con l'obiettivo di dare vita in breve ad una nuova federazione provinciale.
il segretario nazionale di Forza Nuova legge questi passaggi come l'avvio di un vero e proprio cambiamento della direzione del vento: “L'azione di donne e uomini coraggiosi in Calabria - dichiara alle agenzie di stampa - che lasciano un partito comunque ossequiato da tutti i media, ancora inginocchiati di fronte a Grillo, ha il sapore di una profezia politica che si avvera”.

pc 31 Ottobre - SPECIALE ELEZIONI TUNISIA 4- RILASCIATI I 3 COMPAGNI ARRESTATI DURANTE IL VOLANTINAGGIO PER IL BOICOTTAGGIO ELETTORALE

Stiamo seguendo da vicino le elezioni in Tunisia, le prime dopo la promulgazione della nuova costituzione lo scorso febbraio. Presto un nostro articolo/valutazione generale sul risultato elettorale (che sarà divulgato domani) sulle forze in campo.  Intanto un aggiornamento dalle "nostre" ovvero i compagni rivoluzionari tunisini che hanno dato vita al Comitato di Boicottaggio Elettorale. I 3 compagni arrestati lo scorso 23 Ottobre durante un volantinaggio nella capitale a Piazza Barcellona, sono stati rilasciati dopo qualche ora con l'obbligo di presentarsi in tribunale qualche giorno dopo con l'accusa di "riunione non autorizzata" riferendosi all'assemblea che lo scorso 11 Ottobre ha dato vita al Comitato per il Boicottaggio delle elezioni, e di aver "distribuito dei volantini senza autorizzazione".

Di seguito un breve video/intervista dei 3 compagni che commentano i fatti relativi al loro arresto.
Il video è in dialetto tunisino ma segue un commento/traduzione riassuntivo di ciò che viene detto.





La compagna che parla all'inizio del video racconta la dinamica dei fatti: stavano distribuendo questi volantini di boicottaggio delle elezioni alle 4 del pomeriggio alla stazione ferroviaria a Piazza Barcelona, quando li hanno contattati 2 giornalisti francesi e 1 tunisino di Canal plus e li hanno ragiunti. Mentre li stavano per filmare un gruppo di Ennahda li ha circondati e fatti sparpagliare, il gruppo si è sciolto e quando hanno cercato gli altri hanno scoperto che li avevano portati alla caserma di polizia. Li hanno aspettati davanti la caserma fino alle 10 di sera ma non li hanno rilasciati. 

Poi nell'immagine si vede il gruppo che aspetta i loro compagni che dovevano essere interrogati con 2 avvocati al tribunale di Bab Bnet vicino la Casbah. 

L'altro compagno che parla dice che in caserma è venuto ad interrogarli un tizio del ministero degli interni, continua dicendo  che non capisce con che diritto questo ha il potere di fargli delle domande. Dice che questo fatto sottolinea la questione della libertà di azione in questo Paese: il gruppo di Ennahda che li aveva circondati alla stazioone si è rivolto a loro con aria minacciosa guardandoli come criminali. Il tizio che li ha interrogati voleva sapere da quando facevano boicottaggio, quanti volantini hanno distribuito ecc... 
Il compagno adulto invece dice che lui boicotta le elezioni perchè è vicino al popolo. Il popolo capisce che da queste elezioni non riceverà niente ma che si tratta solo di un gioco condotto da Francia, USA, Germania, Qatar.

Le elezioni non risolveranno il problema della disoccupazione giovanile (1 milione di persone) Poi dice che organizzano iniziative di boicottaggio da molto tempo.
Hanno pubblicato libri, articoli e hanno una sede. 

Infine l'ultimo compagno  dice che vogliono porre fine alla "mala politica" e vuole una condizione in cui la guida è popolare (sha3bya) perchè il parlamento che si formerà sarà composto dai collaboratori di Ben Alìe da Ennahda quindi dalla politica corrotta. Perciò loro boicotteranno le elezioni, perchè stanno dalla parte dei poveri.